L’ accessorio che ci piace

 

Oggi vi presento una deliziosa novità firmata Valentino: la ballerina Rockstud in raso. E’ un piccolo gioiello che fonde grinta e preziosità, rendendo i contrasti un suo punto di forza. Innanzitutto, il termine “ballerina” le calza a pennello; nasce ispirandosi alla tipica scarpetta da danza classica, ma non a una scarpetta da punta. Le sue, di punte, sono infatti decisamente arrotondate. Il tacco è rasoterra, misura solo 5 mm, e la tomaia viene impreziosita da un piccolo fiocco in tessuto. Il caratteristico motivo a borchie Rockstud, in questo caso laccate e ton sur ton, decora la bordatura posta sullo scollo della scarpa e il cinturino intrecciato, che si allaccia intorno alla caviglia.

 

 

L’ effetto d’insieme? Una calzatura super chic, femminilissima ma arricchita da un motivo ornamentale “strong” come le borchie Rockstud. Ci piace perchè è piena di stile, una meravigliosa rivisitazione della ballerina, e l’amore con cui è stata realizzata – completamente a mano – risulta palpabile. Godetevi qui il video del suo processo di creazione: un tributo allo straordinario savoir faire degli artigiani della Maison Valentino. E la palette cromatica? La ballerina Rockstud in raso è disponibile in vari colori: Nero, Water Lilac (un lilla chiarissimo) e Crystal (con cristalli argentati applicati su nappa), ma la nostra scelta è caduta sul vibrante e iconico Pink PP (la nuance di fucsia che Pierpaolo Piccioli ha celebrato nella collezione Autunno Inverno 2022/23 del brand). Esiste, poi, una particolare versione della scarpa che ostenta lacci borchiati intrecciati fino all’ altezza del ginocchio. Questo modello è declinato in due diversi colori, Nero e Rose Cannelle (una gradazione a metà tra il nude e il rosa antico). Insomma, non c’è che l’ imbarazzo della scelta. Il denominatore comune di tutte le varianti rimane, in ogni caso, l’ altissimo tasso di fascino emanato dalla ballerina Rockstud in raso.

 

 

 

On the beach with…

 

MARTA JAKUBOWSKI. Ultimo rendez-vous con la rubrica che VALIUM dedica al beachwear. Per i vacanzieri tardivi e per chi non esita a catapultarsi al mare per sfruttare gli ultimi weekend di sole, riflettori rigorosamente puntati sul costume intero: Marta Jakubowski, designer di origine polacca ma londinese di adozione, tra le proposte della sua collezione Primavera/Estate 2018 inserisce uno “one-piece” davvero cool. Il punto di forza? Un sapiente gioco di contrasti. Il design è essenziale, quasi da nuoto, con spalline larghe e sgambatura media. Ma lo swimsuit griffato Jakubowski è tutt’ altro che classico o castigato. Completamente tinto di rosa fluo, cattura lo sguardo grazie alla tonalità vibrante e dal vago sapore Eighties; spetta a un volant sul fondo, applicato in diagonale, il compito di impreziosire il taglio minimal con un tocco di sfiziosa femminilità.  Il risultato è un capo estremamente versatile, da indossare sia in versione costume da bagno che come parte integrante di un outfit: in perfetta linea con la tendenza che abbatte ogni confine estetico tra il beachwear e il clothing più stiloso. 

 

 

Il fascino surreale dell’ antitesi: la advertising campaign AI 2017/18 di Gia Couture

 

” Non è davanti al film o a causa del film che si sogna; inconsapevolmente, si sogna prima ancora di diventare spettatori.”

