La leggenda di Santa Lucia: il 13 Dicembre del folklore

 

 

Santa Lucia diffondeva la luce dei suoi occhi sulla lunga notte del solstizio.
(Martirologio Romano)

 

Arriva Santa Lucia, la Santa della luce: una delle ricorrenze più importanti del periodo dell’Avvento. VALIUM ha sempre trattato questa festa approfonditamente, evidenziandone vari aspetti a partire dalle celebrazioni organizzate in Svezia (rileggi qui l’articolo). Oggi, invece, rimarremo in Italia e ci concentreremo sulla Lucia del folklore. Perchè la Santa, in certe zone del nostro Paese, è una sorta di precorritrice di Babbo Natale. Ma come nasce questa usanza? Le sue origini si radicano in una leggenda. Santa Lucia, dopo la sua morte, viveva una vita tranquilla nei paesaggi idilliaci del Paradiso. Da San Pietro e gli altri Santi venne accolta con tutti gli onori, fece subito molte amicizie. Però, a poco a poco, la sua serenità iniziale si tramutò in tristezza. Quando San Pietro le chiese quale fosse il problema, Lucia rispose che il pensiero dei bambini che vivevano sulla Terra, in particolare i più bisognosi, le dava tanta malinconia. Allora San Pietro le donò una chiave dorata e le disse che, aprendo una porticina, avrebbe potuto vedere tutti i bambini del mondo. Ma dopo averli guardati per un po’, Lucia scoppiò a piangere: sulla Terra c’erano troppi bambini affamati, che pativano il freddo e non avevano giocattoli con cui giocare. San Pietro, quindi, le diede un’altra chiave e le indicò una nuova porta da aprire. Quando la Santa la spalancò, vide un vero e proprio cumulo di giocattoli, dolciumi, coperte e caldi cappotti. San Pietro le spiegò che appartenevano a dei bambini ricchi e capricciosi: dopo un po’, si erano stancati di quei regali e se ne erano sbarazzati. Aggiunse poi che Lucia avrebbe potuto portare tutto ai bambini poveri, ma aveva a disposizione solo quella notte. Lei accettò con gioia, tuttavia raccogliere la roba accumulata nella stanza non era un compito semplice; San Pietro chiamò dunque Castaldo, un giovanotto robusto che aiutò la Santa di buon grado. Ben presto, il carretto di legno che San Pietro si era procurato si riempì di doni. Lucia era pronta, rimaneva da cercare chi avrebbe trainato il carretto. Insieme a Castaldo e a San Pietro, così, sondò gli animali suoi amici. Ma quando chiese se qualcuno di loro era disposto ad aiutarla, ricevette solo risposte negative. Il gatto disse che l’avrebbe aiutata volentieri, ma era troppo piccolo e gli era impossibile trainare il carretto; il cane che era il miglior amico dell’uomo e doveva rimanere al suo fianco, il bue che era troppo lento, il cavallo che il carretto pesava troppo…Lucia, disperata, si mise a piangere. Il tempo a sua disposizione si sarebbe esaurito velocemente e i bambini poveri avrebbero continuato a patire il freddo carichi di tristezza. Improvvisamente, però, si udì un lungo raglio: era arrivato un asinello, che dichiarandosi forte e veloce si offrì di trainare il carretto ricolmo di doni. Lucia ne fu felicissima, lo abbracciò e prese a battere le mani. Da allora, nella notte tra il 12 e il 13 Dicembre, Santa Lucia, Castaldo e l’asinello tornano ogni anno a portare regali ai bimbi buoni.

 

 

