Tendenze PE 2018 – Gli shorts, nuovi must dell chic

Giorgio Armani

Shorts à go-go: l’ imperativo di questa Estate ma anche un punto di svolta per un capo, fino a poco tempo fa, unanimemente considerato un baluardo dello stile casual. Oggi gli short si indossano di giorno come di sera, e la loro versatilità li introduce a pieno titolo tra i must dello chic. I più nuovi sono addirittura declinati in versione suit, con tanto di giacca abbinata, o spaziano tra svariati materiali: la pelle, lo shantung, il tulle…Per coniugare un alto tasso di praticità a un’ eleganza dai toni cool.

 

Saint Laurent

Tom Ford

Coach

Dior

Isabel Marant

Chloé

Elisabetta Franchi

Chanel

Moschino

 

 

 

Jeunes filles en fleurs: il backstage beauty & hair PE 2018 di Rodarte

 

Nuvole di infiorescenze adornano i capelli, si inerpicano sulle braccia, cingono dita e polsi spuntando dai bijoux: candide o appena tinte di rosa risaltano, eteree, donando una magica ricercatezza alla mise. Il fiore di cui si parla è la gypsophila (detta anche “velo di sposa”), che il défilé Primavera/Estate di Rodarte ha incoronato fulcro del suo beauty look. Niente di meglio, per esaltare gli iper femminili abiti in pizzo della collezione. Balze, trasparenze e ricami accentuano un’ allure romantica che, agghindata di fiori, si tramuta in un autentico tableau vivant botticelliano. Ideatrice dello spunto è l’hairstylist Odile Gilbert: sulle chiome, intreccia rami di gypsophila alternandola a fiocchi nei toni del bianco, del nero e dell’ oro, oppure crea spettacolari bouquet  che incorniciano il viso. Le modelle avanzano nel chiostro dell’ antica abbazia parigina di Port-Royal come creature idilliache, visioni  raffinatamente oniriche. E se il make up artist James Kaliardos dipinge una goccia di pioggia argentata sulle loro palpebre, la manicure di Tracy Lee si avvale di una miriade di petali che potenzia deliziosamente l’ appeal floreale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Azzurrità infinita

Ralph & Russo

Un azzurro chiaro, impalpabile, terso come un mare incontaminato e come il cielo d’estate: Little Boy Blue è la più rasserenante tra le nuance che Pantone dedica alla stagione calda. Il suo nome richiama la tonalità delle tradizionali coccarde in tulle che si appendono alla porta per annunciare l’ arrivo di un maschietto, ma rifugge da ogni barriera di genere. Ci piace però associare il Little Boy Blue alla soavità dei fiocchi nascita, alla loro consistenza eterea, con lo scopo di rievocare gli spazi illimitati a cui si lega. E’ così che mare e cielo, replicandone la gradazione di azzurro, si fondono in un’unica distesa indistinta: quella dell’ infinito.

 

Dsquared2

Blumarine

Ermanno Scervino

Ralph & Russo

 

 

 

Les Eaux de Chanel, tributi olfattivi ai luoghi di Mademoiselle

 

Deauville, Venezia, Biarritz: tre tappe fondamentali nella vita di Gabrielle Bonheur, meglio nota come Coco, Chanel. Les Eaux de Chanel nascono con l’ intento di celebrare quelle destinazioni iconiche attraverso un trio di fragranze all’ insegna della freschezza più assoluta. Paris-Deauville, Paris-Venise e Paris-Biarritz invitano a una fuga che si può compiere rimanendo immobili: il potere evocativo che sprigionano è talmente intenso da trascinare in un viaggio sulle ali della loro scia olfattiva. Les Eaux sono racchiuse in un flacone lineare, ricercatamente arrotondato, che a un’ ideale maneggevolezza coniuga una texture modellata sull’ andirivieni delle onde del mare.   Suggestioni, reminescenze, sensazioni si amalgamano in un effervescente mix sensoriale: andiamo subito a scoprire le nuove, inebrianti Eau de Toilette dell’ estate Chanel.

