Il luogo: Copenaghen, per vivere il magico Natale del Grande Nord

 

“Qualunque somiglianza la Danimarca possa presentare con il resto del mondo scompare al tramonto, quando Copenaghen s’illumina. Nel cielo esplodono i fuochi d’artificio del Tivoli. La torre luminosa della Carlsberg risplende come un gigantesco rubino.”

(James Stewart-Gordon)

 

Dove vivere appieno il Natale se non in Scandinavia, nelle innevate lande del Grande Nord? Quest’ anno lo trascorreremo in Danimarca, il secondo paese più felice del mondo in base alla classifica del World Happiness Report. La città che ho scelto è Copenaghen, la capitale danese. Qui morì Hans Christian Andersen, uno dei più noti autori di fiabe. E quest’aura fiabesca sopravvive, in particolare durante le feste, in ogni angolo della città scandinava: non è un caso che Copenaghen venga definita la capitale del Natale. Quando comincia il periodo dell’Avvento, un tripudio di luminarie scintillanti si staglia sullo sfondo del cielo grigio. Le strade e le piazze brulicano di luci, mercatini, Babbi Natale, Nisse dispettosi…annotatevi questo nome (che indica i folletti del folklore nordico), perchè torneremo presto sull’argomento. Nelle vie si insinua il sapore dello zenzero, l’ingrediente principale di tipici biscotti, al’interno dei ristoranti si degusta il menu tradizionale e la Julebryg, una speciale birra scura dedicata al periodo delle feste, abbonda in ogni locale. La stessa Copenaghen, città adagiata sulle isole Selandia e Amager, vanta uno scenario altamente suggestivo che ben si presta ad esaltare la magica atmosfera del Natale. Tant’è che da oltre un secolo, precisamente dal 1904, in Danimarca viene emesso un francobollo natalizio annuale che ha come sfondo la capitale.

 

 

Iniziamo ad esplorare, dunque, la “città delle guglie” danese vestita a festa. L’inaugurazione ufficiale del Natale di Copenaghen coincide con la festa di Santa Lucia: il 13 Dicembre, una spettacolare parata di kayak illuminati invade i canali della città. L’evento prende il via alle 17.00, ora in cui tutte le imbarcazioni, capeggiate da una dove troneggia una giovane biancovestita a simboleggiare Santa Lucia, iniziano un percorso che comprende le zone di Nyhavn, Christianshavn e Højbro Plads. La parata, a cui tutti possono partecipare, si conclude alle 19 nell’antico porto di Nyhavn. La cerimonia è estremamente suggestiva: i canoisti, al baluginio delle candele poste sui kayak, intonano la celebre canzone di Santa Lucia, mentre le sponde dei canali si affollano di gente accorsa per assistere all’evento. Poter ammirare la Copenaghen addobbata e costellata di luci è un vero e proprio privilegio; la città, il porto storico e i suoi canali sprigionano un incanto che non ha eguali.

 

 

Per scoprire la Copenaghen natalizia è d’obbligo visitare lo Strøget, un’area pedonale in pieno centro storico che include la via dello shopping più lunga d’Europa. Lì potrete trovare negozi, boutique, locali, pub e ristoranti di ogni genere e tipo, ma non dimenticate di esplorare le strade contigue: lo Strøget, che a Natale si riempie di luci, ghirlande e antiche melodie, ha un’estensione di circa 100.000 metri quadri. Vi consiglio di fare un salto da Royal Copenaghen, il prestigioso negozio di porcellane danesi, dove è possibile assistere a dimostrazioni di lavorazione della porcellana e gustare deliziosi dolcetti allo zenzero nella pasticceria interna. Nei ristoranti, che proliferano in tutta la zona, non mancate di assaggiare lo Smørrebrød, un sandwich di pane di segale imburrato condito con formaggi, salumi, pesce o carne a volontà; è tassativo, poi, degustare il menu natalizio della tradizione: lo Julefrokost (ovvero “pranzo di Natale“) rappresenta uno degli eventi più attesi nel periodo delle feste. Si tratta di un pasto che può durare dalle 4 alle 8 ore, nel corso delle quali si consumano cibi tipici come il maiale e l’anatra arrosto, le patate al caramello, il cavolo rosso, le aringhe, il prosciutto cotto in gelatina, il patè di fegato, le salcicce e via dicendo, per concludere con il risalamande, un porridge di riso con mandorle tagliate a pezzetti; rinvenire l’unica intera nel proprio piatto è beneaugurale e dà diritto a ricevere un premio.

