Il close-up della settimana

Jeremy Scott con Madonna al MET Gala 2017 . Foto (cropped) di Danilo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Dopo dieci anni di successi, Jeremy Scott lascia la Direzione Creativa di Moschino. Le strade del designer statunitense e del brand che Franco Moschino fondò nel 1983 si dividono. In molti si chiedono quale sarà l’esito di questa separazione: Scott, infatti, ha saputo egregiamente interpretare lo spirito del marchio. Sembrava impresso nel suo stesso DNA. L’ironia, l’irriverenza e l’estro dell’ indimenticato Franco Moschino (venne a mancare nel 1994) sono gli identici valori di riferimento di Jeremy Scott, che li ha riproposti in chiave ancora più pop e giocosa. La cifra stilistica di Scott, intrisa di una potente vena dissacratoria, mixa elementi camp, personaggi dei cartoon, icone e simboli del consumismo rielaborandoli con straordinaria inventiva. Il senso dell’ umorismo – da non confondersi con il sarcasmo – troneggia in un tripudio caleidoscopico di colori, gioia di vivere e citazioni: da Sponge Bob a Barbie, dalla logomania ai colossi del fast food. In questo vortice rientrano memorabili collezioni, come quella “devastata dalle fiamme” (l’abito che incorpora un enorme chandelier è diventato un cult), ma anche omaggi al cinema di Fellini e al magico mondo del circo. Senza dimenticare l’orsetto adorato da Franco Moschino, che Jeremy Scott ha rivisitato genialmente e tramutato persino in un profumo. Lo stilista, nato nel 1975 a Kansas City, era al timone creativo di Moschino dal 2013 e ha debuttato con la collezione Autunno Inverno 2014/15 del brand.

 

Un look Moschino per la Primavera Estate 2023

Le celebrities lo venerano letteralmente. Tra le sue fan più sfegatate spiccano Rita Ora, Katy Perry, Madonna, Miley Cyrus, Rihanna, Jennifer Lopez e Lana Del Rey, per fare solo qualche nome. Katy Perry, peraltro, non è passata inosservata in un surreale abito chandelier firmato Moschino al MET Gala 2019, l’edizione dedicata al camp. Oggi, Jeremy Scott dice addio al Gruppo Aeffe, la società di cui fanno parte, oltre a Moschino, marchi come Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini, con la collezione Autunno Inverno 2023/24 che ha presentato alla Milano Fashion Week. “Sono fortunato ad aver avuto l’opportunità di lavorare con una forza creativa qual è Jeremy Scott. Voglio ringraziarlo per il suo impegno decennale nei confronti della Maison Moschino e per avere lanciato una visione distintiva e gioiosa che sarà per sempre parte della storia di Moschino“, ha dichiarato il Presidente di Aeffe Massimo Ferretti. Scott ha replicato con parole altrettanto entusiastiche: “Questi dieci anni in Moschino sono stati una fantastica celebrazione di creatività e immaginazione. Sono davvero orgoglioso del lavoro che mi lascio alle spalle. Vorrei ringraziare Massimo Ferretti per avermi concesso l’onore di guidare questa fantastica maison.  Vorrei anche ringraziare tutti i miei fans in tutto il mondo che hanno celebrato me, le mie collezioni e la mia visione. Senza di voi nulla di ciò che è stato sarebbe stato possibile.” Per Moschino si chiude, quindi, una vera e propria epopea: con Jeremy Scott, la “brand essence” di cui Franco Moschino aveva dotato il marchio è andata rafforzandosi di anno in anno. Non ci resta che attendere per saperne di più sulle intenzioni e sulle decisioni dell’iconica griffe.

 

 

Haute Couture PE 2023: flash dalle sfilate di Parigi

 

Anche se con qualche giorno di ritardo, un flash sulle sfilate Primavera Estate 2023 di Haute Couture non può mancare. Dal 23 al 26 Gennaio scorso, a Parigi, 31 Maison hanno riportato in scena l’ Alta Moda: creazioni che inneggiano alla maestosità, alla genialità creativa, all’eccellenza sartoriale. Ripristinato il format in presenza dopo la lunga pausa dovuta al Covid, i fashion show sono tornati a stupire e a sbalordire. I top names della Couture c’erano tutti: da Schiaparelli a Iris Van Arpen, da Fendi a Dior, da Chanel a Giorgio Armani Privè. Valentino è riapprodato nella Ville Lumière, che aveva abbandonato temporaneamente per Roma. Jean-Paul Gaultier, proseguendo nel progetto che invita altri designer a reinterpretare il suo stile, si è avvalso stavolta del talento di Haider Ackermann. Tra i prestigiosi nomi in calendario anche Raul Mishra, Georges Hobeika, Julien Fournié, Elie Saab, Viktor & Rolf, RVDK Ronald Van Der Kemp, Yuima Nakazato e Zuhair Murad. E se l’assenza di Balenciaga e Maison Margiela non è passata inosservata, in molti hanno atteso il ritorno di Mugler con Casey Cadwallader alla Direzione Creativa. A lasciare senza fiato il parterre sono state, inoltre, le collezioni dei new talents: l’indiano Gaurav Gupta, la Maison Sara Chraibi dell’omonima stilista marocchina e Robert Wun, originario di Hong Kong, hanno presentato creazioni strutturalmente ricercate e di forte impatto. Nella gallery che segue, una selezione di 10 look estrapolati da altrettante collezioni.

