Milano Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Dopo una lunga pausa, riannodiamo il fil rouge con le Fashion Week delle capitali della moda. All’ appello mancano Milano e Parigi, perciò cominceremo subito con la prima. Nella capitale lombarda, le collezioni Autunno Inverno 2023/24 sono state presentate dal 21 al 27 Febbraio; a fare da leitmotiv, tre principi fondamentali: la valorizzazione degli stilisti emergenti, la sostenibilità e l’inclusività ad ampio spettro. Il savoir faire italiano è stato celebrato da 59 sfilate ( 54 in presenza e 5 in format digitale), 29 eventi e 77 presentazioni. Moltissimi i debutti che hanno contraddistinto la manifestazione, sia inerenti ai young talents che ai grandi marchi. Qualche nome? Alabama Muse, Avavav, Tomo Koizumi supported by Dolce & Gabbana tra gli esordienti, Max &CO with Anna Dello Russo, Pianegonda, Wolford, Maison Laponte, Viviers e Spaccio Alta Maglieria tra coloro che hanno sfilato per la prima volta sulle passerelle meneghine. Va segnalata, inoltre, una miriade di novità. Impossibile citarle tutte: mi limiterò a menzionare la nuova location del Fashion Hub, ovvero il Palazzo Giureconsulti in Piazza dei Mercanti, il maxischermo in Piazza Duomo che ha permesso di assistere alle sfilate anche ai non addetti ai lavori, le iniziative dei Black Carpet Awards e del Budapest Select, dedicato ai brand emergenti ungheresi. Una curiosità: Versace non era presente alla kermesse. Donatella Versace, infatti, ha svelato il 10 Marzo a Los Angeles la collezione Autunno Inverno del brand. Partiamo subito, ora, con le dieci collezioni selezionate da VALIUM.

 

Fendi

I capisaldi dell’abbigliamento maschile si declinano al femminile assumendo connotazioni inedite: un gilet è unito a maniche che scoprono le spalle e lascia la schiena completamente nuda, una gonnellina plissettata ricorre, sovrapponendosi ai pantaloni da uomo. Ma ad accendere l’ispirazione sono anche le collezioni per la casa, compresa quella – super iconica – realizzata da Karl Lagerfeld nel 1996, a cui fa riferimento una serie di look in color block stampato su maglia a costine. La palette cromatica affianca i colori neutri al fucsia, al rosso e all’acquamarina.

Del Core

Ispirazione eco per Del Core, da sempre interessato al benessere del nostro pianeta. La collezione “Embers Bloom” si riallaccia ai paesaggi incontaminati dell’ Alaska, alle secolari rocce ricoperte dai muschi e dai licheni, agli incendi che scoppiano improvvisamente a causa dell’aridità della terra. E’ proprio l’irruenza del fuoco, la cui potenza distrugge, ma al tempo stesso purifica e rigenera, a caratterizzare look “mutanti” prodotti da un’immaginaria combustione. Cromaticamente prevalgono il bianco e il nero, alternati a pattern di licheni artici di stampo floreale.

Marco Rambaldi

La collezione, “Supernova”, prende spunto dal leggendario Cocoricò e dalla sua Piramide. Lacci a profusione, pelle, crochet, pantaloni a vita bassa stile anni ’90 (l’epoca d’oro del locale), lana merino e collant rigorosamente in pizzo si mescolano mirabilmente, spacchi e oblò imprevisti si aprono sugli abiti, un serpente in jacquard si insinua sul davanti di un top. La pancia viene spesso lasciata scoperta o velata di trasparenze. I gioielli metallici realizzati da Priscilla Anati, di grand’effetto, completano l’unicità dei look: una caratteristica degli outfit avvistati nell’iconico club riccionese.

Alberta Ferretti

Il focus è su una femminilità disinvolta, audace, romantica e volitiva al tempo stesso. Il nome della collezione, “After Dark Bloom”, ne condensa il mood. Una rosa rossa imprime i suoi petali su ogni look, mimetizzandosi in tessuti quali il velluto, lo chiffon, il macramé, il voile di seta. E’ una fioritura notturna, la sua, che impregna di mistero le creazioni: lunghi abiti affusolati e impalpabili contrapposti a capi sartoriali da uomo e a tailleur pantalone esaltati da scenografici capispalla. La palette cromatica predilige colori intensi come il nero, il ruggine e il rosso cardinale, l’accessorio ricorrente è un iconico cappello a tesa larga.

N.21

L’ispirazione guarda ad Antonioni e alla sua trilogia dell’incomunicabilità. A fare da leitmotiv sono i capi cult del look borghese anni ’60, che vengono reinterpretati con ironia. La critica sociale di Alessandro Dell’Acqua, naturalmente, si esprime tramite l’abbigliamento: la noia, l’erotismo represso, il bon ton di facciata della borghesia di mezzo secolo fa si traducono in cappotti e twinset indossati al rovescio, top lingerie che ricadono sui fianchi, golfini abbottonati in modo sghembo, abiti sottoveste sovrapposti, spalle che rimangono scoperte casualmente, ma solo in apparenza. La gonna a matita è il capo iconico, oltre che ricorrente, della collezione.

Etro

Lo stile bohémien di Etro riletto da Marco De Vincenzo. Spicca un capo leitmotiv, un plaid-mantella che si avvolge attorno al corpo ricoprendo spalle e busto. Si indossa con miniabiti sfrangiati e vertiginosi cuissardes issati su un plateau. La maggior parte dei look è composta da long dress boho che inneggiano all’ ariosità tramite forme fluttuanti, tessuti impalpabili e cascate di balze; alcuni abiti vengono abbinati a scialli avviluppati intorno al corpo come il plaid. Predominano pattern quali il Paisley e il floreale, quest’ultimo anche declinato in 3D, alternati a rombi e righe “etniche” multicolor.

Max Mara

Come si sarebbe vestita Émilie du Châtelet, la musa della collezione, nel 2023? Ian Griffiths si ispira alla grande matematica francese del XVIII secolo, intellettuale e spirito libero, per reinterpretarne il guardaroba. Broccati, tessuti damasco, gonne panier, cappotti appoggiati con studiata noncuranza su una spalla predominano. Le cinture, altissime e in vernice nera, rievocano un bustino, lunghi cappotti Teddy con alamari si alternano a parka ricercati e giacconi matelassé. La gonna panier, impreziosita dai broccati, si declina in innumerevoli forme e lunghezze. Ogni look si accompagna, per contrasto, a stivaletti o anfibi massicci.

Calcaterra

Intitolata “The Wave”, la collezione si ispira al ritmo delle onde per ricreare una sensazione di ciclicità e armonia. I look sono all’insegna del monocromo, le forme minimal abbracciano dimensioni oversize. I capispalla e i pantaloni, entrambi oltremodo ampi, prediligono linee arrotondate. Le gonne, ad anfora, esibiscono spacchi o altissime bordure di piume. Ai volumi extra si contrappongono costantemente quelli mini, tradotti soprattutto in top, pull e dolcevita. I primi look sanciscono il trionfo del bianco in ogni sua sfumatura; seguono il verde salvia e il verde oliva, il burgundy, il nero e, a sorpresa, un pattern zebrato.

Blumarine

Il riferimento è Giovanna D’Arco. In passerella, sullo sfondo, la B di Blumarine arde come se fosse il rogo dove fu bruciata viva la pulzella di Orléans. Il colore predominante è l’argento, un chiaro richiamo all’armatura della Santa, il mood è audace e sfrontato. Trionfano le forme aderenti al corpo, abiti, gonne e miniabiti metalizzati ricchi di drappeggi e fuseax attillati come una seconda pelle; un tripudio di fibbie decora corpetti e stivali bordati di shearling. Le minigonne sono micro, un long dress in cotta di maglia rimanda a certe armature medievali, i pantaloni alla zuava si infilano in alti stivali. I look di chiusura, in un tripudio di ruches, balze e frange, ribaltano il mood iniziale inneggiando al tipico stile Blumarine pre-Nicola Brognano.