La tradizione di Santa Lucia portatrice di doni è diffusa in molte regioni e province dell’ Italia settentrionale: la ritroviamo in Trentino, a Udine e nella sua provincia; in Lombardia Santa Lucia si festeggia nelle province di Brescia, Bergamo, Lodi, Cremona e Mantova, mentre in Veneto il carretto della Santa “arriva” a Verona e nell’area Sud-Ovest della regione. In Emilia Romagna, invece, sono coinvolte le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Secondo il folklore popolare, la sera del 12 Dicembre Lucia scende dal cielo vestita interamente di bianco, un chiaro emblema di luminosità (non dimentichiamo che, in questo periodo dell’anno, gli antichi popoli celebravano il graduale ritorno della luce). Il carretto ricolmo di doni viene trainato dall’asinello e accanto alla Santa c’è Castaldo, che l’aiuta nella consegna dei regali. L’usanza vuole che sul portone di casa o sul davanzale si lascino biscotti e vin santo per Lucia e fieno e carote, oppure latte, per l’asinello, un animale generoso e umile che aiuta l’uomo nei lavori più pesanti. Quando il carretto percorre le vie dei paesi, Santa Lucia suona un campanellino d’argento: in quel momento i bambini devono essere tutti a letto, altrimenti non riceveranno alcun dono. E a chi non dorme, o rimane sveglio per vederla entrare nella propria casa, la Santa lancerà cenere negli occhi per impedirgli di scorgerla e dimenticarla nel caso l’abbia vista. La conditio sine qua non per ricevere i regali, insomma, è essere un “bravo bambino”. E i bravi bambini vanno a letto presto, ma soprattutto non cercano di spiare il passaggio di Santa Lucia.

 

 

Anche perchè ai bambini che si comportano male, la Santa consegna del carbone anzichè i regali: un dettaglio che rievoca la figura della Befana. C’è un altro particolare importante, legato alla tradizione. La stesura, cioè, di una lettera dove i bambini scrivono l’elenco dei doni che vorrebbero ricevere, con la promessa di tenere, in cambio, un comportamento impeccabile in qualsiasi circostanza. La lettera (che ricorda quelle scritte a Babbo Natale) viene affiancata agli omaggi per la Santa e l’asinello la sera del 12 Dicembre. La mattina dopo, i bambini potranno ammirare i propri doni in tutta la loro magnificenza.

 

 

Le tradizioni che variano di zona in zona mirano a tener viva la leggenda di Santa Lucia, e la onorano in diversi modi. In provincia di Cremona, ad esempio, i bimbi preparano personalmente i biscotti che offrono alla Santa: si mettono al lavoro nel pomeriggio per averli già pronti per la sera. La “strozega”, invece, è una parata che i bambini effettuano in Trentino e nell’area del Garda; mentre avanzano, trascinano una corda a cui sono legati svariati barattoli di latta: un modo per farsi udire da Santa Lucia, che non può vederli essendo priva degli occhi. Questa sfilata viene organizzata ogni 12 Dicembre. Non mancano, poi, le fiere e i mercatini intitolati alla Santa. A Verona, dal 10 al 13 Dicembre si tiene una fiera composta da oltre 300 bancarelle: i Banchetti di Santa Lucia. Tra prodotti dolciari, tipicità gastronomiche, decorazioni natalizie e artigianato locale non mancano le caratteristiche  “frolle” di Santa Lucia, dei biscotti a base di farina, burro e zucchero a forma di stella, albero di Natale, cuore e così via. La sera del 12, tutta la famiglia è coinvolta dall’arrivo della Santa: dopo cena, ognuno mette a tavola un piatto vuoto cosicchè, durante la notte, Lucia lo possa riempire di dolciumi. Anche a Bergamo è in programma un mercatino, dove i profumi e i sapori del Natale danno vita a un appuntamento irrinunciabile; secondo la tradizione, inoltre, i bambini consegnano le loro lettere a Santa Lucia nella chiesa che le è stata dedicata. In molti paesi della provincia di Bergamo, la Santa distribuisce i suoi doni in piazza: i bambini, per riceverli, si riuniscono proprio lì. Questo tipo di evento è generalmente organizzato dai vari Comuni. Com’è ovvio, è impossibile citare qui tutte le iniziative dedicate alla festa del 13 Dicembre; ciò che conta, è cogliere il significato atavico insito nelle celebrazioni di Santa Lucia: la luce che trionfa, seppure impercettibilmente, sul buio; il bene che trionfa sul male. Perchè il giorno che segue alla cosiddetta “notte più lunga dell’anno” assume una profonda valenza simbolica. Da qui l’importanza rivestita dalle candele, emblemi di luminosità per eccellenza insieme alle fiaccole e i falò che si accendono, non a caso, durante il Solstizio d’Inverno.