 

Schiaparelli

Daniel Roseberry si ispira all’ “Inferno” della “Divina Commedia” di Dante per proporre spettacolari creazioni realizzate con materiali inediti: perline di legno, lastre di latta rivestite di pelle, pigmenti applicati sugli abiti manualmente, plastron di madreperla, busti di rame che sembrano gigantesche conchiglie. Le minuziosissime riproduzioni delle teste del leone, del leopardo e della lupa integrate nei look, ottenute modellando a mano un mix di resina, materiali sintetici e schiuma, sono subito diventati gli iconici emblemi della collezione.

Christian Dior

Maria Grazia Chiuri rende omaggio a Joséphine Baker, cantante e ballerina ma anche attivista e benefattrice: lottò, in particolare, contro il razzismo e a favore dei diritti civili dei neri. La collezione è un’ode allo stile di un periodo che abbraccia gli anni ’20, ’30, ’40 e ’50 del ‘900. Tailleur sagomati, lunghezze alla caviglia, pantaloni ampi, suggestioni Decò, frange, paillettes e sinuosi long dress argentati, tutti rigorosamente abbinati a sandali con un alto plateau, fanno da leitmotiv a look concepiti per accompagnare l’icona del varietà francese dal camerino fino al palcoscenico.

Rahul Mishra

Ad ispirare Rahul Mishra è Atlantide, la leggendaria città sommersa, luccicante d’oro ed adagiata su una stupefacente barriera corallina. La sovrastano le enormi masse d’acqua, i paesaggi terrestri, il cosmo (“Cosmos” è anche il titolo della collezione) con le sue galassie e i suoi pianeti: il couturier “racconta” tutto questo servendosi di uno sfarzoso tripudio di piume, paillettes e ruches. Il color turchese, presente in dosi massicce, rievoca la maestosità del mare e delle divinità marine.

Giorgio Armani Privé

Armani omaggia Arlecchino e la Commedia dell’ Arte Veneziana: le classiche losanghe colorate si declinano in tutte le varianti possibili, ma il risultato è immancabilmente ultra chic. Anche le nuance tipicamente arlecchinesche vengono rivisitate, includendo nella palette il malva, il verde acqua, il rosa pallido, l’oro e il bluette. Il caratteristico motivo a rombi si accompagna non di rado alla gorgiera e dà il meglio di sè sui lunghi abiti di volta in volta sinuosi o fluttanti, sui pantaloni svolazzanti e sui giacchini, dove si ammanta di cristalli.

Zuhair Murad

Zuhair Murad guarda ai tempi d’oro della Costa Azzurra: quel periodo mitico, intriso di glamour e popolato di feste, che va dagli anni Venti agli anni Sessanta del ‘900. La collezione è un’ esplosione di sfarzo. Abiti hollywoodiani si impreziosiscono di piume e di cascate di cristalli, drappeggi e stole in stile “Il Grande Gatsby”. La palette è altrettanto ricca, esplora un range di nuance mozzafiato in cui risaltano il giallo oro, il lime, l’acquamarina, il fucsia carico e l’arancio.

Jean-Paul Gaultier

Haider Ackermann reinterpreta Gaultier e lo fa in un modo assolutamente personale, glorificando il concetto di “Couture” allo stato puro. L’ accuratezza sartoriale raggiunge l’apice, le modelle sfilano con l’eleganza di gazzelle e assumono pose ricercate davanti all’ obiettivo dei fotografi. I pantaloni a vita alta drappeggiati in vita sono il capo iconico della collezione. Si abbinano a corsetti che rielaborano i “coni” di Gaultier, a top di piume, bralette scultoree e giacche marsina con coda di rondine.

Valentino

L’ Haute Couture è fantasia, libertà, creazione a ruota libera. E’ la possibilità di osare, di sperimentare, di dare vita a sempre nuove e immaginifiche identità. Ispirandosi ai Club più innovativi e iconici del ‘900, Pierpaolo Piccioli rivisita l’ heritage di Valentino Garavani coniugandolo con l’estetica gender fluid e una potente audacia. Il womenswear sbalordisce con lunghezze micro, grandi fiocchi neri applicati in aree strategiche del corpo, slip tempestati di cristalli abbinati a spesse calze fluo; abiti avvolti in un vortice di ruches svelano squarci e trasparenze inaspettati. Le cromie, impattanti, spaziano dal Pink PP al verde acqua passando per il rosa baby, il corallo, l’oro e  il lilla.

Gaurav Gupta

Shunya, questo il nome della collezione, in Sanscrito significa “zero”. Una cifra che si associa al primordiale, all’archetipo, e permette a Gupta di esplorare i concetti di spazio e di tempo. Gli abiti sono sculture in movimento, combinano riferimenti mitologici con suggestioni surrealiste: forme ondulate e drappeggiatissime si congelano in un alito di vento, ricami scintillanti rievocano la lava di un vulcano o le onde di un oceano, decori forgiati come sinuosi serpenti avvolgono il corpo in omaggio alla dea Kundalini.

