Dream On: la collezione di smalti Butter London Primavera 2022 è un’ omaggio alla Pop Art

 

In attesa dell’ arrivo della Primavera, riappropriamoci del colore. E quali colori migliori se non quelli “grafici”, vividi e luminosissimi della Pop Art? Butter London ha appena lanciato Dream On, una collezione Primavera 2022 di smalti direttamente ispirati alle cromie (ma anche al mood) del movimento artistico nato negli USA a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Gli smalti sono quattro, tutti rigorosamente cruelty-free per ribadire i valori del marchio. Le nuance, esaltate dalla texture cremosa e dal finish simile al gel, esibiscono un intrigante connubio di vivacità e raffinatezza. Waterloo Blue è un blu fiordaliso, High Street Creme uno champagne con accenti dorati, Pop Orange un tangerine chiarissimo, mentre Empire Red sfoggia un brioso rosso papavero: le quattro tonalità garantiscono un’ ottima copertura e conquistano con la loro lucentezza. Grazie alla speciale formula Patent Shine 10X, che evita gli ingredienti nocivi privilegiando svariate sostanze naturali, le unghie si rafforzano ed acquistano un aspetto salubre. Il tappo degli smalti è stato appositamente pensato per facilitarne l’ applicazione: favorisce l’ accuratezza della stesura scongiurando, di conseguenza, antiestetiche sbavature. Ogni colore di Dream On rimanda a una valenza simbolica e a dei riferimenti ben precisi. Per scoprirli, non vi resta che leggere qui di seguito.

 

Waterloo Blue Patent Shine 10X Nail Lacquer

Un blu fiordaliso che si associa a un fiore – il fiordaliso, appunto – notoriamente di buon auspicio. Viene considerato un portafortuna, rimanda alla ricchezza e al benessere ad ampio spettro. La sua nuance è vibrante, ma onirica e sognante al tempo stesso. Non è un caso che, secondo antiche credenze, ogni fiordaliso rappresenti una sorta di benedizione.  La formula dello smalto protegge, leviga e rafforza l’ unghia in modo ottimale: si avvale della tecnologia polimerica per renderla più resistente, della polvere di diamante per donarle lucentezza, di assorbitori dei raggi UV per evitare che sbiadisca. L’estratto di bambù, dulcis in fundo, la mantiene sana e robusta.

 

High Street Crème Patent Shine 10X Nail Lacquer

Uno champagne intriso di accenti dorati: ad alto tasso di sofisticatezza, rappresenta lo chic senza ostentazioni. I sottotoni caldi, inoltre, lo rendono versatile e vivace.

 

Pop Orange Patent Shine 10X Nail Lacquer

Un connubio perfetto di giallo e rosso dal quale scaturisce un tangerine molto tenue. E’ una cromia energetica, briosa, che esprime entusiasmo ed eccitazione.

 

Empire Red Patent Shine 10X Nail Lacquer

Un rosso papavero impreziosito da impercettibili sfumature dorate. Questo colore si ispira alla Royal British Legion, un ente di beneficenza britannico nato con l’ intento di fornire assistenza (si spazia dal sostegno economico a quello emozionale) ai veterani e ai membri delle Forze Armate del Regno Unito. Il papavero, marchio della Royal British Legion, simbolizza il ricordo e la speranza: durante la Remembrance Sunday, la legione offre i “papaveri di carta della memoria” a tutti gli avventori. Questi ultimi potranno appuntare i fiori sui loro abiti in cambio di una donazione.

Nottate milanesi

 

