Parigi Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Stamattina voliamo a Parigi per il quarto ed ultimo appuntamento con la rassegna dedicata alle Fashion Week delle collezioni Primavera Estate 2023. Nella Ville Lumière, dopo gli stravolgimenti dovuti al Covid, le grandi griffe sono tornate tutte in passerella, nessuna esclusa. Dal 27 Settembre al 4 Ottobre hanno sfilato top names della moda quali Dior, Saint Laurent, Comme des Garçons, Balmain, Chloé, Vivienne Westwood, Balenciaga, Valentino, Givenchy, Chanel, Miu Miu e molti altri ancora. Anche la lista di debutti sul catwalk parigino include brand eccellenti: Victoria Beckham, The Row, A.W.A.K.E. MODE e Zimmermann hanno scelto la capitale francese per presentare le loro nuove collezioni. Sempre a Parigi è andato in scena il primo défilé che ha fatto seguito alla scomparsa di Issey Miyake, il cui marchio si avvale della direzione creativa di Satoshi Kondo già dal 2020. Come di consueto, tutti gli show sono stati trasmessi in streaming sia nei siti che nei social dei vari brand e dalla Fédération de la Haute Couture et de la Mode, l’ente che presiede alla Fashion Week parigina. Andiamo a scoprire subito le 10 collezioni che ho scelto di commentare brevemente.

 

1. Dior

 

Un’ antica mappa di Parigi che adorna un foulard dell’ archivio Dior  viene riprodotta su un gran numero di capi e costituisce il motivo ispiratore della collezione: Avenue Montaigne è al centro della stampa, ma nei paraggi spicca il Jardin des Tuileries che Caterina de’ Medici fece realizzare nel 1564. La figura della nobildonna stimola una riflessione sul rapporto tra donna e potere che sottolinea l’influenza esercitata dalla regina consorte di Francia sia sulla vita politica che sulla moda del paese. A corte Caterina de’ Medici introduce il busto, i tacchi, i preziosi merletti di Burano, tutti elementi a cui Maria Grazia Chiuri fa riferimento nelle sue creazioni. Una palette di tre colori, il nero, il bianco e il beige, caratterizza una collezione che inneggia al femminile in tutta la sua sontuosità: alte bordure ricamate, pizzo a profusione, guepière squadrate alternate alla bralette, capispalla con strascico, gonne a cupola voluminose declinate in mini e in maxi lunghezze sono solo alcuni dei capi ricorrenti nei look. A fare da leitmotiv è un iconico modello di scarpa con platform vertiginoso e lacci che si intrecciano sopra ai gambaletti in rete.

 

2. Saint Laurent

 

Il focus è sul corpo: le sue forme, la sua fisicità, le sue potenzialità. L’ispirazione, non a caso, guarda a Martha Graham, paladina della body consciousness riferita alla danza. La celebrazione del fisico accomuna la grande danzatrice e coreografa e Anthony Vaccarello, che in questa collezione evidenzia a tutto tondo la silhouette. Lo fa coniugando la sua concezione di “corpo” con quella associata all’heritage della Maison: privilegia linee affusolate, sviluppate in verticale, per esaltare una corporatura slanciata e sinuosa al tempo stesso. Gli abiti, rigorosamente fascianti, sono arricchiti da drappeggi e da un cappuccio in puro stile YSL. Il jersey è il tessuto predominante, in quanto si incolla al corpo dando vita a silhouette tubolari.  Le texture in cui viene declinato sono due: la prima è spessa e opaca, la seconda audacemente see-through. Per contrasto, i look iper-attillati si accompagnano a capispalla lunghi e “importanti”, dalle enormi spalle squadrate. I colori sono intensi, quasi autunnali: prevalgono il prugna, il marrone, il senape, il vinaccia, il verde bosco, il blu e il nero.

 

3. Cecilie Bahnsen

 

La collezione si intitola We are water e celebra l’uguaglianza nella diversità. Tra i look, spiccano tessuti e lavorazioni ricchi di increspature che rievocano le ondulazioni di una superficie liquida, alternati a materiali fluttuanti e impalpabili e a bagliori argentei. Lo stile è quello signature della Bahnsen, vestiti eterei impreziositi da balze, dettagli a punto smock, forme e maniche a palloncino. Per la Primavera Estate 2023 la designer introduce dei pantaloni morbidi a vita alta, elabora abiti dotati di scolli asimmetrici sovrapponendoli ad attillatissimi top velati e avvolge le mise in evanescenti involucri di chiffon. La palette cromatica sancisce la prevalenza del bianco, affiancato a nuance come il lilla, l’argento, il celeste, il verde mela, il nero e il blu elettrico.

