Le Frasi

 

“Febbraio è un mese di languori, il cuore del mondo è greve, ignaro ancora dell’inquieto aprile e del vigoroso maggio.”

(William Somerset Maugham)

Aspettando che venga Maggio

 

“Aspettare che viene Maggio” è un detto che significa perdere tempo, attendere qualcosa a vuoto, illudersi su una situazione che probabilmente non si realizzerà mai. In questo post, invece, indica la condizione che descrive senza metafore e a prescindere dai modi di dire. Aprile non è stato un bel mese, dal punto di vista del meteo. La Primavera è rimasta in sordina mentre il freddo, la pioggia e la neve (sui monti) hanno continuato ad impazzare. Ma la voglia di rinascita non conosce cedimenti: mentre il mese volge al termine riponiamo le speranze in Maggio, da sempre un trait d’union tra la Primavera e l’Estate. La photostory che vi presento oggi evoca lo stato d’animo scaturito dall’ inizio di un nuovo ciclo naturale ed emozionale. Gli scatti esprimono tutta la gioia che si associa al mood frizzante, ai magici scenari e alle lunghe, miti giornate del mese che sta per arrivare. Interrompete il grigiore con VALIUM, e aspettate che venga Maggio godendovi la photostory che pubblico per voi.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Aprile

Marni

 

Aprile mette uno spirito di gioventù in ogni cosa.”
(William Shakespeare)

 

Benvenuto ad Aprile, il primo mese dell’anno interamente primaverile. Le origini del suo nome sono controverse: c’è chi lo fa risalire al latino “aperire”, riferito al periodo in cui i fiori schiudono i loro boccioli, e chi afferma che derivi da “Apro”, un termine etrusco ispirato ad Afrodite: anticamente, questo mese era consacrato alla dea greca della bellezza e dell’amore. Per il calendario romano, che iniziava a Marzo, Aprile era il secondo mese dell’anno. Veniva associato alla rinascita, al risveglio della natura, e celebrava la rinnovata fertilità della terra in svariate occasioni. In Italia, oggi, ad Aprile si festeggiano due ricorrenze basilari: la Santa Pasqua, che cade la domenica successiva al primo plenilunio di Primavera, e il 25 Aprile, la festa della liberazione dal nazifascismo. Un’altra data significativa è rappresentata dal 21 Aprile, il compleanno di Roma. La Città Eterna, infatti, fu fondata da Romolo il 21 Aprile del 753 a.C. Lo Zodiaco collega questo mese ai segni dell’Ariete e del Toro. Il colore di Aprile è il bianco, che si rifà nello specifico alla Pasqua: simboleggia la luce, la purezza, la gloria, la risurrezione di Gesù Cristo. Bianchi sono anche i paramenti sacri che i sacerdoti indossano quando officiano la messa pasquale. La pietra portafortuna connessa al quarto mese dell’ anno è il diamante, luminoso e cristallino; un emblema di forza, amore e prosperità.

Il look del mese

Prendendo spunto dal colore-simbolo di Aprile, ho scelto un look firmato Marni in total white: pantaloni palazzo a vita bassa e pull dalla texture “differenziata” che gioca con la trama e con il filato. L’ effetto d’insieme è grintoso, raffinato e avantgarde al tempo stesso (vedi foto di copertina).

L’ accessorio del mese

The Moonlight Capture Earrings di Alighieri sono orecchini che coniugano il fascino candido delle perle d’acqua dolce con la magia cangiante delle pietre di luna. Incastonati in bronzo riciclato placcato oro 24 carati, risultano perfetti per il mese di Aprile: anche in questo caso è presente il bianco, colore del periodo, che accresce il suo incanto grazie all’ abbinamento con delle pietre il cui nome è tutto un programma. Le pietre di luna, in effetti, sembrano riflettere il chiarore lunare in un tripudio di bagliori iridescenti che inneggia ai pleniluni primaverili.