Maison Sara Chraibi

La collezione, intitolata “The Fabric of Dreams”, rivela un preciso impianto strutturale: non a caso, la designer marocchina Sara Chraibi è un architetto che ha scelto di intraprendere l’avventura della Haute Couture. Gli abiti sono plasmati da un’ “impalcatura” in cui miriadi di fili di sabra (una seta ricavata dall’ aloe vera) si intrecciano sapientemente, originando anche cascate di frange, sontuosi decori e lunghi mantelli. Ornamenti in oro, gioielli e un tripudio di perle donano una preziosità quasi sacrale ai look, accentuata da un copioso utilizzo del velluto.

Robert Wun

Adorato dalle celebrities, Wun è celebre per i suoi abiti ultra plissettati simili a straordinarie sculture. La collezione “Fear”, che ha presentato a Parigi, l’ha progettata ispirandosi ai piccoli incidenti della vita quotidiana; il designer li prende come spunto per tramutarli in un’ode al bello. Drappeggi, plissè, forme ricercate e scultoree predominano in ogni look. Le piume ricorrono, i ricami e le perline rappresentano in modo sublime gli “incidenti”: macchie di vino rosso su un outfit in total white, orli bruciacchiati, gocce di pioggia sparse su un mantello diventano virtuosismi di stile.

 

 

Tendenze AI 2022/23 – Il pantalone a palazzo: uno chic che strizza l’occhio ai 30s

Imperial

Le collezioni Pre-Fall 2022 lo avevano preannunciato: il pantalone a palazzo trionfa e continuerà a spopolare ancora per molto, almeno fino ai prossimi mesi caldi (come testimoniano le Fashion Week della Primavera Estate 2023). La stagione fredda, intanto, l’ha già decretato un must. Il caratteristico modello con gamba ampissima non fa più parte del guardaroba esclusivamente estivo. E’ comodo, glamour, chic e strizza l’occhio agli anni ’30, il decennio in cui faceva furore tra celebrities del calibro di Marlene Dietrich, Coco Chanel, Madame Rochas, Joan Bennett e Hedy Lamarr. E se volete rimanere fedeli allo stile casual, no problem: ormai sono a palazzo persino i jeans.

 

Twinset

Essentiel Antwerp

Marni

Max Mara

Proenza Schouler

Patrizia Pepe

Trebarrabi

Zara

Max Mara Weekend

Bottega Veneta

Bevza

 

 

Il trionfo delle afro braids

Mia Vesper

L’ ultima a sfoggiarle in ordine di tempo è stata Madonna, avvistata con un hairstyle a base di platinate treccine afro nella Fiat 1100 del 1957 che la trasportava per le vie di Noto durante il suo festeggiatissimo compleanno siciliano. Ma non è l’unica celebrity ad aver scelto l’acconciatura più gettonata dell’ estate: qui in Italia le “afro braids” sono già state adottate, volendo fare solo un paio di esempi, da Elodie e Nina Moric. Alle passerelle delle collezioni Primavera Estate 2022, comunque, va attribuito il merito di aver sancito il trionfo delle treccine lunghe e sottili originarie del Continente Nero; un numero incalcolabile di brand le ha proposte in occasione dei fashion show. Qualche nome? Valentino, Proenza Schouler, Louis Vuitton, Miu Miu, Chanel, Roberto Cavalli e Ermanno Scervino (tanto per citarne alcuni) hanno fatto sfilare modelle che esibivano l’hairstyle in questione o pettinature tipicamente tribali. Il lookbook del marchio newyorchese Mia Vesper, poi, è un vero e proprio inno alle treccine afro, che celebra in un tripudio di suggestioni vintage, nuance oniriche e dettagli boho. Non va dimenticato, tuttavia, che lo street style ha sempre avuto un ruolo di spicco nella diffusione di questo trend: una triade, quella composta da moda, celebrities e street style, capace di lanciare tendenze destinate a tramutarsi in cardini del pianeta stile.

 

Mia Vesper

Proenza Schouler

Theophilio

Miu Miu

Louis Vuitton

Roberto Cavalli

Chanel

Valentino

Ermanno Scervino

Studio 189

Brogger

Tanya Taylor

L’ accessorio che ci piace

 

Le discoteche dovrebbero riaprire il 1 Febbraio: uso il condizionale un po’ per scaramanzia, un po’ per prevenire gli eventuali e improvvisi cambi di rotta tipici dell’ emergenza sanitaria. Se tutto andrà bene, scatenarsi sul dancefloor indossando le iconiche Medusa Aevitas di Versace è tassativo. Seducenti, audaci, vibranti, queste platform dai colori pop sono già sold out. Le celebrities le adorano: Beyoncé, Dua Lipa e Ariana Grande (per citarne solo alcune) le hanno esibite con stupefacenti look prontamente postati su Instagram. Tutte le vogliono, perchè sprigionano glamour in dosi massicce. Le cromie vivaci e il design che rimanda agli anni ’70 dello Studio 54 rappresentano i loro punti di forza. E poi, sono inconfondibili: interamente in satin, sfoggiano un doppio plateau di 6,5 cm e un tacco massiccio che raggiunge i 9 cm. Questa altezza vertiginosa viene esaltata da un design raffinatissimo; il cinturino alla caviglia è tempestato di cristalli e decorato con un ciondolo Medusa color oro, la punta è squadrata, la manifattura rigorosamente Made in Italy.

