Milano Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

GUCCI. 1

Dal 18 al 24 Febbraio, Milano ha ribadito il suo status di capitale della moda. 56 sfilate, 96 presentazioni, 34 eventi più un gran numero di mostre e appuntamenti hanno calamitato l’attenzione su una Fashion Week ricca di proposte, ma sfortunamente penalizzata dall’ espansione del coronavirus: l’assenza dei fashion operator cinesi (circa 1000 tra giornalisti e buyer) si è fatta sentire, anche se grazie all’ iniziativa “China We are with you” la Camera della Moda Italiana ha permesso loro di partecipare via web alla kermesse. Il sodalizio tra la CNMI e la società Chic Group, inoltre, ha fatto sì che otto brand cinesi emergenti presentassero digitalmente – ed attraverso contenuti appositi – le loro collezioni al Fashion Hub, dove oltre ai new talents made in China erano presenti designer provenienti dall’ Africa e dalla Danimarca. Tornando ai défilé, in passerella hanno sfilato i grandi nomi della moda italiana: Gucci, Alberta Ferretti, Moncler Genius, Prada, Moschino, e, ancora, Marni, Versace, Salvatore Ferragamo, Bottega Veneta, Missoni (per citarne solo alcuni), con Giorgio Armani in chiusura tra i “big” in calendario il 24 Febbraio. Anche nella capitale lombarda si è assistito ad un vivace andirivieni di ritorni, new entry e sfilate co-ed. Philippe Plein, per esempio, è tornato sulle passerelle milanesi così come Ports 1961, quest’ ultimo dopo una lunga assenza. La formula di far sfilare insieme i look Uomo e Donna è stata adottata da ben dieci brand (tra cui Versace, al suo debutto in co-ed), dimostrando di essersi ormai pienamente affermata. Le battute conclusive della Fashion Week sono state contraddistinte dell’ emergenza coronavirus. Giorgio Armani, Laura Biagiotti e Moncler Genius, pertanto, hanno deciso di mandare in scena a porte chiuse – ma ovviamente in live streaming – le loro collezioni. Tra i numerosi eventi organizzati, da segnalare l’ asta di 30 outfit (più un cappello su misura firmato Gareth Pugh) tratti dall’ archivio di Anna Dello Russo, che ha presentato anche il suo libro “ADR Book – Beyond Fashion”, e due chicche culturali imperdibili: la mostra “Memos: A proposito della moda in questo millennio”, a cura di Maria Luisa Frisa e realizzata dalla CNMI in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli (terminerà il 4 Maggio) e “Haimat. The sense of belonging”, l’ esposizione che Giorgio Armani dedica al grande fotografo Peter Lindbergh negli spazi del suo Armani/Silos (è visitabile fino al 2 Agosto). La data di chiusura di entrambe permette di visitarle anche a Fashion Week terminata. Veniamo ora ai cinque brand su cui VALIUM ha concentrato la sua attenzione: si tratta di Gucci, Fendi, Moschino, Versace e Dolce & Gabbana.

