Libertà

 

“Quando rientrai a Parigi nel settembre 1929 la cosa che subito m’inebriò fu la mia libertà. L’avevo sognata fin dall’infanzia, quando con mia sorella giocavo a fare “la ragazza grande”. Ho già descritto con quale passione l’avessi invocata da studentessa. E d’un tratto, ecco che la possedevo; ad ogni gesto che compivo mi meravigliavo della mia leggerezza. La mattina, appena aprivo gli occhi, mi sentivo stordita di felicità. (…) Pagavo una pigione alla nonna, e lei mi trattava con la stessa discrezione delle altre pensionanti; nessuno controllava le mie entrate e le mie uscite. Potevo rientrare all’alba o leggere a letto per tutta la notte, dormire in pieno mezzogiorno, restarmene murata per ventiquattr’ore di seguito, scendere improvvisamente in strada. Facevo colazione con un bortsch da Dominique, pranzavo alla Coupole con una tazza di cioccolata. Mi piacevano il cioccolato, il bortsch, le lunghe sieste e le notti di veglia, ma soprattutto mi piaceva vivere a mio capriccio. Non c’era quasi nulla che me lo impedisse. Constatavo con gioia che il “serio dell’esistenza” di cui gli adulti mi avevano intronato le orecchie, in realtà non era un peso troppo greve. Dare i miei esami, certo non era stato uno scherzo; avevo duramente penato, avevo avuto paura di non farcela, avevo cozzato contro ostacoli, stancandomi. Adesso non incontravo resistenze da nessuna parte, mi sentivo in vacanza, e per sempre. Qualche lezione privata, e un incarico al Liceo Victor Duruy, mi assicuravano il pane quotidiano; questi lavori non mi davano alcuna noia, poichè, eseguendoli, mi sembrava di dedicarmi a un gioco nuovo: giocavo alla persona adulta. Darmi d’attorno per trovare delle lezioni private, discutere con le direttrici e coi genitori degli allievi, combinare il mio bilancio, contrarre prestiti, rimborsarli, calcolare, tutte queste attività mi divertivano poichè le compivo per la prima volta. Ricordo l’allegria che mi diede ricevere il mio primo stipendio. Avevo l’impressione d’imbrogliare qualcuno.”

Simone De Beauvoir, da “L’età forte” (Einaudi)

 

Beauty look della Paris Couture Week Primavera Estate 2024: il trionfo dell’eyeliner

Georges Hobeika

Quali tendenze make up ha evidenziato la Paris Couture Week? Le sfilate di Alta Moda Primavera Estate 2024 hanno coniugato un ricercato savoir faire sartoriale con beauty look altrettanto impeccabili. Per l’eyeliner è stato un vero e proprio trionfo: lo hanno proposto svariate Maison, tra cui Georges Hobeika, RVDK Ronald van der Kemp, Rami Al Ali e Alexis Mabille, donando potenti suggestioni rétro allo sguardo. Georges Hobeika, in particolare, ha portato in scena un cat eye perfettamente in linea con il glamour anni ’60 e arabeggiante della sua collezione. Lo sguardo è rimasto il focus del make up nella quasi totalità dei beauty look: sottolineato da colori pastello o da nuance più decise (Giorgio Armani Privé, ad esempio, ha scelto il blu cobalto per il mascara e per l’ombretto), è stato invariabilmente accompagnato a un rossetto nei toni del nude. Ma c’è anche chi, come Homolog, ha presentato un trucco occhi a dir poco sui generis, circondandoli con un tripudio di glitter aurei a mò di mascherina scintillante; in tempo di Carnevale, un make up ricco di rimandi e reminiscenze.

 

Georges Chakra

Elie Saab

Juana Martin

RVDK Ronald Van Der Kemp

Rami Al Ali

Homolog

Alexis Mabille

Zuhair Murad

 

Paris Haute Couture Week SS 2024: una selezione di look

 

A Parigi, dal 22 al 25 Gennaio, è andato in scena il sogno dell’ Haute Couture. Le collezioni Primavera Estate 2024 hanno sedotto il parterre con un tripudio di creazioni fiabesche, impalpabili e iper raffinate: in passerella hanno sfilato complessivamente 30 Maison, un numero che ha incluso nomi già affermati e affermatisi di recente. Qualche esempio? Schiaparelli, Giambattista Valli, Dior, Chanel, Elie Saab, Valentino, Yuima Nakazato, Fendi, Giorgio Armani Privé, Jean-Paul Gaultier (che ha scelto Simone Rocha come guest designer del progetto di rilettura dei suoi codici estetici), Juana Martìn, Maison Sara Chraibi e Imane Ayissi. Tra i grandi ritorni risaltano quelli di Maison Margiela Artisanal e Robert Wun, nato a Hong Kong ma londinese d’adozione; assenti, invece, Iris Van Herpen (omaggiata con una retrospettiva al Musée des Arts Décoratifs visitabile fino al 28 Aprile), Mugler, Balenciaga, Thom Browne e Charles de Vilmorin. Non è passato inosservato il debutto di Peet Dullaert, la cui cifra stilistica si basa interamente sul concetto di “fatto a mano”, e parlando di debutti è d’obbligo citare anche quello dei 20 studenti delle scuole di moda parigine che Stéphane Rolland ha invitato a sfilare, attraverso le rispettive creazioni, insieme alla sua collezione. In questa gallery vi propongo una selezione di look della Haute Couture Week PE 2024 che ho amato particolarmente: fatemi sapere nei commenti che cosa ne pensate.

 

Georges Hobeika

Giambattista Valli

Chanel

Alexis Mabille

Julien Fournié

Giorgio Armani Privé

Elie Saab

Ashi Studio

Gaurav Gupta

Fendi

Robert Wun

Georges Chakra

Maison Margiela Artisanal

Dior

 

New York Fashion Week Primavera Estate 2024: mi è piaciuto…15 flash dalle sfilate

 

Comincia il recap di VALIUM sulle Fashion Week: voleremo a New York, Londra, Milano e Parigi per un resoconto delle sfilate Primavera Estate 2024. Assocerò ad ogni capitale della moda 15 flash riferiti ad altrettante collezioni; la selezione è dettata dal mio gusto personale o riguarda i brand di cui – per svariati motivi – più si è parlato. Iniziamo con New York, dove la Fashion Week si è tenuta dall’ 8 al 13 Settembre. Nella Grande Mela sono state 71 le collezioni svelate, un totale che include le sfilate e le presentazioni. Helmut Lang, alla cui direzione creativa ha debuttato lo stilista Peter Do, ha aperto la kermesse, conclusasi poi con lo show di Luar. Gli esordi, le assenze clamorose e i ritorni sensazionali hanno punteggiato una Fashion Week che ha segnato una decisa svolta nello stile Made in USA: minimalismo, monocromia, sostenibilità e inventiva potrebbero essere le sue parole d’ordine, rappresentate da brand di punta quali Proenza Schouler, Khaite, Gabriela Hearst, Collina Strada e Bevza (per menzionarne solo alcuni). Tra i grandi assenti Thom Browne, nominato nel Gennaio scorso nuovo Presidente del CFDA (e succeduto a Tom Ford dopo il mandato di tre anni di quest’ultimo), ma sono probabili future apparizioni “a sorpresa” considerato il 20esimo anniversario del suo marchio. Tempo di festeggiamenti anche per Coach, che ha celebrato con uno show non in calendario il primo decennio di Stuart Vevers alla direzione creativa. A “disertare” la Fashion Week sono stati, inoltre, Rodarte, Simkhai e Veronica Beard; da segnalare invece i ritorni di Ralph Lauren, Sally LaPointe, 3.1 Phillip Lim e Jonathan Cohen. La Fashion Week newyorchese ha contato, in conclusione, sulla presenza di label che incarnano una nuova accezione di stile: oltre a quelle già citate ricordiamo Area, Eckhaus Latta, Dion Lee, Puppets & Puppets e Ulla Johnson. Qui di seguito, i miei 15 flash.

