#YSL31 e le nomadi deluxe: la campagna pubblicitaria PE 2020 di Saint Laurent

 

A far da sfondo sono i toni aranciati delle rocce del Gran Canyon, dove la luminosità è abbagliante e il caldo, oltremodo torrido. Lì, tra dune sabbiose e inaspettati specchi d’acqua, si muovono le nomadi deluxe di Saint Laurent: il celebratissimo fotografo tedesco Juergen Teller, che firma la campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2020 della Maison, le immortala in straordinari scatti. #YSL31, questo il nome della ad, si avvale della direzione artistica di Anthony Vaccarello e di un cast di modelle davvero al top. Freja Beha Erichsen, Binx Walton, Aylah Peterson, Elise van Iterson e – last but not least – Zoe Kravitz, la splendida testimonial di Saint Laurent, appaiono in immagini a metà tra il sensuale e il bohémien mirabilmente in linea con il mood della collezione. Le affianca uno “special guest”, il serpente Charlie Brown, che vediamo abbarbicarsi intorno alla gamba di Binx Walton: la sua non è una presenza casuale, bensì un rimando alla borsa Carré Satchel pitonata pendente da una roccia. Tutto lo scenario contribuisce ad evocare un’atmosfera vagamente “selvaggia” a contrasto con il glamour di alcuni capi ed accessori, ma nel complesso è il coté boho a farla da padrone. Non è un caso che la campagna dedichi un ampio spazio ai gioielli, dettagli chiave del look; sono gioielli dagli accenti hippie chic, vistosi e un po’ gipsy, come il tripudio di bracciali che cinge i polsi o gli orecchini con grandi sfere intarsiate, oppure, ancora, i ciondoli a forma di luna. Sullo sfondo, quasi per metterli in risalto, il cielo azzurro troneggia sulle sommità rocciose e risplende in ogni scatto. L’ estate si “sente”, si percepisce ovunque, l’aria di libertà lo stesso. Nell’ ad predominano abiti see-through squisitamente ricamati d’oro, paisley pattern, gilet accompagnati a minishort gessati, gonne plissè impalpabili e dorate, stampe jungle ma anche outfit che sono la quintessenza dello charme,  per esempio i minidress drappeggiati con scolli audacissimi o i fuseax abbinati al top a fascia e a un’ alta cintura; tra gli accessori, gli stivali Kate dal gusto western si sono guadagnati il titolo di “must have”. Lo stile di Vaccarello, d’altronde, è ormai saldamente ancorato al connubio tra boho e glam. Ma oltre ai look e allo splendore del paesaggio, oltre ai colori e al mood rovente, ciò che intriga di questa campagna sono le espressioni fiere delle modelle: giovani donne che ti guardano fisso negli occhi, che non temono di affrontare il tuo sguardo. E che non temono, parimenti, di affrontare una vita nel segno dell’ avventura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographer: Juergen Teller

Art Direction: Anthony Vaccarello

Styling: Paul Sinclaire

Casting Direction: Piergiorgio Del Moroa & Samuel Ellis Scheinman

Hair Stylist: Duffy

Make up Artist: Kanako Takase

Models: Zoe Kravitz, Freja Beha Erichsen, Binx Walton, Aylah Peterson, Elise van Iterson

 

 

Vacanze a Rimini negli anni ’80: la campagna pubblicitaria PE 2020 di MSGM

 

