Rimandi tribali nell’hairstyle estivo

 

Le terre tropicali, i rimandi esotici, l’aspetto più “selvaggio” dell’estate sono da sempre associati all’ iconografia e allo stile di questa stagione: un concetto che, anno dopo anno, coinvolge soprattutto l’hairstyle. Trecce, treccine e tipiche acconciature tribali tornano alla ribalta non appena iniziano i mesi caldi, ma per l’estate 2023 si rinnovano e presentano sostanziali differenze rispetto a quelle che impazzavano un anno fa. Svariati brand le hanno riproposte in passerella, reinterpretandole con massicce dosi di estro e di genialità creativa. Alla base, ovviamente, c’è la treccia, declinata in innumerevoli versioni. Qui di seguito vi mostro alcuni esempi, tutti tratti dalle sfilate delle collezioni Primavera Estate 2023.

 

Jawara Alleyne

KNWLS

Bronx and Banco

Laruicci

Etro

Eenk

Naeem Khan

Akris

Etro

 

Foto di copertina di Bherbery Andres Balanta Bocanegra via Pexels

 

Haute Couture AI 2022/23: flash dalle sfilate di Parigi (parte 2)

 

Seconda tranche dell’articolo dedicato alle sfilate parigine di Haute Couture. Con la selezione delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 che commento qui di seguito, si conclude il mio breve excursus. Continuate a leggere per scoprire quali sono le Maison che oggi approfondiremo insieme.

 

GIAMBATTISTA VALLI

 

Apre la sfilata un tripudio di abiti da sera in total white con rifiniture argento. L’ eleganza rievoca quella del cigno, sofisticatissima e aggraziata: fiocchi, ruches, piume e cristalli ornamentali si alternano a un tessuto a rete che forgia intriganti “vedo non vedo”. Sullo sfondo, palloncini a miriadi celebrano la gioiosità dell’ istante. Ricomincia la festa, la voglia di esibire look ultra chic, ma di grande effetto; non è un caso che l’ ispirazione della collezione, battezzata “L’Instant” da Giambattista Valli, attinga allo Studio 54 e ai suoi aficionados. I look inneggiano a una femminilità “lunare”. Il bianco e l’argento la esaltano anche tramite un gran numero di spacchi, trasparenze, maniche a sbuffo e filamenti di cristalli che vanno a formare abiti e top. Poi irrompe il colore: il verde mela dà vita a uno straordinario coat di piume; il menta e il rosa, l’arancio e il giallo fluo risaltano su lunghi abiti a sirena in tulle o con gonna svasatissima. Il rosa, una tonalità signature della Maison, trionfa in ogni sua sfumatura, declinandosi in ensemble monocromo che abbinano i minidress a capispalla ammantati da un’esplosione di rose in tulle. Sempre a proposito di tulle, non mancano gli iconici, maestosi abiti-nuvola con uno smisurato strascico di ruches. Colpisce un modello composto da una lunga gonna bianca e da un corpetto interamente rivestito di fiori nei toni del viola.

 

JEAN-PAUL GAULTIER

 

II progetto che prevede la rilettura dello stile Gaultier da parte di un designer diverso ogni stagione, vede stavolta protagonista Olivier Rousteing. Il direttore creativo di Balmain ha concepito una collezione co-ed semplicemente spettacolare: esordisce con una serie di mise maschili che mixano suggestioni tribali, righe marinare e riferimenti ai tattoo della collezione del 1994 dell’ “enfant terrible”, proseguendo con un womenswear ad alto tasso di iconicità. Si ispira ai famosi barattoli di latta dei profumi Gaultier proponendo look che li riproducono, rivisita il bustino con seni conici di Madonna in un tripudio esagerato di lacci da corsetto, manda in scena guepière sagomate sul corpo (un torso d’ uomo e la pancia di una donna in gravidanza, per fare solo un paio di esempi) e abiti ornati da mammelle trompe-l’oeil. Il denim viene movimentato da piume sparate in verticale e da guanti ascellari con ditali sulla punta delle dita, le spalline si appuntiscono diventando aliene, i drappeggi e le frange trionfano. Un look è composto da un top “puntaspilli” a forma di cuore e da una gonna-metro da sarta che si avvolge attorno alle gambe, un altro sfoggia una raggiera frontale in simil-paglia con un cuore annerito al centro. Ed è sempre un cuore ad adornare una mise in total white, dove delinea una struttura che lo confonde con le ali di un angelo. La collezione, un tributo impregnato di amore e genialità creativa, ha lasciato senza fiato Jean-Paul Gaultier.