E’ inevitabile: Gucci ci trasporta, ogni stagione, in un universo immaginifico irresistibile e del tutto onirico. La collezione Autunno Inverno 2020/21 ha compiuto questo miracolo per l’ennesima volta. Chiamando la sfilata “Ritual” in virtù del cerimoniale che la accompagna, un rito quasi liturgico, Alessandro Michele ci introduce in una sorta di show nello show: su una grande pedana ruota una vetrina circolare al cui interno brulica il backstage del défilé, 60 modelle sottoposte alle cure degli hairstylist, dei make up artist e dei vestieristi. Lo staff dell’ Ufficio Stile Gucci indossa un’ uniforme grigia, colore che non denota di certo monotonia dal momento che identifica i visionari “façonnier de rêves” (creatori di sogni) della Maison. La sfilata inizia con la voce fuori campo di Federico Fellini che riflette sulla sacralità del cinema e dei suoi rituali: un chiaro parallelismo con il concept ideato da Michele, ma non solo. Il regista dell’ onirico per eccellenza e il “creatore di sogni” al timone del brand fiorentino sono accomunati – seppur con le dovute differenze – da un’ ispirazione molto simile. Per l’Autunno Inverno 2020/21 Alessandro Michele attinge a un “amarcord” che rievoca abiti e stili tipici dell’ infanzia. I colletti sono arrotondati, in pizzo come i guanti, le maniche a sbuffo, le gonne plissettate, i pantaloni ampi e rigorosamente alla caviglia. Spiccano look in tartan ma, soprattutto, sontuosi long dress a balze che sembrano usciti da una fiaba, quelle che incantavano noi bambine. Gli accessori rafforzano questo mood fatato: Mary Jane in vernice e con la zeppa accompagnano quasi tutti i look, cerchietti e hair accessories in strass risaltano accanto a cappelli da “Gatto con gli Stivali”, collant in pizzo si alternano a calzerotti cosparsi di piume. L’ allure, però, è tutto fuorchè naive. Per contrasto, gli abiti si coniugano con tessuti dalle trasparenze impalpabili o con colli e imbracature fetish in patent leather nero. Libertà, estro ed un inedito concetto di bellezza rimangono i cardini delle creazioni di Alessandro Michele, che ci sorprende con un “tableau vivant” di modelle posizionate sul perimetro della giostra/carillon in vetro dove è racchiuso il backstage: una nuova, sempre ammaliante “stanza delle meraviglie”.

 

GUCCI. 2

GUCCI. 3

 

FENDI. 1

La collezione sublima l’ eleganza signature di Fendi: seducente, decisa ma al tempo stesso estremamente raffinata. Sfoggiando troneggianti chignon composti da treccine, le modelle sfilano sinuose in abiti, cappotti e ensemble di gonna e maglione contraddistinti dal dettaglio iconico di stagione, lunghe maniche a sbuffo dai volumi “geometrici” che spuntano quasi a sorpresa. Le linee sono fluide e ben modellate sul corpo, talvolta svasate, il velluto prevale e i lunghi cardigan sono stretti in vita da una cintura. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine di look che alternano la pelle e la pelliccia al sensuale chiffon e al Paisley in pizzo. Accanto alle forme pencil o a ruota, appaiono silhouette impalpabili che evidenziano il coté più audace della donna Fendi: in un tripudio di trasparenze in total black, viene svelata l’ intrigante lingerie a rete sottostante. Tra i colori predominano il rosa cipria, il grigio, il bianco, il giallo, il marrone e l’arancio pastello.

 

FENDI. 2

FENDI.3

 

MOSCHINO. 1

Jeremy Scott inneggia alla Rivoluzione Francese prendendo spunto dalle proteste che coinvolgono svariati popoli mondiali. Ma il suo, piuttosto che un “j’accuse”, è un momento di tregua che offre al pubblico, una pausa di gioia e di sdrammatizzazione. Manda quindi in scena una Marie Antoinette in puro stile Moschino, vestita di un’ ampia crinolina che arriva a metà coscia (a proposito, c’è da dire che la minigonna sarà uno dei grandi ritorni dell’ Autunno Inverno 2020/21) abbinata ad altissimi cuissardes con plateau e lacci in raso. E’ una Marie Antoniette, la sua, che non disdegna l’iconografia affermatasi sulla falsariga del film di Sofia Coppola: colori sorbetto sia per gli abiti che per le maestose acconciature Pouf, dolcetti a profusione ed uno chic che flirta con sbuffi e fiocchi. La crinolina è senza dubbio il leitmotiv della collezione, e viene declinata in versioni molteplici. La ammiriamo in denim ricoperto di dorati arabeschi Barocchi, in tessuto matelassé adornato di ricami oro, accompagnata al celebre biker jacket di Moschino, sia nero che color rosa Barbie, o a felpe che ritraggono Anime giapponesi. Lo show raggiunge il suo apogeo con gli straordinari abiti-cake delle ultime uscite. Riproducono torte vistose, a più strati, decorate di ghirigori e di rose in simil zucchero: delizie per la vista che esaltano l’estro di cui è intrisa questa “ghiotta” collezione.

