Il close-up della settimana

 

Mentre le ultime fashion news danno ampio risalto alla messa on line della full version del quarto film della serie Secret Garden con Rihanna come protagonista (un corto dalla durata di quattro minuti diretto da Steven Klein e girato nei maestosi saloni della Reggia di Versailles), la Maison Dior fa parlare di sè in occasione di un’ ulteriore, ghiotta notizia: l’ imminente inaugurazione della mostra Dior. La Révolution du New Look, presso la casa museo Dior di Granville. Visitabile dal 6 giugno al 1 novembre, l’ esposizione – curata dalla storica della Moda Florence Muller – verrà accompagnata da un libro dallo stesso titolo che approfondisce il tracciato evolutivo di uno stile che, nell’ immediato secondo dopoguerra, coincise con un “giro di boa” rivoluzionario nella concezione della silhouette e dell’ eleganza tout court.  L’autrice Laurence Benaim, avvalendosi dell’ ampia documentazione fotografica fornita dall’ archivio Dior, evidenzia un fil rouge ininterrotto che da quel lontano 12 Febbraio 1947 – memorabile data in cui Christian Dior presentò la sua prima collezione – giunge all’ attuale direzione creativa di Raf Simons nella costante rielaborazione delle suggestioni associate all’ “archetipo” del New Look, inesauribile fonte di ispirazione rinvenibile anche nei bijoux di Victoire de Castellane. Vita sottile, fianchi e seno in evidenza, metri e metri di stoffa a modellare ampie gonne plissè simili a “corolle”, il cappello come imprescindibile must. E poi, ancora, tessuti “corposi” e ben strutturati, come il taffetà: è attenendosi a queste coordinate che Monsieur Dior crea l’ inconfondibile silhouette “à corolle” e “en huit” che lo rende noto in tutto il mondo. Esasperato dall’ austerità post-guerra e dalla moda “zazou”, il couturier normanno decide di far “rifiorire” le donne delineando uno stile all’ insegna di una rinnovata femminilità che doni loro il piacere di un lusso prezioso ma discreto, ripristinando il gusto dell’ eleganza e della seduzione. Non a caso il libro di Laurence Benaim, edito da Rizzoli International, mostra in copertina una splendida Marion Cotillard con indosso uno dei modelli per antonomasia più iconici del New Look: quel tailleur Bar nel quale il fotografo Willy Maywald immortala la mannequin Marie-Thérèse in una foto ormai storica. Lo “stile Dior” pervade di fine ricercatezza anche i dettagli: gli accessori, ad esempio, divengono complementi basilari mirati a corredare di tocchi squisiti la  silhouette. Guanti, cappello e décolletè dal tacco sottile, contrapposte alle zeppe vigenti allora, imprimono nelle mise epocali una sferzata innovativa all’ insegna della sofisticatezza pura. La collezione con la quale Christian Dior debutta per la sua neonata Maison (dopo le esperienze professionali negli atelier di Robert Piquet e di Lucien Lelong) scatena immediatamente l’ entusiasmo della stampa e dei compratori: Dior ha ripensato i volumi, le forme, lanciato una “donna” inedita che suscita grida di giubilo ed eclamazioni di sorpresa. Non meno sbalordita è Carmel Snow, caporedattore di Harper’s Bazaar: sarà lei a battezzare la nuova linea New Look, un nome ed uno stile che già dal giorno successivo al défilè sarà sulla bocca di tutti. Oggi Granville, città natale di Christian Dior, lo celebra in una mostra che rende omaggio alla straordinaria genialità creativa di un couturier che, in soli nove anni di attività, seppe entrare nel mito. Pensare che tutto iniziò quando una veggente profetizzò, a un Dior bambino, un magro avvenire finanziario che le donne avrebbero completamente ribaltato, sostenendolo e determinando il suo futuro successo: una previsione più che mai azzeccata che il grande stilista cita di frequente, con compiaciuta ironia, nell’ autobiografia  Christian Dior & moi (2014, Donzelli Editore). A decisiva dimostrazione che non sempre “era scritto nel destino” sia una frase fatta!

 

“Dior. La Révolution du New Look”

Museo Christian Dior, Villea les Rhumbs, Rue d’Estouteville, Granville.

Dal 6 Giugno al 1 Novembre 2015

 

(Photo: Willy Maywald)

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