Estate uguale mare. Ma anche uguale vacanze, uguale colore…Delle equazioni niente affatto scontate, data l’attuale situazione pandemica. Fatto sta che, proprio perchè in molti hanno dovuto (o preferito) annullare le loro ferie, la campagna pubblicitaria PE 2020 di MSGM rigenera come una boccata d’ aria fresca in queste giornate afose. Massimo Giorgetti si avvale degli scatti del fotografo britannico Johnny Dufort per dare vita a un personale “Amarcord”; la location è quella della spiaggia di Rimini, città d’ origine dello stilista, immortalata in tutta la spensieratezza tipica degli anni ’80 e ’90. Non c’è bisogno di approfondire cosa rappresentasse la Riviera Romagnola all’ epoca in cui Giorgetti era poco più di un teen: nightlife, discoteche leggendarie, sperimentazioni modaiole nel look e, durante il giorno, una vita “fronte mare” che alternava il divertimento all’ intrigante piacere del flirting. Tutto questo viene evocato in immagini che si appropriano di quel mood, di quelle atmosfere, della tipica leggerezza estiva. Per impregnarle di ulteriore verve stagionale, Dufort dà alle sue foto la parvenza di cartoline (chi è stato giovane in quegli anni non potrà mai dimenticare il gusto di scriverle e di riceverle, nei periodi vacanzieri) e le ambienta in riva al mare, tra ombrelloni e cabine da spiaggia, evidenziando un cielo dove alla luminosità del mattino succede il tramonto e infine un crepuscolo color cobalto. A fare da protagonisti sono ragazzi e ragazze in puro MSGM look: abiti con frange danzanti, suit in pizzo fluo, ariose creazioni floreali, shorts da ciclista, spolverini sporty e soprattutto tanto, tanto colore. Sulla battigia ci si incontra, ci si conosce, si passeggia…E’ il luogo dove si concentrano l’ allegria e la voglia di stare insieme. E poi, trattandosi di Riviera Romagnola, non può di certo mancare chi sfreccia in bicicletta sul lungomare! La campagna pubblicitaria di MSGM  sprigiona un’ effervescente alchimia di reminiscenze estive e inneggia, al tempo stesso, all’ inclusività: modelli e modelle di ogni razza interagiscono con gioia, le loro pose sono ironiche e giocose. Guardare queste immagini è un vero toccasana, trasmettono buonumore. E danno una sferzata di brio a una stagione in cui il concetto di “vacanza” è stato tristemente stravolto dall’ emergenza sanitaria.

 

 

CREDITS

Photography: Johnny Dufort

Styling: Robbie Spencer

Make Up: Linsey Alexander

Hair: Jawara

Art Direction: Christopher Simmonds

Productions: MAI Productions

Casting: Barbara Nicoli & Leila Ananna

 

 

Una giornata d’ estate a Roma, tra realtà e percezione: la campagna pubblicitaria PE 2020 di Fendi

 

” Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, con l’aiuto della loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole. “
(Pablo Picasso)

La frase del Maestro di Malaga, icona assoluta della pittura, coglie l’essenza della campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2020 di Fendi realizzata da Nick Knight. Come location è stata scelta la Città Eterna, e ce lo anticipa un video dal vago sapore felliniano. Ma se pensate che negli scatti vedrete maestosi scorci della capitale, vi sbagliate: gli scenari rievocano le sue atmosfere senza mostrarla neppure una volta. Tra l’altro – ed era fuor di dubbio, data la  maestria di Knight– riuscendoci in pieno.  Osservando le immagini, percepiamo che sull’ Urbe è appena spuntata l’alba e che si preannuncia una splendida giornata d’ estate; a “raccontarcelo” sono i pannelli in plexiglas dalle forme geometriche e nette che, avvicendando le loro cromie, fanno da fondale. Nuance pastello come il rosa, il lilla, il celeste e l’arancio ci invitano a immaginare l’aurora pur non vedendola direttamente. Un pannello turchese insinuatosi nei primi scatti, subito dopo campeggia accanto a un giallo brillante. Tanto per dire che a Roma, ormai, il sole svetta alto nel cielo terso. E’ il momento di godersi l’ estate all’ insegna di un “urban mood” luminoso e rigenerante: la terrazza di un palazzo patrizio diventa il luogo ideale dove assaporare qualche istante di relax. Chi direbbe che siamo nello studio londinese di Nick Knight? Il grande fotografo ricrea un’ ambientazione outdoor che riusciamo a decifrare solo attraverso indizi che stimolano la nostra immaginazione. Ecco allora la lunga sdraia un po’ rétro su cui prendere il sole, le sedie da giardino e il dondolo con tappezzeria floreale, in pendant con gli abiti. A fare da leitmotiv agli scatti, un technicolor armonioso che li rende sommamente originali.

