“Persinette”: un editoriale da fiaba su Paperonfire Magazine

Shirt and tights: stylist’s own
Underwear: Oysho

Quando VALIUM ha parlato di Coup de Théatre (leggi qui l’ intervista alle fondatrici Sara Vaccari e Mariaelena Masetti Zannini) , non ha tralasciato il ruolo di spicco che la perla romana del vintage riveste all’ interno di svariati fashion shoot. E non potevo non citare “Persinette”, l’ editoriale che, avvalendosi di un prezioso styling e di un etereo abito della boutique, traduce in una serie di scatti la fiaba che nel 1698 Charlotte-Rose de Caumont de La Force inserì nella raccolta “Le contes des contes”. Oltre al potente impatto visivo, sono molti ed avvincenti i temi evidenziati dallo shooting apparso su Paperonfire Magazine: ho voluto approfondirli con Sara Schiavo, stylist e Art Director del concept insieme alla fotografa Daria Paladino. “Io e Daria avevamo in mente di fare un progetto che coinvolgesse mondi apparentemente diversi: l’ hairstyling e il make up con l’arte del ricamo”, esordisce Sara Schiavo.

 

Skirt: vintage from Coup de théâtre
Socks: Zara

Fondamentali, nella fiaba, sono i lunghissimi capelli che Persinette cala dalla torre affinchè il Principe vi si arrampichi. Va da sè che diventino un elemento base della photo story: “Abbiamo contattato Gold Fever, un brand stimato a livello internazionale di extensions per capelli.”, spiega Sara. “Abbiamo voluto stravolgere il concetto di extensions canonico utilizzando le loro varie nuances e i lunghi capelli biondi della modella Serena Ihnatiuc come fine per un progetto artistico non legato esclusivamente all’estetica femminile. La collaborazione con l’artista russa Olga Teksheva è nata proprio con questo scopo. I suoi ricami, creazioni d’intrecci e di catenelle di fili di ogni genere e colore, sono diventati un tutt’uno con la modella grazie al prezioso supporto dell’hairstylist Salvino Palmieri e della make-up artist Micaela Baruffa, che hanno contribuito a rendere il trucco e le lunghe chiome  un gioco di tinte e texture.” Il mood e la filosofia racchiusi nel nucleo ispirativo sono intrisi di incanto: “Nella storia i capelli sono sempre stati simbolo di femminilità. Protagonisti nel nostro progetto come nella fiaba di “Persinette”: On the eve of her 13th birthday, Persinette’s psionic powers began to take shape and she discovered the ability to control her hair. She could change it’s shape, it’s density and even it’s length. She could use it as she would extra limbs and hands. I capelli rappresentano il passaggio a una consapevolezza più matura delle proprie capacità.”, racconta ancora Sara.

Skirt: Coup de théâtre
Swim suite: American Apparel
Bra: Oysho
Glove: stylist’s own

Tratteggiare stilisticamente il personaggio di Persinette offriva molteplici spunti. Nel photo shoot viene privilegiato un elemento clou, “Il passaggio dalla pubertà all’età adulta nella vita di una giovane donna che scopre le sue doti, il suo corpo e la sua sensualità.”, chiosa la stylist. “Gli atteggiamenti e le pose della modella si alternano a gesti fanciulleschi in una sorta di gioco, di ballo e di ginnastica a pose più sensuali in cui è chiara una maggiore consapevolezza della propria intimità.” Va in questa direzione anche l’ utilizzo di trasparenze e di tonalità pastello, di lingerie e di collant che ” marcano il concetto di femminilità in una chiave delicata, pura e poetica. ” E’ proprio il contrasto tra una sensualità adulta e gli aspetti più propriamente associati alla fanciullezza a farla da padrone: l’ obiettivo, come Sara afferma,  è porre “l’accento sull’idea di rappresentare il passaggio da una spensieratezza tipica della pubertà a una più consapevole femminilità e intimità.”

