Philosophy di Lorenzo Serafini, 8 look “in pantaloni” che sprigionano femminilità e poesia

 

Avete mai pensato che i pantaloni possono essere femminili quanto una gonna o un abito da sera, se non di più? Philosophy di Lorenzo Serafini ce lo dimostra con la sua collezione Autunno Inverno 2020/21, in particolare attraverso una serie di look ad alto tasso di charme. Pantaloni a vita bassa e dalla linea dritta, rigorosamente corti alla caviglia, sono un capo leitmotiv che appare in svariate versioni: di forte impatto quella metal, declinata in ipnotiche tonalità pastello e in un argento ultraglamour, e quella in pelle lucida tinta di colori strong, ma anche la variante classica, con piega centrale, ha un fascino irresistibile. Tutti i modelli accarezzano le gambe e i fianchi, scendono morbidi sulla vita e accompagnano fluidamente ogni passo. Si abbinano a preziosi colletti in stile vittoriano, lunghi nastri annodati al collo e ornati da un tripudio di rose, sensuali bluse plissé esaltate dalla lucidità del raso, voluminosi e soffici giacchini in fake fur dando vita a mise contemporanee e deliziosamente rétro al tempo stesso. Seduttività e romanticismo si fondono di continuo, aggiungendo accenti bohémien quando a completare l’outfit sono giacche shabby chic in dégradé cromatico, frange che scendono a cascata da uno scollo o giacconi over con revers in simil-shearling. Ma il connubio tra passato e presente non cessa mai di fare da denominatore comune: il riferimento al glam anni ’70 viene citato di frequente, sebbene i sandali con alto plateau e l’hairstyle a lunghe onde laterali visti in passerella a me ricordino una femminilità che guarda ai 40s, allo stile di Lana Turner e di Veronica Lake aggiornato al Terzo Millennio. Le lavorazioni molteplici, accuratissime,  che Lorenzo Serafini ha dedicato a ogni indumento stanno alla base di questo effetto vintage. Un esempio su tutti? La tecnica della tintura ad immersione fa sì che nessun capo risulti identico all’ altro. Un’ artigianalità squisita, il desiderio di sperimentare tramite gli abiti e un mood ispirativo che spazia ad ampio spettro tra le epoche rappresentano i cardini della collezione Autunno Inverno di Philosophy: ecco quindi come anche un look in pantaloni può sprigionare una allure di pura poesia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alighieri: i gioielli ispirati alla “Divina Commedia” di Rosh Mahtani

 

Il panorama dei brand di jewellery si fa ogni anno più interessante. Tra i marchi nati di recente, originali e sempre al passo con i tempi, il nome di Alighieri risalta decisamente. Fondato a Londra nel 2014 dalla designer Rosh Mahtani, si ispira – come suggerisce il nome – a Dante Alighieri e alla “Divina Commedia”, la sua somma opera letteraria. Ogni gioiello è un riferimento a ciascuno dei 100 canti che compongono il poema: non è stato difficile attingere a questo vasto materiale ispirativo. Le tre Cantiche di Dante, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, debordano infatti di mostri, demoni, dei pagani, beati, personaggi mitologici, storici e biblici. Rosh Mahtani, londinese di nascita ma cresciuta in Zambia, ha dichiarato che, mentre leggeva l’opera, ha improvvisamente immaginato queste creature forgiate in oro. Ha fantasticato che le circondassero il collo, che si dirigessero verso le sue dita tramutandosi dapprima in collane e ciondoli, poi in anelli mozzafiato.

 

Dante and the Lion necklace

La stilista di gioielli, residente a Londra, ha plasmato il proprio immaginario sugli studi di francese ed italiano che ha seguito all’ Università di Oxford. Nel 2012, dopo essersi laureata, per lei è stato naturale rifarsi alle opere letterarie che l’avevano conquistata; la “Divina Commedia” era una di queste. Alla sua collezione dantesca ha lavorato ininterrottamente per due anni, ideando le creazioni soprattutto di notte. Priva di un background formativo nel settore della gioielleria, Rosh ha tramutato quello che potrebbe essere considerato un ostacolo in opportunità: l’ apparente imperfezione è la cifra stilistica del suo brand e riflette mirabilmente le manchevolezze dei personaggi della “Divina Commedia”, irrisolti e tutto fuorchè “vincenti”. Ma è proprio questo dettaglio che ha stimolato la fantasia della designer. Il viaggio di Dante l’ ha appassionata. Le sue avventure turbolente, i paesaggi accidentati popolati da creature malconce l’hanno conquistata letteralmente. Nella “Divina Commedia” viene concesso molto spazio al concetto di “errore”, ma è proprio l’errore che permette di crescere. E così anche i gioielli di Alighieri, distanziandosi da una perfezione artificiosa e poco autentica,  si fanno interpreti di un’ evoluzione stilistica contraddistinta da un’ estetica oltremodo accattivante.

 

 

Vincitrice del Queen Elizabeth II Award 2020 for British Design, un premio istituito dalla Regina Elisabetta II in persona, Rosh Mahtani abbraccia da sempre la causa eco. Non è un caso che abbia poggiato le fondamenta di Alighieri su una serie di valori etici e all’ insegna della sostenibilità. L’ attenzione per l’ ambiente, la lotta contro lo spreco e l’ incremento del commercio locale costituiscono le priorità del brand. Una parola d’ordine, poi,  risalta su tutte: gentilezza. Sia nei confronti del prossimo che di ciò che ci circonda.