 

MAISON MARGIELA

 

La sfilata di Artisanal è una vera e propria performance artistica multidisciplinare. “Cinema Inferno”, questo il suo titolo, è un connubio di forme espressive quali il cinema, il teatro, la moda. Non a caso, viene rappresentata al Palais de Chaillot sia sul palco che su grandi schermi cinematografici. John Galliano si è ispirato al “Dracula” della compagnia teatrale itinerante britannica Imitating the Dog ed ha mandato in scena uno psicodramma ambientato nel deserto dell’ Arizona. La trama? Una giovane coppia è costantemente in fuga dai “cowboy spettrali”, personaggi che incarnano i mali della società (ma anche i demoni interiori) secondo Galliano. Il gruppo di persecutori, ossessionato dai due ragazzi, ogni volta che li raggiunge punta loro le armi addosso. Ma questa storia tragica, a metà tra l’incubo e la fiaba horror, è ricca di incredibili tesori: gli abiti sono in stile anni ’50, strutturati su silhouette svasate e preziosamente sartoriali. Non è raro che si tratti di look ricavati da più abiti, in linea con la filosofia del riciclo creativo che John Galliano abbraccia da tempo. Il womenswear privilegia il tulle, impreziosendolo di balze, ruches e straordinarie lavorazioni. Il riferimento è il prom dress nelle più disparate versioni, ma immancabilmente abbinato a cuffie da nuoto colorate. Risaltano poi i cappotti, ampi, a trapezio, sempre di pura matrice anni ’50, e se la palette cromatica contiene una discreta quantità di rosso sangue, la maggioranza dei colori alterna le tonalità pastello a nuance vibranti; predominano il verde menta, il giallo ocra, l’azzurro, il fucsia, il rosa, il blu polvere, il petrolio. Senza dimenticare il bianco e il nero: nella pièce appare persino un Pierrot.

 

FENDI COUTURE

 

Una collezione, quella ideata da Kim Jones, preziosa nel suo minimalismo, intrisa di materiali pregiati e riferimenti esotici. Le linee sono essenziali, fluide, la sartorialità rigorosa. La palette cromatica sancisce il predominio del cipria, del tortora, del blu polvere, affiancati alle tonalità ricorrenti in una serie di look monocromo: marrone, giallo, verde menta, blu, panna, rosa pastello. Abiti e soprabiti scivolano sul corpo, sottolineano i fianchi grazie a una sorta di fusciacca annodata lateralmente. Finissimi ricami floreali si alternano a grafismi Déco, arabeschi e ghirigori impreziosicono dei tailleur-pigiama, l’argento viene squarciato da un intrico di ruches colorate. Tra i materiali risaltano la vigogna, la pelle, la seta patchwork dei sinuosi vestiti in stile Oriente realizzata appositamente a Kyoto. Le trasparenze la fanno da padrona: uno chiffon impalpabile plasma long dress disseminati di fiori da indossare sopra al body, ma a trionfare è un audacissimo tessuto a rete tempestato di perline; completamente see-through, fa da leitmotiv ad abiti a canotta dalle cromie oniriche che il luccichio rende cangianti. Ne scaturisce un nude look raffinatissimo e decisamente mozzafiato, da sovrapporre solo a un paio di culotte. Potremmo definirlo il tocco glamour di una collezione che combina il comfort con la linearità e l’eleganza pura.

 