 

Il minimalismo e i cromatismi geometrici di HELMUT LANG

Il mix and match e le suggestioni gipsy di COLLINA STRADA

I tessuti inediti e i colori cangianti di PRIVATE POLICY

L’eleganza essenziale e la candida sensualità di BEVZA

La femminilità fluttuante e i colori arcobaleno di PRISCAVera

Il trionfo di ruches e il monocromo fluo di ULLA JOHNSON

L’estro variopinto e il trompe-l’oeil sartoriale di COLIN LOCASCIO

I contrasti e i bagliori lunari di JASON WU

Il savoir faire e lo chic avant-garde di ADEAM

La sperimentazione e il denim “modulare” di AREA

Il lusso sostenibile e le linee che valorizzano la silhouette di GABRIELA HEARST

Il knitwear minimale e la palette pastello di PH5

Lo scintillio all over e i look eye-catching in stile Studio 54 di THE BLONDS

I grafismi e il denim degradè di MMAM

La sostenibilità e la giocosità gender neutral di Melke NYC

 

Foto di copertina via Unsplash

Calypso Fountain e Citrus Affair di NOVELLISTA: due nuove fragranze, due nuove storie per l’estate

 

Immaginate un profumo che è anche una storia. Un racconto, un luogo, un’atmosfera, tutti estrapolati da libri iconici e rimasti fortemente impressi nell’immaginario collettivo. Ad essi si ispira NOVELLISTA per la sua collezione di fragranze, una collezione paragonabile a un’ intrigante libreria olfattiva. Ogni profumo corrisponde ad un volume: ne cattura lo spirito per poi tradurlo in un aroma caratteristico ed evocativo. Questo spunto ha dato origine a una collezione di sedici Eau de Parfum elaborate da celebri maestri profumieri di Parigi e Grasse. Gli ingredienti, una serie di resine, assolute, oli essenziali ed estratti rari e pregiatissimi, derivano da tutti gli angoli del globo e vengono assemblati sapientemente. Il processo artigianale che dà vita ad un profumo somiglia quasi a un’operazione artistica, al making of creativo della scrittura di un libro. Non è un caso che dietro il marchio NOVELLISTA si celi un team indipendente del quale fanno parte artisti, esperti del profumo e di letteratura, appassionati del bello. Ognuno di noi può scegliere la sua fragranza negli scaffali della “collezione/libreria”: per vivere un’esperienza sensoriale del tutto unica e salpare verso un viaggio olfattivo che arricchirà l’avventura della propria esistenza. In occasione dell’estate, NOVELLISTA ha lanciato due nuovi profumi: Calypso Fountain e Citrus Affair.

 

novellista@jirihlousek

 

CALYPSO FOUNTAIN

Questa Eau de Parfum da donna (creata dalla profumiera Caroline Sabas) fa riferimento all’ Odissea di Omero e al ritorno di Ulisse ad Itaca dopo la guerra di Troia. Il suo viaggio durerà dieci anni, e non sarà certo privo di peripezie. Prima di tornare dall’ amata moglie Penelope, infatti, Ulisse naufraga sull’ isola di Ogigia: è qui che ha inizio la storia a cui si ispira Calypso Fountain. Il nome della fragranza è indicativo. Calipso è la splendida ninfa che, non appena vede Ulisse, si innamora di lui all’istante. Riesce a trattenerlo a Ogigia per ben sette anni, promettendogli l’immortalità se rimarrà per sempre. Ma Ulisse rifiuta senza se nè ma: vuole a tutti i costi ritornare a Itaca e riabbracciare Penelope. Calypso Fountain racchiude gli aromi di quell’ isola sperduta nel Mediterraneo. Rievoca i sentori del suo mare, della sua brezza. E’ una fragranza che parla di amore: l’amore tormentato di Calipso per Ulisse, l’amore eterno di Ulisse per Penelope; due sfaccettature della passione molto diverse, ma intrise di fascino in parti uguali. L’aria inebriante di Ogigia si respira sin dalle note di testa del profumo: accenti agrumati di bergamotto si uniscono al chinotto in un connubio frizzante, all’ insegna della freschezza, dove l’ananas si insinua con la sua invitante dolcezza. Il cuore è un bouquet floreale che sfoggia accordi di fiori di loto, rosa e petali di gelsomino, originando un mix di luminosità, suggestioni esotiche e raffinatezza. Il fondo, caldo e sensuale, combina il sandalo con il legno di palma, l’ambra dorata e il muschio, creando un imprinting sfolgorante ed impalpabile al tempo stesso.

 

 

CITRUS AFFAIR

 

novellista@jirihlousek

Unisex come la maggior parte delle fragranze di NOVELLISTA, Citrus Affair (creato dalla profumiera Marie Huguenot) si ispira alla poesia “Mignon” contenuta nel romanzo “L’apprendistato di Wilhelm Meister” di Johann Wolfgang von Goethe. In quei versi Mignon, giovane donna italiana che vive con una troupe di giocolieri, esprime la sua nostalgia per la patria natia, i suoi luoghi e i suoi profumi. A fare da sfondo a Citrus Affair è lo scenario della Costiera Amalfitana. La fragranza esordisce con note di testa travolgenti a base di zenzero, limone e pompelmo: un inno scintillante alla gioia e alla giocosità. Il cuore, floreale/agrumato, combina i fiori degli agrumi con il mandarino, il gelsomino e la rosa. Il fondo decanta lo splendore della Costiera Amalfitana tramite accordi sensuali e armonici di muschio, legno di sandalo biondo e infusione di ambra. Il risultato? L’eleganza e l’intensità del jus si amalgamano in un connubio ad alto tasso di seduttività.

 

 

Calypso Fountain e Citrus Affair, custoditi negli inconfondibili flaconi minimali delle fragranze NOVELLISTA, sono disponibili in versione Eau de Parfum nel formato da 75 ml.

Photo courtesy of Press Office

 

Haute Couture PE 2023: flash dalle sfilate di Parigi

 

Anche se con qualche giorno di ritardo, un flash sulle sfilate Primavera Estate 2023 di Haute Couture non può mancare. Dal 23 al 26 Gennaio scorso, a Parigi, 31 Maison hanno riportato in scena l’ Alta Moda: creazioni che inneggiano alla maestosità, alla genialità creativa, all’eccellenza sartoriale. Ripristinato il format in presenza dopo la lunga pausa dovuta al Covid, i fashion show sono tornati a stupire e a sbalordire. I top names della Couture c’erano tutti: da Schiaparelli a Iris Van Arpen, da Fendi a Dior, da Chanel a Giorgio Armani Privè. Valentino è riapprodato nella Ville Lumière, che aveva abbandonato temporaneamente per Roma. Jean-Paul Gaultier, proseguendo nel progetto che invita altri designer a reinterpretare il suo stile, si è avvalso stavolta del talento di Haider Ackermann. Tra i prestigiosi nomi in calendario anche Raul Mishra, Georges Hobeika, Julien Fournié, Elie Saab, Viktor & Rolf, RVDK Ronald Van Der Kemp, Yuima Nakazato e Zuhair Murad. E se l’assenza di Balenciaga e Maison Margiela non è passata inosservata, in molti hanno atteso il ritorno di Mugler con Casey Cadwallader alla Direzione Creativa. A lasciare senza fiato il parterre sono state, inoltre, le collezioni dei new talents: l’indiano Gaurav Gupta, la Maison Sara Chraibi dell’omonima stilista marocchina e Robert Wun, originario di Hong Kong, hanno presentato creazioni strutturalmente ricercate e di forte impatto. Nella gallery che segue, una selezione di 10 look estrapolati da altrettante collezioni.