Giorgio Armani

“Cipria”, il titolo della collezione, si adatta mirabilmente all’eleganza firmata Armani. I look, raffinati, esprimono una femminilità eterea e consapevole valorizzata da copricapi ad hoc: il classico basco nero o il celebre “caschetto” di Cleopatra con perline e strass. Forme fluide, lunghe frange, gilet indossati sulla pelle nuda, linee dal sapore orientale, velluti, raso di seta e chiffon impalpabile  compongono un mix stilistico riuscitissimo e ben collaudato. Un fiore sinuoso ricamato sugli abiti e un’inedita stampa leopardo su sfondo rosa ricorrono in alcuni look. La palette cromatica è sognante: prevalgono il lilla, il beige, il nero, il tipico “greige”, il rosa. In nuance confetto e cipria, naturalmente.

 

Haute Couture AI 2022/23: flash dalle sfilate di Parigi (parte 1)

 

Dal 4 al 7 Luglio, a Parigi sono andate in scena le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 di Haute Couture. Dopo il proliferare del digital e dei défilé a porte chiuse dovuti all’ emergenza Covid, si è tornati alla piena normalità: fashion show in presenza, celebrities a profusione e creazioni – come sempre – spettacolari sono stati il filo conduttore della kermesse. Grande assente, Valentino. Ma con una giustificazione più che valida: “The Beginning”, questo il nome della collezione della Maison, è stata presentata a Roma l’8 Luglio e sta facendo parlare ampiamente di sè grazie alla meraviglia degli abiti e alla splendida Piazza di Spagna che ha fatto da cornice alla sfilata. Per raccontarvi gli show parigini, una selezione si è resa d’obbligo. Ho scelto complessivamente otto collezioni, che dividerò in due tranche accompagnate da sintetici commenti. Godetevi subito la prima!

 

SCHIAPARELLI

 

Tre colori predominanti, nero, panna e oro, declinati in creazioni mozzafiato in quanto a splendore e sartorialità. Il ripristino del valore del bello, d’altronde, è uno degli obiettivi che persegue Daniel Roseberry. L’ ispirazione di “Born Again” guarda a Christian Lacroix e alla sua collezione di debutto del 1987. Irrompono dunque echi delle corride di Arles (città natale del designer), che affascinarono persino Picasso:  i ricami barocchi, il velluto nero a profusione, i cappelli a cupola piatta e tesa larga ricordano quelli indossati dai toreri e dai matadores. La silhouette viene risaltata da bustini incollati al corpo, scollature che raggiungono l’inguine e un nude look costante, contrapposti agli smisurati volumi dei drappeggi e delle maniche a gigot. Il Surrealismo tanto amato da “Schiap” si insinua, tra l’altro, nei dettagli trompe-l’oeil, in preziosi grappoli d’uva ornamentali e nei maxi cappelli (ideati da Stephen Jones) che rimandano a delle oniriche distese di grano. Straordinari decori floreali in seta dipinta a mano sbocciano su svariati look, mentre l’iconica colomba della Maison si accompagna all’ innocenza primordiale di un seno nudo dissimulato da una manciata di polvere argentea.

 

DIOR

 

Il principale motivo ispiratore è l’albero della vita, rivisitato in un’opera dell’artista ucraina Olesia Trofymenko: una figura simbolica che fa da trait d’union tra cielo e terra, collega ogni elemento della creazione ed accomuna innumerevoli filosofie, culture e religioni. Attraverso un tripudio di ricami finissimi, Maria Grazia Chiuri decide di esplorare il substrato folkloristico che crea una connessione tra i saperi e le tradizioni di diversi terrritori. Si serve del filo di seta, di corda e di cotone quasi a evidenziare il retaggio primordiale che pervade la sua ricerca stilistica, accompagnandolo a una palette di cromie naturali come il bianco, il nero, il beige, il tortora. Nella collezione predomina una serie di long dress fluttuanti, a vita alta, con lunghe maniche a sbuffo o a tre quarti. Il focus è sulle preziose lavorazioni in pizzo, sui ricami, sul sapiente utilizzo del punto smock e del plissè. Trench-vestaglia morbidi, mantelle e capispalla in patchwork di stampo mediorientale accentuano la ricercatezza degli abiti. Per Maria Grazia Chiuri, tracciare un fil rouge tra stili, patrimoni folkloristici e tradizioni rappresenta il tentativo di restituire un equilibrio alla contemporanea realtà sociale.

 

ARMANI PRIVE’

 

La collezione si intitola “Pétillant”: un nome che è tutto un programma. C’è voglia di scintillare da Armani Privé, di ricominciare a vivere la notte con eleganza e sprigionando bagliori. Luccicano le giacche, i top, gli abiti, tempestati di paillettes o di perline. Luccicano i tessuti, dal raso al jacquard di seta. A fare da denominatore comune è uno chic impeccabile. Motivi art déco, trasparenze e un’estrema fluidità delle linee la fanno da padroni. Le nuance sono quelle signature di Armani Privé: tutti i toni del blu, dal navy al bluette passando per il polvere, e poi il lilla, il rosa, il fucsia…Il il nero, il bianco e il “greige” sono presenti, ma in netta minoranza in questa collezione. “Femminilità” è la parola d’ordine di look che alternano ensemble di giacche e pantaloni stretti alla caviglia, bustier dalle scollature audaci, abiti sinuosi con corpetto a cuore, cascate di frange ornamentali, gonne in chiffon vaporose e cosparse di ruches, boa in tulle che si avvolgono attorno ad abiti da sirena. Il blu predomina senza ombra di dubbio: i cristalli argentati che impreziosiscono un tailleur pantalone e un abito fasciante risplendono come stelle nel cielo notturno.

 

BALENCIAGA

 

La sfilata inizia con un’ esplosione di total black: quella di look-seconda pelle in neoprene indossati da “alieni” con il volto celato da maschere ovali nere. Gvasalia si interroga sul futuro e sul futuro del “gazar” (la stoffa utilizzata da Cristobal Balenciaga per creare i suoi caratteristici abiti iper voluminosi), che per il designer si tramuta, appunto, in un avveniristico neoprene sostenibile. Dai look in black, una glorificazione del corpo e delle sue forme, la sfilata evolve in una fase intermedia in cui prevalgono tute con frange paillettate all over, long dress in rete e uno streetwear a base di bomber, parka, pantaloni in denim e felpe con cappuccio. Dopo una parata di capispalla dal taglio sartoriale, le maschere dei “manichini futuribili” lasciano il posto ai volti di star del calibro di Nicole Kidman, Naomi Campbell e Kim Kardashian. Questa fase si associa a creazioni in puro stile Balenciaga: long dress fascianti con dettagli spigolosi, miniabiti drappeggiatissimi muniti di mantella-strascico, giacche da smoking con orlo rasoterra, abiti a corolla dai volumi smisurati. Il percorso, come ha spiegato Demna Gvasalia, va a ritroso: dal futuro verso il passato. Concludendosi con un maestoso bridal dress tempestato di fiori argentei che ha sbalordito il parterre.