 

 

Ovunque decidiate di andare, a Copenaghen troverete un’atmosfera festosa e baracchini ad ogni angolo di strada: la città pullula di ambulanti che vendono caldarroste, salmone alla griglia, salsicce, birra, risalamande e il tipico gløgg, un vin brulé scandinavo. A proposito di birra, in Danimarca quella del periodo natalizio è particolarmente rinomata. La cosiddetta “birra di Natale” si chiama Julebryg ed è una birra scura, molto alcolica e aromatizzata la cui distribuzione ha inizio, di solito, il primo venerdì del mese di Novembre: una ricorrenza attesissima che i danesi hanno battezzato J-Dag. La Julebryg viene venduta in carretti posizionati lungo le vie della città ma anche nei locali, dove arriva stipata in sorprendenti calessini. A Copenaghen, una città in cui la causa ambientalista è di primaria importanza, ci si sposta comunemente in bicicletta; la cattedrale di Nostra Signora (Vor Frue Domkirke) non è difficile da raggiungere su due ruote. E’ situata nei pressi dell’Università e nel periodo dell’Avvento chiude i battenti solo in tarda serata. Lì vengono celebrate le messe più suggestive, animate da cori che intonano i canti tipicamente natalizi.

 

 

Nella capitale danese il Natale è molto sentito, si comincia a festeggiare dall’inizio di Dicembre. Questo mese, in Danimarca, è davvero il più magico dell’anno! Se volete assaporarne appieno l’atmosfera, visitate i mercatini: sono sette, dislocati nel cuore della città. Il più grande è quello di Tivoli, il parco più antico del mondo, che vanta oltre 80 espositori: nelle classiche casette di legno, debitamente addobbate a festa, si vendono tipicità culinarie, splendide porcellane, decorazioni natalizie, balocchi e via dicendo. Non va tralasciata una pausa all’insegna del gusto, che vi permetterà di deliziare il palato con le tradizionali aebleskiver (il dolcetto natalizio di cui vi ho parlato qui) accompagnate a un bicchiere di gløgg fumante. Al Tivoli, inoltre, viene organizzato un ricco programma di spettacoli ed eventi. Le grandi giostre sono un divertimento amatissimo da avventori di ogni età; ristoranti, alberghi e una Sala Concerti rappresentano il plus del Parco, dove è presente anche un laghetto e vengono addobbati più di mille alberi di Natale.

 

 

Un altro mercatino da non perdere è quello di Nyhavn, l’antico porto. Qui, tra le luci scintillanti e i tradizionali addobbi di ghirlande, potrete immergervi nella profonda magia che circonda i canali: i bagliori delle luminarie riflessi nell’acqua accentuano il fascino di una zona ricca di caffetterie e ristoranti. A pochi passi di distanza, sulla grande pista di pattinaggio del Broens Gadekøkken, vengono organizzate performance di pattinaggio artistico e tornei di hockey su ghiaccio. Dal 2 al 10 Dicembre, ogni fine settimana è operativo il mercatino che si tiene nel Castello di Kronborg: William Shakespeare ambientò in questa location la sua tragedia “Amleto”. In omaggio al Bardo, nel castello tutte le estati viene organizzato lo Shakespeare Festival, a cui partecipano compagnie teatrali di spicco sia danesi che internazionali. Al termine della via dello shopping più lunga d’Europa, nello Strøget, si trova il mercatino di Kongens Nytorv; è uno dei più grandi della città e propone, tra l’altro, originali souvenir e oggetti da collezione. Notevoli anche gli spettacoli di luci tridimensionali e i numerosi eventi che lo animano. A Højbro Plads si può ammirare un mercatino fitto di alberi di Natale riccamente ornati; molti ambulanti provengono dalla Germania, motivo per cui abbondano specialità culinarie tedesche. In Piazza Nytorv, invece, viene allestito un mercatino che riproduce la fatata atmosfera delle fiabe di Hans Christian Andersen: sono presenti l’autore “in persona” e una miriade di Nisse, i folletti che aiutano lo Julemanden (il Babbo Natale danese) nella produzione e nella consegna dei regali. Parlando di Babbo Natale, è interessante sapere che ogni anno, a Luglio, in Danimarca viene organizzato il World Santa Claus Congress, un meeting di tutti i Santa Claus del globo.

 

 

Mercatini a parte, vi suggerisco di regalarvi l’esperienza di una crociera sui canali o, ancora meglio, di una Christmas Jazz Cruise, dove il percorso viene vivacizzato dai brani tipicamente natalizi eseguiti da una jazz band. Per concludere, qualche curiosità sulle tradizioni del Natale in Danimarca: tra le decorazioni spicca la candela dell’Avvento, adornata con 24 simboli per ciascun giorno del periodo, immagini di abeti e degli immancabili Nisse. Il calendario dell’Avvento è un’altra usanza molto comune. In occasione della Vigilia di Natale, invece, la tradizione vuole che all’esterno della propria casa si esponga un covone di grano destinato agli uccelli. La sera di Vigilia, prima di scartare i regali sotto l’albero (una vera istituzione del Natale danese), si organizza un girotondo e si intonano canti natalizi intorno all’abete. I regali vengono portati da Julemanden insieme alla sua corte di Nisse; a impersonarlo è un uomo della famiglia che indossa il tipico abito rosso di Babbo Natale. Non mi resta che augurarvi un Glædelig jul!

