A tu per tu con Emma Nitti, l’ altro volto di Grace Hall

(Photo Effemmedi)

Attrice, Burlesque performer, conduttrice e, da qualche mese, anche regista e produttrice: non si può certo negare che Emma Nitti sia uno spirito eclettico. Nata e cresciuta a Roma, ha debuttato a teatro giovanissima nell’ “Ippolito” di Euripide e si è suddivisa, da allora, tra palcoscenico e set cinematografico senza disdegnare la TV. Prossimamente apparirà sul grande schermo ne “La banda dei tre” di Francesco Maria Dominedò, ultima prova recitativa in ordine di tempo di una carriera che l’ha vista lavorare al fianco di registi e attori del calibro di Abel Ferrara, Lamberto Bava, Paolo Virzì, Gabriele Muccino, Gigi Proietti, Juliette Binoche, Luciano Melchionna e Luca Miniero, per citarne solo alcuni. Sempre diretta da Dominedò, nel 2010 ha vinto il premio come migliore attrice al Circeo Film Festival per la sua interpretazione di Paola in “5 (Cinque)”, un ruolo che le è valso un ulteriore riconoscimento per la Versatilità Artistica al Mompeo Film Fest. L’ ascesa di Emma Nitti è proseguita inarrestabile fino all’ esordio nella regia e nella produzione con “Burlesque Extravaganza”, il documentario sul Burlesque che ha girato tra Stati Uniti e Europa. Che c’entra, con Emma, l’arte del teasing? C’entra eccome: il grande pubblico la conosce infatti nelle vesti di Grace Hall, l’ammaliante Burlesque Queen che ha condotto, per ben tre volte, il Summer Jamboree di Senigallia. Adesso che il suo “road movie” è procinto di uscire in DVD, la poliedrica star romana si avvia a consolidare l’avventura come produttrice con la ZED Film Srl. Ma dove “inizia” Emma, e dove “finisce” Grace? Soprattutto, cosa le unisce? La risposta arriva semplicemente osservandola: caschetto castano scuro dello stesso colore degli occhi, vivaci e intensi, un entusiasmo travolgente che è il suo maggiore atout. E’ proprio quell’ entusiasmo a fare da trait d’union tra Emma e Grace, denominatore comune di tutte le imprese in cui si lancia, ogni volta, con la stessa sfolgorante passione.

Quando e come si è rivelato il tuo talento per la recitazione?

Fin da piccola ho sempre avuto la passione di travestirmi, “di entrare nei panni di un altro”. Passavo i pomeriggi davanti allo specchio a ballare e a  cantare… Poi, a 19 anni ho debuttato con il primo spettacolo che era una tragedia di Euripide, l’“Ippolito”, ad Ostia Antica e da lì è partito tutto. Contemporaneamente ho frequentato il Conservatorio Teatrale dove ho avuto la possibilità di avere degli ottimi maestri tra cui Tonino Pierfederici che è stato un grande del teatro italiano, e con lui ho avuto il privilegio di fare anche altri lavori. Ho frequentato il Conservatorio Teatrale Giovan Battista Diotajiuti, e contemporaneamente ho fatto l’ Università (La Sapienza) laureandomi poi in Lettere Moderne, nello specifico in Storia e critica del cinema, con una tesi su su Fellini. Ho avuto la fortuna di frequentare dei laboratori , corsi e  workshop organizzati dal mio professore del corso di Storia del Teatro all’Ateneo dell’Università e anche in quel caso ho avuto il grandissimo privilegio di studiare con dei grandi, di approfondire diversi tipi di insegnamento: la Commedia dell’Arte con Carlo Boso, l’Euritmia di Rudolf Steiner, le Danze Sacre di  Georges Ivanovic Gurdjieff, il Metodo Mimico  di  Orazio Costa, il Living Theatre con Judith Malina e Cathy Marchand e Il Teatro della spontaneità con Ferruccio Di Cori. Successivamente ho  studiato anche con Doris Hicks, membro dell’Actor Studio e allieva di Susan Batson.La  mia formazione ha spaziato dallo studio dei grandi del teatro come Stanislavskj e Strasberg alla biomeccanica di Mejerch’old e Artaud.  Parallelamente, ho sempre studiato canto e  danza.

 

(Photo Effemmedi)

Teatro o cinema? Preferisci esprimerti sul palco oppure su un set? E quale personaggio femminile da te interpretato è riuscito a lasciarti qualcosa “dentro”?

Teatro e cinema sono completamente diversi. Amo interagire con un pubblico vivo davanti a me e la “sacralità” del  palcoscenico che ti mette a nudo e non nasconde nulla. Il cinema non offre la stessa immediatezza che ti dà il teatro , almeno per un attore.Mentre reciti devi tenere conto di tanti aspetti tecnici di cui “devi essere a servizio”. Sì, un personaggio c’è ma non è femminile, bensì maschile. Ho interpretato, in una rivisitazione molto stravagante di “Racconto d’inverno” di Shakespeare per la regia di Roberto Pacini, il ruolo del re Leonte. E’stato il personaggio che ho amato di più perché era molto ricco di sfumature e con una grande evoluzione. Dolcezza, gelosia, pazzia. Mi ha consentito di usare tanti registri, tante emozioni. Ero per 2 ore e mezza sempre in scena, questo mi ha consentito di lavorare sull’energia che doveva essere sempre trainante, e mai scemare. Per quanto riguarda il cinema citerei, anche se può sembrare a prima vista un personaggio marginale, quello  di Joanna che ho interpretato nel film “Mary” di Abel Ferrara. Joanna era una discepola  di Maria Maddalena, impersonata da Juliette Binoche, ed ero sempre al suo fianco. Ho avuto l’opportunità di recitare con lei e di guardare, di “assorbire”, di imparare molto. La Binoche è una persona molto generosa, come lo  sono sempre i grandi attori,  ed è stata una bellissima esperienza perché ho appreso moltissimo. Mi consigliava, mi indirizzava, mi teneva per mano.Per non parlare del resto del cast : 3 premi Oscar!E stato un percorso formativo accellerato.  Sicuramente, questi due sono i personaggi che ho amato maggiormente del mio percorso attoriale.