 

 

Tra le collezioni di Alighieri spicca una linea, “The Lion Club”, ispirata allo spaventoso Leone che Dante incontra nella Selva Oscura. Il Sommo Poeta si imbatte nella belva (allegoria della superbia o della violenza tout court) nel Canto I dell’ Inferno: la bestia feroce è talmente minacciosa, talmente affamata che, se non ci fosse Virgilio a rincuorarlo, Dante interromperebbe subito il suo viaggio. Prendendo il Leone come spunto, Rosh Mahtani ha creato splendidi medaglioni ed orecchini in bronzo placcato oro 24 carati e in argento sterling, tutti realizzati a mano. I gioielli della linea sono un incitamento al coraggio necessario nella vita. Il Leone appeso al collo, o ai lobi delle orecchie, ci ricorda che le paure vanno tassativamente affrontate a testa alta.

 

The Lion earrings 2.0

The Lion and the onyx necklace

The Snow Lion and the Baroque necklace

Il medaglione del Leone, creato cinque anni orsono,  è uno dei primi pezzi lanciati da Alighieri. Rappresenta quindi una pietra miliare nella storia del brand ed è compreso in una “core collection” che include gioielli divenuti delle vere e proprie icone: qui di seguito, ve li mostro sotto forma di slide. Va ricordato che, oggi, Alighieri è ampiamente distribuito a livello mondiale. Vanta oltre 80 boutique internazionali e i suoi bijoux, oltre che nel sito ufficiale del marchio, possono essere acquistati su Matchesfashion.com, Net-à-porter.com e Libertylondon.com.

 

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La Core Collection (puntate il cursore sulle singole foto per leggere il nome dei gioielli)

 

 

 

 

Goldie Red 25, l’icona dei Rouge à Lèvres griffati Gucci

 

Parlare di rossetto in tempi di mascherina obbligatoria?…Certo. E anzi, puntualizzo: di un rossetto di un bel rosso saturo e squillante. Per esorcizzare, appunto, l’ incubo del Covid ed augurarci che termini al più presto. Il lipstick che ho scelto, naturalmente, è un’icona dei rouges à lèvres: il suo nome è Goldie Red 25 ed è griffato Gucci. Che sia la nuance preferita di Alessandro Michele non stupisce. Si tratta di un rosso vibrante, vivace, che emana glamour a piene mani. Il “25” e la stella a cui si accompagna designano, rispettivamente, il numero fortunato del direttore creativo di Gucci e uno dei simboli- leitmotiv della Maison, due dettagli che lo rendono già di per sè un must have. E poi, Goldie Red 25 è un concentrato di preziosità a partire dal tubetto oro che lo custodisce. Ispirato al glam della Old Hollywood, coniuga una allure sgargiante con un finish soffice, vellutato, sofisticatamente matte. Il suo colore puro, enfatizzato da una formula che mixa un tripudio di pigmenti e cere gelificanti, si avvale di punti di forza quali una lunga tenuta e delle spiccate proprietà idratanti. Come tutti i lipstick Gucci, inoltre, Goldie Red 25 sprigiona un delicato sentore di violetta e di essenza fruttata.

 

 

Ogni particolare è rifinito con estrema cura. Il rossetto “più rosso” di Gucci nasce all’ insegna dell’ estetica vintage, degli anni in cui il lipstick rappresentava un autentico emblema di raffinatezza. Doveva essere bello da vedere, ornamentale, una sorta di oggetto da collezione. Per descrivere un capolavoro simile è stata pensata una campagna ad hoc: a firmarla è il regista Max Siedentopf, che ha scelto di ritrarre dieci personaggi diversissimi tra loro ma accomunati dall’ utilizzo di Goldie Red 25. Il rosso vivo che sfoggiano sulle labbra fa pendant con elementi tinti nell’ identica nuance, sia che si tratti di telefoni che di mele, di bottiglie di ketchup o di tubetti di bolle di sapone. A fare da sottofondo musicale ai cortometraggi sono dei jingles briosi, che omaggiano con refrain vagamente rétro la scoppiettante shade del lipstick Gucci, mentre i protagonisti si differenziano per etnia ed età. Ogni personaggio rimanda ai valori di inclusività di cui il brand è portatore, alla dote dell’ unicità contrapposta a quella, irrealistica, della perfezione. E’ in nome di questo principio che i cosiddetti “difetti” si tramutano in dettagli che inneggiano a una bellezza irripetibile e non scalfiscono la sicurezza di sè. Goldie Red 25 viene indossato con audacia da tutti i protagonisti della campagna; la stessa audacia ostentata dalle donne con le labbra dipinte di rosso  rimaste impresse, sin dall’ infanzia, nell’ immaginario di Alessandro Michele.

