New York Fashion Week Primavera Estate 2024: mi è piaciuto…15 flash dalle sfilate

 

Comincia il recap di VALIUM sulle Fashion Week: voleremo a New York, Londra, Milano e Parigi per un resoconto delle sfilate Primavera Estate 2024. Assocerò ad ogni capitale della moda 15 flash riferiti ad altrettante collezioni; la selezione è dettata dal mio gusto personale o riguarda i brand di cui – per svariati motivi – più si è parlato. Iniziamo con New York, dove la Fashion Week si è tenuta dall’ 8 al 13 Settembre. Nella Grande Mela sono state 71 le collezioni svelate, un totale che include le sfilate e le presentazioni. Helmut Lang, alla cui direzione creativa ha debuttato lo stilista Peter Do, ha aperto la kermesse, conclusasi poi con lo show di Luar. Gli esordi, le assenze clamorose e i ritorni sensazionali hanno punteggiato una Fashion Week che ha segnato una decisa svolta nello stile Made in USA: minimalismo, monocromia, sostenibilità e inventiva potrebbero essere le sue parole d’ordine, rappresentate da brand di punta quali Proenza Schouler, Khaite, Gabriela Hearst, Collina Strada e Bevza (per menzionarne solo alcuni). Tra i grandi assenti Thom Browne, nominato nel Gennaio scorso nuovo Presidente del CFDA (e succeduto a Tom Ford dopo il mandato di tre anni di quest’ultimo), ma sono probabili future apparizioni “a sorpresa” considerato il 20esimo anniversario del suo marchio. Tempo di festeggiamenti anche per Coach, che ha celebrato con uno show non in calendario il primo decennio di Stuart Vevers alla direzione creativa. A “disertare” la Fashion Week sono stati, inoltre, Rodarte, Simkhai e Veronica Beard; da segnalare invece i ritorni di Ralph Lauren, Sally LaPointe, 3.1 Phillip Lim e Jonathan Cohen. La Fashion Week newyorchese ha contato, in conclusione, sulla presenza di label che incarnano una nuova accezione di stile: oltre a quelle già citate ricordiamo Area, Eckhaus Latta, Dion Lee, Puppets & Puppets e Ulla Johnson. Qui di seguito, i miei 15 flash.

 

Il minimalismo e i cromatismi geometrici di HELMUT LANG

Il mix and match e le suggestioni gipsy di COLLINA STRADA

I tessuti inediti e i colori cangianti di PRIVATE POLICY

L’eleganza essenziale e la candida sensualità di BEVZA

La femminilità fluttuante e i colori arcobaleno di PRISCAVera

Il trionfo di ruches e il monocromo fluo di ULLA JOHNSON

L’estro variopinto e il trompe-l’oeil sartoriale di COLIN LOCASCIO

I contrasti e i bagliori lunari di JASON WU

Il savoir faire e lo chic avant-garde di ADEAM

La sperimentazione e il denim “modulare” di AREA

Il lusso sostenibile e le linee che valorizzano la silhouette di GABRIELA HEARST

Il knitwear minimale e la palette pastello di PH5

Lo scintillio all over e i look eye-catching in stile Studio 54 di THE BLONDS

I grafismi e il denim degradè di MMAM

La sostenibilità e la giocosità gender neutral di Melke NYC

 

Foto di copertina via Unsplash

Milano Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Dopo una lunga pausa, riannodiamo il fil rouge con le Fashion Week delle capitali della moda. All’ appello mancano Milano e Parigi, perciò cominceremo subito con la prima. Nella capitale lombarda, le collezioni Autunno Inverno 2023/24 sono state presentate dal 21 al 27 Febbraio; a fare da leitmotiv, tre principi fondamentali: la valorizzazione degli stilisti emergenti, la sostenibilità e l’inclusività ad ampio spettro. Il savoir faire italiano è stato celebrato da 59 sfilate ( 54 in presenza e 5 in format digitale), 29 eventi e 77 presentazioni. Moltissimi i debutti che hanno contraddistinto la manifestazione, sia inerenti ai young talents che ai grandi marchi. Qualche nome? Alabama Muse, Avavav, Tomo Koizumi supported by Dolce & Gabbana tra gli esordienti, Max &CO with Anna Dello Russo, Pianegonda, Wolford, Maison Laponte, Viviers e Spaccio Alta Maglieria tra coloro che hanno sfilato per la prima volta sulle passerelle meneghine. Va segnalata, inoltre, una miriade di novità. Impossibile citarle tutte: mi limiterò a menzionare la nuova location del Fashion Hub, ovvero il Palazzo Giureconsulti in Piazza dei Mercanti, il maxischermo in Piazza Duomo che ha permesso di assistere alle sfilate anche ai non addetti ai lavori, le iniziative dei Black Carpet Awards e del Budapest Select, dedicato ai brand emergenti ungheresi. Una curiosità: Versace non era presente alla kermesse. Donatella Versace, infatti, ha svelato il 10 Marzo a Los Angeles la collezione Autunno Inverno del brand. Partiamo subito, ora, con le dieci collezioni selezionate da VALIUM.

 

Fendi

I capisaldi dell’abbigliamento maschile si declinano al femminile assumendo connotazioni inedite: un gilet è unito a maniche che scoprono le spalle e lascia la schiena completamente nuda, una gonnellina plissettata ricorre, sovrapponendosi ai pantaloni da uomo. Ma ad accendere l’ispirazione sono anche le collezioni per la casa, compresa quella – super iconica – realizzata da Karl Lagerfeld nel 1996, a cui fa riferimento una serie di look in color block stampato su maglia a costine. La palette cromatica affianca i colori neutri al fucsia, al rosso e all’acquamarina.

Del Core

Ispirazione eco per Del Core, da sempre interessato al benessere del nostro pianeta. La collezione “Embers Bloom” si riallaccia ai paesaggi incontaminati dell’ Alaska, alle secolari rocce ricoperte dai muschi e dai licheni, agli incendi che scoppiano improvvisamente a causa dell’aridità della terra. E’ proprio l’irruenza del fuoco, la cui potenza distrugge, ma al tempo stesso purifica e rigenera, a caratterizzare look “mutanti” prodotti da un’immaginaria combustione. Cromaticamente prevalgono il bianco e il nero, alternati a pattern di licheni artici di stampo floreale.

Marco Rambaldi

La collezione, “Supernova”, prende spunto dal leggendario Cocoricò e dalla sua Piramide. Lacci a profusione, pelle, crochet, pantaloni a vita bassa stile anni ’90 (l’epoca d’oro del locale), lana merino e collant rigorosamente in pizzo si mescolano mirabilmente, spacchi e oblò imprevisti si aprono sugli abiti, un serpente in jacquard si insinua sul davanti di un top. La pancia viene spesso lasciata scoperta o velata di trasparenze. I gioielli metallici realizzati da Priscilla Anati, di grand’effetto, completano l’unicità dei look: una caratteristica degli outfit avvistati nell’iconico club riccionese.

Alberta Ferretti

Il focus è su una femminilità disinvolta, audace, romantica e volitiva al tempo stesso. Il nome della collezione, “After Dark Bloom”, ne condensa il mood. Una rosa rossa imprime i suoi petali su ogni look, mimetizzandosi in tessuti quali il velluto, lo chiffon, il macramé, il voile di seta. E’ una fioritura notturna, la sua, che impregna di mistero le creazioni: lunghi abiti affusolati e impalpabili contrapposti a capi sartoriali da uomo e a tailleur pantalone esaltati da scenografici capispalla. La palette cromatica predilige colori intensi come il nero, il ruggine e il rosso cardinale, l’accessorio ricorrente è un iconico cappello a tesa larga.

N.21

L’ispirazione guarda ad Antonioni e alla sua trilogia dell’incomunicabilità. A fare da leitmotiv sono i capi cult del look borghese anni ’60, che vengono reinterpretati con ironia. La critica sociale di Alessandro Dell’Acqua, naturalmente, si esprime tramite l’abbigliamento: la noia, l’erotismo represso, il bon ton di facciata della borghesia di mezzo secolo fa si traducono in cappotti e twinset indossati al rovescio, top lingerie che ricadono sui fianchi, golfini abbottonati in modo sghembo, abiti sottoveste sovrapposti, spalle che rimangono scoperte casualmente, ma solo in apparenza. La gonna a matita è il capo iconico, oltre che ricorrente, della collezione.

Etro

Lo stile bohémien di Etro riletto da Marco De Vincenzo. Spicca un capo leitmotiv, un plaid-mantella che si avvolge attorno al corpo ricoprendo spalle e busto. Si indossa con miniabiti sfrangiati e vertiginosi cuissardes issati su un plateau. La maggior parte dei look è composta da long dress boho che inneggiano all’ ariosità tramite forme fluttuanti, tessuti impalpabili e cascate di balze; alcuni abiti vengono abbinati a scialli avviluppati intorno al corpo come il plaid. Predominano pattern quali il Paisley e il floreale, quest’ultimo anche declinato in 3D, alternati a rombi e righe “etniche” multicolor.

Max Mara

Come si sarebbe vestita Émilie du Châtelet, la musa della collezione, nel 2023? Ian Griffiths si ispira alla grande matematica francese del XVIII secolo, intellettuale e spirito libero, per reinterpretarne il guardaroba. Broccati, tessuti damasco, gonne panier, cappotti appoggiati con studiata noncuranza su una spalla predominano. Le cinture, altissime e in vernice nera, rievocano un bustino, lunghi cappotti Teddy con alamari si alternano a parka ricercati e giacconi matelassé. La gonna panier, impreziosita dai broccati, si declina in innumerevoli forme e lunghezze. Ogni look si accompagna, per contrasto, a stivaletti o anfibi massicci.

