Tendenze PE 2023 – Floral Vibes: fiori in 3D, stampe e applicazioni

Elie Saab

 

“I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.”
(Khalil Gibran)

 

Dopo l’articolo dedicato alle tendenze a tema “rosa”, ecco un approfondimento sul filone floral della Primavera Estate 2023. Un’associazione, quella tra fiori e Primavera, che a prima vista potrebbe sembrare scontata, o come afferma sarcasticamente Miranda ne “Il diavolo veste Prada”, “Avanguardia pura”. In realtà non lo è: basti pensare che anche i fiori, purtroppo, stanno subendo le conseguenze del cambiamento climatico. Le temperature sempre più alte e la siccità prolungata provocano effetti nefasti sulle fioriture, influendo negativamente sulla loro quantità e sul loro aspetto. In poche parole, diverse piante iniziano a produrre meno fiori e in dimensioni di gran lunga minori rispetto a qualche anno fa. Di tutto ciò risente la produzione del polline e del nettare: i fiori non sono abbastanza appetibili per gli insetti, il che mette a rischio l’ attività di impollinazione. Lunga vita ai fiori, dunque, così importanti per l’equilibrio dell’ecosistema! Auguriamoci di vederli riapparire, con il consueto splendore, ogni Primavera. In questo post, esamineremo la tendenza floral nella moda. Le collezioni Primavera Estate 2023, “fiorite” in dosi massicce, sono contraddistinte dalla versatilità. I fiori in 3D proliferano, alternati a stampe e applicazioni che li propongono in innumerevoli versioni: un’eterogeneità che, coniugando l’estetica e la ricerca stilistica, si tramuta in un’ode a una meraviglia naturale e alla sua preservazione.

 

Erdem

Simone Rocha

Collina Strada

Rodarte

Alietté

Acne Studios

Lela Rose

Bottega Veneta

Gucci

Adam Lippes

Batsheva

Giambattista Valli

Antonio Marras

Kenzo

Chet Lo

Dries Van Noten

Loewe

Sandy Liang

 

On Holiday Spring 2023 Colour Extension: Butter London lancia una collezione che inneggia al Cottagecore

 

Butter London dà il benvenuto alla Primavera con una collezione di smalti, On Holiday Spring 2023 Colour Extension, che omaggia il “Cottagecore” e la sua estetica. La compongono quattro lacche per unghie in tonalità rigorosamente pastello: un bianco perlaceo che vira al rosa, un taupe, un giallo e un verde tenui. La palette, come vi ho già accennato, si ispira allo stile Cottagecore. Esalta quindi i valori, ma soprattutto la poesia, di una vita rurale e a stretto contatto con la natura. Qualche immagine che sintetizza la filosofia Cottagecore? I libri antichi, i giardini fioriti, i suggestivi cottage di campagna, i fiori di campo appena colti, un picnic improvvisato in mezzo al verde, il pane fatto in casa. La collezione On Holiday Spring 2023 Colour Extension di Butter London è un’ode a questo lifestyle e alla Primavera al tempo stesso. Andiamo ora ad esplorare i quattro smalti.

 

 

Bespoke Lace Patent Shine 10X Nail Laquer

E’ un bianco che vira al rosa, semi-trasparente e dal finish perlaceo. Butter London lo paragona a un romantico tessuto in pizzo. Grazie all’ esclusiva formula Patent Shine 10X, rinforza le unghie e le dota di una potente luminosità. La tecnologia polimerica Shock Resisting Polymer rende lo smalto simile a un gel, garantendone la durata fino a circa 10 giorni: il prodotto si mantiene intatto, brillante e privo di scheggiature.

 

 

Altri benefici ingredienti contenuti nello smalto sono la polvere di diamante, un illuminante naturale, gli assorbitori dei raggi UV che impediscono il suo sbiadimento, e l’ estratto di bambù, che leviga, protegge e rafforza l’unghia scongiurandone la desquamazione. Il finish perlaceo assicura una straordinaria lucentezza. Va poi ricordato che tutti gli smalti di Butter London sono cruelty free e privi di glutine, formaldeide e parabeni.