 

 

Illustrazione di copertina di Jenny Nyström, immagini via Pixabay

 

Il nero, il lato oscuro di Halloween

Lanvin

Un nero intenso, sinistro, che non lascia scampo: è l’altro colore del doppio volto di Halloween, il lato oscuro e più spettrale della festa. Si ispira al tema orrorifico evoluto dal culto dei defunti di Samhain, la notte in cui cadeva ogni barriera tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Halloween ha enfatizzato questo aspetto al punto tale da tramutarlo in un’ ode al macabro, la cui iconografia conosciamo bene. Teschi, scheletri, vampiri, mostri, pipistrelli e tutto ciò che è spaventoso, o rimanda all’ oltretomba, sono proliferati fino a diventare degli emblemi del 31 Ottobre al pari della zucca. Dopo l’arancio, dunque, tocca al nero: ecco a voi una serie di look intrisi di suggestioni gotiche e di oscura meraviglia.

 

Yohji Yamamoto

Shiatzy Chen

Chen Peng

Ann Demeulemeester

Moschino

Avellano

Valentim Quaresma

Enaut

Louise Lyngh Bjerregaard

Dawei

Annakiki

Anteprima

Carlos Gil

Luis Carvalho

Marco Rambaldi

Onitsuka Tiger

Off-White

Budapest Select

Del Core

Foto di ispirazione Halloween via Pexels e Unsplash

 

Happy St.Patrick’s Day

 

Buon San Patrizio! Ormai, complice anche la massiccia diffusione dei Pub a livello internazionale, il 17 Marzo si festeggia in molti paesi del mondo e non solo in Irlanda o dove la comunità irlandese è numericamente rilevante (come negli Stati Uniti). Prova ne è il fatto che ognuno di noi conosce, più o meno, gli emblemi del St.Patrick’s Day: in primis la supremazia del verde, il colore che simboleggia l’ Irlanda (non a caso definita “la verde Irlanda”). Oggi è d’obbligo indossare qualcosa di verde, la tonalità prediletta dalle fate ma anche quella della natura e del suo risveglio. Il verde, poi, si ricollega direttamente al trifoglio, un altro elemento ricco di significato. In Irlanda il suo nome è shamrock, dal gaelico “seamrog”, “giovane trifoglio”; per la botanica è il Trifolium Repens, e da Aprile ad Ottobre dà vita a un tripudio di minuscoli fiori bianchi. Gli antichi Celti, in particolare i Druidi, conferivano al trifoglio una potente valenza mistica. Le sue foglie, essendo tre, rimandavano al numero sacro della “Triplice Dea”; in più, veniva utilizzato come pianta curativa, per tenere a distanza le entità maligne e prevedere il futuro. Ad esempio, se le sue foglie si posizionavano verso l’alto si riteneva che il brutto tempo fosse in agguato. Ma il trifoglio è soprattutto legato alla figura di San Patrizio: pare che il Santo si servì delle sue foglie per spiegare il mistero della Trinità quando evangelizzò l’Irlanda.

 

 

La prima testimonianza del cospicuo utilizzo del trifoglio nell’ “isola di Smeraldo” risale al 1681: l’antiquario inglese Thomas Dineley ne parlò nel suo diario, “The Journal of Thomas Dineley”, un resoconto del viaggio in Irlanda che aveva effettuato. Dineley notò che il giorno di San Patrizio gli irlandesi indossavano croci e trifogli al tempo stesso. Due secoli dopo, sotto il regno della Regina Vittoria, il trifoglio divenne il simbolo per eccellenza della ribellione. In realtà lo era già da molto tempo prima, precisamente dal 1798, quando la United Irishmen Rebellion tentò di tramutare l’ Irlanda in una repubblica indipendente. La Regina Vittoria, in seguito, stabilì che tutti coloro che indossavano il trifoglio sulla propria divisa militare sarebbero stati puniti con la morte, il che probabilmente rafforzò la valenza sovversiva a cui gli irlandesi associavano la pianta. A tal proposito esiste una canzone, “Wearing of the green”, che ribadisce l’ orgoglio nazionale dell’ isola: il trifoglio divenne un simbolo di cui andare fieri, la rappresentazione di un supremo ideale.