 

4. Chloé

 

La collezione ruota attorno al concetto di “energia a fusione”, un tipo di energia che potremmo definire cosmica: attinge a fonti come le stelle e l’universo. I dispositivi utilizzati per produrla sono chiamati “tokamak”, hanno dimensioni enormi e una forma tonda. Il tokamak, di conseguenza, diviene un autentico leitmotiv: i cerchi si tramutano in oblò, fori di un tessuto a rete, borchie che adornano gli outfit, paillettes gigantesche e motivi ornamentali. Ogni look è rigorosamente eco-friendly; predominano materiali come il cashmere riciclato, il lino (poichè privo di pesticidi durante la raccolta), la rete laminata, il cotone riciclato effetto denim, la lana delle pecore Merinos che Gabriela Hearst ospita nella sua fattoria uruguaiana. Risalta un portentoso mix di texture e trame, forme lineari ma fluide, comfort e disinvoltura che fa da fil rouge all’ intera collezione.

 

5. Rick Owens

 

Edfu, questo il suo nome (un nome ispirato a un tempio affacciato sul Nilo), è una collezione eclettica e di forte impatto. Combina soavi drappeggi con forme scultoree, l’ impalpabilità del tulle con la futuribile lucentezza di materiali come il denim laccato e la pelle spalmata di glicerina naturale. Il mood è avantgarde, i cuissardes con plateau altissimo fanno da leitmotiv a ogni look. Le spalle arrotondate, ricorrenti in velatissimi blouson con zip, si alternano alle spalline appuntite e rivolte verso l’alto. Gli abiti fasciano il corpo grazie ad asimmetrie e drappeggi oppure sono corti, svasati e svolazzanti. Una fluttuante mantella con cappuccio si contrappone alla voluminosità degli iridescenti bomber con zip che rimandano alla carapace degli scarabei: questo dettaglio concentra in sé l’ispirazione Egitto che dà il nome alla collezione. Prima di una serie di look molto strong, in denim laccato total black, si effonde la soavità principesca di lunghi e vaporosissimi abiti in tulle con mega strascico. La palette esalta cromie come l’écru, il rosa carico, l’ amaranto, il giallo e il nero.

 

6. Giambattista Valli

 

Valli si ispira all’ aristocrazia della Città Eterna, al glamour e al mood cosmopolita che la contraddistinguevano negli anni ’60. Il lusso si intreccia con suggestioni nomadi, dettagli esotici o ispirati alla secolare storia di Roma, i colori alternano le tonalità pastello (su cui troneggia il rosa) al bianco, al nero e soprattutto all’ oro. Le lunghezze non hanno mezze misure, sono o maxi o mini. I look evidenziano un tripudio di passamanerie, frange, ruches scolpite, tessuti a rete, trasparenze ornate di ricami floreali, drappeggi e arricciature, fiocchi che esaltano la linea dell’abito. Un motivo trompe l’oeil rimanda alla bergère, tipica poltrona francese del ‘700, e appare su su svariati capi. Gli accessori sono fondamentali per definire il look. Spiccano i turbanti, i vistosi orecchini con pendenti, gli occhiali cat-eye. I sandali alla schiava tempestati di gioielli trionfano: sono un rimando all’ antica Roma e il supremo emblema della sua opulenza.

 

7. Victoria Beckham

 

Per il suo debutto parigino Victoria Beckham manda in scena un tripudio di look decostruiti, assemblati in un mix di elementi e texture e strutturalmente elaborati. I tailleur pantalone sembrano ancora in fase di lavorazione, gli abiti sono tagliati in vita e uniti al top da involti di stoffa. Le asimmetrie proliferano, stivali-calze in lattice diventano parte integrante di una serie di look. Anche le borse sono molto particolari: somigliano a parrucche di lunghe chiome che la modella tiene in mano. In quello stesso materiale si declinano, a effetto frangia, top e minigonne indossati con abitini e tute incollati al corpo. Le trasparenze abbondano, ornate di pois, pizzi, volant e stampe floreali. In tal senso colpisce un completo giacca pantalone rosso, squadrato e dalle forme comode ma completamente see-through.

 

8. Balenciaga

 

Se la scorsa stagione i modelli hanno sfilato in una tempesta di neve, ora sfilano nel fango. La neve si è sciolta, tramutandosi in una pozza di melma invasa dai crateri delle bombe esplose: Demna Gvasalia non ha mai dimenticato la sua esperienza di profugo dalla Georgia. Oggi, si professa angosciato rispetto al mondo in cui viviamo. Tutto questo, in passerella, si riflette in un’atmosfera apocalittica e sinistramente buia. La sfilata co-ed si apre con il menswear per poi concludersi con un womenswear più votato all’ ottimismo; se all’ inizio predominano pantaloni cargo e jeans strappati, felpe con cappuccio e bomber massicci (abbinati spesso a una sciarpa di peluche in colori fluo che si srotola dal collo come un lungo serpente), i look donna evidenziano una serie di long dress plissettati, sagomati e drappeggiati sul corpo. Le ultime uscite accentuano il mood glamour-chic. Gli abiti si cospargono di piume, cristalli e jais prima del gran finale: un vestito interamente composto da ritagli della borsa Balenciaga Lariat. E’ una critica al consumismo smodato tipico della nostra epoca.