Gabrielle “Coco” versus Elsa

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

” (…) la competizione con l’ Altra si consuma nello stesso quartiere, negli stessi locali, spesso sulle pagine delle stesse riviste, “Vogue” e “Harper’s Bazaar” in testa. Ma anche su “Femina” e “Minerva” i titoli dedicati alle due sono partite di ping-pong, così se “Chanel lancia uno splendido vestito in jersey verde scuro”, “Schiaparelli crea un abito di ciniglia rossa per la sera”; a “una creazione di Chanel per la sera con la fodera di satin bianco ricoperto di una cascata ricamata in perle”, Schiaparelli risponde con colori accesi come il blu pervinca, il blu lavanda, il verde lattuga, uno sfrontato arancione. Chanel, sacerdotessa della semplicità, disegna abiti da sera blu elettrico, lontani dal consueto monocromatismo del beige, dei neri, dei bianchi e ci aggiunge perle, paillettes, frange, ricami. “La collezione di Elsa Schiaparelli basta a mettere in crisi il vocabolario” scrivono i giornali. Elsa non fa molto per essere simpatica alle giornaliste, ma sa costruire la sua immagine, anche se non ama “essere costretta ad assumere il ruolo di enfant terrible dell’ alta moda francese, per distinguersi dai suoi colleghi che, a eccezione di Chanel, sono reticenti e controllati nei contatti con la stampa”. (…) Ormai il conflitto è di dominio pubblico e si trasferisce su ogni sfilata, per Schiaparelli una complessa mise-en-scene di corpi in movimento, per Chanel un’ ordinata sequenza di abiti e “modelle che incedono a testa alta, spalle indietro, fianchi in avanti, una mano in tasca e l’ altra che tiene un cartoncino con il numero del modello”. Durata massima: trenta minuti. “

 

Paola Calvetti, da “Le Rivali. Dieci donne di talento che hanno cambiato la storia”

 

 

 

 

 

Foto: Coco Chanel posa in piedi via Chariserin from Flickr, CC BY 2.0 , Elsa Schiaparelli posa in piedi via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0 , Coco Chanel mezzobusto by Justine Picardie, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons, Elsa Schiaparelli mezzobusto via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0

 

 

“Vennari – Milk and Diamonds”: Roberto Ferlito per Vennari negli scatti di Diego Diaz Marin

 

Natale: tempo di party, di bagliori….e di preziosi regali. Tre elementi che a fine anno si intrecciano in uno scintillante, irresistibile connubio. Electric Bands, la nuova capsule collection creata per Vennari da Roberto Ferlito, lo incarna in pieno nella fusione tra l’ heritage orafo dello storico marchio fiorentino di Haute Joaillerie e l’ iconico design sculturale del direttore creativo di Schield (leggi l’ intervista di Roberto Ferlito per VALIUM qui). La capsule è composta di 5 pezzi in oro 18 carati sapientemente lavorati a mano: un choker, orecchini, orecchini pendenti, un anello e un braccialetto, tutti a foggia di fascetta stringi-cavo e con chiusura regolata da una vite con pomello.  Le viti sono disponibili anche singole, impreziosite da pietre come lo zaffiro, il diamante o il peridoto  per creare un mix and match personalizzato da accenti di colore. Raffinatissima ma unconventional, Electric Bands esalta uno chic senza tempo che tramuta dei veri e propri statement jewels in accessori must della quotidianità. Gli scatti in cui Diego Diaz Marin (trovi qui la sua ultima campagna per Schield pubblicata da VALIUM) immortala la capsule sono, come sempre, di straordinario impatto visivo. La protagonista della photostory – che significativamente si intitola “Vennari -Milk and Diamonds” – è immersa in una vasca da bagno piena di latte, indossa un bustier nero e i gioielli che sfogga la rendono regale. Fa pensare a una Cleopatra o a una Poppea contemporanee (entrambe adoravano bagnarsi nel latte), ma calate in un recipiente magico degno di Alice nel Paese delle Meraviglie:  in superficie galleggiano fiori, fette di pompelmo, spuntano polipi che si abbarbicano sul décolleté della modella. Strumenti della vanità femminile o elementi surreali che si materializzano? Sta a noi decidere. Quel che è certo è che, in questa campagna, il genio visionario di Diego Diaz Marin e la profonda eleganza dei gioielli di Roberto Ferlito per Vennari si esaltano e valorizzano a vicenda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographed by Diego Diaz Marin

Styled by Giulia Vennari

Hair and make up by Giulia Avarello

Model: Cloe (Casting Models)

 

Chanel: Métiers d’Art 2017/2018 sfila ad Amburgo

 