 

 

La croce celtica è, senza dubbio, un’altra icona irlandese. Anche in questo caso, a fare da protagonista è la figura di San Patrizio. La leggenda narra che quando Papa Celestino I incaricò il Santo di evangelizzare le isole britanniche, l’ Irlanda in particolare, egli ottenne un immenso successo nel perseguire la sua missione. L’apostolato di San Patrizio nell’ Eire ebbe inizio tra il 431 e il 432. Dopo gli anni trascorsi in cattività sulla Slemish Mountain, il futuro patrono dell’ Irlanda poteva considerarsi un profondo conoscitore della cultura, della lingua e del credo locali. Ciò che rese straordinaria l’evangelizzazione di San Patrizio fu il rispetto dimostrato dal Santo nei confronti del paganesimo di matrice celtica imperante nell’ isola: non tentò di demolirlo in alcun modo, decise anzi di combinarne molti elementi con la fede cristiana per favorire l’assimilazione di quest’ ultima presso il popolo d’Irlanda. All’utilizzo del trifoglio come metafora della Trinità seguì un episodio altrettanto incisivo: San Patrizio fuse l’icona della croce cristiana con il sole, un simbolo di estrema importanza per i Celti. Il risultato fu la Croce Celtica, nel paganesimo strettamente connessa al ciclo di morte e rinascita delle stagioni.

 

 

Per concludere, un emblema giocoso e onnipresente in tutte le celebrazioni del giorno di San Patrizio: il Leprechaun. Le origini di questo nome sono controverse, si pensa che derivino dal gaelico moderno “leipreachàn”, ovvero “piccolo spirito”. Quel che è certo è che il Leprechaun è un popolarissimo folletto, o gnomo, irlandese. Appartiene al popolo delle fate e pare che vivesse sull’isola ancor prima ancora che vi si stabilissero i Celti. Il Leprechaun è un ciabattino – particolare che ha fatto risalire il suo nome a “leath bhrògan” (in irlandese, appunto, “ciabattino”) – e un gran burlone al tempo stesso. Prende di mira gli avari e i ladri, ma la sua scaltrezza si dimostra soprattutto quando deve difendere il tesoro che possiede: eh già, questo folletto solitario e imprendibile (se lo si vuole trattenere, però, basta guardarlo fisso negli occhi) nasconde smisurate ricchezze nei posti più impensati. Addirittura, pare che possieda un’enorme pentola piena di monete d’oro collocata alla fine dell’arcobaleno. Tutti coloro che tentano di estorcergli il nascondiglio del suo tesoro, tuttavia, rimangono con un palmo di naso. In queste circostanze, il Leprechaun rivela una grande astuzia e uno spiccato senso della beffa. Il giorno di San Patrizio decreta il trionfo del folletto burlone: la sua maschera inaugura tutte le parate, il suo ritratto campeggia in tutti i negozi. Come vuole la tradizione, inoltre, gli irlandesi sono soliti offrire al Leprechaun un bicchiere di latte posato sul davanzale della finestra.

 

 

 

L’ oro e la catena, iconici indizi di una vita leggendaria: Chanel omaggia Mademoiselle con Les Chaînes d’Or, la magica make up collection per il Natale 2020

 

Pensi a Chanel e affiorano subito alla mente le immagini indissolubilmente associate alla leggendaria Maison: la borsa matelassé, le perle, il tubino nero, il tweed, la camelia, le calzature in bicolor e la catena fanno ormai parte del suo patrimonio iconografico. Ognuno di questi elementi appartiene a “tranche de vie” di Coco Chanel e racchiude una valenza altamente simbolica, oltre che rievocativa. La catena, ad esempio, pare che sia legata al ricordo della sua infanzia nell’ Orfanatrofio di Aubazine, dove i lunghi abiti-divisa indossati dalle bambine (detti a “balayeuse“, “spazzina” in francese) venivano sollevati con una catenella per impedire che si sporcassero strascicando sul pavimento. Ed è proprio la catena, che Mademoiselle celebrò soprattutto attraverso le linee di Bigiotteria,  l’ elemento ispiratore portante della collezione Holiday 2020 ideata dalla Chanel Global Creative Make Up & Color Designer Lucia Pica. Les Chaines d’Or de Chanel, questo il suo nome, rievoca il lussuoso intreccio di oro e pelle nera che contraddistingue le catene della griffe: bagliori dorati si combinano con nuance profonde delineando una femminilità radiosa e audace a un tempo.  L’ oro fa da supremo leitmotiv. Lucia Pica lo esalta, lo rende ancora più brillante, lo eleva all’ apice della luminosità. Basti pensare che ha tempestato ogni shade del rossetto Rouge Allure di miriadi di particelle dorate: un omaggio a tutto campo alla passione di Coco Chanel per il metallo più prezioso. Il motivo della catena, fondendosi continuamente con il logo della doppia C, dà inoltre vita a un sofisticato “bassorilievo” che adorna le pastiglie e gli stick di ciascun prodotto.