 

 

 

 

 

 

 

L’atavico incanto dei Tarocchi: ecco a voi Tarot, la collezione jewels di Nove25

 

Nove25 è un brand che, se non lo conoscete già, dovete conoscere assolutamente. I suoi gioielli dall’ anima urban, direttamente ispirati allo street style, sprigionano fascino puro. Sorto a Milano nel 2005, il marchio coniuga un’estetica particolarissima con l’ artigianalità più squisita. Fedele a questi principi, quindi, per il 2020 ha lanciato una collezione che non passa inosservata: Tarot prende spunto dal mondo dei Tarocchi, un universo arcaico che si riflette in ogni singola creazione. L’ atmosfera arcana fa da leitmotiv, permea gioielli che sembrano usciti da uno scrigno magico; Nove25 ha saputo infondere lo spirito antico e mistico che pervade i Tarocchi a tutta la sua linea. Tarot comprende una magnetica serie di collane, orecchini, charms, pendenti, bracciali e anelli realizzati in argento e con galvaniche in oro giallo e rodio lucido. La sabbiatura dei gioielli origina giochi di chiaroscuro che rimandano ad una allure secolare, profondamente atavica. Gli arcani maggiori dei Tarocchi sono i protagonisti della collezione: ritroviamo la Giustizia, gli Amanti, l’Imperatrice, la Temperanza…Li affiancano (tra gli altri) la Papessa e il Matto, “cesellati” su due chevalier senza eguali. Il primo, grazie a un meccanismo rotante, sfoggia due differenti decori, il secondo si apre a mò di scrigno: non c’è bisogno di dire che sono i must have della linea. Tarot seduce anche grazie alla sua splendida advertising campaign; ambientata a Marrakech, si avvale di scatti realizzati da Riccardo Dubitante ed è interpretata dalle modelle Laura Roth e Tilila Oulhaj. Nelle foto, il mistero che impregna il mondo dei Tarocchi viene colto in pieno. I riad, con il loro binomio di luci e ombre, si alternano al cielo crepuscolare del deserto di Agafay dando vita ad uno sfondo a dir poco ammaliante. Divinazione, spirito nomade, carisma e incanto si fondono in un mix potente che cattura il mood della collezione e la ammanta di un alone di suggestività ancestrale.

 

 

 

 

 

La campagna pubblicitaria scattata da Fernando Dubitante

 

Una selezione di gioielli tratti da “Tarot”. Per vedere la collezione completa, clicca qui

 

 

 

 

London Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021

1.VICTORIA BECKHAM

Prosegue il percorso di VALIUM nelle quattro capitali mondiali della moda. Dopo Milano e New York, approdiamo alla Fashion Week di Londra: anche qui, a causa della pandemia di Covid, le sfilate sono state in gran parte sostituite da presentazioni via lookbook digitali oppure da video fondati su un connubio tra cinema, moda e arte. La creatività avantgarde tipica degli stilisti British, comunque,  non ha affatto risentito del lockdown. Come abbiamo già riscontrato a Milano e nella Grande Mela, la quarantena e l’ emergenza sanitaria hanno semmai fomentato le riflessioni, l’ ispirazione, l’ apertura di nuove prospettive. Se molti brand hanno scavato a fondo nel proprio DNA, altri hanno introdotto innovazioni nel loro stile signature pur rimanendo fortemente caratterizzati e riconoscibili. Passiamo quindi ai marchi che ho selezionato per voi dalle passerelle londinesi: Victoria Beckham, Matty Bovan, Burberry e Molly Goddard, quattro label con una storia diversissima alle spalle ma accomunati da una spiccata identità.

 

2.VICTORIA BECKHAM

Il lockdown, per VICTORIA BECKHAM, ha stimolato dei quesiti sull’ identità del suo marchio rielaborata alla luce della pandemia. Un desiderio di libertà, di riscoperta dell’ istinto è emerso prepotentemente, riflettendosi in una collezione emblematica sotto vari punti di vista: “ritornare all’ essenza” si è rivelato un must sia riguardo al numero dei look, soltanto 21, che all’evoluzione della sartorialità, dei cromatismi saturi e dello stile iper contemporaneo caratteristici del brand. Il risultato? Creazioni che inneggiano a un mood disinvolto e nonchalant, alla “libertà”, appunto, di essere se stesse. Le silhouette sono minimal, ma fluide. Predominano flares singolarissimi, talmente svasati e lunghi da formare una sorta di “strascico” (che la designer paragona a delle “pozzanghere”), alternati a long dress drappeggiati o morbidamente plissettati e a giacche strutturate proposte anche in versione animalier. Portabilità, praticità e comodità sono le parole d’ordine. L’ ispirazione è fortemente radicata nella realtà di tutti i giorni, forse uno dei motivi per cui il focus sui pantaloni è preponderante. Il modello vincente è sempre svasato in fondo, persino se gli orli si accorciano, a volte movimentato da spacchi e altre -come nel caso di un paio di jeans – da altissimi risvolti.

 

3.VICTORIA BECKHAM

 