 

9. Valentino

 

Al posto dell’iconico fucsia della collezione Autunno Inverno 2022/23, stavolta prevalgono cromie come il nude, il cipria, il marrone, il nero, il giallo e il rosso. A metà sfilata appaiono, però, anche un verde smeraldo, un blu elettrico e un viola sfavillanti: un colpo di scena che non passa inosservato. In realtà, il vero protagonista è il logo. La V di Valentino si moltiplica sugli outfit con mantella incorporata, sui lunghi abiti con maniche a campana, sugli ensemble di blusa + fuseaux. Invade persino il viso, le mani e le braccia, grazie al make up mozzafiato di Pat McGrath. I rimanenti look sono all’ insegna della fluidità e del minimalismo chic, alternando forme che sottolineano morbidamente il corpo a leitmotiv come le piume e le mantelle svolazzanti. Le mise di chiusura inneggiano al plissè, che esplode a raggiera sui cappotti e sugli abiti-cappa tempestati di glitter. E se le ultime uscite esaltano la raffinatezza di un total black fatto di scolli monospalla, volumi amplificati sul fondo e giacche da smoking che diventano long dress, il lilla luccicante di un abito-mantella completamente plissettato, con orlo rasoterra, conquista all’istante.

 

10. Stella McCartney

 

Stella McCartney riparte dal passato per definire il proprio futuro: compie un viaggio nel suo archivio anni ’90 e del primo decennio del 2000 rivisitandone e attualizzandone i capi più iconici, come il top composto da una catena dorata che creò per Chloé. La moda di quell’ epoca è ormai diventata un cult anche per i giovanissimi. Stella McCartney la ripropone nei pantaloni a vita bassa con squarci circondati di strass sui fianchi, nei gilet che sostituiscono il top, nelle jumpsuit senza spalline, nei fuseaux e nei jeans grunge con strappi, alternandoli a gonne e abiti asimmetrici e a squadratissime giacche oversize. I colori si declinano nella loro nuance più vivace: il giallo, il rosso, il turchese si accendono di sfumature squillanti attenuate da un sognante verde acqua. Fondamentale è la scelta dei materiali, sempre il linea con i valori sostenibili del brand; la designer dà ampio spazio all’ ecopelle ottenuta dalle bucce d’uva, agli strass composti da elementi cruelty-free e alla pelle ricavata dal micelio dei funghi.

 

 

Paris Fashion Week: 10 flash dalle sfilate

 

Dal 28 Febbraio all’ 8 Marzo, le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 sono andate in scena a Parigi. Eventi, fashion show e presentazioni si sono susseguiti in un calendario letteralmente straripante di appuntamenti. Alla Settimana della Moda hanno preso parte 95 brand: 45 hanno sfilato in presenza, 13 hanno optato per il digitale e 43 per la modalità della presentazione. Il défilé live, dopo i tempi bui della pandemia, ha fatto il suo grande ritorno riconfermandosi la tipologia più amata dalla quasi totalità dei designer. Come di consueto, i fashion show sono stati trasmessi in streaming tramite i siti e i social delle Maison oltre che dalla piattaforma apposita della Fédération de la Haute Couture et de la Mode. Ad aprire la kermesse è stato Off-White, che ha sfilato per la prima volta senza il suo fondatore e direttore artistico Virgil Abloh (deceduto lo scorso Novembre); si sono poi succeduti big del calibro di Dior, Saint Laurent, Balmain, Chloé, Valentino, Givenchy, Balenciaga, Stella McCartney, Andreas Kronthaler x Vivienne Westwood, Miu Miu, Louis Vuitton e Chanel (per citare solo qualche nome), mentre tra i grandi assenti figuravano Mugler, Paco Rabanne e Lacoste. Anche Alexander McQueen ha disertato i catwalk parigini: la collezione del marchio è stata infatti presentata a New York il 15 Marzo. Non sono mancate, invece, la raffinata stravaganza, la teatralità e la creatività a briglia sciolta tipiche dei défilé della Ville Lumière. Ma soprattutto, i riferimenti al drammatico conflitto tra Russia e Ucraina. Un esempio? Balenciaga ha sfilato in un set che riproduceva una bufera di neve, un chiaro rimando alla tragedia vissuta dai profughi ucraini: il direttore artistico Demna Gvasalia, georgiano rifugiatosi in Germania nel 2000, ha vissuto sulla propria pelle quella straziante condizione. Andiamo ora ad esplorare le 10 collezioni che ho selezionato per voi. I brand che le propongono sono (in ordine sparso) Rick Owens, Off-White, Cecilie Bahnsen, Dior, Chloé, Alexandre Vauthier, Givenchy, Giambattista Valli, Balenciaga e Stella McCartney.