 

Schiaparelli

Daniel Roseberry si ispira all’ “Inferno” della “Divina Commedia” di Dante per proporre spettacolari creazioni realizzate con materiali inediti: perline di legno, lastre di latta rivestite di pelle, pigmenti applicati sugli abiti manualmente, plastron di madreperla, busti di rame che sembrano gigantesche conchiglie. Le minuziosissime riproduzioni delle teste del leone, del leopardo e della lupa integrate nei look, ottenute modellando a mano un mix di resina, materiali sintetici e schiuma, sono subito diventati gli iconici emblemi della collezione.

Christian Dior

Maria Grazia Chiuri rende omaggio a Joséphine Baker, cantante e ballerina ma anche attivista e benefattrice: lottò, in particolare, contro il razzismo e a favore dei diritti civili dei neri. La collezione è un’ode allo stile di un periodo che abbraccia gli anni ’20, ’30, ’40 e ’50 del ‘900. Tailleur sagomati, lunghezze alla caviglia, pantaloni ampi, suggestioni Decò, frange, paillettes e sinuosi long dress argentati, tutti rigorosamente abbinati a sandali con un alto plateau, fanno da leitmotiv a look concepiti per accompagnare l’icona del varietà francese dal camerino fino al palcoscenico.

Rahul Mishra

Ad ispirare Rahul Mishra è Atlantide, la leggendaria città sommersa, luccicante d’oro ed adagiata su una stupefacente barriera corallina. La sovrastano le enormi masse d’acqua, i paesaggi terrestri, il cosmo (“Cosmos” è anche il titolo della collezione) con le sue galassie e i suoi pianeti: il couturier “racconta” tutto questo servendosi di uno sfarzoso tripudio di piume, paillettes e ruches. Il color turchese, presente in dosi massicce, rievoca la maestosità del mare e delle divinità marine.

Giorgio Armani Privé

Armani omaggia Arlecchino e la Commedia dell’ Arte Veneziana: le classiche losanghe colorate si declinano in tutte le varianti possibili, ma il risultato è immancabilmente ultra chic. Anche le nuance tipicamente arlecchinesche vengono rivisitate, includendo nella palette il malva, il verde acqua, il rosa pallido, l’oro e il bluette. Il caratteristico motivo a rombi si accompagna non di rado alla gorgiera e dà il meglio di sè sui lunghi abiti di volta in volta sinuosi o fluttanti, sui pantaloni svolazzanti e sui giacchini, dove si ammanta di cristalli.

Zuhair Murad

Zuhair Murad guarda ai tempi d’oro della Costa Azzurra: quel periodo mitico, intriso di glamour e popolato di feste, che va dagli anni Venti agli anni Sessanta del ‘900. La collezione è un’ esplosione di sfarzo. Abiti hollywoodiani si impreziosiscono di piume e di cascate di cristalli, drappeggi e stole in stile “Il Grande Gatsby”. La palette è altrettanto ricca, esplora un range di nuance mozzafiato in cui risaltano il giallo oro, il lime, l’acquamarina, il fucsia carico e l’arancio.

Jean-Paul Gaultier

Haider Ackermann reinterpreta Gaultier e lo fa in un modo assolutamente personale, glorificando il concetto di “Couture” allo stato puro. L’ accuratezza sartoriale raggiunge l’apice, le modelle sfilano con l’eleganza di gazzelle e assumono pose ricercate davanti all’ obiettivo dei fotografi. I pantaloni a vita alta drappeggiati in vita sono il capo iconico della collezione. Si abbinano a corsetti che rielaborano i “coni” di Gaultier, a top di piume, bralette scultoree e giacche marsina con coda di rondine.

Valentino

L’ Haute Couture è fantasia, libertà, creazione a ruota libera. E’ la possibilità di osare, di sperimentare, di dare vita a sempre nuove e immaginifiche identità. Ispirandosi ai Club più innovativi e iconici del ‘900, Pierpaolo Piccioli rivisita l’ heritage di Valentino Garavani coniugandolo con l’estetica gender fluid e una potente audacia. Il womenswear sbalordisce con lunghezze micro, grandi fiocchi neri applicati in aree strategiche del corpo, slip tempestati di cristalli abbinati a spesse calze fluo; abiti avvolti in un vortice di ruches svelano squarci e trasparenze inaspettati. Le cromie, impattanti, spaziano dal Pink PP al verde acqua passando per il rosa baby, il corallo, l’oro e  il lilla.

Gaurav Gupta

Shunya, questo il nome della collezione, in Sanscrito significa “zero”. Una cifra che si associa al primordiale, all’archetipo, e permette a Gupta di esplorare i concetti di spazio e di tempo. Gli abiti sono sculture in movimento, combinano riferimenti mitologici con suggestioni surrealiste: forme ondulate e drappeggiatissime si congelano in un alito di vento, ricami scintillanti rievocano la lava di un vulcano o le onde di un oceano, decori forgiati come sinuosi serpenti avvolgono il corpo in omaggio alla dea Kundalini.

Maison Sara Chraibi

La collezione, intitolata “The Fabric of Dreams”, rivela un preciso impianto strutturale: non a caso, la designer marocchina Sara Chraibi è un architetto che ha scelto di intraprendere l’avventura della Haute Couture. Gli abiti sono plasmati da un’ “impalcatura” in cui miriadi di fili di sabra (una seta ricavata dall’ aloe vera) si intrecciano sapientemente, originando anche cascate di frange, sontuosi decori e lunghi mantelli. Ornamenti in oro, gioielli e un tripudio di perle donano una preziosità quasi sacrale ai look, accentuata da un copioso utilizzo del velluto.

Robert Wun

Adorato dalle celebrities, Wun è celebre per i suoi abiti ultra plissettati simili a straordinarie sculture. La collezione “Fear”, che ha presentato a Parigi, l’ha progettata ispirandosi ai piccoli incidenti della vita quotidiana; il designer li prende come spunto per tramutarli in un’ode al bello. Drappeggi, plissè, forme ricercate e scultoree predominano in ogni look. Le piume ricorrono, i ricami e le perline rappresentano in modo sublime gli “incidenti”: macchie di vino rosso su un outfit in total white, orli bruciacchiati, gocce di pioggia sparse su un mantello diventano virtuosismi di stile.