” E poi è stato grazie a quei primi fumetti che sono arrivato a Milano, e ho cominciato a spassarmela. Lavoravo tanto, ma riuscivo anche a godermi le nottate milanesi, che erano intensissime. Soprattutto al Capolinea, storico jazz club sui Navigli. C’era una band fissa, con ospiti che si alternavano di volta in volta. Lì ho visto e sentito spesso Enzo Jannacci. Ed era bellissimo anche andare nel quartiere di Brera, quello degli artisti. E dei ribelli. A Brera ho conosciuto Andrea Valcarenghi di “Re Nudo”, un leader assoluto della controcultura. Di quelle notti ero uno spettatore. Bevevo con gli occhi e con le orecchie quello che vedevo, ed era tutto straordinario. E si beveva anche nel senso più comune, parecchio. Certe “mattine” cominciavano a mezzogiorno, con un gran mal di testa. I tipi che si incontravano, al Capolinea o nei locali di Brera, stavano cambiando il mondo. Ero affascinato da quegli ambienti milanesi, ma non stupito, perchè avevo già respirato quell’ aria nuova a Venezia, tra il ’67 e il ’68. Ma anche prima, per la verità: alla Biennale di Venezia del ’64, in cui avevano presentato la pop art americana. Mentre dall’ Inghilterra stavano cominciando ad arrivare le canzoni dei Beatles e Rolling Stones, in Italia si ascoltava anche De André. Per me, giovanissimo, era stato un cambiamento culturale, prima che politico. Un cambiamento partito dall’arte, dalla musica, dalla letteratura. “

 

Milo Manara, da “A figura intera”

 

 

 

 

 

Andy Warhol: in arrivo due mostre italiane che celebrano il re della Pop Art

BOLOGNA
Andy Warhol
Marylin, 1967
Serigrafia su carta, 91,40×91,40 cm
Eugenio Falcioni
© The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts
Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol

Il 6 Agosto scorso, Andy Warhol avrebbe compiuto 90 anni. Quasi un secolo di genialità allo stato puro, eclettismo e visionarietà. Artista chiave del XX secolo, il re della Pop Art è un’ icona indiscussa: non stupisce, dunque, che le mostre a lui dedicate si susseguano. In Italia sono in procinto di inaugurarne due, finalizzate ad approfondire la sua opera e l’humus da cui prendeva vita. A Bologna, “Warhol & Friends. New York negli Anni ’80” esordirà il 29 Settembre ed avrà come location Palazzo Albergati: focalizzata su un contesto di gran fermento creativo, l’esposizione illustrerà attraverso 150 opere il decennio più esplosivamente edonistico del secolo scorso. A far da sfondo all’ iter sarà New York, culla di un’arte sorta in un roboante mix di mondanità, eccessi e trasgressione. Tutt’ altro che frivoli ad oltranza, gli anni ’80 hanno rappresentato l’ apice di un nuovo modo di creare: dal loro clima effervescente sono scaturite contaminazioni tra musica, cinema, arte e letteratura del tutto inedite, una filosofia “di rottura” che aveva come armi il colore e la sperimentazione. Protagonisti del milieu artistico dell’ epoca erano, oltre a Warhol, Jean-Michel Basquiat (del quale ricorre il trentennale della morte), Julian Schnabel, Keith Haring, Francesco Clemente e Jeff Koons, che a Bologna saranno presenti con alcune opere. Non potevano mancare, poi, i celebri scatti con cui Edo Bertoglio, fotografo della rivista warholiana “Interview”, ha immortalato le star più acclamate degli Eighties. Due nomi su tutti? Madonna e Grace Jones.

“Warhol&Friends. New York negli anni ‘80”
Dal 29 settembre 2018 al 24 febbraio 2019
Palazzo Albergati, Bologna

 

ROMA
Andy Warhol
Liz, 1964
Serigrafia su carta, 58,7×58,7 cm
Collezione privata, Milano
© The Andy Warhol Foundation for the Visual
Arts Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol

Dal 3 Ottobre, a Roma, prenderà invece il via “Andy Wharol”, una mostra interamente dedicata al padre della Pop Art che verrà ospitata nell’ Ala Brasini del Complesso del Vittoriano.  Curata da Matteo Bellenghi, l’ esposizione ripercorre l’iter artistico di Warhol dalle origini. Da quelle serigrafie della Campbell’s Soup, cioè, che riprodotte in serie nel 1962 diedero l’ imprinting a tutta l’ opera del Maestro. Altre memorabili serie riguardarono Marilyn, Elvis Presley, la Coca Cola, che prima l’ America e poi il mondo intero assursero a vere e proprie icone pop. Le 170 opere in mostra “racconteranno” le intuizioni di un artista che ha segnato un turning point basilare non solo nell’ espressione visiva: la musica, il cinema e la moda sono state ugualmente rivoluzionate da un’ estetica che, per la sua originalità, si differenzia da qualsiasi modello precedente.  Anche Roma si accinge quindi a celebrare l’ artista che il 12 Novembre verrà omaggiato con l’ attesissima mega-retrospettiva “Andy Warhol – From A to B and Back Again” del Whitney Museum di New York.