 

 

Cotswold Cottage Patent Shine 10X Nail Laquer

Il nome, “Cotswold Cottage”, e la sua nuance, un taupe dalla raffinatezza senza tempo, inneggiano al Cottagecore senza mezzi termini. E’ uno smalto dalla finitura più opaca rispetto a Bespoke Lace, ma la brillantezza rimane invariata. Le speciali formule e gli ingredienti, naturalmente, sono identici per ogni smalto della collezione.

 

 

Bit of Sunshine Patent Shine 10X Nail Laquer

La sua nuance è un giallo pastello luminosissimo, l’ideale per simboleggiare il sole che risplende sulla campagna primaverile e l’ottimismo che ispira una vita vissuta in mezzo al verde. Riveste l’unghia di una crema gialla opaca e iper lucente.

 

 

Garden Party Patent Shine 10X Nail Laquer

Verde come l’erba tenera, come un giardino in fiore: Garden Party sfoggia una tonalità bucolica in puro stile Cottagecore. Scivola sull’ unghia con la sua texture cremosa e rimane inalterato per ben 10 giorni.

 

 

 

Il close-up della settimana

Alessandro Michele eletto “Designer Internazionale” ai British Fashion Awards del 2015

La notizia è arrivata improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, nella notte tra il 23 e il 24 Novembre: il sodalizio tra Gucci e Alessandro Michele si interrompe, sul rapporto che lega il designer alla Maison fiorentina cala il sipario definitivamente. I rumors si susseguivano da qualche giorno; poi, la conferma. In un lungo post su Instagram, Michele (che proprio oggi festeggia il suo 50simo compleanno) ha raccontato con parole poetiche e con grande sensibilità d’animo il suo divorzio dal marchio del gruppo Kering: “Oggi per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un’azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa. In questo lungo periodo Gucci è stata la mia casa, la mia famiglia di adozione. A questa famiglia allargata, a tutte le singole persone che l’hanno accudita e sostenuta, va il mio ringraziamento più sentito, il mio abbraccio più grande e commosso.”, scrive. E conclude con un augurio rivolto alla sua “famiglia di adozione”: “Che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, materia sottile e impalpabile che rende una vita degna di essere vissuta. Che possiate continuare a nutrirvi di immaginari poetici ed inclusivi, rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà.” Il post è stato subito sommerso dai commenti. Parole di stima, affetto e solidarietà nei confronti di Alessandro Michele sono arrivate dai VIP e dalla gente comune. Dal 2015, l’anno in cui il designer fu nominato direttore creativo del brand, Gucci è diventato un autentico marchio di culto e ha riscosso un boom di consensi a livello planetario. Michele ha rivoluzionato i codici dello storico marchio mantenendo ben saldo il legame con l’heritage, che ha rivisitato e inglobato nella sua visione: un’ode al gender fluid costellata di contaminazioni vintage ed esaltata dalla glorificazione in chiave eccentrica dello stile nerd. Il pubblico è rimasto conquistato da questo mix sin dalla prima sfilata.

 

Un look dal fashion show “Cosmogonie”, allestito lo scorso Maggio a Castel del Monte