 

 

Il ciondolo Medusa è una chicca deliziosa, un dettaglio che sancisce il DNA di Versace attraverso il suo emblema più caratteristico. Le nuance in cui le Aevitas si declinano potenziano ulteriormente il loro appeal: rosso, lilla, nero, un giallo e un fucsia che virano vagamente al fluo accentuano l’ allure “bold & glam” di queste décolleté mozzafiato. Io le scelte in fucsia. E voi, quale colore preferite?

 

Il Tapeo di ROD Almayate

 

Per chi non sapesse cos’è il tapeo, basta dire che è uno dei riti più tipici della Spagna. Se conoscete le “tapas”, siete già a buon punto: “ir de tapeo” significa semplicemente “andare a degustare tapas”, farsi un giro di tapas all’ ora dell’ aperitivo. Come potete immaginare, è un rituale gustosissimo. In italiano potremmo tradurre “tapas” con “stuzzichini”, ma in realtà sono qualcosa di più: di solito si assaggiano insieme a un buon vino, un delizioso preludio a quella che poi sarà la cena. Tra le tapas più celebri troviamo quelle a base di tortillas, olive, formaggi locali, calamari impanati, crocchette di prosciutto, acciughe, gamberetti…e, ancora, uova sode, fette di pane spalmate con sfiziosi ingredienti, il tradizionale “chorizo”. Durante l’ estate, in particolare, il tapeo (che si svolge tassativamente all’ aperto, nelle “terrazas”) segna l’ inizio della movida. Non è un caso che ROD Almayate, il brand di gioielli Made in Italy più cool della Spagna, abbia dedicato a questa vivace consuetudine un’ intera collezione. Roberto Ferlito (designer e direttore creativo) e Diego Diaz Marin (fashion photographer e direttore artistico) sono ospiti di VALIUM sin dai loro esordi. Dopo il trasferimento in Andalusia, Schield Jewels  – il marchio fondato a Firenze dal duo – è diventato Rod Almayate e continua la sua scoppiettante avventura: l’ estro vulcanico di Ferlito e l’ estetica surreale e irriverente di Diaz Marin compongono un connubio che accentua la sua esplosività giorno dopo giorno. La collezione di gioielli Tapeo ce lo dimostra appieno, combinando il mood ironico di cui è intrisa ogni creazione del brand con una cifra stilistica unica e inconfondibile. Gamberetti, stuzzicadenti, olive, sardine, mozziconi di sigaretta e linguette delle lattine diventano di volta in volta ciondoli, anelli e orecchini: tutti  rigorosamente in palladio e ottone placcato oro impreziositi da elementi Swarovski.

 

 

I nuovissimi arrivati sono gli orecchini che sembrano mozziconi di sigaretta, attualmente in preorder. Affrettatevi a prenotarli, perchè molti pezzi della collezione sono già sold out! Da quando è stato fondato nel 2019, per ROD Almayate è stato subito boom di gradimento e di richieste: oggi, attrici, celebrities, popstar e teste coronate di tutto il mondo si contendono i gioielli della griffe. Un nome su tutti? Letizia Ortiz, moglie di re Filippo VI di Borbone. La regina consorte di Spagna adora letteralmente le creazioni di ROD Almayate.

 

Tapeo Cigarettes Earrings

Earrings Tapeo Olives

Avocado Lovers Couple Pendant

Lata Ring8

Earrings Espeto Sardinas

Earrings Tapeo Gamba

Tapeo Pendant Lata (con cristallo Swarovski disponibile in bianco, verde e rosso)

Tapeo Lata Earrings con cristallo Swarovski

Tapeo Bala e Sardina Pendant

 

 

 

Incontro con Flavia Cavalcanti, costumista dall’ estro travolgente e neo sposa del Principe Maurice

Maurice e Flavia in uno scatto che esalta la loro sintonia

Belén Rodrìguez, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Martina Colombari, Paola Barale (in ordine sparso)…Sono solo alcune delle celebs che ha vestito Flavia Cavalcanti. Un ottimo biglietto da visita, non trovate? La neo sposa del Principe Maurice, d’altronde, non poteva che essere una persona speciale! Oggi, ho l’onore di presentarvela e di raccontarvi tutto di lei. Partiamo innanzitutto dalla personalità: questa biondissima costumista brasiliana è un vortice di esuberanza, vive a 100 all’ ora e ti travolge con la sua passionalità straripante, con il suo modo di calarsi appieno nelle emozioni. Nata a Recife, frizzante metropoli nel nord-est del Brasile, Flavia vive in Italia dal 1992. Dopo un esordio come hairstylist e ballerina nei club della notte si è dedicata al costume design, ovvero al design dei costumi di scena. La parola chiave della sua cifra stilistica è “contaminazione” (un termine che, en passant, fa da leitmotiv anche all’ universo del Principe), punto di partenza e di arrivo di una ricerca incentrata sulla sperimentazione, sul non convenzionale e sul connubio tra i tessuti e i più disparati materiali. Flavia è interessata ad esplorare nuove forme,  nuovi volumi. I suoi abiti sono inconfondibili: sofisticatamente flamboyant, seduttivi (il bustier è un pezzo forte della Cavalcanti couture), eccentrici, non passano di certo inosservati. L’ ispirazione che attinge alla nightlife ed alla sua magia è evidente, ma anche l’arte, lo street style e le suggestioni della music scene fanno parte dell’ immaginario della designer. Talentuosa e traboccante di estro, Flavia ha diramato la sua carriera in molteplici direzioni: teatro, eventi, videoclip, spot TV, fashion magazine, celebrities, club, sfilate, collaborazioni con brand prestigiosi – qualche nome? Philipp Plein, Calzedonia, Alfa Romeo, Ferrero, Vodafone, Wind e molti altri ancora. Ma a questo sfolgorante percorso professionale si è aggiunto un importante traguardo nella vita privata. Il 17 Giugno scorso, infatti, dopo un’ amicizia quasi trentennale, Flavia è andata in sposa al Principe Maurice. Il loro matrimonio ha fatto seguito ad una quarantena vissuta insieme dall’ inizio alla fine, ma (seppure  non ufficialmente) aleggiava nell’ aria già da tempo. A rivelarci tutto sarà la dolce metà del Principe in persona, che ho avuto il piacere di conoscere e di intervistare: la nostra è stata una lunga, bellissima chiacchierata ravvivata dalle domande “speculari” sulla love story della coppia (rileggi qui l’ intervista con il Principe Maurice). Signore e signori…ecco a voi Flavia Cavalcanti!