“ANDY WARHOL”
dal 3 ottobre 2018
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, Roma

La mostra è organizzata da Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors srl

 

BOLOGNA
Andy Warhol – Campbell’s Soup, 1965
Serigrafia e polimeri, 91×61 cm
Museu Coleção Berardo, Lisbona
© The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol

 

Photo courtesy of Arthemisia Press Office

 

 

Peggy Moffitt, icona 60s tra Pop Art e “bowl cut”

 

Quando si parla di “bowl cut”, uno dei tagli di capelli più cool delle ultime sfilate, la mente torna al suo iconico look: Peggy Moffitt, top model degli Swinging Sixties, ne fece un inconfondibile signature style. Un make up occhi di ispirazione Kabuki, la chioma scolpita da Vidal Sassoon in persona, Peggy abbinava al rigore geometrico del “five point” – l’ altro nome che fu dato al taglio – mise coloratissime, ma lineari e dense di richiami Op. Lo stile che sfoggiava, d’altronde, viene considerato autentica Pop Art. E pensare che i suoi esordi la videro alle prese più con i ciak che con l’obiettivo fotografico:  nata a Los Angeles, classe 1940, la futura top debuttò come attrice nel 1955 prima di approdare nelle fascinose brume parigine. Fu proprio nella Ville Lumière che ebbe inizio la sua liason con la couture, e da allora Peggy Moffitt si dedicò alla carriera di modella senza disdegnare comparsate nei film. Quando gli anni ’50 lasciarono il posto ai rivoluzionari Sixties, complice il suo ruolo di musa del designer Rudi Gernreich,  la fama di Peggy cominciò a decollare: Gernreich era un precursore, fu il primo a proporre creazioni unisex ampiamente declinate in plastica e in vinile, ma il suo spirito avantgarde si identificò indissolubilmente in un costume da bagno “topless” chiamato monokini.  Lo lanciò nel 1962, nel pieno di un’ era che inneggiava alla libertà in ogni sua forma, e su consiglio di Diana Vreeland lo fece immortalare in scatti ad opera di William Claxton, marito di Peggy Moffitt e membro del trio inseparabile che lo vedeva a fianco di Gernreich e della sua musa.

 

Peggy Moffit in uno scatto di William Claxton

Le foto che ritraggono Peggy in monokini sono oggi dei cult, testimonianze di un mood ribelle che negli anni ’60 coinvolse ad ampio spettro anche la moda. Ma il set fotografico è una costante che ritorna, per l’ iconica modella, nella pellicola “Blow up” di Michelangelo Antonioni, dove appare tra le protagoniste dei photo shoot scattati da Thomas/David Hammings. Nel 1967 fu suo marito William Claxton a dirigerla: il corto “Basic Black”, archetipo dei futuri fashion film, rientrò tra le opere della mostra intitolata The Total Look: The Creative Collaboration Between Rudi Gernreich, Peggy Moffitt and William Claxton con cui il Los Angeles Museum of Contemporary Art’s Pacific Design Center omaggiò negli anni ’80 il trio creativo. La figura di Peggy, emblema di una vera e propria svolta epocale, continua ad essere una fonte di ispirazione inesauribile: non è un caso che la rock band The Handcuffs e musicisti come Boyd Rice e Giddle Partridge le abbiano dedicato, rispettivamente, il proprio album di esordio e una limited edition in vinile.