1.MATTY BOVAN

L’ artigianalità e le suggestioni storiche rappresentano i cardini di questa collezione. MATTY BOVAN va a ritroso nel tempo e si lascia ispirare da Elisabetta I Tudor, dall’ Inghilterra antica, dall’ home decor deliziosamente fané che popola certe case di York, la sua città natale (dove ha trascorso il lockdown). Per donare ulteriore pathos alla presentazione delle sue creazioni, Bovan le mostra indosso a manichini che ha collocato proprio a York, in una cappella ottocentesca. I look, tutti all’ insegna del “do it yourself”, nascono anche dalla filosofia che il designer ha adottato per trascorrere la quarantena e ribadiscono il valore del fare, rifuggendo dalla massificazione e dalle metropoli dove il fashion system ha fissato le sue basi: Matty Bovan inneggia al passato per forgiare il futuro, per dimostrare alle nuove generazioni che esiste un modo alternativo di creare moda, intriso di pura passione. Non è un caso che la sua collezione sia stata battezzata “Future. Olde. England.”, e che sartorialmente sia intrisa di sperimentazione. Colpisce subito un patchwork di stili e materiali; si susseguono pull a maglia scuciti e deformati, pattern celtici che rievocano mattonelle medievali, capi simbolo dell’era shakesperiana come il farsetto,   look scultorei e/o ricchi di sovrapposizioni. Il tessuto viene drappeggiato, movimentato con balze e ruches, lavorato a punto smock e accostato a stampe Liberty Tana Lawn, dando vita a oufit coloratissimi dove ricorrono i riferimenti alle bandiere e agli stemmi araldici. Tra i gioielli che adornano gli abiti, sono presenti anche esemplari appartenenti alla mamma di Bovan.

 

2.MATTY BOVAN

3. MATTY BOVAN

 

1.BURBERRY

Per BURBERRY il lockdown si sintetizza graficamente in due simboli, la sirena e lo squalo. Queste due creature del mondo marino, la prima mitologica e la seconda reale, diventano rispettivamente emblemi di un passato idilliaco, dei sogni associati ad esso e della durezza della quarantena, con la sua solitudine e le sue paure. Riccardo Tisci ha pervaso buona parte dei look di quell’ iconografia, soprattutto attraverso le stampe: non a caso, sono le nuance del blu e dell’ azzurro i colori predominanti. Persino sul classico trench Burberry, in un’ audace versione sleeveless, campeggiano grafismi che ricordano un enorme pesce. Nonostante la minaccia dello squalo incomba, a prevalere è la sirena: la sua coda si moltiplica nella fantasia di una blusa, un pull bluette si interrompe sul seno delineando un orlo che rimanda al suo corpetto a cuore, preziose reti da pesca argentate si fanno bustini, bracciali e via dicendo. Un trench in vernice lucida si spalma di blu oltremare, ma la sorpresa forse più iconica ci attende alla fine del défilé (le modelle hanno sfilato in un bosco esaltando il nuovo rapporto tra uomo e natura): una serie di abiti fascianti, scintillanti d’argento e adornati di mantelle asimmetriche incorporate, sono un omaggio ad Ariel che lascia senza fiato. E lo squalo? Lo ritroviamo nelle ampie giacche in gomma e nei cuissardes “da combattimento” che proteggono dalle insidie del mare, ma anche nelle stampe, come quelle che sfoggia un bomber con maniche e inserti in rete nera.

 

2.BURBERRY

3.BURBERRY

 

1.MOLLY GODDARD

Regina degli abiti in tulle più spettacolari, MOLLY GODDARD ripropone il suo trademark non senza innovazioni. Che sono parecchie: innanzitutto, il tulle contraddistingue solo una parte degli outfit e viene declinato in inedite versioni. Un’ altra novità riguarda il suo abbinamento, per contrasto, con dei geometrici pattern a scacchi o a righe. In tutti i casi, e per tutti i look o quasi, la palette cromatica è a dir poco sgargiante: il rosso, il verde mela, l’arancio, il rosa, sono utilizzati in dosi massicce e accostati fra loro. Risaltano fittissime ruches in tulle disseminate sulle gonne in grandi “bouquet” verticali, oppure in alte bande che circondano un velo di chiffon trasparente. Sono sempre le ruches in tulle a plasmare dei vaporosi top o, unite in gruppi sovrapposti, a dar vita a rutilanti tutù in stile impero. Chi ama l’iconico abito “da bambola” griffato Goddard, poi, lo troverà tinto di un giallo pallido che vira al crema, una delle poche eccezioni nel novero dei colori strong della collezione. Ruches e volant abbondano anche tra i decori degli oufit in tessuto: si moltiplicano sugli abiti, sulle gonne e sulle jumpsuit. La collaborazione tra Goddard e Ugg ha dato eccellenti frutti; sabot con platform vertiginoso e mules in fake fur sono il complemento ideale delle mise fiabesche e surreali create dalla designer londinese.

 

2.MOLLY GODDARD

3.MOLLY GODDARD

 

 

 

Vernis à Ongles: Gucci lancia una capsule di smalti che omaggia la Hollywood degli anni d’oro

 

La linea beauty di Gucci (la prima dell’ era di Alessandro Michele) sta viaggiando a pieno ritmo. Dopo l’ ampia e variegata collezione di rossetti, i prodotti per il trucco occhi (tra cui il mascara L’Obscur), la cipria e le terre effetto “viso baciato dal sole”, la Maison lancia una capsule di smalti: e ve lo dico subito, è di uno chic assoluto. Vernis à Ongles, così è stata battezzata, include cinque tonalità vibranti e perfette sia per l’ estate, che per la stagione fredda. Sono colori che stanno bene a tutte e si accordano con ogni carnagione e look. La loro lucentezza colpisce immediatamente, ma ancor prima si rimane conquistate dai flaconcini cilindrici di vetro degli smalti, eleganti e molto rétro. L’ ispirazione a cui attinge la capsule, non a caso, va a ritroso nel tempo. Rievoca la Hollywood degli anni d’oro e le sue dive, le sue pellicole più iconiche. Non è difficile immaginare i Vernis à Ongles schierati su uno di quei mobili toeletta davanti ai quali si truccavano le signore d’antan: ogni flaconcino sfoggia un tappo color cipria e il nome dello smalto è stampato su una sofisticata etichetta rettangolare nella stessa nuance.

