Scandi Blonde, il biondo ghiaccio di tendenza per l’inverno

 

Il biondo dell’Autunno Inverno 2023/24? E’ chiarissimo, glaciale, scandinavo. Non è un caso che sia stato battezzato Scandi Blonde: il caratteristico biondo freddo delle chiome del Nord Europa. I capelli vengono decolorati, anche più di una volta, per ottenere una schiaritura DOC. La tonalità finale si presenta altamente luminosa, biondissima dalla radice alla punta del capello, ma per mantenere la capigliatura sana è essenziale nutrirla di frequente con creme e balsami specifici. Lo Scandi Blonde è una tinta dal forte appeal, molto scenografica. Per replicare il vero biondo scandinavo, com’è ovvio, bisogna avere i colori adatti: occhi e carnagione chiari, “nordici”. Se invece questa nuance attira per il suo fascino potente, perchè non passa inosservata, va valutato quanto si accorda con i colori e i lineamenti di chi la sceglie. Tenete presente che il biondo freddo evidenzia i tratti del viso, che se sono irregolari risaltano maggiormente. Per evitare l’effetto slavato, inoltre, sarebbe meglio non fare mai a meno di un tocco di make up. Con l’Inverno che si avvicina ogni giorno che passa, comunque, una cosa è certa: puntando sullo Scandi Blonde, il look “regina delle nevi” è assicurato!

 

Schiatzy Chen

Dior Haute Couture

Philosophy di Lorenzo Serafini

Zimmermann

Sacai

Menchen Thomas

Del Core

Gucci

Zimmermann

Antonio Marras

Courrèges

Giambattista Valli Haute Couture

Lanvin

Menchen Thomas

 

Le Frasi

 

“Lo senti quel pungente profumo di freddo nell’aria, il grigio negli occhi e quei lunghi tramonti? E’ l’inverno che arriva.”
(Stephen Littleword)

 

 

Le Frasi

 

“Vuoi vedere cosa non vista da occhi umani?
Guarda la luna.
Vuoi udire cosa non udita da orecchio?
Ascolta il grido dell’uccello.
Vuoi toccare cosa non toccata da mano?
Tocca la terra.
In verità io dico che Dio deve ancora creare il mondo.”

(Jorge Luis Borges)

 

 

Le Frasi

 

“Non mettetemi accanto a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo,
a chi non sa dire grazie,
a chi non sa accorgersi più di un tramonto.
Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo.
Sono altro.
Sono altrove.”
(Alda Merini)

 

 

Da Lussi a Santa Lucia: il 13 Dicembre in Scandinavia tra Paganesimo e Cristianesimo

 

“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia.”
(Proverbio)

 

Oggi festeggiamo Santa Lucia, una delle ricorrenze più importanti dell’Avvento. VALIUM ne ha parlato spesso, focalizzando l’attenzione sulla sua celebrazione in Svezia e sulla storia della “Santa della Luce” (clicca sui due link per rileggere gli articoli). In questo post, invece, approfondirò la matrice pagana della festa. Le location sono ancora una volta le magiche, innevate lande del Nord Europa: in Scandinavia, anticamente, la notte del 13 Dicembre era dedicata a una suggestiva festività dell’ era pre-cristiana. Innanzitutto, va precisato lo scenario in cui tale data si andava a collocare. Per i popoli nordici, Dicembre è il mese più buio dell’anno; l’oscurità fagocita le distese di fitti boschi, i campi, i laghi, i villaggi. Le forme si fanno indistinte. Questo periodo, molti secoli orsono,  veniva identificato con il caos primordiale:  l’ indefinito, le tenebre antecedenti alla creazione. Quando arrivava l’ Inverno, era come se si regredisse a quella condizione. La notte del 13 Dicembre, con il suo buio interminabile, rivestiva una precisa valenza simbolica. Era la più lunga, e quindi la più oscura notte dell’ anno; poteva nascondere insidie e pericoli. In Scandinavia venne battezzata “Lussinatt” o “Langnatt”, ovvero “lunga notte”, e si riteneva che Lussi, una divinità pagana il cui nome significa “luce” poichè era considerata la “Madre del Sole Nuovo”, regnasse su di essa.