 

Skirt: vintage from Coup de théâtre

Il make up e l’ hairstyle sottolineano il mood fiabesco attraverso un’ esplosione di colore. Le extension in svariate nuance di biondo, castano, nero e rosso impreziosiscono i lunghi capelli della modella alternandosi ai fili, alle catenelle in cotone e lana, ai ricami realizzati ad hoc da Olga Teksheva. Per quanto riguarda il make up, è la stessa Sara Schiavo a delinearne il concept: ” Volevo che fosse un tutt’uno con i capelli e i ricami, sono stati usati dei fili e degli elementi molto colorati. Doveva anch’esso accentuare l’atmosfera fantastica. “

 

Skirt: vintage from Coup de théâtre

Le foto di Daria Paladino contribuiscono non poco a rimarcare l’ identità di questa Persinette contemporanea. Ma come potrebbe essere definita, nel 2017, l’ eroina di una fiaba che risale a circa 4 secoli or sono? Sara Schiavo replica senza esitazione: ” Persinette è una fanciulla, una piccola donna. Gioca e balla con quella spensieratezza sensuale di chi non ha nulla da temere e un mondo ancora da conoscere. Nel suo sguardo la consapevolezza di una scoperta femminilità. La luce soffusa e le inquadrature “rubate” danno allo spettatore la sensazione di sbirciare all’interno della piccola finestrella di un’ipotetica torre che racchiude i suoi segreti e rappresenta la sua intimità celata. Il prezioso e delicato passaggio dalla fanciullezza al divenire di una donna.” Perchè, nonostante il passar dei secoli, l’ affascinante mistero di una femminilità in boccio rimane rigorosamente invariato.

 

Top: Zara
Panties: Oysho
Tights: stylist’s own

 

CREDITS

Photography: Daria Paladino @dariapaladino
Art Director & Stylist: Sara Schiavo @saraschiavo
Model: Serena Luana Ihnatiuc @a_lil_fairy_
Make Up Artist: Micaela Baruffa @micaela_mua
Hair Stylist: Salvino Palmieri @salvinopalmieri
Styling Assistant: Noemi Clarizio @la_clair
Special thanks to:
Gold Fever Hair Exstentions @goldfeveritalia
Olga Teksheva artist @teksheva
Coup de théâtre Vintage Boutique @coupdetheatre17

Vernis à Lèvres di YSL, un cult dall’ anima rock

 

Gli articoli e gli omaggi a Anita Pallenberg pubblicati di recente hanno riacceso l’ attenzione su un fenomeno che il tempo sembrava aver affievolito: il rock e le sue muse. YSL ci conferma che il topic è più che mai vivo  rilanciando “a tutto volume” il leggendario Vernis à Lèvres. Lucente come un gloss e aderente come uno smalto per labbra, il lipstick cult di Yves Saint Laurent ha un’ anima rock al pari della donna che lo indossa. Risalta con potenza emanando volitività e carisma, i trademark di colei che vive la vita da assoluta protagonista: “voglio tutto, e lo voglio subito” è il suo motto. Il guru dell’ obiettivo Craig McDean ne traduce il mood in una campagna very glamourous con la top Staz Lindes come testimonial. Chioma arruffata e look in total black dal sapore 70s,  Staz imbraccia il basso e stende sulle labbra uno strato di Vernis à Lèvres  prima di esibirsi in una scatenata performance. L’ impatto è travolgente, il nero della mise si mescola ad esplosioni di rosso in uno straordinario tripudio cromatico: è il trionfo della rocker, di una femminilità ribelle e audace che non teme i riflettori puntati addosso.

 

 

 

Vernis à Lèvres è il suo lipstick, un’ armonia di note dalla luminosità intensa e dalla texture fondente. La tenuta è DOC grazie a una formula che aderisce immediatamente alle labbra, il colore è ultraglossy e ad effetto lacca: YSL dà vita ad una vera e propria rivoluzione nel make up associando alla brillantezza di un gloss la lunga durata tipica di un rossetto. Le nuance spaziano tra varie tonalità di rosso e rosa, evidenziando una palette a dir poco deliziosa.

E per chi ama sperimentare, il trio Primary Colour YSL darà modo di lanciarsi in molteplici combinazioni di colore: Magenta Amplifier, Yellow Amplifier e Blue Amplifier possono essere usati sia individualmente, che mixando agli altri Vernis à Lèvres le loro nuance di magenta, giallo e azzurro.  Chi aveva detto che “il rock è morto”?

 

 

Photo advertising campaign by Craig McDean

Glitter People

 

“Ero la ragazza che non andava al ballo studentesco o alla propria cerimonia di laurea perchè troppo impegnata a lavorare con i produttori e a fare musica.”