 

Haute Couture PE 2022: flash dalle sfilate di Parigi (parte 2)

 

Seconda parte dedicata alle sfilate parigine di Haute Couture. In questo articolo, le collezioni Primavera Estate 2022 di Jean-Paul Gaultier, Rahul Mishra, Charles de Vilmorin e Yanina Couture. Quest’ ultimo brand, fondato da Yulia Yanina, ha partecipato alla kermesse in qualità di membro invitato ed ha concluso la serie di fashion show in calendario. Grande interesse hanno suscitato la collezione di Jean-Paul Gaultier, realizzata da Glenn Martens (direttore creativo di Y/Project e di Diesel) in virtù del progetto di collaborazione lanciato dall’ “enfant terrible de la mode”, e il corto di Charles de Vilmorin, dal Febbraio del 2021 anche al timone creativo di Rochas. Grande assente di questa edizione, invece, è stato Armani Privè: Giorgio Armani ha preferito annullare la sua sfilata a causa della recente esplosione di contagi. Neppure la mancata partecipazione di habitué del calibro di Balenciaga, Maison Margiela e Pyer Moss, che probabilmente ci stupiranno con fashion show fuori calendario, è passata inosservata. Adesso mettetevi pure comodi e godetevi i miei focus!

 

JEAN-PAUL GAULTIER 

 

 

In linea con il progetto promosso da Jean-Paul Gaultier, che ormai da due stagioni invita un giovane designer a reinterpretare i codici del suo brand, questa collezione è stata firmata dal direttore creativo di Y/Projects e di Diesel Glenn Martens. Il lavoro realizzato da Martens è spettacolare: dello stile Gaultier esalta i temi ricorrenti e ne amplifica l’ iconicità a dismisura. Il suo, più che una rilettura, è un vero e proprio omaggio. Predomina la silhouette a clessidra, accentuata all’ ennesima potenza: i long dress fasciano la vita e vengono tagliati ad Y sul pube evidenziando i fianchi al massimo. La maggior parte di questi abiti esibisce la tipica stampa zebrata di Gaultier, senza disdegnare le fantasie optical o il knitwear a costine. I dettagli del leggendario corsetto, soprattutto i suoi lacci intrecciati, si ingigantiscono e diventano parte integrante dei look riprendendone anche la nuance rosa cipria. La sera è spettacolare: creazioni seducenti esibiscono spacchi e trasparenze in chiffon, che svela la figura e per contrasto ricopre, increspandosi, il capo e il volto; coralli in 3D fanno la loro comparsa sui top e su abiti sinuosi. Denominatore comune è il tessuto che si avvolge interamente attorno al corpo, sia che si tratti di velluto, di chiffon see-through o di un tripudio di stringhe. I long dress composti da un bustier aderentissimo e gonne che “sbocciano” come enormi rose lasciano senza fiato. Deliziosamente unconventional risulta il look che abbina il corsetto plasmato su stringhe color cipria ai jeans palazzo.

 

 

RAHUL MISHRA

 

 

Il titolo del video con cui il designer indiano Rahul Mishra presenta la sua collezione, “Enchanted”, non potrebbe essere più appropriato. I look sono altrettanto “incantati” del giardino in cui vengono presentati: gli abiti sono cosparsi di applicazioni di fiori esotici e di farfalle, si fanno essi stessi voluminose corolle dilatando a sbuffo gonne e maniche. Il capo delle modelle diventa un bocciolo ricoprendosi di cuffie in tulle con finissimi ricami floreali, albe evanescenti e paesaggi fiabeschi vengono minuziosamente dipinti su cappotti corredati di puff sleeves. Trionfano tessuti impalpabili come appunto il tulle, ma anche lo chiffon perlescente. Ruches fittissime impreziosiscono corpetti ed abiti rievocando dei tappeti fioriti; su un incorporeo long dress a ruota, sovrapposto a pantaloni di paillettes, si posa un autentico tripudio di farfalle. Ogni look è magico, squisitamente lavorato, spettacolare. La palette cromatica esalta l’ incanto della collezione puntando su cromie quali il rosa, il lilla, il giallo oro, l’ azzurro polvere e il viola.

 

 

CHARLES DE VILMORIN

 

 

Anche Charles de Vilmorin ha optato per una presentazione in formato digitale: il video “La Danse Macabre”, diretto da The Quiffs x Zite & Leo, rivisita il concetto del “Memento Mori” ispirandosi vagamente al cinema di Tim Burton. Nel corto, un giovanissimo Charles de Vilmorin si trova nella sua cameretta; è notte inoltrata, ma nonostante le esortazioni dei genitori (che entrano nella stanza abbagliandoci con abiti pervasi di piume e di paillettes) non si decide ad andare a letto. Continua ad armeggiare con delle provette finchè non scopre un baule che trabocca di preziose stoffe. Con una macchina da cucire, quindi, inizia a creare dei capi altamente scenografici. Come manichini utilizza alcuni scheletri presenti nella camera/laboratorio, e a un certo punto è proprio uno scheletro a bussare alla sua porta. Costui conduce il bambino in un luogo buio, dove arde un falò enorme. Nei dintorni danzano personaggi che sfoggiano i look della collezione Primavera Estate 2022 di de Vilmorin: sono preziosi, teatrali, scintillanti, arricchiti di piume e grandi balze. Le maniche, lunghe e svasate, accentuano la loro ampiezza. Tra i decori risaltano scheletri applicati sul tessuto, disegni infantili, pattern geometrici in 3D. La sontuosità di queste creazioni è tale da ispirare una risposta entusiasticamente affermativa all’ interrogativo con cui si conclude il video. Il suo alter ego adulto, infatti, spiega al giovanissimo Charles de Vilmorin che negli istanti finali dell’esistenza è fondamentale rispondere a un’unica domanda: “Did you enjoy the show?”.

 

 

YANINA COUTURE

 

 

Yanina Couture, il brand fondato a Mosca da Yulia Yanina, manda in scena una collezione multicolor, briosa e dal glamour potente. Un inno alla libertà e alla spensieratezza in antitesi con il il grigiore pandemico e le opprimenti restrizioni a quest’ ultimo associate. Ad aprire la sfilata è una serie mozzafiato di look arcobaleno; miriadi di rushes in chiffon policromo forgiano abiti e capispalla, mini-volant fittissimi definiscono una femminilità vibrante. L’ ispirazione, da quel momento in poi, inizia a evidenziare un retrogusto anni ’60: tessuti incorporei, paillettes, trasparenze, un tripudio di colori coniugato con motivi ondeggianti valorizzano look ariosi che avrebbero potuto indossare Brigitte Bardot, Veruschka o Marisa Berenson, le muse della collezione. E se le nuance si rifanno all’ arte della pittrice ucraina Sonia Delaunay, dosi massicce di piume, pietre preziose e ricami eseguiti a mano accentuano l’ allure glamourous delle creazioni. La mantella, lussuosissima e composta da multistrati di stoffa impalpabile, è un capo clou che “dona ali” ad ogni look invitando a volare con la fantasia. Una magia profusa si insinua ovunque, a partire dalle lavorazioni: la moltitudine di piume e di cristalli scintillanti è il risultato di un accuratissimo savoir faire artigianale. Abiti in full color “grafico” che alternano maniche a campana e sbuffanti precedono l’ applauditissimo abito da sposa di Yanina Couture, un candido tailleur pantalone con bolerino tempestato di paillettes e bralette in cristalli argentati. Lo impreziosice una mantella spettacolare: una nuvola di chiffon increspato, immacolato come il tailleur.

 

 

 

 

Haute Couture AI 2021/22: flash dalle sfilate di Parigi

Giambattista Valli

Con il persistere della pandemia di Covid e delle varianti del virus, una boccata di meraviglia non può che far bene. Le sfilate delle collezioni AI 2021/22 di Haute Couture ne hanno elargita ad ampie dosi, in certi casi andando in scena in presenza, in altri attraverso straordinari corti o video. Su VALIUM, a partire da oggi, troverete una selezione in due tranche delle collezioni, presentate a Parigi (tranne alcune eccezioni, vedi Valentino) durante la Haute Couture Week che si è tenuta dal 5 al 10 Luglio. A fare da comune denominatore sono state creazioni decisamente spettacolari: come se la creatività avesse raggiunto l’ apice nel tentativo di sconfiggere, o quantomeno esorcizzare, una realtà tuttora piuttosto drammatica.