Con il passar del tempo, dire “Gucci” e dire “Alessando Michele” è diventato un tutt’uno. Lo stilista romano, diplomato all’ Accademia di Costume e Moda e approdato in Gucci nel 2002, ha saputo conferire un’impronta inconfondibile all’estetica del marchio, che vanta una brand identity potentissima e “portabandiera” del calibro di Jared Leto, i Maneskin, Harry Styles e Achille Lauro. Grazie all’ intuito di Michele,  oggi Gucci è una griffe fortemente riconoscibile, desiderata, eclettica e molto imitata, ma soprattutto dall’ iconicità senza eguali. Negli ultimi sette anni, il successo che ha ottenuto è andato di pari passo con i suoi fatturati. Di recente, tuttavia, i report finanziari hanno evidenziato un rallentamento nella crescita del marchio rispetto all’andamento generale di Kering (che comprende brand come, tra gli altri, Saint Laurent, Balenciaga e Bottega Veneta). Il 23 Novembre scorso, il gruppo capeggiato da François-Henri Pinault ha rilasciato un comunicato in cui annuncia la dipartita da Gucci di Alessandro Michele. Il Presidente e CEO di Gucci Marco Bizzarri ha commentato la notizia ricordando il suo incontro con lo stilista nel 2014: “Da allora abbiamo avuto il piacere di lavorare fianco a fianco, mentre Gucci tracciava il suo percorso di successo”, e aggiungendo che lo ringrazia “per il suo impegno ventennale in Gucci e per la sua visione, dedizione e amore incondizionato per questa Maison unica, negli anni da direttore creativo.” François-Henri Pinault, Chairman e CEO del gruppo Kering, ha definito “unica” ed “eccezionale” la collaborazione tra Gucci e Alessandro Michele. “Sono grato ad Alessandro“, afferma inoltre, “per aver portato così tanto di sè in questa avventura. La sua passione, la sua immaginazione, il suo ingegno e la sua cultura hanno messo Gucci al centro della scena, al posto che merita. Gli auguro tutto il meglio per il prossimo capitolo del suo viaggio creativo. ” Ma perchè questo divorzio? Sono stati ipotizzati motivi come le divergenze stilistiche e il rallentamento di crescita nei fatturati; quel che è certo è che è difficile, molto difficile, pensare a Gucci come a un’ entità separata da Alessandro Michele: l’identità del marchio è talmente inscindibile dall’ immaginario del designer che l’ha forgiata da rendere a dir poco arduo, quasi inconcepibile, un cambio di guardia nella direzione creativa.

 

Foto di copertina: Walterlan Papetti, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

 

Una Primavera Estate in stile Cottagecore

Little Women Atelier

Dopo l’articolo dedicato alle Cotswolds, un’occhiata alle tendenze Cottagecore della Primavera Estate 2022 mi sembrava d’obbligo. In questa gallery trovate una selezione di look dei brand che inneggiano a un’estetica sognante e rurale. Talmente sognante da annoverare, tra le loro fila, marchi leader dello sleepwear: è il caso di Campo Collection, le cui camicie da notte sono preziose al punto tale da poter essere indossate anche di giorno o come abiti da sera. Tra i trends di stagione risaltano il pizzo declinato in molteplici versioni, le maniche a sbuffo (lunghe o corte) e una palette di tonalità pastello, soprattutto il rosa, alternate a nuance che si ispirano ai colori della terra. Il capo clou dei mesi caldi? Senza dubbio il crop top, naturalmente rivisitato in puro Cottagecore style.

For Love and Lemons

Lirika Matoshi

Sea New York

Linennaive

For Love and Lemons

Doen

Linennaive

Campo Collection

Little Women Atelier

Ciao Lucia

Loveshackfancy

Daily Sleeper

Loveshackfancy

For Love and Lemons

Loveshackfancy

Doen

I look fiabeschi di Linennaive, brand di punta dello stile Cottagecore

Outlander 2020  100% wool cloak coat

 

