Beauty look SS 2015: Moschino lancia il Barbie pink

 

La Primavera esplode in un tripudio di rosa: il beauty look più nuovo, grazie a Moschino, si impone in una inedita gradazione di pink. Quale? Ma il Barbie pink, of course! Oltre a rappresentare la nuance chiave dell’ intera collezione Primavera/Estate del brand, il rosa regna sovrano nel make up e sulle unghie sfoggiati dalle top in passerella. Madrina dell’ operazione la make up artist Lucia Pieroni che, prendendo a modello l’ iconica palette trucco della Barbie doll, ha creato un look interamente ispirato alla più famosa lady-bambola del mondo: mood di base, ovviamente, l’ ironia, a fare il paio con la scoppiettante giocosità che connota da sempre l’ universo creativo di Jeremy Scott. Armamentario essenziale, prodotti make up griffati MAC per garantire un incarnato da bambola e colori vibranti. Lucia Pieroni ha pensato ad un look centrato su due focus fondamentali: occhi e bocca. Ma sono le labbra, soprattutto, a risaltare in una particolarissima shade rosa acceso ottenuta mescolando pigmenti, lanciando il trend delle pink candy lips che si prepara a furoreggiare durante l’estate. Giallo, magenta e bianco matt sono i colori pigmentati sulle labbra, lucidate successivamente da una passata di gloss. Relativamente allo sguardo, Pieroni non poteva che optare per le ciglia finte: ne ha stese ben due strisce (False Eyelashes n, 43 e 32 Ciglia), sovrapponendole,  per ottenere una lunghezza massima e volume pieno. Enfatizzando l’ effetto “ciglia di bambola” all’ estremo, la make up artist ha inoltre rivestito le false eyelashes di mascara (Haute & Naughty Too Black lash) per dar loro corposità, e intensificato lo sguardo sottolineando l’ angolo interno dell’ occhio con l’ eyeliner nero. Arriviamo alla carnagione: dopo aver idratato la pelle con Mineralize Charged Water Cream, Lucia Pieroni ha preparato un mix di tre prodotti – i fondotinta Face and Body, StudioSculpt e una buona dose di correttore – per ottenere una pelle iperlevigata coprendo ogni imperfezione. Palpebre e zigomi sono stati poi evidenziati con Lily White, una manciata di pigmenti illuminanti.

 

Il pink look, ovviamente, non poteva incarnare l’unico dettame dello stile Barbie. Da Moschino hanno dunque “caricato il tiro” aggiungendo ulteriori, caratteristici dettagli: esiste forse qualcosa di più identificativo della lunga chioma bionda leggermente cotonata e pettinata ad onde? Ecco allora l’ hairstylist Paul Hanlon enfatizzare al massimo la lunghezza e il volume dei capelli a colpi di extension. Ondulate in stile girly e raccolte all’ indietro nella parte alta del capo, hanno rappresentato il must per ricreare criniere extralong e dal sottile sapore rétro. Per le unghie, ancora focus sul rosa a ribadire il concetto: attente al Barbie pink, è candidato a diventare la make up nuance dell’ estate.

 

 

 

Il close-up della settimana

 