 

GIAMBATTISTA VALLI

 

Vere e proprie architetture in tulle, lunghi strascichi, forme vaporose e scolpite da miriadi di plissè e di ruches: Giambattista Valli non cessa di stupirci con la sublimità della sua Couture. Acconciature cotonate in stile anni ’60 e voluminosi copricapi in piume completano i look, immortalati quasi per contrasto negli spazi labirintici, geometrici e massicci dello Spazio Niemeyer (sede del Partito Comunista Francese). La palette cromatica è sognante e fa sognare. Tonalità pastello come il rosa, il verde acqua, il giallo, il pesca e il menta si alternano all’ arancio, al rosso, al panna, al nero e al lime, combinandosi a volte tra loro e accentuando l’ eterea sofisticatezza dei look. Verso la fine del video che svela “Haute Couture 21”, a sorpresa, appaiono alcuni look maschili: lunghe mantelle nere, pizzo e piume a profusione evidenziano una allure da dandy, vagamente decadente.

 

Credits: Giambattista Valli Haute Couture

 

ARMANI PRIVE’

 

La collezione Armani Privè ci lascia senza fiato davanti a strepitosi giochi di colore, stoffe fluttuanti e impalpabili, texture talmente fluide da sembrare liquide. Lo stile signature di Giorgio Armani abbraccia la leggerezza e la luminosità: il tulle, il raso e la seta si combinano tra loro dando vita a un’ eleganza iper femminile, le paillettes tempestano gli abiti di sfavillanti riflessi, le linee sono morbide. La palette evidenzia nuance floreali e cromatismi cangianti: predominano il rosa confetto, il cipria, il magenta, il lilla e l’azzurro polvere affiancati da pennellate di argento e di verde smeraldo.

 

 

SCHIAPARELLI

 

Daniel Roseberry battezza la collezione “Matador” e omaggia l’ heritage surrealista della Maison: ogni creazione è artistica, preziosa ed eccentrica nel tipico Schiaparelli style. Il capo che più la identifica è il giacchino da torero, adornato da un tripudio di ricami che raffigurano occhi (un soggetto ricorrente nel Surrealismo) e dorati arabeschi barocchi, ma risaltano anche omaggi a Jean Cocteau x Schiaparelli (un miniabito con maniche ad anfora tempestate da rose in seta) e a Giacometti (i bijoux a forma di naso, bocca, e occhi in ceramica verniciata in oro). Elementi del corpo umano, basti pensare ai seni conici, diventano accessori, gioielli, ornamenti, fondendosi con texture originate dal contrasto duro/morbido, umano/tecnologico.E poi ci sono i colori: oltre al nero – che fa da leitmotiv – spiccano il bluette, il corallo, il rosa skocking e il salmone, gioiosi e giocosi.

 

 

IRIS VAN HERPEN

 

“Earthrise”, questo il titolo della collezione, esplora e omaggia l’ Anima Mundi: il mondo come un corpo unico con ogni organismo che lo abita. La Terra vive, palpita, respira. Una percezione avvertita da tutti gli astronauti dell’ Apollo 8 mentre, sul suolo lunare, vedevano il nostro pianeta sorgere dall’ orizzonte. Iris Van Herpen celebra una visione cosmica che coniuga la Terra con l’ immensità del cielo e dello spazio: non è un caso che nello splendido corto di presentazione appaia il volo “coreografico” della campionessa mondiale di paracadutismo Domitille Kiger. Gli abiti, simili a ricche ali fluttanti, si declinano in ogni gradazione di blu o in colori più tipicamente “terrestri” come il ruggine, il viola,il panna, il bianco, il verde, il nero. Forme scultoree, tulle danzante, stampe in 3D e lavorazioni futuribili, scaturite dal connubio tra innovazione tecnologica e artigianalità couture, sono l’ affascinante trait d’union che collega il respiro della Terra con il senso di libertà simboleggiato dai volteggi della Kiger nel cielo infinito.

 

 

(TO BE CONTINUED)

 

 

Armani Privé Rose Milano Eau de Toilette: Armani omaggia Milano con una fragranza di Haute Couture

 

Rose Milano non è l’ ultima arrivata, tra Les Eaux di Armani Privé: la nuovissima Eau de Toilette della collezione è Cyprès Pantelleria, che rievoca la natura selvaggia dell’ “isola del vento”. Ma siamo a Maggio, le rose regnano incontrastate e i nostri panorami, al momento, sono ancora urbani. Andare alla scoperta di Rose Milano, quindi, è un’ opzione quanto mai affascinante. In primo luogo, per il colore che contraddistingue questa fragranza di Haute Couture: rosa come la Primavera, come un tramonto di Maggio, come una delle incantevoli nuance di cui si tinge la “Regina dei Fiori”. E poi, per il valore simbolico che ricopre. Giorgio Armani, quando l’ha ideata, ha voluto rendere omaggio a Milano ed alla sua eleganza. Allo chic meneghino, lineare e sofisticato a un tempo, ma soprattutto alla moda in senso lato, che con Milano sancisce un binomio indissolubile. Dire “Milano” e dire “moda”, inoltre, significa dire una cosa sola: la moda di Giorgio Armani. Non poteva esistere assioma più appropriato, per descrivere l’ essenza di Rose Milano e definire la sua iconicità.

Creata dai nasi Daphne Bugey e Marie Salamagne, l’ Eau de Toilette si avvale di un sontuoso cuore di rosa di Damasco impreziosito dalle luminose ed agrumate note di limone primo fiore. Il fondo di patchouli apporta sentori terrosi, ammalianti e profondamente intensi che danno vita all’ accordo chypre del jus: un concentrato di raffinatezza, un connubio immarcescibile di eleganza e femminilità. Le caratteristiche di Rose Milano sono esaltate sublimemente dal suo flacone. E’ squadrato e minimale, ma viene sormontato da un tappo nero, laccato e dalle linee tondeggianti, che origina un sorprendente contrasto di forme. Accenti di modernità vanno ad aggiungersi alla scia olfattiva del chypre senza tempo, enfatizzando il link tra la soavità dei petali di rosa e l’ essenzialità allo stato puro: la stessa combinazione di romanticismo e rigore chic che configura i cardini dello stile Armani.

 

 

Rose Milano di Armani Privé è disponibile nei formati da 50 e 100 ml.

 

 

 

 

Milano Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021 (parte 1)

1.MOSCHINO

Ritorna il consueto excursus di VALIUM sulle Fashion Week. Si comincia da Milano, per motivi strettamente “patriottici” e associati alla valorizzazione del Made in Italy: come ogni anno – per motivi di tempo e spazio – accenderò i riflettori solo su alcune delle collezioni presentate, cercando di coglierne lo spirito e di evidenziare, a livello di immagini, alcuni dei look più rappresentativi. Nella capitale meneghina, ve lo avevo già anticipato, le linee Primavera Estate 2021 sono andate in scena tramite show virtuali via video e sfilate in passerella vere e proprie. Le misure preventive anti-Covid sono ormai ben delineate: distanziamento e uso della mascherina hanno costituito i must di ogni parterre. E se le presentazioni sul catwalk sono prevalse, non sono mancate di certo  la fantasia e l’ inventiva nel proporre scenografie spettacolari. Straordinarie prove di estro hanno caratterizzato anche i fashion show virtuali, come vedremo in questo post: alcuni possono essere definiti delle autentiche opere d’arte che hanno lasciato gli spettatori senza fiato. Le collezioni rimarcano quasi all’ unanimità tematiche relative al post-lockdown, al cambiamento, a un nuovo mondo e un nuovo gusto scaturiti dal periodo della pandemia da Coronavirus. Cominciamo subito, quindi, il nostro viaggio nella Settimana della Moda di Milano.