 

 

I fashion show dell’ Autunno/Inverno 2017/18 e i più famosi hairstylist celebrano, inoltre, il “bowl cut” di Peggy Muffitt rivisitandolo in innumerevoli versioni. Una su tutte? Quella esibita dalla top ucraina Irina Kravchenko in passerella e nell’ advertising campaign di Anteprima. Ma il celebre taglio geometrico fu oggetto anche di un’ indimenticabile “citazione” sul catwalk parigino della sfilata AI 2008/2009 di Saint Laurent e viene riproposto dalle celeb di continuo: l’ hanno sfoggiato (tra le altre) Linda Evangelista, Agyness Deyn, Lady Gaga e, last but not least, persino la nostra Alessandra Martines nella saga fantasy TV “Fantaghirò”.

 

AI 2008/09: il bowl cut di Saint Laurent

AI 2017/18: il bowl cut di Irina Kravchenko per Alexander Wang

 

Foto di Peggy Moffitt via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0

 

Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat in mostra al Mantova Outlet Village

©Anton Perich, Warhol e Bianca Jagger

Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat – Dalla Pop Art alla Street Art è il titolo della mostra che ONO Arte inaugurerà con la storica dell’ Arte Daniela Sogliani, l’ 8 Gennaio, nella consolidata location del Mantova Outlet Village: un percorso fotografico mirato a evidenziare, attraverso 36 scatti, un sodalizio ed un periodo di transizione cruciali per tutta l’arte del ‘900. Protagonisti sono Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, fautori di una vera e propria “rivoluzione” che traspone l’ arte dalle sale dei Musei ad una realtà massmediatica, popolare e urbana. L’ incontro tra i due avviene in un ristorante di SoHo, nel 1978, nello scenario di una Grande Mela in pieno fermento: Warhol rimane colpito dalle cartoline illustrate che il giovanissimo Basquiat realizza e vende per guadagnarsi da vivere. Ne compra alcune ed intravede l’ espressione di un talento raro, che decide immediatamente di prendere sotto la sua ala protettiva. Sono gli anni del Club 57 e del Mudd Club, la Factory è al suo massimo apogeo: è proprio alla Factory che il duo intreccia un connubio artistico sfociato nella produzione di svariate opere a quattro mani, dove all’ istintività primitiva, agli slogan ed alle scritte di Basquiat si affianca la serialità “serigrafica” tipicamente Warholiana. E’ un incontro tra due visioni estetiche, tra due culture che si alimentano a vicenda. La Pop Art di cui Andy Warhol si fa principale interprete, con la sua campionatura di icone e prodotti cult dell’ immaginario di massa, evolve in una direzione urban, prettamente Street Art, che ha come protagonista Jean-Michel Basquiat e la sua attività di graffitista. Basquiat ha solo 17 anni quando, con l’ amico Al Diaz, inizia a “graffitare” sui muri di New York adottando l’ acronimo SAMO (da “SAMe Old shit”) come firma. Con Warhol intesse un legame simbiotico, controverso, nel tempo corroso dallo scontro tra due personalità dominanti. Rimane molto turbato dalla sua morte; gli sopravviverà però solo un anno, stroncato – il 12 Agosto del 1988 – da una overdose. La Street Art,  di cui Jean-Michel Basquiat viene considerato padre fondatore, è allora nel pieno del suo fulgore. Ma all’ orizzonte si va già profilando una svolta: quegli anni ’90 che trasferiranno l’ epicentro artistico da New York a Londra.

ANDY WARHOL E JEAN-MICHEL BASQUIAT – Dalla Pop Art alla Street Art

Dall’ 8 Gennaio al 5 Marzo 2017

c/o Mantova Outlet Village

Via Marco Biagi

Bagnolo San Vito (MN)

Per info e orari: 0376/25041

info@mantovaoutlet.it

www.mantovaoutlet.it

 

©2016 by Lee Jaffe, LWArchives, All Rights Reserved, Basquiat

 

©Bart van Leeuween, Andy Warhol NYC 1983

 

©Anton Perich, Basquiat

 

Photo courtesy of ONO Arte Contemporanea

L’ accessorio che ci piace

 

Multicolor, ispirata agli stilemi pop dell’ artista Giosetta Fioroni, la borsa Carmen Close Up griffata Valentino è completamente realizzata in pelle di vitello ed è frutto di una ricercata tecnica che sovrappone applicazioni ed intagli in pelle variabili per forma e colore. I suoi grafismi sono uno dei leit motiv portanti della collezione Autunno/Inverno 2014/15 creata da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli: li ritroviamo in un’ ampia gamma di outfit e capispalla, oltre che a caratterizzare gli accessori. Questa borsa, preziosa testimonianza di un Made in Italy pregiato, risalta per unicità e per l’accurato mix di colori che la rende inconfondibile: maneggevole, misura 19 x 24 cm; si avvale di tre scomparti interni, una doppia tasca aperta ed una tasca interna con zip. La chiusura, a scatto, vanta una raffinata finitura in oro.