Calcaterra

Intitolata “The Wave”, la collezione si ispira al ritmo delle onde per ricreare una sensazione di ciclicità e armonia. I look sono all’insegna del monocromo, le forme minimal abbracciano dimensioni oversize. I capispalla e i pantaloni, entrambi oltremodo ampi, prediligono linee arrotondate. Le gonne, ad anfora, esibiscono spacchi o altissime bordure di piume. Ai volumi extra si contrappongono costantemente quelli mini, tradotti soprattutto in top, pull e dolcevita. I primi look sanciscono il trionfo del bianco in ogni sua sfumatura; seguono il verde salvia e il verde oliva, il burgundy, il nero e, a sorpresa, un pattern zebrato.

Blumarine

Il riferimento è Giovanna D’Arco. In passerella, sullo sfondo, la B di Blumarine arde come se fosse il rogo dove fu bruciata viva la pulzella di Orléans. Il colore predominante è l’argento, un chiaro richiamo all’armatura della Santa, il mood è audace e sfrontato. Trionfano le forme aderenti al corpo, abiti, gonne e miniabiti metalizzati ricchi di drappeggi e fuseax attillati come una seconda pelle; un tripudio di fibbie decora corpetti e stivali bordati di shearling. Le minigonne sono micro, un long dress in cotta di maglia rimanda a certe armature medievali, i pantaloni alla zuava si infilano in alti stivali. I look di chiusura, in un tripudio di ruches, balze e frange, ribaltano il mood iniziale inneggiando al tipico stile Blumarine pre-Nicola Brognano.

Giorgio Armani

“Cipria”, il titolo della collezione, si adatta mirabilmente all’eleganza firmata Armani. I look, raffinati, esprimono una femminilità eterea e consapevole valorizzata da copricapi ad hoc: il classico basco nero o il celebre “caschetto” di Cleopatra con perline e strass. Forme fluide, lunghe frange, gilet indossati sulla pelle nuda, linee dal sapore orientale, velluti, raso di seta e chiffon impalpabile  compongono un mix stilistico riuscitissimo e ben collaudato. Un fiore sinuoso ricamato sugli abiti e un’inedita stampa leopardo su sfondo rosa ricorrono in alcuni look. La palette cromatica è sognante: prevalgono il lilla, il beige, il nero, il tipico “greige”, il rosa. In nuance confetto e cipria, naturalmente.

 

London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Quali sono state le proposte che, dal 17 al 21 Febbraio, ha lanciato la London Fashion Week? Le collezioni Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato durante una kermesse che includeva più di 100 eventi. Attesissimi soprattutto Burberry, oggi sotto la Direzione Creativa di Daniel Lee (dove è approdato dopo tre anni in Bottega Veneta), e il debutto del nuovo “format” di Moncler Genius, un vero e proprio laboratorio artistico che, oltre a inaugurare sempre nuove co-labs con gli stilisti, spazia dall’arte allo sport, dal design alla cultura. Sui catwalk londinesi erano presenti pressochè tutti i big e un gran numero di emergenti: Richard Quinn, Paul Costelloe, Erdem, Christopher Kane, JW Anderson, Simone Rocha, Roksanda, Emilia Wickstead e Molly Goddard (per fare solo qualche nome) si sono alternati a Nensi Dojaka, Yuzefi, Steven Stokey-Daley, Sjoon, Saul Nash, Susan Fang e molti altri brand ancora. Assenti invece marchi come Rejina Pyo, KNWLS, Poster Girl, Stefan Cooke, ma potrebbero svelare le proprie collezioni fuori calendario. La Settimana della Moda londinese è stata trasmessa in streaming sulla piattaforma della London Fashion Week e, naturalmente, tramite i siti ufficiali e i social di tutte le griffe partecipanti. Concludo qui: è il momento di passare alla selezione dei dieci look che ho tratto da altrettante collezioni…

 

16Arlington

Piume, paillettes, ricami perlescenti e luccichio per un chic ad altissimo tasso di fascino. Le modelle sfilano su un catwalk di fondi di caffè a simboleggiare un risveglio (sappiamo tutti che il caffè è la bevanda della prima colazione), nello specifico il risveglio dai tempi bui che il designer Marco Capaldo ha sperimentato dopo la scomparsa della sua compagna Kikka Cavenati, stilista e co-fondatrice di 16Arlington.

Molly Goddard

Gli iconici e ampi doll dress in tulle cambiano volto, coniugandosi con uno stile ispirato al Campus e con inedite stampe leopardate. Nastri di gros grain donano nuova linfa agli abiti e a capispalla (prevalentemente blazer e cappotti) dal gusto preppy.

Roksanda

Il colore è quello signature di Roksanda: saturo, vibrante, in questo caso anche fluo. L’ispirazione guarda all’artista giapponese Atsuko Sanaka, membro del Gruppo Zero e del Gruppo Gutai (il movimento artistico che Jirō Yoshihara fondò nel 1954). I look sono autentiche sculture sostenute da tubi che volteggiano attorno al corpo. Colpisce un velo asimmetrico che copre il capo per metà e ricade lateralmente lungo il busto.

Simone Rocha

Rocha si ispira a Lughnasadah, la festa del raccolto degli antichi Celti, ricreando il mood che animava i suoi rituali. Tessuti increspati rimandano alle distese dei campi di grano e gli intrecci in rafia a gigantesche, aggrovigliate balle di fieno. I nastri rossi abbondano, rievocando il sangue che si usava “spennellare” sul volto dei bimbi per tenere a distanza la malasorte. Non mancano i pizzi vagamente “clericali” e le applicazioni floreali tipiche di Simone Rocha.

Richard Quinn

Appassionato di Haute Couture, Quinn guarda allo stile Chanel dell’era Lagerfeld e manda in scena creazioni disseminate di stampe, applicazioni e ricami floreali. Conclude la sfilata una parata di look nuziali in total white, dove risaltano – tra l’altro – scolli bordati di immense rose bianche in 3D.

JW Anderson

Un omaggio a Michael Clark, il coreografo e ballerino scozzese  che fu definito “l’iconoclasta della danza Britannica”. Accanto al grande danzatore, Anderson celebra Vivienne Westwood e la cultura underground del Regno Unito alternando look a metà tra lo scultoreo e lo spigoloso, uno stile che ammicca allo streetwear e capi iconici, come il top in finto pelo con tasche a marsupio.

David Koma

Un’ode a Marlene Dietrich e allo stile androgino che impose negli anni ’30, ma lo smoking viene aggiornato al terzo millennio: la giacca rimane, ampia e squadrata, però si abbina alla cravatta e ai pantaloni in vernice o a vertiginosi cuissardes. Predominano il total black e il total red, sfrontato e sensuale, entrambi adornati di paillettes e di voluminosi colli o stole in pelliccia.

Erdem

Erdem si focalizza su uno degli aspetti più oscuri dell’età vittoriana: le case destinate alle giovani donne con un vissuto problematico e senza mezzi di sostentamento. Gli abiti sono ricchi di motivi a sbuffo, ruches e balze, e si accompagnano ad opera gloves bordati di enormi volants. Le stampe fiorite in stile carta da parati proliferano, la cupa palette cromatica viene intervallata dal lilla e da un giallo vivido. Chiudono la sfilata tre look avvolti in un velo fumé impreziosito da arabeschi argentei che rimandano all’Art Nouveau.

Christopher Kane

Elementi ricorrenti nello stile di Kane, come il fetish e la natura, si inglobano in una collezione che fa della gonna a tournure (più voluminosa nella parte alta) il suo leitmotiv. Spesso l’ effetto è ottenuto tramite un trupudio di ruches in vinile “scolpite” su gonne o abiti nello stesso materiale. Le forme sono altrimenti fluttuanti, decorate con ricami floreali o stampe che riproducono animali da cortile all over.

Burberry

Il marchio viene “rivisitato” da Daniel Lee con giocosità e sense of humour. Il classico Burberry check si fa obliquo assumendo una forma a rombo, la stampa “anatroccolo” predomina (prendendo forse spunto da un modo di dire inglese che connette pioggia e anatre), tramutando l’uccello in questione anche in accessorio: basti pensare a un berretto con lunghe zampe palmate che incorniciano il volto. Le forme sono comode, i materiali  antifreddo – un esempio? le calze super spesse con motivo check. Gli accessori rivestono un ruolo fondamentale: stivali da pioggia, scarpe imbottite da arrampicata, manicotti in ecopelliccia e massicci cappelli alla Davy Crockett si affiancano a borse e bisacce a tracolla di grandi dimensioni.

 

 

New York Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Le Fashion Week delle quattro capitali della moda – New York, Londra, Milano e Parigi – si sono concluse il 7 Marzo, ma non è mai troppo tardi per fare il punto della situazione. Cominciamo con New York, dove le collezioni di ready-to-wear per l’Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato dal 10 al 15 Febbraio. I fashion show sono stati oltre 70, contraddistinti da un turbinio di sorprese: esordi ed assenze eccellenti, grandi ritorni, emergenti in quantità. Qualche esempio? Thom Browne, dopo la nomina a Presidente del Council of Fashion Designers of America, ha abbandonato il catwalk parigino per tornare a calcare quello della Grande Mela. Il designer spagnolo Palomo Spain e l’americano Heron Preston, che si ispira allo streetwear, hanno debuttato a New York in grande stile. Rodarte e Anna Sui, dal canto loro, sono stati protagonisti di due attesissimi comeback. Tra gli habitué della Fashion Week newyorchese non sono mancati nomi come Proenza Schouler, Area, Michael Kors Collection, Tory Burch, Coach, Eckhaus Latta, Altuzarra, Dion Lee, LaQuan Smith, Puppets & Puppets, Collina Strada, Khaite. Marc Jacobs ha invece sfilato il 3 Febbraio, fuori calendario, mandando in scena una collezione in onore di Vivienne Westwood. Anche Christian Siriano ha disertato il calendario ufficiale, presentando le proprie creazioni il 9 Febbraio. L’ assenza di Tom Ford, Tommy Hillfiger, Peter Do e Maryam Nassir Zadeh non è passata inosservata: Ford ha comunicato che, da quando il suo marchio è stato acquisito da Estée Lauder, è più orientato al format della presentazione on line. Passiamo ora ai 10 flash di altrettante collezioni che hanno sfilato a New York. Nei prossimi giorni, i flash riguarderanno anche le Fashion Week di Londra, Milano e Parigi. Stay tuned su VALIUM!