 

2. MOSCHINO

3.MOSCHINO

MOSCHINO ha letteralmente incantato il pubblico con uno show in versione “teatro dei burattini”. Servendosi del prezioso apporto di Jim Henson, colui che inventò i celebri Muppets, fa sfilare in passerella 40 marionette con le fattezze di bellissime modelle. Persino il parterre non lascia nulla al caso: in prima fila, tra gli altri, notiamo un’ attenta Anna Wintour che sfoggia il suo iconico caschetto e gli occhiali neri. Ad ispirare Jeremy Scott è il Théâtre de la Mode, i burattini che i couturier francesi del dopoguerra “mandavano in tournée” vestiti con le loro mise in miniatura per rilanciare la moda parigina nel mondo. La collezione di Moschino è decisamente splendida, un inno all’ Haute Couture più squisita. Una palette nei femminili toni del turchese, del rosa e dell’ oro esalta svasate creazioni in tulle, pencil dress da sirena ricchi di ruches, lunghi abiti orlati di scenografiche piume. Ma Scott non rinuncia al suo tocco magico: ogni look (o quasi) rivela l’abito nel suo divenire, mostrando mix sperimentali di stoffe, cuciture in bella vista e sorprendenti giochi di “dritto e rovescio” dei tessuti con tanto di impunture. La Couture diventa la risposta alla “tuta da ginnastica” imperante nel lockdown, l’archetipo e il sogno legati alla moda. Il gusto imperituro del bello contrapposto alla sciatteria “casereccia” della quarantena.

 

1.VERSACE

VERSACE presenta Versacepolis, una città (novella Atlantide) immersa nei fondali dell’ oceano: sulla sabbia degli abissi sono ancorate antiche statue, colonne, capitelli, e fluttuano polipi enormi e coloratissimi. La collezione prende spunto dal passato (i “Tresor de la Mer” portati in passerella da Gianni Versace nel 1992) per affrontare il futuro dell’ era post-Covid, e lo fa tramite stupefacenti outfit acquatici. Color block in dosi massicce (un tripudio di arancione, fucsia, verde acido, turchese) e fantasie di stelle marine profuse sugli abiti fanno da leitmotiv, come l’ allure sensualissima dei look. I bustier e i crop top hanno coppe che ricordano scintillanti conchiglie, miriadi di ruches asimmetriche rievocano le increspature delle onde e un plissè fittissimo richiama il perenne movimento del mare. La stella marina regna ovunque, persino sui bijoux e sugli accessori,  tramutandosi nell’ emblema di una collezione in cui una seduttività audace, travolgente, “liberata”, si esprime tramite il fascino di un mondo sommerso che Donatella Versace porta a galla evidenziando la sua immensa potenza visiva.

 

2.VERSACE

3.VERSACE

 

1.GIORGIO ARMANI

GIORGIO ARMANI accentua il coté minimal e senza tempo del suo stile signature, proponendo una collezione dai tratti essenziali ma morbida e fluttuante. Alla sfilata e a “Timeless Thoughts”, il documentario dedicato alla filosofia di Armani, ha dedicato ampio spazio La7, che ha trasmesso entrambi (il fashion show, in diretta TV) sabato scorso con tanto di omaggio finale, la replica di “American Gigolo” – il film in cui gli abiti indossati da Richard Gere, firmati Armani, consacrarono la fama dello stilista in tutto il mondo. Per la creazione dei look della collezione PE 2021, Re Giorgio si è ispirato a un concetto di stile post-lockdown: a una consapevolezza zen si affiancano il senso del comfort, il luccichio discreto di una moda che continua sì ad incarnare il bello, il senso della vita che va avanti, ma puntando su capi all’ insegna della qualità e di tutto ciò che è destinato a durare nel tempo. Ecco quindi i suit che ricordano un pigiama, le giacche sagomate dalle forme arrotondate, i pantaloni fluidi e ad anfora, i coat vestaglia, i pattern a quadretti “sfrangiati”, le ampie gonne lunghe, impalpabili,  abbinate a top dritti e lineari. La leggerezza del tulle e uno scintillio costante rappresentano i leitmotiv più sfiziosi della collezione. Anche la palette cromatica non è mai sopra le righe: il grigio perla, il blu, il celeste e il famoso “greige” Armani si alternano al verde menta, l’unica concessione a tonalità più vivaci.

 

2.GIORGIO ARMANI

3.GIORGIO ARMANI

 

1.VALENTINO

VALENTINO, al passo con l’evoluzione dei tempi, inserisce la sua ricerca in un processo di cambiamento e ri-significazione: Pierpaolo Piccioli rilegge i codici stilistici della Maison non tanto dal punto di vista estetico, bensì identitario. Il risultato è l’ approccio ad un romanticismo che si fa espressione dei valori di libertà individuale; la libertà di essere se stessi, di affermare la propria unicità senza paura, e al tempo stesso di abbracciare l’inclusività e la tolleranza per forgiare un mondo ideale. Anche la location della sfilata riflette questa nuova fase: al lusso maestoso si sostituisce la scarna essenzialità delle Fonderie Macchi di Milano, uno spazio che, rievocando il “Guerrilla Gardening”, il plant artist giapponese Satoshi Kawamoto impreziosisce con una sua installazione a base di piante e fiori selvatici provenienti da otto paesi diversi. Ricordate la poetica immagine del fiore che nasce tra l’asfalto? E’ una pregnante metafora del concept di questa collezione. I look, indossati da modelli selezionati attraverso uno street casting, sono all’ insegna di un’ eleganza disinvolta: risaltano le camicie, colorate, oversize, indossate da sole a mò di minidress oppure, nel caso di modelli arricchiti da balze e volants, abbinate ai jeans. Il pizzo e il crochet definiscono abiti lineari, mentre una serie di vestiti da sera si avvale delle trasparenze, di miriadi di ruches “verticali” e di un tulle fluttuante per instaurare un link con la tipica Valentino Couture. Ricorre una stampa floreale su fondo giallo tratta dall’ archivio della Maison: iconica oggi come ieri, quando Anjelica Huston la esibì in un mitico photoshoot realizzato da Gian Paolo Barbieri nel 1972.

 

2.VALENTINO

3.VALENTINO

 

TO BE CONTINUED…

 

 

Il mondo come incontro di culture e fucina di esperienze: Giorgio Armani presenta My Way, la sua nuova fragranza

 

Su Giorgio Armani, in questi giorni, i riflettori sono accesi full time: alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia una miriade di star indossa le sue creazioni (la presidente della Giuria Cate Blanchett, la madrina della kermesse Anna Foglietta e il visionario regista Pedro Almodòvar, per citare solo qualche nome) e per il 26 Settembre è prevista nientemeno che una diretta TV (su La7) delle sue collezioni Primavera/Estate 2021 Uomo e Donna. Intanto, Re Giorgio non trascura il Beauty e ci regala un’ eau de parfum destinata a lasciare il segno. Si chiama My Way, come la celebre canzone di Frank Sinatra, ma ha uno spirito profondamente contemporaneo. La meta a cui guarda è il mondo e le infinite possibilità di conoscenza che ci offre: culture, paesaggi, popoli, colori, tradizioni, compongono lo straordinario mix di esperienze scaturite dalla sua esplorazione. Non è un caso che la donna a cui la fragranza si rivolge sia curiosa e sempre animata dal desiderio di apprendere, di ampliare i propri orizzonti. Il flacone rosa di My Way, sormontato da un tappo bluette di forma ellittica, somiglia a un talismano da portare con sè lungo il cammino. Evoca culture esotiche, saperi intrisi di mistero, terre millenarie, tutti elementi che invitano alla scoperta e all’ approfondimento. Perchè scoprire, conoscere e incontrare rappresentano i cardini di un’ esistenza irripetibile, che possiede un senso autentico. Per un profumo che inneggia a una simile filosofia, “Io sono ciò che vivo” non può che essere lo slogan ideale!