 

 

Ci piace perchè è versatile: la tracolla in pelle, regolabile e rimovibile, permette di portarla in spalla o in una sbarazzina versione pochette. La seconda tracolla di cui  è dotata, un modello a catena con finitura in oro, è regolabile e dona un ulteriore tocco chic all’ accessorio. La Carmen Close Up è una borsa poliedrica e senza tempo, perfetta per il giorno ma anche per la sera, ideale per l’ inverno come durante la stagione calda. Inoltre, i riferimenti all’ artista a cui si ispira la associano a quel periodo di straordinario fermento culturale romano che nella “Scuola di Piazza del Popolo” concentra il suo nucleo e nella Biennale della Pop Art (1964) raggiunge uno dei più alti vertici della propria espressività artistica: motivazioni più che sufficienti a decretarla “accessorio della settimana” ad honorem.

 

Femme: la lady in pink del pop

 

E’ sufficiente la sua apparizione per inondare il campo visivo di un tripudio di rosa, in una nuance confetto come quella dello zucchero filato e delle candy più golose: Femme, inglese di Rugby, classe 1989, non ha scelto il proprio nome – nè tantomeno il proprio colore – a caso. Il total pink che sfoggia è l’ emblema del suo sound immediato, più volte definito “zuccheroso”, che coniuga le sonorità elettroniche del pop avanguardista con testi diretti e strong. Ma non solo. Figurano gruppi anni ’80 tutti ‘al femminile’ come le Spice Girls nella formazione di questa singer post-moderna, neodiplomata in Arte e grande estimatrice della Pop Art: una passione confermata dal look che strizza l’occhio ad Edie Sedgwick, riprendendone dettagli come gli orecchini enormi e il make up a base di folte sopracciglia ed abbondante eyeliner. L’ avventura musicale di Laura Bettinson – il suo nome di battesimo – inizia nel 2008, con il nome di Dimbleby & Capper. E’ allora che viene notata dal produttore dei Radiohead Nigel Godrich, grazie al quale prende parte alla band Ultraista insieme al batterista Joey Waronker; ma è la dimensione solista quella più congeniale a Miss Bettinson, che torna alla carica in tal senso nel 2013 con lo pseudonimo Femme. Educated/Double Trouble, il suo primo singolo, esce nel luglio dello stesso anno  ed è subito boom. Riconoscimenti come la nomina di Artista della Settimana – attribuitole da Vogue – piovono a raffica, The Guardian la tiene d’occhio ed il suo pop in pink viene notato anche da Stella McCartney, che lo sceglie come soundtrack dei suoi fashion show. E’ il novembre 2013 quando Fever boy, superhit nel Regno Unito, in Spagna e negli USA, vede la luce: l’ ascesa inarrestabile della “pink lady” made in England viaggia ormai a pieno ritmo, accendendo i riflettori su un talento poliedrico. Femme, novella filmmaker, è infatti regista e produttrice dei suoi video e ne dà prova anche nel recentissimo High, uscito il 6 ottobre e già in vetta alle charts. Possiamo scommettere che il ciclone rosa del pop non tarderà molto ad attraversare la Manica giungendo fino al Bel Paese: intanto, la vulcanica Femme diluisce ulteriori stille di pink dichiarando la propria predilezione per interpreti rigorosamente femminili quali  Katy Perry, Nicki Minaj, Miley Cyrus e per gruppi all girls anni ’60 come le Chrystal e le Ronettes, predica la “sorellanza” tra le donne del music business ed esprime il suo entusiasmo per la prossima tournée americana insieme ad Elliphant e Charli XCX. Dalle Spice Girls ad una nuvola di zucchero a velo rosa il passo è breve: specialmente se viene sancito da un nome – Femme – che sembra un inno alla solidarietà femminile.