 

MOSCHINO. 2

MOSCHINO. 3

 

VERSACE.1

Donatella Versace celebra l’ inclusività e l’uguaglianza. La sua prima sfilata in co-ed sancisce un’ autentica parità tra uomo e donna in fatto di look: alcuni outfit si declinano sia al maschile che al femminile con poche differenze. Non si tratta di no gender, bensì di un modo squisitamente sartoriale di eliminare le differenze. Stampe floreali, zebrate, quadrettate accomunano l’ uomo e la donna, il medesimo suit fucsia viene indossato da entrambi con la sola variazione in doppiopetto per lei, le pellicce tigrate in dégradé sono le stesse, quelle maschili appena più lunghe. Lo stile Versace, graffiante, si fa protagonista assoluto: le minilunghezze sono un leitmotiv del womenswear,  ricorrono in gonnelline svolazzanti, pantaloni svasati e abitini minimal. Il tipico glam del brand si incarna in un nero “grafico” per poi stemperarsi grazie ad accenti casual (come i jeans multistripe in gradazioni délavé) e ad un tocco sporty che dinamizza i look, combinando per esempio una maglia da rugby con la minigonna e la toque di Astrakhan. Sono poi presenti parka, top da gym con logo Versace, piumini cortissimi, tutti abbinati a dei tronchetti in total black o in total white muniti di platform. La sera definisce una nuova sensualità “made in Medusa” attraverso minidress vertiginosi e senza spalline, dalla linea arrotondata sullo scollo. A concludere lo show è proprio l’ outfit più d’impatto di questa serie: un miniabito argentato indossato da Kendall Jenner. La linea è minimal ma sinuosa, una bordatura silver impreziosisce e sottolinea la scollatura. Nonostante l’orlo inguinale e le forme nette,  è uno degli evening dress più “ricchi” mai apparsi in una collezione.

 

VERSACE.2

VERSACE. 3

 

DOLCE & GABBANA. 1

Nero, bianco, grigio, un tocco di rosso e uno di beige: su questa palette Dolce & Gabbana imbasticono una collezione che è un inno all’ artigianalità ma anche alle molteplici sfaccettature della donna siciliana, loro musa da tempo. I colori scelti diventano essi stessi degli emblemi di sicilianità. Il “profondo nero” tradizionalmente sfoggiato dalla popolazione femminile dell’isola, ad esempio, predomina e si declina negli outfit più svariati: pull dalle lunghe maniche, paltò con applicazioni floreali, trench, ensemble corredati di coppola, abiti fascianti con inserti see-through, ma lo ritroviamo anche in un potente simbolo di seduttività come le calze autoreggenti (versione contemporanea dei collant a giarrettiera). Il materiale clou è la lana, rigorosamente lavorata a mano. Dolce & Gabbana hanno infatti dichiarato di aver affidato la realizzazione dei capi ad un gran numero di magliaie a domicilio, così da valorizzare il savoir faire “Made in Italy”. Inutile dire che il risultato sia straordinario, raffinatissimo e molto accurato: lavorata ai ferri o all’ uncinetto, la maglia assume persino una texture che ricorda lo shearling. Poi c’è il bianco della “purezza Barocca”, bluse ed abiti ricchi di volant, ricami, pizzi ed inserti crochet, bustini sovrapposti a camicie maschili con cravatta. Il grigio è in buona parte associato ai completi gessati o da uomo, ma anche a lunghi e comodi coat in lana. Il risultato è una collezione che, esaltando la più squisita artigianalità italiana, riesce a coniugare preziosi manufatti con uno stile che è un tributo formidabile all’ isola di Sicilia.