 

RODARTE Fate gotiche in total black. Un glamour che attinge a un mix tra lo stile anni ’30 e le suggestioni vittoriane.

DION LEE Look per un rave di lusso, intrisi di sensualità. Tessuti a rete e stampe rettile sottolineano e svelano il corpo con audacia.

PROENZA SCHOULERLo stile signature del brand tra passato e presente. Proenza Schouler compie 20 anni e rivisita i suoi cult tramutando il daily wear in un’opera d’arte.

AREA Ispirazione frutta che, scultorea, plasma l’abito. Simbolizza la rinascita, un nuovo inizio, ma se si tinge di colori tie-dye evoca le suggestioni mortifere associate alla frutta in procinto di marcire.

CAROLINA HERRERA Un inno alla gioia di vivere originato da un connubio di full color e antiche stampe, sfarzo e rigore sartoriale.

THOM BROWNE – Browne si rifà al racconto “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. A narrarlo sono abiti poetici e meravigliosi sublimati da uno sguardo fanciullesco.

VERONICA BEARDUn’ eleganza molto campus-oriented, che strizza l’occhio allo stile collegiale e lo rivisita in chiave luxury alternando felpe, pelle e denim sartoriale.

CHRISTIAN COWAN Omaggio a Judy Garland, icona queer ante litteram, in un tripudio di lustrini, colori ipnotici (lilla, turchese, rosa, argento…) e piume a profusione.

MICHAEL KORS COLLECTION Kors guarda agli anni ’70 e a icone dell’epoca come Gloria Steinheim, Jane Fonda, Cher e Ali McGraw. Hot pants abbinati a stivaloni in pelle, miniabiti con frange e pantaloni a zampa vengono rivisitati in chiave glam grazie a nuovi materiali e ad elementi ornamentali quali le micropaillettes.

HOUSE OF AAMA L’eredità caraibica delle due designer e il racconto di “Anansi il ragno” (che affonda le radici nella tribù africana degli Ashanti) sono i motivi ispiratori. Stampe floreali, un color-block vibrante e ragnatele di cristallo ricamate sul denim rientrano tra i leitmotiv della collezione.

 

 

Parigi Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Stamattina voliamo a Parigi per il quarto ed ultimo appuntamento con la rassegna dedicata alle Fashion Week delle collezioni Primavera Estate 2023. Nella Ville Lumière, dopo gli stravolgimenti dovuti al Covid, le grandi griffe sono tornate tutte in passerella, nessuna esclusa. Dal 27 Settembre al 4 Ottobre hanno sfilato top names della moda quali Dior, Saint Laurent, Comme des Garçons, Balmain, Chloé, Vivienne Westwood, Balenciaga, Valentino, Givenchy, Chanel, Miu Miu e molti altri ancora. Anche la lista di debutti sul catwalk parigino include brand eccellenti: Victoria Beckham, The Row, A.W.A.K.E. MODE e Zimmermann hanno scelto la capitale francese per presentare le loro nuove collezioni. Sempre a Parigi è andato in scena il primo défilé che ha fatto seguito alla scomparsa di Issey Miyake, il cui marchio si avvale della direzione creativa di Satoshi Kondo già dal 2020. Come di consueto, tutti gli show sono stati trasmessi in streaming sia nei siti che nei social dei vari brand e dalla Fédération de la Haute Couture et de la Mode, l’ente che presiede alla Fashion Week parigina. Andiamo a scoprire subito le 10 collezioni che ho scelto di commentare brevemente.

 

1. Dior

 

Un’ antica mappa di Parigi che adorna un foulard dell’ archivio Dior  viene riprodotta su un gran numero di capi e costituisce il motivo ispiratore della collezione: Avenue Montaigne è al centro della stampa, ma nei paraggi spicca il Jardin des Tuileries che Caterina de’ Medici fece realizzare nel 1564. La figura della nobildonna stimola una riflessione sul rapporto tra donna e potere che sottolinea l’influenza esercitata dalla regina consorte di Francia sia sulla vita politica che sulla moda del paese. A corte Caterina de’ Medici introduce il busto, i tacchi, i preziosi merletti di Burano, tutti elementi a cui Maria Grazia Chiuri fa riferimento nelle sue creazioni. Una palette di tre colori, il nero, il bianco e il beige, caratterizza una collezione che inneggia al femminile in tutta la sua sontuosità: alte bordure ricamate, pizzo a profusione, guepière squadrate alternate alla bralette, capispalla con strascico, gonne a cupola voluminose declinate in mini e in maxi lunghezze sono solo alcuni dei capi ricorrenti nei look. A fare da leitmotiv è un iconico modello di scarpa con platform vertiginoso e lacci che si intrecciano sopra ai gambaletti in rete.

 

2. Saint Laurent

 

Il focus è sul corpo: le sue forme, la sua fisicità, le sue potenzialità. L’ispirazione, non a caso, guarda a Martha Graham, paladina della body consciousness riferita alla danza. La celebrazione del fisico accomuna la grande danzatrice e coreografa e Anthony Vaccarello, che in questa collezione evidenzia a tutto tondo la silhouette. Lo fa coniugando la sua concezione di “corpo” con quella associata all’heritage della Maison: privilegia linee affusolate, sviluppate in verticale, per esaltare una corporatura slanciata e sinuosa al tempo stesso. Gli abiti, rigorosamente fascianti, sono arricchiti da drappeggi e da un cappuccio in puro stile YSL. Il jersey è il tessuto predominante, in quanto si incolla al corpo dando vita a silhouette tubolari.  Le texture in cui viene declinato sono due: la prima è spessa e opaca, la seconda audacemente see-through. Per contrasto, i look iper-attillati si accompagnano a capispalla lunghi e “importanti”, dalle enormi spalle squadrate. I colori sono intensi, quasi autunnali: prevalgono il prugna, il marrone, il senape, il vinaccia, il verde bosco, il blu e il nero.

 

3. Cecilie Bahnsen

 

La collezione si intitola We are water e celebra l’uguaglianza nella diversità. Tra i look, spiccano tessuti e lavorazioni ricchi di increspature che rievocano le ondulazioni di una superficie liquida, alternati a materiali fluttuanti e impalpabili e a bagliori argentei. Lo stile è quello signature della Bahnsen, vestiti eterei impreziositi da balze, dettagli a punto smock, forme e maniche a palloncino. Per la Primavera Estate 2023 la designer introduce dei pantaloni morbidi a vita alta, elabora abiti dotati di scolli asimmetrici sovrapponendoli ad attillatissimi top velati e avvolge le mise in evanescenti involucri di chiffon. La palette cromatica sancisce la prevalenza del bianco, affiancato a nuance come il lilla, l’argento, il celeste, il verde mela, il nero e il blu elettrico.

 

4. Chloé

 

La collezione ruota attorno al concetto di “energia a fusione”, un tipo di energia che potremmo definire cosmica: attinge a fonti come le stelle e l’universo. I dispositivi utilizzati per produrla sono chiamati “tokamak”, hanno dimensioni enormi e una forma tonda. Il tokamak, di conseguenza, diviene un autentico leitmotiv: i cerchi si tramutano in oblò, fori di un tessuto a rete, borchie che adornano gli outfit, paillettes gigantesche e motivi ornamentali. Ogni look è rigorosamente eco-friendly; predominano materiali come il cashmere riciclato, il lino (poichè privo di pesticidi durante la raccolta), la rete laminata, il cotone riciclato effetto denim, la lana delle pecore Merinos che Gabriela Hearst ospita nella sua fattoria uruguaiana. Risalta un portentoso mix di texture e trame, forme lineari ma fluide, comfort e disinvoltura che fa da fil rouge all’ intera collezione.

 

5. Rick Owens

 

Edfu, questo il suo nome (un nome ispirato a un tempio affacciato sul Nilo), è una collezione eclettica e di forte impatto. Combina soavi drappeggi con forme scultoree, l’ impalpabilità del tulle con la futuribile lucentezza di materiali come il denim laccato e la pelle spalmata di glicerina naturale. Il mood è avantgarde, i cuissardes con plateau altissimo fanno da leitmotiv a ogni look. Le spalle arrotondate, ricorrenti in velatissimi blouson con zip, si alternano alle spalline appuntite e rivolte verso l’alto. Gli abiti fasciano il corpo grazie ad asimmetrie e drappeggi oppure sono corti, svasati e svolazzanti. Una fluttuante mantella con cappuccio si contrappone alla voluminosità degli iridescenti bomber con zip che rimandano alla carapace degli scarabei: questo dettaglio concentra in sé l’ispirazione Egitto che dà il nome alla collezione. Prima di una serie di look molto strong, in denim laccato total black, si effonde la soavità principesca di lunghi e vaporosissimi abiti in tulle con mega strascico. La palette esalta cromie come l’écru, il rosa carico, l’ amaranto, il giallo e il nero.

 

6. Giambattista Valli

 

Valli si ispira all’ aristocrazia della Città Eterna, al glamour e al mood cosmopolita che la contraddistinguevano negli anni ’60. Il lusso si intreccia con suggestioni nomadi, dettagli esotici o ispirati alla secolare storia di Roma, i colori alternano le tonalità pastello (su cui troneggia il rosa) al bianco, al nero e soprattutto all’ oro. Le lunghezze non hanno mezze misure, sono o maxi o mini. I look evidenziano un tripudio di passamanerie, frange, ruches scolpite, tessuti a rete, trasparenze ornate di ricami floreali, drappeggi e arricciature, fiocchi che esaltano la linea dell’abito. Un motivo trompe l’oeil rimanda alla bergère, tipica poltrona francese del ‘700, e appare su su svariati capi. Gli accessori sono fondamentali per definire il look. Spiccano i turbanti, i vistosi orecchini con pendenti, gli occhiali cat-eye. I sandali alla schiava tempestati di gioielli trionfano: sono un rimando all’ antica Roma e il supremo emblema della sua opulenza.