 

 

Lussi era anche la madre degli spiriti dell’ Altro Mondo, e la notte del 13 Dicembre soleva volare nelle tenebre con il suo corteo di gnomi, fate, elfi e troll: un seguito sinistro e fantasmatico denominato Lussiferda. Questo particolare connette la figura di Lussi con il mito della Oskoreia, la “Caccia Selvaggia” capeggiata da Odino; imbattersi in una simile processione soprannaturale non era certo di buon auspicio, si rischiava di essere rapiti e trascinati nel Regno dei Morti. Ma anche Lussi e il suo corteo non scherzavano. Quando arrivava la Lussinatt, sorvolavano le case castigando tutti coloro che non si comportavano a dovere. Lussi si calava nei camini per prelevare i bambini malvagi e portarli nel Regno dei Morti, e puniva le famiglie che non adempivano ai preparativi per la festa di Yule. La notte del 13 Dicembre, inoltre, anche gli animali erano dotati del dono della favella: si riteneva che conversassero tra loro e commentassero come venivano trattati dai rispettivi padroni. Ogni istante della Lussinatt, insomma, era intriso di magia. Il motivo è molto semplice. Nel mese di Yule, quando il buio imperversava, cadevano le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti e delle creature fatate. Un numero illimitato di ombre poteva celarsi nell’ oscurità; incantesimi e pericoli erano in agguato dietro l’angolo.

 

 

Potremmo considerare Lussi la controparte oscura di Santa Lucia. La divinità pagana portava un nome che inneggiava alla luce, eppure regnava sulla notte più lunga dell’ anno; era rappresentata come una vecchia, a metà tra la strega e la maga, ma aveva il compito di concepire l’astro solare, che immergeva in un caldaio e rigenerava grazie al bollore delle fiamme. Queste ambivalenze, in realtà, appaiono frequentemente nel Paganesimo. In quanto Madre del Sole Nuovo, Lussi era anch’essa, come Lucia, una “portatrice di luce”: il suo nome aveva una valenza potentemente simbolica.

 

 

Ma quando avvenne, esattamente, la transizione dal culto di Lussi a quello di Santa Lucia? In Scandinavia il passaggio non fu così rapido. Il Cristianesimo cominciò a diffondersi nell’ anno 1000 in quelle lande nordiche, e tuttavia svariate testimonianze dimostrano che, nel XIII secolo, la figura di Lussi era ancora saldamente ancorata nell’ immaginario collettivo. La venerazione di Santa Lucia, e i riti che a tutt’oggi la contraddistinguono, sono fenomeni che in Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia si affermarono dalla fine del 1800 in poi (in Norvegia, il culto di Lucia di Siracusa prese piede addirittura dopo il secondo conflitto mondiale): prova ne è il fatto che “Santa Lucia”, la celebre canzone napoletana che si accompagna alle celebrazioni nordiche, fu scritta da Teodoro Cottrau nel 1849. Solo nel XX secolo la devozione a Lucia, portatrice di luce e protettrice della vista, si consolidò nella penisola scandinava. Fino a quel momento, soprattutto nelle zone rurali, le tracce delle antiche tradizioni pagane non erano mai scomparse del tutto.

 

 

Lussi e Lucia: due figure agli antipodi accomunate, però, da più d’una caratteristica. La prima è l’essere entrambe “portatrici di luce”. Lussi in quanto artefice del rinnovamento del Sole, Lucia per il suo nome e poichè nel suo sguardo vibrava la luce spirituale del cambiamento e della speranza. Non è un caso che, secondo la leggenda, le furono cavati gli occhi. Ma gli elementi che Lussi e Lucia hanno in comune sono anche altri. Uno di questi è venato di accenti vagamente sinistri, e sembra riportare al clima oscuro della Lussinatt: gli antichi popoli sostenevano che guardare negli occhi le divinità femminili più “tenebrose” (e tra queste rientrava Lussi) portava a conseguenze terribili e irreversibili. Curiosamente, tutto ciò riporta a una credenza relativa a Santa Lucia. Ai bambini si raccomandava di non guardarla, quando passava di casa in casa per consegnare i doni, perchè avrebbe gettato cenere nei loro occhi accecandoli temporaneamente.