 

 

PARIS-DEAUVILLE

Deauville, 1913: è qui che Coco Chanel inaugura la sua prima boutique. La sofisticata città balneare della Côte Fleurie la accoglie, da subito, con tutti gli onori. Le signore eleganti adorano i grandi cappelli, lo stile mannish  e quello di ispirazione marinara proposti dalla couturier che al look “artificioso” della Belle Epoque sostituisce una semplicità tutta nuova. Deauville, inoltre, abbina al fascino del mare le suggestioni tipicamente campestri della Normandia collinare: un connubio all’ insegna di spazi sconfinati, profumi vibranti e di una spiccata radiosità naturale. Paris-Deauville li declina in un’ Eau de Toilette luminosa che fonde gli accenti aromatici del basilico con la  vivace intensità dell’ arancia di Sicilia.

 

 

PARIS-VENISE

Venezia, 1920: la città lagunare segna un nuovo inizio nella vita di Mademoiselle Coco. Ricca di contrasti, cosmopolita, crocevia tra Occidente e Oriente, è la splendida location in cui Gabrielle Chanel cerca conforto dopo la morte del suo amatissimo Boy Capel. Inutile dire che ne rimane ammaliata. Il fascino di Venezia la cattura in modo tale da divenire, con i preziosismi artistici barocchi e bizantini che la Basilica di San Marco custodisce come uno scrigno, uno dei leitmotiv delle sue prime creazioni di gioielleria. L’ Eau de Toilette Paris-Venise concentra gli esotismi lagunari in un jus sensuale ma fresco, di forte impronta orientale, in cui predominano note di neroli e un mix ambrato di vaniglia e fava tonka.

 

 

PARIS-BIARRITZ

Biarritz, 1915: Gabrielle Chanel sceglie la sciccosa località affacciata sull’ Atlantico come sede della sua prima Maison de Couture. Sport e mondanità si intrecciano, a Biarritz, e questo elemento intriga moltissimo Mademoiselle: dopotutto, anche il suo stile coniuga sofisticatamente comfort e puro chic. La Maison è collocata nella villa che fronteggia il Casinò, e attrae immediatamente una clientela proveniente da ogni parte del globo. Esclusività, libertà ed energia prorompente rappresentano gli atout di una città, ribattezzata “perla” della costa basca francese, che emana uno charme irresistibile. La brezza sferzante, il vigoroso flusso dell’ oceano si traducono in un’ Eau de Toilette rigenerante che combina il fruttato aroma del mandarino di Sicilia con sfavillanti accordi di mughetto.

Les Eaux de Chanel sono disponibili in versione vaporizzatore nell’ unico formato da 125 ml.

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: addio al Cocoricò

 

Siamo a Riccione, e l’aria è frizzante come le bollicine dei calici di prosecco che, su uno dei tavolinetti “open air” del Victor Pub, aspettano di essere sorseggiati. Questo incontro con il Principe Maurice avviene in occasione di una data speciale: il 14 Luglio, anniversario della Presa della Bastiglia ma non solo. Tra poche ore, infatti, il Cocoricò festeggerà i suoi primi 30 anni con una Memorabilia spettacolare. PCP aka Marc Acardipane, Cirillo, Dj Saccoman e (naturalmente) il Principe stesso sono solo alcuni degli ospiti eccellenti di questa Reunion a cui prendono parte nomi che hanno fatto la storia della discoteca romagnola. Mentre mi accingo a intervistare Maurice, l’ euforia cresce in modo inversamente proporzionale al calar del sole. E nello scenario del tramonto su un viale Ceccarini ultrachic ha inizio la nostra conversazione.

Eravamo rimasti al Life Ball di Vienna: qual è stato il tuo ruolo nel grande evento arrivato alla sua 25ma edizione?