 

 

 

Aprile

 

” È verde la pianura
al sole dell’aprile,
ha quella verde fiamma,
la vita che non pesa;
e l’anima pensa ad una farfalla
del mondo atlante e sogna.”
(Antonio Machado)

 

Oggi inizia Aprile, il mese primaverile per eccellenza. La natura si è risvegliata definitivamente, al verde e a un’ ampia gamma di colori si alterna il candore dei mandorli in fiore: l’ albero delle mandorle, con la sua chioma vaporosa e immacolata, ha ispirato allegorie e leggende (leggi qui per saperne di più) sin da tempi remotissimi. Aprile, quarto mese del calendario gregoriano, porta un nome intriso di fascino come la stagione a cui si associa; pare che derivi da Afrodite, poichè il periodo più fiorito dell’anno veniva consacrato alla dea greca dell’ amore, ma alcuni ritengono che provenga dall’ etrusco Apro. Altri studiosi lo riconducono al latino, che con il termine “aperire” – ovvero “aprire” – designava la fase dello sboccio delle gemme. Il 1 Aprile, tradizionalmente, coincide con la nota usanza del “Pesce di Aprile”. Ma quali sono le sue origini, e perchè è stata chiamata così? La teoria più accreditata la fa risalire alla Francia del 1500. Con il Calendario Giuliano, il Capodanno d’ Europa cadeva tra il 25 Marzo e il 1 Aprile. In seguito alla riforma di Papa Gregorio XIII, nel 1582, venne introdotto il Calendario Gregoriano, che fissava l’ inizio dell’ anno al 1 Gennaio. Ciò diede adito a una consuetudine scherzosa: ogni 1 Aprile il popolo soleva scambiarsi singolari doni, dei pacchi completamente vuoti che simbolizzavano la festività azzerata. Questa tradizione fu battezzata “Pesce d’Aprile”, e con il tempo evolse nelle burle che ben conosciamo. Ulteriori studi relativi all’ argomento lo hanno associato, di volta in volta, alla pesca infruttuosa di inizio Primavera (i pescatori, tornati con le pive nel sacco, venivano derisi dai compaesani), al mito del ratto di Proserpina e ai Veneralia, rituali che le donne romane compivano il 1 Aprile in onore della dea Venere Verticordia. Pesce d’Aprile a parte, passiamo al look che ho dedicato al nuovo mese: un miniabito di Valentino in organza, color avorio, impreziosito da applicazioni floreali che, per tonalità e fattezze, rievocano i fiori di mandorlo citati in questo articolo. Il mandorlo, celebrato anche dalla mitologia ellenica, è uno degli emblemi della Primavera; l’ outfit che ho scelto è una sorta di rimando alla sua magica soavità. Le linee sono essenziali, ma le maniche esibiscono un tripudio di volants plissettati. Sull’abito “sboccia” un’ autentica cascata di fiori che ne esalta la sublime raffinatezza. Il look viene completato da un paio di combat boots in vernice nera: un accessorio a contrasto che, anzichè smorzarla, sottolinea ed amplifica la preziosità della mise.

 

 

Anche il complemento del mese inneggia alla Primavera: firmato Area Nyc, è un choker che riproduce una serie di margherite stilizzate. I petali sono ricoperti da un pavé di cristalli, il bottone centrale è composto da ottone placcato in oro giallo. Il risultato è di forte impatto, a metà tra il giocoso e il luxury; la reinterpretazione sofisticatamente cool di uno dei fiori più iconici della bella stagione.