Sei nata a Recife, in Brasile. Cosa ti porti dentro della tua terra?

La positività. Anche se vivo in Italia da quasi 29 anni, la solarità, l’allegria, il fatto di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno – un atteggiamento molto brasiliano – sono caratteristiche ancora molto radicate in me.

Quando e perché hai deciso di trasferirti in Europa, più precisamente in Italia?           

Era il 1992. Mentre in Brasile mi stavo creando una carriera come truccatrice e parrucchiera, è arrivata una mia amica dall’ Italia che mi ha offerto l’opportunità di venire a lavorare a Riccione, sempre come parrucchiera, e di condividere la sua casa con lei. Tutto questo mi ha incuriosita, perché l’Italia era nel mio cuore sin da quando sono nata: le mie origini sono sia italiane che portoghesi. E’ andata così. Ho ricevuto una proposta e sono partita, volevo assolutamente conoscere l’Italia. Poi me ne sono innamorata e sono rimasta.

 

Un bel ritratto fotografico di Flavia

Con l’Italia è stato un colpo di fulmine o hai avuto bisogno di tempo, per ambientarti?           

Un colpo di fulmine! (ride, ndr.) L’Italia mi è piaciuta da subito. Ovviamente non è che sia andato tutto liscio, ma ho superato ogni tipo di disagio. Mi interessava imparare la lingua, conoscere le città più importanti…Anche se all’inizio è stato molto difficile, mi hanno conquistato la storia che si respira in ogni angolo e tutto quello che comporta il vivere qui: il cibo, l’arte…Sono tantissimi gli aspetti che rendono l’Italia unica, bellissima, un paese da vivere.

Attraverso quale iter sei approdata al design dei costumi di scena?

Sono arrivata qui per fare la parrucchiera, ma nell’ arco di sette-otto mesi ho stretto delle amicizie che mi hanno permesso di lavorare anche come ballerina nelle discoteche. Vivevo a Riccione e lavoravo sia a Riccione che in tutta Italia: ogni weekend andavo in tour nei club, mentre durante la settimana ero in salone o acconciavo le mie clienti a domicilio. Questo mi ha fatto pensare che dovevo sfoggiare dei look sempre nuovi, di conseguenza il mio fidanzato dell’epoca mi ha regalato una macchina da cucire. Ho cominciato a scucire gli abiti, a studiare come erano fatti e a tagliarli nella stessa maniera, ma con una mia impronta inconfondibile. Così ho iniziato a creare personalmente i vestiti che indossavo. Piacevano a tutti! In molti hanno cominciato a chiedermi se potevo realizzarli anche per loro, così mi sono buttata nel settore della moda.

 

Anna Tatangelo sfoggia degli sfavillanti look by Flavia Cavalcanti nel video di “Inafferrabile”

Cosa ami di più del tuo lavoro? E qual è la creazione griffata Flavia Cavalcanti a cui sei più affezionata?

Non potrei dirti a quale creazione sono maggiormente affezionata, ormai non si contano più! Parlerei piuttosto delle aziende che ti scelgono per realizzare dei progetti insieme e ti lasciano libera di creare. Potrei citarti una carrellata di lavori meravigliosi, ovviamente assegnati da un capo stylist che cura l’immagine di una data azienda, di un programma televisivo, di un videoclip, e così via…Non mi focalizzerei su una singola creazione ma sul progetto più bello, che può includere decine di creazioni o magari una sola. Il progetto ha più importanza della creazione stessa, perché ti fa esplorare dei temi (o un tema unico) attraverso un processo creativo individuale o collettivo. Si raggiunge il top soprattutto quando si è in gruppo, quando c’è una sinergia, quando ci si confronta: insieme si dà il meglio. Io non sto mai ferma, sono in continua evoluzione. Collaboro con diversi stylist, diverse TV, diverse realtà, così rimango sempre sul pezzo. Se dovessi menzionarti qualche mio lavoro ti parlerei dello spettacolo che ho creato per l’inizio della sfilata di Philippe Plein, o dello spot per i 30 anni di Calzedonia…Oppure, ancora, dello spot di Mon Chéri, dove appare il mio celebre abito di carta. All’ epoca di abiti di carta non se ne vedevano, quella pubblicità è fantastica: tantevvero che, seppur risalga al 2012, la ripropongono ogni Natale!