 

 

Per esplorare la splendida make up collection Les Chaines d’ Or de Chanel, compiamo un tour di poche ma sbalorditive tappe: i basic che la compongono sono un fard illuminante, un ombretto monocolor, un rossetto e uno smalto, tutti declinati in ammalianti sfumature. La ricercatezza della collezione viene ulteriormente esaltata da un elegante pack nero e oro.

 

 

Cominciamo subito dallo sguardo, che si veste di quattro tonalità tra cui l’esclusiva, lussuosissima 925 – Or Antique. Ombre Première, l’ iconico ombretto Chanel, è il protagonista del make up occhi della collezione: adotta il motivo ornamentale a catena e moltiplica la sofisticatezza puntando su cromie quali 926 – Or Blanc (a metà tra l’oro e il platino), 927 – Cuivre Rose (rosa rame) e 928 – Cuir Brun (cuoio scuro), che affiancano la sfavillante 925 – Or Antique in un crescendo di magnetismo e di raffinatezza. Per sfoggiarle al top,  Lucia Pica consiglia di applicarle con la tecnica del layering. Stendendo, cioè, dapprima l’ ombretto in crema su tutta la palpebra e solo successivamente l’ ombretto in polvere. Il risultato? Un focus a 360 gradi sullo sguardo.

 

La collezione include un altro esclusivo prodotto: un fard illuminante in polvere, dal finish satinato e disponibile in un’ unica nuance di rosa dorato. Radiosità e pura luce sono i suoi punti di forza. La texture soffice si posa sulla pelle con leggerezza; la colorazione luminosa emana un effetto naturale, ma sofisticato al tempo stesso. Lucia Pica consiglia di applicare il fard illuminante sia sugli zigomi che sulle tempie e sul dorso del naso per ottenere un look chic, mentre le guance e la fronte sono le zone su cui puntare per accentuare la luminosità del volto.

 

 

Arriviamo al make up labbra, uno dei clou di Les Chaines d’ Or de Chanel. Al fascino eterno dell’ oro, in questo caso, si somma la raffinatezza più sublime: Rouge Allure, rossetto cult della Maison, viene pervaso da particelle dorate e si declina in nuance oltremodo sature, ricche e preziose. L’ esclusiva 137-Pourpre d’ Or regna sovrana, con il suo seduttivo mix di oro e rosso porpora. Conquista all’ istante perchè coniuga sapientemente intensità e luce, definendo labbra che sono un autentico tributo al make up delle feste natalizie. Accanto a 137 – Pourpre d’Or risaltano 127-Rouge d’ Or (rosso scarlatto intriso d’oro), 117 – Or Cuivré (rame-burgundy intriso d’oro) e 107-Or Beige (beige intriso d’oro), cromie che scintillano da mattina a sera grazie al loro potere riflettente. Lucia Pica suggerisce di stendere il rossetto direttamente sulle labbra, oppure, per ottenere un look da “femme fatale”, di contornarle con una matita nell’ identica nuance del rossetto per poi riempirle di colore tramite il pennello all’estremità del prodotto.

 

 

 

La make up collection natalizia di Chanel si conclude in bellezza con lo smalto Le Vernis nella tonalità 773 – Chaine d’Or, un must have assoluto che inneggia all’ oro puro e completa il make up grazie a un tocco di iconicità sublime. Le Vernis, ennesimo cult di Chanel, è uno smalto di cui conosciamo bene gli atout. La sua texture avvolge l’ unghia in una pellicola resistente e protettiva, le sue colorazioni effetto lacca sprigionano brillantezza. La vastissima palette di nuance che rimandano allo stile Chanel e la tenuta impeccabile lo rendono parte integrante della mise. Per le feste di fine anno Le Vernis, da sempre declinato in shade rimaste negli annali del beauty, si tinge di un oro abbagliante e ipnotico senza venir meno alla sua caratteristica principale: un’ eleganza sopraffina. E non poteva essere altrimenti, ispirandosi all’ emblematica catena di Mademoiselle Coco: un oggetto che rimanda ad una storia affascinante, emozionante e intensa così come lo è la make up collection Les Chaines d’ Or de Chanel.