La Superluna rosa, visione d’incanto nel cielo di Aprile

 

La luna, in questi ultimi mesi, continua a sorprenderci con incantevoli spettacoli astronomici. Il prossimo evento che la riguarda è previsto a cavallo tra il 26 e il 27 Aprile: annotatevi subito la data, perchè coinciderà con un fenomeno cosmico senza pari. Preparatevi ad ammirare la Superluna rosa, un plenilunio che vi sembrerà enorme, luminosissimo e più che mai vicino. Alle 5.31 del 27 Aprile, infatti, la luna sarà al perigeo, ovvero nel punto di minor distanza tra la Terra e la sua orbita; da qui quel particolarissimo, affascinante effetto visivo. Non aspettatevi, però, di veder virare al rosa l’ astro d’argento: la Superluna viene definita “rosa” perchè così gli Indiani d’America chiamavano la luna piena d’ Aprile. Il colore rimanda a quello del muschio rosa, una pianta erbacea che in Primavera fiorisce dando vita a degli splendidi “tappeti” in total pink. Il suo nome botanico è Phlox Subulata e proviene dagli Stati Uniti orientali, come spiega il sito della NASA; sboccia proprio ad Aprile, con ampio anticipo su altre specie floreali. Non stupisce, quindi, che gli Indiani americani citassero la sua tonalità vivida per descrivere il plenilunio del quarto mese dell’ anno. Il termine Superluna fu invece ideato dall’ astrologo Richard Nolle nel 1979: sta ad indicare la posizione dell’ astro al perigeo, quando la prossimità alla Terra amplifica le sue dimensioni e lo rende ancora più lucente. “Prossimità” si fa per dire…Sapete quanto disteranno realmente la Luna e la Terra? Nientemeno che 357mila chilometri! Tranquilli, per ammirare questo maxi plenilunio non dovrete fare un’ alzataccia. La Superluna apparirà all’alba del 27 Aprile, ma sarà visibile fino alla mattina del 28. E se mancate all’ appuntamento, avrete altre due chance: il 26 Maggio arriverà la Superluna dei fiori e il 24 Giugno la Superluna di fragola, un motivo in più per godervi la magica notte di San Giovanni.

 

 

 

La colazione di oggi: il tempo delle fragole

 

Ricordate “Il tempo delle mele”, la pellicola che lanciò Sophie Marceau? Bene: parafrasando quel titolo, Aprile potrebbe essere definito “il tempo delle fragole”. E’ in questo periodo, infatti, che il “falso frutto” più goloso della Primavera matura al punto giusto. “Falso frutto” perchè si origina da un fiore con molteplici pistilli; ognuno di essi dà vita agli acheni, i semini sparsi sulla superficie della fragola. Sono gli acheni i frutti veri e propri, mentre la parte rossa e succosa che tanto ci attira non è che il ricettacolo del fiore. Ciò che conta, comunque, è che a livello nutrizionale la fragola possieda tutti i requisiti per essere definita “frutto” a pieno titolo. Anche il suo aspetto è altamente invogliante: rutilante, polposa e soffice, la protagonista della nostra colazione di oggi sprigiona delizia al solo sguardo. Sfido chiunque a non aver desiderato di comprare un cestino di fragole quando il fruttivendolo comincia a metterle in mostra! Se le acquistasse farebbe benissimo, perchè la Fragaria vesca (questo il suo nome botanico) è iper versatile e salutare.

 

 