 

DOLCE & GABBANA. 2

DOLCE & GABBANA. 3

 

 

New Icons: Mariacarla Boscono

Mariacarla per Tom Ford, AI 2019/20

Da quando si è tinta i capelli di rosso, il color rame è uno dei più gettonati dal parrucchiere. E con questo nuovo look, non c’è che dire, Mariacarla Boscono ha raggiunto l’ apice del glam. Se poi aggiungiamo che per la top spira aria di novità anche dal punto di vista sentimentale, potremmo dedurre che stia vivendo un vero e proprio stato di grazia: la relazione con il trapper italo-tunisino Ghali è stata “ufficializzata” da una story di Instagram dove, in vacanza alle Maldive, i due si scambiano un bacio durante una partita a ping-pong, ma la neo-coppia è stata avvistata anche alla cena di gala che Vogue Italia ha organizzato in occasione del 25mo di attività di Mert & Marcus, il celebre duo della fashion photography, il 21 Febbraio scorso. Elegantissimi e in total look black (o quasi), i fidanzati più cool del momento sono riapparsi su Instagram in tutto il loro splendore. Non è un caso che qualcuno li abbia già ribattezzati i “Bosghali”, sulle orme dei “Ferragnez”, esaltando nel frattempo il coté social-patinato dei due innamorati. Nonostante il video del bacio sia già virale, va detto che Mariacarla Boscono e Ghali hanno sempre evitato accuratamente ogni clamore: niente selfie à go-go, niente sovraesposizione mediatica. L’ unica foto che li ritrae insieme risale all’ evento di Vogue e, più che svelare una love story, la lascia supporre. Il che è completamente in linea con il DNA di Mariacarla, nata a Roma 38 anni fa e una carriera ultraventennale di modella iniziata ai più alti livelli. Musa di Karl Lagerfeld e di Riccardo Tisci, nel 1997 è stata voluta in esclusiva da Comme des Garçons che l’ ha ingaggiata con un contratto triennale; da allora, la sua escalation è stata inarrestabile e l’ha portata a suddividersi tra passerelle, photoshoot per i più prestigiosi magazine, innumerevoli campagne pubblicitarie: nel suo curriculum figurano brand del calibro di Fendi, Versace, Gucci, Givenchy, Calvin Klein, Dolce & Gabbana, Valentino, Giorgio Armani, Alessandro Dell’ Acqua, Saint Laurent, Alexander McQueen, Ralph Lauren, Roberto Cavalli, Vivienne Westwood e molti, moltissimi altri ancora. Nel 2003 è stata immortalata da Bruce Weber per il Calendario Pirelli, dove è riapparsa anche nel 2004 e 2009. La sua bellezza particolarissima, intrigante, non stereotipata – 1,78 di altezza, ovale allungato, occhi distanti di un castano intenso – ha attratto guru della fotografia quali Peter Lindbergh, Tim Walker, Steven Meisel, e le è valsa il podio delle supermodel italiane più note al mondo. Dal 2006, dopo il debutto a New York ne “Le serve” di Jean Genet, Mariacarla si è dedicata sporadicamente anche alla recitazione teatrale, ma in passerella regna  a tutt’oggi incontrastata:  alla Milano Fashion Week l’ abbiamo vista sfilare (tra gli altri) per Valentino, Versace, Ferragamo e Tod’s, incantando il parterre con la sua inedita capigliatura fulva. E se il detto “nuovo hairstyle, nuova vita” corrisponde al vero, la nuova vita della top romana ha senza dubbio come sottofondo il flow poetico che anima le melodie di Ghali.