 

RICK OWENS

Strobe (questo il suo nome) è una collezione bellissima, sorprendente e avveniristica. La finta nebbia che pervade il set le dona un tocco vagamente alieno. Prevalgono abiti a sirena in stile Old Hollywood e spalline innalzate verso l’ alto come ali in procinto di spuntare. I volumi alternano le linee fascianti delle lunghe gonne alle forme oversize dei capispalla. La serie di evening dress presenti lascia senza fiato: il lamè argentato o color platino si avvolge intorno al corpo in un tripudio di drappeggi e sovrapposizioni, le mantelle rasoterra annodate al collo rievocano un’ eleganza antica, intrisa di mistero. I piumini sono oltremodo teatrali. I modelli corti in vita, molto voluminosi, somigliano a futuribili conchiglie che avviluppano il busto; quelli con l’orlo al ginocchio hanno maniche corredate di strascichi che sfiorano il suolo. La palette cromatica alterna il bianco, il nero e il grigio a tonalità vibranti come il giallo sole, il rosa e l’ arancio in svariate nuance. I look bicromo giallo e azzurro rimandano, con ogni probabilità, ai colori della bandiera ucraina.

GIVENCHY

Una collezione “rock”, che coniuga streetwear e glamour con un risultato profondamente chic. La palette cromatica evidenzia una prevalenza di nero e grigio scuro, intervallati dal viola, dal giallo, dal bianco e dal verde acqua. Nel womenswear trionfano leggins in pelle alternati ad altissimi cuissardes, un leitmotiv della stragrande maggioranza dei look. Lo stile si concentra su due filoni predominanti: miniabito + cuissardes e pantaloni + cappotto rasoterra dalle forme over. Il primo ensemble è arricchito da balze,frange,tessuti a rete, plissé fluttuanti; il secondo esibisce volumi ampi, all’ insegna del comfort, anche se un look viene impreziosito “a sorpresa” da un top in perline argentee. Le maglie ostentano un orlo effetto reggicalze, mentre i jeans, tempestati di perle, si abbinano a dolcevita aderenti come una seconda pelle. E sono ancora le perle, stavolta di grandi dimensioni, a plasmare un choker che ricorre in numerose mise: quasi una versione contemporanea dei celebri “pearl necklace” sfoggiati da Audrey Hepburn (la musa di Hubert de Givenchy) in “Colazione da Tiffany”.

CECILIE BAHNSEN

La prima sfilata parigina di Cecilie Bahnsen sancisce il trionfo di uno stile ormai inconfondibile: abiti e abitini bouffant, maniche a palloncino, fiocchi, ricami, intarsi e lavorazioni cloqué su seta o su tessuti estremamente plasmabili. Il romanticismo etereo dei look si combina con un profondo rigore sartoriale. Texture impalpabili, soavità e trasparenze vengono alternate da balze di volta in volta asimmetriche e scultoree, scolpite in materiali dall’ estrema lucentezza. La consistenza più “plastica” di alcuni look non scalfisce in alcun modo l’ armonia della collezione, che ne risulta, anzi, esaltata. Linee ad uovo e tessuti talmente scintillanti da sembrare hi-tech forgiano abiti perlacei, preziosi come candide rose bagnate di rugiada. La palette è eterogenea: spazia dal bianco al rosa ultra tenue, dal rosso al verde, dal celeste polvere al nero.

DIOR

Il percorso di sperimentazione di Maria Grazia Chiuri si intreccia, come sempre, a quello di svariate protagoniste dell’ arte contemporanea. Non è un caso che al fashion show facciano da sfondo i ritratti, creati da Mariella Bettineschi, delle pittrici più influenti tra il XVI e il XIX secolo. Innanzi ad essi sfilano look che rivisitano l’ heritage Dior coniugandolo con un tripudio di materiali e tecnologie futuribili. La collezione, d’altronde, è stata battezzata “The Next Era” come l’ opera della Bettineschi. L’ eleganza è squisita e fa riferimento ai capi iconici ideati da Christian Dior, come la giacca Bar; Maria Grazia Chiuri la reinterpreta tramite l’ applicazione di un materiale hi-tech (messo a punto nei laboratori di D-Air Lab) che riscalda o mantiene costante la temperatura del corpo. Ritroviamo questo materiale, dalla consistenza plastificata e prevalentemente in tinte fluo, nella maggior parte dei look. Appare a mò di decoro sui corsetti a lacci, sui coprispalle, sui bomber, sui gambaletti, su guanti ascellari che ricordano quelli da moto. L’ effetto è sbalorditivo, un connubio tra alta sartoria e stile sporty. Gonne svasate, plissettate, a corolla, impalpabili abiti in pizzo e ruches acquisiscono un tocco avveniristico grazie a un simile, inedito abbinamento. E’ un leitmotiv che si affianca a un’ ulteriore ricerca della stilista: il ricamo su tessuti inconsueti come la rete tecnica, il nylon, il cashmere. La palette nei toni della terra esalta a dovere anche gli abiti di stampo Rinascimentale, rigorosamente in chiffon, che concludono la sfilata.