 

 

Chanel e il bob bon ton

 

E’ un taglio intramontabile, sempre sulla cresta dell’ onda: nel 2023, il bob rimane in vetta alla classifica degli haircut più gettonati. Con il passar del tempo si è declinato in innumerevoli versioni senza mai venir meno alla sua allure. E pensare che è ultracentenario! Venne lanciato infatti nel 1909 dall’ haistylist parigino Antoine, che si ispirò a Giovanna D’Arco per rivoluzionare le chiome dell’ epoca. Molti anni prima della voga delle “flapper”, Antoine inneggiava all’ emancipazione femminile servendosi di un paio di forbici. Ideò un taglio corto, che sfiorava appena la mandibola, con l’intento di porre fine al predominio dei capelli lunghi che schiavizzavano le donne. A quanto pare, riuscì pienamente nella sua impresa. Oggi possiamo contare su una vasta gamma di bob: stratificato, scalato, voluminoso, con le punte sfilate o rivolte all’ insù, con frangia o senza. Chanel, per la sfilata della sua collezione ready-to-wear Primavera Estate 2023, lo ha proposto in una splendida variante bon ton. I capelli delle modelle sono lunghi fino al mento, lisci e con le punte leggermente arrotondate. La riga in mezzo prevale, niente frangia: in passerella ne appare solo una. L’ hairstyle scelto è semplicissimo, eppure incredibilmente chic. Le chiome, setose e lucide, incarnano un’ eleganza disinvolta; il mood è raffinato e carefree. E’ la dimostrazione che il bob, pur nel suo minimalismo, non conosce cali di gradimento. E proprio nella linearità che lo contraddistingue, nella lunghezza che incornicia il viso, nella femminilità spigliata, mai ridondante, risiedono i punti di forza di questo taglio senza tempo.

 

 

 

Giambattista Valli AI 2022/23: 6 look da fiaba

 

Verde menta, argento, bianco e rosa ghiaccio: una palette di colori freddi, eterei, sognanti, esalta dei veri e propri abiti da fiaba. Giambattista Valli li dosa sapientemente e li abbina con cura. Le scarpe che accompagnano i look, ad esempio, sprigionano invariabilmente un luccichio argentato. I collant sono bianchi e spessi, rimandando all’ epoca che ha ispirato la collezione Autunno Inverno 2022/23 del designer romano: gli anni ’60 immortalati da Henri Cartier-Bresson in un celebre scatto ambientato a Parigi, all’esterno della Brasserie Lipp, dove un’anziana signora osserva con sguardo truce una ragazza in minigonna inguinale. Quell’ era rivive nei minidress cortissimi e minimal, dalle linee dritte o vagamente ad A. Ed è straordinario come all’ essenzialità delle forme si affianchino elementi in grado di plasmare capi più che mai iconici e preziosi. Un grande fiocco sul davanti, un top impalpabile e un pattern punteggiato di strass, un “pavé” di paillettes su un abito con colletto a punta ammantano le creazioni di fatata raffinatezza. Un corpetto con vertiginosa scollatura a cuore, orlato di ruches e impreziosito di ricami, si assembla a una full skirt tramutandosi in un sogno in total white. E poi ci sono i look nuvola: un autentico tripudio di ruches in tulle che adornano silhouette fascianti o con accenni di strascico, “sbocciano” sugli abiti e li arricchiscono di vaporosi decori. Bagliori argentei profusi valorizzano ogni creazione, inneggiando al coté fiabesco di una collezione che, nata in omaggio al ribelle mood sessantottino, non ha esitato ad avvolgerlo nell’ alone “chic and cool” che è ormai un signature di Giambattista Valli.

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Halloween sotto la Piramide e i racconti di un’estate mozzafiato

Maurice nei panni del clown che lui stesso ha ideato

In un pomeriggio di questo assolato Ottobre, raggiungo il Principe telefonicamente in quel di Maiorca. Si gode il mare cristallino dell’ isola, ma non sta con le mani in mano: all’ indomani di questa intervista debutterà con un progetto a cui tiene moltissimo, il disco-show “Gloss’n’Glitter” che lo vedrà esibirsi insieme a Francesca Faggella. Maurice mi risponde dalla spiaggia; è euforico, appagato da un’ estate in cui ha alternato il relax a performance inedite e di assoluto prestigio. Adesso si appresta a trascorrere una notte di Halloween da mozzare il fiato. Il 31 Ottobre, infatti, sarà uno dei protagonisti (gli altri rispondono ai nomi di Cirillo, Saccoman e Ricci Jr.) del Memorabilia in programma al mitico Cocoricò di Riccione. In attesa di quel che si preannuncia un Memorabilia memorabile (il gioco di parole è intenzionale), ci racconta le tappe salienti della sua straordinaria stagione calda. Senza spoilerare, vi anticipo che partiremo dalla spiaggia di Rimini per poi raggiungere Venezia, dove Maurice ci ospiterà  in un “vanitosissimo” club color fucsia, e approderemo infine a Legnago, in provincia di Verona, per immergerci nelle magiche atmosfere circensi. Naturalmente, non finisce qui. Maurice è imprevedibile, irresistibile e soprattutto inesauribile: insieme a lui viaggeremo in molti altri luoghi ancora. Che siano ad alto tasso di splendore, e risultino ulteriormente suggestivi grazie al suo eloquio…beh, ça va sans dire! Ma rimarremo anche in Italia, dove il Principe dirà la sua sui giovani, sui valori e, dulcis in fundo, sul governo capitanato da Giorgia Meloni

 

 

Tra questo nostro appuntamento e l’ultimo, praticamente c’è di mezzo un’estate…La tua come è stata, come la definiresti in una manciata di aggettivi?

Una manciata non basterebbe, ce ne vorrebbe un grande cesto pieno! In buona sostanza la definirei soddisfacente, appagante sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello dell’espressione professionale e artistica. Ho cercato anche di stare il più possibile in mezzo alla natura: amo impegnarmi in ambito lavorativo così come immergermi negli ambienti naturali più svariati, sono sfaccettature che fanno entrambe parte della mia essenza. In me c’è il lato glamour e mondano ma anche quello, diciamo così, un po’ “selvaggio”.

Dopo le chiusure e le restrizioni degli ultimi due anni, sembriamo aver recuperato una buona percentuale di normalità. Nei mesi scorsi sei riuscito a trovare il perfetto equilibrio tra la vacanza, il relax, e progetti di lavoro forse più sporadici, ma decisamente prestigiosi…

E’ proprio così. Anche se a volte gli impegni di lavoro mi portano in luoghi un po’ più impegnativi dal punto di vista sociale, e la mia ricerca si svolge in località più solitarie e meno frequentate. Non mi è capitato ancora, purtroppo, di fare uno spettacolo in una location improbabile tipo, che so, una spiaggia, un bosco, oppure di esibirmi durante un concerto all’alba…Mi piacerebbe molto, ma finora non ne ho avuto l’occasione. Solo in quel caso riuscirei a far combaciare i due aspetti di me stesso. Gli eventi di massa mi gratificano, però desidererei mettermi in gioco in qualcosa di più intimo. Vorrei esprimere la mia personalità in tutte le sue sfaccettature, e adorerei farlo in scenari liberi da qualsiasi vincolo. Anche quello tecnologico…

 

Uno scorcio di Maiorca, buen retiro del Principe

Cominciamo dal relax: dove ti sei spostato, e con che spirito hai vissuto le torride giornate vacanziere?