Bebe Rexha

Photo by By נועם גואטה (Own work) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons

Unicorn trend: magia e colori in un connubio di stile

Wanda Nylon

C’è chi dice che è un trend ormai agli sgoccioli, ma la Unicorn mania continua ad impazzare imperterrita. L’ apogeo è stato raggiunto con le creazioni food  tinte di un magico arcobaleno pastellato: a fare da apripista l’ Unicorn Frappuccino di Starbucks, il cappuccino-dessert in un tripudio di nuance iridate. L’ hanno subito seguito macarons, gelati, pancakes e finanche “noodles” – simil-spaghetti gettonatissimi soprattutto in Asia – che verrebbe voglia di collezionare anzichè mangiare. La vetrina del nuovo craze non poteva non essere Instagram, il social ideale per evidenziare le straordinarie sfumature delle vivande e dei dolci ispirati all’ iconografia cromatica dell’ Unicorno. Un esempio? Il boom dei “mermaid toast”della fotografa e food stylist Adeline Waugh, opere d’arte vere e proprie in cui il toast “spalmato” di deliziosi colori funge da soggetto principale.

 

 

Un mix di indaco, turchese, rosa, viola e shocking pink concentra le tonalità associate alla leggendaria creatura con un corno piantato al centro della fronte. La moda si unisce alla tendenza e la rielabora, incanalandola in un filone che spazia dalle cromie oniriche a un mood di fiaba: ecco tre esempi tradotti in look.

 

Manish Arora

 

 

Jack Irving

 

 

Photo Unicorn cakes by Elena Roussakis (“Maia’s unicorn party”) via Flickr, CC BY 2.0

Solstizio d’Estate

 

21 Giugno , il giorno più lungo dell’ anno. Da oggi, per un breve lasso di tempo, il sole sorge e tramonta sempre nella stessa posizione. Non è un caso che questo trionfo di luminosità concida con l’ inizio dell’ estate: la bella stagione esordisce ufficialmente il 21 Giugno,  data del Solstizio, un termine che deriva dal latino ‘solis statio’ (arresto del sole) perché il sole raggiunge la distanza massima dall’equatore. Fonte di vita, supremo simbolo di tutte le forze e divinità positive, l’ astro infuocato viene onorato e celebrato sin dalle civiltà più remote. Con il Solstizio il suo ingresso nel Cancro – segno d’acqua dominato dalla luna – sancisce l’unione tra acqua e fuoco, maschile e femminile, luce e ombra: questo connubio non puo’ che generare energie benefiche, scaturite da una complementarietà che diviene principio vitale. Offerte al dio Sole, venerazione della luce e della potenza del fuoco sono dei leitmotiv ancestrali. Gli antichi Celti usavano accendere grandi falò in cima alle colline e far rotolare ruote in fiamme lungo i loro pendii. Il fuoco ha una valenza purificatrice, beneaugurante da tempi immemorabili e lasciar transitare il bestiame tra un falò e l’altro, o saltare sul fuoco mentre si esprimeva un desiderio, erano considerate azioni di buon auspicio. Il fuoco, inoltre, aveva la facoltà di cacciare gli spiriti maligni e le malattie: in questo periodo dell’ anno, infatti, veniva sancito il passaggio dal mondo dell’ uomo a quello divino ed ogni entità soprannaturale (comprese quelle malefiche) poteva vagare tra l’uno e l’altro indisturbata. La notte di San Giovanni era, ed è, vicina, la sua magia torna a diffondersi nell’ aria…Ma l’ argomento è talmente affascinante da meritare un post a parte: potrete saperne di più leggendo qui.

Tendenze PE 2017: un’ Estate in full color

Emilio Pucci

Colori vibranti, accostamenti audaci, giochi cromatici che rapiscono lo sguardo: a un giorno dal solstizio, l’ Estate si preannuncia più variopinta che mai. Che siano a contrasto on in ton sur ton, sfrontate o declinate in un pastello fluo surreale, le nuance trascinano in un caleidoscopio sgargiante e sanciscono il totale trionfo del full color.