 

 

Gli stessi occhi che Lucia conserva in un piattino sono un’ immagine inquietante. Eppure, al tempo stesso, hanno una valenza positiva: emblema di luce, gli occhi giacciono inanimi così come il Sole soccombe all’ oscurità dell’ Inverno. Ma la luce e il Sole rinasceranno a Yule, il giorno del Solstizio, quando il buio comincerà ad arretrare progressivamente. In omaggio al Sole che rinasce, gli svedesi hanno ideato un dessert tipico della festa di Santa Lucia: i Lussekatter, ribattezzati in Italia “Gatti di Santa Lucia”. Si tratta di dolcetti soffici e di un giallo luminoso (come lo è, appunto, il Sole) ottenuto con lo zafferano. La loro forma ad “S” rimanda, non a caso, alla rinascita ciclica del Sole, anche se da molti viene associata alla coda del gatto protagonista di un’antica leggenda sui Lussekatter.

 

 

L’ illustrazione è dell’ artista svedese Gerda Tirén

 

Il popolo dell’ autunno: guardatevi da loro

 

” Per alcuni, l’autunno viene presto, e permane per tutta la vita, quando ottobre segue settembre, e novembre tocca ottobre, e poi, invece di dicembre e del natale, non c’è la stella di Betlemme, non c’è letizia, ma ritorna settembre e il vecchio ottobre, e così via, per tutti gli anni, senza inverno, senza primavera, senza estate vivificatrice. Per questi esseri, l’autunno è la stagione normale, l’unica stagione, e non c’è per loro altra scelta. Da dove vengono? Dalla polvere. Dove vanno? Verso la tomba. È sangue che scorre nelle loro vene? No: è il vento della notte. Che cosa pulsa nella loro testa? Il verme. Che cosa parla attraverso le loro bocche? Il rospo. Che cosa guarda attraverso i loro occhi? Il serpente. Che cosa ode attraverso le loro orecchie? L’abisso tra le stelle. Scatenano il temporale umano per le anime, divorano la carne della ragione, riempiono le tombe di peccatori. Si agitano freneticamente. Corrono come scarafaggi, strisciano, tessono, filtrano, si agitano, fanno oscurare tutte le lune, e rannuvolano le acque chiare. La ragnatela li ode, trema.. si spezza. Questo è il popolo dell’autunno. Guardatevi da loro.“

Ray Bradbury, da “Il popolo dell’ autunno”

 

 

Le Frasi

” Lo senti quel pungente profumo di freddo nell’aria, il grigio negli occhi e quei lunghi tramonti? E’ l’inverno che arriva.”

(Stephen Littleword)

 

 

 

 

 

Good Vibes Only: arriva Stoned Vibes, la scintillante palette di Urban Decay

 

Lo stratagemma di truccare bene gli occhi è sempre valido, in tempi di mascherina obbligatoria o quasi. Ancora una volta, quindi, VALIUM si focalizza su una palette di ombretti: una palette che permetterà al vostro sguardo di “brillare” letteralmente. Il suo nome è Stoned Vibes e a lanciarla è Urban Decay, brand californiano di cosmetici nato 18 anni orsono. Se fosse associata a uno slogan sarebbe “good vibes only”, le celebri “vibrazioni positive” di cui parlavano i figli dei fiori, e non sorprende che coniughi un tripudio di pietre preziose con valori al 100% cruelty free. I dodici colori che la compongono risplendono grazie a gemme reali e scintillanti. Una su tutte? La tormalina, un minerale policromatico che ha il potere di respingere l’ energia negativa. Gli ingredienti inclusi negli ombretti di Stoned Vibes, inoltre, sono completamente privi di derivati animali: potremmo definirla una palette vegana. Ma la caratteristica principale del nuovo must have di Urban Decay è lo sfavillio che sprigionano le pietre preziose, un concentrato di positività potenziato dalle screziature dei loro colori. Per esaltare ulteriormente la brillantezza dei minerali, Urban Decay ha affiancato otto ombretti dalla texture ultra cremosa e dal finish iridescente a quattro basi matte.