In città, i 40 gradi all’ ombra erano veramente fastidiosi. Ma in location più gradevoli e meno impregnate dallo smog ho sopportato l’afa molto bene. Quello ho notato ovunque, a ogni modo, è che quel caldo insostenibile ha fatto proliferare un’incredibile quantità di insetti! Io che non venivo mai punto da zanzare e pappataci (un vantaggio dell’avere il poco appetibile sangue blu! ahahah!), sono stato invece perseguitato da loro. Per quanto  riguarda  i  momenti  di  relax,  di  solito  li  passo  in  Brianza  da  mia  sorella: l’ambiente è quieto, l’aria pulita e la casa è bellissima. Per il resto, ho spalmato le vacanze in luoghi molto interessanti: città d’arte, isole varie (dalle Canarie a quelle greche), in giro per il Mediterraneo e l’Adriatico. Il mio Grand Tour si è temporaneamente interrotto, perché richiede  tempo  e  concentrazione.  Ho  lavorato molto e le cose belle voglio gustarle appieno, non con il pensiero che il giorno dopo avrò uno  spettacolo!  Proseguirò  il  Tour  questo  inverno,  ho  già  in  mente  delle  tappe importanti. Le frontiere si sono riaperte e mi piacerebbe, per esempio, partire dalla Turchia per poi arrivare in India passando per l’Azerbaigian, è un desiderio forte… Prevedo di ritornare a Parigi, a Londra, perché comunque l’Europa ha un suo passato da esplorare, ma attualmente privilegerei l’Oriente: se Grand Tour significa andare alla ricerca di valori, storia e cultura, anche gli orientali hanno molto da insegnarci. Una delle mie prossime mete sarà  New York. Vorrei sondare cosa ha ispirato nell’ underground artistico lo strano periodo che stiamo vivendo. Se pensi che l’arte moderna ha più di 100 anni, diventerebbe una ricerca dei fermenti che hanno dato origine all’ arte contemporanea e alle avanguardie. Perciò sarebbe molto interessante anche sotto questo punto di vista. Quel che è certo, è che ho tanta voglia di girare! Dopo tutte le chiusure e le restrizioni anti-Covid voglio girare, girare e ancora girare…Il mio Grand Tour diventerà un “worldwide tour”!

 

 

Cosa ci racconti, invece, relativamente al lavoro e agli eventi più salienti a cui hai preso parte?

Tra gli eventi più interessanti e gratificanti c’è stato senz’altro il Memorabilia al Rimini Beach Arena. C’erano parecchi dubbi su come organizzare il format: il timore era che l’animazione si perdesse un po’ nell’ enormità di quel palco, perché era un palco da festival. Io ho accettato la sfida e non mi sono limitato a presentare, mi sono esibito nelle mie performances. Ho messo insieme una gran quantità di costumi, ho invitato artisti e acrobati…Il risultato è stato uno spettacolo dal forte impatto teatrale, ma soprattutto dalla carica emozionale travolgente. Con le 10.000 persone che hanno partecipato si è subito instaurato un contatto bellissimo, sublime, commovente. Alla fine dell’evento, quando ero già struccato e indossavo gli abiti della quotidianità, ho voluto ringraziare il pubblico non nei panni del Principe Maurice, bensì in quelli di Maurizio Agosti, per  l’energia  che  avevo ricevuto.  Aver  riunito  10.000 persone  è  stato incredibile, non è scontato che uno spazio si riempia…Anche i giovanissimi, che magari non mi hanno mai sentito nominare, sono accorsi in massa. Il fatto che siano affascinati da me mi entusiasma, perché mi considero un portatore di valori oltre che di immagine. Vedere che ascoltano le mie esortazioni a credere in qualcosa che va al di là del futile, del passeggero, e ti accompagna per tutta la vita, dà speranza…I giovani capiscono la sincerità del mio messaggio e la apprezzano, si commuovono. Io non li incito a essere belli, ricchi e famosi senza far niente. Parlo loro di passione, libertà, dignità e amore…Non è facile, eppure funziona e sono molto gratificato da tutto questo.

 

Qualche scatto dell’affollatissimo Memorabilia al Rimini Beach Arena

La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ti ha visto come sempre protagonista. Quest’anno ti sei esibito quotidianamente negli spazi color fucsia del VF Club (il disco club di Vanity Fair) all’ Hotel Bauer. Immagino che ne avrai di cose da raccontarci, su quell’ esperienza!

Ho ricevuto una chiamata da Sergio Tavelli, un straordinario dj milanese residente al Plastic, che è stato incaricato di creare la colonna sonora del Vanity Club.   Il club fa parte di un preciso progetto di Vanity Fair: essere presenti non solo su carta, non solo sul web, ma anche fisicamente con un concept di clubbling puro, dove c’è musica, ci si diverte e si incontra gente in tutta libertà. Sergio Tavelli mi ha chiesto se ero interessato a occuparmi dell’intrattenimento e ho risposto subito di sì. Con Simone Marchetti, il direttore di Vanity Fair, c’è stata un’intesa immediata. Tra l’altro, ho scoperto che era un mio fan da tempo! La cosa è reciproca, dato che trovo il nuovo Vanity Fair molto accattivante. Marchetti mi ha lasciato carta bianca riguardo l’organizzazione dell’entertainment,  però  bisognava  declinare  il  tutto  anche  secondo  il  gusto  dello sponsor delle prime tre serate, ossia Valentino; ma quando ho parlato di Ba-Rock, vale a dire rock con un tocco veneziano settecentesco, ho ricevuto un consenso unanime! Ho avuto piena libertà anche dal punto di vista dei costumi: Flavia Cavalcanti e l’Atelier La Bauta di Venezia hanno interpretato sublimemente l’immagine che intendevo dare di me. E’ stata un’esperienza straordinaria! Ho visto entrare nel V Bar del Bauer, uno degli hotel più sontuosi di Venezia, gente stupenda di ogni genere ed età, gente che ha colto alla perfezione lo spirito del Club così come era stato concepito da Simone Marchetti. L’ esperimento ha ottenuto un successo enorme grazie anche all’ organizzazione stratosferica del Gruppo Condè Nast e all’ efficienza dell’Hotel Bauer, che ha offerto un servizio super top sia riguardo al beverage che all’accoglienza. Durante la Mostra del Cinema ci sono state altre feste prestigiose, a Venezia, ma il Lido era piuttosto morto: vive ormai solo della proiezione dei film, non esiste più quel lato mondano che a me piaceva molto. Io sono riuscito a organizzare alcune cene deliziose alla Terrazza della Biennale avvalendomi della maestria di Tino Vettorello, lo chef ufficiale della kermesse. Ho avuto ospiti importanti come Fakhriya Khalafova, un’intellettuale ed attivista imparentata con il presidente dell’Azerbaigian che è anche stata ricevuta in Comune. Ma la cosa più bella della Mostra del Cinema 2022, secondo me, è stata la serie di feste del Vanity Club.

 

Maurice con un ospite all’ inaugurazione del VF Club di Vanity Fair

Il Ba-Rock del Principe al Vanity Club (tutti i look che ha sfoggiato sono firmati Atelier la Bauta e Flavia Cavalcanti Costumes Milano)

Foto di gruppo davanti alla chiesa di San Moisè: qui il mattatore del Vanity Club è con (da sinistra a destra) Valentina Corio, Organizzazione Eventi del Gruppo Condé Nast, la sua collaboratrice Serena Marchetti e il dj e direttore artistico milanese Sergio Tavelli. Sullo sfondo c’è il performer Luca Zanni

Parlaci dei Vip che hai incrociato al VF Club: impressioni, resoconti, aneddoti e quant’altro…Trovo che sia stato davvero molto divertente intrattenere le star del cinema in un’iniziativa patrocinata (per i primi tre giorni) anche dalla Maison Valentino.