 

 

A prestare il volto alla fragranza è la modella e attrice Adria Arjona, le cui origini riflettono l’ imprinting multiculturale di My Way alla perfezione. Per metà portoricana e per metà guatemalteca, Adria ha un’ anima da globetrotter e, prima di approdare a New York, è vissuta tra Porto Rico, Città del Messico e Miami. Nello spot del profumo i suoi ricordi di viaggio si alternano a ritmo serrato: i fotogrammi la ritraggono in India, in Thailandia, in Giappone, in Italia, in Spagna…Ovunque si trovi intreccia amicizie con gli autoctoni e vive esperienze indimenticabili, ma soprattutto altamente significative.

 

Adria Arjona

Gli incontri, le connessioni, le relazioni intessute nel mondo sono alla base della conoscenza e dell’ apertura mentale. Olfattivamente, questo concetto si esprime in un jus floreale al tempo stesso sensuale e intenso: le note di testa emanano luminosità grazie al connubio tra il Bergamotto di Calabria e i Fiori d’Arancio dell’ Egitto; il cuore è un’ode ai fiori composta da accordi di Tuberosa e Gelsomino indiani, mentre il fondo, deliziosamente avvolgente, combina il Legno di Cedro della Virginia con i finissimi Muschi Bianchi e la magnetica Vaniglia Bourbon Premium del Madagascar.

 

 

Citare gli ingredienti di My Way, oltre a descriverlo, significa evidenziare un particolare importante: l’ ecosostenibiltà del profumo. Da sempre in prima linea nell’ impegno a favore della protezione ambientale, Giorgio Armani ha concepito la sua nuova fragranza come un vero e proprio “prodotto responsabile”. Gli ingredienti che la compongono sono rigorosamente naturali e raccolti (o estratti) manualmente. E’ il caso della Tuberosa di Mysore, in India, e dei Fiori di Arancio, la cui essenza è stata “catturata” tramite la tecnica dell’ enfleurage. Oppure della Vaniglia del Madagascar, rielaborata grazie al sostegno di programmi ad hoc per le comunità in difficoltà. Le scelte eco-friendly di Armani mirano a ridurre le emissioni di carbonio, uno dei fattori scatenanti dei cambiamenti climatici. Il flacone ricaricabile di My Way è un altro esempio dell’ attenzione di Re Giorgio per l’ ambiente: incentivando il riciclo, si eliminano gli sprechi. Ecco un profumo, quindi, che celebra il mondo sia a livello di incontro di culture che come pianeta da salvaguardare; un concept ad ampio spettro che merita un sincero applauso.

My Way è disponibile in versione Eau de Parfum nei formati da 30, 50 e 90 ml

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Nel pieno della Fase 2 dell’ emergenza Coronavirus, quando tutti i negozi, comprese le boutique, hanno riaperto o sono in riapertura, si fa impellente interrogarsi sul futuro della moda. Come cambieranno le sfilate, le collezioni, il processo creativo stesso? Quest’era di profonde mutazioni coinvolgerà anche il fashion system? E in che modo? La risposta è sì: decisive evoluzioni sono in vista. Partiamo innanzitutto dalle sfilate Uomo Primavera/Estate 2021 e dalle pre-collezioni Uomo e Donna Primavera/Estate 2021. La loro presentazione è prevista, ma in modalità virtuale: dal 14 al 17 Luglio, infatti, la Camera Nazionale della Moda inaugurerà la prima Digital Fashion Week. Il progetto nasce come un proseguimento dell’ iniziativa “China, We are with You” dello scorso Febbraio, lanciata per permettere ai new talent cinesi di presentare le proprie creazioni nonostante l’ esplosione del Coronavirus nel paese del Dragone, e sarà diffuso attraverso una piattaforma digitale apposita. Oltre alle collezioni, verranno proposti approfondimenti sui brand, video di backstage, interviste, excursus fotografici, focus incentrati su specifici temi, live e lectio magistralis a cui assistere in streaming. Non verranno trascurati i marchi emergenti, e uno spazio ad hoc sarà riservato agli showroom con lo scopo di promuovere e attivare gli acquisti dei buyer. La molteplicità delle iniziative in programma e dei loro potenziali fruitori rende la Digital Fashion Week particolarmente rilevante. Tramite questo progetto, la CNMI si prefigge di favorire la ripartenza di un sistema che rappresenta un fiore all’ occhiello della creatività italiana, e di farlo rivolgendosi a un pubblico vasto e variegato. La Settimana della Moda Digitale sarà visibile nel sito web della Camera della Moda e su tutti i suoi canali social, inclusi YouTube e il cinese Weibo. Ma come affrontano la Fase 2 i designer, e che prevedono per le loro future collezioni? Giorgio Armani ha sintetizzato visivamente il proprio punto di vista in “Angels”, un’ illustrazione creata dall’ artista Franco Rivolli: la dottoressa – con le ali di un angelo – che tiene l’Italia tra le braccia è già diventata un’ immagine iconica, e cattura lo sguardo anche grazie al murale che la riproduce. Armani ha riaperto le sue boutique il 18 Maggio aderendo alle nuove disposizioni relative alla sicurezza, ed ha annunciato che il 10% dei ricavi delle vendite dei capi delle collezioni PE 2020 verrà devoluto in beneficenza. Riguardo alle sfilate, presenterà la nuova collezione Armani Privè sulle passerelle milanesi (nello specifico a Palazzo Orsini), anzichè parigine, nel Gennaio 2021, e nel frattempo i suoi clienti potranno fissare un appuntamento tramite il sito Armani.com per recarsi nelle boutique della Maison. Il tutto, naturalmente, allo scopo di favorire uno shopping senza rischi e il più possibile conforme alle esigenze degli acquirenti. Le linee guida adottate dal mondo della moda evidenziano il valore della durata dei capi, di acquisti oculati  all’insegna della qualità e di una produzione ecosostenibile. L’abito “che dura” si contrappone all’avvicendarsi frenetico del fast fashion, lo chic diventa senza tempo e il concetto di stagionalità viene rivoluzionato in toto.

 

“Angels”, il murale con l’illustrazione che Franco Rivolli ha creato per Giorgio Armani

Anche Alessandro Michele, tra gli altri, aderisce a questa nuova visione. Nel suo diario-manifesto “Appunti dal Silenzio”, che posta periodicamente su Instagram, dichiara che d’ora in poi presenterà le sue collezioni solo due volte l’anno, ma in tutta libertà e facendo a meno di etichette ormai obsolete come “Cruise”, “Primavera/Estate”, “Autunno/Inverno” e così via. Affiderà alla musica classica, espressione di un linguaggio universale e altamente connettivo, la terminologia che contraddistinguerà le sue creazioni: si parlerà quindi di  “rapsodie”, “madrigali”, “notturni”, “minuetti” e “sinfonie” per riferirsi ai frutti dell’ iter creativo.