 

Una scena del film “Mary” di Abel Ferrara

(Photo Effemmedi)

Sartre ha detto: “Non si recita per guadagnarsi la vita: si recita per mentire, per essere quello che non si può essere, e perché si è stufi di essere quello che si è.” Come commenteresti queste parole?

Più che mentire , direi evadere. Un’evasione preziosa che ti consente di riconnetterti con te stesso. Attraverso la ricerca di un personaggio, in realtà, trovi molte parti di te e puoi conoscerti. E’ un mestiere che ti offre un grande privilegio.

Poi, nel 2009, la svolta Burlesque. Come ha preso vita l’idea di diventare una performer?

Ho sempre amato essere indipendente e avere libertà di esprimermi. Il Burlesque è una branca del mio lavoro e mi ha dato l’opportunità di crearmi un mondo a 360° che gestisco ed amministro con le mie modalità. Infatti sono io a curare la regia, la coreografia, i costumi, le musiche, le luci . Sono sempre  io ad organizzare i miei tour, i miei spettacoli. Sono manager di me stessa. E poi posso cantare , ballare, recitare. Insomma, una libertà a tutto tondo.

 

Grace Hall (photo by Piergiorgio Pirrone)

Emma Nitti l’attrice, Grace Hall la regina del Burlesque. Due nomi per due carriere diverse, ma con un’unica interprete: te stessa. Perché questa “demarcazione netta”? Cos’hanno in comune e cosa, invece, separa Emma e Grace?

Emma e Grace sono due facce della stessa medaglia. L’una è il motore dell’altra. Grace si nutre dell’esperienza ventennale di Emma, ed Emma della consapevolezza di Grace.

Nei panni di Grace Hall appari di frequente in passerella: ricordo, ad esempio, quando hai preso parte alla spettacolare sfilata-performance Le Theatre des Funambules di Giada Falstaffi per AltaRoma. Che rapporto hai con la moda?

Credo assolutamente equilibrato. Mi ritengo piuttosto ossessionata dallo stile. Lo stile trascende il tempo e come un archetipo, comunica a tutti. Anche a culture molto diverse. La moda ha bisogno di sovrastrutture. Di comprensione. Lo stile no. E’ immediato.

 

(Photo by Piergiorgio Pirrone)

L’ anno scorso hai debuttato come regista e produttrice con “Burlesque Extravaganza”, un documentario sul Burlesque. Che mi racconti di questa esperienza?

E’ stata una bella prova per me.  “Burlesque Extravaganza” è il diario di un viaggio, un road movie rocambolesco nello scintillante mondo del Burlesque  – dove la fantasia si miscela alla realtà – da me raccontato, scoperto e vissuto. Una tournèe partita da Roma passando per molte città d’Europa per poi toccare buona parte degli Stati Uniti. Il film vuole essere, come il vero Burlesque suggerisce, un contenitore di fantasticherie e abilità varie che passano dal ballo, al canto, al circo, alla magia, al trasformismo e a tutto ciò che esalta l’unicità che ogni interprete incarna. Il progetto vuole rendere ed estendere anche una riflessione sul mondo contemporaneo e sulla figura della donna in particolare, sempre più vittima di stereotipi. Il Burlesque è la celebrazione del corpo in tutte le sue forme, taglie e misure; diviene dunque una speciale terapia per cominciare ad accettarsi e ad amarsi. Per molte, è un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e del proprio potenziale. Fra circa un mese uscirà il DVD e ci saranno proiezioni con spettacoli live nelle grandi città italiane.

 

La locandina di “Burlesque Extravaganza”

Per lavoro ti capita spesso di fare la spola tra Roma e Los Angeles. Che differenze noti oltreoceano, rispetto al Bel Paese, nella percezione della figura dell’attore?

All’attore negli Stati Uniti si dà più opportunità di crescita, di preparazione e studio.  I tempi di produzione sono infatti più dilatati rispetto ai nostri.Si hanno molte più opportunità di casting e di fare audizioni. A Los Angeles puoi fare anche 5 provini al giorno. In Italia, se sei fortunato, li fai nell’arco di un anno. Sono realtà imparagonabili.

Prevedi di spostarti di nuovo dietro la macchina da presa, magari per dirigere un vero e proprio film? In quali avventure ti lancerai con la tua ZED Film Srl?

Siamo già a lavoro, stiamo producendo una storia molto bella. Il film sarà diretto da Francesco Maria Dominedò. Non posso, per il momento, dire nulla di più. Stiamo inoltre valutando moltissimi progetti tra film, documentari e videoclip.La Zed Film vuole essere una factory a capitale intellettuale, siamo convinti che le idee e le sinergie siano la nuova moneta del futuro.Per quanto mi riguarda, sto scrivendo un altro documentario ma anche su questo non posso dirti nulla.