 

 

Le caratteristiche di Vernis à Ongles lo rendono un prodotto altrettanto speciale. I toni vividi e il finish ultra lucente sono i suoi punti di forza, che la formula a lunga tenuta valorizza egregiamente. E’ sufficiente una sola passata di smalto per valutarne la coprenza: l’ unghia viene rivestita da uno strato di colore intenso, uniforme, che asciuga in tempi rapidi. La particolare forma del pennello permette una stesura ottimale e un risultato dal glamour potente. Passare il prodotto una seconda volta, oltre che assicurare una copertura impeccabile, accentua la profondità della nuance scelta. Parlando di colore, vediamo subito in quali tinte si declina Vernis à Ongles: 700 Crystal Black è un nero sofisticatissimo e versatile, 712 Melinda Green un verde brillante, 212 Annabel Rose un nude che vira vagamente al cipria, 504 Myra Crimson un seduttivo cremisi e 713 Dorothy Turquoise un turchese etereo e favoloso. Le cinque tonalità dei nuovi smalti Gucci non passano di certo inosservate; il mix di raffinatezza, vivacità e lucentezza che esibiscono sprigiona fascino in dosi massicce. Un fascino ad hoc per iniziare il mese di Settembre con stile…a cominciare dalle unghie.

 

700 Crystal Black

712 Melinda Green

 

212 Annabel Rose

504 Myra Crimson

 

713 Dorothy Turquoise

 

 

 

Capri, la fragranza che 19-69 dedica all’ incantevole “Isola Azzurra”

 

Un mare che più azzurro non si può (come il colore da cui prende il nome l’ onirica Grotta Azzurra, celebratissima dai letterati) e i caratteristici Faraglioni, suo emblema paesaggistico: l’isola di Capri è una delle più rinomate meraviglie italiche. Per non parlare della “dolce vita” che l’ ha animata nel tempo, un susseguirsi di Vip, intellettuali, aristocratici e teste coronate. Capitale del glamour vacanziero, Capri sprigiona un fascino eterno. In molti hanno interpretato la sua essenza olfattiva, ed oggi voglio parlarvi di un’ Eau de Parfum specialissima che concentra le iconiche atmosfere dell’ isola nel proprio jus: si tratta di Capri, una fragranza firmata 19-69. Ma chi si cela dietro queste enigmatiche cifre, e cosa rappresentano? Ve lo rivelo subito. 19-69 è il luxury brand di profumi fondato dall’ artista svedese Johan Bergelin; avvalendosi del savoir faire di artigiani dislocati tra la Scandinavia, la Francia e l’ Italia, la label ha esordito nella storica boutique parigina Colette nel 2017. Bergelin crea le sue alchimie olfattive abbattendo ogni barriera relativa al genere (le fragranze di 19-69 sono rigorosamente unisex) e ricercando una bellezza unconventional, al di là degli stereotipi e dei vincoli. Nell’ immaginario dell’ artista campeggiano gli anni ’80 del Glam Rock, decisivi per l’ abolizione dei confini tra maschile e femminile: rockstar come David Bowie e Marc Bolan si truccavano pesantemente, indossavano tute di lustrini e boa di piume sperimentando sempre nuovi look.

 

 

Oltre a tramutare la propria immagine in un capolavoro artistico, i Glam rockers dichiaravano a gran voce la loro unicità e il loro credo. Su questi stessi valori Bergelin ha fondato la brand identity di 19-69. Lo slogan che ha scelto, “Bottling Countercolture” (“imbottigliare la controcultura”), è indicativo e rafforza ulteriormente la mission del marchio, il cui nome fa riferimento all’ anno – il 1969, appunto – della libertà, dell’ emancipazione giovanile, dell’ affermazione di una cultura alternativa e di inediti modelli di vita. La precedente carriera di fotografo ha consentito a Johan Bergelin di viaggiare in giro per il mondo e di conoscere i popoli più disparati. Ha così scoperto cosa unisce, cosa accomuna le varie culture: “Molte volte è la bellezza”, spiega, ” sia sotto forma di musica che di arte o di profumi. Con 19-69 voglio invitare le persone ad esplorare la bellezza oltre i confini e vedere cosa possiamo scoprire gli uni degli altri”. Il suo intento si traduce in una serie di jus (Purple Haze, Capri, Chinese Tobacco, Kasbah, Rainbow Bar, L’ Air Barbès, Chronic, Villa Nellcôte, Female Christ) che prendono vita da sensazioni, ambientazioni ed epoche associate a continenti quali l’ Asia, l’America, l’ Europa e l’ Africa.

 

 

La collezione di fragranze è magnifica anche rispetto al design e al packaging. I flaconi, verniciati e serigrafati in Italia, sono essenziali bottigliette di vetro con il doppio fondo tinto di una tonalità sempre diversa, mentre il tappo è invariabilmente nero. Tutti i prodotti vengono realizzati a mano e ogni profumo si lega a un mood evocativo ben preciso, nessuno uguale all’ altro. Capri, racchiuso in un flacone nei toni del giallo, richiama la luminosità del sole che splende sull’ isola. Ma non solo: ad ispirare Johan Bergelin è stato “Le Mépris” (“Il disprezzo”), il film che Jean-Luc Godard girò nel 1963 proprio a Capri, a Villa Malaparte, con Brigitte Bardot e Michel Piccoli come protagonisti.