Già dall’ anno scorso, chiamato da Marco Maccapani che è il Direttore Artistico del Carnevale di Venezia, ero stato invitato a fare da Maestro di Cerimonie per i 439 VIP che occupavano la sala consiliare del Rathaus. Li ho accolti con un ingresso pazzesco insieme a Dionne Warvick, qualcosa veramente da sogno, ho fatto il mio show di benvenuto durante l’aperitivo e poi li ho portati al piano nobile del Municipio di Vienna per una cena di gala straordinaria. Sono piaciuto, ha funzionato, per cui quest’ anno Maccapani e Gery Keszler (il fondatore del Life Ball) mi hanno chiesto di fare sempre da Maestro di Cerimonie per il gruppo dei VIP, ma anche di aprire la sfilata degli abiti da sposa. Io ero una sorta di cardinale bizzarro che celebrava dei matrimoni molto misti…E’ stato un onore dare il via al momento “fashion”, motivo per cui ho partecipato al Life Ball la prima volta: nel 2008 infatti, quando ho iniziato, Agent Provocateur sfilava con la sua lingerie e io cantavo insieme a Nina Hagen nella band Dirty Stop Out di Joe Corré. Tra me e il Life Ball c’è ormai un legame a doppio filo. Il 25mo anniversario era una ricorrenza importante a cui ho partecipato con grande piacere e con grande successo. Sono felice, spero di poter continuare ancora a dare il mio contributo! Tutti gli artisti, a qualsiasi livello, si esibiscono gratuitamente pur di sostenere la lotta contro l’Aids. Quest’ anno invece di Dionne Warvick avevo a fianco Patti LaBelle, poi ho accolto la stupenda combriccola degli attori di Hollywood.

 

Il Principe al Life Ball con Rufus Wainwright

Che sensazioni, che emozioni hai provato, nelle vesti di guest star?

Questa volta, effettivamente, ero lì non solo a “lavorare”, ma ho avuto la sensazione di essere trattato come una guest star internazionale: una sorta di consacrazione in un ruolo che forse anche per carriera, per vecchiaia, mi spetta…(ride)

 

 

Al Life Ball partecipano le più sfavillanti celebrità internazionali. Puoi citarci qualche nome e raccontarci, magari, qualche aneddoto a tema VIP?

Certo! La prima volta che ho partecipato, l’incontro con Sharon Stone è stato un po’ inquietante perché stava molto sulle sue. Anche se è stata estremamente generosa nei confronti della manifestazione, è stato un peccato non riuscire a comunicare in maniera rilassata con lei…Però ho avuto modo di conoscere Linda Evangelista, per me un mito vivente: una donna di una dolcezza e di una sensibilità incredibili. L’ incontro più fulminante? Quello con Nina Hagen. Il fatto di poter cantare con lei è stato senza dubbio un bell’ imprinting! L’anno scorso Dionne Warvick si è “innamorata” di me, siamo stati a braccetto tutta la sera. Quest’anno invece ho ritrovato Rufus Wainwright – ci eravamo già conosciuti a Venezia, a un Ballo della Cavalchina…Vedete com’è piccolo il mondo? – e ho incontrato anche suo marito, che avevo conosciuto quando erano ancora solo fidanzati…Adrien Brody mi ha trovato immediatamente simpatico e ha voluto fare delle foto con me: siamo nell’ assurdo più totale, ma questa è la mia vita e mi piace proprio perché è così! Che un premio Oscar mi chieda “Posso fare una foto con te?” è troppo divertente, no?

 

 

In una foto, datata 10 anni fa, sei insieme a Nina Hagen e sfoggi un look da Casanova punk. Quando e come è iniziata la tua avventura al Life Ball?