“Non c’è due senza tre”: a colloquio con Eve La Plume, Grace Hall e Jackson Sloan, i presentatori del Summer Jamboree 2017

Eve La Plume e Grace Hall (photo by Davide Bona)

“Non c’è due senza tre”: un proverbio inconfutabile, se pensiamo che il “tre” è un po’ il leitmotiv che lega i conduttori del Summer Jamboree 2017 e la loro attività sul palco. “Tre”, innanzitutto, come il loro numero. All’ acclamato duo formato da Eve La Plume e Jackson Sloan è andata infatti a aggiungersi, per la 18ma edizione del Festival, la spumeggiante Grace Hall. Che i fan della kermesse conoscono bene: sia lei che Eve La Plume sono al loro tris – “non c’è due senza tre”, appunto – come presentatrici dell’ evento che è valso a Senigallia l’ appellativo di “Città del Summer Jamboree”. Eve e Grace, portatrici di un carisma declinato in sfumature diversissime, hanno stregato il pubblico con il loro glamour da Regine del Burlesque. Lunare ed evanescente la prima, pimpante ed esplosiva la seconda, per le madrine del Festival è stata la consacrazione definitiva. Ma “non c’è due senza tre”, dicevamo: e veniamo all’ elemento maschile del terzetto. A Jackson Sloan, effervescente frontman britannico, sono spettati i compiti di galvanizzare il pubblico e fare da trait d’union linguistico con l’ audience internazionale. Innamorato del rhythm’n blues, del rock’n roll, del boogie woogie e del jive, Sloan ha militato in diverse band ed ha riscosso incredibili successi con i suoi tour mondiali. Al Summer Jamboree, è la seconda volta che veste i panni di conduttore: un ruolo che ha confermato le sue doti travolgenti di entertainer. E siccome “non c’è due senza tre”, non possiamo che augurargli un tris sul palco del Festival come è già accaduto alle sue due fascinose colleghe. Ecco l’ intervista che ho realizzato con Eve, Grace e Jackson nel corso di un Summer Jamboree rovente (a cominciare dalle temperature!) ed arrivato alla sua 18ma edizione.

Jackson Sloan (photo by Gianluca Rossetti)

Jackson il “frontman”, Eve e Grace le “Burlesque Queen”. Qual è il collante che unisce il vostro trio e quali sono i vostri rispettivi punti di forza?

GRACE: L’entusiasmo, la voglia di condividere. Il punto di forza di Jackson è l’amore per la vita che trasmette benissimo dal palco. Il punto di forza di Eve è la sua grazia, il suo candore, la sua eleganza…

EVE: Siamo tutti e 3 innamorati del Summer Jamboree, il collante credo sia proprio l’amore per questa bellissima festa. Sono molto contenta che ci sia Grace perché è una presenza femminile grintosa, coinvolgente. Io sono più timida, lei è estroversa e espansiva: questo connubio mi piace! Jackson, invece, è un grandissimo uomo da palcoscenico.

JACKSON: Siamo un team, sappiamo come far fronte agli imprevisti e ci aiutiamo a vicenda. Tra noi c’è divertimento, collaborazione, supporto. Il mio punto di forza? Mi piace lavorare con la gente, far parte di una squadra. E comunicare in modo molto chiaro e semplice, in un inglese senza accenti, con il pubblico internazionale. Eve e Grace portano la bellezza, la luminosità. Io porto l’allegria e incito il pubblico a partecipare allo show.

Eve La Plume e Jackson Sloan (photo by Claudio Paolinelli)

Ognuno di voi ha dei “precedenti” come presentatore del Festival. Quale pensate che sia la vostra marcia in più, rispetto alle scorse edizioni?

EVE: Ogni anno io cerco di fare meglio dell’anno prima. Il primo anno ero veramente spaventata, il secondo meno, questo sta scorrendo abbastanza fluido. Per esempio, sul palco non osavo fare a meno della cartellina perché avevo paura di dimenticare i nomi degli ospiti. Quest’ anno, invece, sono riuscita a “buttarla via” e ti dirò che mi sento più spontanea senza avere sempre il copione davanti!

GRACE: Se nella mia prima edizione avevo l’ansia da prestazione, quest’ anno ho una strana rilassatezza che, a volte, è quella che ti fa commettere delle imprecisioni. Per cui non ti so dire se sto dando il meglio o se sono troppo rilassata.

JACKSON: La mia marcia in più è l’esperienza. Il nostro team, grazie all’ esperienza, diventa ogni anno più forte.

Grace Hall (photo by Salvatore Liotti)

Il vostro stile individuale è inconfondibile. Funziona di più un mix fondato sulle affinità o sulle complementarietà?

GRACE: Io sono per la complementarietà, credo che sia un valore aggiunto. Ognuno di noi ha uno stile inimitabile: è il bello del nostro lavoro.

EVE:  Credo che mettere insieme personalità diverse, caratteri diversi, sia dar risalto all’ unicità…E non la penso così solo perchè dobbiamo parlar bene di noi e del Festival.

JACKSON: Preferisco la complementarietà, le differenze. Eve è come una bella bambola cinese, Grace sembra una diva dei film noir ed io sono lo showman che porta entusiasmo, ama la gente e vuole che la gente ami il Summer Jamboree.

Eve La Plume (photo by Claudio Paolinelli)

Cosa vi lega maggiormente al Summer Jamboree?

EVE: Io ho dei bei ricordi legati al Festival. Sono tantissimi anni che vengo qui, ho cominciato nel 2005. Al Summer Jamboree sono molto grata anche perché mi ha sostenuta in un percorso per me importante: il lancio che ho avuto come Burlesque performer ha dato una svolta decisiva alla mia carriera.

GRACE: Ho tantissimi ricordi degli artisti che ho avuto la possibilità di conoscere qui. Ad esempio, Ben King: quando ha intonato “Stand by me” ero in lacrime, tutto il pubblico era in lacrime…E’ stato sicuramente un momento unico. Per quanto riguarda l’aspetto professionale, invece, sono molto grata al Summer Jamboree perché è stata la primissima occasione in cui ho avuto la possibilità di presentare davanti a un’audience così vasta.

JACKSON: Credo che il Summer Jamboree sia un Festival “di famiglia”, e io mi sento parte di questa meravigliosa famiglia. Mi sento molto amato da Angelo, Marco, Grace, Eve…E da tutto il nostro fantastico staff!

 

Jackson Sloan

 

Se doveste definire il mood con cui quest’ anno affrontate il Festival, come lo descrivereste?

GRACE: Divertimento è forse parola giusta…Entusiasmo!