All’ inaugurazione manca appena una settimana, ma il countdown all’ inizio di questa attesissima mostra è già iniziato da tempo: China: through the looking glass, l’ annuale esposizione che il Costume Institute del Metropolitan Museum di New York dedica alla moda, aprirà i battenti il 7 maggio e fino al 16 agosto celebrerà le più iconiche declinazioni del sublime patrimonio estetico del Paese della Grande Muraglia nello stile occidentale. Un percorso espositivo snodato tra le sale delle Chinese Gallery del Museo e il Costume Center che conta su un Direttore Artistico d’eccezione come Wong Kar Wai, regista di indimenticati cult movie quali In the mood for love (2000) e 2046 (2004). Per tutti coloro che ricordano i magnifici costumi esibiti dalle protagoniste di quei film,  pura meraviglia visiva, un nome che è garanzia di sofisticatezza, intuito e quintessenza di stile. Il metaforico “anfitrione” ideale che saprà convogliarci attraverso questo immaginifico viaggio non solo nella moda, bensì nella cultura, nelle tradizioni e nell’ arte cinese, un bagaglio immenso e ad ampio spettro che, da tempi remoti, funge da continua ispirazione non cessando di affascinare i più prestigiosi designer del Vecchio e del Nuovo Continente. Saranno oltre 140 gli abiti esposti, uno straordinario mix di Haute Couture e ricercatissimo Prèt-à-Porter che annovera Maison e Couturier quali Christian Dior, Cristobal Balenciaga, Alexander McQueen, Saint Laurent, Roberto Cavalli, Valentino, Tom Ford, Giambattista Valli e Chanel, solo per citare alcuni nomi di un elenco altisonante. Accanto alle loro splendide creazioni, una raffinata selezione di qipao e capi tradizionali dal 1700 ad oggi che amplierà il raggio d’azione a vere e proprie meraviglie dell’ arte e dell’ artigianato cinese: dipinti, le celebri porcellane, oggetti ornamentali in giada ma anche i film in cui Oriente e Occidente si sono intersecati a vicenda ognuno offrendo, o introiettando, una visione cinematografica che ha contribuito a forgiare l’ immaginario rivolto al colosso asiatico. Il periodo storico coinvolto esordisce con il Celeste Impero, passa per la Repubblica di Cina ed approda, infine, alla Repubblica Popolare Cinese di Mao Tse Tung tracciando un percorso socio-storico-culturale dai caratteri estremamente rilevanti. La mostra, frutto di una collaborazione tra il Costume Institute e il Department of Asian Art, è stata nel frattempo anticipata fotograficamente da Vogue USA: il numero di maggio, infatti, attraverso uno shooting scattato da Steven Meisel, svela alcuni tra i più preziosi modelli esposti avvalendosi dello styling di Grace Coddington e della modella Fei Fei Sun. Di particolare suggestività si preannunciano gli spazi espositivi dedicati a Dior Haute Couture, nei quali verrà mostrata la collezione che John Galliano creò nel 2003 con il teatro dell’ opera cinese come fonte di ispirazione. Ma la mostra si configura sin d’ora, nella sua interezza, un’autentica gioia per gli occhi.

Per chi volesse saperne di più: http://www.metmuseum.org/exhibitions/listings/2015/china-through-the-looking-glass

China: Through the Looking Glass. Dal 7 Maggio al 16 Agosto 2015 a New York presso il Costume Institute del Metropolitan Museum.

 

Nella foto: John Galliano per Dior Haute Couture, 1997 (Photo Vogue USA by Steven Meisel)

Total White

Valentino

 

Bianco, candido, immacolato: adornato di pizzi e merletti o minimal e lineare, rimane invariabilmente in pole position tra le nuance più gettonate dell’ estate. E’ fresco, luminoso, eclettico e la grande novità è che si ripropone “senza alleati”. La Primavera/Estate 2015 lo lancia, infatti, in total white: banditi i mix con tonalità sgargianti o gli “sprazzi” di colore. Tassativo, invece, il massimo risalto alla sartorialità dei capi e alla lavorazione, o al minimalismo zen di strutture nette che guardano a un certo stile orientale. Il bianco di stagione è versatilmente declinato nei più svariati stili e si interseca con i più interessanti spring trends, risultando un basic di ogni guardaroba. Sfatato il mito del bianco + abbronzatura = accoppiata vincente, oggi il total white rende  il proprio look etereo un valore aggiunto, accentuato accompagnandosi ad incarnati d’alabastro e chiome platinate. Il nuovo bianco brilla di luce propria e preferisce proporsi, insomma, da protagtonista principale: ne ha decisamente tutti i numeri.