 

Mariacarla per Versace, AI 2019/20

Mariacarla per Burberry, AI 2019/20

Mariacarla nella campagna pubblicitaria di Valentino scattata da Juergen Teller

Mariacarla per Salvatore Ferragamo, AI 2019/20

Mariacarla per Valentino Haute Couture, PE 2019

Mariacarla per Tom Ford, AI 2019/20

Mariacarla per Tod’s, AI 2019/20

Mariacarla per Off-White, AI 2019/20

Mariacarla per Dsquared2, AI 2019/20

Mariacarla per Valentino, PE 2019

Mariacarla per Chanel, AI 2019/20

Mariacarla in alcuni fotogrammi del fashion film, diretto da Sharna Osborne e sotto la direzione creativa di Katie Grand, per la PE 2019 di MSGM

 

 

 

 

Flash su una collezione: le preziose reminescenze anni ’40 di Bottega Veneta

 

Una collezione che cita gli anni ’40, quella creata da Tomas Maier per la Primavera/Estate 2013 di Bottega Veneta: ricercatezza e preziosità sono i suoi motivi-base. Ricercatezza nel dar vita a un’eleganza che attribuisce una fondamentale importanza ai materiali ed alla loro lavorazione, concorrendo entrambi a sviluppare forme e volumi sofisticatamente elaborati, il compendio di uno stile pervaso da una femminilità d’antan. I tessuti – la crepe de Chine, la seta, la lana, il cachemire, il nylon, il jais, il lino e il cotone, affiancati dalla popeline di cotone, dallo chiffon e dalla georgette di seta – si mescolano e raffinano rinnovandosi e dando luogo, insieme a stampe o patchwork di stampe e a dettagli come le paillettes e i cristalli, a drappeggi, increspature, effetti tridimensionali. Il lavoro che compie Maier sulla silhouette parte proprio da qui, da una meticolosa ricerca sul materiale che si tramuta poi, conseguetemente, in un lavoro sulla forma: è così che l’artigianalità diventa un must, un imprescindibile valore aggiunto e modella abiti che esaltano il corpo femminile cingendolo morbidamente e rinforzando la spalla, nella rivisitazione di un sex appeal discreto ma caratterizzato da un intenso fascino. I numerosi abiti  della collezione, possiedono invariabilmente quel twist anni 40 che viene impreziosito da fantasie floreali, bordature in pizzo, linee a tubino, e si accostano alla contemporaneità di bluse trasparenti con reggiseno portato a vista, a tailleur con inserti di pitone, ad abiti interamente costruiti su frange che aderiscono al busto simulando un corpetto, a gilet profusi di cristalli, a camicie con ricami ‘effetto-scaglie’ . Maier insiste sulla ‘complessità’ di questa collezione, auspicando a una visione  ‘pluridimensionale’ della donna a cui fa riferimento: “Esistono abiti da donna che non possono essere riassunti in due parole”, afferma. Un concetto che non esula dagli accessori, specificamente pensati per ricreare una allure coerente con la sua filosofia: di ispirazione anni ’40, dunque, anche le scarpe – che sono altissime ma dal tacco massiccio, con la punta squadrata, cinturino alla caviglia e plateau – i gioielli dalle linee geometriche, le lunghe pochette. La palette colore è in perfetta sintonia con lo stile rétro predominante ed utilizza il rosso, il pesca, il nero, l’azzurro, il burgundy, il giallo chiaro, il bianco e il bianco gesso. Tonalità molteplici, mai squillanti e sempre in linea con l’eleganza raffinata che esprime l’ intera collezione, pervasa da un vintage mood che in preziosi tocchi di contemporaneità e nella eccelsa maestria artigianale rivela i suoi principali atout. Il nostri riflettori sono puntati su uno degli abiti più rappresentativi della ricerca creativa di Maier, l’abito rosso con stampe floreali che ha inaugurato, come primo scatto, la suggestiva campagna pubblicitaria affidata da Bottega Veneta a Peter Lindbergh. Ambientata agli Universal Studio di Los Angeles, è stata commentata con parole entusiaste dallo stesso Maier : “Peter è stato in grado di arrivare all’essenza, creando immagini magnifiche che esprimono ciò che più conta.”

Felice weekend.