 

 

Foto via Pexels, Piqsels e Unsplash

 

Natale è nell’aria

 

Al 25 Dicembre manca poco più di un mese, ma l’atmosfera natalizia inizia a insinuarsi in tutte le città. Luminarie appena installate, vetrine vestite a festa, decorazioni e proposte regalo fanno già parte dello scenario di questo fine Novembre. Cominciamo a tirar fuori l’albero, gli addobbi, libri di ricette che ci guidino nella preparazione di piatti e dolci tradizionali…Il caminetto prende il posto dei caloriferi, senza dubbio meno suggestivi, le candele baluginano poeticamente al calar del crepuscolo; il freddo porta con sè la pioggia, il nevischio, su certe alture anche la neve. Natale è nell’aria: i suoi bagliori e i suoi profumi ravvivano l’anonimo grigriore novembrino. L’odore di fumo che fuoriesce dai comignoli è già un indizio, il sentore della ritrovata intimità familiare. Godiamoci appieno questo periodo, che ci accompagna verso l’Avvento.VALIUM lo celebra con la nuova photostory, un racconto per immagini intriso di una gioia atavica: quella che, ormai da secoli, fa da preludio alle feste natalizie.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Il luogo

Un locale accogliente dove degustare una cioccolata calda, magari al tepore del focolare. Novembre non è ancora terminato, ma il freddo si fa già sentire. Il maltempo impazza, le temperature sono calate a picco e la neve incombe…per la gioia di chi, come me, adora l’ Inverno e le sue meraviglie. Mentre Yule, il giorno del Solstizio, si avvicina a grandi passi, nelle città si accendono le prime luminarie; l’ atmosfera natalizia – seppur guastata dalla presenza sempre più opprimente del Covid – inizia a fare capolino e tenta di farci dimenticare, con i suoi bagliori sfavillanti, una realtà in cui le restrizioni persistono e argomenti quali il Super Green Pass, il lockdown, i vaccini e il numero dei contagi la fanno da padroni. Il bisogno di una pausa si fa pressante: per ritrovare il piacere di vivere l’ intimità e il calore, la gioia quasi infantile che la stagione fredda porta con sè. Una tazza di cioccolata calda potrebbe essere l’ emblema di questo break, definendone il sapore e l’ atmosfera. Quando la gustiamo non pensiamo altro che a perderci nella sua delizia. Il fumo che sprigiona la tazza bollente favorisce il relax, è una dolce coltrina di vapore che ci distende e dà adito alle chiacchiere in compagnia. Magari, con un piacevole sottofondo musicale. Nel periodo che precede il Solstizio d’Inverno, certi locali diventano oasi in cui rifugiarsi insieme agli amici più cari. Guardare la neve che fuori cade mentre si gusta la “bevanda degli Dei” è un momento di gioia incomparabile: sapevate che i Maya e gli Aztechi chiamavano proprio così il cioccolato in tazza? Per le civilità pre-colombiane, la mescolanza di acqua, fave di cacao e peperoncino dava origine al Xocoatl, una bibita/dessert dai connotati mitici. In parte perchè i chicchi di cacao venivano considerati talmente pregiati da essere utilizzati persino come valuta, in parte perchè il cacao contiene feniletilamina, un neurotrasmettitore naturale anche detto “ormone dell’amore”. Il nostro cervello lo rilascia, non a caso, quando siamo innamorati, ed è lo stesso che ci dona quella sensazione di benessere imperniata su tutte le nuance dell’euforia. Oltre ad evocare scenari di intima convivialità, dunque, la cioccolata calda è un vero toccasana per l’ umore. Conviene approfittarne, soprattutto di questi tempi…E se non avete il Green Pass? Sostituite il locale con casa vostra o la casa di qualche amico, l’ atmosfera è sempre assicurata.