Balenciaga

Leitmotiv

Rochas

Mulberry

Preen by Thornton Bregazzi

Salvatore Ferragamo

Issey Miyake

Jean-Paul Gaultier

Bottega Veneta

Un ricordo di Anita Pallenberg

 

Modella, attrice, icona…Ma soprattutto musa. Dei Rolling Stones e di un’ epoca che ribalta in toto gli stereotipi del “femminile”. E’ così che Anita Pallenberg, scomparsa il 13 Giugno scorso, verrà sempre ricordata: It girl dei 60s, impone un ideale di bellezza che alla silhouette slanciata ed ai capelli color platino coniuga un fortissimo carisma. Pensare a lei solo in virtù dei love affair che intrecciò, prima con Brian Jones e poi con Keith Richards, non le rende giustizia. Il suo è un appeal magnetico, mixato a una personalità travolgente e ad uno spiccato senso di indipendenza. Nata nel 1942 a Roma da padre italiano e madre tedesca, molla gli studi a 16 anni e vola a New York dove frequenta la Factory di Andy Warhol e si unisce al Living Theatre. Tornata in Europa, debutta a Parigi come modella. La sua carriera la vede di nuovo in viaggio, in giro per il mondo sul set dei vari photoshoot. E’ proprio durante una delle sue trasferte che conosce Brian Jones: il colpo di fulmine tra Anita e il chitarrista dei Rolling Stones scocca a Monaco, nel backstage di un concerto della band, e da quel momento ha inizio una liason che durerà un biennio. Corre l’ anno 1965, la Swingin’ London esplode. Anita Pallenberg e Brian Jones sono una coppia speculare che detta stile: lo stesso caschetto biondo, le ruches da dandy, i cappelli a tesa larga e le scenografiche pellicce diventano i loro basic. Nonostante tutto, l’ intesa naufraga definitivamente durante un viaggio in Marocco ad alto tasso di litigi. E’ a questo punto che entra in scena Keith Richards; con lui Anita torna a Londra e inizia una convivenza che si snoda tra family life e eccessi, alternando alla nascita di tre figli – Marlon nel 1969, Dandelion Angela nel 1972 e Tara, morto appena 10 settimane dopo, nel 1976 – una quoditianità vissuta “on the wild side” in toto.

 

 

Anita, in quel periodo, consolida la sua funzione ispiratrice: è piena di interessi, brillante, parla fluentemente cinque lingue, affascina chiunque grazie al suo magnetismo potente. Negli anni di Biba e Mary Quant, la “musa dei Rolling” adotta un look iconico in cui trionfano boa di struzzo, suit damascati in lamè, jabots, caftani bohemien e gioielli di stampo etnico. La sua carriera di modella, intanto, lascia il posto ad un esordio come attrice che consacrerà con “Barbarella” (1967) la sua fama. Nel film di Vadim interpreta un’ avveniristica Regina Nera e affianca Jane Fonda in una delle più celebri – e bollenti – sci-fi comedy di sempre, dopodichè appare in pellicole come “Candy” (1968) di Christian Marquand, “Dillinger è morto” (1969) di Marco Ferreri, “Performance” (1970) di Cammell e Roeg, dove recita con Mick Jagger, e svariati documentari sui Rolling Stones (“Sympathy for the Devil” di Jean-Luc Godard (1968), solo per citarne uno). Al cinema vero e proprio torna nel 2007, quando appare in “Mister Lonely” di Harmony Korine e “Go Go Tales” di Abel Ferrara. Il Nuovo Millennio inizia per Anita con un bagaglio di vita e di ricordi davvero da leggenda. Nel 1980 la love story con Richards è terminata, ma “l’era dei Rolling” le ha lasciato in eredità una splendida amicizia: quella con Marianne Faithfull, storica ex di Mick Jagger, un legame mai venuto meno nel corso del tempo. Il suo ruolo di icona di stile rimane indiscusso, riannodando un fil rouge con la moda che la vede iscriversi al Central Saint Martins College di Londra, sfilare per noti designer e mettersi in gioco, a sua volta, come stilista. Adorata da celebs e top (come dimostra il feeling instaurato con Kate Moss), Anita Pallenberg è destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva come un’ affascinante musa che accanto ai top names del rock ha immancabilmente brillato di una magica, inconfondibile luce propria. E se vi sembra poco…

Photo:

“Anita Pallenberg” via Miriam-Assai on Flickr, CC BY-ND2.0

“ellemay67keithanitadetail” via lobstar28 on Flickr, CC-BY-NC-ND 2-0

 

Coup de Théatre: suggestioni rétro a Roma

Sara Vaccari e Mariaelena Masetti Zannini (Photo by Mia Murgese Mastroianni)