 

 

Protagonista di questa afosa estate romana è un trio di modelle d’eccezione: Adut Akech, Jing Wen e Rianne Van Rompaey sprigionano una allure cosmopolita e inneggiano all’ inclusività, valore portante di Fendi. I look che le tre top esibiscono evidenziano uno chic “urbano”, disinvolto e sensuale, dove i capi matelassé (long dress, giacche, shorts) si alternano a tessuti check lucidissimi e a morbidi cardigan. Un dettaglio iconico? Le scarpe con tacco massiccio abbinate a gambaletti che reinterpretano il classico calzino da tennis. Accessori cult come la Peekaboo e la Baguette bag appaiono in svariate rivisitazioni e, oltre all’ eyewear, risaltano gli orecchini in plexiglas FF con il logo del brand, supercool soprattutto quando si declinano in full color. Tornando agli scatti di Nick Knight, la loro potenza evocativa si dirama in più direzioni: le suggestioni floreali profuse negli abiti e nella tappezzeria richiamano un lussureggiante giardino pensile, o quantomeno dei decorativi vasi di piante e fiori. Questo continuo gioco di rimandi, il suggerire anzichè il mostrare, l’ inesauribile intreccio tra realtà e percezione, costituiscono i punti di forza della campagna e accentuano il suo straordinario impatto visivo.

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Fashion Design: Silvia Venturini Fendi

Photos: Nick Knight

Fashion Editor: Charlotte Stockdale

Hair: Sam McKnight

Make Up: Val Garland

Casting Director: Piergiorgio Del Moro

Set Design: Andrew Tomlinson

 

 

Silvia Elena Resta: quando l’ equitazione diventa arte

Foto di Maurizio Polverelli

I lettori di VALIUM conoscono già Silvia Elena Resta, l’ artista equestre di origine russa che è stata ospite di questo blog qualche mese fa (clicca qui per rileggere la sua intervista). Oggi, Silvia torna a trovarci per raccontarci qualcosa in più sull’ avventura che ha intrapreso anni orsono: un’ avventura che coniuga la magia del teatro equestre con un rigoroso addestramento dei cavalli e dei cavalieri. A tutti coloro che desiderano addentrarsi in questi ambiti, la magnetica amazzone offre la possibilità di partecipare ad un incontro che coinvolgerà esperti di alto livello. L’ evento, strutturato su due giornate, si suddividerà in una conversazione a tema equestre e in una lezione di prova per i workshop di equitazione. L’ idea vi intriga? Se volete saperne di più, non dovete far altro che continuare a leggere. Nell’ intervista che segue, inoltre, Silvia Elena Resta ci introdurrà alla psicologia equina: un’ occasione unica per imparare a conoscere un animale che, dopo una millenaria convivenza con l’uomo, è stato quasi esclusivamente relegato alle attività sportive. Dulcis in fundo, la star del teatro equestre commenterà per noi la campagna Primavera/Estate 2020 di Gucci. Trattata su VALIUM proprio ieri (trovi qui il link), la adv ideata da Alessandro Michele ha donato all’ iconografia del cavallo connotazioni completamente nuove: in questa intervista, il parere di Silvia e le sue considerazioni al riguardo.

L’incontro “Estetica, musicalità e tecnica dell’arte equestre” prevede la partecipazione di un’artista, uno storico, un musicista e un fotografo che intavoleranno una conversazione sullo spettacolo equestre indagandone tutte le sfaccettature. Puoi raccontarci qualcosa rispetto a questo appuntamento?