 

7. Victoria Beckham

 

Per il suo debutto parigino Victoria Beckham manda in scena un tripudio di look decostruiti, assemblati in un mix di elementi e texture e strutturalmente elaborati. I tailleur pantalone sembrano ancora in fase di lavorazione, gli abiti sono tagliati in vita e uniti al top da involti di stoffa. Le asimmetrie proliferano, stivali-calze in lattice diventano parte integrante di una serie di look. Anche le borse sono molto particolari: somigliano a parrucche di lunghe chiome che la modella tiene in mano. In quello stesso materiale si declinano, a effetto frangia, top e minigonne indossati con abitini e tute incollati al corpo. Le trasparenze abbondano, ornate di pois, pizzi, volant e stampe floreali. In tal senso colpisce un completo giacca pantalone rosso, squadrato e dalle forme comode ma completamente see-through.

 

8. Balenciaga

 

Se la scorsa stagione i modelli hanno sfilato in una tempesta di neve, ora sfilano nel fango. La neve si è sciolta, tramutandosi in una pozza di melma invasa dai crateri delle bombe esplose: Demna Gvasalia non ha mai dimenticato la sua esperienza di profugo dalla Georgia. Oggi, si professa angosciato rispetto al mondo in cui viviamo. Tutto questo, in passerella, si riflette in un’atmosfera apocalittica e sinistramente buia. La sfilata co-ed si apre con il menswear per poi concludersi con un womenswear più votato all’ ottimismo; se all’ inizio predominano pantaloni cargo e jeans strappati, felpe con cappuccio e bomber massicci (abbinati spesso a una sciarpa di peluche in colori fluo che si srotola dal collo come un lungo serpente), i look donna evidenziano una serie di long dress plissettati, sagomati e drappeggiati sul corpo. Le ultime uscite accentuano il mood glamour-chic. Gli abiti si cospargono di piume, cristalli e jais prima del gran finale: un vestito interamente composto da ritagli della borsa Balenciaga Lariat. E’ una critica al consumismo smodato tipico della nostra epoca.

 

9. Valentino

 

Al posto dell’iconico fucsia della collezione Autunno Inverno 2022/23, stavolta prevalgono cromie come il nude, il cipria, il marrone, il nero, il giallo e il rosso. A metà sfilata appaiono, però, anche un verde smeraldo, un blu elettrico e un viola sfavillanti: un colpo di scena che non passa inosservato. In realtà, il vero protagonista è il logo. La V di Valentino si moltiplica sugli outfit con mantella incorporata, sui lunghi abiti con maniche a campana, sugli ensemble di blusa + fuseaux. Invade persino il viso, le mani e le braccia, grazie al make up mozzafiato di Pat McGrath. I rimanenti look sono all’ insegna della fluidità e del minimalismo chic, alternando forme che sottolineano morbidamente il corpo a leitmotiv come le piume e le mantelle svolazzanti. Le mise di chiusura inneggiano al plissè, che esplode a raggiera sui cappotti e sugli abiti-cappa tempestati di glitter. E se le ultime uscite esaltano la raffinatezza di un total black fatto di scolli monospalla, volumi amplificati sul fondo e giacche da smoking che diventano long dress, il lilla luccicante di un abito-mantella completamente plissettato, con orlo rasoterra, conquista all’istante.

 

10. Stella McCartney

 

Stella McCartney riparte dal passato per definire il proprio futuro: compie un viaggio nel suo archivio anni ’90 e del primo decennio del 2000 rivisitandone e attualizzandone i capi più iconici, come il top composto da una catena dorata che creò per Chloé. La moda di quell’ epoca è ormai diventata un cult anche per i giovanissimi. Stella McCartney la ripropone nei pantaloni a vita bassa con squarci circondati di strass sui fianchi, nei gilet che sostituiscono il top, nelle jumpsuit senza spalline, nei fuseaux e nei jeans grunge con strappi, alternandoli a gonne e abiti asimmetrici e a squadratissime giacche oversize. I colori si declinano nella loro nuance più vivace: il giallo, il rosso, il turchese si accendono di sfumature squillanti attenuate da un sognante verde acqua. Fondamentale è la scelta dei materiali, sempre il linea con i valori sostenibili del brand; la designer dà ampio spazio all’ ecopelle ottenuta dalle bucce d’uva, agli strass composti da elementi cruelty-free e alla pelle ricavata dal micelio dei funghi.

 

 

Milano Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Il nostro excursus sulle Fashion Week delle sfilate Primavera Estate 2023 continua. A Milano, i brand hanno svelato le loro collezioni dal 20 al 26 Settembre. 68 i défilé complessivi, di cui solo 7 in digitale, a cui si sono aggiunte 104 presentazioni e una trentina di eventi: sono numeri importanti, indicativi di una netta ripresa dopo lo stand by dovuto al Covid. In passerella, i “big” c’erano tutti; marchi del calibro di Gucci, Salvatore Ferragamo, Antonio Marras, Vivetta e Stella Jean (per fare solo qualche nome) sono tornati a calcare i catwalk meneghini. Non vanno poi tralasciati debutti milanesi eccellenti come quelli di Matty Bovan (coadiuvato da Dolce & Gabbana) e Act N.1, che Pierpaolo Piccioli ha divulgato tramite i social di Valentino. Max Mara e Lily Aldrdidge, invece, hanno mostrato il frutto della loro partnership con una presentazione. Anche Benetton ha esordito con una bella novità: ad andare in scena è stata la collezione firmata da Andrea Incontri, il nuovo direttore creativo del brand. Anche quest’ anno, alla sua ottava edizione, Milano Moda Graduate ha dato spazio agli studenti delle fashion school nazionali, mentre i CNMI Sustanaible Fashion Awards hanno concluso la kermesse. L’ evento che celebra la sostenibilità nella moda, tenutosi al Teatro La Scala, è stato condotto dall’ attrice  Rossy De Palma e ha decretato vincitori, fra gli altri, il Gruppo Prada (The Oceans Award), Gucci (The Climate Action Award), Giorgio Armani (The Visionary Award), Ermenegildo Zegna (The Biodiversity Conservation Award), Franco e Giacomo Loro Piana (The Woolmark Company Award for Innovation). E adesso, andiamo subito a esaminare le dieci collezioni da me selezionate.

 

1. Fendi

 

Linee minimal ma fluide, trasparenze e una vena profondamente pop: tre motivi che fanno da protagonisti in questa collezione. Il colore è altrettanto importante, incentrato com’è su varie nuance di verde e di marrone accanto al grigio, al ruggine, al tortora, al bianco, al corallo e al blu polvere. Kim Jones rivisita elementi dell’heritage Fendi più recente e li inserisce in una serie di look contemporanei esaltati dalla strepitosa lucentezza dei tessuti. Ricorrono pantaloni cargo, abiti fascianti come qipao cinesi, maglioncini e top in shearling traforato, il tutto abbinato a stivali e “zatteroni” in vernice con zeppa incorporata.

 

2. Del Core

 

Uno stile di matrice couture, dove la sartorialità si coniuga con la sontuosità delle linee, dei tessuti e delle decorazioni. La collezione, tuttavia, è un inno alla portabilità: drappeggi e plissè realizzati a mano impreziosiscono silhouette affusolate ma non troppo, fluidamente avvolte attorno al corpo. Gli abiti lunghi predominano, di frequente abbinati a guanti che oltrepassano il gomito, i tailleur pantalone ricorrono, anche in pelle effetto rettile; top-imbracature di stampo fetish completano svariati look. Le uscite finali risaltano un long dress in total oro che per impatto e volumi rievoca una splendida creazione di alta moda.

 

3.AC9

 

“Stereotipi” è il titolo di una collezione che alterna cinque colori ben precisi: il bianco, il nero, il rosa, l’argento e il rosso. Il mood è avantgarde, vagamente punk. Gli outfit esibiscono drappeggi, asimmetrie e volumi che suscitano un effetto di costante movimento. Il tulle, il raso, la tela di cotone e il bio-lattice si adornano di pizzo, perle, piume e pietre dure delineando un crossover di stili che fa della lingerie a vista uno dei suoi denominatori comuni. Cascate di frange di cristalli, fuseaux in pizzo e lunghe gonne a sirena abbattono gli “stereotipi” per definire una femminilità audace e mai scontata.

 

4. Alberta Ferretti

 

Il tema è viaggio, “Wanderlust” il nome della collezione. Colpiscono subito i colori: ocra, turchese, arancio, fucsia, tabacco, ametista, verde bosco…Le texture sono impalpabili, eteree e leggerissime in puro stile Ferretti. Il lungo si alterna al corto, le canutiglie decorano gli abiti o li plasmano per intero. Lo chiffon, la seta, la tela e la seta in lino predominano, alternandosi alla rafia per accentuare un mood vagamente ethno. I pantaloni sono ampi e comodi, spesso abbinati a lunghe camicie con cintura. Trench, tute e giacche si fanno incorporei, le frange si affiancano ad arabescati decori tribali. I long dress danzanti non mancano, la natura è un motivo ricorrente: soprattutto sotto forma di preziose foglie ornamentali che proliferano sulle bralette, sulle minigonne e sugli abiti signature del brand.