 

 

La base contribuisce a donare profondità allo sguardo, mentre l’ ombretto lo illumina e lo arricchisce di riflessi; potrete sbizzarrirvi a sovrapporli abbinando differenti cromie o creando un blocco unico di colore. A proposito di colori, Stoned Vibes sfoggia una tavolozza davvero stupenda. Queste le dodici tonalità complessive della palette:

Da sinistra a destra, ecco Good Karma (un avorio matte luminoso), Jade (un verde metal con microglitter), Opal Aura (un incrocio tra il grigio perla e il celeste chiarissimo, shimmer e iridescente), Tiger’s Eye (un rame metal con accenti di rosa), Vibes (un rosa metal con microglitter), Antidote (un pesca matte), Hexed (un marrone matte che vira al rossiccio), Bloodstone (un verde profondo con accenti di rosso metal), Ojo (un Royal Blue metal con microglitter), Raw Energy (un violetto sheer brillante), Meditate (un bronzo metal con microglitter) e Third Eye (un melanzana luminoso). Come vedete, anche i nomi degli ombretti rimandano a una simbologia “mistico-spirituale”: se con il mese di Settembre si volta pagina, è bello farlo all’ insegna dell’ energia positiva.

 

La popstar Normani, Urban Decay Global Citizen

 

 

 

NARS NARSissist Wanted, la palette che fa il pieno di like

 

Il sabbia, il bronzo, l’oro rosa. E, ancora, il marrone, lo champagne, il rame, il nude: sono solo alcune delle 12 nuance incluse in NARSissist Wanted, l’ iconica palette occhi griffata NARS. Iconica perchè è già un must del make up, grazie alle sue incredibili gradazioni di colore. Sembrano create apposta per l’ Autunno quelle cromie sofisticate, di volta in volta intense e rarefatte. Quattro differenti finish le esaltano a dovere: matte, satinati, metal e perlescenti, impreziosiscono una texture che si avvale di una formula di pigmenti puri. Il risultato? Un look di forte impatto ottenuto con un’ unica stesura di ombretto. La palette, in limited edition, è custodita in un pack altrettanto cool. Sottile e maneggevole, sul coperchio riproduce un’ immagine a pixel sgranati e ricorda la custodia di un iPhone: un rimando all’ era digitale e ai moltissimi “like” che NARSissist Wanted promette di farvi ricevere. Ma non finisce qui. NARS ha in serbo per voi nuove palette destinate ad accendere anche le vostre labbra di tinte “audaci”…Il perchè di questo aggettivo lo scoprirete prestissimo. Stay tuned!

 

 

Non rimane che fare un close-up sui colori.

Prendendo come riferimento l’ immagine qui sopra trovate, dall’ alto e da sinistra a destra: Biarritz (un crema opaco), Satisfaction (un rosa oro perlescente), Delirium (un rosa metallico) e Temptress (un paprika satinato).

La fila intermedia di ombretti contiene Seven Heaven (un sabbia matte),Shadow Hill (un sella opaco), Mendoza (un rame rosa scintillante) e Wicked Game (un mirtillo satinato).

In basso, sempre da sinistra abbiamo Shooting Star (uno champagne scintillante), La La (un  bronzo perlescente), Fallen Star (un bronzo antico shimmer) e Coconut Grove (un profondo marrone matte). Che ne dite, siete NARSissist (es) abbastanza per sfoggiare questa palette irresistibile?