Inverno = fiaba è uno dei leitmotiv di VALIUM, e il post di oggi si basa proprio su questo assioma. A fare da protagonista è uno dei brand di punta dello stile “Cottagecore”, Linennaive. Ma che cos’è, innanzitutto, il Cottagecore? Viene definita Cottagecore un’ estetica bucolica, sognante e fiabesca che ha come icona di riferimento Holly Hobbie, il celebre personaggio che la scrittrice e illustratrice americana Denise Holly Hobbie creò negli anni ’60. Vi ricordate di lei? Ispirandosi al tradizionale stile rustico del New England, Denise raffigurò una bambina che indossava un grembiule in patchwork sovrapposto ad un romantico abito. Il suo enorme cappello a cuffia in fantasia floreale divenne famosissimo; caratterizzando ulteriormente il look che esibiva, Holly Hobbie teneva in mano un bouquet di fiori di campo. Ideata per illustrare un biglietto di auguri, il personaggio si tramutò ben presto in un’ icona globale: l’ immagine di Holly Hobbie cominciò ad apparire ovunque, venne lanciata una bambola con le sue fattezze e nel 2018 le fu dedicata persino una serie TV. Tornando al Cottagecore, è da notare che porta un nome significativo. Unisce infatti i termini “cottage”, la tipica casa di campagna britannica, e “core”, ovvero “nucleo”. Lo stile Cottagecore, in sintesi, rimanda ad un abbigliamento d’antan che inneggia alla country life e a suggestioni pastorali. Ma va ben oltre la moda, coinvolgendo il lifestyle in toto:  può essere Cottagecore un determinato arredamento così come lo sono i dolci fatti in casa, i fiori selvatici, un bosco innevato, un maglione ai ferri, un’ antica lampada ad olio che sostituisce la luce elettrica e così via.

 

 

Pensando al Cottagecore, insomma, viene spontaneo immaginare ambientazioni che sembrano uscite da un libro di fiabe dei fratelli Grimm (Cottagecore è anche, a proposito, leggere libri rigorosamente cartacei – magari vintage – e bandire gli e-book). Linennaive è un fashion brand completamente imperniato sull’estetica Cottagecore. I suoi cardini sono il comfort e la qualità, mentre tra i materiali che propone predomina il lino: lino italiano proveniente da Venezia, Napoli e Torino, lino della Normandia, lino cinese soffice come seta. Il design dei capi è romantico e confortevole, dal forte impatto visivo. “Fiabesche” è l’aggettivo perfetto per definire le creazioni di Linnenaive. Cappotti, mantelle, gonne, abiti e bluse hanno un sapore d’altri tempi e si contraddistinguono per i volumi ampi, le svolazzanti svasature, la morbidezza delle stoffe. Altri materiali cult del brand, non a caso, sono il cashmere e la pura lana.

 

 

Molto importante è anche la cultura aziendale: Linnenaive valorizza il lavoro delle fabbriche di lino e dei pastori nomadi che realizzano i suoi tessuti, ricompensandoli con una più che adeguata retribuzione. Inoltre, utilizza materie prime che garantiscano il benessere degli animali, seguendo scrupolosamente le direttive stabilite dall’ OIE (World Organisation for Animal Health). L’ispirazione stilistica attinge soprattutto all’ era vittoriana e al tardo Medioevo. Prevalgono lunghe mantelle con cappuccio, bluse-corsetto con maniche balloon e lacci intrecciati a posto dei bottoni. Le gonne sono a ruota, “danzanti”, i colletti merlettati di vaporose camicie spuntano da abiti apron in puro “Piccole donne” style. Il connubio tra antico e moderno è costante, sia per quanto i riguarda i riferimenti che la vestibilità. In queste foto, una selezione di look firmati Linennaive. Per saperne di più sul top brand dello stile Cottagecore, vi invito ad esplorare il suo sito (linennaive.com) e il suo profilo Instagram (@linennaive).  E adesso, addentriamoci insieme nella fiaba…

 

