I 50 anni di Woodstock tra musica, Hippie culture e stile

Janis Joplin nel backstage del Festival

Rimane il più immenso, il più memorabile, quasi l’ “archetipo” dei Rock Festival: Woodstock compie 50 anni e, non a caso, è in atto un vero e proprio tripudio celebrativo. Perchè oltre ad essere un Festival musicale, Woodstock è stato un emblema. E un emblema a tutto tondo: dell’ epoca Hippie, di una società scossa da cambiamenti irreversibili, di un nuovo modo di intendere e “vivere” il Rock, come esperienza da condividere ma soprattutto come veicolo del motto “Love and Peace” di cui la generazione Hippie si faceva portabandiera. Erano il 15, il 16 e il 17 Agosto (si aggiunse poi il 18 estemporaneamente) del 1969, un anno che segnò l’apice della controcultura giovanile dei cosiddetti “Figli dei Fiori”, da “Flower Power” che incarnava un altro dei loro significativi slogan . Quando una società di giovani e intraprendenti imprenditori, la Woodstock Ventures, organizzò la Woodstock Music & Art Fair – questo il suo nome completo – la concepì come un raduno musicale all’insegna della pacifica convivialità e così fu. L’ allevatore Max Yasgur (sua la “Yasgur’s farm” citata da Joni Mitchell in “Woodstock”, il brano che dedicò alla kermesse) mise a disposizione del Festival 600 acri di terra a cui si aggiunsero ulteriori spazi concessi dai coltivatori confinanti: la location dell’ evento era costituita da una conca che discendeva verso lo stagno Filippini, dove, in cerca di refrigerio, innumerevoli spettatori si bagnavano spesso e volentieri completamente nudi. Invece dei 50.000 partecipanti previsti ne arrivarono 500.000, tutti allettati dalla possibilità di vivere collettivamente, come voleva l’ input dell’ era delle “comuni”, un’ avventura che sarebbe diventata leggendaria. Ad esibirsi in quell’ affollatissima quattro giorni furono autentiche icone della music scene, nomi del calibro di Richie Havens (che cantò “Freedom” rendendola un vero e proprio inno), Santana, Janis Joplin, Sly & The Family Stone, Joe Cocker, The Ten Years After, Crosby Still & Nash, Joan Baez, The Who, The Jefferson Airplane e Jimi Hendrix, oltre a moltissimi altri artisti ancora. Fu proprio Jimi Hendrix a concludere il Festival con una performance mozzafiato che incluse una versione di “The Star-Spangled Banner” talmente incandescente da restare negli annali del Rock. Sono passati 50 anni da allora, ma gli echi dell’ incredibile raduno che prometteva “tre giorni di pace e musica” sono ben lungi dallo spegnersi. Che fossero un’ utopia o meno, i valori degli Hippie hanno racchiuso lo spirito e la quintessenza di una generazione fortemente decisa a far sentire la sua voce, senza violenza (lo stesso Max Yasgur si stupì di come, durante il Festival, non si verificò neppure una rissa) e coinvolgendo in toto il proprio stile di vita. Peccato che i delitti losangelini della Manson Family (occorsi a soli pochi giorni dall’ inizio di Woodstock) rappresentassero le prime, pericolose avvisaglie di un mutamento di “clima”; mutamento che, alla fine del 1969, si fece tangibile con i tristi fatti avvenuti al free concert di Altamont tenuto dagli Stones. Si stavano spegnendo gli ideali di tutta un’ epoca: quando il decennio dei ’60 giunse al termine, i colori psichedelici e vivaci del Flower Power sfumarono progressivamente in un nero cupo.

 

Il manifesto della kermesse

 

GLI ACCENTI HIPPIE NELLE COLLEZIONI DELLA PRIMAVERA ESTATE 2019

 

R 13

Il look Hippie, nelle più disparate declinazioni, non ha mai cessato di ispirare la moda:  Ethno Style, Hippie Chic e Boho sono solo alcune delle sue varianti attuali. Il perchè di questo perenne appeal è presto detto. Innanzitutto l’ elemento di rottura, che definiva il distacco dalle generazioni precedenti anche attraverso l’ abito. E poi l’ innato senso di libertà, il gusto del colore, la fascinazione per l’esotico…La dimensione del viaggio, preferibilmente verso mete incontaminate e culle di una civiltà, di un misticismo remotissimi, nei giovani Hippie era connaturata. Basti pensare al celebre Hippie Trail, che dall’ Europa conduceva in Oriente percorrendo Paesi come la Turchia, l’ India e il Nepal: autostop o bus presi a noleggio erano i metodi preferiti per spostarsi, bandita ogni pianificazione. E’ così che gli esotismi tanto vagheggiati rientrano a pieno titolo nell’ Hippie look. Ce lo dimostrano frange, motivi tribali, caftani e Paisley pattern a profusione ma soprattutto il Tie Dye, antica tecnica di tingere i tessuti che incarna, oggi, un vero trend di stagione. Nella gallery che segue, alcuni indizi dello stile “Woodstock” – o Flower Power, se preferite – avvistati alle sfilate delle collezioni Primavera Estate 2019 dei più noti fashion brand.

 

PACO RABANNE

JONATHAN SIMKHAI

VALENTINO

VERSACE

PROENZA SCHOULER

DIOR

COLLINA STRADA

MSGM

 

 

Photo:

Janis Joplin via Kim from Flickr, CC BY-ND 2.0

Woodstock manifesto via David from Flickr, CC BY 2.0

Woodstock Festival 1 (dall’ alto verso il basso) by James M Shelley [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Woodstock Festival 2 by James M Shelley [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]