CHLOE’

La collezione esordisce con una serie di essenziali capi in pelle (tailleur, biker jacket, trench, pantaloni, gonne, abiti con maniche a palloncino) per poi spaziare tra materiali quali la lana e i tessuti eco-sostenibili. I colori sono avvolgenti, la palette è tipicamente autunnale: predominano il nero, il beige, il marrone, l’ocra, il grigio, il burgundy, che valorizzano adeguatamente pezzi signature del brand come il lungo poncho dal sapore etnico. Il cashmere riciclato dà vita a pull e gonne adornati con disegni di paesaggi naturali (e non), raffiguranti i rischi che corre un mondo noncurante dell’ eco-sistema sul davanti degli outfit e scenari idilliaci, in armonia con la natura, sul retro. La comunità di donne afro-americane Gee’s Band, situata in Alabama, ha realizzato splendide coperte e gilet da sovrapporre ai capispalla con gli scarti di tessuto di Chloé.

OFF-WHITE

Un omaggio festoso e scoppietante all’ indimenticato direttore artistico Virgil Abloh. Lo stile streetwear-glam di Abloh risalta in un mix eterogeneo di pattern (a quadri, a oblò), colori (il giallo, il nero, il beige, il viola, il rosso, il bianco), tessuti (la lana, la felpa, il tartan, l’ eco-pelliccia) e di stili (dagli outfit-lingerie al pull che diventa miniabito, dalle mise sporty con parka e pants da ciclista agli abiti drappeggiati, dal micro top abbinato al piumino alle lunghe gonne con spacco asimmetrico). La collezione include anche la linea di alta moda che Virgil Abloh stava creando, completata in seguito dal suo staff creativo. I look, 28 in tutto, sono un esplosivo connubio di savoir faire sartoriale e suggestioni riferite alla quotidianità (su una borsa, la scritta “More Life” campeggia in bella vista). In chiusura del fashion show sfila un tripudio di abiti da sera nello stile signature di Off-White: gonne rasoterra con miriadi di balze plissé si accompagnano a bomber, felpe con cappuccio, t-shirt psichedeliche o decorate con i personaggi dei cartoon. Trionfano fantasie tie-dye che coinvolgono persino i tailleur pantalone in velluto, e pattern a pois che sembrano stravolti dalle luci stroboscopiche. Il look “da sposa” è potentemente teatrale: la gonna, una nuvola di ruches in tulle, viene sdrammatizzata con un bolerino bianco dal mood streetwear e con un cappello a cloche.

GIAMBATTISTA VALLI

L’ ispirazione abbraccia un periodo di riferimento ben preciso, la fine degli anni ’60. Giambattista Valli è rimasto folgorato da una celeberrima foto (datata 1968) di Henri Cartier-Bresson: una ragazza in microabito bianco siede tranquilla davanti alla Brasserie Lipp mentre un’ anziana signora la squadra con disapprovazione. Sono stati questa nonchalance, questa disinvoltura, questo senso di libertà a catturare l’ immaginazione del designer, che ha pensato ad una collezione impregnata dello stesso spirito dello scatto di Cartier-Bresson. La sfilata esordisce con una serie di abitini lineari, a tinta unita o leopardati, ravvivati da grandi fiocchi e abbinati a collant opachi in colori pastello. I look iniziano progressivamente ad adornarsi di ricami, pizzi, paillettes e grandi balze, ma a quel punto vengono introdotti i pantaloni a zampa tipici della contestazione giovanile, capispalla rasoterra simili ai cappotti afghani di sessantottesca memoria, cuissardes in vernice nera che completano le mise. La sfilata, tuttavia, si conclude con una serie di abiti ultraromantici in puro stile Valli: un abito bianco, con gonna vaporosa e corpetto sexy in pizzo e ruches, avrebbe potuto essere indossato dalla Bardot di “Piace a troppi”, altri outfit sfoggiano un tripudio scultoreo di balze in tulle o linee fluttuanti sancite da un’ enorme rosa rossa (sempre in tulle) appuntata in mezzo al petto.