 

 

Giorgio Armani

 

 

Elie Saab

 

 

Alberta Ferretti

 

 

Gucci

 

 

Roberto Cavalli

 

 

Marni

 

 

Ermanno Scervino

 

 

Kenzo

 

 

Chloe

 

 

Glitter People

 

” Quando sono arrivata a New York e ho aperto la finestra dell’ appartamento al trentacinquesimo piano c’erano inquinamento e nebbia, e non riuscivo a vedere la mia stella. Così l’ho disegnata sul mio polso con una penna, ma continuava a svanire quando mi lavavo. Allora sono andata in uno studio di tatuaggi sulla Second Avenue e me la sono fatta tatuare. “

Gisele Bundchen

Lo sfizio

Clogs stile anni ’70, ma anche scarpe a punta stretta dal sapore rétro e deliziosi stivaletti che arrivano a metà polpaccio: tutti rigorosamente indossati con gambaletti e calze, calzettoni, calzini. Che a un primo colpo d’occhio risultano apparentemente sovrapposti tra loro. La collezione Prada Primavera/Estate risalta, una volta in più, per i dettagli contraddistinti da un estro DOC che dettano subito legge in fatto di tendenza e di ispirazione. E se le calzature di Miuccia Prada si denotano iconici must have nell’ inconfondibile rivisitazione di modelli e dettami attinti ad un preciso panorama epocale, l’ abbinamento con una sfiziosa tipologia di calze dona loro, in fatto di stile, un incredibile quid in più. Tallone e punta del piede accuratamente evidenziati, un bicolor a contrasto e fasce impreziosite da ricami sono i leit motiv ricorrenti di gambaletti che fasciano il polpaccio, ma abbondano anche tricolor in ton sur ton con la scarpa, dettagli in lurex, pattern dal retrogusto vintage, decorazioni adornate di pietre o di paillettes: l’ effetto d’ insieme è ironico, stravagante e geniale al tempo stesso, certamente di forte impatto.

 I materiali si alternano nella stessa calza mixando lycra e ricamo, cotone a microcoste e scintillante lamè, dando vita a fantasiose e inedite combinazioni. Il look è audace, l’ ideale da adottare senza limitazioni stagionali, perfetto per le sere d’estate come per i giorni d’inverno, e si rivela un imprescindibile atout per indossare clogs e scollatissime décolletè anche quando le temperature caleranno a picco. Vi siete ricredute, se associavate il sandalo con calzino a certi turisti stranieri un po’ agé? Lo stile Prada non si smentisce, e pervade ogni sua declinazione di squisita femminilità: quando decide di tramutare i calzettoni in accessorio cult li impreziosisce di una sottile, raffinata sensualità. Perchè non osarli, togliendoci lo sfizio?

 

Marc Jacobs e le nuove Daisy sorbetto

Una cascata di petali in technicolor dal design stilizzato e prezioso, aroma di sorbetto e tutto il mood di frizzante gioiosità che si accompagna allo sbocciare della Primavera: le due nuove, deliziose fragranze griffate Marc Jacobs arrivano in profumeria sulla scia di un sentore fresco e avvolgente. Daisy, l’ iconico jus del desiger, si declina in due versioni inedite contraddistinte da un sensuale, spumeggiante, goloso mix di note fruttate e floreali: si chiamano Daisy Sorbet e Daisy Eau So Fresh Sorbet, e sono contenute in flaconi nei toni del rosa e e del lilla in sintonia con la tipica palette di stagione. Giocose, accattivanti e iperfemminili, catturano grazie ad una traccia persistente di sorbetto che le identifica e connota, diversificandosi però negli ingredienti e nella composizione, Daisy Sorbet, creato dal naso Richard Herpin, è un ricco bouquet floreale dalla sensualità pura.  Esordisce con note di testa di mandarino succoso, fiore di melo e di loto per giungere a un cuore in cui risaltano la magnolia, il gelsomino e la violetta. Il fondo è avvolgente, intenso, cremoso grazie agli accordi di muschio e legni. Anche Daisy Eau So Fresh Sorbet nasce come aroma floreale, ma risulta più denso di note fruttate e frizzanti. Delicato e femminile, conta su note di testa che includono il pompelmo rosa, la pera e il frutto della passione. Tra le note di cuore troviamo invece fiori di glicine, petali di gelsomino e di mughetto, mentre il fondo aggiunge un persistente tocco di sofisticatezza grazie a un mix di legno di violetta, muschio e cedro.