Una fiaba d’Inverno: la sfilata Métiers d’Art di Chanel potrebbe essere definita tale. La collezione con cui la Maison celebra l’artigianalità più esclusiva, quest’anno, per Karl Largefeld è coincisa con un ritorno in patria. E’ stata infatti Amburgo, la città natale del designer, a fare da location a un défilé che è ormai un “save the date” attesissimo in tutto il globo, l’ espressione suprema di un connubio tra creatività ed eccellenza sartoriale. La sfilata-evento è andata in scena il 6 Dicembre scorso alla Elbphilharmonie, l’ avveniristica sala concerti inaugurata nel porto di Amburgo neppure un anno fa: una cornice ideale per alimentare l’ ispirazione di Lagerfeld, con la sua maestosa struttura vitrea che si innalza da un vecchio magazzino in mattoni. Simile a una nave affacciata sull’ Elba, l’ edificio – che porta la firma dello studio Herzog & de Meuron – include tre auditorium immensi e spettacolari. Non sorprende sapere che la scelta di Amburgo, per Kaiser Karl, è stata dettata più dall’ Elbphilharmonie e dal suo scenario che da un mood nostalgico. Le divise dei marinai del porto sono un leitmotiv ispirativo che pervade tutta la collezione Paris-Hamburg 2017/18, rivisitato e corretto all’ insegna della femminilità. Pantaloni con risvolto e abbottonatura frontale, maglie a righe, maxipull e berretti in tipico stile navy abbracciano i codici Chanel dando vita a look preziosi, sapientemente valorizzati dallo stuolo di modiste, ricamatrici, orafi, artigiani della piuma e calzolai che contribuiscono a tramutare ogni creazione in un capolavoro unico e irripetibile di savoir faire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Mentre esce la campagna pubblicitaria della Holiday Collection di Burberry, la notizia della dipartita di Christopher Bailey dal brand è ormai di pubblico dominio. Quella tra Burberry e Bailey è stata una “liason” durata ben 17 anni, durante i quali il direttore creativo originario dello Yorkshire ha contribuito alla crescita del marchio in modo tale da renderlo uno dei più osannati a livello internazionale. A monte della decisione di Christopher Bailey, la volontà di dedicarsi a nuovi progetti professionali. Il suo divorzio definitivo dall’ azienda, ad ogni modo, sarà effettivo solo a partire dal 31 Marzo 2018: prima di allora, il designer proseguirà la collaborazione con il brand che concentra in sè la quintessenza dello stile British. “Burberry è stata per me un’ importante fonte di ispirazione e la decisione di lasciarla non è stata facile – ha dichiarato al riguardo – Sono molto contento di dedicarmi a nuovi progetti creativi, ma resto legato a questo marchio e ai suoi futuri successi e farò in modo che il passaggio avvenga senza scosse. Credo che i giorni migliori per Burberry debbano ancora venire.” L’ ingresso di Bailey in azienda risale al 2001. All’ iniziale incarico di direttore creativo si sono succeduti via via, per lui, i ruoli di capo direttore creativo, responsabile dell’ immagine, direttore artistico e CEO del brand: una posizione, quest’ ultima, attualmente ricoperta da Marco Gobbetti. Classe 1971, diplomato al Royal College of Art di Londra, prima di approdare da Burberry lo stilista ha maturato importanti esperienze nel team creativo di Donna Karan e di Gucci. Oltre a rafforzare l’ identità del marchio e a decretarne il pieno successo, Bailey si è dedicato ad importanti iniziative come la creazione della Burberry Foundation, un organismo nato nel 2008 con l’ obiettivo di stimolare i giovani ad investire nel proprio talento, e si è occupato sia della supervisione dell’ headquarters londinese dell’ azienda che della sua succursale USA. Nel corso degli anni, numerosi e prestigiosi riconoscimenti hanno coronato la carriera di Christopher Bailey: spiccano i 5 British Fashion Awards ricevuti come stilista (e stilista per uomo) dell’ anno e l’ onorificenza dell’ Ordine dell’ Impero Britannico di cui la Regina Elisabetta II lo ha insignito. In attesa che scatti l’ ora X del suo congedo, intanto, Burberry lancia una Christmas Collection immortalata negli scatti di Alasdair McLean.

 

 

I look proposti sono un’ ode allo spirito British che al classico trench, rivisitato anche in vernice, alternano un knitwear ispirato a quello tipico dell’ Isola di Fair ed evidenziano pattern tartan e a scacchi nel più squisito Burberry style. La palette messa in risalto dall’ ad è tutta giocata nei toni del beige e di un tradizionale rosso natalizio, ma non manca il grigio piombo di un gessato maschile. Ad indossare i capi è un duo di testimonial d’eccezione: Cara Delevingne e Matt Smith, due veri e propri ambasciatori del “Made in England”, elevano all’ ennesima potenza la Britishness veicolata dal brand e la tramutano in un trademark del tutto inconfondibile.