EVE: Condivido in pieno. Essendo meno tesa rispetto agli anni scorsi, ho anche più voglia di fare amicizia.  Definirei il mio mood “conviviale”…

JACKSON: Il mio mood è la felicità: sono felice e conosco tanta gente di tutto il mondo. Una poesia di Fran Landesman, “Photographs”, a un certo punto recita: “if you ever find my house on fire/Leave the silver, save the photographs”. I momenti speciali sono la cosa più importante.

Eve La Plume (photo by Salvatore Liotti)

Una domanda incentrata sul look è d’obbligo. Che mi raccontate delle vostre “mise”?

EVE: Quest’ anno sono rimasta china per circa 2 mesi su tessuti, passamanerie, rocche e rocchette di filo e ho cucito abiti “importanti”, che avevo in mente da un po’ di tempo. Alcuni sono ispirati agli anni ’50, altri agli anni ’30 e c’è qualche traccia di Belle Epoque, che a me piace tanto.  Anche i colori sono diversissimi tra loro: ho alternato il rosso scuro a nuance tono su tono e polverose come il cipria e l’azzurro slavato.

GRACE: Il mio look si rifà agli anni ’40 e ‘50 e i miei colori “alchemici” sono il nero, il bianco e il rosso. Amo il nero perché mette in risalto la pelle bianca. Ma il bianco può riguardare anche le profilature degli abiti e gli accessori. Adoro accostare borse, occhiali e cappellini eccentrici a vestiti non troppo “barocchi”!

JACKSON: Amo lo stile anni ‘40 e ’50. Mi piace indossare dei bei pantaloni, una t-shirt, un completo e avere un’immagine nitida e essenziale, ma non dò un’importanza eccessiva al look.

Grace Hall (photo by Guido Calamosca)

A vostro parere, quali motivi contribuiscono a mantenere il Summer Jamboree al top dopo quasi 20 anni dall’ esordio?

GRACE: Credo che dietro tutta questa festa si nasconda il lavoro di un’equipe meravigliosa. L’organizzazione è davvero incredibile! Si lavora sodo pur mantenendo una facciata di puro divertimento: un binomio vincente.

EVE: Concordo con Grace e aggiungo che gli organizzatori fondatori, Angelo e Alessandro (Di Liberto e Piccinini, ndr), hanno mantenuto lo spirito fanciullesco di due ragazzi che organizzano una festa per il loro piacere anche oggi che la festa è diventata enorme. Questo spirito viene trasmesso a tutto lo staff: non assistiamo mai a litigi, a scene di tensione…Lo scopo degli organizzatori è fare le cose in tutta serenità, divertendosi, con la stessa gioia e lo stesso amore che hanno dato vita al Festival.

GRACE: Dovremmo mantenere tutti la nostra componente fanciullesca. Quando l’entusiasmo va a scemare, si entra in un meccanismo vizioso che non porta da nessuna parte.  “Qualcuno” molto più autorevole di me ha detto: “l’amor che move il sol e l’altre stelle”…

JACKSON: Il motivo principale penso sia l’organizzazione. Angelo (Di Liberto, ndr) crede nella musica, nel Festival, nel concetto di accoglienza. E poi, c’è questa città splendida: quando hai il mare hai energia, che qui si coniuga anche con una bella architettura. Tra me e Senigallia è stato amore a prima vista, l’amerò per sempre. Infine, il Festival sta crescendo: quest’ anno il gospel ha emozionato il pubblico fino alle lacrime e molti concerti si sono tenuti in piazza Garibaldi, restaurata di recente…E’ come aggiungere ogni volta un colore in più a questa magnifica tela.

Eve La Plume (photo by Guido Calamosca)

Festival a parte, in che direzione vanno le vostre carriere?

GRACE: Io non sto mai ferma e devo mettermi in gioco su tanti aspetti, sono così da sempre. Quindi ho iniziato un’avventura da regista con un documentario (“Burlesque Extravaganza”) sul mondo del Burlesque,  che ho diretto e prodotto: un’ impresa titanica, tre anni di lavoro che ho presentato l’ 8 Maggio a Roma. Nel frattempo ho aperto una società di produzione cinematografica, la ZED Film, e ho attivato il mio primo progetto sotto forma di film vero e proprio. Poi continuo ad insegnare Burlesque nella mia scuola, Il Tempio del Burlesque, un’altra cosa a cui tengo moltissimo perché ho scoperto che il Burlesque, inteso come disciplina, può essere una terapia che permette a molte donne di entrare in connessione con il proprio corpo. Intanto, recito e curo la direzione artistica degli spettacoli che porto in tour. A Ottobre tornerò a Los Angeles, dove ho dei progetti come attrice.

EVE: Io ho avuto un bell’ anno in cui ho fatto delle cose interessanti. Ho aperto la sfilata di Luisa Beccaria e Tiffany & Co. alla settimana della moda di Milano e per me è stato un sogno che si è realizzato: una location allestita come una fiaba, un giardino fatiscente ricostruito in un meraviglioso salone antico…E’ qualcosa di cui vado orgogliosa. Al Carnevale di Venezia ho preparato uno show lavorando sul nuovo soggetto del Ballo del Doge e ho portato in scena “Ultimo Spettacolo” nei teatri d’ Italia. Tra i progetti che non c’entrano con il lavoro, ce n’è uno che riguarda il mio inglese: partirò per Malta per un mese e mezzo di full immersion linguistica.

JACKSON: Il Summer Jamboree mi ha aperto molte porte: arrivano promoters dalla Svizzera, dalla Germania, dall’ America. Sono stato già stato al Viva Las Vegas Festival perché qualcuno mi ha notato qui. Tornerò a Las Vegas l’anno prossimo, ma andrò anche in Sudamerica e girerò l’Europa. In moltissimi mi hanno visto per la prima volta al Festival: sono piaciuto sia come musicista che come persona.