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Natale sobrio, ma più sfavillante che mai

Un look in red molto natalizio, bombetta e farfallino: il Principe Maurice nel videoclip di  “I think we’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

Sarà un Natale particolare, il Natale 2020. Un Natale condizionato dalle regole della “zona gialla” in cui confluiranno le varie “zone rosse” ed “arancioni”, un Natale di restrizioni e limitazioni negli spostamenti. Un Natale senza mercatini, senza party, senza eventi nè veglioni.  Le feste di fine anno, a causa del Covid, si preannunciano sobrie, all’ insegna del binomio “mascherina e distanziamento”. Una domanda sorge spontanea: riuscirà a sopravvivere, l’atmosfera natalizia, a tanti vincoli? La gioia del ritrovarsi, il calore familiare, il gusto di festeggiare torneranno puntuali (seppure in versione “emergenza sanitaria”) o verranno intaccati dalle molteplici proibizioni? Basti pensare che, per evitare assembramenti, persino i classici Happy Hour degli auguri e le cene al ristorante saranno off-limits. Quando incontro il Principe Maurice non posso fare a meno di pensare che le imminenti festività ci priveranno, giocoforza, anche delle sue sfavillanti esibizioni. Ma il Principe è tutt’altro che afflitto: combattivo come sempre, ancora più effervescente del solito, si sta buttando a capofitto in una miriade di nuovi progetti. Tra cui risaltano, in linea con il periodo, gli impegni a tutela dell’arte e degli artisti. Di recente, Maurice è stato infatti nominato Portavoce dei valori culturali e sociali del Silb-Fipe, l’ Associazione Nazionale che riunisce le imprese dell’ intrattenimento serale e notturno, ed è fortemente intenzionato a tenere alta la bandiera dei lavoratori dello spettacolo in questi mesi di incertezze e di profonda crisi. La nostra conversazione, di conseguenza, ha spaziato ad ampio spettro sul tema “Covid”, ma non solo: come ben sapete, il Principe è pieno di sorprese e mi ha raccontato molto altro ancora. Imperdibili, poi, sono i tradizionali (ma non convenzionali) auguri che dedica ai lettori di VALIUM ogni anno in occasione del Natale. Non vi resta che mettervi comodi e leggere con calma questa intervista, magari sorseggiando una squisita cioccolata calda o degustando qualche dolce tipicamente natalizio: per inneggiare a un’atmosfera che con il Principe Maurice, potete starne certi, non va mai perduta!

Eravamo rimasti ai racconti della tua sfolgorante estate e tre mesi dopo ci ritroviamo di nuovo in lockdown o quasi. Come stai vivendo questo “tira e molla” di aperture e di chiusure?

È una situazione frustrante e dannosa sia economicamente che psicologicamente. Il nostro settore è vittima di una vessazione ingiustificabile e inaccettabile. Certo è, l’ho visto con i miei occhi, che alcune gestioni un po’ leggere o impreparate non hanno magari fatto rispettare tutti i protocolli anticovid, ma sono stati episodi sporadici per colpa dei quali si è penalizzato tutto un settore importante dal punto di vista culturale, sociale ed economico per se stesso e per la filiera variegata che ingenera.

 

Il Principe circondato da una fiabesca atmosfera natalizia

So che ti sei impegnato molto, recentemente, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo. La diffusione della pandemia, in effetti, li ha penalizzati in modo particolare…