 

 

Nelle foto: la Holiday Collection Burberry fotografata da Alasdair McLean

 

Quando il wet look si fa gotico: il backstage hair & beauty PE 2018 di Alexander McQueen

 

Una giovane donna avanza. Ha lo sguardo torvo, i capelli intrisi d’acqua ed incollati attorno al viso. La sua allure magnetica è accentuata da un forte sapore gotico: ad esaltarla, antichi gioielli in pietre e argento che le adornano le orecchie e le cingono il collo copiosi. Da dove viene questa misteriosa ninfa delle acque? Potrebbe essere appena uscita dal mare o da uno stagno, ma è anche possibile che la pioggia l’ abbia colta di sorpresa. Oppure, ancora, che emerga da un mondo sotterraneo e oscuro. A commentare l’ input ispirativo è Guido Palau stesso, hairstylist-guru e autore del look che ha ideato per la sfilata PE 2018 di Alexander McQueen. Il tocco di Palau ha donato unicità a delle mise, già di per sé, preziose: la poesia floreale e l’ ode al British di Sarah Burton si fondono con il suo enigmatico wet style in un potente mix. Non è un caso che questo hair look abbia evocato reminescenze di un film-cult dell’ horror come “The Ring”. Sono i lunghi capelli fradici e buttati sul viso di Samara, la malefica bambina della pellicola, ad essere chiamati in causa. Ma  dal momento che siamo ad Halloween, perchè non tramutare lo spunto in un hairstyle a tema? Per replicarlo potete avvalervi di prodotti Redken come l’ Hardwear Gel 16, l’ Addict Color 28 Hairspray e lo Shine Flash 2, un trio che coniuga effetto bagnato e finish iper lucido. Il make up realizzato da Lucia Pieroni si è concentrato su un incarnato e su uno sguardo all’ insegna del “wet”: punto focale sono gli occhi, sottolineati da un eyeliner nero sbavato che .ribadisce le suggestioni acquatiche di questo look.

 

 

 

Scarpe da sogno, Manga e Barbie world: l’ universo girly-chic di Francesca Bellavita

 

Biondissima, radiosa, spumeggiante, Francesca Bellavita ti travolge con lo stesso entusiasmo che l’ ha portata a realizzare il suo sogno più grande: creare calzature dedicate alle giovani donne che, come lei, affrontano la vita con giocosità condita di un pizzico di sex  appeal. Bergamasca, un iter formativo DOC, Francesca approda allo shoe design dopo un esordio come stilista freelance per Colmar ed altri marchi leader dello sportswear chic. “Francesca Bellavita”, il brand che porta il suo stesso nome, debutta con una collezione PE 2017 che ne concentra il mood nella quintessenza: lo stile è girly, ma deluxe, e mixa le suggestioni dei manga giapponesi con il Barbie world. Non è un caso che persino il packaging delle scarpe – personalizzabili grazie a un kit di decori ad hoc –  si ispiri alla tipica confezione  color fucsia in cartone e cellophane dove è racchiusa la bambola-icona Mattel. E il claim che riporta a chiare lettere – “Dont’ call me doll” con il “don’t” coperto da una cancellatura –  è una vera e propria dichiarazione di intenti, perchè colei che calza “Francesca Bellavita” è audace, ironica e non teme certo di esibire una femminilità esplosiva. Ma al coté squisitamente estetico si affiancano la ricercatezza della lavorazione handmade e dei materiali pregiati, due indiscussi  punti di forza del brand: ogni collezione viene realizzata nel distretto di Vigevano, storica culla del savoir faire calzaturiero a cui fanno riferimento colossi del luxury del calibro di Valentino, Christian Louboutin e Manolo Blahnik. Ho incontrato Francesca per saperne di più sulle sue creazioni, sul suo universo ispirativo e sulla sua passione.

Se dovessi sintetizzare la tua bio in poche frasi, che mi racconteresti?

Ti racconto che all’inizio mi ero iscritta a Giurisprudenza, ma ho capito fin da subito che non avrei mai voluto passare la mia vita con un tailleur addosso! Confusa, ho passato qualche mese a Londra dove ho scoperto l’esistenza dell’Istituto Marangoni e tornata in Italia mi sono immediatamente iscritta.