Ogni  star  che  ha  sfilato  sul  red  carpet  è  passata  anche  al  Vanity  Club,  sarebbe impossibile fare un elenco!   Sono stati tutti molto carini e simpatici, abbiamo bevuto champagne a fiumi, ma la celebrity che mi ha fatto più piacere rincontrare dopo tanti anni è stata Amanda Lear. Abbiamo ricordato i tempi in cui veniva a trovarci al Cocoricò, in seguito ci siamo ritrovati a Parigi varie volte. Non la vedevo da diversi anni e l’ho trovata in splendida forma, più brillante e ironica che mai! Ci siamo divertiti un sacco. Ecco, con Amanda mi sono intrattenuto un po’ di più. Poi c’era un folto gruppo di attrici e attori giovanissimi che, grazie alla mia presenza, riusciva a immergersi in quella dimensione di club internazionale che normalmente a Venezia non esiste. L’ esperimento di Vanity Fair ha funzionato e questi ragazzi, cosmopoliti e abituati alla nightlife di Parigi e di New York, sono diventati la mia corte meravigliosa – peraltro, una corte bellissima da vedere. Uno degli ospiti più simpatici e interattivi è stato senz’altro Simone Marchetti, il direttore di Vanity Fair. Non è mai mancato, ha ballato con noi, ci presentavamo amici a vicenda…Tutto il gotha della Condè Nast ha gradito tantissimo il progetto del VF Club, che avrà sicuramente un seguito. Non solo a Venezia, ma in giro per il mondo.

 

Con Luca Zanni

Sul red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella foto sotto insieme alla moglie Flavia Cavalcanti

Con Alberto Barbera, il direttore della Mostra del Cinema di Venezia

Il red carpet di Flavia Cavalcanti

Passando a giorni più recenti, dal 21 al 25 Settembre sei tornato ad animare il Salieri Circus Award. Immagino che questa seconda edizione abbia ottenuto un successo altrettanto esplosivo della precedente…

Ti dirò che ha avuto ancora più successo della precedente! La prima edizione era già diventata d’amblé un must internazionale nell’ ambito dei festival internazionali di arte circense. Quest’ anno, inoltre, abbiamo avuto un’orchestra di musica classica (l’anno scorso non era stato possibile a causa delle restrizioni anti-Covid), 36 elementi diretti dal maestro Diego Bosso, e poter godere della musica ritmo-sinfonica in sottofondo ha donato un tocco magico alle strabilianti esibizioni degli artisti. La giuria, prestigiosissima e tutta al femminile, si è trovata “costretta” a conferire due ori pari merito, due argenti pari merito e quattro bronzi pari merito grazie all’incredibile bravura dei performer circensi. Avrebbero tutti meritato il podio. Questa edizione ha potuto avvalersi anche della presenza di Silke Pan, un’ex trapezista che dopo un incidente occorsole durante le prove di uno spettacolo è diventata paraplegica: nonostante tutto, è riuscita a creare uno straordinario numero di equilibrismo dando un importante segnale di rinascita. Io che normalmente mi dedicavo alle mie performance, ho deciso di lasciar perdere. Quello che stava facendo lei era talmente toccante e significativo che affiancarlo a qualsiasi altra esibizione sarebbe risultato superfluo.

 

Foto di gruppo con gli artisti del Salieri Circus Award

Il Principe con David Larible, uno dei clown più celebri al mondo

 

Tenendo d’occhio i tuoi social, noto che stai volando a Maiorca con una certa regolarità. Buen retiro a parte, i tuoi viaggi hanno per caso qualcosa a che fare con il progetto Gloss’n’ Glitter insieme a Francesca Faggella?

Proprio così. Il 6 Ottobre, infatti, ci siamo esibiti in un evento Gloss’ n’ Glitter che diventerà un appuntamento fisso settimanale: si è tenuto al MOMOS, un club nuovo, coccolo ed esclusivo nella Cala Major di Maiorca. Ma ti dò una fantastica anteprima: presto Gloss’ n’ Glitter arriverà in Italia e debutterà il 19 novembre in uno dei più prestigiosi club della penisola: il leggendario TENAX di Firenze. Per quanto riguarda Maiorca, cominceremo in controtendenza: invece di proporre lo spettacolo in estate, quando è pieno di gente, lo porteremo avanti in inverno per gli aficionados dell’isola come me e per chi ama Maiorca al punto tale da raggiungerla anche al di fuori dei mesi caldi.

 

Maurice interpreta Andy Warhol in “Gloss’n’Glitter”, lo show che porta avanti insieme a Francesca Faggella

Maiorca by night

Cambiamo per un attimo argomento e passiamo all’ attualità. Il 25 Settembre ha sancito un netto cambio della guardia nella coalizione che guida il nostro Paese. Era un risultato che ti aspettavi? E cosa pensi al riguardo?

Era un risultato secondo me abbastanza scontato. Spero soltanto che chi ha l’enorme responsabilità di traghettare la nazione in un periodo duro come questo possa farlo nel migliore dei modi, ma nel rispetto di tutti. Mi auguro che Giorgia Meloni capisca che va a governare una nazione che l’ha votata, ma che è anche composta da tante altre persone che hanno i loro diritti e i loro doveri. Sarebbe bello che la prima donna premier, stravotata e quindi con tutto il diritto di governare, sentisse il dovere di farlo per tutti rispettando le conquiste sociali di chi la pensa diversamente da lei.

I drammi del caro bollette e la crisi economica che l’Italia sta attraversando, a tuo parere, riusciranno a mantenere intatta la voglia di evasione e di divertimento?

Intanto di crisi ne abbiamo avute anche di più gravi, ma è proprio nei momenti di crisi che c’è la voglia di evadere. E la filosofia del carpe diem, ormai insediatasi nella mia mente come nella mente di molti, ci dice “godiamoci l’attimo, divertiamoci, del doman non v’è certezza”. Anche la Repubblica di Weimar nacque in un momento drammatico. Poi è sfociata nel Nazismo e pensarci fa un po’ paura, ma ha dato vita al movimento del cabaret berlinese che ha fatto scuola sia a livello di entertainment che di denuncia sociopolitica virata sulla satira e sull’ ironia. Per cui no, non credo che in questo periodo la gente girerà senza un soldo in tasca. Non sono così pessimista! Il divertimento rimarrà sempre una via di fuga.

 

La facciata del Teatro Salieri di Legnago, dove ogni anno si tiene il Salieri Circus Award…

…e il Principe sul palco del Teatro

Con quale mood stai affrontando il giro di boa stagionale?

Non è facile fare progetti in questo momento storico, io però adoro l’autunno: lo trovo sontuoso con tutti i suoi ori, con tutti i suoi rossi. Mi piace, mi appartiene, è molto nelle mie corde. E’ il mio concerto preferito ne “Le quattro stagioni” di Vivaldi, quindi lo aspetto a braccia aperte anche se oggi mi sto godendo il sole sulla spiaggia di Maiorca. Qui è estate! Professionalmente sto sviluppando alcune idee, ma dopo la pandemia tutto è diventato last minute. Uno dei miei progetti, come ti dicevo, è girare, viaggiare molto, sia per volontà personale che per motivi di lavoro.