Con le fragole si possono decorare dolci e dessert, preparare marmellate, sciroppi, macedonie…Come gusto di gelato o dello yogurt sono richiestissime. Ma anche assaporate da sole, con zucchero e limone, in una coppetta, risultano squisite. Andiamo a scoprire le loro proprietà e i loro benefici: c’è da dire, innanzitutto, che vantano un gran numero di elementi nutritivi. Minerali quali il calcio, il potassio e il magnesio, insieme alla vitamina C e ai flavonoidi, compongono un connubio dalle plurime virtù. Non è un caso che l’ USDA (United States Department of Agriculture) abbia collocato le fragole al top della classifica degli alimenti antietà proprio per l’ alto contenuto di antiossidanti. Oltre a ritardare l’ invecchiamento, la Fragaria vesca favorisce la perdita di peso. Gli antiossidanti di cui è ricca, infatti, stimolano il rilascio dell’ ormone adiponectina che a sua volta accelera il metabolismo e tiene a bada l’ appetito. Questo succosissimo “frutto/non frutto”, inoltre, ha la capacità di equilibrare il livello di glucosio nel sangue contrastando l’ insorgenza del diabete. Ma non finisce qui. Un regolare consumo di fragole incentiva l’ eliminazione di scorie e tossine che intaccano pericolosamente le funzioni cerebrali. Contribuisce, cioè, a “purificare” il cervello prevenendo malattie degenerative come il Parkinson e l’ Alzheimer. La vitamina C racchiusa nel frutto è un’ altra miniera di benefici. Oltre a rinforzare il sistema immunitario, a combattere l’ anemia e lo stress, incrementa la produzione di collagene mantenendo elastici i tessuti connettivi – vale a dire la pelle, le ossa, i denti e le cartilagini. A proposito di denti, pare che lo xilitolo contenuto nelle fragole sia un potente antidoto contro la formazione della placca. In più, la Fragaria vesca riduce la ritenzione idrica: una dote che la presenza di potassio accentua in modo ottimale. Le fragole, insomma, si rivelano un concentrato di proprietà salutari.

 

 

Elenco dei benefici a parte, c’è qualcos’ altro che le rende molto intriganti. Il patrimonio di leggende che le circonda è notevole: secondo gli antichi Romani, le fragole erano state originate dalle lacrime, tramutatesi in cuori rossi, che Venere versò dopo la morte di Adone. Durante le celebrazioni in onore del bellissimo dio, quindi, a Roma se ne consumavano in abbondanza. Nel Medioevo, sul rutilante frutto si diffusero le dicerie più svariate. Se per alcuni aveva il potere di trasformare l’ uomo in un mostro, altri lo associavano alla tentazione ed altri ancora, la notte di San Giovanni, raccoglievano cesti interi di fragole per poi cucirle insieme in una cintura che – a loro dire – proteggeva dal veleno dei serpenti. A partire dal 1600 si cominciò ad attribuire alla Fragaria vesca delle virtù terapeutiche: si pensava che curasse la lebbra, le ferite (il suo colore rosso era, in un modo o nell’altro, il motivo di queste convinzioni). Madame Tallien, un’ affascinante aristocratica che visse a cavallo tra il ‘700 e l’800, era invece solita utilizzare ben dieci chili di fragole ogni volta che faceva il bagno: asseriva che fossero fondamentali per il benessere della pelle, e come abbiamo visto…non aveva tutti i torti.

 

 

Il fascino simbolico del mandorlo in fiore

 

Una leggenda della mitologia ellenica narra che Acamante, il figlio di Teseo, lungo il tragitto verso Troia (dove era diretto per prendere parte al conflitto narrato da Omero ne l’Iliade e l’Odissea) fece sosta in una piccola regione della penisola balcanica, la Tracia. Qui si sarebbe approvvigionato di viveri prima di ripartire, ma accadde qualcosa che rischiò di sconvolgere i suoi piani: incontrò la bellissima principessa Fillide e tra i due fu amore a prima vista. Nonostante tutto, però, Acamante decise di proseguire il viaggio, e si reimbarcò per Troia insieme agli Achei. Fillide gli promise che lo avrebbe atteso fiduciosa. Non prevedeva, certo, che la guerra sarebbe durata dieci anni: un lunghissimo periodo in cui non seppe più nulla di Acamante. Arrivò persino a crederlo morto, struggendosi per la disperazione al punto tale da perdere la vita. La sua triste sorte colpì molto la dea Atena, che volle tramutare il corpo di Fillide in un mandorlo per mantenerne la bellezza intatta nel tempo. Al suo ritorno, Acamante apprese tutta la vicenda. Cercò Fillide ovunque, ma quando si imbattè in un maestoso albero sentì di averla ritrovata. Lo abbracciò piangendo a dirotto, ne abbracciò i rami, e all’ improvviso si accorse che sulle fronde era sbocciata una folta nuvola di fiori bianchi: l’ amore della donna che lo aveva aspettato tanto si era trasformato in meraviglia pura.