 

5. N.21

 

Battezzata “The Lovers”, la collezione è pervasa da una femminilità potente accentuata da gonne a matita, reggiseni che spuntano dalle scollature e trasparenze in dosi massicce. L’ amore che Dell’ Acqua esplora è di tipo passionale, e i colori ne identificano le varie fasi: il rosso dei minishorts sfrontati, della lingerie in bella mostra, degli abiti see-through o rivestiti di paillettes contraddistingue l’erotismo; il nero dei look basati su un gioco di vedo-non-vedo, del mini cardigan fasciante allacciato con noncuranza, del trench svolazzante con minigonna abbinata è indicativo di delusione, ira e scontento; il bianco dei minidress da sposa, ricamatissimi e vagamente vintage, rimanda a un matrimonio mai concretizzato: prova ne è il fatto che sono stati ridotti a brandelli.

 

6. Max Mara

 

Ian Griffiths elegge a muse due icone degli anni ’30, Renée Perle (modella e compagna dell’artista Jacques Henri Lartigue) e Eileen Gray (architetto e designer di mobili), ispirandosi a uno stile con molti rimandi epocali che aggiorna al terzo millennio. I look rievocano quelli abitualmente esibiti sia dalla Perle che dalla Gray: spiccano i pantaloni molto ampi a vita alta, declinati anche in jumpsuit, i top sleeveless, le camicie sbottonate, le giacche comode con grandi revers, le lunghe gonne a doppiopetto. I cappelli a tesa larghissima si alternano a copricapo simili a cuffie da bagno. Le prime uscite esaltano colori come l’écru, il nero e il panna, mentre i look di chiusura sanciscono il trionfo in monocromo del verde, del celeste e del giallo pastello che sfoggiano cappotti sovrapposti a costumi da bagno tipicamente rétro.

 

7. Emporio Armani

 

Una collezione che inneggia alle forme morbide e fluide a cui ci ha abituato Armani, pervasa di sognanti colori pastello e di suggestioni etnico-esotiche: l’ ispirazione del designer attinge a paesi e continenti lontani quali l’ Africa, l’ Arabia, la Siria, la Persia, la Cina, il Giappone e la Polinesia per dare vita a look da “cittadina del mondo” iper raffinata. Top in rete, canottiere tempestate di paillettes o movimentate da frange, gonne sarong, ampi pantaloni ristretti alla caviglia, lunghi abiti impalpabili tempestati di fiori che sembrano dipinti a mano si alternano in una suggestiva parata. A fare da leitmotiv, la lucentezza del raso e della seta affiancata ai fili di cristalli che rendono preziosamente iridescenti le creazioni. La palette cromatica sancisce il predominio del lilla, del verde acqua, del grigio, del celeste e del giada.

 

8. Sportmax

 

Il contrasto sonoro ottenuto dai termini “Bouba/Kiki” è la fonte ispirativa della collezione. Il dualismo costituisce, quindi, la base di ogni creazione: le contrapposizioni imperano, mettendo a confronto epoche, concetti e stili. Il risultato è un mix assemblato senza una logica, ma all’ insegna della libertà e della sperimentazione. Suggestioni anni ’90 convivono con cult dei Sixties come le stampe optical e psichedeliche, le gonne a ruota si amplificano e sono a vita bassa, le asimmetrie plasmano capi totalmente sbilanciati e proliferano al pari delle sovrapposizioni. Un top di frange in colori fluo rimanda ad antichi echi tribali, le gonne a palloncino proliferano e il vinile si alterna alla fluidità del raso, tessuto-cardine dei cuissardes ricorrenti nella collezione. Cromaticamente prevalgono il lilla, il nero, il rosa, il prugna e il verde acido.

 

9. Gucci

 

“Benvenuti a Twinsburg” è il titolo di una collezione incentrata sul concetto dell’ “io” e dell'”altro”. Sfilano coppie di gemelli mano nella mano, una sorta di gioco di specchi che ruota attorno al tema dell’ identità. Lo stile è eclettico e giostrato in piena libertà, com’è tipico di Alessandro Michele: abiti asimmetrici con uno strascico di ruches e corpetto in vinile, ensemble in raso da odalisca indossati con calze tigrate, pantaloni uniti alle culottes in pizzo da una giarrettiera, casacche kimono oversize, qipao fioriti sullo sfondo di un turchese squillante, abiti plissé tinti di un viola ipnotico e dotati di smisurati polsini-volants, ruches e balze fittissime, paisley a profusione, long dress in vinile con stampa tigre, un giubbino paillettato color arancio su cui campeggia la scritta “Fuori!!!” in onore del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano sono solo alcuni esempi dei look andati in scena. Gli accessori non passano inosservati: ad orecchini con perle a cascata lunghi fin quasi a sfiorare il gomito si alternano choker-catena con il logo della doppia G ed elaborati piercing con pendenti extralong laterali.

 

10. Versace

 

Una collezione dall’ impatto potente, punk e gotica, dedicata a una dea oscura ribelle e molto affascinante. I look, che spaziano dal nero al viola al fucsia in monocromo (queste le tre nuance predominanti) coniugano il glamour con una seduttività sfrontata: pelle, vinile, borchie, squarci, scolli vertiginosi, frange, abiti e top con cappuccio incorporato sono i punti cardine dei look. La silhouette è sinuosa, gli abiti fasciano il corpo come i pantaloni di pelle, la vita bassa ricorre, grandi cinture scendono sui fianchi. Chiodo e giacche da motociclista si alternano a voluminose pellicce in piume, i pantaloni cargo si indossano con top dagli orli svolazzanti mentre lunghi abiti attillati, con la scollatura che “sprofonda” verso l’ ombelico, si contrappongono a minidress con corsetto in pizzo e giarrettiera abbinata. Donatella Versace li tinge di colori fluo (giallo, rosa, viola) e li accompagna a un velo di tulle che copre capo e volto, quasi un richiamo al look di Madonna negli anni ’80. Non è un caso che la collezione sia ricca di riferimenti a quel periodo e al decennio successivo.

 

 

London Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Proseguiamo con il nostro excursus sulle Fashion Week delle quattro capitali mondiali della moda. Oggi è la volta di Londra, dove le sfilate delle collezioni Primavera Estate 2023 sono state stravolte dal grave lutto nazionale: la morte della regina Elisabetta II. I brand hanno espresso il proprio cordoglio organizzando défilé sobri,  rigorosamente low profile, e cancellando ogni party in programma;  marchi come Burberry e Raf Simons hanno rinunciato a sfilare in segno di lutto per la morte della sovrana. La maison guidata da Riccardo Tisci ha posticipato la data della sua sfilata al 26 Settembre, a settimana della moda terminata. Gli show previsti per il 19 Settembre, giorno dei funerali di Elisabetta II, sono stati rinviati all’ indomani per non causare eccessivi sconvolgimenti. E’ tuttavia in programma un “sequel” della Fashion Week, City-Wide Celebration, che si terrà dal 6 al 13 Ottobre nelle boutique londinesi. Tra il 16 e il 20 Settembre, i giorni dedicati alla kermesse, hanno sfilato complessivamente 110 brand. Erano presenti top name del calibro di Erdem, David Koma, JW Anderson, KNWLS, Halpern, Simone Rocha, Rejina Pyo, Paul & Joe, per citarne solo alcuni. Richard Quinn, che nel 2018 fu premiato con il Queen Elizabeth II Award for British Design dalla Regina Elisabetta in persona, ha concluso la London Fashion Week con il suo show. Passiamo ora alla rassegna dei 10 marchi che ho selezionato da questa edizione.

 

1. Richard Quinn

 

I primi 22 look sono stati creati appositamente dopo la morte della Regina: è una serie di splendidi abiti da lutto che per la loro maestosità sembrano risalire all’ età vittoriana. Il total black si arricchisce di pizzi, tessuti damasco, velluti, jais e finissimi ricami. Le modelle sfilano in veletta o con il volto celato da un lungo velo nero. La seconda parte dello show inneggia invece al colore, proponendo body e jumpsuit modellati su un voluminoso involucro a forma di cuore. Il look che conclude la sfilata è un’ ode alla vita e quindi all’amore: un preziosissimo abito da sposa immacolato con il velo in pizzo che copre capo e viso. Il grandioso bouquet di fiori bianchi che la modella regge tra le mani immerge questa uscita in un alone di potente solennità.

 

2. Paul Costelloe

 

Il giallo, di volta in volta oro o squillante, trionfa in look ton sur ton in cui ricorrono spalline squadrate, tessuti in raso lucido e matelassé. Il resto della collezione è un’ode al floreale declinata in un tripudio di balze, ruches, mini mantelle, abiti e maniche a palloncino; li intervallano ensemble in tweed che mixano fantasie a righe e a scacchi.

 

3. Mark Fast

 

Lo stile athleisure e sensuale dei video di fitness degli anni ’80 incontra l’ estetica underground anni ’90: questo il nucleo della collezione. Pantaloncini da ciclismo si affiancano a jumpsuit, minidress, ensemble di top e gonna, abiti, tutti rigorosamente incollati al corpo e dotati di “squarci” adornati di stringhe e lacci. Di tanto in tanto una giacca o un bolerino squadrati mitigano l’ allure audace. I colori sono fluo e vitaminici, il mood travolgente al massimo grado.

 

4. KNWLS

 

La donna KNWLS è sexy, grintosa, indipendente. Indossa minigonne e pantaloni a vita bassa, crop top stringati e fascianti, miniabiti con vertiginose aperture a V frontali, giubbini e cardigan dalle lunghezze micro. La viscosa ricoperta di cristalli Swarovski è il tessuto-leitmotiv che ispira il nome della collezione: Glimmer, ossia bagliore; emana una lucentezza tale da conferire agli outfit un tocco di glam sfrontato. Il resto dei look alterna il denim stropicciato a stoffe damascate e a rete, pelle trattata e stampe floreali profuse in abiti dalle forme fluide. Le texture impalpabili e svolazzanti, gli orli asimmetrici di alcuni dress evidenziano una femminilità più eterea ma ugualmente irresistibile.