Jackson Sloan

 

Eve La Plume (Photo by Claudio Paolinelli)

 

Grace Hall (photo by Turi Avola)

 

Photo: courtesy of Summer Jamboree Press Office, Eve La Plume, Grace Hall, Jackson Sloan

Coup de Théatre: suggestioni rétro a Roma

Sara Vaccari e Mariaelena Masetti Zannini (Photo by Mia Murgese Mastroianni)

“Coup de Théatre”: in italiano, “colpo di scena”. Non poteva esistere nome più appropriato per una boutique che è come un antro magico nel cuore di Roma, uno scrigno che si rivela ai vostri occhi inaspettato. Al civico 17 di via del Pellegrino,  una viuzza a pochi passi da Campo de’ FioriCoup de Théatre colpisce immediatamente per il suo potente appeal d’antan: varcate la soglia e la suggestività dell’ atmosfera, la preziosità degli abiti, il fascino rétro dei decori vi immergono in una dimensione d’incanto, onirica e surreale. Questa perla del vintage è ormai un must della città eterna, frequentatissimo dallo star-system e da una miriade di appassionati. Anche perchè Coup de Théatre, lungi dall’ essere una mera boutique, può essere considerata una fucina di eventi vera e propria:   party caleidoscopici, magiche performance, un appuntamento fisso come il Cabaret Domestique (ispirato alle “periodiche” dell’ era del cafè chantant),  mostre e set fotografici allestiti nei suoi spazi la rendono un meeting point speciale. A dar vita a questa travolgente avventura sono due giovani donne, Mariaelena Masetti Zannini e Sara Vaccari – fondatrici di Coup de Théatre con il fotografo Matteo Armellin – e la Burlesque performer Giuditta Sin, musa per eccellenza della boutique. Insieme hanno ideato un “format” che al vintage DOC degli abiti affianca un mondo che attinge in toto alle suggestioni rétro: le ho incontrate per saperne di più.

Sara Vaccari, Mariaelena Masetti Zannini e…Coup de Théatre

Le fascinose anfitrione Mariaelena Masetti Zannini e Sara Vaccari hanno in comune uno sfrenato amore per il passato: un passato evocato dagli antichi palazzi nobiliari, dagli archivi delle sartorie teatrali, dai guardaroba di ammalianti dive d’antan. Sono i luoghi in cui effettuano la loro ricerca, ma anche i sommi emblemi di una bellezza che si identifica con la preziosità.

Sara Vaccari ha lavorato come buyer per tantissimi anni, girando il mondo e collaborando con diverse realta’ del circuito romano ed estero.

Mariaelena Masetti Zannini, nobildonna e artista di teatro, alla sua attivita’ nello show business ha affiancato esperienze come merchindiser per una stilista americana e nel mondo del vintage.

Come ti presenteresti ai lettori di VALIUM?

Mariaelena: Come un’esteta stanca di pensare solo a se stessa. in fondo nell’arte,cosi’ come nell’imprenditoria,la magia – o se lo si vuol chiamare “il successo”- si puo’ scatenare  solo attraverso  la contaminazione. Si lavora per se stessi ma soprattutto per gli altri e necessariamente con gli altri. Senza Sara sarei una mela mangiata e nemmeno troppo matura.

 

Come nasce Coup de Théatre?

Sara: Nasce da un desiderio oserei dire primordiale di donare agli altri il frutto di esperienze e studi importanti nel mondo della moda e dello spettacolo e da una passione smodata, ovviamente, per tutto cio’ che rimanda ad epoche antiche e da vite mai vissute. Poi esistono i segni, certi segni che ti fanno capire come v’è tanto esoterismo in noi e che certe voci vanno ascoltate e che forse abbiamo fatto bene a seguire certi richiami. Il nostro negozio ha una storia particolare, la’ dentro vivono molte persone che hanno voluto far sentire la loro presenza.Noi ci conviviamo e  con loro, a volte, ci divertiamo pure. Porte che si chiudono a chiave da sole e tante sorprese…In regalo ci hanno fatto trovare ad esempio strani amuleti, da uno scorpione dentro una teca a un meraviglioso pipistrello imbalsamato.

Dove e come effettuate la ricerca degli abiti?

Sara: Non potremmo vivere senza la ricerca continua e quotidiana di pezzi unici nascosti da dentro palazzi nobili in decadenza, archivi storici teatrali e d’alta moda, aste online oltreoceano, armadi di muse e artiste famose proprio come Giuditta Sin fino ai viaggi mirati all’estero, in Oriente e nelle grandi capitali europee.

Dall’editoriale ‘Persinette’ per Paperonfire: abiti Coup de Théatre (photo by Daria Paladino)

Esiste un outfit a cui siete legate particolarmente, e perché?

Mariaelena: Da sempre tentiamo di allontanarci da un attaccamento esasperato dalla materia e dall’immagine fine se stessa.Per questo abbiamo aperto questo spazio,amiamo la bellezza ma desideriamo andare anche oltre. Non puo’ esistere per noi un outfit perfetto o preferito. Amiamo il cambiamento,perchè viviamo perennemente in un fluire eracliteo dove tutto scorre insieme ai nostri sentimenti e ai nostri umori. Per noi la vita è un vero coup de theatre e ci deve sorprendere. Cosi’ noi ci divertiamo ogni giorno a cambiare maschera.

Con Coup de Théatre siete anche stylist, curando i look di svariati servizi fotografici e del Cabaret Domestique, il vostro ‘save the date’ speciale. Che mi raccontate al riguardo?

Sara: Lo styling altro non è che un evoluzione naturale per chi, come noi, immagina quadri, sovrappone immagini e fa scelte che partono direttamente  dal cuore.In progetti come il Cabaret Domestique poi, nato da una totale affinita’ con gli artisti fondatori Giuditta Sin,la nostra musa per eccellenza, e il meraviglioso performer Gonzalo de la Verga,stiamo sfiorando l’equilibrio perfetto. E’ stupendo vestirli ed è ancor piu’ bello creare insieme alla loro arte.Il 6 Luglio, insieme, daremo vita ad una grande festa ispirata al mondo zingaro e all’eccesso che partira’ dalla boutique e seguirà in uno degli angoli piu’ romantici di Roma, l’Arco degli Acetari, proprio l’affaccio del nostro spazio. Si chiamera’ “Romanish Cabaret”, sara’ un evento davvero straordinario, folle e controtendenza,sara’ esattamente nel gusto e nello spirito di chi ci ama.