 

 

L’ allegoria è chiarissima: dalla sofferenza scaturiscono la speranza, il cambiamento, il germoglio della rigenerazione.  Da allora, il mandorlo – che i Fenici introdussero in Sicilia prima che si estendesse nei paesi del Mediterraneo – viene considerato un preludio di Primavera, la stagione del risveglio per antonomasia. Pittori, naturalisti e scrittori ne hanno decantato lo splendore sin dai tempi più remoti, ma non va tralasciato che anche la mandorla (dal V al XVI secolo circa) assunse un importante valore emblematico. Iconograficamente, infatti, era associata alla rappresentazione della dimensione divina. Per celebrare il lunedì dell’ Angelo ho scelto proprio il mandorlo. Perdiamoci insieme nella sua chioma vaporosa e candida, incantiamoci davanti al binomio cromatico che instaura con il cielo di Aprile. E non smettiamo mai di credere che una rinascita, dopo questo periodo buio, sia possibile: la simbologia legata al primo albero che fiorisce in Primavera ne è una dimostrazione.

 

 

 

 

 

 

 

Sakura: l’ omaggio olfattivo di Dior al ciliegio in fiore

 

Il rito giapponese dell’ Hanami, letteralmente “guardare i fiori”, non cesserà mai di esercitare un potente fascino. E proprio ad Aprile, il mese in cui fioriscono i “Sakura” – ovvero i ciliegi – la contemplazione delle loro immense chiome rosa ha puntualmente inizio: è un cerimoniale  suggestivo, che affonda le sue radici nella notte dei tempi (VALIUM ne ha parlato qui), intriso di leggende antiche e di una filosofia che nella bellezza tanto spettacolare quanto effimera del fiore di ciliegio identifica sia la caducità della vita che lo splendore della rinascita e, quindi, della vita stessa. Neppure il Parfuméur-Créateur Dior François Demachy è rimasto immune all’ incanto sprigionato dal Sakura. Era una tiepida giornata primaverile quando, nel Sol Levante, si è imbattuto nelle sue sorprendenti infiorescenze e ne è stato ammaliato: il profumo intenso e irresistibile del fiore di ciliegio lo avvolgeva per ogni dove, rievocando in lui l’ immagine delle meravigliose “cascate” di rami fioriti celebrate dall’ Hanami. E’ così che ha deciso di catturarne la scia olfattiva per concentrarla in una fragranza.

 

 

“Con Sakura, ho voluto rendere omaggio a questo fiore interpretando la delicatezza e la tenacia del suo profumo delicato dalle sfumature rosate”, racconta nel sito web di Dior, e in un flacone essenziale e molto “zen” racchiude un jus che a un cuore di puro fiore di ciliegio affianca accordi di rosa, gelsomino e hedione. Il fondo floreal-legnoso esalta note di violetta, mimosa e muschio bianco fuse in un intrigante mix, l’ ideale contrappeso ad un esordio verde e soave. L’ aroma fortemente evocativo di Sakura non poteva che farlo rientrare, di diritto, nella collezione di profumi che la Maison definisce “dai colori delle emozioni”: lo troviamo in compagnia di Jasmin des Anges, Souffle de Soie, Rose Gipsy, Thé Cachemire e Balade Sauvage, solo per citarne alcuni. I loro nomi stessi lasciano affiorare un universo poetico, denso di pathos, dalla suggestività elevata. Fedele allo status di “fragranza unisex” che fa da leitmotiv alla collezione, Sakura si declina in vari formati di cui due in versione spray da 125 e 250 ml, ed uno in flacone da 450 ml.