BALENCIAGA

Una tempesta di neve in un’ enorme sfera di vetro: questo il set della sfilata di Balenciaga. I riferimenti al conflitto tra Russia e Ucraina, nello specifico alla situazione dei profughi, sono evidenti. Lo stesso Demna Gvasalia, direttore artistico della Maison, ha sperimentato quella condizione. A soli 10 anni è fuggito dalla guerra georgiano-abcasa rifugiandosi inizialmente a Odessa, la splendida città portuale nel Sud dell’ Ucraina. Per Gvasalia, quei ricordi rimangono un trauma che l’ attualità ha fatto riaffiorare. Lo stilista ha esitato a lungo prima di mandare in scena la sfilata, ma poi si è persuaso: bisogna resistere, l’ amore deve vincere. Sulle sedie riservate al pubblico ha posato magliette raffiguranti la bandiera ucraina e un foglio contenente le sue riflessioni riguardo al conflitto. La collezione è stata presentata in uno scenario apocalittico, dove i modelli e le modelle venivano sferzati dalla neve e dal vento. Il nero predomina nelle mantelle asimmetriche, nelle tute in svariate declinazioni (senza spalline e comoda, drappeggiata e dai volumi ampi, interamente in latex modello Catwoman), negli abiti midi fascianti, in lana, nei capispalla dalle forme over. Enormi occhiali scuri riparano gli occhi dalla bufera, borse simili a grandi sacchi di plastica custodiscono gli averi dei profughi…A conclusione del fashion show, Gvasalia inneggia nuovamente all’ Ucraina mandando in scena un look maschile in total yellow e un abito turchese incollato al corpo, con lungo strascico.

ALEXANDRE VAUTHIER

Eleganza allo stato puro: una sorta di Haute Couture “depurata” dall’ opulenza e dai massimalismi, ma femminilissima e chic nella quintessenza. I look di Gauthier seducono rientrando a pieno titolo nella quotidianità. Qualche esempio? Il completo da uomo color panna, ampio, con la giacca squadrata e il gilet indossato sulla pelle nuda; i lunghi abiti fluidi, che accarezzano il corpo, cosparsi di micro cristalli o di impalpabili balze; i minidress neri e minimali, bordati di piume; la tuta aderente, leopardata, che sembra un omaggio agli anni ’70; il body interamente ricoperto di paillettes nere e traslucide; l’ ensemble zippatissimo, in vernice rossa, composto dal biker jacket e dalla minigonna, quasi un tributo alla Emmanuelle Seigner di “Frantic”; gli abiti che avviluppano il corpo, con spalline importanti, spacchi e squarci geometrici.  La palette cromatica è essenziale: rosso scarlatto, bianco e bianco sporco, nero, grigio con “scaglie” in black & white, blu navy e print leopardo si alternano, dando vita ad una collezione che conquista con la sua magica seduttività.

STELLA MCCARTNEY

Stella McCartney si ispira all’ opera dell’ artista Frank Stella e sfila al Centre Pompidou, negli spazi dedicati al pittore e scultore originario del Massachussetts. La designer rinviene parallelismi tra il minimalismo di Stella e la sua cifra stilistica; propone outfit dalle linee “pulite”, leggermente over, alternate a volumi a palloncino. Molte stampe dell’ artista vengono riprodotte sui look, originando di volta in volta ipnotici motivi geometrici o un’ esplosione variopinta di forme astratte. I capispalla sono ampi e squadrati, con le spalle importanti, le tute assumono declinazioni innumerevoli: in maglina a coste e total lilla, modello denim con tasche molteplici e rifiniture a vista, in total black e adornate di lunghe frange metalliche. Le forme a palloncino ricorrono, plasmando outfit celebratissimi dalla stampa. Un abito bouffant, con la gonna fitta di plissettature, sembra prender vita dal reggiseno di un bikini, abiti balloon in pelle sfoggiano maniche che, fissate sulla spalla con una ruche, si aprono a sbuffo lasciando le braccia scoperte. Ma proprio di vera pelle si tratta? Impossibile, dato che stiamo parlando di una paladina della moda sostenibile: Stella McCartney utilizza un tessuto ricavato dalle bucce d’uva. Il risultato è una finta pelle perfetta e in tutto e per tutto eco-friendly.

Tendenze AI 2021/22 – Storie di cappa e spada del Terzo Millennio

Comme des Garçons

Le più nuove sono corte, con l’orlo appena sotto ai fianchi, come quelle che propone Valentino. Patou le profonde di suggestioni d’antan quasi a richiamare l’epoca di D’ Artagnan, mentre Chloé opta per il “puffcho”: una mantella in cachemire arricchita da un inserto stile piumino. In qualsiasi versione siano declinate, comunque, le mantelle rappresentano un top trend dell’ Autunno Inverno 2021/22. E se ormai da qualche anno riappaiono tra i capispalla dedicati alla stagione fredda, la novità risiede nelle rivisitazioni a cui le sottopongono i designer. In questa gallery trovate qualche esempio; qual è il modello che sentite più vostro?