My Fair Lady 26 cashmere coat

Mulan 20 black winter coat

My Fair Lady 26 hooded wool coat

Outlander 2020  100% maxi wool cloak

The New Yorker hooded cashmere cape

Perfumer 33 white wool cloak wedding cape

Shakespeare 33  100% wool maxi coat jacket

Perfumer 33 hooded wool cloak

Roman Holiday 2020 red wool coat jacket

La Luna 11 old lace linen dress

Wooden Ark 11 wool pleated skirt

Poppy 23 pink maxi linen skirt

Opera 25 peacock blue linen skirt

Arwen 08 fairy linen skirt in iris

Lost Queen 31 puff sleeve linen dress

Poppy 23 ivory linen fairy skirt

Tea Dance 5 lace-up maxi linen skirt

Rosemary 19 apron linen dress in misty blue

Lilac 37 hooded wool dress coat

I carillon di Villeroy & Boch, piccoli capolavori dal fascino d’altri tempi

Le sue note incantate e ipnotiche creano un sottofondo magicamente irreale: non è un caso che il carillon (anche detto “scatola musicale”) sia onnipresente in occasione delle celebrazioni più speciali. Nascite, battesimi, compleanni, ma anche il Natale, dati gli accenti fanciulleschi che impregnano questa festa. E’ un oggetto senza tempo, un cult da collezione: le sue radici sono antiche, ma il fascino che emana è sempre attuale. A Dicembre, si tramuta in un’ idea regalo tutto fuorchè scontata. Riproduce la simbologia natalizia al gran completo, e lo fa in modo eccellente: carillon a forma di angeli, giostrine, abeti addobbati, Babbo Natale e pupazzi di neve spadroneggiano, esaltati da un prezioso savoir faire artigianale.  Ma quando nasce il carillon, esattamente? Dopo l’ invenzione dell’ orologio meccanico. A quell’ epoca veniva chiamato “scatola musicale”, poichè con il termine “carillon” si indicava il meccanismo di funzionamento delle campane dei campanili e delle torri civiche. Con l’ avvento dell’ orologio meccanico, gli artigiani ebbero l’ idea di collegare al suo ingranaggio a una ruota che includeva un sistema di pioli, levette e campanelli: i pioli azionavano le leve, che a loro volta martellavano i campanelli. Dal movimento scaturiva una melodia dolcissima, quasi fatata. Fu l’ orologiaio svizzero Antoine Favre-Salomon, nel 1796, a perfezionare il meccanismo dell’ “orologio musicale”. Chiamò la sua creazione “carillon sans timbre ni marteau” e ne registrò il brevetto. La produzione su vasta scala di carillon ebbe inizio pochi anni dopo, all’ inizio dell’ ‘800. L’ estetica ricercatissima e intrisa di estro contraddistinse da subito quel poetico oggetto.

 

 

In omaggio alle antiche origini della “scatola musicale”, vi propongo la gallery che vedete in questo post: le immagini raffigurano i carillon natalizi di Villeroy & Boch, uno storico marchio tedesco. La fondazione del brand risale nientemeno che al 1748, anno in cui Jean-François Boch aprì un piccolo laboratorio di ceramica in Lorena. Nel 1836 Boch unì le forze con Nicholas Villeroy, attivo nella decorazione della ceramica a Wallerfangen, per fronteggiare la massiccia importazione dall’ Inghilterra del prodotto. Oggi, Villeroy & Boch è uno dei marchi leader nella produzione di ceramica e di articoli per la casa. I suoi carillon natalizi, dall’ aria volutamente d’altri tempi, sono dei piccoli capolavori di raffinatezza. A fare da leitmotiv è la realizzazione in porcellana, parzialmente dipinta a mano e decorata squisitamente.

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 3)

GIAMBATTISTA VALLI. 1

Anche nel caso di Giambattista Valli, è stato davvero arduo selezionare tre look dalla collezione di Haute Couture Primavera Estate 2020. Alla Galleria del Jeu de Paume di Parigi, Valli ha preferito allestire una mostra aperta al pubblico piuttosto che far sfilare le sue creazioni. La scelta democratica del designer romano, che abbraccia l’inclusività distanziandosi dall’ “esclusivo”, ha riscosso un successo enorme, corroborato da abiti che rappresentano la quintessenza dell’ Alta Moda: i look sembrano sorti da un giardino fiorito. Full skirt composte da un tripudio di tulle, spirali di ruche, strascichi regali, taffetà che definisce virtuosismi scultorei e maniche a sbuffo, mantelle, megafiocchi, linee impero alternate a forme a palloncino, sono i cardini di una collezione che anche nelle nuance (giallo ranuncolo, fucsia, rosa, bianco, azzurro polvere) ricorda un paradiso floreale.