 

BB sul set di “Le Mépris”

Le note olfattive dell’ Eau de Parfum scaturita dalle suggestioni di questa pellicola ne riflettono le atmosfere intense, drammatiche ma costantemente ravvivate – quasi per contrasto – dalla luce solare. Spiccano gli accordi di arancia dolce e amara, di olio essenziale di Ylang Ylang, di muschio bianco, ingredienti base di una fragranza fresca ed avvolgente. Una fragranza che, a partire dallo spunto di “Le Mépris”, ci accompagna in un incantevole viaggio sull’ “Isola Azzurra”.

Capri è disponibile in versione Eau de Parfum da 100 ml

 

 

 

La magica “Grotta Azzurra”

 

 

Foto della Grotta Azzurra via Wikimedia by Colling-architektur / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

Foto di Brigitte Bardot via Poet Architecture from Flickr, Public Domain

 

 

L’accessorio che ci piace

 

Estate uguale voglia di libertà, che è anche riscoprire il gusto di essere chic e ultrafemminili. Ma in modo mai scontato, of course. Puntare su un’ eleganza cool implica un’ accurata scelta degli accessori, da sempre elementi di spicco nella creazione del look: sperimentare, osare, conquistare, sono gli imperativi che accompagnano questa entusiasmante operazione. Un consiglio? Optate per il rétro, sprigiona un fascino immortale. Area NYC, il brand fondato nella Grande Mela sei anni fa da Beckett Fogg e Piotrek Pansczczyk, in tal senso si rivela il top. E non perchè sia una griffe specificamente incentrata sul vintage: il glam è il suo marchio di fabbrica, mixato con l’ irriverenza, con una decadenza avantgarde e una spumeggiante vena pop. Non è un caso che il nome del marchio riprenda quello dell’ omonimo, famosissimo club newyorkese operativo negli anni ’80. Per l’estate 2020, Area NYC viaggia a ritroso nel tempo e si ispira ad un cult dal deciso sapore Fifties, la scarpa con tacco gattino, ma la rivisita secondo i propri stilemi.

Il modello è a punta stretta, con un ” kitten heel” alto 6, 5 cm. Riguardo al colore, Area  sceglie una nuance iridescente virata al lilla ravvivandola con una fantasia di fiori viola. E poi ci sono le frange, una cascata di cristalli che rimanda a quelle, numerosissime, che fanno da leitmotiv alla collezione Primavera Estate 2020 del brand: partono dallo scollo della mule e la adornano come una preziosa collana. L’effetto è strepitoso, la quintessenza del glam; oltrepassa l’ ispirazione rétro per emanare una allure squisitamente contemporanea. Le Floral Crystal Fringe Kitten Heel coniugano un’ impeccabile manifattura Made in Italy con un design raffinato e scenografico, l’ideale per una magica serata estiva. Ci piacciono perchè sono favolosamente chic, sfavillanti, da vera diva, pur senza sconfinare in un mood ladylike in eccesso o pedissequamente calcato sulle reminiscenze Fifties.

 

 

 

La saggezza inizia con la meraviglia: lo show mozzafiato di Mary Katrantzou al Tempio di Poseidone

 

“La saggezza inizia con la meraviglia”, disse Socrate. E di meraviglia, la collezione Primavera/Estate 2020 di Mary Katrantzou ne sfoggia in abbondanza: basti dire che, osservandola, sembra di ammirare delle squisite creazioni di Haute Couture. Non a caso, è stata presentata con un evento che ha coniugato la sfilata con la celebrazione del 30esimo anniversario della nascita di ELPIDA, l’associazione fondata da Marianna V. Vardinoyannis a sostegno dei bambini malati di cancro. Uno show di tale portata non poteva che avvalersi di una location spettacolare: Mary Katrantzou ha optato per il millenario Tempio di Poseidone a Capo Sunio, in Grecia, conosciuto anche grazie ai tramonti mozzafiato che si godono dal promontorio su cui si erge. Il risultato? Memorabile, uno straordinario mix di estrosità creativa e monumentalità storica. Passato, presente e futuro si fondono in un’ alchimia che il sottofondo musicale di Vangelis rende ancor più magica. Esiste un termine ben preciso per definire il concept della sfilata: in greco moderno è ελληνικότητα, ellinikótita, ovvero “grecità”.

 

 