Il Cabaret Domestique (photo by Mattia Bologna)

Giuditta Sin, incarnato candido e capelli color rame, sembra uscita da un quadro preraffaellita. Al ruolo di musa e di Burlesque performer alterna quello di docente nei “Laboratori di Femminilità” che tiene all’ interno di Coup de Théatre, ma non disdegna il cinema: ha debuttato come attrice nel film “Tommaso”,  l’ opera seconda di Kim Rossi Stuart. E’ l’ideatrice del Cabaret Domestique.

Come sei entrata a far parte del mondo di ‘Coup de Théatre’?

Ho sentito parlare di quello che sarebbe diventato Coup de Théatre quando era ancora un’idea .

In qualità di musa, cosa ti avvicina maggiormente allo spirito della boutique?

Conosco e collaboro con Mariaelena Masetti Zannini già da diversi anni e dunque ho avuto la fortuna di vedere il sogno di Mariaelena e Sara realizzarsi giorno dopo giorno.Lo spirito della boutique è molto vicino al mio modo di percepire ed intendere il bello.I capi che si possono scovare da Coup de Théatre sono pezzi unici, mai banali, e trovo che ciò sia molto vicino all’idea che ho della donna e della femminilità . Sono onorata di poter essere loro musa.

Giuditta Sin  (photo by Mario Caponi)

Il tuo è uno stile rétro prezioso. A quale epoca ti ispiri e perché?

L’epoca di cui amo maggiormente lo stile è  quella dell’Art Nouveau degli inizi del ‘900. Quella ricercatezza dei tessuti e delle decorazioni e quello stile così femminile si adattano perfettamente al mio modo di essere .

(Photo by Mattia Bologna)

Ti definisci ‘tableau vivant’, e le foto del Cabaret Domestique mi fanno proprio pensare a un evento a metà tra il “tableau vivant” e un raffinato, giocoso “baccanale”. Com’è sorta questa idea?

Il Cabaret Domestique nasce da un’idea mia e di Gonzalo Mirabella (boylesque performer). Volevamo ricreare quello che agli inizi del secolo scorso venivano definite “periodiche”, ossia dei veri e propri varietà all’interno di abitazioni private. Fin da subito è nata la collaborazione con Coup de Théatre che ha curato costumi e styling insieme a me per tutto ciò che concerne la parte estetica di questo progetto.  Volevamo  ricreare quelle atmosfere, ma con uno sguardo al presente. Da qui l’idea di Cabaret Domestique, un nuovo modo di concepire l’arte, intrattenere, una vera e propria esplorazione sensuale e sensoriale.Un viaggio onirico fatto di installazioni , visual art,  musica , poesia , quadri viventi e danza .

Quali saranno i vostri prossimi appuntamenti?

Siamo appena stati presenti con il nostro Cabaret Domestique per il Torture Garden Italy 2017, un grande evento che si tiene a Roma una volta all’anno e celebra la cultura  fetish in ogni sua sfumatura.Il prossimo appuntamento ci vedrà impegnati insieme a Coup de Théatre il prossimo 6 luglio .

 

(Photo by Mattia Bologna)

 

“Persinette” Credits:

A tale for Paperonfire

Styled by Sara Schiavo

Photo Daria Paladino

Abiti vintage Coup de Théâtre

Model Serena Ihnatiuc

Styling assistant Noemi Clarizio

Make up Micaela Baruffa

Hair Salvino Palmieri

Photo retouching Laura Gianetti

Special thanks to Goldfeverhair and Olga Teksheva

 

Photo courtesy of Mariaelena Masetti Zannini e Giuditta Sin

Eve La Plume, eterea diva

Photo by Bostjan Tacol

Di lei colpiscono immediatamente l’ allure sofisticata, l’ incarnato diafano a contrasto con la chioma color rame. I fiori intrecciati tra i capelli pettinati a ondine richiamano la nuance vibrante del suo lipstick: lo stile è anni ’30 DOC, con incursioni ad ampio spettro nel rétro enfatizzate da abiti scenografici e preziosi. Eterea, fascinosa, garbatamente seduttiva, Eve La Plume è una Burlesque performer che si distanzia in toto dallo stereotipo della pin up. Al Summer Jamboree – dove, per il secondo anno consecutivo, è stata confermata conduttrice – ha sfoggiato creazioni di Luisa Beccaria con una grazia innata, donando risalto ad evening dress che erano un trionfo di pizzo e tulle. Fotografatissima, al Festival senigalliese Eve è ormai una diva. Ma non perde mai di vista l’ ironia, né un entusiasmo genuino, nel raccontarsi e nel raccontare passioni, tappe e progetti che tracciano il percorso della sua poliedrica carriera.

Sei al bis come presentatrice del Summer Jamboree. Qual è il tuo bilancio di queste due edizioni?

Rimango sempre sbalordita da questo Festival, organizzato da due persone che su un grande amore personale per gli anni ’50 hanno imbastito un evento meraviglioso che attira pubblico da tutto il mondo. Venire qui è per me, ogni volta, un’ iniezione di felicità. E’ davvero impressionante! Non si può essere tristi, al Summer Jamboree. Il mio bilancio, quindi, è superpositivo.

Puoi raccontarci qualche aneddoto relativo alla kermesse?