Il look da Casanova punk era anche un po’ un omaggio a Vivienne Westwood, perché io ero lì con suo figlio. Lei negli anni ’90 aveva creato una collezione punk barocca che secondo me è stata forse la sua più bella, quella quantomeno più nelle mie corde, e io dovevo fare Casanova in ogni caso perché avevo in programma un numero di Burlesque: al Life Ball siamo in un perenne Carnevale, surreale e grottesco, dove io mi sento assolutamente normale. E Nina Hagen, che surreale e grottesca lo è da sempre, trovava la canzone giusta per accompagnare ogni frase della conversazione. “Life is a musical”, quindi…Ma io le ho detto, vedendo le sue facce bizzarre, “Life is also a cartoon!”. “La vita è un musical, ma è anche un cartone animato”: e questo mi piace molto!

 

Il Principe con Nina Hagen al Life Ball del 2008

Il gala viennese si è tenuto il 2 Giugno. Cosa è successo, da allora, nella vita del Principe Maurice?

Una cosa che ho fatto recentemente è stata quella di inaugurare la boutique romana di The Merchant of Venice, che nella mia ricerca del piacere dei sensi è il mio sponsor “olfattivo” perché crea profumi meravigliosi. Ma sapete con chi ho passato la serata e chi, addirittura, ha ballato sulla musica del mio emotional dj set durante il cocktail all’ Hotel di Inghilterra? Pierluigi Pizzi, il Maestro Pizzi, premio Oscar per i Costumi, al quale ho mostrato una mia foto con un suo costume creato nel ‘56 per un “Rinaldo” di Handel e ci siamo commossi tutti, perché mi ha detto “Non ho visto come ti sei mosso, ma già dall’ attitude della foto penso che tu l’abbia indossato bene.” Queste sono le soddisfazioni del Principe Maurice! Sono successe tante altre cose, ma poi si accavallano e dovrei fare ordine mentale…Per esempio sono stato invitato al concerto veneziano di Zucchero in piazza San Marco, riaperta finalmente agli eventi musicali dopo un periodo di chiusura.

Stasera si celebreranno i primi 30 anni del Cocoricò e tu, va da sè, non mancherai. Qual è il ricordo più bello che hai della Piramide e quello che vorresti invece accantonare?

Comincio con il ricordo più bello. Poco fa Marc Acardipane, che è l’ospite techno più importante della serata, mi ha detto: “La prima volta che sono venuto al Cocoricò ti ho visto in quella specie di casetta su due piani che avevi fatto costruire a lato della consolle, dove vivevi come in un Grande Fratello ante litteram. Ci abitavi dentro, e questa cosa mi ha molto impressionato.” Quella è stata l’unica volta in cui, assieme a Loris Riccardi (storico direttore artistico del Cocoricò, ndr), abbiamo ideato un tema stagionale. Ho vissuto per tutta l’estate in quella casetta con Manuela, che lì era mia moglie, poi abbiamo divorziato, poi ho avuto un’amante, poi sono rimasto incinto…Insomma, una storia come sempre assurda e grottesca! Era il 1994 o ‘95, sai che non ricordo bene? Fu un’idea geniale. E sai cosa successe a fine stagione? Demolimmo la casa – che chiamavo “la casetta di Barbie” – e demmo in pasto pezzi di piastrelle e di mobili agli avventori della serata di chiusura. C’ è qualcuno – molti, anzi! – che conserva i pezzettini di quella casa come fossero reliquie. Il ricordo più brutto? Qualche rammarico, ma niente di che. Il Cocoricò rimane sempre nel mio cuore e anche come “one man show”, su una cassetta della frutta e con una pila puntata addosso, riesco ad emozionarmi e ad emozionare.

 

Il Principe alla Memorabilia Reunion per i 30 anni del Cocoricò

Una domanda che forse vorrebbero farti in molti: com’è nato il dettaglio dei leggendari “occhi bianchi” del Principe Maurice?