L’ evento, che si terrà sabato 4 e domenica 5 aprile in via Staggi a Gatteo (FC), è nato da alcuni colloqui che ho avuto con Giovanni Battista Tomassini, giornalista RAI ma anche grande appassionato di cavalli e soprattutto di storia dell’equitazione. Tomassini ha scritto un libro che studia gli antichi volumi dedicati all’equitazione e i grandi maestri del passato, sottolineando l’importanza, per i cavalieri, di approfondire la storia equestre. Ho parlato con lui al telefono del libro che ha scritto e di quei trattati, risalenti al 1500 e ai secoli successivi ma ancora oggi validissimi. Inoltrandoci nei temi dello spettacolo equestre e discutendo di estetica e musica nell’ equitazione, ci siamo trovati d’accordo nel ritenerle degli aspetti fondamentali della cultura equestre classica. La musicalità, per esempio, è imprescindibile: il ritmo è una componente essenziale dell’ andare a cavallo. Un cavaliere, quindi, dovrebbe avere anche cognizioni musicali. Così dicendo mi riferisco a tutta l’equitazione, non solo a quella artistica. L’ incontro sarà una chiacchierata interdisciplinare che verte proprio su questi temi, sarà gratuito e aperto a tutti. Oltre a me, che sarò presente in quanto artista e tecnico equestre, ci saranno Simone Vassalli, musicista diplomato al Conservatorio e grande appassionato di cavalli, Giovanni Battista Tomassini, giornalista e conoscitore dell’equitazione storica, e Maurizio Polverelli, un bravissimo fotografo che parlerà dell’importanza dell’immagine nell’arte equestre contemporanea. Per un artista equestre l’ immagine ricopre un ruolo preponderante, ma presuppone una cura e una preparazione sia del cavallo che della persona, oltre a richiedere specifiche competenze in chi fotografa…Dopo la conversazione presenteremo i nostri workshop, che inizieranno il giorno successivo e proseguiranno per tutto l’anno.

 

Danza aerea con Nicoletta Amaduzzi. Silvia è in sella al cavallo Engraido 14

I workshop successivi all’ incontro saranno incentrati su discipline solitamente integrate nelle esibizioni di arte equestre: la musica, la drammaturgia, l’immagine e via dicendo. A chi sono rivolti e quale sarà il target dei partecipanti?

Penso che il target sarà molto vario, perché i workshop si rivolgono a una vasta tipologia di persone. Sicuramente non verrà chi non è interessato ai cavalli! Possono partecipare anche persone che non hanno mai cavalcato, ma vogliono capire cos’è l’equitazione al di là dei concetti antiquati che vedono il cavallo solo come un mezzo per andare a fare una passeggiata. Un’idea dalla quale spero che tutti si allontanino: i cavalli non sono biciclette, non li si può affittare come se fossero oggetti! L’equitazione è un modo di vivere oltre che uno sport, ed è bella proprio perché ti mette a contatto, a confronto con un altro essere vivente. Ti obbliga a metterti in gioco sia su un piano emotivo che fisico. Chi pensa di montare a cavallo soltanto per fare un giro guardando il panorama dall’ alto, si perde il 90% di quello che il cavallo gli può dare. Tutti coloro che, invece, vogliono scoprire questo 90% di esperienza emotiva, preparazione atletica e confronto con se stessi, possono venire da noi ed apprenderlo attraverso la pratica artistica. I corsi sono interessanti anche per chi pratica già l’equitazione e vuole migliorare la propria tecnica o il rapporto con il proprio cavallo e, in ultima analisi, per chi vuole saperne di più sullo spettacolo equestre e magari metterlo in scena, sia a livello amatoriale che professionale. I workshop sono rivolti anche ai principianti, che prenderanno parte a lezioni apposite. I bambini – ma solo dai 10 anni in su – potranno partecipare in base alla disponibilità dei posti. È chiaro che chi non è mai andato a cavallo verrà istruito soprattutto sulla preparazione di base, mentre chi è a un livello avanzato avrà maggiori possibilità di spaziare.

 

Silvia e Fidalgo, il suo “storico” cavallo bianco. Foto di Sara Baroni

Quali sono, a tuo parere, i requisiti che deve possedere chi vuole intraprendere il percorso dell’equitazione artistica?               

Bisogna essere molto competitivi e molto caparbi, la costanza è importantissima. È un’attività impegnativa dove non si apprende solo una disciplina: c’è sì la tecnica equestre, ma ci sono anche la drammaturgia, le materie riguardanti la musica, la scenografia e così via. La preparazione fisica e atletica sono fondamentali. Per cui, bisogna lavorare veramente tanto e tutti i giorni. Diciamo che è necessario avere lo stesso rigore di un ballerino di danza classica. L’equitazione artistica non è adatta, invece, a chi si aspetta dei risultati immediati. Chi pensa di poter subito eccellere, rimane arenato in livelli superficiali e discutibili; i risultati più apprezzati sono raggiunti solo da chi dimostra un impegno regolare nell’allenamento e possiede una grande curiosità verso il mondo dell’arte in toto. Per una preparazione ideale è ottimo assistere a degli spettacoli, non solo equestri ma di tutti i generi. E poi, bisogna avere una vera passione per i cavalli e per la cultura equestre: amare quel mondo, leggere libri a tema, tenersi informati. Molte persone riescono ad instaurare un buon rapporto con il cavallo spontaneamente. Ma non c’è niente di intuitivo nel cavalcare. Esiste una tecnica ben precisa che va studiata. Quando parliamo di equitazione, tanto più di equitazione artistica, dobbiamo tener conto della necessità di una preparazione quasi scientifica, oserei dire: d’accordo, sono in ballo due esseri viventi e si tratta di un’attività sportiva, non di una scienza, ma la preparazione tecnica è assolutamente imprescindibile.