 

30mo compleanno di “Striscia la notizia”: Flavia ha ideato l’ outfit di Michelle Hunziker

Collabori spesso con le celebrities. Ne esiste una che, tra loro, ti ha colpito in modo particolare? E per quale motivo?

Un altro aspetto del mio lavoro consiste nel creare l’immagine di tanti personaggi dello show business. Però, in questi casi, con qualcuno di loro ti rapporti di più e con qualcun altro meno. Una persona che mi è rimasta particolarmente impressa è Malika Ayane: una grandissima artista, una grandissima donna, con un cuore e una testa meravigliosi. Di lei mi sono innamorata letteralmente! La adoro, spero che potremo collaborare molte altre volte ancora.

 

Costumi by Flavia Cavalcanti per IT Magazine (foto di Edlan Man)

Al momento di ideare i costumi, di solito, hai carta bianca o lavori in base agli input forniti dalle produzioni?

Vanno analizzati vari fattori, perché ci sono delle differenze a seconda dei casi. La maggior parte delle volte un direttore artistico o un’azienda ti danno l’input, poi sta a te trovare delle soluzioni. Si fa un po’ di ricerca e si passa ai bozzetti. Si arriva, quindi, alla presentazione di una o più proposte. Io non sono una sarta, sono una creativa. Di conseguenza, i lavori che mi assegnano lasciano molto spazio all’ inventiva: perché se si tratta solo di elaborare un disegnino fatto da altri o la foto dell’abito di un famoso stilista ti dico “Ma anche no!”. Io voglio creare, non voglio copiare…Non sono mai stata una che scimmiotta le creazioni altrui. Sviluppare idee proprie è molto importante!

A quali progetti stai lavorando, attualmente? Potresti anticiparci qualcosa?  

Il Covid, purtroppo, ha messo in stand by molti progetti importanti, ma credo che siano tutti rimandati ai mesi prossimi. In questo momento sto curando l’immagine degli spettacoli del Villa delle Rose di Riccione: mi occupo del look della vocalist Tanja Monies e delle ballerine per quanto riguarda gli eventi del venerdì, del sabato e del mercoledì. Dal 22 Luglio, infatti, ogni mercoledì sale in consolle Sven Vath, un dj quotatissimo, uno dei “paparini” della musica techno! E’ la serata Cocoon di Ibiza, che a causa del lockdown sull’ “Isla Blanca” si è trasferita al Villa delle Rose. Il look che ho scelto per gli artisti si ispira a una tendenza che adoro, quella di matrice spaziale. Ma ho un’altra bellissima novità da raccontarti: a Settembre, due numeri della rivista Donna Moderna usciranno con delle mie creazioni in copertina. Le indosseranno nientemeno che Federica Pellegrini – una donna meravigliosa, un orgoglio nazionale – e Elodie, talentuosa e bellissima. Per me sarà un onore vestirle! Non posso anticiparvi nulla dei loro look, però vi dico che sfoggeranno abiti davvero stratosferici…

 

Uno degli iconici bustier creati da Flavia Cavalcanti (in questo caso, per una sfilata di Aldo Coppola)

Martina Colombari in un fasciante abito in pizzo griffato Cavalcanti

Passiamo ora alla tua vita sentimentale. Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Maurice?

Sono arrivata in Italia nel ‘92, di mercoledì, e il sabato successivo ero già al Cocoricò. A un certo punto, dalla Piramide è calata una gabbia dove Maurice era rinchiuso insieme ad altri performer. Sono rimasta senza fiato! In Brasile avevo già lavorato in discoteca, nel mondo dello spettacolo, ma da Maurice mi sono sentita subito attratta perché proponeva qualcosa di speciale, di mai visto prima…e sempre con un messaggio da divulgare. Ho detto a me stessa: prima o poi conoscerò questo gruppo e ci lavorerò insieme. Sono passati alcuni mesi e Alessandro Filippi, un amico comune, un giorno mi ha presentato Maurice. Da lì è partita la nostra lunghissima amicizia, che dura da ben 28 anni. Ecco, è nato tutto così. Ma l’amore è venuto dopo.

 

Flavia e Maurice: che coppia!

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

Noi viviamo un amore un po’ diverso dai soliti: il matrimonio tra me e Maurice non è uno di quei matrimoni con una data di scadenza. Il nostro progetto di vita insieme è molto più profondo. Non siamo gelosi l’uno dell’altra, non siamo competitivi, siamo affiatati. Vogliamo invecchiare insieme. Lui si prende cura di me e io mi prendo cura di lui, quando cado lui mi sostiene e quando lui cadrà io sarò lì a sostenerlo. Il legame che c’è tra noi è qualcosa che va oltre, direi che è anche un’ amicizia specialissima…Siamo due persone di spessore che si completano a vicenda.

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei resa conto di amarlo?