 

GIAMBATTISTA VALLI. 2

GIAMBATTISTA VALLI. 3

 

ELIE SAAB. 1

Il couturier libanese immagina una donna che esplora le sontuose stanze del Castello di Chapultepec, fatto costruire nel 1863 dal Viceré di Città del Messico, e dà vita a creazioni impregnate di echi dell’ impero messicano. Arabeschi dorati, pizzi, maniche a sbuffo e lunghe mantelle delineano un’ eleganza opulenta, maestosamente luxury, dove i ricami floreali si inerpicano su tessuti impalpabili e il punto vita viene sempre sottolineato da una cintura. Il mood è Barocco, impreziosito da bagliori costanti e da ruche che enfatizzano una femminilità da Red Carpet. La palette cromatica decreta il trionfo del bianco e dell’avorio, sporadicamente affiancati dal celeste, dal corallo, dal turchese, dal cipria e dal lime. Il risultato? Decisamente scenografico.

 

ELIE SAAB. 2

ELIE SAAB. 3

 

VIKTOR & ROLF. 1

Torna il tema della sostenibilità, ma in chiave del tutto inedita: ispirandosi ai personaggi del libro “La piccola casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e all’iconica “Holly Hobbie” creata dall’ omonima scrittrice e acquarellista, Viktor & Rolf creano una collezione completamente incentrata sul patchwork. Lo stile ricorda quello del Far West, dell’ era vittoriana, con le lunghe gonne ed i colletti arricciati, ma il duo creativo lo rielabora alla luce del proprio imprinting. Gli abiti, prevalentemente lunghi, si svasano nel fondo e sono arricchiti di balze, la vita è alta, bande di ruche decorative fanno da leitmotiv, ma il clou è rappresentato dal patchwork che plasma ogni look. Per realizzare gli outfit, Viktor & Rolf hanno utilizzato miriadi di campioni di stoffa del loro archivio e li hanno assemblati insieme: ne è scaturita una collezione che coniuga i valori eco-sostenibili con la sublimazione di un’ estetica imperfetta.

 

VIKTOR & ROLF. 2

VIKTOR & ROLF. 3

 

VALENTINO. 1

L’ Alta Moda come espressione del “sogno”, quindi del subconscio: ovvero, la libertà di esprimere la nostra essenza più profonda e autentica. Pierpaolo Piccioli si ispira a questo principio per dar vita ad una collezione che segna un punto di svolta nella sua estetica. I lunghi abiti fiabeschi, arricchiti da gonne ampie e voluminose, lasciano il posto a silhouette più fascianti, molto spesso a mermaid dress che emanano un’ eleganza magnetica. Lavorazioni scultoree non mancano, come le ruche forgiate su un top che sembra composto da petali di rosa, i fiocchi che adornano la vita sono un inno alla femminilità. Accessori quali gli opera glove in pelle e gli orecchini con lunghissimi pendenti “a ventaglio” diventano un tutt’uno con il look, mentre i colori di partenza  – il bianco, il nero, il rosso – si alternano progressivamente al blu elettrico, al rosa confetto, al viola, al rosso Valentino e al verde giada. Conclude lo show un abito tinto di un pink etereo, con spacco laterale mozzafiato ed un tripudio di piume al posto del corpetto: se l’ Alta Moda è sogno, questa ne è la dimostrazione pura.

 

VALENTINO. 2

VALENTINO. 3

 

To be continued…

 

 

Ode a una jet-setter contemporanea: la campagna pubblicitaria PE 2019 di Michael Kors Collection

 