Si, ne ho sentito la necessità e la responsabilità. La mia presenza in discoteca è più sporadica, ma conosco molto bene questo ambiente che è stato il palcoscenico privilegiato del mio Teatro Notturno. Ho sempre voluto conoscere e scambiare esperienze con tutti gli operatori del settore, dai colleghi performer e vocalist ai dj di ogni genere e provenienza, dagli addetti alla sicurezza ai tecnici audio e luci, dai bartender ai camerieri, dai manutentori ai parcheggiatori e agli addetti alle pulizie. Tutti siamo ingranaggi dello stesso meccanismo, se manca solo una rotella non può funzionare al massimo della sua potenzialità e prima o poi si rompe. Il mio concetto di dignità riguarda tutte le categorie, ovviamente anche e sopratutto quelle dei proprietari e gestori virtuosi senza il cui coraggio ed intuito imprenditoriale, filtrato da una direzione artistica confacente, i club italiani non sarebbero stati così di livello. Per via di questo mio ormai trentennale impegno e filosofia il Presidente del Silb-Fipe (l’Associazione che riunisce e tutela la gran parte dei locali nazionali e fa parte di un circuito europeo), Maurizio Pasca con il Direttivo Nazionale hanno deciso di nominarmi “portavoce e testimone dei valori culturali e sociali del nostro ambito nonché membro della Commissione Comunicazione e Organizzazione Eventi della nostra Associazione”, presieduta dalla straordinaria Barbara Zagami. Per me è un grande onore ed onere, in questo delicato momento. Il mio compito consiste nel rilasciare interviste e nel realizzare opere audiovisive per rilanciare il nostro ruolo. Ho già in fieri un cortometraggio molto bello ed importante nato una sera a cena nella mia Ca’ Pier a Venezia dalla comunione di idee con il mio collaboratore di fiducia Simone Fucci, performer col nome Simon the Prince, e l’amico e fotografo Attilio Bruni, un genio incontenibile. Si intitolerà #VUOTODISCENA e sarà interpretato da coloro che ho denominato gli Artisti Interrotti, rappresentanti, appunto, di tutte le categorie che contribuiscono a creare un evento in discoteca; tra questi ci sono protagonisti del mondo della notte e della comunicazione che possiamo considerare veri VIP (per ora top secret). La location prestigiosa e straordinaria in cui verranno girate le scene è il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, un vero gioiello della seconda metà del ‘700. Vi domanderete: ma cosa c’entra un teatro antico con l’ambiente della notte? Come sempre a me piace partire dalle origini per spiegare il presente e inventare il futuro. Cito, per essere preciso, dal sito del Comune di Castelfranco Veneto: progettato nel 1746 dall’architetto Francesco Maria Preti di Castelfranco Veneto (1701-1774), su commissione della Società degli Accademici e, in particolare, da Jacopo e Giordano Riccati, fu costruito, secondo il progetto pretiano, tra il 1754 e il 1780, ad eccezione della facciata e dell’atrio, aggiunti tra il 1853 e il 1858 su disegni dell’ingegnere Antonio Barea di Castelfranco, autore, nello stesso periodo, anche della ristrutturazione interna, funzionale alla messa di scena di spettacoli operistici. Ceduto dalla Società del Teatro al Comune di Castelfranco Veneto nel 1970 per la simbolica somma di 101.000 lire, fu restaurato dallo stesso Comune tra il 1973 e il 1977 e destinato a sede di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, convegni, mostre). L’originalità architettonica del Teatro consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e di aula per le riunioni diurne degli Accademici.

 

Il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Entreremo nei dettagli del corto appena possibile in conferenza stampa (alla quale VALIUM sarà invitato), ma sta di fatto che devo assolutamente ringraziare per l’immediata disponibilità l’Amministrazione Comunale di questa bellissima cittadina, circondata da possenti mura medievali, esempio della generosa inventiva della “provincia” che è immenso patrimonio della nostra nazione, in particolare l’Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni (vedi video qui di seguito). Posso comunque dare l’indicazione che la metafora del Teatro della Vita si ritrova in un Teatro di Tradizione che rappresenta sul palcoscenico il Teatro Notturno. Per me sarà un momento magico in cui, finalmente, la mia intuizione di portare il teatro in discoteca chiuderà il cerchio portando il mondo della notte (nella mia visione di qualità) in teatro. L’intento non è quello di protestare ma quello di far capire il valore del nostro operato, frutto di talento, sacrificio, studio, fatica vera,  e il desiderio di riempire di nuovo quel #VUOTODISCENA che si è creato dal 23 febbraio scorso.

 

Al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto con l’ Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni

Un ritratto fotografico di Maurice, emblematico del concetto di “Artisti Interrotti”  e del #VUOTODISCENA che dà il titolo al corto

Quando ci libereremo dall’ incubo Covid, a tuo parere? Serve un antidoto scientifico o un diverso modo di convivere con il virus?

Domanda difficilissima alla luce delle informazioni sia scientifiche che politiche assolutamente contraddittorie e confuse… Si dice e si spera che per la prossima primavera ricominceremo a vedere la luce in fondo al tunnel dello sconforto. La risposta al secondo quesito penso stia in una commistione tra le due riflessioni: avere una buona cura e un vaccino, ma al tempo stesso accettare la “presenza” di questo nuovo virus nella nostra vita sarà importante per ricominciare a vivere con meno ansia e poter sperare in un futuro costruttivo. Nel frattempo, la resilienza e la sopravvivenza vera e propria devono essere le nostre ancore di salvezza anche psicologica.

 

Il Principe insieme al fotografo Attilio Bruni durante un sopralluogo al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Veniamo ora alla tua principesca vita. Dove ti trovi attualmente e quali impegni stai portando avanti?

La mia vita è indubbiamente privilegiata per certi versi, ma anche tribolata come per tutti… Sono in una fase di transizione logistica e mentale piuttosto complicata ed impegnativa. Per spiegare meglio voglio fare una citazione: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, politici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese libertà. Come i malati, i paesi diventano casi critici. Crisi, la parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire “scelta” o “punto di svolta”, sta ora a significare “Guidatore, dacci dentro!”… ma “crisi” non ha necessariamente questo significato. non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa”. (Ivan Illich) . Ecco, sto “asciugando” il mio status per raggiungere un ulteriore livello di essenza, impegnandomi ad amare e proteggere. Tutti i miei progetti sono votati a questa necessità che non è nuova per me, ma è diventata più intensa. Anche dal punto di vista artistico i temi primari saranno questi: AMORE e PROTEZIONE.