Al Summer Jamboree girano moltissimi fotografi, ufficiali e non. Il risultato è che si è fotografati a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ci ho fatto l’abitudine, ma è impegnativo! Un giorno al mio fidanzato ho detto “Basta, oggi ci prendiamo una giornata liberatoria lontani dalle macchine fotografiche e dalle telecamere”, e siamo andati in spiaggia vicino alla Rotonda. Mi sono tolta il copricostume, mi sono slegata i capelli, sono entrata in acqua e ho sentito una signora che mi diceva ‘”Mi scusi signorina, la stanno chiamando da lassù!”: mi sono girata, ho guardato la Rotonda e ho visto tre teleobiettivi giganteschi, quattro macchine fotografiche, tutta l’organizzazione del Summer Jamboree  – che si trovava lì per caso, in realtà, ma vista Eve in acqua senza tutti i suoi artifici…Sono impazzita dal ridere, mi sentivo come le dive anni ‘50 paparazzate ovunque! E’ stato davvero comico. E gli scatti che ne son venuti fuori sono molto belli perché spontanei. Incredibile: persino in mezzo al mare sono riusciti a trovarmi!

Perché hai scelto di chiamarti Eve La Plume?

È una storia un po’ complicata, però posso semplificarla. Adoro il nome Eve perché è palindromo, cioè si legge anche al contrario. Ha tre lettere e a me piacciono i nomi brevi, e poi è il nome di una primadonna come Eva. “La Plume” perché fin da ragazzina mi hanno associata al concetto di leggerezza, quindi volevo un nome che contenesse un elemento leggero, delicato. In più, quando si pensa alla piuma, si pensa sempre alla piuma bianca, che svolazza. Nell’ immaginario collettivo la piuma è leggera e bianca. Dunque, Eve La Plume: un nome che è come una piccola poesia, molto fonetico.

Photo by Bostjan Tacol

Il tuo sofisticato stile d’antan è inconfondibile. Quali sono le tue epoche preferite?

Sono appassionata del periodo che va dalla fine dell’800 agli anni ’30 e ’40 del ‘900: il periodo della Belle Epoque, del Liberty, dell’ Art Déco. Di quell’ epoca amo l’estetica in toto: architettura, arredamento, abbigliamento…

Hai icone di riferimento a cui ti ispiri?

La Marchesa Luisa Casati è stata per me un innamoramento a prima vista, una folgorazione: era una donna coraggiosa, molto moderna, una performer di inizio ‘900. Con la cura, con lo studio, ha fatto di sé un’opera d’arte. Per un periodo mi è piaciuta Kiki de Montparnasse, una sorta di groupie di fine ‘800, e poi tante altre…Ammiro le donne audaci e “fuori dal loro tempo”, che hanno condotto una vita ben diversa rispetto a quella, costrittiva, delle donne dell’epoca.

Il Burlesque inneggia al glamour e all’ arte della seduzione. Che cos’è, per te, la femminilità?

Io non associo il Burlesque all’ arte della seduzione: per me è una ricerca estetica. Anche se, in generale, è sempre collegato alla sensualità femminile. Di sicuro la bellezza ha un suo lato sensuale. Il Burlesque va comunque alla ricerca di una bellezza del passato, dell’immagine di una donna che fu. Per me femminilità è la cura di sé, una cura estetica a 360° che comprende l’atteggiamento, la parola, il modo di muoversi, il modo di porsi…E’ questo che mi interessa. Perché oggi si guarda spesso a una bellezza molto più immediata e non alla cura che si costruisce nel tempo con i gesti, le parole, l’educazione.

Photo by Bostjan Tacol

Una domanda a bruciapelo: cosa voleva fare, da grande, Eve La Plume?

Da ragazzina, intorno agli 11 anni, volevo fare l’insegnante di pattinaggio artistico. Pattinavo tutti i giorni, era la mia missione di vita, e poi l’ ho fatto. Quando sono diventata più grande insegnavo pattinaggio artistico e mi sono resa conto che faceva così freddo, ma così freddo, che ho abbandonato l’ idea dopo 2- 3 anni! Poi volevo fare la stilista e quindi ho aperto un laboratorio di sartoria in cui si facevano abiti ed accessori per i negozi, per gli artisti che calcavano i palchi. E’ durata 10 anni. Infine, volevo diventare la regina del Burlesque! Ed è andata abbastanza bene, devo dire. Quando mi metto in testa di fare qualcosa, in qualche modo ci riesco. Non sempre con lo stesso successo, però i miei sogni li concretizzo. E riesco a non avere rimpianti.

Quali sono i tuoi progetti più immediati?

Tra i miei progetti più immediati di sicuro c’è “Ultimo Spettacolo”, uno spettacolo teatrale che gira l’ Italia da un paio d’anni e il 12 novembre prossimo sarà a Bologna: spero che decolli perché ne sono molto orgogliosa. E poi ci sarà Venezia, perché sono già 6-7 anni che faccio parte del cast del Ballo del Doge e di altri eventi del Carnevale Veneziano. In più,ho in programma tante date e feste private in giro per l’ Italia.

Photo by Bostjan Tacol (https://www.facebook.com/PhotobillyPhotography/)

L’ abito blu e l’ abito in pizzo bianco che Eve indossa sono firmati Luisa Beccaria

Glitter People

” Ogni decennio conserva in se un fascino e una bellezza immortale. Cercare dentro di sé la donna che visse nella prima metà del secolo scorso è un esperimento interessante, anche se per un giorno soltanto. “

Eve la Plume

(Photo by Demis Crudeli courtesy of Eve la Plume)

Il close-up della settimana

Photo: Marielise Goulene

 