Il jet-set secondo Michael Kors: potrebbe essere il titolo della campagna che Inez & Vinoodh hanno realizzato per raccontare la Michael Kors Collection della Primavera/Estate 2019.  E lo fanno in grande stile, scegliendo come location il leggendario Hotel Le Negresco di Nizza, dove immortalano in scatti iconici e iper glamour una Binx Walton (clicca qui per rileggere l’articolo che VALIUM le ha dedicato) nelle vesti di “luxury traveler” del XXI secolo. A far da sfondo, con vista panoramica sulla spettacolare Côte d’Azur, una suite dell’ Hotel: sontuosa ma vissuta, sconvolta da un confortevole disordine. Borse e abiti sono sparsi ovunque, sul letto il giradischi campeggia accanto al cartone della pizza, e Binx, al centro della scena, viene ritratta in pose easy cool che coniugano irriverenza e lusso. E’ proprio questa, la cifra del nuovo jet-setter: il perfetto connubio tra disinvoltura e sfarzo, quell’ attitude rilassata che smorza un’ eleganza over the top. Gli abiti che la modella indossa – tute neo-hippy in pizzo guipure, fantasie coloratissime e vivaci, minidress anni ’60 con tanto di cappello a falda larga – sono l’ espressione più pregnante della filosofia (oltre che dell’ estetica) di Michael Kors, che anche in accessori come le tote da spiaggia o le “destination tote”, dipinte a mano, identifica la sua nozione di stile con la coolness di una contemporanea jet-setter.

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photography: Inez van Lamsweerde & Vinoodh Matadin

Creative Direction: Michael Kors

Styling: Paul Cavaco

Hair: Malcolm Edwards

Make up: Val Garland

Model: Binx Walton

 

 

 

Valentino TKY e la filosofia giapponese del “ma”

 

Dopo il Sakura di Dior e l’ incanto dell’ Hanami, non potevo trascurare un altro affascinante tema che la moda ha attinto, recentemente, dalla cultura del Sol Levante. Dimenticate per un attimo la Primavera (che VALIUM ha assurto a filo conduttore di questa settimana) per inoltrarvi in una collezione Pre-Fall 2019 molto speciale: quella di Valentino. Il direttore creativo Pierpaolo Piccioli si è ispirato al concetto del “ma” giapponese per proporre dei look a dir poco spettacolari. Che cos’è il “ma”? Una stanza sospesa tra cielo e terra: è così che, in un suo saggio a tema, Sachiyo Goda lo descrive. Il concetto di “intervallo”, di “vuoto tra due elementi”, è un caposaldo del pensiero del Sol Levante. Lo ritroviamo in filosofia, nell’arte e nei più svariati settori. Valentino lo ha rielaborato in una collezione presentata a Tokyo, dove il 27 Novembre scorso look maschili e femminili hanno sfilato per la prima volta insieme. Un evento di grande portata, ma che ha concesso poco spazio ai social network e alle celebrity: a farla da padrona è stato il concetto, il motivo ispirativo che ha dato vita alle creazioni. Il “ma”, per l’ appunto. Concepito come una zona franca dedicata alla meditazione e all’ideazione, l’ intermezzo da cui scaturisce un dialogo tra opposti, un punto di incontro/scontro tra antitesi. A contrapporsi, in questo caso, sono perfezione e imperfezione, permanenza e caducità, tutte invariabilmente associate alla nozione di “bellezza”. Da un lato, dunque, la perfezione con la sua armonia, la sua stabilità, le sue linee simmetriche; dall’ altro, l’ imperfezione con il suo continuo divenire. Il tempo si tramuta in un valore essenziale, delinea gli umori e definisce le forme: è così che l’ estetica della Maison adotta un minimalismo inedito, fondendosi con la visione del “wabi-sabi” che identifica la transitorietà e la bellezza colta nell’ imperfezione. I volumi si semplificano, i volant si appiattiscono, le ruches fluttuano in verticale, ai pizzi degli abiti più scenografici si alternano asimmetrie e linee nette. I colori, anch’essi associati a una precisa simbologia nel Sol Levante,  sanciscono il trionfo del rosso – colore-icona di Valentino ma anche nuance della purificazione, della sacralità, della vita – affiancato al nero e al bianco,   emblemi rispettivamente dell’ oscurità e del divino. La tinta unita prevale, affiancata da pattern floral e da imponenti grafismi, il logo Valentino prolifera soprattutto sui look maschili. Perfezione e imperfezione si intersecano non in un connubio casuale, bensì  incarnando il fine ultimo della ricerca: il risultato sono creazioni che rivelano un Valentino inedito, in continuo transito sulla via dell’ evoluzione. La perfezione imperfetta diviene l’ obiettivo supremo da raggiungere, un obiettivo che dal concetto di “ma” non può prescindere. E Pierpaolo Piccioli, proseguendo il suo viaggio di approfondimento attraverso le più disparate culture, porta avanti il concetto di “inclusività” ormai diventato un trademark della nuova era di Valentino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paris Fashion Week: 10 flash dalle collezioni PE 2019