Roland Barthes, da “Uscendo dal cinema”

 

Un cinema, una donna, un pulcino: tre elementi della quotidianità che, mixati tra loro, danno vita ad un connubio a dir poco insolito. E’ proprio questo mix il soggetto degli scatti intensi, vibranti e d’ effetto della prima ad campaign di Gia Couture, il brand di calzature fondato a Firenze da Barbara Borghini. Che succede in quel cinema completamente vuoto, con le poltrone che cambiano colore esaltando le cromie di ogni singolo fotogramma? Ce lo racconta l’ ormai collaudato tandem creativo formato da Diego Diaz Marin e Valentina Guidi Ottobri, che rispettivamente firmano le foto e il concept della campagna. Il focus è sulla collezione Gia Couture AI 2017/18, il mood surreale nel più puro stile Diaz Marin: disinvoltamente accomodata in poltrona la donna usa le gambe, inguainate in stilosi collant firmati Emilio Cavallini, come un’ arma seduttiva mentre il pulcino la affianca placido, inconsapevole testimone delle sue scorribande oniriche. Immortalata in posizioni di volta in volta acrobatiche, conturbanti o pudiche, la protagonista sembra pervasa da un’ energia travolgente. Il piccolo bipede si aggira intanto tra le poltrone, becca popcorn in un vasetto, esplora le scarpe che la sua padrona – una delle tipiche nevrotiche di Diaz Marin, su questo non ci piove – lascia incustodite. E’ un duo singolare il loro, dove all’ audacia della donna si contrappone la purezza virgiliana del pulcino. L’ intero nucleo della photostory è incentrato su quest’ antitesi. La figura femminile che ne emerge è intraprendente, sfrontata, adora essere al centro dell’ attenzione…Con o senza audience. Potrei concludere con una frase di Jean Cocteau: ” Tutti a Parigi vorrebbero essere attori e nessuno spettatore”. Togliete “Parigi” ed otterrete una realtà più o meno universale.

La direzione artistica di Valentina Guidi Ottobri punta i riflettori sul gioco di contrasti e sorprendenti accostamenti: le Gia Bow’s Ballerina sottolineano il loro mood bon ton nell’ atmosfera intrigante del cinema vuoto, mentre i Gia Boom Boots, dei cuissardes sensuali e provocanti, risaltano con impatto ancor maggiore accanto al candore del pulcino. E’ sempre la mascotte della campagna ad apparire negli scatti che ritraggono  le iconiche Gia Sleep, ma affiancandosi a un altro emblema. I popcorn, infatti, incarnano alla perfezione lo spirito pop del brand che Barbara Borghini ha lanciato nel 2016 con l’ intento di coniugare la contemporaneità fashion alla più squisita tradizione artigianale dell’ handmade fiorentino.

Lo sfizio

Red velvet. Ovvero, optare per un suit in velluto la sera di vigilia. Meglio ancora se in una nuance di rosso intenso, come quello che propone Haider Ackermann in questo look della sua collezione FW 2016/17. Linee affusolate, aderenti al corpo, la giacca portata sulla pelle nuda con nonchalance: il suit di Ackermann sottolinea i riflessi di luce sulla stoffa, gioca con il suo aspetto cangiante. La giacca è lunga fino a oltrepassare i fianchi, si allaccia con un unico bottone in vita ed è dotata di un profondo scollo a V. Due tasche frontali, ampie, accentuano un mood décontracté. I pantaloni sono skinny come ad esaltare il design slanciato, la snellezza della silhouette. Ma attenzione al dettaglio: la banda laterale evoca un quid militaresco, una divisa. Non è un particolare a sé stante, bensì il leitmotiv di una collezione che trae dall’ uniforme la sua principale ispirazione; la studia, la rivisita, traduce le sue caratteristiche  con estrosità costante, stemperandone il rigore in asimmetrie e in accenti di femminilità pura. Il suit in deep red  risulta ipersensuale nei suoi abbinamenti a contrasto: struttura minimal e preziosità del velluto, banda militare e  V-neck abissale, sofisticatezza costruita su un’ apparente linearità. Ai piedi, un paio di semplici stivali neri non fa che valorizzare l’ effetto luxury d’ insieme.