 

5.Molly Goddard

 

Molly Goddard sperimenta con i tessuti, con le forme, con il colore. Stivali variopinti da cowboy accompagnano ensemble di top in punto smock e pantaloni, abiti-tunica ornati da miriadi di ruches sovrapposti a jeans arabescati. Un vaporoso abito nero a pois bianchi smorza il suo mood bon ton grazie a un gioco di trasparenze audaci. I look di chiusura sono in puro stile Goddard: nuvole di tulle abbinate -per contrasto – a cardigan lineari che esaltano binomi di colore straordinari: il verde acido e il viola, il rosa e l’arancio, il rosso e il viola. Conclude la sfilata un abito (forse un abito da sposa) spettacolare, un’autentica esplosione di ruches e piume color panna.

 

6.J.W.ANDERSON

 

La realtà virtuale, gli smartphone e la nostra dipendenza da essi: la collezione di JW Anderson è completamente incentrata su questo tema. Oggi esiste un mondo parallelo, quello digitale, che giorno dopo giorno sta invadendo il nostro con i suoi topics e le sue immagini. Anderson scarica le classiche foto dei wallpaper e le inserisce nei look; il salto di un delfino, una palma tropicale, tramonti esotici, pattern faunistico-floreali e persino una mappa del mondo campeggiano sui body sleeveless, le canotte monospalla, le maxi t-shirt e gli abiti a palloncino dai volumi ben definiti. In questa quotidianità sottosopra, dove il virtuale si sovrappone al reale, non sorprende che i maglioni (coloratissimi) siano indossati capovolti e che le jumpsuit nella seta delle sottovesti siano bordate di pizzo sullo scollo anzichè sull’ orlo.

 

7. David Koma

 

Il mondo urbano e il mondo dei mari si fondono: suggestioni acquatiche e sottomarine si traducono in uno stile sensuale e audace dove le forme sono fascianti e un tripudio di orli asimmetrici, squarci e oblò rivela il corpo. Risaltano body composti da conchiglie, stelle marine ornamentali, reti e nodi da pesca che plasmano gli abiti. Il coté urbano viene esplorato grazie a sport acquatici come la moto d’acqua. Una serie di look bikers esprime al meglio questo mood: chiodo, giacche e gonne in pelle nera sfoggiano stampe a gocce di petrolio, decori e bordature a forma di ami da pesca. Cuissardes altissimi ricorrono nell’ intera collezione: tinti di bluette per i look acquatici, di nero per quelli “urbani”. Il nero e il bluette sono anche i colori che predominano nella palette cromatica.

 

8. Simone Rocha

 

Lo stile signature di Simone Rocha si arricchisce di nuovi elementi: gli iconici “doll dress” in tulle ora si indossano con un maxi bomber e cinghie da paracadutista ornamentali. I volumi sono frutto di uno studio accuratissimo; le maniche a sbuffo predominano, le balze si fanno asimmetriche per creare movimento e stratificandosi acquistano una vaporosità quasi scultorea. La femminilità trionfa, accentuata da drappeggi e fantasie floreali anche in versione naif, con i fiori tempestati di glitter. A fare da fil rouge è il velo in tulle, perlopiù impreziosito da balze, che diviene parte integrante delle mise. La palette cromatica alterna il bianco e il nero al panna, al verde oliva, al cipria e al rosa pastello.

 

9. Erdem

 

Anche Erdem presenta una serie di look da lutto in onore della Regina Elisabetta II: sono creazioni d’altri tempi in tulle, nere al pari del lungo velo che le accompagna. La collezione sfila al British Museum e nasce come tributo al restauro, celebrando l’accurata ricerca, la dedizione e la cultura ad ampio spettro che accompagnano la rinascita delle opere d’arte. Il velo, stavolta tinto di bianco, si abbina a un gran numero di look. Risaltano lavorazioni impeccabili e magistrali: la tipica stampa floral del designer si alterna a elaboratissimi ricami e raffinati decori, a volte scintillanti; l’ ampiezza delle gonne a corolla si contrappone alla sinuosità delle forme ad anfora. Un bustier femminilissimo non di rado sostituisce il top, le spalle nude si avvicendano a un’attillata camicia bianca indossata con gonne iper ricercate.

 

10. Christopher Kane

 

Il corpo umano come motivo principale e filo conduttore: viene celebrato con un tocco di fetish, vinile a profusione e stampe che riproducono l’anatomia umana. Il tessuto e il pizzo della sottoveste plasmano gonne, miniabiti e tailleur in colori pastello, spesso abbinati a un top in stringhe di vinile trasparente. Lo stesso vinile, see-through o tinto di nero, dà vita ad abiti che seguono la linea del corpo mantenendo una certa fluidità. Adesivi floreali e particolari anatomici si tramutano in motivi ornamentali, il seno è ricoperto da toppe a forma di occhi, spacchi e drappeggi esaltano la silhouette. Ma c’è spazio anche per le geometrie nette degli abiti a rombi, o a triangolo, e delle giacche squadratissime con dettagli in vinile: Kane ha dichiarato di averli “tagliati con il bisturi”.

 

 

 

New York Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Oggi voliamo a New York, dove dal 9 al 14 Settembre si è tenuta la Fashion Week promossa, come sempre, dal Council of Fashion Designers of America. Con la Fashion Week newyorchese è stato inaugurato il cosiddetto Fashion Month, il mese delle sfilate nelle quattro capitali mondiali della moda: oltre che a New York, come ben sapete, i défilé vanno in scena a Londra, Milano e Parigi. A fare da protagoniste sono le collezioni Primavera Estate 2023, presentate in passerella dai vari brand. Nella Grande Mela hanno sfilato top names quali Proenza Schouler, Tommy Hilfiger, Carolina Herrera, Michael Kors, Tom Ford, Altuzarra, Coach, Jason Wu e molte altre griffe ancora. Anche due acclamati marchi del Bel Paese hanno optato per New York: si tratta di Marni e Fendi, che nella “città che non dorme mai” ha celebrato il 25esimo anniversario della sua Baguette bag. Ma andiamo subito a esplorare qualche show: in questo post troverete una selezione di 10 brand e dei sintetici commenti sulle loro collezioni Primavera Estate 2023. Nei prossimi giorni daremo spazio anche alle sfilate di Londra, Milano e Parigi (tuttora in corso, termineranno il 4 Ottobre). Stay tuned!

 

1. Proenza Schouler

 

Il 20simo anniversario del brand fondato da Jack McCollough e Lazaro Fernandez viene festeggiato con un tripudio di frange, pizzi, abiti in tessuto a rete, gonne a palloncino e una serie di outfit con pantaloni e maniche svasati e svolazzanti, preferibilmente a pois, che – rimandando alle origini cubane di Fernandez – inneggiano al Flamenco style. La palette sancisce il predominio di colori quali il bianco, il nero, il giallo, il kaki e il turchese.

 

2. Tom Ford

 

Una moda disco, dove gli hot pants e la giacca squadrata si indossano con la bralette in bella vista e il luccichio, onnipresente, viene emanato da una miriade di glitter e dal lamè in delicati colori pastello. La lingerie diviene parte integrante dei look grazie a reggiseni, slip e baby doll in pizzo nero trasparente.

 

3. Altuzarra

 

Una palette tipicamente autunnale (giallo, rosso, beige, vinaccia, verde, grigio, blu polvere e nero) contraddistingue look che spaziano dallo stile preppy al tie-dye impreziosito da accenti di misticismo orientale. Parka, maglioni a trecce in knitwear e minigonne a portafoglio si alternano ad abiti dal taglio esotico tinti a nodi. Le ultime uscite accentuano il mood ethno grazie alle enormi paillettes e ai mandala profusi sui parka oversize.

 

4. Dion Lee

 

Le creazioni si avviluppano attorno al corpo evidenziandolo tramite oblò, trasparenze e squarci audaci. I pantaloni sono a vita bassa, ampi e comodi, in pelle o tempestati di jais. Predominano lavorazioni accuratissime e tessuti hi-tech che sottolineano la silhouette. La foglia di monstera, un trait d’union tra la vita urbana e la natura, si declina in materiali tecnici plasmando minidress e stivali avveniristici che sfiorano il ginocchio.

 

5. Carolina Herrera

 

Wes Gordon si ispira al libro “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett e crea una collezione che è un’ ode al floreale. Grandi rose in stoffa vanno ad adornare abiti arricchiti da strascichi, spacchi e maniche a sbuffo quando non sfoggiano lunghezze mini. Stampe fiorite campeggiano su tessuti come il chiné, il faille e lo chiffon di seta. Le spalle sono costantemente scoperte. Al tripudio floral si alterna, e a volte si mixa, la sobrietà delle fantasie a righe.

 

6. Christian Cowan

 

Piume a profusione, paillettes, stampe leopardate, colore e audacia in dosi massicce: questi i punti cardine della collezione di Christian Cowan. Le lunghezze sono maxi o mini, senza vie di mezzo. Top e abiti abbondano di oblò, aperture strategiche e scollature inguinali. Alle fascianti silhouette degli outfit si sovrappongono i mega volumi delle pellicce e dei doposci di piume. La palette spazia dal fluo alle cromie arcobaleno. Due long dress con ampia gonna a corolla, l’uno in denim e l’altro in taffetà color fucsia, rivisitano una femminilità “old style” in chiave eccentricamente contemporanea.

 

7. Brandon Maxwell

 

Jumpsuit, gonne e abiti cosparsi di paillettes si abbinano a canotte bianche, cardigan e giacche squadrate tingendosi rigorosamente di cromie pastello: così potrebbe essere riassunta questa collezione ricca di spunti anni ’90. I look sono pratici e confortevoli, le linee pulite. Prevalgono i pantaloni comodi, le gonne asimmetriche oppure a corolla, in pelle. Una serie di t-shirt sleeveless e paillettate esalta un mood disco, mentre sulle mini e maxi gonne con lustrini proliferano sognanti applicazioni floreali.