 

 

 

 

 

Tendenze PE 2020 – Fiori e look fioriti

MARC JACOBS

I fiori, protagonisti assoluti della bella stagione: il loro fascino non li rende mai scontati. Nell’era del Coronavirus, poi, diventano i magnifici emblemi della natura e della necessità della sua tutela, una tematica sempre più pressante. Le collezioni Primavera/Estate 2020 pullulano di stampe, applicazioni, ricami e decori a tema floreale, tutti inneggianti a un connubio di romanticismo e suggestioni idilliache. Vengono citati gli anni ’70 (Marc Jacobs), con lunghi abiti che avrebbe potuto indossare Marisa Berenson, l’era elisabettiana (Comme des Garçons), la pittura dei Fauves (Marni), evidenziando un’ ispirazione senza tempo e mai priva di innovativi spunti: perchè se una rondine non fa Primavera, un look fiorito decisamente sì.

 

PAUL & JOE

GIAMBATTISTA VALLI

FENDI

MARNI

MSGM

CAROLINA HERRERA

COMME DES GARçONS

VALENTINO

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

DOLCE & GABBANA

LUISA BECCARIA

 

 

Rossetti Gucci: dal gesto di rottura di Achille Lauro a Sanremo alla nuova collezione Rouge à Lèvres Gothique

 

Se Achille Lauro non ha vinto il 70esimo Festival di Sanremo, si è aggiudicato il primo posto in fatto di immagine, intenti ideologici e presenza scenica. Non è un caso che, inneggiando ai valori condivisi con Alessandro Michele, abbia scelto un total look Gucci per ogni serata della kermesse: il San Francesco di Giotto, Bowie/Ziggy Stardust, la Marchesa Casati e la Regina Elisabetta I d’Inghilterra sono i personaggi che ha incarnato assurgendoli ad emblemi di libertà, di emancipazione dal convenzionale. Nel corso della quarta puntata, poi, Lauro ha abbattuto le frontiere del gender persino nei gesti, applicandosi il rossetto on stage ed applicandolo al bassista Boss Doms che lo accompagnava. Inutile chiedersi a quale make up brand abbia fatto riferimento. Gucci, ancora una volta, è stata la sua coerente scelta. E chi può dargli torto, considerata anche l’ ampia varietà di lipstick proposti dalla Maison fiorentina? In prossimità di San Valentino, dopo i rossetti Voile, Satin, Glitter e Matte, la griffe lancia una nuova, strepitosa collezione dedicata alle labbra: i Rouges à Lèvres Gothique, dalle cromie metalizzate ed ultra intense. A caratterizzarla sono perle di pigmenti color nero carbone, che mescolate ad una texture cremosa e densa originano sottotoni “dark” esaltati dalla nuance di base del rossetto. Il risultato è una tonalità vibrante, meravigliosamente unica. I pigmenti catturano la luce e la riflettono con un effetto metal, la formula soffice idrata le labbra in modo ideale. Lo stick emana il delicato profumo di violetta ricorrente nei rossetti del brand e l’astuccio, fedele alla suggestiva estetica che contraddistingue le creazioni di Alessandro Michele, esibisce un tappo nero tempestato di stelle dorate. E’ il magnetismo signature di Gucci a risaltare, declinato in nove shade mozzafiato.

 

25  GOLDIE RED

409 BILLIE MAGENTA

Possono essere utilizzate singolarmente, oppure sovrapposte per dar vita a colorazioni inedite, ogni volta diverse. Ecco i loro nomi ed una gallery fotografica dove vengono ritratte ad una ad una; tenete presente che il sottotono è invariabilmente scuro e la tonalità di base vira, quindi, ad una particolarissima sfumatura. Compongono la linea 25 Goldie Red (rosso), 409 Billie Magenta (magenta), 408 Norma Pink (rosa antico), 306 Letty Orange (un bronzo che vira all’arancio), 705 Lynn Silver (un argento che vira al rosa), 706 My Forbidden Past (oro), 707 Charlotte Blue (ceruleo), 708 Victoriana Blue (cobalto), 709 Princess Olga Green (Giada): tutte accomunate dal finish metal ed incantevoli a dir poco.