 

 

Heartbeat

 

Prima il diploma in Fashion Design all’ Istituto Marangoni, poi la specializzazione in Shoe Design dall’ Ars Sutoria School di Milano: quando hai capito che le scarpe erano il tuo grande amore?

La prima volta che ho disegnato un paio di scarpe all’Istituto Marangoni è stato un fulmine a ciel sereno. Ho capito immediatamente che il mio futuro sarebbe stato quello!

Quali sono i punti cardine del tuo immaginario creativo?

Adoro tutto cio’ che è divertente e colorato. Dalle caramelle ai giocattoli passando per i manga giapponesi. La citta’ infatti che mi ispira di piu’ al mondo è Tokyo, ci vado almeno una volta l’anno. Le insegne luminose, le Shibuya girls e il mondo kawaii mi fanno impazzire! Da tutto questo immaginario nasce anche il mio particolare packaging!

 

Fluffy Flat

 

Crystal Pink

 

Cosa rende le tue scarpe dei pezzi iconici?

Il fatto di essere diverse da tutto cio’ che è presente sul mercato in questo momento. E’ un mondo dove tutti si prendono troppo sul serio, dove tutti si vestono di nero. In tutto cio’ arrivo io con le mie scarpe gialle e rosa, con pon pon, cristalli a cuore e tomaie che ricordano i marshmallow!

 

Bootie Goth Pink

 

Hai debuttato con la tua prima collezione pochi mesi fa e sei già acclamatissima. Cosa si prova ad essere considerata un’autentica star emergente?

Mah, intanto grazie mille! Diciamo che la cosa che mi rende davvero felice è vedere le clienti super soddisfatte delle mie calzature, sia per il look che per la comodita’ anche si tratta per lo piu’ di tacchi 10 cm. E’ in quei momenti che so di aver centrato il mio obiettivo: rendere felici le donne con le mie scarpe!

A quale donna pensi, quando crei?

A una donna sexy e ironica, che non si prende mai troppo sul serio. E’ quella donna che beve troppo champagne e ride un po’ troppo fragorosamente!

 

Dalla campagna pubblicitaria Francesca Bellavita PE 2017

 

Tre aggettivi per definire il tuo stile: quali scegli?

Sexy, ironico e divertente, proprio come la mia donna ideale!

La tua collezione esalta il valore dell’hand made, della ricercatezza, dei materiali pregiati. Come nasce la passione di Francesca Bellavita per il savoir faire artigianale?

Per me è importantissimo produrre in Italia. La nostra terra è meravigliosa, la nostra artigianalita’ non ha pari. Inutile dire che un paio di scarpe prodotte in Italia non potra’ mai essere neanche lontanamente comparato ad uno prodotto all’estero. Persino i francesi vengono a produrre qui e questo la dice lunga!

 

Il caratteristico packaging Barbie-like

 

I colori sono un elemento importante della tua cifra stilistica. Qual è quello che ti rappresenta maggiormente?

Naturalmente il rosa in tutte le sue sfumature!

Le feste natalizie sono sempre più vicine. Se dovessi indicarci un tuo modello “must” per la daily life ed uno per un’occasione speciale, su quali punteresti?

Sicuramente per il giorno una scarpa sexy, ma comoda, come Fluffy Flat, una ballerina resa molto divertente dal pon pon gigante staccabile tramite calamita, quindi puo’ essere indossata anche senza per un look piu’ sobrio o intercambiato con i pon pon a forma di coniglietto o di topolino per un outfit piu divertente! Mentre per un’ occasione elegante consiglio sicuramente Crystal, la nostra pump in serpente e vernice con fiocco e cristallo a cuore applicati sul davanti. Sia nella versione fucsia che nella versione nera per le donne piu’ classiche.

 

Pon pon coniglio

 

Puoi accennarmi qualcosa sui tuoi progetti futuri?

A parte conquistare il mondo con le mie scarpe?…Scherzo, ovviamente! Proprio perché siamo sul mercato da pochi mesi, è difficile accennare a progetti futuri! So solo che sono una ragazza con una lista infinita di sogni e spero di realizzarli tutti, prima o poi!

