Incontro con Flavia Cavalcanti, costumista dall’ estro travolgente e neo sposa del Principe Maurice

Maurice e Flavia in uno scatto che esalta la loro sintonia

Belén Rodrìguez, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Martina Colombari, Paola Barale (in ordine sparso)…Sono solo alcune delle celebs che ha vestito Flavia Cavalcanti. Un ottimo biglietto da visita, non trovate? La neo sposa del Principe Maurice, d’altronde, non poteva che essere una persona speciale! Oggi, ho l’onore di presentarvela e di raccontarvi tutto di lei. Partiamo innanzitutto dalla personalità: questa biondissima costumista brasiliana è un vortice di esuberanza, vive a 100 all’ ora e ti travolge con la sua passionalità straripante, con il suo modo di calarsi appieno nelle emozioni. Nata a Recife, frizzante metropoli nel nord-est del Brasile, Flavia vive in Italia dal 1992. Dopo un esordio come hairstylist e ballerina nei club della notte si è dedicata al costume design, ovvero al design dei costumi di scena. La parola chiave della sua cifra stilistica è “contaminazione” (un termine che, en passant, fa da leitmotiv anche all’ universo del Principe), punto di partenza e di arrivo di una ricerca incentrata sulla sperimentazione, sul non convenzionale e sul connubio tra i tessuti e i più disparati materiali. Flavia è interessata ad esplorare nuove forme,  nuovi volumi. I suoi abiti sono inconfondibili: sofisticatamente flamboyant, seduttivi (il bustier è un pezzo forte della Cavalcanti couture), eccentrici, non passano di certo inosservati. L’ ispirazione che attinge alla nightlife ed alla sua magia è evidente, ma anche l’arte, lo street style e le suggestioni della music scene fanno parte dell’ immaginario della designer. Talentuosa e traboccante di estro, Flavia ha diramato la sua carriera in molteplici direzioni: teatro, eventi, videoclip, spot TV, fashion magazine, celebrities, club, sfilate, collaborazioni con brand prestigiosi – qualche nome? Philipp Plein, Calzedonia, Alfa Romeo, Ferrero, Vodafone, Wind e molti altri ancora. Ma a questo sfolgorante percorso professionale si è aggiunto un importante traguardo nella vita privata. Il 17 Giugno scorso, infatti, dopo un’ amicizia quasi trentennale, Flavia è andata in sposa al Principe Maurice. Il loro matrimonio ha fatto seguito ad una quarantena vissuta insieme dall’ inizio alla fine, ma (seppure  non ufficialmente) aleggiava nell’ aria già da tempo. A rivelarci tutto sarà la dolce metà del Principe in persona, che ho avuto il piacere di conoscere e di intervistare: la nostra è stata una lunga, bellissima chiacchierata ravvivata dalle domande “speculari” sulla love story della coppia (rileggi qui l’ intervista con il Principe Maurice). Signore e signori…ecco a voi Flavia Cavalcanti!

Sei nata a Recife, in Brasile. Cosa ti porti dentro della tua terra?

La positività. Anche se vivo in Italia da quasi 29 anni, la solarità, l’allegria, il fatto di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno – un atteggiamento molto brasiliano – sono caratteristiche ancora molto radicate in me.

Quando e perché hai deciso di trasferirti in Europa, più precisamente in Italia?           

Era il 1992. Mentre in Brasile mi stavo creando una carriera come truccatrice e parrucchiera, è arrivata una mia amica dall’ Italia che mi ha offerto l’opportunità di venire a lavorare a Riccione, sempre come parrucchiera, e di condividere la sua casa con lei. Tutto questo mi ha incuriosita, perché l’Italia era nel mio cuore sin da quando sono nata: le mie origini sono sia italiane che portoghesi. E’ andata così. Ho ricevuto una proposta e sono partita, volevo assolutamente conoscere l’Italia. Poi me ne sono innamorata e sono rimasta.

 

Un bel ritratto fotografico di Flavia

Con l’Italia è stato un colpo di fulmine o hai avuto bisogno di tempo, per ambientarti?           