 

Ancora uno scatto del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Da sinistra a destra: il regista del corto Miki Shipperman, il Principe e il Direttore di Produzione della Zoom Production Riccardo Boscato.

In questo periodo l’arte – un potente elemento rigenerante e consolatorio, poiché nutre la nostra anima – è pressochè KO o vive in una dimensione virtuale che poco si confà alla sua natura. Cosa pensi dell’utilizzo del web in questo senso, può davvero costituire un surrogato efficace?

NO! decisamente NO! La dimensione “virtuale” nelle espressioni artistiche non è “virtuosa”. Non c’è paragone tra l’ energia empatica anche solo di vedere un quadro dal vivo e quella di studiarlo al computer. La tecnologia non potrà MAI sostituirsi al valore della personalità e genialità vissuta de visu, e l’unica funzione che posso accettare è che si metta al servizio di una nuova elaborazione scenografica e musicale di spettacoli dal vivo.

Conoscendoti, secondo me neppure durante lo stand by attuale sei rimasto con le mani in mano…Immagino che, oltre al corto, bollano in pentola ulteriori progetti e ghiotte novità. Sarebbe possibile avere qualche anteprima o preferisci rimandare?

Per il momento, data la situazione, non posso anticipare con certezza nessun progetto futuro… State sicuri che molte iniziative “bomba” sono pronte ad esplodere appena possibile e lo saprete per primi… Nel frattempo sono usciti dei videoclip simpatici di auguri fatti in collaborazione con amici e colleghi di cui vi mando i link… “I think we’d have a good time” con United Artists organizzato da Lorenzo Bosio e “Happy day” con lo staff Odissea di Treviso.

 

Il videoclip di “We’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

 

Qualche scatto dal backstage del video “We’d have a good time”

Ho notato che quasi tutti, chi più chi meno, tendono a evocare episodi particolarmente felici del passato per alleviare la drammaticità di questi mesi. C’è nostalgia di un tempo in cui eravamo “liberi” e non ci rendevamo conto del reale valore della nostra condizione…Qual è l’episodio che ricordi con maggior gioia, in tal senso?

Non uno in particolare, ma mi manca la frequenza di viaggi che mi facevano definire a ragione “jet-setter”.

Oltre alle ricadute economiche, il Covid rischia di fomentare la depressione e il malessere psichico. Cosa si può fare, a tuo parere, per scongiurare una conseguenza simile?

Non posso prendermi la responsabilità di indicare una soluzione generica… Ognuno vive a modo suo questo dramma esistenziale e deve trovare in sé la forza di reagire. Posso solo consigliare di prendere tutte le precauzioni possibili per scongiurare il contagio, e se arrivasse nonostante tutto pensare che ce la si farà e RESISTERE PER AMORE di se stessi e di chi ci contraccambia. La vera e unica cura di ogni male è l’Amore e anche l’accettazione reattiva (sembra un controsenso, ma pensateci bene…) di quello che  ci succede. A proposito di malessere ti dirò, inoltre, che gli episodi dilaganti di risse improvvise e immotivate tra giovani in tutta Italia mi preoccupano e rattristano molto…Sono sempre stato vicino spiritualmente e mentalmente ai ragazzi e non posso accodarmi al mero biasimo accusatorio a cui sono genericamente sottoposti da una società, in questo caso, molto colpevole. Partendo dalla famiglia, i giovani sono stati trascurati dai genitori e imbottiti di tecnologia (fin da piccoli!) per la mancanza di tempo da dedicare alla loro educazione. Padri e madri “impegnati” e “stanchi” hanno preferito demandare al vuoto cosmico della rete – pericolosissima, perché manipolata dai poteri commerciali – invece di dare affetto, attenzione e disciplina a figli sempre più sensibili ed esigenti. Abbandonarli a se stessi li ha trasformati in branchi annoiati e incontrollati che trovano nella violenza, e non nello scambio solidale, l’unico sfogo alla loro voglia di contatto. Non sono tutti così, ovviamente, ma molti, troppi ormai sono alla deriva. Aver chiuso ogni luogo in cui avrebbero potuto ritrovarsi in allegria, all’ insegna del controllo sanitario e in sintonia con i loro gusti ha dato il colpo di grazia. Parlo dei club, dei bar, dei circoli dell’intrattenimento, ma anche dei laboratori di arti varie e mestieri, fondamento di ogni società civile. Rivendico e urlo a tutti, in particolare ai politici, il nostro ruolo culturale e sociale! Credo fermamente che il nostro ambiente possa essere luogo di divertimento, senz’altro, ma anche e sopratutto di trasmissione di informazioni sulla prevenzione e di fruizione del tempo libero in maniera ludica, creativa e costruttiva. Voglio dire, attraverso VALIUM, che io in primis e tutti gli operatori del nostro settore non vediamo l’ora di accogliere, stimolare e “coccolare” i giovani come meritano perché sono la nostra risorsa, il nostro futuro, la nostra speranza. Molti di loro hanno talento e sono frustrati perchè sono impossibilitati a coltivarlo e ad esprimerlo…I nostri luoghi, quando si riaprirà, saranno aperti anche di giorno affinchè possano prepararsi ad emergere e ad essere se stessi, con le loro aspettative e la loro genialità. Forza ragazzi, non lasciatevi travolgere da “mode” assurde e dalla disperazione violenta, che se esploderà non farà altro che male a tutti! Siate fieri della vostra bellezza e purezza, non fatevi sporcare dalla confusione e dalla falsità della rete (che pure può offrire grandi vantaggi, se usata con testa e realismo). Resistiamo tutti insieme e prepariamoci ad un grande Rinascimento di cui sarete i protagonisti assoluti, con noi al vostro fianco per offrirvi la nostra esperienza e l’ascolto che vi si deve.