Quando ho perso i miei genitori, a cavallo tra l’89 e il ‘90, sono andato a stare a Venezia per recuperare le mie radici nell’ acqua e ho cominciato a organizzare feste di Carnevale a palazzo. Una di queste era dedicata ai vampiri: io ero Nosferatu, quindi mi sono rasato i capelli a zero e mi sono fatto fare queste lenti bianche perché volevo avere un aspetto demoniaco, inquietante, vampiresco. Non volevo essere Dracula, era scontato! Io volevo essere Nosferatu. Per cui, lenti bianche create artigianalmente da un laboratorio di Jesolo (adesso me le realizzano a New York) e carnagione bianca, ho messo anche le protesi alle dita per allungarle! Il Principe Maurice è, in effetti, un’emanazione del “principe della notte” Nosferatu. Mi sono ispirato sia al Nosferatu del cinema muto che a quello interpretato da Klaus Kinski: il primo lo adoravo per questa capacità incredibile, nonostante i mezzi dell’epoca, di inquietare attraverso il movimento dell’ombra diverso da quello del personaggio e per la mimica esagerata, molto teatrale. Klaus Kinski in quel ruolo mi era piaciuto tantissimo. Nel sequel, “Nosferatu a Venezia”, lui era il signore dei ratti, quindi dalla stilista artista Fiorella Mancini mi sono fatto fare un vestito con tutte pantegane dipinte per poter essere anche Nosferatu a Venezia.

 

 

Cosa ti aspetti da questa serata e cosa diresti al Cocoricò, ormai trentenne, a mò di auguri?

 Auguro al Cocoricò di ritrovare la sua personalità e la sua capacità di creare tendenza non soltanto a livello di costume, ma proprio a livello culturale. Il Cocoricò è stato un volano di tendenze vere, dal punto di vista del teatro ha sdoganato compagnie tipo La Fura dels Baus, La Socìetas Raffaello Sanzio, i Magazzini Criminali…Siamo stati un unicum mondiale, in questo. Io vorrei che la sua reputazione fosse non solo legata alla straordinaria programmazione di dj che c’è, ma anche e soprattutto che tornasse a rappresentare la cultura giovanile e magari che riuscisse a lasciare un segno, come è sempre stato fatto in questi trent’ anni, alle nuove generazioni. Penso al Cocoricò come a un luogo di sperimentazione, di divertimento, dove addirittura un laboratorio di giovani potrebbe creare nuove situazioni. Stasera, ad esempio, coinvolgerò Raffaello Bellavista e Michele Soglia nella mia performance: sono dei musicisti che si esibiscono in uno spettacolo musicale classico e reinterpretato con l’ausilio di pianoforte, voce baritonale e marimba in una combinazione originale e rigorosamente live…il fatto che abbiano accettato di esibirsi con me al Cocoricò mi dà la speranza che il Cocoricò possa essere ancora attrattivo per questo tipo di artisti, giovani e innovativi, e che continui ad essere quella grande scuola di vita e di cultura giovanile che è sempre stato.

 

 

Una domanda di rito: cosa bolle in pentola, riguardo ai tuoi progetti futuri?

Si stanno delineando all’orizzonte una collaborazione con dei format televisivi e   anche un progetto per il cinema. Mi è stato sottoposto un soggetto cinematografico che è molto nelle mie corde: io reciterò nella parte di me stesso. Non posso rivelare più di tanto, ma il tutto sta diventando sempre più concreto. Appena saremo pronti, VALIUM lo saprà per primo! Per quanto riguarda il format TV, ti dico solo che si tratterà di una cosa un po’ buffa e anche molto autoironica…

 

 

 

GOODBYE COCORICO’