In limited edition, le due fragranze sono acquistabili anche on line presso la sezione Beauty del Marc Jacobs official website.

Lo shag: un iconico ritorno

Givenchy

 

Era nell’ aria: il vortice di citazioni dal forte retrogusto Seventies dominanti nella bella stagione non poteva non coinvolgere l’ hairstyle. E così è stato. Accanto a beauty look che richiamano alle ciglia extralong di Twiggy ed a contemporanee versioni del cat eye riappare dunque, in grande stile, forse il più iconico ed emulato haircut epocale: lo shag. Ideato nel 1965 dall’ haistylist Paul McGregor, stravolse le geometrie del Sassooniano Bob a colpi di forbice: il risultato fu un haircut scalato che ha conosciuto, nel tempo,  corsi e ricorsi storici senza mai perdere il suo appeal. La prima ad adottare lo shag fu Jane Fonda, che lo rese mondialmente famoso in Klut (film che, peraltro, le valse l’ Oscar come migliore attrice). E’ il 1971 e la Fonda interpreta Bree Daniels, squillo di New York che sogna di diventare attrice, esibendo un taglio di capelli che un numero incalcolabile di donne chiederà al  proprio parrucchiere di replicare: nato dal concetto di destrutturazione della chioma, lo shag mira ad alleggerire la massa di capelli sfilando ciocche di svariate lunghezze su più strati, o layers, Cavallo di battaglia degli anni ’70, nel tempo venne diversificato in base al numero dei layers di base, alla lunghezza delle ciocche ed alle nuance utilizzate per donare luce e corposità al colore. Durante il boom del Glam rock lo shag fece furore: lo scelse nientemeno che David Bowie e poi, di seguito, venne adottato da Rod Stewart, Joan Jett e da tutta una serie di rockstar e heavy metal band senza distinzione di sesso. L’idea di “ribellione”, d’altronde, è insita nel taglio stesso: le ciocche scalate hanno come obiettivo primario un effetto di movimento, di calcolata scarmigliatezza. Ben precise sono anche le regole che lo modellano perfettamente sul contorno del viso, ed indubbia la sua capacità di valorizzare i riflessi di colore. Le passerelle della Primavera/Estate lo hanno riproposto copiosamente, glorificandone l’ allure sbarazzina ma non priva di sottile sofisticatezza: Marc Jacobs, Tom Ford, Givenchy, Saint Laurent e Anna Sui sono tra i top names che (seppur con le dovute differenze) hanno contribuito a renderlo nuovamente à la page. L’era delle lunghezze composte e lisce di piastra sembra dunque giunta ad uno stop, sostituita da sfilature rock e “rivoluzionarie”: dopotutto, se in una foto segnaletica rimasta fortemente impressa nell’ immaginario collettivo “Hanoi Jane” sfoggia l’iconico shag di ordinanza , non è forse un tutto dire?

 

 

Tom Ford

 

 

Saint Laurent

 

 

Marc Jacobs

 

 

Anna Sui

Il close-up della settimana

 