 

Un recente ritratto fotografico di Maurice realizzato da Attilio Bruni

Siamo vicini alle vacanze natalizie. Quest’ anno le vivremo in modo diverso dal solito: le disposizioni del Governo inneggiano alla sobrietà. Cosa ti aspetti da questo Natale 2020?

Intimità, calore, condivisione, speranza… nonostante tutto.

L’albero di Natale di Venezia sta facendo molto parlare di sé. “Natale Digitale”, l’opera ideata dall’artista Fabrizio Plessi, vanta 9 metri e mezzo di altezza ed è composto da 80 moduli rettangolari di led wall luminosi: l’intento è quello di instaurare un legame simbolico tra acqua, terra e cielo, emblemi della Serenissima per eccellenza. Tuttavia, pare che a molti veneziani l’albero non piaccia. A loro dire, risulta totalmente inadeguato sia nei confronti di Venezia che del Natale. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

A me quell’ opera piace tantissimo. Trovo invece che sia perfettamente in tema con una città che guarda al suo straordinario passato per potersi proiettare nel futuro, ed è un completamento dell’ opera installata (e la cui esposizione è già stata prorogata) sulle finestre del Museo Correr che si chiama Pax Tibi: i moduli riproducono lo stesso scorrere dell’ oro. C’è quindi un po’ tutto il simbolismo di un’era dell’ oro che speriamo possa ritornare. Molti hanno detto che l’ albero  sarebbe stato più adatto come installazione della Biennale. Fabrizio Plessi abita alla Giudecca, ha compiuto 80 anni da poco ed è un artista di fama mondiale; la sua opera è raffinatissima, molto bella, elegante, sobria…Io proprio non capisco perché alcuni veneziani (non tutti) debbano per forza riferirsi alla loro città come a un qualcosa di antico, di filologico, di passato. Come si può competere con la meraviglia dell’ architettura lagunare riproducendo una qualsiasi altra installazione luminosa o albero che dir si voglia? L’ anno scorso era stato allestito un albero conico con delle luci, un pochino più tradizionale: non è piaciuto. Questo, non piace. Da parte dei veneziani c’è la tendenza, ormai pluriennale, a lamentarsi un po’ di tutto. Io sono un fan di Fabrizio Plessi e forse sarò di parte, ma devo dire che a me il suo albero piace tantissimo. Mi piace il suo simbolismo, la sua modernità, la sua concettualità…Penso che sia l’ opera migliore che si potesse installare per fare dei sobri e simbolici auguri in un Natale depauperato da tutta la sua umanità. Quindi si incastra benissimo nel contesto attuale. Prosegue il flusso di Pax Tibi, apre e chiude la piazza con la stessa immagine, bellissima e simbolica. Secondo me è un coronamento artistico ideale riferito al Natale nella forma dell’ albero, ma che poteva avere qualsiasi altra forma.

 

Il controverso albero di Natale di Venezia, “Natale Digitale”: un’ opera dell’ artista Fabrizio Plessi

Come trascorrerai il tuo primo Natale da neo-sposo?

La settimana prossima conto di tornare a Milano e di passare il Natale con mia moglie Flavia Cavalcanti. Se toglieranno il divieto di spostarsi da Comune a Comune andrò volentieri anche a trovare mia sorella, che vive in Brianza. Questo Natale lo voglio trascorrere all’ insegna dell’ intimità familiare. Spero che il veto venga abolito, perchè sarei molto felice di rivedere  mia sorella Lorella,  mio cognato, i miei nipoti e pronipoti. Soprattutto i pronipoti, perché il Natale dei bambini è quello più candido, più dolce e più consolatorio! Noi adulti in questo momento stiamo avendo troppe preoccupazioni, e  poter giocare con i bambini è uno svago meraviglioso. Naturalmente, prendendo tutte le dovute precauzioni!