L’ entusiasmo delle celebrazioni, dopo la notte del 14 Luglio, è stato squarciato come un fulmine a ciel sereno: la notizia è arrivata inaspettata e ha lasciato di stucco il pubblico. Il mattino succcessivo alla Memorabilia Reunion, infatti, il Principe Maurice ha annunciato l’ addio al Cocoricò sui suoi social. Tristezza, incredulità, stupore…Un potente concentrato di emozioni è calato come un’ ombra su chi ha letto quelle parole. Ma quali sono i motivi che hanno decretato il “divorzio” tra il club più avantgarde d’ Italia e la sua icona per antonomasia? E’ il Principe Maurice stesso a spiegarceli:

“Questo grande evento del Memorabilia Reunion è stato estremamente emozionale per me in quanto, oltre a darmi la gioia di rivedere amici di vecchia data, ha determinato altresì la consapevolezza che ormai il luogo che ha dato origine al mio esperimento sul “Teatro Notturno” e fomentato il mio lavoro di ricerca su me stesso e nuove forme di ricerca espressiva, dopo il recente cambio di proprietà e senza una vera direzione artistica, ha totalmente cambiato direzione. Del “mio” Cocoricò è rimasto solo il nome e non mi basta. Elaboro il lutto e giro pagina anche perché ho trovato altrove terreni più fertili e anche un maggior rispetto per il mio progetto, sempre “in progress”, di espressione artistica “contaminata”, frutto di tanto studio, sacrificio e coraggio. Il “Teatro Notturno” è più vivo che mai, con l’acquisizione di nuovi talenti da coinvolgere e ai quali lasciare le redini quando sarà necessario. Sarò sempre grato a chi negli anni mi ha incoraggiato, accompagnato ed assistito in questo duro ma soddisfacente lavoro. Voglio in particolare citare la famiglia Palazzi, Loris Riccardi e il sempre presente Renzo Palmieri, senza i quali la Piramide non sarebbe diventata un laboratorio straordinario di avanguardia teatrale oltre che punto di riferimento, questo anche a tutt’oggi, di djs e produttori di livello internazionale.”

Sono parole che lasciano con l’ amaro in bocca, considerazioni che toccano profondamente tutti i fan di una Piramide vissuta sin “dagli albori”. Il re del Teatro Notturno dice addio alla location che l’ ha visto nascere: la malinconia prevale, una miriade di ricordi si sussegue fino a prorompere in un presente che sembra sancire la fine di un’ era. Ma in mezzo all’ incertezza e a tanti punti interrogativi, una cosa è certa: il Principe Maurice e il Teatro Notturno sono ormai immortali, e come l’ antico emblema dell’ oroboros si preparano a “cambiar pelle” per favorire la rinascita, un nuovo inizio che si riallaccia alla natura ciclica dell’ Universo. Non mi resta che concludere (per ora) con un “Lunga vita al Principe Maurice!” e un “Lunga vita al Teatro Notturno!”, prima di darvi appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica.

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Tripudio multicolor tra moda e arte: la campagna pubblicitaria PE 2018 di Missoni

 

Sulle candide dune di gesso del White Sands National Monument, nel New Mexico, si stagliano aree di puro colore. Il contrasto è spettacolare: abiti in pattern policromi si fondono agli enormi patchwork dell’ artista Rachel Hayes, tinti di tonalità altrettanto vibranti, e sembrano una loro propaggine naturale. Gioca interamente su questo mix tra moda e arte, la campagna pubblicitaria Missoni per l’ Estate 2018. Ideata da Angela Missoni e immortalata negli scatti di Harley Weir, vede protagonisti Kendall Jenneril modello Filip Roséen  e ingloba il womenswear, il menswear e l’ eyewear del brand. Il connubio Missoni-Hayes nasce da un’ affinità creativa profonda, si avvale di codici espressivi pressochè identici che si compenetrano a vicenda: le gigantesche figure geometriche, i colori che la Hayes utilizza per comporre le sue opere – maxi tele ondeggianti sospese nello spazio – possiedono più di un’ analogia con le creazioni Missoni. I tessuti da cui prendono forma, sete impalpabili pervase da miriadi di gradazioni cromatiche, hanno texture fluide che la luce esalta, attraversa, accende di riflessi  moltiplicando le loro nuance a dismisura. Non è un caso che siano proprio il rapporto tra colore e luce, pattern e trama pittorica, arte e savoir faire artigianale ad accomunare la ricerca di Rachel Hayes e di Missoni.  Nelle foto della campagna, il corpo di Kendall Jenner viene sottolineato da oufit in un tripudio di righe multicolor che stilizzano la sua flessuosa silhouette, mentre le stesse righe risaltano, concentriche, su mega cappelli a falda floscia simili ad ombrelli che ripararano la modella dal sole. Ogni scatto è un’ autentico capolavoro, dove il cielo azzurro e l’ abbagliante White Sands si tramutano nel “grafico” sfondo su cui campeggiano creazioni fluttuanti, variopinte ma soprattutto, altamente iconiche: siano esse seducenti abiti o patchwork artistici sorprendenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographer: Harley Weir