 

Uno scatto tratto dallo spettacolo “Il sacrificio del Minotauro” al Salon du Cheval di Parigi. Con Silvia c’è Engraido 14. Foto di Jean-Léo Dugast

Cosa offre l’equitazione artistica in termini di benessere fisico e di armonia interiore?

Questa è una bellissima domanda perché è risaputo quanto l’equitazione, il rapporto con il cavallo, possano essere terapeutici. Ad esempio esiste l’ippoterapia, una disciplina rivolta ai portatori di handicap o a coloro che hanno determinate problematiche psico-fisiche, ed è scientificamente provato come il contatto con i cavalli migliori la vita di queste persone. Ippoterapia a parte, l’equitazione può affinare molti lati del carattere attraverso il mettersi in gioco, in discussione, l’instaurare una buona relazione con l’animale. L’equitazione artistica non dovrebbe essere finalizzata solo all’esibizione. Finora, diciamo che il concetto predominante è stato “Chi apprende l’equitazione per lo spettacolo lo fa solo perché vuole esibirsi”. I corsi di danza generici, per dire, non hanno esclusivamente questo scopo. Si può prendere parte al saggio di fine anno, ma non è obbligatorio. Chi frequenta le lezioni vuole anche divertirsi, fare movimento…Nel mondo equestre non era così: è stata quasi sempre tralasciata la preparazione in virtù dell’esibizione. Così facendo, molte persone non hanno osato avvicinarsi all’equitazione artistica perché pensavano che non fosse una disciplina a sé stante. Invece lo è ed è complessa, in quanto oltre alla preparazione sul cavallo comprende svariate materie che la rendono persino più interessante. Sono discipline acrobatiche, di danza aerea o giocoleria, e tutte, oltre che giovare al fisico, aiutano a crescere interiormente. Per cui, se ne ricava un beneficio sicuro!

 

Fidalgo sul palco del Teatro Bonci di Cesena durante le prove di “Ritorno a Itaca”

Il campo della didattica equestre dev’essere estremamente affascinante. Mi chiedo in che percentuale influisca, nell’apprendimento, l’empatia che si riesce ad instaurare con il cavallo, la conoscenza approfondita di questo elegante animale. Chi è il cavallo e qual è il suo principale punto di forza nel rapportarsi con l’uomo?            

Il punto di forza del cavallo è quello di essere molto socievole. Tende a un’alta socializzazione, è un animale che vive in branco, che cerca i suoi simili e, quando non li trova, anche un essere umano per lui è qualcuno verso cui portare le proprie attenzioni. Per quanto riguarda il resto della tua domanda, vi faccio un esempio. Il cane è un animale molto domestico, l’uomo è abituato a vederlo e quindi a conoscerlo. Il cavallo, invece, oggi come oggi è conosciuto molto meno. In passato era diverso, poi la sua conoscenza è andata persa. Il problema non nasce dal fatto che il cavallo non abbia certe caratteristiche, ma dal fatto che l’essere umano spesso non riesce a comprenderle. Torno a ribadire che il rapporto con il cavallo non è di tipo intuitivo: non è che se lo tenessi in casa (per tornare al parallelismo con il cane) dopo un po’ lo capiresti, bisognerebbe che qualcuno ti insegnasse a relazionarti con lui. La psicologia del cavallo, la sua socializzazione, da qualche anno vengono molto valorizzate e tenute in conto. Oggigiorno rientrano nell’ “horsemanship”, una disciplina basata sull’analisi del comportamento del cavallo e sull’ attuazione di alcune tecniche per rapportarsi nella maniera più corretta con l’animale. Diciamo che si tratta di una sorta di educazione equina, ma non ha strettamente a che fare con il montare a cavallo. Di base si attua da terra. Comprendere il cavallo significa educarlo. Qualsiasi animale va educato, e l’educazione si effettua innanzitutto attraverso il gioco: perché il gioco insegna anche a socializzare. Il cavallo non è un animale indipendente né solitario, tende a rapportarsi con gli altri. Per l’uomo, questo potrebbe rappresentare un vantaggio nello stabilire un contatto. Come ti accennavo, il cavallo cerca la compagnia. Non si può tenere da solo in una scuderia. Bisogna che ci siano perlomeno altri erbivori, alcuni per esempio allevano delle caprette:  è un animale che patisce la solitudine. E chiede molta attenzione da parte dell’uomo. Per cui, quando ci sembra distaccato o non riusciamo a capirlo è soprattutto perché non gli abbiamo dato la giusta energia, il giusto spazio.