 

 

Potresti anticiparci qualche evento tra quelli a cui ti appresti a partecipare? Anche solo stuzzicando la nostra immaginazione, se non ti va di svelarne i particolari per filo e per segno…

C’è nell’aria di poter realizzare un dinner show molto prestigioso e molto bello in Italia per poi portarlo anche a Parigi. Andrò a Parigi la prima metà di Novembre: è una città che mi ha dato tantissimo nel periodo in cui ero legato a Grace Jones. Con Grace abbiamo abitato per un periodo sull’ Ile Saint-Louis (una bellissima isola in mezzo alla Senna), per cui anche solo l’idea di tornare nella Ville Lumière mi galvanizza. Prima però voglio sperimentare qui il nuovo spettacolo, perché questo é il mio “terreno”. Soltanto dopo lo proporrò alla grande in Francia (e altrove.)… Il dinner show è una dimensione che continuo a sviluppare con la famiglia Venerandi, proprietaria tra l’altro de l’Odissea di Treviso. E’ lì che realizzo e attualizzo le mie performance. A proposito dei Venerandi, verrà festeggiato a breve il 50esimo di attività di Renzo, il patriarca della famiglia. Il mio  progetto  più  importante  è  senz’altro  quello  di  realizzare  un  dinner  show  di prestigio,  indipendente,  che  possa  avvalersi  anche  di  alcuni  degli  artisti  che  ho incontrato  al  Salieri  Circus Award,  e  possibilmente  della  collaborazione  del  regista Antonio Giarola (il direttore artistico del festival). Vorrei cercare di chiudere il cerchio, poi, con il progetto teatrale incentrato sul rapporto con il mio fratello gemello. Ci tengo molto, ma oltre ai contenuti sarà importante il modo in cui mio fratello verrà materializzato. Ho optato per un ologramma tridimensionale: non vorrei che il mio gemello risultasse troppo etereo e fantasmatico, deve apparire come una persona in carne e ossa. Nel frattempo, i testi e la colonna sonora stanno delineandosi. Non appena l’aspetto tecnologico si sarà risolto, penso di poter mandare in scena la pièce. Forse la primavera prossima, magari in un importante festival teatrale. Ho tante ambizioni su questo progetto, perché è un lavoro che mi rappresenterà al 100 per cento.

 

Ancora un’ immagine del Salieri Circus Award

Concludo l’intervista chiedendoti di raccontarci cosa farai a Halloween, una festa che sia io che te sentiamo molto.

Il 31 Ottobre sarò al Cocoricò. A Halloween unirò le mie due grandi passioni: la festa in sé  e  il  fatto  di  poterla  festeggiare  alla  Piramide  con  una  magica  versione  del Memorabilia. Sarà un Memorabilia in salsa halloweeniana! Vi dò qualche anticipazione. Indosseremo outfit di Flavia Cavalcanti in total white, ma macchiati di sangue. Non dimentichiamo che il bianco in Oriente è il colore del lutto. Il sangue? Ne sputiamo tanto, quindi perché non rappresentarlo in questa notte di sofferenze e spiriti? Il mio look avrà un’impronta che fonde il Kabuki con il Buto e con i paramenti sacri della tradizione cattolica. Un funerale surreale…  La  vera  chicca  sarà  che  per  la  prima  volta  canterò  dal  vivo  la  famosa “Passacalli della Vita”, capolavoro rinascimentale dei Stefano Landi, nel remix techno realizzato con i Datura.

 

Al Vanity Club con uno dei costumi Ba-Rock creati da Flavia Cavalcanti

 

Photos courtesy of Maurizio Agosti

 

Parigi Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Stamattina voliamo a Parigi per il quarto ed ultimo appuntamento con la rassegna dedicata alle Fashion Week delle collezioni Primavera Estate 2023. Nella Ville Lumière, dopo gli stravolgimenti dovuti al Covid, le grandi griffe sono tornate tutte in passerella, nessuna esclusa. Dal 27 Settembre al 4 Ottobre hanno sfilato top names della moda quali Dior, Saint Laurent, Comme des Garçons, Balmain, Chloé, Vivienne Westwood, Balenciaga, Valentino, Givenchy, Chanel, Miu Miu e molti altri ancora. Anche la lista di debutti sul catwalk parigino include brand eccellenti: Victoria Beckham, The Row, A.W.A.K.E. MODE e Zimmermann hanno scelto la capitale francese per presentare le loro nuove collezioni. Sempre a Parigi è andato in scena il primo défilé che ha fatto seguito alla scomparsa di Issey Miyake, il cui marchio si avvale della direzione creativa di Satoshi Kondo già dal 2020. Come di consueto, tutti gli show sono stati trasmessi in streaming sia nei siti che nei social dei vari brand e dalla Fédération de la Haute Couture et de la Mode, l’ente che presiede alla Fashion Week parigina. Andiamo a scoprire subito le 10 collezioni che ho scelto di commentare brevemente.

 

1. Dior

 

Un’ antica mappa di Parigi che adorna un foulard dell’ archivio Dior  viene riprodotta su un gran numero di capi e costituisce il motivo ispiratore della collezione: Avenue Montaigne è al centro della stampa, ma nei paraggi spicca il Jardin des Tuileries che Caterina de’ Medici fece realizzare nel 1564. La figura della nobildonna stimola una riflessione sul rapporto tra donna e potere che sottolinea l’influenza esercitata dalla regina consorte di Francia sia sulla vita politica che sulla moda del paese. A corte Caterina de’ Medici introduce il busto, i tacchi, i preziosi merletti di Burano, tutti elementi a cui Maria Grazia Chiuri fa riferimento nelle sue creazioni. Una palette di tre colori, il nero, il bianco e il beige, caratterizza una collezione che inneggia al femminile in tutta la sua sontuosità: alte bordure ricamate, pizzo a profusione, guepière squadrate alternate alla bralette, capispalla con strascico, gonne a cupola voluminose declinate in mini e in maxi lunghezze sono solo alcuni dei capi ricorrenti nei look. A fare da leitmotiv è un iconico modello di scarpa con platform vertiginoso e lacci che si intrecciano sopra ai gambaletti in rete.

 

2. Saint Laurent

 

Il focus è sul corpo: le sue forme, la sua fisicità, le sue potenzialità. L’ispirazione, non a caso, guarda a Martha Graham, paladina della body consciousness riferita alla danza. La celebrazione del fisico accomuna la grande danzatrice e coreografa e Anthony Vaccarello, che in questa collezione evidenzia a tutto tondo la silhouette. Lo fa coniugando la sua concezione di “corpo” con quella associata all’heritage della Maison: privilegia linee affusolate, sviluppate in verticale, per esaltare una corporatura slanciata e sinuosa al tempo stesso. Gli abiti, rigorosamente fascianti, sono arricchiti da drappeggi e da un cappuccio in puro stile YSL. Il jersey è il tessuto predominante, in quanto si incolla al corpo dando vita a silhouette tubolari.  Le texture in cui viene declinato sono due: la prima è spessa e opaca, la seconda audacemente see-through. Per contrasto, i look iper-attillati si accompagnano a capispalla lunghi e “importanti”, dalle enormi spalle squadrate. I colori sono intensi, quasi autunnali: prevalgono il prugna, il marrone, il senape, il vinaccia, il verde bosco, il blu e il nero.

 

3. Cecilie Bahnsen

 

La collezione si intitola We are water e celebra l’uguaglianza nella diversità. Tra i look, spiccano tessuti e lavorazioni ricchi di increspature che rievocano le ondulazioni di una superficie liquida, alternati a materiali fluttuanti e impalpabili e a bagliori argentei. Lo stile è quello signature della Bahnsen, vestiti eterei impreziositi da balze, dettagli a punto smock, forme e maniche a palloncino. Per la Primavera Estate 2023 la designer introduce dei pantaloni morbidi a vita alta, elabora abiti dotati di scolli asimmetrici sovrapponendoli ad attillatissimi top velati e avvolge le mise in evanescenti involucri di chiffon. La palette cromatica sancisce la prevalenza del bianco, affiancato a nuance come il lilla, l’argento, il celeste, il verde mela, il nero e il blu elettrico.