“Coup de Théatre”: in italiano, “colpo di scena”. Non poteva esistere nome più appropriato per una boutique che è come un antro magico nel cuore di Roma, uno scrigno che si rivela ai vostri occhi inaspettato. Al civico 17 di via del Pellegrino,  una viuzza a pochi passi da Campo de’ FioriCoup de Théatre colpisce immediatamente per il suo potente appeal d’antan: varcate la soglia e la suggestività dell’ atmosfera, la preziosità degli abiti, il fascino rétro dei decori vi immergono in una dimensione d’incanto, onirica e surreale. Questa perla del vintage è ormai un must della città eterna, frequentatissimo dallo star-system e da una miriade di appassionati. Anche perchè Coup de Théatre, lungi dall’ essere una mera boutique, può essere considerata una fucina di eventi vera e propria:   party caleidoscopici, magiche performance, un appuntamento fisso come il Cabaret Domestique (ispirato alle “periodiche” dell’ era del cafè chantant),  mostre e set fotografici allestiti nei suoi spazi la rendono un meeting point speciale. A dar vita a questa travolgente avventura sono due giovani donne, Mariaelena Masetti Zannini e Sara Vaccari – fondatrici di Coup de Théatre con il fotografo Matteo Armellin – e la Burlesque performer Giuditta Sin, musa per eccellenza della boutique. Insieme hanno ideato un “format” che al vintage DOC degli abiti affianca un mondo che attinge in toto alle suggestioni rétro: le ho incontrate per saperne di più.

Sara Vaccari, Mariaelena Masetti Zannini e…Coup de Théatre

Le fascinose anfitrione Mariaelena Masetti Zannini e Sara Vaccari hanno in comune uno sfrenato amore per il passato: un passato evocato dagli antichi palazzi nobiliari, dagli archivi delle sartorie teatrali, dai guardaroba di ammalianti dive d’antan. Sono i luoghi in cui effettuano la loro ricerca, ma anche i sommi emblemi di una bellezza che si identifica con la preziosità.

Sara Vaccari ha lavorato come buyer per tantissimi anni, girando il mondo e collaborando con diverse realta’ del circuito romano ed estero.

Mariaelena Masetti Zannini, nobildonna e artista di teatro, alla sua attivita’ nello show business ha affiancato esperienze come merchindiser per una stilista americana e nel mondo del vintage.

Come ti presenteresti ai lettori di VALIUM?

Mariaelena: Come un’esteta stanca di pensare solo a se stessa. in fondo nell’arte,cosi’ come nell’imprenditoria,la magia – o se lo si vuol chiamare “il successo”- si puo’ scatenare  solo attraverso  la contaminazione. Si lavora per se stessi ma soprattutto per gli altri e necessariamente con gli altri. Senza Sara sarei una mela mangiata e nemmeno troppo matura.

 

Come nasce Coup de Théatre?

Sara: Nasce da un desiderio oserei dire primordiale di donare agli altri il frutto di esperienze e studi importanti nel mondo della moda e dello spettacolo e da una passione smodata, ovviamente, per tutto cio’ che rimanda ad epoche antiche e da vite mai vissute. Poi esistono i segni, certi segni che ti fanno capire come v’è tanto esoterismo in noi e che certe voci vanno ascoltate e che forse abbiamo fatto bene a seguire certi richiami. Il nostro negozio ha una storia particolare, la’ dentro vivono molte persone che hanno voluto far sentire la loro presenza.Noi ci conviviamo e  con loro, a volte, ci divertiamo pure. Porte che si chiudono a chiave da sole e tante sorprese…In regalo ci hanno fatto trovare ad esempio strani amuleti, da uno scorpione dentro una teca a un meraviglioso pipistrello imbalsamato.

Dove e come effettuate la ricerca degli abiti?

Sara: Non potremmo vivere senza la ricerca continua e quotidiana di pezzi unici nascosti da dentro palazzi nobili in decadenza, archivi storici teatrali e d’alta moda, aste online oltreoceano, armadi di muse e artiste famose proprio come Giuditta Sin fino ai viaggi mirati all’estero, in Oriente e nelle grandi capitali europee.

Dall’editoriale ‘Persinette’ per Paperonfire: abiti Coup de Théatre (photo by Daria Paladino)

Esiste un outfit a cui siete legate particolarmente, e perché?