 

 

Un’ altra scena tratta dallo spettacolo “Il sacrificio del Minotauro”

Personalmente ti trovi più a tuo agio nelle vesti di artista o di istruttore equestre?  

Diciamo che da una parte c’è il lato artistico che sicuramente fa molto parte di me, ho una passione innata per l’arte in tutte le sue sfaccettature, e, dall’ altra, mi sono dedicata alla preparazione dei cavalli sin da piccola. L’ insegnamento è una conseguenza, mi piace ma adoro preparare fisicamente i cavalli perché li ho sempre avuti. Quando ero ancora una bambina ho sentito la necessità di rapportarmi con loro e l’aspetto artistico è andato di pari passo. Poi certo, mi interessa anche insegnare, perché voglio che le persone si relazionino con i cavalli nel modo giusto. Una volta a Giovanni Battista Tomassini (il nostro evento prende spunto anche da colloqui che coinvolsero la prestigiosa rivista “Cavallo Magazine” e da un incontro a cui Tomassini partecipò a Fieracavalli di Verona) è stato chiesto: perché bisogna invitare le persone ad approfondire la propria cultura equestre? Perché l’obiettivo più importante è il benessere del cavallo, e per migliorare la vita di tutti i cavalli è imprescindibile divulgare una valida cultura equestre. È un grosso errore dare al cavallo delle connotazioni antropomorfe, pensarlo come l’uomo. I cavalli non sono personaggi di Walt Disney, non bisogna considerarli né dei mezzi né pupazzi o giù di lì. Dobbiamo imparare a relazionarci con loro nel modo più appropriato.

 

Foto di Silvia Foco

In un passato neppure tanto lontano, l’equitazione veniva spesso considerata uno sport elitario, appannaggio di pochi privilegiati. Cos’è cambiato da allora?    

Negli anni ’80, quando gli italiani avevano molta disponibilità economica, avere un cavallo era quasi uno status symbol. Oggi, invece, mantenerlo è più difficile. Anche perché lo si deve mantenere nel giusto modo. Normalmente c’è chi paga la scuderizzazione in un circolo ippico, una soluzione abbastanza buona perché il cavallo è circondato da altri suoi simili, ma le spese che si affrontano purtroppo non sono poche. C’è anche da dire, però, che le persone tutto l’anno spendono soldi per andare in palestra o dallo psicologo con l’obiettivo di star bene, mentre la scelta potrebbe essere quella di avere un cavallo: l’equitazione può essere concepita benissimo come attività fisica che apporta del benessere. In più, c’è un’alternativa. Si potrebbe condividere il cavallo con un altro cavaliere a mezza fida, sarebbe un vantaggio sotto svariati aspetti.

 

Silvia insieme a Engraido 14

Il cavallo, ultimamente, sta conoscendo un vero e proprio boom di popolarità. Persino il mondo della moda gli affida ruoli da protagonista. Penso ad esempio agli scatti che Yorgos Lanthimos ha realizzato per la campagna pubblicitaria della Primavera/Estate 2020 di Gucci, ambientata a Los Angeles. Cavalli e pony sono presenti ovunque, soprattutto nei luoghi più inaspettati: nell’autolavaggio, sull’ aereo, in mezzo al traffico, persino al supermercato e dal benzinaio. È come se vedere un cavallo nel cuore di L.A. fosse la cosa più naturale del mondo. Cosa pensi di questo concept?