 

Boss

Valentino

Valentino

Valentino

Dior

Chloé

Patou

Elie Saab

Etro

 

 

 

L’ accessorio che ci piace

 

Sono il must have di stagione: adorate dalle star, gettonatissime, le Bulla Babies stanno facendo furore. Impossibile che tra noi e questa futuribile rivisitazione delle Baby Jane non scocchi il colpo di fulmine. Intanto perchè esibiscono il tacco cult dell’ Autunno/Inverno, svasato e massiccio (in passerella è stato proposto, tra gli altri, anche da Chloè e da Maison Margiela), e poi perchè la loro linea, minimal ma deliziosamente arrotondata, possiede un appeal incredibile. Il plateau aggiunge un tocco di femminilità a delle calzature già sold out nell’ e-shop di Nodaleto, il brand che le produce: un savoir faire tutto italiano, squisitamente Made in Venice, fatto di materiali DOC e qualità pregiata. Ma l’autentico punto di forza delle Bulla Babies è il colore, un Tangerine che la vernice rende ancora più vibrante, lucente e intenso. Ed è proprio il Tangerine la nuance-emblema di Nodaleto, una tonalità energetica associata alla creatività e alla self-confidence che scaturisce dall’ armonia interiore; lo ritroviamo negli ankle boots, nelle mules, tramutato in un vero e proprio filo conduttore. In effetti, questa esuberante shade di arancio riflette alla perfezione l’universo di Julia Toledano e Olivier Leone, i fondatori del marchio: il nome “Nodaleto”, fateci caso, è esattamente l’anagramma di “Toledano”.

 

Le Bulla Babies: un cult

Con base sia a Los Angeles che a Parigi, Nodaleto è nato di recente, nel Febbraio 2019, ed ha unito in uno splendido connubio l’estro audace di Julia Toledano e la visione “architettonica”, di design e vagamente pop di Olivier Leone. Le calzature a cui il duo dà vita combinano suggestioni anni ’70 con un sex appeal di volta in volta sfrontato o maliziosamente naïf, il tutto espresso nelle forme di un accattivante minimalismo. Sfoggiano linee essenziali, ma mai fredde, ammorbidite dalla forma arrotondata e da dettagli pop, come il tacco che si svasa nel fondo: un signature style già inconfondibile, pensato apposta per le “Nodalegirls” e per tutte coloro che amano uno chic dagli accenti onirici, potentemente unconventional. Dalla collezione del marchio abbiamo selezionato due modelli iconici: le Bulla Babies e i Bulla Corta Tangerine, gli ankle boots che ne riprendono l’estetica. Entrambi in vera pelle al 100%, vantano un tacco di 8,5 cm e un alto plateau, ma soprattutto sfoggiano una verniciatura color Tangerine che, oltre a simbolizzare l’ identity del brand, è stata eletta nuance ottobrina per eccellenza. Non è un caso che rimandi al foliage autunnale ed alle zucche: niente di meglio, con Halloween alle porte.

 

 

Una foto tratta dalla ad campaign di Nodaleto

 

I Bulla Corta Tangerine, ankle boots ad alto tasso di iconicità

 

 

 

 

 

Chloé Nomade, una fragranza che sa di libertà

 

“”Casa” è ovunque: in questa luce, in ogni persona che incontro…Mi perdo nel momento, nel movimento. Finchè vado avanti, sono a casa”, dice la modella-attrice Ariane Labed nello spot che Fleur Fortuné ha diretto per Nomade, la nuova fragranza di Chloé. Le sue parole non potrebbero essere più evocative: lo scenario esotico del Rajasthan, sconfinati orizzonti, un modo di vivere la femminilità all’ insegna dell’ avventura sono gli emblemi di questa eau de parfum cipriata-floreale.

 

 

Il nome che porta è indicativo. Eleganza e libertà si intrecciano inneggiando a un iter dove il movimento,  l’ esplorazione, l’ incontro “on the road” vanno ben oltre lo stile di vita, coincidono con l’essere. A raccontarlo è un inebriante mix olfattivo: la voluttuosità della prugna Mirabella si esalta grazie a un cuore luminoso di fresia, mentre accenti di muschio di quercia sigillano il jus con un aroma intenso. Anche il flacone descrive lo spirito di Nomade alla perfezione. Predomina la nuance del rosa cipria, come nel packaging, e il design arrotondato sembra pensato ad hoc per accentuarne la maneggevolezza. Il nome del profumo è inciso su una placchetta in simil oro che fa pendant con il tappo, dove un laccio si avvolge per poi lasciar sciolti i suoi lembi: un dettaglio bohémien che sottolinea l’idea di “libertà” a cui la nuova fragranza Chloé si lega – è il caso di dirlo – a doppio filo.