Fashion Editor/Stylist: Vanessa Reid

Hair Stylist: Soichi Inagaki

Make up Artist: Thomas De Kluyver

Casting: Piergiorgio Del Moro

Producer: Wes Olson

Models: Kendall Jenner, Filip Roséen

 

 

Tendenze PE 2018 – Marsupio per tutti i look

Givenchy

Aveva già fatto delle apparizioni sporadiche, ma questa Estate, per il marsupio, è davvero boom. E d’altronde non stupisce: è un’ autentica minibag che ci segue ovunque, coniuga stile e comfort  e si adatta a un’ infinita varietà di look. Anzi, è proprio questo il suo atout maggiore. Il marsupio, oggi, si abbina indifferentemente a una mise sporty come all’ abito da sera, perchè è versatile, al tempo stesso chic e cool. Le collezioni Primavera Estate 2018 lo decretano parte integrante dell’ outfit e lo propongono in innumerevoli versioni: eccone alcune.

 

Rochas

Solace London

Balenciaga

Salvatore Ferragamo

Anrealage

Marc Jacobs

Sportmax

Gucci

Anteprima

 

 

Kaimin, audacia e avveniristica sperimentazione

 

Quando Bjork ha indossato uno dei suoi abiti durante il Dj set che ha tenuto ad Art Basel Miami Beach 2017, ha fatto furore: color fucsia cangiante, silhouette come un’ avveniristica farfalla, la mise sfoggiata dalla popstar islandese è già iconica. A firmarla è Kaimin, giovane designer sudcoreana che fa dell’ eclettismo la sua bandiera. Artista concettuale, stilista, regista e attrice, Kaimin incarna una creatività sfaccettata e senza limiti. Passioni, ispirazioni, stimoli, tutto converge in lei e forgia il suo stupefacente immaginario. Dichiara di non avere messaggi da veicolare, ma la ricerca di un’ armonia tra gli opposti, tra lo Yin e lo Yang, è il leitmotiv di creazioni che concepisce con lo scopo di suscitare reazioni “ad ampio spettro”, che tocchino le corde delle emozioni: ci riesce alternando le tecnologie più innovative a lavorazioni ben rodate e testando sempre nuove prospettive. “Sperimentazione” è una parola d’ordine che anni orsono, quando si è trasferita a New York, Kaimin ha tramutato nel fulcro della sua estetica. Quel periodo ha rappresentato una tappa fondamentale nell’ iter della designer. Lo styling per riviste del calibro di Vogue, W, Arena Homme Plus e il lavoro a stretto contatto con guru come Ellen Von Unwerth, Steven Klein, Inez & Vinoodh e Terry Richardson sono state esperienze che, mixate allo spirito avantgarde della Grande Mela, hanno contribuito a definire i codici del brand che Kaimin ha battezzato con il suo stesso nome.  Nella sua ricerca, l’ audacia e un’ anima potentemente unconventional si fondono a una femminilità primordiale che abbraccia la sensualità in tutte le declinazioni: l’ erotismo raggiunge accenti fetish ma, paradossalmente, il corpo non viene mai esaltato. Almeno, non nel senso standard del termine. Gli abiti lo analizzano, lo alterano attraverso materiali hi-tech che accentuano un mood surreale, un’ alchimia di elementi Punk proiettati in futuribili scenari. Il risultato sono look esplosivi, ma mai privi di una sofisticatezza intrinseca, e un tripudio di colori al neon non fa che aggiungere giocosità a creazioni squisitamente, ricercatamente spettacolari. In questo post, una selezione di mise a tema “fluo con ruches” dalla collezione PE 2018 di Kaimin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli smalti dell’ Estate: a tutto colore