Un colpo di fulmine! (ride, ndr.) L’Italia mi è piaciuta da subito. Ovviamente non è che sia andato tutto liscio, ma ho superato ogni tipo di disagio. Mi interessava imparare la lingua, conoscere le città più importanti…Anche se all’inizio è stato molto difficile, mi hanno conquistato la storia che si respira in ogni angolo e tutto quello che comporta il vivere qui: il cibo, l’arte…Sono tantissimi gli aspetti che rendono l’Italia unica, bellissima, un paese da vivere.

Attraverso quale iter sei approdata al design dei costumi di scena?

Sono arrivata qui per fare la parrucchiera, ma nell’ arco di sette-otto mesi ho stretto delle amicizie che mi hanno permesso di lavorare anche come ballerina nelle discoteche. Vivevo a Riccione e lavoravo sia a Riccione che in tutta Italia: ogni weekend andavo in tour nei club, mentre durante la settimana ero in salone o acconciavo le mie clienti a domicilio. Questo mi ha fatto pensare che dovevo sfoggiare dei look sempre nuovi, di conseguenza il mio fidanzato dell’epoca mi ha regalato una macchina da cucire. Ho cominciato a scucire gli abiti, a studiare come erano fatti e a tagliarli nella stessa maniera, ma con una mia impronta inconfondibile. Così ho iniziato a creare personalmente i vestiti che indossavo. Piacevano a tutti! In molti hanno cominciato a chiedermi se potevo realizzarli anche per loro, così mi sono buttata nel settore della moda.

 

Anna Tatangelo sfoggia degli sfavillanti look by Flavia Cavalcanti nel video di “Inafferrabile”

Cosa ami di più del tuo lavoro? E qual è la creazione griffata Flavia Cavalcanti a cui sei più affezionata?

Non potrei dirti a quale creazione sono maggiormente affezionata, ormai non si contano più! Parlerei piuttosto delle aziende che ti scelgono per realizzare dei progetti insieme e ti lasciano libera di creare. Potrei citarti una carrellata di lavori meravigliosi, ovviamente assegnati da un capo stylist che cura l’immagine di una data azienda, di un programma televisivo, di un videoclip, e così via…Non mi focalizzerei su una singola creazione ma sul progetto più bello, che può includere decine di creazioni o magari una sola. Il progetto ha più importanza della creazione stessa, perché ti fa esplorare dei temi (o un tema unico) attraverso un processo creativo individuale o collettivo. Si raggiunge il top soprattutto quando si è in gruppo, quando c’è una sinergia, quando ci si confronta: insieme si dà il meglio. Io non sto mai ferma, sono in continua evoluzione. Collaboro con diversi stylist, diverse TV, diverse realtà, così rimango sempre sul pezzo. Se dovessi menzionarti qualche mio lavoro ti parlerei dello spettacolo che ho creato per l’inizio della sfilata di Philippe Plein, o dello spot per i 30 anni di Calzedonia…Oppure, ancora, dello spot di Mon Chéri, dove appare il mio celebre abito di carta. All’ epoca di abiti di carta non se ne vedevano, quella pubblicità è fantastica: tantevvero che, seppur risalga al 2012, la ripropongono ogni Natale!

 

30mo compleanno di “Striscia la notizia”: Flavia ha ideato l’ outfit di Michelle Hunziker

Collabori spesso con le celebrities. Ne esiste una che, tra loro, ti ha colpito in modo particolare? E per quale motivo?

Un altro aspetto del mio lavoro consiste nel creare l’immagine di tanti personaggi dello show business. Però, in questi casi, con qualcuno di loro ti rapporti di più e con qualcun altro meno. Una persona che mi è rimasta particolarmente impressa è Malika Ayane: una grandissima artista, una grandissima donna, con un cuore e una testa meravigliosi. Di lei mi sono innamorata letteralmente! La adoro, spero che potremo collaborare molte altre volte ancora.

 

Costumi by Flavia Cavalcanti per IT Magazine (foto di Edlan Man)

Al momento di ideare i costumi, di solito, hai carta bianca o lavori in base agli input forniti dalle produzioni?