 

4. Chloé

 

La collezione ruota attorno al concetto di “energia a fusione”, un tipo di energia che potremmo definire cosmica: attinge a fonti come le stelle e l’universo. I dispositivi utilizzati per produrla sono chiamati “tokamak”, hanno dimensioni enormi e una forma tonda. Il tokamak, di conseguenza, diviene un autentico leitmotiv: i cerchi si tramutano in oblò, fori di un tessuto a rete, borchie che adornano gli outfit, paillettes gigantesche e motivi ornamentali. Ogni look è rigorosamente eco-friendly; predominano materiali come il cashmere riciclato, il lino (poichè privo di pesticidi durante la raccolta), la rete laminata, il cotone riciclato effetto denim, la lana delle pecore Merinos che Gabriela Hearst ospita nella sua fattoria uruguaiana. Risalta un portentoso mix di texture e trame, forme lineari ma fluide, comfort e disinvoltura che fa da fil rouge all’ intera collezione.

 

5. Rick Owens

 

Edfu, questo il suo nome (un nome ispirato a un tempio affacciato sul Nilo), è una collezione eclettica e di forte impatto. Combina soavi drappeggi con forme scultoree, l’ impalpabilità del tulle con la futuribile lucentezza di materiali come il denim laccato e la pelle spalmata di glicerina naturale. Il mood è avantgarde, i cuissardes con plateau altissimo fanno da leitmotiv a ogni look. Le spalle arrotondate, ricorrenti in velatissimi blouson con zip, si alternano alle spalline appuntite e rivolte verso l’alto. Gli abiti fasciano il corpo grazie ad asimmetrie e drappeggi oppure sono corti, svasati e svolazzanti. Una fluttuante mantella con cappuccio si contrappone alla voluminosità degli iridescenti bomber con zip che rimandano alla carapace degli scarabei: questo dettaglio concentra in sé l’ispirazione Egitto che dà il nome alla collezione. Prima di una serie di look molto strong, in denim laccato total black, si effonde la soavità principesca di lunghi e vaporosissimi abiti in tulle con mega strascico. La palette esalta cromie come l’écru, il rosa carico, l’ amaranto, il giallo e il nero.

 

6. Giambattista Valli

 

Valli si ispira all’ aristocrazia della Città Eterna, al glamour e al mood cosmopolita che la contraddistinguevano negli anni ’60. Il lusso si intreccia con suggestioni nomadi, dettagli esotici o ispirati alla secolare storia di Roma, i colori alternano le tonalità pastello (su cui troneggia il rosa) al bianco, al nero e soprattutto all’ oro. Le lunghezze non hanno mezze misure, sono o maxi o mini. I look evidenziano un tripudio di passamanerie, frange, ruches scolpite, tessuti a rete, trasparenze ornate di ricami floreali, drappeggi e arricciature, fiocchi che esaltano la linea dell’abito. Un motivo trompe l’oeil rimanda alla bergère, tipica poltrona francese del ‘700, e appare su su svariati capi. Gli accessori sono fondamentali per definire il look. Spiccano i turbanti, i vistosi orecchini con pendenti, gli occhiali cat-eye. I sandali alla schiava tempestati di gioielli trionfano: sono un rimando all’ antica Roma e il supremo emblema della sua opulenza.

 

7. Victoria Beckham

 

Per il suo debutto parigino Victoria Beckham manda in scena un tripudio di look decostruiti, assemblati in un mix di elementi e texture e strutturalmente elaborati. I tailleur pantalone sembrano ancora in fase di lavorazione, gli abiti sono tagliati in vita e uniti al top da involti di stoffa. Le asimmetrie proliferano, stivali-calze in lattice diventano parte integrante di una serie di look. Anche le borse sono molto particolari: somigliano a parrucche di lunghe chiome che la modella tiene in mano. In quello stesso materiale si declinano, a effetto frangia, top e minigonne indossati con abitini e tute incollati al corpo. Le trasparenze abbondano, ornate di pois, pizzi, volant e stampe floreali. In tal senso colpisce un completo giacca pantalone rosso, squadrato e dalle forme comode ma completamente see-through.

 

8. Balenciaga

 

Se la scorsa stagione i modelli hanno sfilato in una tempesta di neve, ora sfilano nel fango. La neve si è sciolta, tramutandosi in una pozza di melma invasa dai crateri delle bombe esplose: Demna Gvasalia non ha mai dimenticato la sua esperienza di profugo dalla Georgia. Oggi, si professa angosciato rispetto al mondo in cui viviamo. Tutto questo, in passerella, si riflette in un’atmosfera apocalittica e sinistramente buia. La sfilata co-ed si apre con il menswear per poi concludersi con un womenswear più votato all’ ottimismo; se all’ inizio predominano pantaloni cargo e jeans strappati, felpe con cappuccio e bomber massicci (abbinati spesso a una sciarpa di peluche in colori fluo che si srotola dal collo come un lungo serpente), i look donna evidenziano una serie di long dress plissettati, sagomati e drappeggiati sul corpo. Le ultime uscite accentuano il mood glamour-chic. Gli abiti si cospargono di piume, cristalli e jais prima del gran finale: un vestito interamente composto da ritagli della borsa Balenciaga Lariat. E’ una critica al consumismo smodato tipico della nostra epoca.

 

9. Valentino

 

Al posto dell’iconico fucsia della collezione Autunno Inverno 2022/23, stavolta prevalgono cromie come il nude, il cipria, il marrone, il nero, il giallo e il rosso. A metà sfilata appaiono, però, anche un verde smeraldo, un blu elettrico e un viola sfavillanti: un colpo di scena che non passa inosservato. In realtà, il vero protagonista è il logo. La V di Valentino si moltiplica sugli outfit con mantella incorporata, sui lunghi abiti con maniche a campana, sugli ensemble di blusa + fuseaux. Invade persino il viso, le mani e le braccia, grazie al make up mozzafiato di Pat McGrath. I rimanenti look sono all’ insegna della fluidità e del minimalismo chic, alternando forme che sottolineano morbidamente il corpo a leitmotiv come le piume e le mantelle svolazzanti. Le mise di chiusura inneggiano al plissè, che esplode a raggiera sui cappotti e sugli abiti-cappa tempestati di glitter. E se le ultime uscite esaltano la raffinatezza di un total black fatto di scolli monospalla, volumi amplificati sul fondo e giacche da smoking che diventano long dress, il lilla luccicante di un abito-mantella completamente plissettato, con orlo rasoterra, conquista all’istante.

 

10. Stella McCartney

 

Stella McCartney riparte dal passato per definire il proprio futuro: compie un viaggio nel suo archivio anni ’90 e del primo decennio del 2000 rivisitandone e attualizzandone i capi più iconici, come il top composto da una catena dorata che creò per Chloé. La moda di quell’ epoca è ormai diventata un cult anche per i giovanissimi. Stella McCartney la ripropone nei pantaloni a vita bassa con squarci circondati di strass sui fianchi, nei gilet che sostituiscono il top, nelle jumpsuit senza spalline, nei fuseaux e nei jeans grunge con strappi, alternandoli a gonne e abiti asimmetrici e a squadratissime giacche oversize. I colori si declinano nella loro nuance più vivace: il giallo, il rosso, il turchese si accendono di sfumature squillanti attenuate da un sognante verde acqua. Fondamentale è la scelta dei materiali, sempre il linea con i valori sostenibili del brand; la designer dà ampio spazio all’ ecopelle ottenuta dalle bucce d’uva, agli strass composti da elementi cruelty-free e alla pelle ricavata dal micelio dei funghi.