Le foto le ho trovate simpatiche e anche molto belle: si nota una preparazione relativa ai cavalli molto accurata, da parte dello staff. Uno dei temi che affronteremo nell’ incontro del prossimo aprile sarà proprio come, per scattare una bella fotografia con un cavallo, sia necessario avere delle approfondite cognizioni tecniche. Non solo da parte del fotografo, ma anche di chi mette a disposizione i cavalli nonché delle modelle, soprattutto se devono montare a cavallo. Nella campagna di Gucci quelle conoscenze si colgono, non sono assolutamente foto fatte a caso (il brand ha lavorato in sinergia con l’ associazione American Humane, ndr.), e la scelta dei posti inconsueti la trovo straordinaria: il cavallo, in effetti, ha un grande spirito di adattamento. È chiaro che si troverebbe bene in un bel prato verde, gli piace correre e l’erba, per lui, è un ottimo cibo. Ma al di là di ciò, sarebbe un’antropomorfizzazione associare il cavallo solo ad ambienti naturali. In realtà si trova bene anche altrove, laddove venga abituato con i giusti modi e i giusti tempi. Se certi posti sono piacevoli per noi, di solito lo sono anche per lui. Tornando alle foto, il fatto di vedere dei cavalli inseriti in location assolutamente inusuali sottolinea il fatto che li si possa pensare al di fuori dei luoghi più stereotipati. Quando guardo queste foto, io realizzo che il cavallo è un animale eclettico e soprattutto è un animale che, come il cane, può far parte della quotidianità di una persona. Nonostante abbia, sia ben chiaro, delle necessità molto più impegnative di quelle di un cane. Ma è l’essere umano che dovrebbe iniziare a pensare che può relazionarsi con il cavallo al di là degli stereotipi e comportarsi di conseguenza. Nelle fotografie di Yorgos Lanthimos il cavallo viene portato nel nostro quotidiano, e a me fa pensare che è un animale interessante da conoscere, non solo adatto a una passeggiata o a una gara di salto ostacoli. Sembra molto naturale che venga calato in quegli ambienti, ma bisogna ricordarsi che dietro a tutto ciò c’è una profonda conoscenza dell’animale. Se così non fosse, infatti, percepiremmo una forzatura, qualcosa di brutale o di poco elegante. Purtroppo, non è raro che alcuni si affidino a collaboratori incompetenti anzichè a dei professionisti. Invece è molto importante sapere che lo staff a cui ci si rivolge sia effettivamente preparato in tema equestre. È bello constatare che chi desidera un cavallo in una foto lo renda protagonista. Nella campagna di Gucci, dove viene immortalato in luoghi insoliti, diventa infatti il protagonista dello scatto: è questa la differenza che fanno immagini del genere. Quando vedo un cavallo fotografato, che so, nella Pampa Argentina, mi torna in mente il detestabile concetto di “cavallo come mezzo”.

 

Foto di Franco Aresi

Silvia in sella a Darko

Qual è il consiglio principale che daresti a un ragazzo o a una ragazza con il sogno di diventare artista equestre?

Impegnarsi davvero tanto nella preparazione tecnica e atletica, poi pensare che è assolutamente necessaria la conoscenza di discipline come la recitazione, per esempio, o la musica. Bisogna evitare di dare per scontato che ci sia qualcosa di innato o di intuitivo nel rapporto con il cavallo. Essere creativi è bello, ma bisogna innanzitutto conoscere la tecnica. Solo dopo ti puoi esprimere, prima devi imparare. Se vuoi avere a che fare con l’arte devi apprendere anche le discipline artistiche. E andare a scuola da chi è più preparato, se necessario in scuole diverse: a patto che tu possa contare sull’ insegnante migliore per ogni materia.

 

 

Foto di Sara Baroni

Concludo chiedendoti se tra i tuoi progetti a breve termine, oltre all’incontro del prossimo aprile, ce n’è qualcuno di cui vorresti parlarci.         