Vanno analizzati vari fattori, perché ci sono delle differenze a seconda dei casi. La maggior parte delle volte un direttore artistico o un’azienda ti danno l’input, poi sta a te trovare delle soluzioni. Si fa un po’ di ricerca e si passa ai bozzetti. Si arriva, quindi, alla presentazione di una o più proposte. Io non sono una sarta, sono una creativa. Di conseguenza, i lavori che mi assegnano lasciano molto spazio all’ inventiva: perché se si tratta solo di elaborare un disegnino fatto da altri o la foto dell’abito di un famoso stilista ti dico “Ma anche no!”. Io voglio creare, non voglio copiare…Non sono mai stata una che scimmiotta le creazioni altrui. Sviluppare idee proprie è molto importante!

A quali progetti stai lavorando, attualmente? Potresti anticiparci qualcosa?  

Il Covid, purtroppo, ha messo in stand by molti progetti importanti, ma credo che siano tutti rimandati ai mesi prossimi. In questo momento sto curando l’immagine degli spettacoli del Villa delle Rose di Riccione: mi occupo del look della vocalist Tanja Monies e delle ballerine per quanto riguarda gli eventi del venerdì, del sabato e del mercoledì. Dal 22 Luglio, infatti, ogni mercoledì sale in consolle Sven Vath, un dj quotatissimo, uno dei “paparini” della musica techno! E’ la serata Cocoon di Ibiza, che a causa del lockdown sull’ “Isla Blanca” si è trasferita al Villa delle Rose. Il look che ho scelto per gli artisti si ispira a una tendenza che adoro, quella di matrice spaziale. Ma ho un’altra bellissima novità da raccontarti: a Settembre, due numeri della rivista Donna Moderna usciranno con delle mie creazioni in copertina. Le indosseranno nientemeno che Federica Pellegrini – una donna meravigliosa, un orgoglio nazionale – e Elodie, talentuosa e bellissima. Per me sarà un onore vestirle! Non posso anticiparvi nulla dei loro look, però vi dico che sfoggeranno abiti davvero stratosferici…

 

Uno degli iconici bustier creati da Flavia Cavalcanti (in questo caso, per una sfilata di Aldo Coppola)

Martina Colombari in un fasciante abito in pizzo griffato Cavalcanti

Passiamo ora alla tua vita sentimentale. Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Maurice?

Sono arrivata in Italia nel ‘92, di mercoledì, e il sabato successivo ero già al Cocoricò. A un certo punto, dalla Piramide è calata una gabbia dove Maurice era rinchiuso insieme ad altri performer. Sono rimasta senza fiato! In Brasile avevo già lavorato in discoteca, nel mondo dello spettacolo, ma da Maurice mi sono sentita subito attratta perché proponeva qualcosa di speciale, di mai visto prima…e sempre con un messaggio da divulgare. Ho detto a me stessa: prima o poi conoscerò questo gruppo e ci lavorerò insieme. Sono passati alcuni mesi e Alessandro Filippi, un amico comune, un giorno mi ha presentato Maurice. Da lì è partita la nostra lunghissima amicizia, che dura da ben 28 anni. Ecco, è nato tutto così. Ma l’amore è venuto dopo.

 

Flavia e Maurice: che coppia!

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

Noi viviamo un amore un po’ diverso dai soliti: il matrimonio tra me e Maurice non è uno di quei matrimoni con una data di scadenza. Il nostro progetto di vita insieme è molto più profondo. Non siamo gelosi l’uno dell’altra, non siamo competitivi, siamo affiatati. Vogliamo invecchiare insieme. Lui si prende cura di me e io mi prendo cura di lui, quando cado lui mi sostiene e quando lui cadrà io sarò lì a sostenerlo. Il legame che c’è tra noi è qualcosa che va oltre, direi che è anche un’ amicizia specialissima…Siamo due persone di spessore che si completano a vicenda.

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei resa conto di amarlo?