 

Se esistesse uno slogan per descrivere gli smalti dell’ Estate 2018, sarebbe “A tutto colore”. Deliziose nuance pastello, golose gradazioni bon bon, tonalità al tempo stesso giocose, vibranti e intense: la palette è un vero e proprio tripudio cromatico che mette le unghie in primo piano. Con l’abbronzatura o senza, le mani risaltano grazie a shade rubate ai più suggestivi  scenari della bella stagione. E conquistano grazie a un appeal variopinto che non passa certo inosservato.

 

Zoya – Kisses Collection

Chanel – Neapolis: New City collection

Dior – Cool Wave collection

Dolce & Gabbana – Italian Zest collection

OPI – Lisbon Collection

Butter London

Essie – Summer Collection

 

Pupa – Summer in L.A. collection

 

Yves Saint Laurent – Urban Escape Collection

L’ Oréal Paris – Colore a Olio by Color Riche

 

NARS – Schiap Nail Polish

 

 

Lancome – French Temptation

 

 

Il close-up della settimana

 

Vivienne Westwood è stata una delle prime designer a farmi sognare di diventare a mia volta un designer e quando sono entrato in Burberry, sapevo che sarebbe stata l’ opportunità perfetta per chiederle di fare qualcosa insieme. E’ una ribelle, una punk e non ha rivali nella sua rappresentazione unica dello stile British, che ha ispirato così tanti di noi. Sono incredibilmente orgoglioso di quello che potremo creare insieme.” Così Riccardo Tisci sul profilo Instagram di Burberry, il marchio di cui è Direttore Creativo dal Marzo scorso. L’ annuncio della collaborazione cool dell’ anno è ormai ufficiale: la regina del Punk e il brand “British” per antonomasia daranno vita ad una capsule in uscita il prossimo Dicembre. Il focus sarà proprio sull’ heritage tipicamente britannico, un’ impronta che accomuna – seppur in maniera diversa – i due protagonisti della partnership, e ne celebrerà i capi più iconici dotandoli di un nuovo twist. Ad affiancare uno stile inglese DOC saranno creazioni Punk ispirate allo storico archivio di Vivienne Westwood, ma non verrà lasciato spazio alla nostalgia: la limited edition reinterpreterà ogni mise con vis contemporanea, riadattandola al nuovo millennio. In linea con la causa ambientalista che Dame Vivienne ha abbracciato da tempo, inoltre, parte dei proventi della capsule verrà devoluta al sostegno di Cool Earth, una ONG che si adopera contro la deforestazione del pianeta. Intanto, nella foto che accompagna la notizia dell’ imminente collaborazione, il trio Riccardo Tisci-Vivienne Westwood-Andreas Kronthaler (il marito designer della stilista) viene immortalato in bianco e nero e mostra una Westwood che, a sorpresa, accantona in toto il Punk indossando un classicissimo trench Burberry: quando si dice il potere dell’ heritage!

 

Nella foto: Vivienne Westwood insieme al marito Andreas Kronthaler a chiusura del défilé Andreas Kronthaler per Vivienne Westwood PE 2018