 

 

408 NORMA PINK

306 LETTY ORANGE

705 LYNN SILVER

706 MY FORBIDDEN PAST

707 CHARLOTTE BLUE

708 VICTORIANA BLUE

709 PRINCESS OLGA GREEN

 

 

 

On The Beach

Per scorgere l’eternità in un granello di sabbia
e il paradiso in un fiore di campo
tieni l’infinito nel palmo della mano
e l’eternità in un’ora.

(William Blake)

La spiaggia: location associata all’ Estate per eccellenza, “area di mezzo” tra la terra e il mare. Una distesa di sabbia declinata in diverse sfumature, generalmente nei toni dell’ocra e del beige, che si fa più compatta man mano che le onde la lambiscono. La spiaggia è effimera, leggera, non trattiene le  impronte e le lascia cancellare via dal vento. Il tempo sembra non avere coordinate, nei suoi spazi: tutto passa, tutto è in continuo divenire…Persino i castelli di sabbia costruiti sulla riva, prima o poi, vengono distrutti dalla marea. La spiaggia è libertà, è luogo e non-luogo, è territorio consacrato all’ ozio o punto di partenza per avventurose traversate oltremare. Affacciata su una massa acquosa sconfinata, guarda costantemente verso l’orizzonte. E quando il sole picchia forte, ribolle sotto i piedi costringendoli ad avanzare frenetici in un esotico tintinnio di cavigliere. VALIUM, oggi, rende omaggio a uno dei più invitanti emblemi della stagione calda: conviviale o solitaria, caotica o paradisiaca, la spiaggia simbolizza infatti l’ Estate stessa. Non è un caso che una delle top nuance Pantone, Soybean, sembri proprio una variante del color sabbia. Natura e stile si incastrano in un perfetto puzzle cromatico, l’ “ispirazione” come denominatore comune. Così nasce l’idea di questa gallery, molto estiva ed altrettanto aerosa della sabbia sollevata dalla brezza marina.

 

Dion Lee

Dior

Chloé, Tess bag

Valentino

NARS, Summer Edit 2019 collection

Luisa Beccaria

Fenty Beauty Stunna Lip Paint Unbotton

Jacquemus

Jill Sander

Valentino

Tom Ford

Chloé

Gucci

Prada

Delpozo

Marc Jacobs

Dolce & Gabbana

Alberta Ferretti

NARS smalto tonalità Zakynthos

Dolce & Gabbana

 

 

 

 

Gucci, tra sogno e realtà

(Photo by Petra Collins)

In questi giorni non si fa che parlare di The surreal voyage, il film che la fotografa di origine ungherese Petra Collins ha girato per Gucci eyewear: una trama che è un’ avventura onirica sulle note di ‘Eyes without a face’, la hit di Billy Idol rivisitata dai Baustelle. Le scene si susseguono tra interni ed esterni rigorosamente ambientati in Ungheria, così come è l’ ungherese la lingua parlata nei pochi istanti di sonoro. Per Petra Collins, una rievocazione di luoghi e suggestioni d’ infanzia che attinge a personaggi in carne ed ossa del suo vissuto: la storia si apre nell’ appartamento di sua nonna, protagonista del corto insieme ai suoi due giovanissimi cugini. Come un magico viatico, un paio di occhiali ricoperti di strass accompagna la fuga del duo verso campagne verdeggianti e nel rarefatto scenario delle terme Gellert di Budapest, popolate da surreali fanciulle e da un’ anziana, luccicosa “rocker” che suona il basso nell’ acqua. Paillettes scintillanti, eterei abiti in tulle ed una collezione eyewear SS 2017 evidenziata nei suoi modelli di punta esaltano le atmosfere dreamlike delle sequenze finali. In sottofondo, la cover della band capitanata da Francesco Bianconi dà vita a un connubio di melodia e immagini perfetto, le incastra in una sintonia totale. E avvolge in toto in un mood d’ incanto questo short movie visionario e dal fascino tutto speciale.