Tre anni fa. In quel periodo Maurice mi frequentava un po’ di più, perché per molto tempo non siamo stati assidui nel vederci. Poi, quattro o cinque anni fa, lui si è trasferito qui a Milano e ci siamo ritrovati. Così una notte, mentre chiacchieravamo con un calice di vino in mano, è partita la domanda: “Tu come vedi il tuo futuro?”, mi ha chiesto. Io ho risposto che le mie storie importanti le avevo avute, ma da 15 anni non conoscevo più nessuno che mi soddisfacesse intellettualmente e non solo. Non vedevo amore all’orizzonte, solo storielle che non portavano a niente. “Sinceramente”, ho detto a Maurice, “di regalare il mio tempo e il mio cuore a persone che non lo meritano non se ne parla. Per cui, piuttosto, morirò da sola o, se proprio dovessi avere una relazione, vorrei averla con una persona come te.” Le sue esperienze erano state pressochè le stesse, e alla fine c’è stata la proposta. “E se ci sposassimo?”, mi ha detto all’ improvviso (ride, ndr.). Ho pianto per l’emozione, l’ho abbracciato e gli ho risposto “Perché no? Sposiamoci!”. Nei tre anni successivi, la nostra relazione ha acquistato sempre più spessore. La proposta di Maurice non ha potuto concretizzarsi sino ad oggi perché io avevo dei problemi con i documenti: non arrivavano, ritornavano in Brasile…Dovevamo sposarci il 26 marzo, però è arrivato il lockdown ed è saltato tutto. Per cui abbiamo “detto sì” soltanto un paio di mesi fa. Ma va bene ugualmente. Prima o dopo, l’importante è vivere questa bella storia!

 

I neo-sposi in total black: un po’ dark, un po’ decadenti, ma giocosi sempre e comunque

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Volevamo che fosse una cosa nostra e non pubblica. Il matrimonio che sognavo era riunire una ventina di amici e partire per una spiaggia deserta dove io e Maurice, scalzi e vestiti con abiti di lino molto leggeri, ci saremmo sposati. In mezzo alla natura, con le persone che sono davvero care a entrambi. Senza caos, senza selfie, senza tutto quello che va a prostituire un sentimento. Secondo me non serve quel contorno, è solo esibizionismo… Qualcosa che non ha niente a che fare con l’amore e con le cose sincere, oneste, belle.

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Non me ne sono resa conto subito. Ma una settimana dopo, camminando per strada, ho sfiorato inavvertitamente la mia fede nuziale e ho avvertito una profonda sensazione di sicurezza. Io non mi sono mai sentita sola. Non soffro di solitudine, al contrario di Maurice. Quel gesto, però, mi ha fatto provare una miriade di emozioni: mi sono sentita protetta, più completa, non so come spiegarti… In realtà ero completa anche da sola, ma Maurice, così speciale e unico, ha dato una marcia in più alla mia vita!

 

Un brindisi all’ amore…e all’ amicizia!

Parlaci di tre qualità che adori di lui…

Soltanto tre? Innanzitutto la sua cultura straordinaria, con tanto di dettagli e date. E’ incredibile, ha una memoria pazzesca! Un’altra qualità di Maurice che amo è l’ironia, insieme ci facciamo delle risate incredibili!, e per finire il suo gran cuore. Naturalmente adoro anche il suo essere artista, che è qualcosa che ingloba sia la sua grande cultura che la sua ironia. Questa dote è coinvolgente, appagante, lo rende unico…Non trovi uomini come lui in giro!

 

Luminosi e radiosi anche (com’è ovvio!) in versione “nightlife”

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Non esistono difetti che davvero detesto di Maurice, perché i suoi, in fondo, sono difetti di poco conto. Uno è quello, ad esempio, di dare valore a chi secondo me non ne ha. Non so perché lo fa, forse è qualcosa che rimanda alla sua paura della solitudine. O forse è un mortificarsi perché si è sempre sentito inconsciamente in colpa per essere sopravvissuto al suo fratello gemello, morto quand’era bambino. Ne discutiamo spesso. Un altro difetto del mio Principe è la pigrizia: dovrebbe andare a correre, allenarsi. Io non mangio carne da molti anni, vado in bicicletta, faccio delle lunghe camminate…Il mio corpo è sodo e tonico. A Maurice piace molto mangiare, ma quando gli dico di fare ginnastica mi risponde che lo deciderà lui, con i suoi tempi. Lo guardo e resto zitta: non voglio litigare. Questa pigrizia mi lascia senza parole, perché anche solo per indossare certi costumi di scena devi avere un fisico asciutto e vigoroso. Eppoi tenersi in forma è importantissimo, se hai un corpo sano hai più energia!