Mariaelena: Da sempre tentiamo di allontanarci da un attaccamento esasperato dalla materia e dall’immagine fine se stessa.Per questo abbiamo aperto questo spazio,amiamo la bellezza ma desideriamo andare anche oltre. Non puo’ esistere per noi un outfit perfetto o preferito. Amiamo il cambiamento,perchè viviamo perennemente in un fluire eracliteo dove tutto scorre insieme ai nostri sentimenti e ai nostri umori. Per noi la vita è un vero coup de theatre e ci deve sorprendere. Cosi’ noi ci divertiamo ogni giorno a cambiare maschera.

Con Coup de Théatre siete anche stylist, curando i look di svariati servizi fotografici e del Cabaret Domestique, il vostro ‘save the date’ speciale. Che mi raccontate al riguardo?

Sara: Lo styling altro non è che un evoluzione naturale per chi, come noi, immagina quadri, sovrappone immagini e fa scelte che partono direttamente  dal cuore.In progetti come il Cabaret Domestique poi, nato da una totale affinita’ con gli artisti fondatori Giuditta Sin,la nostra musa per eccellenza, e il meraviglioso performer Gonzalo de la Verga,stiamo sfiorando l’equilibrio perfetto. E’ stupendo vestirli ed è ancor piu’ bello creare insieme alla loro arte.Il 6 Luglio, insieme, daremo vita ad una grande festa ispirata al mondo zingaro e all’eccesso che partira’ dalla boutique e seguirà in uno degli angoli piu’ romantici di Roma, l’Arco degli Acetari, proprio l’affaccio del nostro spazio. Si chiamera’ “Romanish Cabaret”, sara’ un evento davvero straordinario, folle e controtendenza,sara’ esattamente nel gusto e nello spirito di chi ci ama.

Il Cabaret Domestique (photo by Mattia Bologna)

Giuditta Sin, incarnato candido e capelli color rame, sembra uscita da un quadro preraffaellita. Al ruolo di musa e di Burlesque performer alterna quello di docente nei “Laboratori di Femminilità” che tiene all’ interno di Coup de Théatre, ma non disdegna il cinema: ha debuttato come attrice nel film “Tommaso”,  l’ opera seconda di Kim Rossi Stuart. E’ l’ideatrice del Cabaret Domestique.

Come sei entrata a far parte del mondo di ‘Coup de Théatre’?

Ho sentito parlare di quello che sarebbe diventato Coup de Théatre quando era ancora un’idea .

In qualità di musa, cosa ti avvicina maggiormente allo spirito della boutique?

Conosco e collaboro con Mariaelena Masetti Zannini già da diversi anni e dunque ho avuto la fortuna di vedere il sogno di Mariaelena e Sara realizzarsi giorno dopo giorno.Lo spirito della boutique è molto vicino al mio modo di percepire ed intendere il bello.I capi che si possono scovare da Coup de Théatre sono pezzi unici, mai banali, e trovo che ciò sia molto vicino all’idea che ho della donna e della femminilità . Sono onorata di poter essere loro musa.

Giuditta Sin  (photo by Mario Caponi)

Il tuo è uno stile rétro prezioso. A quale epoca ti ispiri e perché?

L’epoca di cui amo maggiormente lo stile è  quella dell’Art Nouveau degli inizi del ‘900. Quella ricercatezza dei tessuti e delle decorazioni e quello stile così femminile si adattano perfettamente al mio modo di essere .

(Photo by Mattia Bologna)

Ti definisci ‘tableau vivant’, e le foto del Cabaret Domestique mi fanno proprio pensare a un evento a metà tra il “tableau vivant” e un raffinato, giocoso “baccanale”. Com’è sorta questa idea?

Il Cabaret Domestique nasce da un’idea mia e di Gonzalo Mirabella (boylesque performer). Volevamo ricreare quello che agli inizi del secolo scorso venivano definite “periodiche”, ossia dei veri e propri varietà all’interno di abitazioni private. Fin da subito è nata la collaborazione con Coup de Théatre che ha curato costumi e styling insieme a me per tutto ciò che concerne la parte estetica di questo progetto.  Volevamo  ricreare quelle atmosfere, ma con uno sguardo al presente. Da qui l’idea di Cabaret Domestique, un nuovo modo di concepire l’arte, intrattenere, una vera e propria esplorazione sensuale e sensoriale.Un viaggio onirico fatto di installazioni , visual art,  musica , poesia , quadri viventi e danza .