Art Trend: quando la moda si fa doppiamente arte

Valentino

Dall’ Italian Pop Art di Giosetta Fioroni ai più disparati leit motiv che ingloba questa corrente artistica: abiti come involucri del cioccolato, loghi di fast food a sostituire quello della Maison, Biancaneve e Sponge Bob che fanno capolino dagli oufit. Ma anche grafismi ispirati alle geometrie optical di Bridget Riley, slogan, disegni che sembrano realizzati con l’aerografo, pattern rivolti al Costruttivismo russo o ai cromatismi  di Sonia Delaunay, suggestioni post-cubiste, moderniste e di matrice Art Nouveau, figure astratte o come fossero dipinte all’ acquarello: lo stile dell’ Autunno/Inverno guarda all’ Arte come fonte di ispirazione per la creazione di capi che abbinino forma e contenuti, valorizzando un connubio che quasi sempre si fa un tutt’uno. Perchè se la moda è arte, riprendendone gli assiomi sottolinea doppiamente il suo valore. Eccco alcune proposte a tema dei designer per la stagione fredda.

 

Red Valentino

 

Tsumori Chisato

 

Roland Mouret

 

Dries Van Noten

 

Manish Aurora

 

Issey Miyake

 

Fausto Puglisi

 

MSGM

 

Moschino

 

 

60 seconds: unghie in full color con Rita Ora e Rimmel London

 

E’ decisamente l’ ora di Rita Ora! La vulcanica pop singer e attrice britannica ha infatti appena lanciato, in collaborazione con Rimmel London, una collezione completamente dedicata a mani e labbra. Segni particolari: colori vividi e vibranti e un mood che strizza l’ occhio alla pop art. Color Rush, questo il nome della collezione, sul fronte labbra  si compone di nove lipbalm dal comodo formato Jumbo Lipstick, i Lasting Finish Color Rush Long Lasting Intense Color Balm, veri e propri balsami per labbra che abbinano al colore pieno  il vantaggio della lunga durata.  Ma l’ ultimissima novità riguarda la serie di smalti, dodici per l’ esattezza, che in una sola applicazione garantiscono una copertura eccellente e un’ asciugatura ultraveloce: da qui, il nome 60 seconds. In mirabolanti colori pop, gli smalti 60 seconds si suddividono in sei Hot Shades e sei Cool Shades e sono racchiusi in boccette del tutto particolari, con un francobollo raffigurante un ritratto in stile “warholiano” di Rita Ora applicato sul tappo.  Il pennellino piatto favorisce l’ applicazione ottimale del prodotto, stendendolo in uno strato coprente ma sottile e a lunga durata. Strong e d’effetto, oltre che i colori degli smalti, anche i loro nomi: scelti personalmente dalla popstar , includono – tra gli altri – Orgasm (403), Don’t be shy (223), White hot love  (703), Do not disturb (863), Raw as night (303). Per quanto riguarda le nuance60 Seconds propone tonalità  decise, frizzanti, “senza vie di mezzo”: White hot love è un bianco latte dal leggero shimmer argentato, Do not disturb un intenso mix di verde e turchese, Orgasm un tangerine vivace e brillante, Don’t be shy unisce efficacemente il fucsia e il rosa confetto per un risultato di forte impatto. Non poteva mancare il rosso: freddo, da “femme fatale”, Raw as night svolge egregiamente il doppio ruolo di smalto ideale sia per il giorno, che per la sera. La collezione 60 Seconds nel Regno Unito sta già andando a ruba e si accinge a tramutarsi in una delle più gettonate anche nel Bel Paese, dove sarà in vendita presso Asos e le profumerie Douglas. Rita Ora, nel frattempo, continuerà a sorprenderci con il suo eclettismo: la ritroveremo infatti sul grande schermo nel blockbuster annunciato Cinquanta sfumature di grigio, trasposizione cinematografica del best seller di E.L. James. Il suo ruolo? Quello di Mia, sorella dell’ enigmatico, fascinoso e ormai mitico Christian Grey.