Tu sei il sole, Maurice la luna. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.   

La cultura che ha Maurice non è la mia. Io ho vissuto per 21 anni in Brasile e la mia formazione proviene da lì. Poi sono arrivata in Italia e mi sono formata anche in questo paese, perché comunque si vive e si impara giorno dopo giorno. Però il mio background è completamente diverso dal suo, quindi ci completiamo a vicenda: quello che ho io non ha lui e quello che ha lui non ho io. Quando facciamo le nostre lunghe chiacchierate a volte finisco le frasi io, a volte le finisce lui…Laddove non arrivo io è lui che mi completa e viceversa. E’ qui che si rivela la nostra intesa. Che è un’intesa molto intellettuale: siamo in sintonia, ad esempio, per quanto riguarda il gusto estetico, l’amore per l’arte. La nostra complementarietà però emerge soprattutto nelle conversazioni che facciamo a tu per tu, attraverso il confronto e lo scambio di idee.

 

Flavia Cavalcanti: una “woman in red” a Milano

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lui “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonargli?

Non ci sono ostacoli così gravi da poter farmi dire “Mò basta”! (ride, ndr.) Perché i difetti di Maurice, comunque sia, sono risolvibilissimi. Innanzitutto non è un traditore, e non ti sto parlando di tradimento fisico: per me non è mai stato un problema. Io vado oltre, mi inoltro nell’ anima…E’ il tradimento mentale che detesto, ma so che Maurice non mi tradirà mai in quel senso. Ormai lo conosco bene. Non siamo una coppietta di innamorati diciottenni, non siamo neanche due trentenni che stanno provando a creare qualcosa insieme. Siamo due cinquantenni: consapevoli, onesti, lavoratori, buoni, altruisti, generosi. Maurice non mi deluderà, e le cose che di lui mi danno fastidio non saranno mai talmente preoccupanti da farmi decidere da chiudere la nostra storia!

 

Minidress sexy-spaziale per un editoriale fashion

L’ abito – con tanto di bustino signature – che Flavia ha pensato per Astou Seck, cantante e modella africana

I costumi di “TAKA”, cortometraggio presentato al Fashion Film Festival di Chicago, portano la firma di Flavia Cavalcanti

Anche Tezenis, marchio trendy del Gruppo Calzedonia, si è avvalso dello straordinario estro di Flavia per le sue sfilate

Grace Jones con una delle avveniristiche “mask” by Flavia Cavalcanti

Flavia all’ opera

 

Scatti tratti da alcuni editoriali

 

 

Un altro fil rouge delle creazioni di Flavia: le piume coloratissime, eteree ma abbondanti e di forte impatto

 

 

Photo courtesy of Flavia Cavalcanti

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un’estate nel segno della Luna

 

Soltanto a pochi eletti è concesso di chiedere la luna e di ottenerla: il Principe Maurice è uno di quei fortunati. Innamorato da sempre dell’ astro d’argento, “lunare” per definizione (il che instaura un’ intrigante contrasto con la solarità di Flavia Cavalcanti, la sua neo-sposa), l’ icona del Teatro Notturno ha appena inaugurato un progetto interamente dedicato alla luna. Lo scenario è quello, incantevole, del Lido di Venezia. Qui, tra sontuosi edifici Liberty e spiagge dorate, si erge la Moody Terrace Blue Moon, il nuovo regno del Principe: una terrazza fronte mare dove aleggia una magia che sembra scaturire proprio dai bagliori lunari. Sulla Terrazza ci si ritrova, ci si incontra, si degustano cocktail sopraffini…Ma soprattutto si rimane ipnotizzati dalle esibizioni di un Maurice “luminoso” e dalla musica del sound designer Francesco Trizza. A completare questa portentosa alchimia sono artisti di primo livello, star di un entertainment nato per stupire. Il tutto sotto il cielo stellato estivo e, naturalmente, sotto il plenilunio: i party più spettacolari nascono come omaggio alla luna piena ed al suo incanto. Siete interessati al prossimo evento? Il “Blue Full Moon Party” si terrà esattamente domani, il 5 Agosto. Leggete l’ intervista qui di seguito per saperne di più! Poliedrico e inesauribile come sempre, il Principe non poteva riservare le sue energie ad un unico progetto. Il periodo post-quarantena lo vede scatenatissimo, preso in un vortice di serate Speakeasy e di dinner show. Questa conversazione fiume, però, accende i riflettori anche su un aspetto più intimo: l’ amore per Flavia Cavalcanti, con la quale è convolato a nozze un mese fa. In un botta e risposta tra il romantico e il giocoso, Maurice ci racconta tutto sul loro incontro e sulla loro relazione. Vi invito a rimanere sintonizzati su VALIUM, perchè si tratta di domande speculari a cui, la settimana prossima, risponderà anche Flavia. Ma non vi anticipo altro, per ora. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!