 

La presentazione di #VUOTODISCENA by #artistiinterrotti, un’ elegante veste grafica per un corto che cattura sia visivamente che nei contenuti

Simone Fucci alias Simon The Prince, collaboratore di fiducia del Principe

Per concludere in bellezza la nostra conversazione, mi piacerebbe che mandassi il consueto – oltre che attesissimo –  messaggio di Auguri di Buon Natale a tutti i lettori di VALIUM e ai tuoi fan più irriducibili. Lascio a te la parola!

Natale è una ricorrenza dolcissima perché pone l’accento sulla NASCITA, che al di là della fede è una magia “divina”. Ecco, pensiamo che purtroppo si muore (il mio pensiero va a chi sta vivendo dolorosamente un lutto), ma anche che si nasce e si guarisce! Non perdiamo mai la speranza. Che il nostro Natale sia semplice, intimo, il più possibile sereno e all’insegna della SOLIDARIETÀ. Cerchiamo vicino a noi chi ha bisogno e aiutiamolo come se fosse un familiare che magari non possiamo raggiungere per regole stupide e assurde che non ce la faccio ad accettare. Ecco, consoliamoci con il fatto che i nostri vicini possono diventare nostro fratello, padre, madre, figlio, e che facendo del bene, regalando loro anche solo un augurio ed un sorriso avremo in cambio tante piccole felicità che, sommate, ci illumineranno come la cometa nella notte troppo buia del periodo che ci troviamo a vivere. Buon Natale di Luce (interiore)!

 

Un Maurice versione “Christmas Time” in compagnia della giovane cantante Emma Mach nello studio di registrazione dell’ Odissea di Spresiano (TV) per la realizzazione degli auguri  musicali dal titolo “Happy Day”

Auguri di Buon Natale e Buone Feste dal Principe Maurice a tutti i lettori di VALIUM!

 

Photos and videos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Le luci (e la luce) del Natale

 

Finalmente ci siamo. E’ arrivato il momento di sfondare il muro dell’ angoscia legata al Covid e di inoltrarci in un’ altra dimensione: il regno fiabesco del Natale. Manca ancora un mese all’inizio delle feste, ma la voglia di addobbi, di magiche atmosfere, di luminarie che irradiano bagliori scintillanti è già alle stelle. E’ la voglia di luce contrapposta al buio della pandemia, delle insegne spente, dei lockdown e dei coprifuochi, ed è legittima. L’ incubo che stiamo vivendo ci fa desiderare di evadere, di distanziarci da una realtà cupa e segnata dall’ incertezza. Mai come quest’anno l’incanto e lo splendore del Natale diventano un rifugio in cui dimenticare (fosse anche solo per 20 giorni) il dramma dell’ emergenza sanitaria. Ecco quindi che VALIUM, in occasione del penultimo weekend di Novembre, accende le sue luminarie: l’ atmosfera natalizia irrompe nel blog, le luci intermittenti lo ravvivano, la neve inizia a scendere copiosa. E’ questo lo scenario che d’ora in poi farà da sfondo alla vostra lettura. Perchè il Natale non va in stand by…e l’ aria che si respira sotto le feste  è impregnata di una magia tale che prescinde dal modo in cui le celebriamo. Ci mancheranno i mercatini, certo. E poi i party, le riunioni conviviali, il Santo Stefano passato al cinema. Ma anche se vivremo il 25 Dicembre in mascherina e all’ insegna del distanziamento sociale,  impegniamoci tutti in un intento comune: non lasciamo mai che si spengano le luci del Natale.

 

 

 

 

Christmas Lights

 

Inaugurando il Christmas countdown, VALIUM si immerge nell’ atmosfera natalizia e accende le luminarie. Non servono molte parole per commentare questo post, è uno di quei post in cui sono le immagini a parlare: luci coloratissime, alberi di Natale scintillanti, bagliori che delineano un paesaggio magico, da fiaba. Mai come in questo periodo dell’ anno i luoghi assumono una fisionomia incantata. Fulgori intermittenti e multicolor ravvivano tutti gli angoli della città, nessuno escluso, persino i più desolati. A Natale la notte non è “buio”, bensì l’inizio di un sogno che ci trasporta in un mondo meraviglioso: quello della festa delle luci – e della luce – per eccellenza: in tutte le accezioni possibili.

 

(Photo by Corey Coyle)