 

“Appunti dal Silenzio”, il diario-manifesto che Alessandro Michele pubblica sul suo profilo Instagram

La velocità sfrenata che ha regnato finora nel fashion system è destinata a sparire. Niente più collezioni, capsule e limited edition lanciate a un ritmo inarrestabile; al loro posto, Michele privilegierà creazioni scaturite da tempi che assecondano l’ispirazione e svincolati da ogni scadenza. La “narrazione” del fashion design ha bisogno di “indugiare sul sogno”, come scrive lo stilista, di acquistare potenza scongiurando una produzione forsennata. Alla base di questa fase innovativa, per Alessandro Michele, c’è un ritorno all’ essenziale che prende le distanze da tutto il superfluo. Il direttore creativo di Gucci spiega i suoi intenti con parole pregnanti e evocative: ” Avverto la necessità di riaccostarmi, in maniera autentica, al movente di una scelta. A quell’ insieme di motivi che hanno costruito il mio andare. Ho capito, nel tempo, che questi motivi hanno nomi e intensità diverse, ma si addensano tutti fatalmente intorno ad una stessa urgenza: la possibilità di raccontare.” Per la moda, non c’è dubbio, è appena iniziata una nuova era. (nella foto di copertina, uno scatto tratto dalla sfilata PE 2020 di Gucci)

 

 

Giorgio Armani: omaggio alla Terra

 

E’ passata una manciata di giorni dalla Giornata Mondiale della Terra, ma vale la pena di ritornare sull’ argomento. Giorgio Armani ce ne offre l’occasione grazie alla magnifica collezione che ha dedicato al pianeta – e ha battezzato, appunto, “Terra” – per la Primavera/Estate 2020. Oggi la approfondiremo: il nostro sarà un iter romantico, esplorativo più nel senso emozionale che specificamente sartoriale. Andremo alla scoperta, in una selezione di 15 look tratti dai 77 complessivi, dei due regni della natura (minerale e vegetale, Re Giorgio ha bandito le pellicce da tempo) che Armani reinterpreta con poesia e squisita preziosità. La parola d’ordine di questo viaggio è “fluidità”: fluide sono le forme, arrotondate e ondeggianti. Fluidi sono i tessuti, che spaziano dal satin all’ organza passando per il tulle. Fluidi sono, infine, i colori, diluiti in una palette che ingloba tonalità terracee ed acquatiche in infinite gradazioni. Predominano il marrone freddo, l’azzurro polvere, il rosa quarzo, il lilla, di frequente mixati tra loro o declinati in un affascinante degradé. I pantaloni sono larghi e comodi, le giacche eliminano i rever optando per il girocollo o per profondi scolli a V. Le gonne, fluttuanti, hanno dei lunghi orli, la silhouette è sinuosa e non manca di evidenziare il punto vita. Stampe, ornamenti e applicazioni costituiscono, così come le cromie della collezione, raffinatissimi rimandi al mondo vegetale, acquatico e a quello minerale: collane extralong a molteplici giri ricadono a cascata sugli outfit, pattern di felci e fiori esotici evidenziano dei magnifici chiaroscuri, le increspature delle gonne in tulle fanno pensare a preziosi arabeschi di ghiaccio. Grandi rose in stoffa si affiancano a decori di perle profusi su nuance pastellate, farfalle e deliziosi ricami floreali arricchiscono scenari più che mai impalpabili. Un’ ampia gamma di sfumature di blu si coniuga con materiali di volta in volta trasparenti o satinati per evocare delle “chiare, fresche e dolci acque”, mentre una pioggia di frange, scultoree ruche e boa che sembrano snodarsi lungo una scia di cristalli si riferiscono a un regno minerale sbalorditivo a tal punto da mozzare il fiato: gran parte di questi look viene plasmato su tessuti eterei, iridescenti, accesi da argentati bagliori. Il nostro percorso termina così, tra visioni evanescenti e colori tenui, ma ipnotici. E’ un percorso esaltato da una ricercatezza che raggiunge le più alte vette: l’omaggio alla Terra di Giorgio Armani restituisce al pianeta tutto il suo splendore naturale e lo avvolge nell’ aura rarefatta del sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milano Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

GUCCI. 1

Dal 18 al 24 Febbraio, Milano ha ribadito il suo status di capitale della moda. 56 sfilate, 96 presentazioni, 34 eventi più un gran numero di mostre e appuntamenti hanno calamitato l’attenzione su una Fashion Week ricca di proposte, ma sfortunamente penalizzata dall’ espansione del coronavirus: l’assenza dei fashion operator cinesi (circa 1000 tra giornalisti e buyer) si è fatta sentire, anche se grazie all’ iniziativa “China We are with you” la Camera della Moda Italiana ha permesso loro di partecipare via web alla kermesse. Il sodalizio tra la CNMI e la società Chic Group, inoltre, ha fatto sì che otto brand cinesi emergenti presentassero digitalmente – ed attraverso contenuti appositi – le loro collezioni al Fashion Hub, dove oltre ai new talents made in China erano presenti designer provenienti dall’ Africa e dalla Danimarca. Tornando ai défilé, in passerella hanno sfilato i grandi nomi della moda italiana: Gucci, Alberta Ferretti, Moncler Genius, Prada, Moschino, e, ancora, Marni, Versace, Salvatore Ferragamo, Bottega Veneta, Missoni (per citarne solo alcuni), con Giorgio Armani in chiusura tra i “big” in calendario il 24 Febbraio. Anche nella capitale lombarda si è assistito ad un vivace andirivieni di ritorni, new entry e sfilate co-ed. Philippe Plein, per esempio, è tornato sulle passerelle milanesi così come Ports 1961, quest’ ultimo dopo una lunga assenza. La formula di far sfilare insieme i look Uomo e Donna è stata adottata da ben dieci brand (tra cui Versace, al suo debutto in co-ed), dimostrando di essersi ormai pienamente affermata. Le battute conclusive della Fashion Week sono state contraddistinte dell’ emergenza coronavirus. Giorgio Armani, Laura Biagiotti e Moncler Genius, pertanto, hanno deciso di mandare in scena a porte chiuse – ma ovviamente in live streaming – le loro collezioni. Tra i numerosi eventi organizzati, da segnalare l’ asta di 30 outfit (più un cappello su misura firmato Gareth Pugh) tratti dall’ archivio di Anna Dello Russo, che ha presentato anche il suo libro “ADR Book – Beyond Fashion”, e due chicche culturali imperdibili: la mostra “Memos: A proposito della moda in questo millennio”, a cura di Maria Luisa Frisa e realizzata dalla CNMI in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli (terminerà il 4 Maggio) e “Haimat. The sense of belonging”, l’ esposizione che Giorgio Armani dedica al grande fotografo Peter Lindbergh negli spazi del suo Armani/Silos (è visitabile fino al 2 Agosto). La data di chiusura di entrambe permette di visitarle anche a Fashion Week terminata. Veniamo ora ai cinque brand su cui VALIUM ha concentrato la sua attenzione: si tratta di Gucci, Fendi, Moschino, Versace e Dolce & Gabbana.