Perchè con questa collezione la stilista, nata ad Atene, omaggia la Grecia ad ampio spettro. Il suo è un tributo alla storia, alla cultura, allo spirito di un paese ricco di un heritage immenso. Anche nel pensiero: è nella Grecia antica che nacque la filosofia. Proprio da quell’ epoca Mary Katrantzou trae ispirazione, un’ ispirazione tradotta in abiti che ne riflettono tutto lo splendore. Il colore rappresenta il fulcro attorno al quale si concentra, prendendo in prestito i principi dei più noti filosofi. Espressione degli umori corporali e di linfa vitale, il colore nell’ antica Grecia è un emblema di potenza; Platone lo definì “una fiamma che scaturisce da ogni tipo di corpo”. Katrantzou lo profonde negli abiti realizzando creazioni monocrome, “spezzate” soltanto da dettagli ton sur ton. Risaltano il blu del mar Egeo, il viola imperiale di Tiro, il bianco e nero tipico del marmo, ma anche un prezioso verde smeraldo, l’oro, l’acquamarina, il rosa, il rosso, il fucsia. Le silhouette sono voluminose, svasate, ad anfora oppure sferiche, le ruche si moltiplicano così come le piume, le frange e le applicazioni floreali, che si affiancano a un tripudio di perline e di cristalli Swarovski. Ogni look è altamente evocativo, plasmato su un fil rouge specifico. Fitti plissè rimandano alle colonne dei templi, mantelle incorporate a long dress dorati rievocano la maestosità del dio Helios, mentre una bralette ricamata richiama la bilancia di Nemesi, dea della giustizia. I motivi decorativi attingono direttamente all’ antichità: se la costante di Archimede diventa un pattern, la rosa dei venti prolifera e il mappamondo troneggia sulle ampie gonne con crinoline. Interi abiti vengono costruiti su ruche nelle più disparate versioni, altri si rivestono di splendide composizioni floreali. L’effetto mosaico è frequente, acceso da uno scintillio costante, e origina un caleidoscopio cromatico su voluminosi abiti a sfera. Tra i materiali predominano la seta, il satin duchesse, il tulle, che dà forma a una mantella rasoterra su cui ricade una cascata di fiori: sovrapposta a un long dress altrettanto impalpabile, completamente tinta di rosa, costituisce uno dei look di punta della collezione. Ed è sempre la mantella, leitmotiv ricorrente, ad accentuare la ricercatezza degli outfit. Declinata in svariate lunghezze, dona sontuosità agli abiti che sfilano sullo sfondo di un magico crepuscolo.

 

 

Anche gli accessori, le scarpe e i gioielli partecipano a quest’ode alla grecità. Le modelle calzano sandali che gli artigiani greci realizzano a mano, servendosi di tecniche secolari. I gioielli appartengono all’archivio della Maison Bulgari, fondata nel 1884 a Roma dall’argentiere greco Sotirio Voulgaris, mentre la colonna sonora della sfilata è firmata (come già detto) dal Premio Oscar Vangelis. Il fulcro concettuale e la doppia celebrazione, dell’ heritage greco e del trentennale di ELPIDA al tempo stesso, sono il valore aggiunto di uno show che inneggia alla bellezza pura. Lo splendore dello scenario e quello degli abiti si uniscono in un connubio che sottolinea, valorizza e ribadisce la magnificenza ellenica: oggi come ieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto (cropped) del Tempio di Poseidone in chiusura dell’ articolo: Petroskaz / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0) via Wikimedia Commons

 

 

 

Frida.Kiza, il brand di Fabiola Manirakiza: l’Italia nel cuore, il mondo come meta

Fabiola al party “The New Beginning” di VOGUE Italia nel 2017

Fabiola Manirakiza è una stilista originaria del Burundi, ma fabrianese d’adozione. Vive nelle Marche dal 1990. Quando abbandona l’ Africa insieme alla famiglia, è giovanissima. Il trasferimento a Fabriano, la “città della carta”, le permette di scoprire un patrimonio culturale e artistico da cui rimane affascinata. La storia millenaria di quel luogo, ricca di splendide testimonianze, la conquista immediatamente. Innamorata del bello, Fabiola può assecondare il proprio senso estetico: dedicarsi alla moda è per lei una scelta istintiva, del tutto naturale. Vola all’estero per frequentare alcuni corsi nel settore, poi torna in Italia e mette le sue competenze al servizio di svariate aziende. Intanto, il successo delle creazioni che realizza per se stessa e per le amiche è tale da indurla a fondare un proprio brand. E’ il 2016 e a quel brand dà il nome di Frida.Kiza, un mix tra un omaggio a Frida Kahlo e l’ abbreviazione del suo cognome. Da allora, la strada è tutta in discesa per la talentuosa designer di origine africana: Fabiola intensifica le ospitate in TV (dove appare già da tempo), partecipa alle più importanti manifestazioni fieristiche sia in Italia che oltreconfine e, dulcis in fundo, inizia a presentare le sue collezioni durante la Milano Fashion Week. A Fabriano mantiene la sede legale di Frida.Kiza, ma lo showroom è situato a Milano, e i capi del brand sono venduti nelle più prestigiose boutique italiane e internazionali. Le celebs adorano lo stile di Fabiola Manirakiza, un inno al Made in Italy in quanto a sartorialità, ispirazione e ricercatezza dei tessuti. Basti pensare che l’attrice e conduttrice Emanuela Tittocchia, direttrice artistica dell’ “Opening Sanremo 2020”, ha indossato un abito Frida.Kiza in occasione dell’ evento che ha inaugurato la 70esima edizione del Festival. L’ amore per il Belpaese si esprime a tutto tondo nelle creazioni della designer, diventando parte integrante della sua cifra stilistica: l’arte italiana, in particolare, è uno dei maggiori motivi ispirativi di Fabiola, come i colori degli antichi dipinti e le opere architettoniche che appartengono al nostro patrimonio storico. La collezione Primavera/Estate 2020 di Frida.Kiza declina questi elementi in un tripudio di stampe, cromie vivaci e fantasie floreali. I look sono chic ma freschi, disinvolti, alternano linee contemporanee a silhouette vagamente anni ’50. Risaltano abiti con la gonna svasata, pantaloni cropped, mantelle nella stessa fantasia dell’ outfit, shorts in full color…Il punto vita viene sottolineato costantemente, il più delle volte da un’alta cintura rossa. “Summer Mood” – così si chiama la collezione – racconta di un sogno che fonde suggestioni artistiche, naturali e floreali in un vortice inebriante: a fare da leitmotiv è Venezia, che le stampe riproducono nei suoi squarci più romantici (come il ponte di Rialto), affiancata alle visioni di una natura rigogliosa ed a fiori dai colori travolgenti in cui predominano il turchese e il fucsia. I tessuti (jersey, denim, viscosa) sono versatili e pratici, perfetti per l’ estate ma anche per esaltare questo surreale viaggio nella città lagunare. Ancora una volta, Frida.Kiza combina l’ eccellenza del Made in Italy con tecniche e tendenze up to date; è un connubio che seduce, rappresenta il suo marchio di fabbrica. Quella proposta dal brand è una moda rivolta sia alle “taglie da passerella” che alle più comode, valorizzate da una collezione pensata apposta per le curvy. Intrigata dalle creazioni di Fabiola Manirakiza, ho voluto fare quattro chiacchiere con lei per saperne di più sulla sua griffe. Viviamo nella stessa città, e nonostante Fabiola sia sempre in giro per il mondo, mi ha concesso un po’ del suo tempo prezioso per rispondere ad alcune domande. Il risultato è l’ intervista che segue: non mi resta che augurarvi una buona lettura.