Quali saranno i vostri prossimi appuntamenti?

Siamo appena stati presenti con il nostro Cabaret Domestique per il Torture Garden Italy 2017, un grande evento che si tiene a Roma una volta all’anno e celebra la cultura  fetish in ogni sua sfumatura.Il prossimo appuntamento ci vedrà impegnati insieme a Coup de Théatre il prossimo 6 luglio .

 

(Photo by Mattia Bologna)

 

“Persinette” Credits:

A tale for Paperonfire

Styled by Sara Schiavo

Photo Daria Paladino

Abiti vintage Coup de Théâtre

Model Serena Ihnatiuc

Styling assistant Noemi Clarizio

Make up Micaela Baruffa

Hair Salvino Palmieri

Photo retouching Laura Gianetti

Special thanks to Goldfeverhair and Olga Teksheva

 

Photo courtesy of Mariaelena Masetti Zannini e Giuditta Sin

40 anni di disco fever

 

Megaparty, extravaganza, notti illuminate dai bagliori intermittenti e multicolor della disco ball: tutto questo e molto, molto altro ancora era lo Studio 54, forse la più celebre discoteca del mondo. Corre l’anno 1977, la Grande Mela è in pieno fermento. Il jet set  incarna la quintessenza del glamour e il mondo intero assurge a vere e proprie icone di stile le sue protagoniste.  La disco music, un nuovo ritmo che accende la voglia di scatenarsi in pista, esplode portando alla ribalta seduttive regine dell’ ambiguità come Grace Jones e Amanda Lear. Quando Ian Schrager e Steve Rubell inaugurano lo Studio 54 a Manhattan, è subito boom. Le file all’ ingresso sono chilometriche e la selezione severissima, ma lo status di vip non garantisce automaticamente l’ accesso. La grande novità del locale risiede, piuttosto, nel mix tra il pubblico e i personaggi noti, che non dispongono di sale esclusive o privé. Negli anni del quarto d’ora di fama di warholiana memoria, ognuno può e deve sentirsi una celeb: Bianca Jagger, Grace Jones, Jerry Hall, Paloma Picasso, Truman Capote, Andy Warhol stesso, Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, Elton John e Michail Barysnikov sono solo alcune delle star che si dimenano sul dancefloor accanto alla “gente comune”. Ancora oggi ricordiamo il luccichio glitterato di quelle sere, le feste spettacolari – una su tutte? Il compleanno di Bianca Jagger, che la vede entrare in scena in sella ad un cavallo bianco – i look all’ insegna dell’ eccesso e della fantasia più pura. La discoteca diviene il tempio della notte per eccellenza, tant’è che le vengono dedicati film che ruotano attorno alla sua funzione “evasiva”: è sempre il 1977 quando John Badham gira “La febbre del sabato sera”, il trampolino di lancio definitivo per la carriera di John Travolta. 40 anni dopo, la moda così come gli accessori, i jewels e il mondo del beauty in toto tributano il loro omaggio a quell’ era esaltando uno stile che la rievoca a 360°. Scintillii à go-go, platform vertiginosi, glamour a briglia sciolta sono i suoi leitmotiv: si rivela tassativo, oltre che quanto mai incantevole, approfondire.

Jeremy Scott

Miu Miu

Marco De Vincenzo

Elie Saab

YSL: smalti La Laque Couture in nuance “vinile”

Full Gallop Eau de Parfum di Diana Vreeland, un’icona epocale

Aquilano Rimondi

Choker di Schield

Gucci

Manish Arora

Balenciaga

Balmain

MAC Patent Polish, matitoni per labbra ultraglossy

Aigner

Marc Jacobs

Tom Ford Spring 2017 Color Collection

La palette Glitter Bomb di Too Faced

 

Son Jung Wan

Leitmotiv

Tom Ford

 

Dolce & Gabbana

Son Jung Wan: il tipico hairstyle frisé

 

Kenzo

Marc Jacobs

La ad campaign della Diane Kendal collection di MAC

Gucci

Jack Irving

Gucci: megaocchiali e turbante DOC

Trussardi

Kenzo: make up a tutto colore

Givenchy Le Prisme Blush: il rosa è il colore 70s per antonomasia

 

Tutti i look sono tratti dalle collezioni PE 2017

Photo disco ball via Amina88, “Disco Time”, on Flickr CC BY 2.0