GUCCI – Cappello a falda larga, glitter, piume: un look flamboyant e audace che omaggia i Dioscuri del teatro off anni ’70 Leo de Berardinis e Perla Peragallo

Parigi è sempre Parigi, parafrasando il titolo di un noto film. E anche stavolta, la Paris Fashion Week non si è smentita: glamour, ricerca, concetti ispirativi forti ma soprattutto la “grandeur” di défilé che sono veri e propri show in cui il glitz si intreccia alla genialità creativa. Moda e spettacolo si esaltano a vicenda, danno vigore ad un “racconto”, ne sottolineano i motivi. Così è avvenuto, ad esempio, per la sfilata-tributo di Dior alla danza ma anche “chez” Saint Laurent, dove le modelle hanno sfilato a pelo d’acqua, costeggiando enormi palme al neon e con la tour Eiffel sullo sfondo in omaggio a Monsieur Yves (le palme, va da sè, erano un chiaro richiamo a Marrakesch). Che dire poi di Chanel, che ha trasformato il Grand Palais in uno dei lidi tanto amati da Mademoiselle? Gucci non è stato meno sorprendente, portando in scena una sfilata sublimata dalla teatralità del club Le Palace: underground italiano e francese a confronto per un evento che la guest star Jane Birkin ha intramezzato intonando una “Baby alone in Babylone” da brividi, forse la sua hit più suggestiva. Mai come a Parigi, insomma, la locuzione inglese “fashion show” ha espresso tutto il suo potenziale. Per quanto riguarda lo stile, svariati brand hanno optato per il consolidamento di un’estetica squisitamente signature. Tra le eccezioni rientra Celine, che con l’ arrivo di Hedi Slimane al timone creativo ha virato al rock inneggiando alle notti più folli della Ville Lumière. Periodo di riferimento? Gli anni ’80 della coldwave francese  e dei suoi indimenticati idoli.

 

DIOR – Tessuti impalpabili e gradazioni di nude per un contemporaneo tutù: la danza come strumento di esplorazione della propria essenza

 

SAINT LAURENT – Hot pants in pelle, revers da smoking e fascia argento sulla fronte: rivive tutto il glam anni ’70 adorato da Monsieur Yves

 

VALENTINO –  Mega cappello esotico, frange e  “flares” con arabeschi di glitter: un Valentino inedito, deliziosamente hippie chic

 

MAISON MARGIELA – “Create the rules then break them”, recita una voce fuori campo durante il défilé: l’iconoclasta Galliano si fa supremo alfiere dell’ iconicità

 

CELINE – Anfibi e miniabito in total gold per rievocare i tempi d’oro della nightlife parigina: Slimane rivoluziona Celine con il suo inconfondibile stile rock

 

CHANEL – Il tailleur si impregna di luminosità e sfoggia i colori di un tenue arcobaleno: sofisticatezza allo stato puro esaltata dalle suggestioni balneari del défilé

 

GIVENCHY – Come in un gioco di specchi, estetica e genere intrecciano un rapporto di mutuo scambio: plissettato, drappeggiato, sculturale pur nella sua fluidità, l’abito si tramuta in opera d’arte

 

MIU MIU – Tacchi e calzettoni, chioma da sirena, lo chemisier sfizioso indossato sotto il cappotto: dire “girly”, per Miu Miu, è sinonimo di chic

 

ROCHAS –  Il giallo carico, spettacolare ed energetico regala all’ outfit un’ allure decisamente “eye-catching”: colore e piume stemperano ogni residuo di rigore minimal rintracciabile nelle sue linee