Fabiola, tu provieni dal Burundi. Come sei approdata in Italia?

Amo l’Italia da sempre: ho lavorato al Consolato Italiano e frequentato ambienti della diplomazia italiana. Trasferirmi in questo paese, per me, è stato un passo naturale.

Quando hai scoperto la tua passione per la moda, e in che modo l’hai coltivata?

La moda è sempre stata il mio sogno…Creavo abiti per me stessa già da bambina. Con il tempo, ho semplicemente assecondato una passione innata.

 

Frida.Kiza PE 2020

Raccontaci le tappe più salienti del tuo percorso nel fashion system.

Nel mio percorso formativo figurano, tra l’altro, studi di moda a Londra. Dopodichè, ho iniziato ad essere presente in varie trasmissioni televisive per poi approdare al Festival di Sanremo 2020, dove ho vestito Emanuela Tittocchia in occasione della serata inaugurale: Emanuela ha scelto il mio abito tra i tanti che le erano stati proposti.

 

Emanuela Tittocchia indossa un sontuoso abito firmato Frida.Kiza all’ “Opening Sanremo 2020”

Come è nata l’idea di fondare un tuo proprio brand?

Frequentando e conoscendo molti stilisti, ho voluto anch’io dare un volto alle mie creazioni.

Frida.Kiza è sorto a Fabriano, nelle Marche, a oltre 300 km da una capitale della moda come Milano. Perché questa scelta?

A Fabriano si trova la sede legale del brand. Lo showroom di Frida.Kiza, però, e’ a Milano.

 

Frida.Kiza PE 2020

A quale donna si rivolge il tuo brand, hai una musa ispiratrice?

Quando creo penso a una donna che ama la vita, piena di gioia di vivere. La mia musa? Senza dubbio, Coco Chanel.

Nelle tue recenti collezioni fai un ampio uso delle stampe e di una palette cromatica vibrante. Sono leitmotiv che derivano da riferimenti specifici?

Direi che esprimono perfettamente la personalità di Frida.Kiza.

 

Fabiola al lavoro

Chi sono i designer che ami e che ti ispirano maggiormente?

Coco Chanel, Armani e Dolce & Gabbana su tutti.

A proposito di ispirazione, hai mai attinto a motivi o a suggestioni africane? E più in generale, esistono degli elementi ispirativi che ricorrono nelle tue creazioni?

Non mi sono mai ispirata all’ Africa nelle mie creazioni, ma non è detto che non possa essere un’ idea per le prossime collezioni. Utilizzando, come sempre, dei colori cromatici.

 

Un outfit della collezione PE 2019 di Frida.Kiza

Personalmente, ti senti più italiana o più africana?

Italiana al cento per cento, ma sento di appartenere al mondo.

Quale futuro attende la moda, nell’era del Coronavirus?

Un cambiamento epocale, sia nel creare che  realizzare e proporre.

 

Fabiola insieme alla mitica Suzy Menkes, International Fashion Editor di VOGUE

Pensi che varierà qualcosa nel tuo modo di creare, di ispirarti, di presentare le tue collezioni?

Il brand rimarrà sempre Frida. Kiza con le sue creazioni e ispirazioni, ma guarderà costantemente ai continui cambiamenti che ci coinvolgeranno.

Quali sono i progetti più immediati che ti vedono coinvolta?

Sicuramente, la preparazione della nuova collezione Primavera/Estate 2021.

 

 

 

Altri look tratti dalla collezione PE 2020 di Frida.Kiza

Un ritratto fotografico di Fabiola Manirakiza

La designer con Carla Sozzani, un’ icona indiscussa (nonchè sorella dell’ indimenticabile Franca)

Stampe e ancora stampe: uno dei leitmotiv delle collezioni griffate Frida.Kiza (nella foto, un look della PE 2019)

Fabiola in uno scatto insieme alla nota giornalista di moda Giusi Ferrè