E’ andato a Il sentiero dei nidi di ragno, l’ installazione realizzata da Segno Italiano in collaborazione con Antonio Marras, il Milano Design Award 2015. Il premio, alla sua quinta edizione, è sorto da un’ iniziativa di Elita Società Eventi insieme a La Repubblica, Future Concept Lab, IED, Casa Matera, Lovli.it e Fuorisalone.it e si propone di assegnare un riconoscimento alle più interessanti installazioni esposte durante il Fuorisalone; prevede inoltre l’aggiunta di quattro premi tematici e di una menzione speciale. Il sentiero dei nidi di ragno, giudicata “esemplare nella coerenza tra concetto ed esecuzione in un perfetto equilibrio tra poesia e matericità”, ha raccolto consensi unanimi per il suo forte impatto poetico. E a ragione: l’ opera, uno scenografico insieme di cesti e tessuti intrecciati a mano dagli artigiani sardi di Monteputzu, è un omaggio al sapere artigianale declinato in suggestiva creazione artistica. I cesti si tramutano in un tripudio di nidi sui quali gli uccelli volteggiano, dando vita a una spontanea “performance danzante” dal potente coinvolgimento emotivo. Realizzata nello showroom di Antonio Marras, l’ installazione rientra perfettamente nell’ operazione culturale portata avanti da Segno Italiano: “Vogliamo creare un sistema un po’ come slowfood“- ha dichiarato Alberto Nespoli in un’ intervista a Domus – “Individuando dei distretti, lavorando con l’ artigianato italiano e con le maestranze radicate da almeno un secolo”. Finalità del percorso creativo è “rimettere in moto produzioni ormai scomparse”, valorizzare l’ antica arte della manifattura. Un intento che si sovrappone alle motivazioni inerenti alla vincita di Segno Italiano del Design Award, e che risalta per immediatezza e comunicatività: “Questa installazione che rispolvera gli antichi saperi artigiani ha vinto per la sua forte carica comunicativa, perchè per capirla non ha bisogno di informazioni e spiegazioni, perchè è integrata nel contesto.”, ha commentato il caporedattore di La Repubblica e giurato del Premio Aurelio Magistà rimarcando, inoltre, la vittoria che sancisce l’ importante connubio tra moda e design e il valore dell’ italianità: “Marras è un marchio italiano e Segno Italiano va alla scoperta di saperi locali in via d’estinzione”, ha aggiunto. Dal connubio tra design e fashion è scaturita, tra le altre,  un’ ulteriore installazione: Mercado de Peloquemao di Marni, che si ispira al mercato di Bogotà in un mix multicolor di frutta esotica e prodotti artigianali realizzati dalle donne colombiane. L’ installazione ha vinto il premio Best Impact “per l’ impatto visivo del porogetto e il suo valore sociale.”. I rimanenti premi sono stati così distribuiti: Best Sound a Wonderglass della giapponese Nao Tamura, Best Tech a Construct me di Droog, Best Enterteinment a Lexus con A journey of the senses, mentre è stato Gamfratesi con Mind craft 15 ad aggiudicarsi la menzione speciale, “per lo straordinario impatto visivo generato da un progetto essenziale ma coraggioso, che dialoga in armonia con un contesto unico e suggestivo.”

L’ eterea seduttività del seethrough

Alberta Ferretti

 

Trasparenze, stoffe impalpabili, tessuti seethrough: la bella stagione viene omaggiata da un tripudio di abiti eterei e sensuali ma privi di qualsiasi traccia di volgarità. Il tulle, la rete e lo chiffon risaltano in tutto il loro diafano look, tingendosi di nuance pastello o di un deciso nero per fluttuare sul corpo con seduttivo glam, svelandolo secondo i dettami di raffinatezza flou che impose, anni orsono,  Yves Saint Laurent con il suo Nude Look. Seducente, iperfemminile, “velatamente” sexy, il seethrough del Nuovo Millennio mantiene i caratteristici input di rivelare il corpo o i suoi dettagli con l’ accattivante naturalezza di una pudica sensualità. Per tutte coloro che amano una sofisticatezza audace, costruita attorno agli intriganti atout dettati da un “ti vedo non ti vedo” elegantemente allusivo.

 

 

Tadashi Shoji

 

 

Saint Laurent

 

 

Erdem

 

 

Joseph

 

 

Giorgio Armani

 

 

Erin Fetherson

 

 

Marqués Almeida

 

 

Fendi

 

 

Giamba

 

Glitter People

 

” Il mio futuro sta nel mio passato, scrisse una volta un critico, parlando di me. Aveva azzeccato. Il grande cinema che io ho avuto la fortuna di fare rappresenta la base, l’impalcatura della mia carriera. È come un busto che mi ha protetta sempre. Anche nei periodi neri, nelle esperienze meno felici.”

Stefania Sandrelli