 

 

Le foto dell’ adv di “Nomade” sono di Ryan McGinley

 

Il close-up della settimana

 

“Sono una persona alla moda, e la moda non riguarda solo gli abiti, ma ogni genere di cambiamento.”, ha affermato, e sulla vastità degli orizzonti culturali di Herr Lagerfeld non discutiamo. Eclettico, iconico, geniale, il couturier tedesco è stato omaggiato dalla sua Patria natale con una grande retrospettiva realizzata a Bonn, Modemethod, inaugurata il 27 marzo presso il Museumsmeile e visitabile fino al 13 settembre 2015.  L’ esposizione intende evidenziare, tramite una ricca documentazione che ripercorre dettagliatamente ogni traccia del suo percorso creativo, l’ importante ruolo nell’ evoluzione, nel cambiamento di prospettiva e nell’ innovazione dello stile del quale Lagerfeld è stato artefice oltre che sommo promotore. Curata da Lady Amanda Harlech, attraverso svariate sezioni la mostra offre testimonianza dei bozzetti, delle creazioni realizzate presso le Maison nelle quali si è snodata la lunga e prestigiosa traiettoria professionale del designer: Balmain, Patou, Chloe per arrivare a Chanel – dove ricopre il ruolo di Creative Director dal 1983 – e Fendi, con cui collabora da tempi remoti. Ma nell’ excursus ampio spazio viene ovviamente dedicato anche al suo brand omonimo e all’ inventiva, all’ audacia, alla continua sperimentazione creativa che unitamente alle originali intuizioni hanno contribuito a sviluppare e definire la sua inconfondibile cifra stilistica. Un’ estetica che prende le distanze da sterili virtuosismi per inserirsi in una vera e propria cultura di strada: non a caso, la sua concezione di moda è da sempre imbastita su un lemma del tutto personale, “La moda che non arriva nelle strade non è moda”. E su questo assioma, Herr Lagerfeld ha costruito un universo di bellezza che mai perde di vista il reale. Un universo che la retrospettiva di Bonn “racconta” evidenziandone accuratamente la magia e l’ incomparabile straordinarietà.

 

Modemethod, Karl Lagerfeld

Dal 27 Marzo al 13 Settembre 2015 presso il Museumsmeile di Bonn, Friedrich-Ebert-Allee 4

Love Story by Chloé: un lucchetto d’Amore

 

Una storia d’amore: inebriante, romantica, travolgente, come quelle che pensavamo ormai di poter vivere solo nei nostri anni teen. La scintilla che scatta durante un incontro inaspettato  ci catapulta nello stato di grazia di una realtà leggera, frizzante, dove il mondo si tinge di nuance inedite e la notte si accende di scintillanti bagliori: è a questo mood d’incanto che si ispira Love Story, la nuova fragranza di Chloé, che ambienta a Parigi e tra i lucchetti d’ Amore di Pont des Arts la storia d’amore celebrata dalla propria essenza. La creazione della profumiera Anne Flipo si presenta come un jus fresco e al tempo stesso sensuale, un’ impronta olfattiva all’ insegna di una seducente femminilità identificata in un’ esperienza sensoriale unica. Alla sfolgorante effervescenza delle note di testa del neroli si avvicenda l’ intensità del fiore d’arancio, della felicità, del gelsomino stephanotis che aggiungono sensualità all’ aroma. Un fondo di muschio e cedro stempera il tutto in accordi in bilico tra la sbarazzina freschezza e l’ avvolgente seduttività, rendendo il profumo l’essenza stessa dei battiti del cuore di un amore in boccio.

 

 

Con un flacone ispirato ai romantici lucchetti d’ Amore del parigino Pont des Arts Chloè rinnova la tradizione dell’ iconico motivo  “plissè su vetro” che caratterizza le sue fragranze, impreziosendone il design con un tocco di metallo dorato e uno sfizioso, immacolato nastrino in raso. Oro e candore caratterizzano il packaging di un profumo che esprime, tramite questo binomio di cromie, un mix di innocenza e audacia.

 

 

Ad “interpretare” Love Story è l’attrice francese Clémence Poesy, la cui allure giocosa e affascinante riflette in modo sublime lo spirito del profumo. “Abbiamo scelto Clémence perchè si sposa perfettamente al nostro brand.”, ha affermato il Senior Vice President International European Marketing Licenses Coty Prestige François Mariez. ” Secondo noi, lei impersona la naturale seduzione alla francese. La sua indiscussa femminilità e il suo fascino spontaneo incarnano l’ irresistibile appeal di Chloé sulle donne di tutto il mondo.”

Love Story Chloé eau de parfum è acquistabile nelle versioni da 30, 50 e 75 ml presso le migliori profumerie.