Tre anni fa. In quel periodo Maurice mi frequentava un po’ di più, perché per molto tempo non siamo stati assidui nel vederci. Poi, quattro o cinque anni fa, lui si è trasferito qui a Milano e ci siamo ritrovati. Così una notte, mentre chiacchieravamo con un calice di vino in mano, è partita la domanda: “Tu come vedi il tuo futuro?”, mi ha chiesto. Io ho risposto che le mie storie importanti le avevo avute, ma da 15 anni non conoscevo più nessuno che mi soddisfacesse intellettualmente e non solo. Non vedevo amore all’orizzonte, solo storielle che non portavano a niente. “Sinceramente”, ho detto a Maurice, “di regalare il mio tempo e il mio cuore a persone che non lo meritano non se ne parla. Per cui, piuttosto, morirò da sola o, se proprio dovessi avere una relazione, vorrei averla con una persona come te.” Le sue esperienze erano state pressochè le stesse, e alla fine c’è stata la proposta. “E se ci sposassimo?”, mi ha detto all’ improvviso (ride, ndr.). Ho pianto per l’emozione, l’ho abbracciato e gli ho risposto “Perché no? Sposiamoci!”. Nei tre anni successivi, la nostra relazione ha acquistato sempre più spessore. La proposta di Maurice non ha potuto concretizzarsi sino ad oggi perché io avevo dei problemi con i documenti: non arrivavano, ritornavano in Brasile…Dovevamo sposarci il 26 marzo, però è arrivato il lockdown ed è saltato tutto. Per cui abbiamo “detto sì” soltanto un paio di mesi fa. Ma va bene ugualmente. Prima o dopo, l’importante è vivere questa bella storia!

 

I neo-sposi in total black: un po’ dark, un po’ decadenti, ma giocosi sempre e comunque

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Volevamo che fosse una cosa nostra e non pubblica. Il matrimonio che sognavo era riunire una ventina di amici e partire per una spiaggia deserta dove io e Maurice, scalzi e vestiti con abiti di lino molto leggeri, ci saremmo sposati. In mezzo alla natura, con le persone che sono davvero care a entrambi. Senza caos, senza selfie, senza tutto quello che va a prostituire un sentimento. Secondo me non serve quel contorno, è solo esibizionismo… Qualcosa che non ha niente a che fare con l’amore e con le cose sincere, oneste, belle.

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Non me ne sono resa conto subito. Ma una settimana dopo, camminando per strada, ho sfiorato inavvertitamente la mia fede nuziale e ho avvertito una profonda sensazione di sicurezza. Io non mi sono mai sentita sola. Non soffro di solitudine, al contrario di Maurice. Quel gesto, però, mi ha fatto provare una miriade di emozioni: mi sono sentita protetta, più completa, non so come spiegarti… In realtà ero completa anche da sola, ma Maurice, così speciale e unico, ha dato una marcia in più alla mia vita!

 

Un brindisi all’ amore…e all’ amicizia!

Parlaci di tre qualità che adori di lui…

Soltanto tre? Innanzitutto la sua cultura straordinaria, con tanto di dettagli e date. E’ incredibile, ha una memoria pazzesca! Un’altra qualità di Maurice che amo è l’ironia, insieme ci facciamo delle risate incredibili!, e per finire il suo gran cuore. Naturalmente adoro anche il suo essere artista, che è qualcosa che ingloba sia la sua grande cultura che la sua ironia. Questa dote è coinvolgente, appagante, lo rende unico…Non trovi uomini come lui in giro!

 

Luminosi e radiosi anche (com’è ovvio!) in versione “nightlife”

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Non esistono difetti che davvero detesto di Maurice, perché i suoi, in fondo, sono difetti di poco conto. Uno è quello, ad esempio, di dare valore a chi secondo me non ne ha. Non so perché lo fa, forse è qualcosa che rimanda alla sua paura della solitudine. O forse è un mortificarsi perché si è sempre sentito inconsciamente in colpa per essere sopravvissuto al suo fratello gemello, morto quand’era bambino. Ne discutiamo spesso. Un altro difetto del mio Principe è la pigrizia: dovrebbe andare a correre, allenarsi. Io non mangio carne da molti anni, vado in bicicletta, faccio delle lunghe camminate…Il mio corpo è sodo e tonico. A Maurice piace molto mangiare, ma quando gli dico di fare ginnastica mi risponde che lo deciderà lui, con i suoi tempi. Lo guardo e resto zitta: non voglio litigare. Questa pigrizia mi lascia senza parole, perché anche solo per indossare certi costumi di scena devi avere un fisico asciutto e vigoroso. Eppoi tenersi in forma è importantissimo, se hai un corpo sano hai più energia!

Tu sei il sole, Maurice la luna. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.   

La cultura che ha Maurice non è la mia. Io ho vissuto per 21 anni in Brasile e la mia formazione proviene da lì. Poi sono arrivata in Italia e mi sono formata anche in questo paese, perché comunque si vive e si impara giorno dopo giorno. Però il mio background è completamente diverso dal suo, quindi ci completiamo a vicenda: quello che ho io non ha lui e quello che ha lui non ho io. Quando facciamo le nostre lunghe chiacchierate a volte finisco le frasi io, a volte le finisce lui…Laddove non arrivo io è lui che mi completa e viceversa. E’ qui che si rivela la nostra intesa. Che è un’intesa molto intellettuale: siamo in sintonia, ad esempio, per quanto riguarda il gusto estetico, l’amore per l’arte. La nostra complementarietà però emerge soprattutto nelle conversazioni che facciamo a tu per tu, attraverso il confronto e lo scambio di idee.