(Photo by Petra Collins)

Dire “Gucci” e dire “Sogno“, ormai, equivale a un tutt’uno. Alessandro Michele intride di sfumature oniriche il suo universo creativo, e manda in passerella una collezione FW 2017/18 – la prima in cui Uomo e Donna sfilano insieme – che le combina in un potente mix alchemico: non è un caso che proprio The Alchemist’s Garden sia il suo titolo. Emblema ispirativo è l’ ourobos, il serpente che si mangia la coda in un movimento circolare incessante. Antichissima figura di derivazione alchemica, l’ ourobos rappresenta il “tutto” primordiale, la continuità perenne, l’ energia che si esaurisce e subito dopo si rigenera. Riunisce in sè gli antipodi e fonde, dunque, maschile e femminile: è l’unità che si identifica con l’ immortalità e con la perfezione.  Gucci lo assurge a simbolo della propria estetica e cala i look  in un giardino che ai fiori alterna animali diversissimi tra loro. Farfalle, scarabei, lucertole, leoni, tigri, lupi, cavallette ed usignoli diventano i preziosi leitmotiv di adorni, gioielli, applicazioni sugli abiti e sugli accessori. In un tripudio estroso di chinoiseries, grandi balze, lamé, rifiniture in strass e perle, le stampe floral trionfano e si declinano in innumerevoli versioni.

Immerso in uno scintillio costante, il sogno rivive nel giardino fatato dove ci si inoltra con il parasole, con un marsupio in vita ed una headband dal gusto sporty  sulla quale è impresso il nome del brand.

Tra suit in floral pattern, giacche cangianti e long dress da fiaba l’arcobaleno si insinua ripetutamente, e così deliziosi dettagli come il colletto e i polsini in trompe-l’oeil. Il mood è eccentrico,  un caleidoscopio di suggestioni senza tempo che dona al concetto di “moderno” un significato inedito. Grandi fiocchi, turbanti, cappelli di paglia enormi per ripararsi dai raggi solari ricorrono: i particolari delineano a tutto tondo lo stile dell’ insieme. E se la reptile print abbonda, è forse un riferimento all’ ouroboros anche quel velo tempestato di cristalli che avvolge capo, volto e collo indistintamente:  fa pensare ad un serpente che, dopo la muta, ha rinnovato la sua pelle ed ha assunto un fascino, una lucentezza senza eguali. E’ l’ eterno ciclo dell’ inizio che succede alla fine, la rinascita che porta con sè un accentuato splendore.

Tendenze SS 2016: viva l’ Estate

Il pattern bicolor stile ombrellone di DOLCE & GABBANA

L’ Estate è al suo culmine, e con la calura ferragostana trionfano iconografia e simboli in puro stile Summertime. Ma è anche il momento ideale per un focus sulle rivisitazioni dei basic estivi o sui look che inneggiano al viaggio ed ai Paesi esotici, motivi più che mai associati alla pausa vacanziera. Siete pronte ad affrontare questo excursus a 40° all’ ombra?

La sexy surfista di DSQUARED2

Il prom dress in Summer Jamboree style di MOSCHINO

Il look sailor rivisitato e corretto da MARC JACOBS

Il beachwear crochet di TOMMY HILFIGER

I Capri pants versione 2016 di MSGM

L’ etnico-esotico firmato STELLA JEAN

Lo chic tribale di VALENTINO

Il gipsy dress in bicolor Rosa Quarzo/Serenity Pantone di CHLOE’

Flamenco couture

 

Blugirl

Suggestioni “flamencas” giocate nel bicolor a cui la tipica danza andalusa è più caratteristicamente associata: il rosso e il nero della passione, della corrida e del pathos drammatico. I designer le rievocano in un tripudio di balze e arricciature, inediti pattern floral alternati ai pois della tradizione, rivisitando l’ abito della bailaora con scenografico stile. Il risultato è un esplosivo omaggio, in chiave couture,  a una danza che nel battito sfrenato dei tacchi e nei gesti armonici ristabilisce un contatto tra terra ed aria.

Michael Kors

Proenza Schouler

Oscar De La Renta

Balmain

Proenza Schouler