La colazione di oggi: l’uovo, tra benefici e simbolismi primordiali

 

A pochi giorni da Pasqua, non si può prescindere dal mangiare uova: che siano di cioccolato, bollite, convertite in glassa o presenti nell’ impasto di deliziosi dolci tipici, il loro appeal rimane invariato. Ma sapevate che proprio all’ uovo sono associati innumerevoli, e soprattutto antichissimi, significati simbolici? Da sempre emblema di rinascita, l’uovo era un auspicio di fecondità. Rappresentava la potenza generatrice ed incarnava l’ archetipo della Creazione. Non sono pochi i popoli che, molti millenni orsono, credevano che avesse dato origine all’ Universo: il motto “Omne Vivum ex Ovo” (“ogni essere vivente proviene da un uovo”) ribadisce e rinforza questa teoria. La forma dell’uovo non contiene spigoli, perciò rimandava alla perfezione; in più, il tuorlo (giallo come il sole, dunque vessillo di energia e di vigore) veniva collegato al “maschile”, mentre l’ albume (bianco come la luna e dalla consistenza che richiama il liquido amniotico) si associava al “femminile”. L’ unione tra maschile e femminile era inevitabilmente connessa al concetto di procreazione. Nacque così il mito dell’ Uovo Cosmico, generatore di vita per un gran numero di civilità remotissime. A Creta e nella Caldea, su piedistalli appositi posti nelle tombe, si usava posare uova di struzzo come augurio di rinascita. Per il Taoismo l’ uovo è a tutt’oggi il Grande Uno, l’ embrione primordiale, e un significato simile gli conferivano anche le Bahyrivha Upanisad, dei testi indiani a carattere mistico-filosofico dove veniva definito “Embrione d’Oro”. Il Buddhismo lo identifica con l’ Anno, emblema del Tempo Cosmico, mentre nella mitologia giapponese cielo e terra (Izanagi e Izanami) erano uniti in un grande uovo al cui centro risiedeva un germe che originava la vita. Risale invece all’ antica tradizione alchemica il paragone con il mito della Fenice che, ciclicamente, risorgeva dall’ uovo sorto dalle sue ceneri. Gli alchimisti vedevano nella struttura dell’ uovo una rappresentazione dei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), e proprio la schiusa di questo embrione corrispondeva alla nuova dimensione – spirituale ed iniziatica – dell’uomo.

 

 

Anche il Cristianesimo affidò all’ uovo il significato simbolico di “principio di vita”, ricollegandolo alla festività della Resurrezione. L’ uovo, di conseguenza, a Pasqua assume un ruolo centrale. Non è un caso che in alcune località italiane viga l’usanza di benedire le uova durante la messa,  prima di consumarle tutti insieme sul sagrato. Preparato in svariati modi o nella classica versione in cioccolato, l’uovo rientra tra le tradizioni più celebri della domenica di Pasqua. La consuetudine di scambiarsi e regalarsi uova ha radici molto lontane nel tempo; la ritroviamo tra i popoli della Persia, dell’ Egitto e della Grecia antica, dove venivano donate per festeggiare la rinascita primaverile. Con il Cristianesimo, la simbologia pagana che lo associava al risveglio della natura fu soppiantata e l’uovo passò ad emblematizzare la resurrezione di Cristo, la sua transizione dalla morte alla vita. Ma quali sono le  proprietà dell’ uovo dal punto di vista nutrizionale? Potremmo dire che è un alimento pressochè “completo”. Ricco di proteine e di elementi nutritivi, contiene un’ alta quantità di vitamine e minerali: alla vitamina A, E, B6, B12 e D, un toccasana per le ossa, si uniscono il ferro, il potassio, il calcio e il fosforo. Le proteine dell’ uovo immagazzinano l’ intera gamma degli amminoacidi essenziali per l’uomo; sono racchiuse nell’ albume, mentre le vitamine vengono custodite nel tuorlo. Qualunque sia l’uovo che deciderete di gustare a Pasqua, comunque, penso che sia importante tener sempre presente l’ affascinante, suggestiva storia connessa alla sua simbologia primordiale.

 

 

 

Un tripudio di fiocchi di neve sul divino Himalaya: il backstage beauty & hair PE 2020 di Guo Pei

 

Tra i beauty look più applauditi dei recenti défilé di Haute Couture parigini, rientra a pieno titolo quello che Guo Pei ha mandato in scena con la sua collezione “Himalaya”. Il tema mistico, lo stile opulento, l’ allure incantata fanno da leitmotiv a ogni creazione e ben si coniugano con un trucco che dona loro una forza impattante aggiuntiva. Il make up artist Dominic Skinner, in collaborazione con il MAC Pro Team, ha puntato tutto sulla potenza evocativa dell’ Himalaya. Il suo nome, “dimora delle nevi” in sanscrito, è indicativo. L’imponente catena montuosa asiatica include le vette più spettacolari del globo e non è un caso che, da sempre, sia impregnata di una maestosa aura sacrale: ammirata in lontananza ricorda il fior di loto, un importante emblema buddhista, e le leggende che la circondano sono innumerevoli. Skinner è rimasto affascinato dalla sua spiritualità, ampiamente riflessa nei preziosi abiti di Guo Pei, ed ha pensato a un beauty look che, per tradurla, si concentra sulla magia della neve. L’ Himalaya non offre vie di mezzo: alterna il torrido sole estivo al freddo polare invernale, è solenne e “perentorio” anche dal punto di vista climatico. Il make up artist, quindi, posiziona un tripudio di (falsi) fiocchi di neve tra le sopracciglia e sulle ciglia delle modelle, creando una meravigliosa apoteosi di biancore ravvivata da tocchi di rosso intenso. Per ottenere questo capolavoro, stende sulle sopracciglia uno strato di correttore e con la colla per ciglia finte fissa i fiocchi. La stessa procedura (correttore a parte) viene ripetuta per le ciglia, dove  la neve si posa a miriadi. Sul viso, invece, Dominic Skinner crea un rossore a contrasto mescolando due rossetti MAC, “E for Effortless” e “Shamelessy Vain”, realizzando un vistoso alone che coinvolge guance e zigomi. Come “final touch” aggiunge del gloss scarlatto che utilizza anche per le labbra, alternando il candore ad accenti rutilanti di grande effetto. Il risultato? Decisamente magnetico, perfettamente in linea con la collezione di Guo Pei. In una parola…Magico. E scusate se mi ripeto.

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda l’hairstyle, Beppe D’Elia per Beautick ha dato ampio spazio agli hair accessories sacrali abbinati agli outfit, raccogliendo le chiome in code basse attorcigliate su se stesse ed avvolgendole in un tessuto candido: un richiamo all’ immacolato fascino della neve che risalta, sparsa in abbondanti fiocchi, anche sul capo delle modelle.