E’ inevitabile: Gucci ci trasporta, ogni stagione, in un universo immaginifico irresistibile e del tutto onirico. La collezione Autunno Inverno 2020/21 ha compiuto questo miracolo per l’ennesima volta. Chiamando la sfilata “Ritual” in virtù del cerimoniale che la accompagna, un rito quasi liturgico, Alessandro Michele ci introduce in una sorta di show nello show: su una grande pedana ruota una vetrina circolare al cui interno brulica il backstage del défilé, 60 modelle sottoposte alle cure degli hairstylist, dei make up artist e dei vestieristi. Lo staff dell’ Ufficio Stile Gucci indossa un’ uniforme grigia, colore che non denota di certo monotonia dal momento che identifica i visionari “façonnier de rêves” (creatori di sogni) della Maison. La sfilata inizia con la voce fuori campo di Federico Fellini che riflette sulla sacralità del cinema e dei suoi rituali: un chiaro parallelismo con il concept ideato da Michele, ma non solo. Il regista dell’ onirico per eccellenza e il “creatore di sogni” al timone del brand fiorentino sono accomunati – seppur con le dovute differenze – da un’ ispirazione molto simile. Per l’Autunno Inverno 2020/21 Alessandro Michele attinge a un “amarcord” che rievoca abiti e stili tipici dell’ infanzia. I colletti sono arrotondati, in pizzo come i guanti, le maniche a sbuffo, le gonne plissettate, i pantaloni ampi e rigorosamente alla caviglia. Spiccano look in tartan ma, soprattutto, sontuosi long dress a balze che sembrano usciti da una fiaba, quelle che incantavano noi bambine. Gli accessori rafforzano questo mood fatato: Mary Jane in vernice e con la zeppa accompagnano quasi tutti i look, cerchietti e hair accessories in strass risaltano accanto a cappelli da “Gatto con gli Stivali”, collant in pizzo si alternano a calzerotti cosparsi di piume. L’ allure, però, è tutto fuorchè naive. Per contrasto, gli abiti si coniugano con tessuti dalle trasparenze impalpabili o con colli e imbracature fetish in patent leather nero. Libertà, estro ed un inedito concetto di bellezza rimangono i cardini delle creazioni di Alessandro Michele, che ci sorprende con un “tableau vivant” di modelle posizionate sul perimetro della giostra/carillon in vetro dove è racchiuso il backstage: una nuova, sempre ammaliante “stanza delle meraviglie”.

 

GUCCI. 2

GUCCI. 3

 

FENDI. 1

La collezione sublima l’ eleganza signature di Fendi: seducente, decisa ma al tempo stesso estremamente raffinata. Sfoggiando troneggianti chignon composti da treccine, le modelle sfilano sinuose in abiti, cappotti e ensemble di gonna e maglione contraddistinti dal dettaglio iconico di stagione, lunghe maniche a sbuffo dai volumi “geometrici” che spuntano quasi a sorpresa. Le linee sono fluide e ben modellate sul corpo, talvolta svasate, il velluto prevale e i lunghi cardigan sono stretti in vita da una cintura. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine di look che alternano la pelle e la pelliccia al sensuale chiffon e al Paisley in pizzo. Accanto alle forme pencil o a ruota, appaiono silhouette impalpabili che evidenziano il coté più audace della donna Fendi: in un tripudio di trasparenze in total black, viene svelata l’ intrigante lingerie a rete sottostante. Tra i colori predominano il rosa cipria, il grigio, il bianco, il giallo, il marrone e l’arancio pastello.

 

FENDI. 2

FENDI.3

 

MOSCHINO. 1

Jeremy Scott inneggia alla Rivoluzione Francese prendendo spunto dalle proteste che coinvolgono svariati popoli mondiali. Ma il suo, piuttosto che un “j’accuse”, è un momento di tregua che offre al pubblico, una pausa di gioia e di sdrammatizzazione. Manda quindi in scena una Marie Antoinette in puro stile Moschino, vestita di un’ ampia crinolina che arriva a metà coscia (a proposito, c’è da dire che la minigonna sarà uno dei grandi ritorni dell’ Autunno Inverno 2020/21) abbinata ad altissimi cuissardes con plateau e lacci in raso. E’ una Marie Antoniette, la sua, che non disdegna l’iconografia affermatasi sulla falsariga del film di Sofia Coppola: colori sorbetto sia per gli abiti che per le maestose acconciature Pouf, dolcetti a profusione ed uno chic che flirta con sbuffi e fiocchi. La crinolina è senza dubbio il leitmotiv della collezione, e viene declinata in versioni molteplici. La ammiriamo in denim ricoperto di dorati arabeschi Barocchi, in tessuto matelassé adornato di ricami oro, accompagnata al celebre biker jacket di Moschino, sia nero che color rosa Barbie, o a felpe che ritraggono Anime giapponesi. Lo show raggiunge il suo apogeo con gli straordinari abiti-cake delle ultime uscite. Riproducono torte vistose, a più strati, decorate di ghirigori e di rose in simil zucchero: delizie per la vista che esaltano l’estro di cui è intrisa questa “ghiotta” collezione.

 

MOSCHINO. 2

MOSCHINO. 3

 

VERSACE.1

Donatella Versace celebra l’ inclusività e l’uguaglianza. La sua prima sfilata in co-ed sancisce un’ autentica parità tra uomo e donna in fatto di look: alcuni outfit si declinano sia al maschile che al femminile con poche differenze. Non si tratta di no gender, bensì di un modo squisitamente sartoriale di eliminare le differenze. Stampe floreali, zebrate, quadrettate accomunano l’ uomo e la donna, il medesimo suit fucsia viene indossato da entrambi con la sola variazione in doppiopetto per lei, le pellicce tigrate in dégradé sono le stesse, quelle maschili appena più lunghe. Lo stile Versace, graffiante, si fa protagonista assoluto: le minilunghezze sono un leitmotiv del womenswear,  ricorrono in gonnelline svolazzanti, pantaloni svasati e abitini minimal. Il tipico glam del brand si incarna in un nero “grafico” per poi stemperarsi grazie ad accenti casual (come i jeans multistripe in gradazioni délavé) e ad un tocco sporty che dinamizza i look, combinando per esempio una maglia da rugby con la minigonna e la toque di Astrakhan. Sono poi presenti parka, top da gym con logo Versace, piumini cortissimi, tutti abbinati a dei tronchetti in total black o in total white muniti di platform. La sera definisce una nuova sensualità “made in Medusa” attraverso minidress vertiginosi e senza spalline, dalla linea arrotondata sullo scollo. A concludere lo show è proprio l’ outfit più d’impatto di questa serie: un miniabito argentato indossato da Kendall Jenner. La linea è minimal ma sinuosa, una bordatura silver impreziosisce e sottolinea la scollatura. Nonostante l’orlo inguinale e le forme nette,  è uno degli evening dress più “ricchi” mai apparsi in una collezione.

 

VERSACE.2

VERSACE. 3

 

DOLCE & GABBANA. 1

Nero, bianco, grigio, un tocco di rosso e uno di beige: su questa palette Dolce & Gabbana imbasticono una collezione che è un inno all’ artigianalità ma anche alle molteplici sfaccettature della donna siciliana, loro musa da tempo. I colori scelti diventano essi stessi degli emblemi di sicilianità. Il “profondo nero” tradizionalmente sfoggiato dalla popolazione femminile dell’isola, ad esempio, predomina e si declina negli outfit più svariati: pull dalle lunghe maniche, paltò con applicazioni floreali, trench, ensemble corredati di coppola, abiti fascianti con inserti see-through, ma lo ritroviamo anche in un potente simbolo di seduttività come le calze autoreggenti (versione contemporanea dei collant a giarrettiera). Il materiale clou è la lana, rigorosamente lavorata a mano. Dolce & Gabbana hanno infatti dichiarato di aver affidato la realizzazione dei capi ad un gran numero di magliaie a domicilio, così da valorizzare il savoir faire “Made in Italy”. Inutile dire che il risultato sia straordinario, raffinatissimo e molto accurato: lavorata ai ferri o all’ uncinetto, la maglia assume persino una texture che ricorda lo shearling. Poi c’è il bianco della “purezza Barocca”, bluse ed abiti ricchi di volant, ricami, pizzi ed inserti crochet, bustini sovrapposti a camicie maschili con cravatta. Il grigio è in buona parte associato ai completi gessati o da uomo, ma anche a lunghi e comodi coat in lana. Il risultato è una collezione che, esaltando la più squisita artigianalità italiana, riesce a coniugare preziosi manufatti con uno stile che è un tributo formidabile all’ isola di Sicilia.

 

DOLCE & GABBANA. 2

DOLCE & GABBANA. 3