 

Flavia Cavalcanti: una “woman in red” a Milano

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lui “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonargli?

Non ci sono ostacoli così gravi da poter farmi dire “Mò basta”! (ride, ndr.) Perché i difetti di Maurice, comunque sia, sono risolvibilissimi. Innanzitutto non è un traditore, e non ti sto parlando di tradimento fisico: per me non è mai stato un problema. Io vado oltre, mi inoltro nell’ anima…E’ il tradimento mentale che detesto, ma so che Maurice non mi tradirà mai in quel senso. Ormai lo conosco bene. Non siamo una coppietta di innamorati diciottenni, non siamo neanche due trentenni che stanno provando a creare qualcosa insieme. Siamo due cinquantenni: consapevoli, onesti, lavoratori, buoni, altruisti, generosi. Maurice non mi deluderà, e le cose che di lui mi danno fastidio non saranno mai talmente preoccupanti da farmi decidere da chiudere la nostra storia!

 

Minidress sexy-spaziale per un editoriale fashion

L’ abito – con tanto di bustino signature – che Flavia ha pensato per Astou Seck, cantante e modella africana

I costumi di “TAKA”, cortometraggio presentato al Fashion Film Festival di Chicago, portano la firma di Flavia Cavalcanti

Anche Tezenis, marchio trendy del Gruppo Calzedonia, si è avvalso dello straordinario estro di Flavia per le sue sfilate

Grace Jones con una delle avveniristiche “mask” by Flavia Cavalcanti

Flavia all’ opera

 

Scatti tratti da alcuni editoriali

 

 

Un altro fil rouge delle creazioni di Flavia: le piume coloratissime, eteree ma abbondanti e di forte impatto

 

 

Photo courtesy of Flavia Cavalcanti

 

 

40 anni di disco fever

 

Megaparty, extravaganza, notti illuminate dai bagliori intermittenti e multicolor della disco ball: tutto questo e molto, molto altro ancora era lo Studio 54, forse la più celebre discoteca del mondo. Corre l’anno 1977, la Grande Mela è in pieno fermento. Il jet set  incarna la quintessenza del glamour e il mondo intero assurge a vere e proprie icone di stile le sue protagoniste.  La disco music, un nuovo ritmo che accende la voglia di scatenarsi in pista, esplode portando alla ribalta seduttive regine dell’ ambiguità come Grace Jones e Amanda Lear. Quando Ian Schrager e Steve Rubell inaugurano lo Studio 54 a Manhattan, è subito boom. Le file all’ ingresso sono chilometriche e la selezione severissima, ma lo status di vip non garantisce automaticamente l’ accesso. La grande novità del locale risiede, piuttosto, nel mix tra il pubblico e i personaggi noti, che non dispongono di sale esclusive o privé. Negli anni del quarto d’ora di fama di warholiana memoria, ognuno può e deve sentirsi una celeb: Bianca Jagger, Grace Jones, Jerry Hall, Paloma Picasso, Truman Capote, Andy Warhol stesso, Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, Elton John e Michail Barysnikov sono solo alcune delle star che si dimenano sul dancefloor accanto alla “gente comune”. Ancora oggi ricordiamo il luccichio glitterato di quelle sere, le feste spettacolari – una su tutte? Il compleanno di Bianca Jagger, che la vede entrare in scena in sella ad un cavallo bianco – i look all’ insegna dell’ eccesso e della fantasia più pura. La discoteca diviene il tempio della notte per eccellenza, tant’è che le vengono dedicati film che ruotano attorno alla sua funzione “evasiva”: è sempre il 1977 quando John Badham gira “La febbre del sabato sera”, il trampolino di lancio definitivo per la carriera di John Travolta. 40 anni dopo, la moda così come gli accessori, i jewels e il mondo del beauty in toto tributano il loro omaggio a quell’ era esaltando uno stile che la rievoca a 360°. Scintillii à go-go, platform vertiginosi, glamour a briglia sciolta sono i suoi leitmotiv: si rivela tassativo, oltre che quanto mai incantevole, approfondire.

Jeremy Scott

Miu Miu

Marco De Vincenzo

Elie Saab

YSL: smalti La Laque Couture in nuance “vinile”

Full Gallop Eau de Parfum di Diana Vreeland, un’icona epocale

Aquilano Rimondi

Choker di Schield

Gucci

Manish Arora

Balenciaga

Balmain

MAC Patent Polish, matitoni per labbra ultraglossy

Aigner

Marc Jacobs

Tom Ford Spring 2017 Color Collection

La palette Glitter Bomb di Too Faced

 

Son Jung Wan

Leitmotiv

Tom Ford

 

Dolce & Gabbana

Son Jung Wan: il tipico hairstyle frisé

 

Kenzo

Marc Jacobs

La ad campaign della Diane Kendal collection di MAC

Gucci

Jack Irving

Gucci: megaocchiali e turbante DOC

Trussardi

Kenzo: make up a tutto colore

Givenchy Le Prisme Blush: il rosa è il colore 70s per antonomasia

 

Tutti i look sono tratti dalle collezioni PE 2017

Photo disco ball via Amina88, “Disco Time”, on Flickr CC BY 2.0