L’ incontro sarà un momento in cui metteremo in evidenza quelli che saranno i nostri workshop. Il mio progetto principale coincide con un luogo, il teatro equestre che porta il nome della mia compagnia, Le Zebre, dove prepariamo sia i cavalli sia i cavalieri. Quindi, per il momento, vorrei divulgare il fatto che proprio lì offriamo la possibilità di lavorare e di imparare con noi per quanto riguarda sia la preparazione dei cavalli che le discipline ad essa collegate.

 

Silvia e Fidalgo in “Ritorno a Itaca” al Teatro Bonci di Cesena

Foto di Melis Yalvac

 

Danza aerea con Nicoletta Amaduzzi, Elisa Brunetti e…Zar. Foto di Franco Aresi

 

 

I cavalli, Los Angeles e la libertà: “Of Course a Horse”, la campagna pubblicitaria PE 2020 di Gucci

 

” Nel montare un cavallo, noi prendiamo in prestito la libertà.”

   (Helen Thomson)

 

Quale animale, se non il cavallo, poteva meglio incarnare gli ideali di libertà insiti nella filosofia di Alessandro Michele? L’ espressione senza vincoli dell’ identità attraverso lo stile è un cardine della sua visione, della sua estetica e di ogni suo concept. Per la campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2020 di Gucci, “Of Course a Horse”, che ha ideato sotto la direzione artistica di Christopher Simmonds, Michele ha scelto Los Angeles come location ed ha assurto il cavallo a protagonista, ma in modo del tutto inedito: gli scatti realizzati da Yorgos Lanthimos affiancano il quadrupede ai modelli e alle modelle in scenari insoliti, addirittura paradossali, eppure il risultato è di una naturalezza estrema. In splendide foto che ci restituiscono tutta la luminosità losangelina vediamo i cavalli cavalcare in mezzo al traffico, nuotare in piscina, piluccare la spesa nel carrello del supermercato, fare la doccia nell’ autolavaggio, viaggiare in macchina…Ma non solo. Lanthimos immortala i cavalli anche in interni, come l’aereo e la cucina di casa. Risalta il perfetto feeling instauratosi tra loro ed i modelli, un rapporto “alla pari” in cui l’ animale si inserisce con nonchalance – e senza la minima forzatura – in habitat tradizionalmente umani. Nello spot della campagna (guardalo qui), questa sintonia viene sottolineata da una soundtrack che molti di voi ricorderanno come main theme del film premio Oscar “Un uomo da marciapiede” (1969), con Jon Voigt e Dustin Hoffmann: “Everybody’s Talkin'”, cantata da Harry Nilsson, accentua l’atmosfera di libertà che fa da perno all’adv. ” I’m going where the sun keeps shining through the pouring rain”, recita il testo della canzone, rimandando a una Los Angeles assolata che è da sempre emblema della realizzazione dei sogni e di un’ esistenza sì frenetica, ma anche “easy”, dove i pool party si alternano all’ eccentricità décontracté di Venice Beach. Ed è proprio la sequenza che mostra un cavallo bianco mentre cavalca in riva all’ oceano a concludere lo spot. Il sole è al tramonto, sta per finire una giornata all’ insegna dell’ emancipazione sia dagli stereotipi che individuale. Una giornata metaforicamente contraddistinta dal logo Gucci, insomma. E’ importante aggiungere che, per la realizzazione della campagna, lo staff si è avvalso del contributo di American Humane, un’ associazione votata a garantire il benessere e la sicurezza degli animali in ogni luogo – set  fotografico incluso. Rimanete sintonizzati su VALIUM, se volete approfondire i temi di questa geniale advertising: domani verrà commentata da un personaggio autorevole (e molto affascinante) del panorama equestre italiano. Per saperne di più…appuntamento al prossimo post!

 

 

CREDITS

“Of Course a Horse”, Gucci Spring/Summer Campaign

Creative Direction: Alessandro Michele

Art Direction: Christopher Simmonds

Photos: Yorgos Lanthimos

Hair: Paul Hanlon

Make Up: Thomas De Kluyver

Music: “Everybody’s Talkin’” Harry Nilsson (F. Neil)

(P) Originally Released 1968. All rights reserved by RCA Records, a division of Sony Music Entertainment.

© Third Palm Music / BMG Platinum Songs US. Courtesy of: BMG Rights Management (Italy) srl