Il Summer Jamboree ha detto “Eve“! La scelta della presentatrice dell’ edizione 2015 della Rassegna dedicata alla musica, allo stile e a tutto quanto riguarda la cultura degli anni ’40,  ’50 e ’60 è ormai cosa fatta e svelata: sarà Eve La Plume a sostituire l’indimenticata Grace Hall – attualmente, in terre statunitensi per una full immersion nei luoghi che hanno visto nascere le più leggendarie star del Burlesque – sul palco del Foro Annonario, introducendo i superospiti musicali di quest’ anno. Ma non è finita qui: Eve La Plume, infatti, il prossimo 7 agosto si esibirà in seducenti movenze Burlesque sul palcoscenico del Teatro La Fenice di Senigallia, dove è in programma una serata speciale che la vedrà protagonista proprio insieme alla spumeggiante Grace Hall. Un appuntamento da non perdere in una location dalla preziosità unica, resa ancor più suggestiva dall’ Orchestra di Ondrej Havelka and his Melody Maker. I riflettori saranno puntati su Eve, dunque, sia nelle vesti di “padrona di casa” del Festival che di performer. Una performer insolita, affascinante, dall’ allure che certamente la avvicina di più ad una musa dannunziana piuttosto che a una procace pin up post-guerra: il viso intenso e affilato, gli occhi verdi, i capelli rosso rame costantemente impreziositi da dettagli ornamentali risaltano su un incarnato dal pallore quasi etereo, evanescente, che ricorda le dame e le cortigiane della Belle Epoque. Non è un caso che nei suoi show appaiano, infatti, reminescenze scenografiche dell’ era vittoriana, atmosfere che rievocano la Parigi di Toulouse-Lautrec con i suoi sfarzi, il brio ostentato e al tempo stesso la dissoluta decadenza, dove la seduttività femminile viene più che mai incarnata dalle maliarde eroine dei Cafè Chantant. Anche il titolo di uno dei primi show di Eve rimanda a quel mood d’antan: si chiama Pigalle e, insieme a Burlesque Rouge, viene messo in scena nel 2005. Tre anni dopo, La Plume partecipa al suo primo Summer Jamboree esibendosi nel ruolo di Burlesque performer. La sua popolarità, nel frattempo, esplode ed è richiestissima in programmi TV come Chiambretti Night – primo promotore del Burlesque versione piccolo schermo – Porta a Porta, Maurizio Costanzo Talk, Lucignolo, Lillit e Alle falde del Kilimangiaro, ma la sua voce suadente diventa celebre anche nel circuito radiofonico. Sono in tante, le radio che la invitano come guest star: Radio 24, Radio DJ, Radio Kiss Kiss, solo per citarne alcune. La stampa si appassiona immediatamente ad Eve La Plume, dedicandole ampi servizi nelle più prestigiose riviste patinate e in rimonati quotidiani nazionali. Vanity Fair arriva addirittura a consacrarla, nel 2011, Regina Italiana del Burlesque. Ora, dal 1 al 9 agosto, la sofisticata ma ironica performer si lancerà nella sua prossima, entusiasmante sfida: ne uscirà certamente vincente, donando al Festival degli “happy days” un inconfondibile tocco di classe e pervadendolo della sua magnetica, fascinosa e sensuale allure.

Photo Courtesy of Eve La Plume

 

Glitter People

(Photo by Libero Api)

 ” La donna ha dimenticato la bellezza di essere donna: per esempio il sorriso, l’ accoglienza, la generosità, la morbidezza, la predisposizione all’ “accogliere”. Adesso tra le donne dilaga l’ atteggiamento agguerrito, nevrotico, combattivo. Così, secondo me, si è persa la bellezza di essere femminili. “

Grace Hall

Pin Up on Holiday: Miss Roxy Rose al Summer Jamboree

 

Non potevamo terminare che con una Pin Up d’eccezione questo omaggio al Summer Jamboree 2013, una Pin Up in carne ed ossa che donerà questa sera una degna chiusura alla XIV edizione del Festival: Ladies and Gentlemen, Miss Roxy Rose! Carnagione di porcellana, grandi occhi verdi, labbra rigorosamente scarlatte,  sia in costume da bagno che vestita (in stile vintage) di tutto punto mantiene invariabilmente la stessa grazia, la stessa femminilità, la stessa carica seduttiva e lo stesso carismatico, ammaliante sorriso. Perchè Roxy, a onor di cronaca, è una Pin Up in carriera, dall’ attività creativamente diversificata: Burlesque Perfomer di fama, insegnante di Burlesque e di Pin Up style, make up artist, acconciatrice e consulente d’immagine rétro, da qualche mese a questa parte si esibisce anche in partecipatissimi Dj set di musica d’antan come il jazz, la bossa nova e lo swing con i più grandi musicisti e interpreti – di un periodo che va dagli anni ’20, ai ’50 – come protagonisti. Roxy, dopo aver presentato la sua attività di make up artist e hair stylist rétro sabato 10 allo Sugar Coffee di Senigallia, è già pronta per un entusiasmante Burlesque show odierno che veicolerà il suo fascino e il suo aggraziato sex appeal verso le ore conclusive del Summer Jamboree. Appuntamento con Roxy Rose al Bora Bora beach dunque, nella location suggestiva di una spiaggia dotata di un tocco di esotismo e tutti i comfort. Ma non sarà l’ultima occasione in cui la Pin Up di origini russe calcherà le scene della città della ‘sabbia di velluto’: la troveremo infatti al Bora Bora tutte le domeniche di agosto, nei panni di seducente e competente Dj rétro. Volete saperne di più? Consultate il suo sito personale, http://www.roxyrose.it/, alla voce ‘Calendario’ per trovare tutte le informazioni relative a questi ed altri eventi sparsi in giro per l’Italia. Anche quest’ anno, diciamo ‘arrivederci’ al Festival con personaggi e show che ne favoriranno una chiusura d’eccezione. Il valore aggiunto di questa edizione, però, è la possibilità di ritrovarne i protagonisti – come Roxy – in occasioni di date e di esibizioni ulteriori: certamente, il save the date è d’obbligo  così come il ‘Buon divertimento!’ Ancora una volta, dunque, ‘Arrivederci al 2014, Summer Jamboree!’, e…’A warm welcome to Miss Roxy Rose!’