Le Isole delle Piume

 

“Al centro del Golfo di Botnia, quasi a metà strada tra la Finlandia e la Svezia, si trovano delle isolette verdeggianti, le Isole delle Piume. Sono un vero splendore! Nessuno crederebbe mai che nel bel mezzo del mare inospitale, dove nelle notti d’autunno le onde sono alte come case e le navi rischiano il naufragio, ci siano delle isole così belle, verdi e soleggiate a offrire un riparo sicuro al navigante stanco. Lì non imperversano tempeste, non si frangono le onde, nè i gabbiani levano i loro gridi monotoni. Lì tutto respira pace e serenità: il vento si placa, le onde sonnecchiano, gli uccelli cantano in sordina e il chiaro di luna sparge i suoi riflessi dorati sugli alberi e sui fiori profumati che si dissetano alla rugiada nel fresco della sera. Ah che sollievo, che conforto, per chi su una barchetta lotta tra i flutti della vita, trovare riparo su un lido bello e propizio come le Isole delle Piume. Molti però le cercano invano: vengono sballottati dai flutti giorno e notte senza mai avvistarle. Altri per scovarle darebbero mari e montagne d’oro, eppure per loro quelle isole felici restano immerse negli abissi marini. Perchè le Isole delle Piume sono un luogo strano e misterioso. Non c’è marinaio abbastanza abile ed esperto, avesse pure fatto il giro del mondo, da trovarle alla luce del giorno, quando splende il sole e uomini e bestie lavorano di buona lena. Se invece è stanco per la fatica e la lunga veglia e si corica nella sua barchetta dopo aver recitato le preghiere della sera, ci arriva di sicuro, come guidato dalla bussola e dalle carte nautiche. Perchè alle Isole delle Piume ci si arriva solo attraverso tre rotte imperscrutabili, chiamate lavoro sodo, buona salute e coscienza tranquilla.”

Zacharias Topelius, da “Le Isole delle Piume”, in “Castelli d’Aria e altre fiabe finlandesi” (Edizioni Iperborea, 2023)

 

Salviamo il Pianeta Blu e le sue meraviglie

 

Gli abissi: un mondo a parte nel profondo dell’ oceano, miriadi di creature acquatiche che nuotano nel blu più intenso che si possa immaginare. Esplorare i fondali marini è calarsi in uno scenario a metà tra fiaba e fantascienza. Le quattro enormi masse acquee sparse per il globo costituiscono il 71% della superficie terrestre, basti pensare che il loro volume (mari inclusi) ammonta a 1,34 miliardi di km3. Le specie che le popolano sono eterogenee: annoverano varietà talmente numerose e sorprendenti che classificarle tutte è pressochè impossibile. I pesci, i crostacei, le tartarughe, i coralli, i cetacei, i molluschi, si suddividono in infinite tipologie. Se ne vedeste alcune pensereste di trovarvi nel ventre della balena che inghiottì Mastro Geppetto, per quanto sono surreali nell’ aspetto. Eh già, la fauna degli abissi è pura meraviglia…Una meraviglia messa a repentaglio dall’ inquinamento da microplastiche, dalle trivellazioni, dai cambiamenti climatici, da una pesca selvaggia e indiscriminata. L’ ecosistema marino va salvaguardato tassativamente. Gli oceani hanno la capacità di assorbire il carbonio e di ridurre quindi la percentuale di CO2 nell’atmosfera, ma non solo; svolgono un ruolo fondamentale, altamente benefico per la Terra. Gli studi hanno evidenziato che dovremmo tutelare almeno un terzo del Pianeta Blu entro il 2030, se non vogliamo destinare all’ estinzione le straordinarie creature che lo abitano. Contribuiamo tutti al benessere delle nostre acque (anche quando sono acque internazionali), proteggiamole finchè siamo ancora in tempo: vi linko qui il sito di Greenpeace, a cui potete far riferimento per intervenire in loro difesa. Intanto, godetevi gli scatti sulla vita negli abissi che ho postato qui di seguito. Se arriverete fino in fondo, noterete che ho sublimato la spettacolarità di questa gallery concludendola con una figura mitologica molto in tema. “Fiaba”, dicevamo prima. E per gli oceani, allora, che fiaba sia…ma rigorosamente a lieto fine.

 

 

 

 

Aqua

 

Ricordate il post che VALIUM ha dedicato al mare la settimana scorsa? (clicca qui per rivederlo) Bene: questo è un suo rimando. Ho voluto associare all’ “aqua” – “acqua” in latino – le creazioni che Giorgio Armani, per la sua collezione Primavera/Estate 2019, ha concepito come autentici richiami ad una superficie acquosa, fluida, cangiante di riflessi luminosi. Sono  creazioni fluttuanti e “liquide”, caratteristiche che materiali quali l’organza, le paillettes e il PVC esaltano mentre ci immergiamo magicamente negli abissi. Dalla collezione ho selezionato ouftit tinti di cromie che replicano le magnetiche suggestioni di quell’ universo: innumerevoli sfumature di blu e di ciano (azzurro, acquamarina, cobalto, turchese, fiordaliso) si alternano all’ indaco, fondendosi con accenti argentati quando, di nuovo a galla, rievocano distese acquee di volta in volta increspate dalle ruches, perfettamente satinate o scintillanti dei bagliori sprigionati dai lustrini. Ogni look sfoggia giochi di luce iridescenti fomentati dai tessuti hi-tech oppure si movimenta, impalpabile, grazie a ondeggianti veli in tulle:  è un oceano, quello di Giorgio Armani, che si apre sugli orizzonti della più raffinata sartorialità e di una potenza evocativa straordinaria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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