 

8. Area Nyc

 

Il fetish del terzo millennio e le sue declinazioni. Area manda in scena creazioni spettacolari, sorprendenti, di fortissimo impatto: pantaloni composti da intrecci di nastri in denim, copricapezzoli dorati, miniabiti tempestati di grandi spunzoni a cono. I look sono scultorei, i volumi accuratamente studiati. Tra maxi fiocchi, pieghe scolpite e abiti modellati da un groviglio di fasce nei più svariati materiali, risaltano mise simili a origami. Le plasma un tripudio plastico di moduli piramidali in total black o total fucsia con dettagli oro, tre cromie ricorrenti nella collezione.

 

9. Marni

 

Marni debutta a New York con una collezione psichedelica in cui predomina il colore. Ispirata alle variazioni della luce nel corso del giorno, la palette cromatica evidenzia nuance come il giallo, l’ arancio, il rosso, il lilla, il panna, il bluette, inserendole in un contesto “allucinogeno” di grafismi e forme. Il cerchio (forse un richiamo all’astro solare?) è un elemento predominante: ritaglia oblò e decora look in cui gli hot pants, i top che lasciano scoperto l’ombelico, i pantaloni a zampa, le lunghe maniche unite allo strascico dell’ abito, i trench squadrati in pelle si alternano a ensemble arcobaleno di chiaro stampo neo-hippy.

 

10. LaQuan Smith

 

Sexy, brillante e audace: sono gli aggettivi che più si addicono alla collezione di LaQuan Smith, un designer che annovera Beyoncé tra le sue più fedeli clienti (e già questo dice tutto). Il corpo è protagonista. Creazioni fluide lo rivelano in continuo gioco di vedo-non-vedo accentuato dalle trasparenze, dalle asimmetrie e dagli squarci ricorrenti. Paillettes, vinile, chiffon e taffetà in seta regnano sui look. La vita rigorosamente bassa scopre il ventre, le bluse sono rigorosamente see-through; una vertiginosa scollatura con lacci “sprofonda” in pantaloni cargo cangianti e in minigonne dagli orli micro.

 

 

Paris Fashion Week: 10 flash dalle sfilate

 

Dal 28 Febbraio all’ 8 Marzo, le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 sono andate in scena a Parigi. Eventi, fashion show e presentazioni si sono susseguiti in un calendario letteralmente straripante di appuntamenti. Alla Settimana della Moda hanno preso parte 95 brand: 45 hanno sfilato in presenza, 13 hanno optato per il digitale e 43 per la modalità della presentazione. Il défilé live, dopo i tempi bui della pandemia, ha fatto il suo grande ritorno riconfermandosi la tipologia più amata dalla quasi totalità dei designer. Come di consueto, i fashion show sono stati trasmessi in streaming tramite i siti e i social delle Maison oltre che dalla piattaforma apposita della Fédération de la Haute Couture et de la Mode. Ad aprire la kermesse è stato Off-White, che ha sfilato per la prima volta senza il suo fondatore e direttore artistico Virgil Abloh (deceduto lo scorso Novembre); si sono poi succeduti big del calibro di Dior, Saint Laurent, Balmain, Chloé, Valentino, Givenchy, Balenciaga, Stella McCartney, Andreas Kronthaler x Vivienne Westwood, Miu Miu, Louis Vuitton e Chanel (per citare solo qualche nome), mentre tra i grandi assenti figuravano Mugler, Paco Rabanne e Lacoste. Anche Alexander McQueen ha disertato i catwalk parigini: la collezione del marchio è stata infatti presentata a New York il 15 Marzo. Non sono mancate, invece, la raffinata stravaganza, la teatralità e la creatività a briglia sciolta tipiche dei défilé della Ville Lumière. Ma soprattutto, i riferimenti al drammatico conflitto tra Russia e Ucraina. Un esempio? Balenciaga ha sfilato in un set che riproduceva una bufera di neve, un chiaro rimando alla tragedia vissuta dai profughi ucraini: il direttore artistico Demna Gvasalia, georgiano rifugiatosi in Germania nel 2000, ha vissuto sulla propria pelle quella straziante condizione. Andiamo ora ad esplorare le 10 collezioni che ho selezionato per voi. I brand che le propongono sono (in ordine sparso) Rick Owens, Off-White, Cecilie Bahnsen, Dior, Chloé, Alexandre Vauthier, Givenchy, Giambattista Valli, Balenciaga e Stella McCartney.

 

RICK OWENS

Strobe (questo il suo nome) è una collezione bellissima, sorprendente e avveniristica. La finta nebbia che pervade il set le dona un tocco vagamente alieno. Prevalgono abiti a sirena in stile Old Hollywood e spalline innalzate verso l’ alto come ali in procinto di spuntare. I volumi alternano le linee fascianti delle lunghe gonne alle forme oversize dei capispalla. La serie di evening dress presenti lascia senza fiato: il lamè argentato o color platino si avvolge intorno al corpo in un tripudio di drappeggi e sovrapposizioni, le mantelle rasoterra annodate al collo rievocano un’ eleganza antica, intrisa di mistero. I piumini sono oltremodo teatrali. I modelli corti in vita, molto voluminosi, somigliano a futuribili conchiglie che avviluppano il busto; quelli con l’orlo al ginocchio hanno maniche corredate di strascichi che sfiorano il suolo. La palette cromatica alterna il bianco, il nero e il grigio a tonalità vibranti come il giallo sole, il rosa e l’ arancio in svariate nuance. I look bicromo giallo e azzurro rimandano, con ogni probabilità, ai colori della bandiera ucraina.

GIVENCHY

Una collezione “rock”, che coniuga streetwear e glamour con un risultato profondamente chic. La palette cromatica evidenzia una prevalenza di nero e grigio scuro, intervallati dal viola, dal giallo, dal bianco e dal verde acqua. Nel womenswear trionfano leggins in pelle alternati ad altissimi cuissardes, un leitmotiv della stragrande maggioranza dei look. Lo stile si concentra su due filoni predominanti: miniabito + cuissardes e pantaloni + cappotto rasoterra dalle forme over. Il primo ensemble è arricchito da balze,frange,tessuti a rete, plissé fluttuanti; il secondo esibisce volumi ampi, all’ insegna del comfort, anche se un look viene impreziosito “a sorpresa” da un top in perline argentee. Le maglie ostentano un orlo effetto reggicalze, mentre i jeans, tempestati di perle, si abbinano a dolcevita aderenti come una seconda pelle. E sono ancora le perle, stavolta di grandi dimensioni, a plasmare un choker che ricorre in numerose mise: quasi una versione contemporanea dei celebri “pearl necklace” sfoggiati da Audrey Hepburn (la musa di Hubert de Givenchy) in “Colazione da Tiffany”.

CECILIE BAHNSEN

La prima sfilata parigina di Cecilie Bahnsen sancisce il trionfo di uno stile ormai inconfondibile: abiti e abitini bouffant, maniche a palloncino, fiocchi, ricami, intarsi e lavorazioni cloqué su seta o su tessuti estremamente plasmabili. Il romanticismo etereo dei look si combina con un profondo rigore sartoriale. Texture impalpabili, soavità e trasparenze vengono alternate da balze di volta in volta asimmetriche e scultoree, scolpite in materiali dall’ estrema lucentezza. La consistenza più “plastica” di alcuni look non scalfisce in alcun modo l’ armonia della collezione, che ne risulta, anzi, esaltata. Linee ad uovo e tessuti talmente scintillanti da sembrare hi-tech forgiano abiti perlacei, preziosi come candide rose bagnate di rugiada. La palette è eterogenea: spazia dal bianco al rosa ultra tenue, dal rosso al verde, dal celeste polvere al nero.

DIOR

Il percorso di sperimentazione di Maria Grazia Chiuri si intreccia, come sempre, a quello di svariate protagoniste dell’ arte contemporanea. Non è un caso che al fashion show facciano da sfondo i ritratti, creati da Mariella Bettineschi, delle pittrici più influenti tra il XVI e il XIX secolo. Innanzi ad essi sfilano look che rivisitano l’ heritage Dior coniugandolo con un tripudio di materiali e tecnologie futuribili. La collezione, d’altronde, è stata battezzata “The Next Era” come l’ opera della Bettineschi. L’ eleganza è squisita e fa riferimento ai capi iconici ideati da Christian Dior, come la giacca Bar; Maria Grazia Chiuri la reinterpreta tramite l’ applicazione di un materiale hi-tech (messo a punto nei laboratori di D-Air Lab) che riscalda o mantiene costante la temperatura del corpo. Ritroviamo questo materiale, dalla consistenza plastificata e prevalentemente in tinte fluo, nella maggior parte dei look. Appare a mò di decoro sui corsetti a lacci, sui coprispalle, sui bomber, sui gambaletti, su guanti ascellari che ricordano quelli da moto. L’ effetto è sbalorditivo, un connubio tra alta sartoria e stile sporty. Gonne svasate, plissettate, a corolla, impalpabili abiti in pizzo e ruches acquisiscono un tocco avveniristico grazie a un simile, inedito abbinamento. E’ un leitmotiv che si affianca a un’ ulteriore ricerca della stilista: il ricamo su tessuti inconsueti come la rete tecnica, il nylon, il cashmere. La palette nei toni della terra esalta a dovere anche gli abiti di stampo Rinascimentale, rigorosamente in chiffon, che concludono la sfilata.