 

 

Crystal Black

 

Pon pon topo

 

L’ eclettismo di Schield: al via una linea di Home Design e le Schield Handbags

 

Il 2017 di Schield è, senza dubbio, un anno all’ insegna dell’ eclettismo e delle novità più esplosive. Il brand di luxury jewellery che vede Roberto Ferlito e Diego Diaz Marin “partner in crime” di una straordinaria avventura creativa, si diversifica debuttando nell’Home Design e inaugurando una linea di handbags a dir poco strepitose. Va da sè che a Parigi, dove il lancio è coinciso con la scorsa Fashion Week, le due “new entry” siano state accolte da una vera e propria ovazione. Presentate in grande stile, la collezione di home décor e le Schield Handbags hanno immediatamente conquistato il pubblico e celeb di prim’ ordine (come la top Alla Kostromicheva, la fashion stylist Tina Leung, il Premio Oscar Marion Cotillard e l’iconica Giovanna Battaglia, solo per citarne alcune), decretando il trionfo di un marchio che a un’ inconfondibile estetica eccentrica coniuga l’eccellenza del savoir faire artigianale toscano. L’ irriverente cifra stilistica è un fil rouge che accomuna anche le due nuove linee griffate Schield e rappresenta un atout dall’ appeal irresistibile.

 

 

 

 

Lo spirito unconventional riaffiora nei complementi d’ arredo ideati da Roberto Ferlito: nasi gocciolanti a mò di lampada, molari enormi che si convertono in vasi e posacenere, scrigni con l’ effigie di un sesso femminile finemente scolpito, un seno che somiglia a una bizzarra cupola sono i componenti di una linea realizzata in marmo e bronzo totalmente lavorati a mano, pezzi d’arte concepiti come gioielli per la loro ricercatezza spiccata.

 

 

Le Schield Handbags prendono vita da un design più grafico, da un’ eleganza fatta di stilizzata linearità. Sono borse a tracolla che alternano curve e forme nette, zainetti, pochette essenziali, tutte proposte in una palette di nuance “autunnali” come l’ ocra, il burgundy, il nero e il cioccolato.

 

 

 

A fare da leitmotiv, il logo composto da un cerchio oro su cui campeggia una molletta da bucato che d’ora in poi sarà la “firma” del brand. La perizia artigianale rappresenta un valore irrinunciabile per la filosofia di Schield: ogni borsa si avvale di una minuziosa lavorazione che coinvolge il più prestigioso polo dell’ handmade fiorentino, è un’ode al Made in Italy di cui il marchio si fa da sempre promotore.

 

 

 

Ma Schield non scorda il suo primo amore, e per la PE 2018 presenta una collezione di gioielli all’ insegna della verve artistica più pura. Roberto Ferlito tramuta il classico cerotto in un jewel d’eccezione: nasce così la Plaster Line, una serie di anelli, bracciali, orecchini in ottone placcato oro che dei cerotti mantiene in tutto e per tutto la forma e i connotati. Ironia e preziosità si intrecciano in mix sbalorditivo, un connubio che fonde la dissacrante signature Schield con lo chic dando vita a creazioni già candidate a must have.

 

 

 

E non è finita qui: in un crescendo creativo, le maxi rose che adornano i collier si “sciolgono” per la gioia delle fan della linea Fluid,  le mollette da bucato diventano orecchini e persino le decorazioni per cocktail, come gli stuzzicadenti e le olive, si fanno jewel grazie al tocco incantato di Ferlito. Il suo inesauribile estro, d’altronde, è tale da permettergli di creare una parure stilosissima ispirandosi a uno stelo cosparso di spine.

 

 

 

 

Chi potrebbe mai dimenticare, inoltre, l’ originalità dei molari bagnati in oro e cosparsi di Swarowski della collezione Teeth Braces? Non stupisce che Schield sia un brand gettonatissimo dalle celeb: tra le sue fan annovera nomi del calibro di Cara DelevingnePaz Vega, Emily Ratajkowski, Olivia Palermo, Joan Smalls, Pink, Rita Ora, Rihanna, Kate Moss, Nati Abascal e teste coronate come la Regina di Spagna Letizia Ortiz. Le campagne relative ai gioielli ed alle nuove linee Schield sono come sempre opera di Diego Diaz Marin, superlativo nel veicolare in scatti surreali ed altamente iconici il mood di un brand che ha saputo imporsi grazie a un signature style dai connotati davvero unici.

 

 

 

 

 

 

All photos by Diego Diaz Marin