CHLOE’

La collezione esordisce con una serie di essenziali capi in pelle (tailleur, biker jacket, trench, pantaloni, gonne, abiti con maniche a palloncino) per poi spaziare tra materiali quali la lana e i tessuti eco-sostenibili. I colori sono avvolgenti, la palette è tipicamente autunnale: predominano il nero, il beige, il marrone, l’ocra, il grigio, il burgundy, che valorizzano adeguatamente pezzi signature del brand come il lungo poncho dal sapore etnico. Il cashmere riciclato dà vita a pull e gonne adornati con disegni di paesaggi naturali (e non), raffiguranti i rischi che corre un mondo noncurante dell’ eco-sistema sul davanti degli outfit e scenari idilliaci, in armonia con la natura, sul retro. La comunità di donne afro-americane Gee’s Band, situata in Alabama, ha realizzato splendide coperte e gilet da sovrapporre ai capispalla con gli scarti di tessuto di Chloé.

OFF-WHITE

Un omaggio festoso e scoppietante all’ indimenticato direttore artistico Virgil Abloh. Lo stile streetwear-glam di Abloh risalta in un mix eterogeneo di pattern (a quadri, a oblò), colori (il giallo, il nero, il beige, il viola, il rosso, il bianco), tessuti (la lana, la felpa, il tartan, l’ eco-pelliccia) e di stili (dagli outfit-lingerie al pull che diventa miniabito, dalle mise sporty con parka e pants da ciclista agli abiti drappeggiati, dal micro top abbinato al piumino alle lunghe gonne con spacco asimmetrico). La collezione include anche la linea di alta moda che Virgil Abloh stava creando, completata in seguito dal suo staff creativo. I look, 28 in tutto, sono un esplosivo connubio di savoir faire sartoriale e suggestioni riferite alla quotidianità (su una borsa, la scritta “More Life” campeggia in bella vista). In chiusura del fashion show sfila un tripudio di abiti da sera nello stile signature di Off-White: gonne rasoterra con miriadi di balze plissé si accompagnano a bomber, felpe con cappuccio, t-shirt psichedeliche o decorate con i personaggi dei cartoon. Trionfano fantasie tie-dye che coinvolgono persino i tailleur pantalone in velluto, e pattern a pois che sembrano stravolti dalle luci stroboscopiche. Il look “da sposa” è potentemente teatrale: la gonna, una nuvola di ruches in tulle, viene sdrammatizzata con un bolerino bianco dal mood streetwear e con un cappello a cloche.

GIAMBATTISTA VALLI

L’ ispirazione abbraccia un periodo di riferimento ben preciso, la fine degli anni ’60. Giambattista Valli è rimasto folgorato da una celeberrima foto (datata 1968) di Henri Cartier-Bresson: una ragazza in microabito bianco siede tranquilla davanti alla Brasserie Lipp mentre un’ anziana signora la squadra con disapprovazione. Sono stati questa nonchalance, questa disinvoltura, questo senso di libertà a catturare l’ immaginazione del designer, che ha pensato ad una collezione impregnata dello stesso spirito dello scatto di Cartier-Bresson. La sfilata esordisce con una serie di abitini lineari, a tinta unita o leopardati, ravvivati da grandi fiocchi e abbinati a collant opachi in colori pastello. I look iniziano progressivamente ad adornarsi di ricami, pizzi, paillettes e grandi balze, ma a quel punto vengono introdotti i pantaloni a zampa tipici della contestazione giovanile, capispalla rasoterra simili ai cappotti afghani di sessantottesca memoria, cuissardes in vernice nera che completano le mise. La sfilata, tuttavia, si conclude con una serie di abiti ultraromantici in puro stile Valli: un abito bianco, con gonna vaporosa e corpetto sexy in pizzo e ruches, avrebbe potuto essere indossato dalla Bardot di “Piace a troppi”, altri outfit sfoggiano un tripudio scultoreo di balze in tulle o linee fluttuanti sancite da un’ enorme rosa rossa (sempre in tulle) appuntata in mezzo al petto.

BALENCIAGA

Una tempesta di neve in un’ enorme sfera di vetro: questo il set della sfilata di Balenciaga. I riferimenti al conflitto tra Russia e Ucraina, nello specifico alla situazione dei profughi, sono evidenti. Lo stesso Demna Gvasalia, direttore artistico della Maison, ha sperimentato quella condizione. A soli 10 anni è fuggito dalla guerra georgiano-abcasa rifugiandosi inizialmente a Odessa, la splendida città portuale nel Sud dell’ Ucraina. Per Gvasalia, quei ricordi rimangono un trauma che l’ attualità ha fatto riaffiorare. Lo stilista ha esitato a lungo prima di mandare in scena la sfilata, ma poi si è persuaso: bisogna resistere, l’ amore deve vincere. Sulle sedie riservate al pubblico ha posato magliette raffiguranti la bandiera ucraina e un foglio contenente le sue riflessioni riguardo al conflitto. La collezione è stata presentata in uno scenario apocalittico, dove i modelli e le modelle venivano sferzati dalla neve e dal vento. Il nero predomina nelle mantelle asimmetriche, nelle tute in svariate declinazioni (senza spalline e comoda, drappeggiata e dai volumi ampi, interamente in latex modello Catwoman), negli abiti midi fascianti, in lana, nei capispalla dalle forme over. Enormi occhiali scuri riparano gli occhi dalla bufera, borse simili a grandi sacchi di plastica custodiscono gli averi dei profughi…A conclusione del fashion show, Gvasalia inneggia nuovamente all’ Ucraina mandando in scena un look maschile in total yellow e un abito turchese incollato al corpo, con lungo strascico.

ALEXANDRE VAUTHIER

Eleganza allo stato puro: una sorta di Haute Couture “depurata” dall’ opulenza e dai massimalismi, ma femminilissima e chic nella quintessenza. I look di Gauthier seducono rientrando a pieno titolo nella quotidianità. Qualche esempio? Il completo da uomo color panna, ampio, con la giacca squadrata e il gilet indossato sulla pelle nuda; i lunghi abiti fluidi, che accarezzano il corpo, cosparsi di micro cristalli o di impalpabili balze; i minidress neri e minimali, bordati di piume; la tuta aderente, leopardata, che sembra un omaggio agli anni ’70; il body interamente ricoperto di paillettes nere e traslucide; l’ ensemble zippatissimo, in vernice rossa, composto dal biker jacket e dalla minigonna, quasi un tributo alla Emmanuelle Seigner di “Frantic”; gli abiti che avviluppano il corpo, con spalline importanti, spacchi e squarci geometrici.  La palette cromatica è essenziale: rosso scarlatto, bianco e bianco sporco, nero, grigio con “scaglie” in black & white, blu navy e print leopardo si alternano, dando vita ad una collezione che conquista con la sua magica seduttività.

STELLA MCCARTNEY

Stella McCartney si ispira all’ opera dell’ artista Frank Stella e sfila al Centre Pompidou, negli spazi dedicati al pittore e scultore originario del Massachussetts. La designer rinviene parallelismi tra il minimalismo di Stella e la sua cifra stilistica; propone outfit dalle linee “pulite”, leggermente over, alternate a volumi a palloncino. Molte stampe dell’ artista vengono riprodotte sui look, originando di volta in volta ipnotici motivi geometrici o un’ esplosione variopinta di forme astratte. I capispalla sono ampi e squadrati, con le spalle importanti, le tute assumono declinazioni innumerevoli: in maglina a coste e total lilla, modello denim con tasche molteplici e rifiniture a vista, in total black e adornate di lunghe frange metalliche. Le forme a palloncino ricorrono, plasmando outfit celebratissimi dalla stampa. Un abito bouffant, con la gonna fitta di plissettature, sembra prender vita dal reggiseno di un bikini, abiti balloon in pelle sfoggiano maniche che, fissate sulla spalla con una ruche, si aprono a sbuffo lasciando le braccia scoperte. Ma proprio di vera pelle si tratta? Impossibile, dato che stiamo parlando di una paladina della moda sostenibile: Stella McCartney utilizza un tessuto ricavato dalle bucce d’uva. Il risultato è una finta pelle perfetta e in tutto e per tutto eco-friendly.

Valentino Pink PP Collection, ovvero il fucsia e il suo potere visionario

Da principio, erano due colori primari: il blu e il rosso. Mescolandosi tra loro hanno dato vita al fucsia, la tonalità più seducente e inebriante dello spettro cromatico. Non è un caso che Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, l’abbia assurta a nuance di punta della collezione Autunno Inverno 2022/23. Un fucsia imperante e rigorosamente monocromo impregna la quasi totalità dei look, ma non solo: a tingersi di un vibrante color fucsia è anche il set della sfilata, uno scenario in puro stile minimal. La Valentino Pink PP Collection, questo il nome della collezione, cattura lo sguardo e conquista all’ istante. L’ impatto visivo è potente, non lascia scampo. Il total fucsia risulta travolgente, visionario, ipnotico, esalta anzichè confondere. Si fa denominatore comune in un fashion show contraddistinto dalle differenze fisiche, etniche e generazionali, ma inneggia all’ unicità anzichè accomunare. Le preziose lavorazioni, le variegate texture, l’ armonia fluido-scultorea dei look sono valorizzate da un monocolor che lascia emergere, al tempo stesso, la sartorialità dei capi e il temperamento di chi li indossa. Scegliendo il fucsia, Pierpaolo Piccioli ci trascina in una nuova dimensione: un panorama onirico, un percorso squisitamente interiore. Il fucsia simboleggia, non a caso, la transizione verso un grado di consapevolezza più elevato. Come in un rituale iniziatico, ci avvolge nel suo mood energetico per accompagnarci lungo il viaggio della conoscenza. E’ un cammino rivelatore, che  squarcia misteri e particolari oscuri man mano che raggiungiamo livelli di coscienza superiori. Ma il viaggio si associa anche a un’altra valenza, quella del piacere dell’ esplorazione e della scoperta. Il fucsia ci invita ad addentrarci nell’ eterno flusso dell’ amore e del sapere per abbracciare sempre nuovi, oltre che più ampi, orizzonti di consapevolezza.