 

Show time in Terrazza all’ happy hour

Il Principe e la “sirena” (Chiara Baltieri): scene da una fiaba

Riprendiamo il filo da dove eravamo rimasti tre mesi fa. Cosa hai fatto non appena sei “tornato in libertà” dopo la quarantena?

Intanto mi sono dato corpo e anima al dinner show. Esordio a Mantova, in un locale che si chiama Mascara, dove abbiamo sperimentato per la prima volta in Lombardia la formula delle cene spettacolo. Diciamo che, grazie alla gavetta fatta all’ Atelier Curiosité dell’Odissea Fun City lo scorso inverno, sia io che Simone Fucci (in arte Simon The Prince) eravamo già rodati su questo genere. Infatti è stato un successo! Le cantanti che normalmente cantavano nelle orchestre si sono riproposte in maniera eccellente come entertainers. La formula è un po’ sempre la stessa: io intrattengo e canto, Simon fa le sue performance oltre a curare la regia e le scenografie in tutti i loro dettagli, poi c’è qualche ospite che si esibisce nel Burlesque oppure in numeri acrobatici. Il dinner show l’abbiamo cominciato a Mantova prima di trasferirci nella sua “sede naturale”, l’Odissea Fun City di Spresiano, vicino a Treviso.

 

Il dinner show, una delle nuove dimensioni del poliedrico Maurice

Al momento, appunto, ti esibisci soprattutto durante i dinner show: so che ti intriga molto questa dimensione che attinge vagamente al cabaret…

Come ti ho accennato nelle precedenti interviste, è la mia nuova dimensione artistica e mi piace molto. Ormai in discoteca c’è il rischio di chiusura in ogni momento, perché purtroppo non si riescono a rispettare le direttive della prevenzione anti-Covid. Invece il dinner show funziona, funziona benissimo e siamo arrivati a dei numeri importanti. lo e Simon ci esibiamo nella sontuosa Sala Live della grande struttura di cui ti dicevo.  La prima volta che sono salito sul palco mi sembrava di essere a Las Vegas! Ma adesso le serate verranno portate avanti più da Simon che da me, perché nel frattempo mi sono buttato in un’altra straordinaria avventura…

 

Spresiano (TV) o Las Vegas? Lo spettacolare Atelier Dinner Show dell’ Odissea

So che sei coinvolto in grandi progetti al Lido di Venezia. Che ci racconti di tutto questo?

Il Lido è la spiaggia di Venezia. Era chiamata “l’Isola d’ oro” e ha vissuto il suo massimo splendore cento anni fa, quando era una meta turistica esclusiva prescelta persino dalle teste coronate d’Europa. Negli anni ‘20 del 900 il Lido rappresentava quello che rappresentano oggi Montecarlo o Dubai, con il valore aggiunto di un’architettura Art Nouveau che si nota soprattutto nei meravigliosi edifici adibiti a hotel – a cominciare dal leggendario Grand Hotel Des Bains dove Thomas Mann ha scritto “Morte a Venezia” e dove Visconti ha girato il film omonimo. Tornando a me, sull’ Isola d’oro ho pranzato al Ristorante New Blue Moon Rive Gauche dove ero ospite di un amico carissimo, Paolo De Grandis, che si occupa d’ arte ad alto livello e collabora anche con la Biennale. Ho notato subito che la terrazza del Blue Moon, un’opera d’arte dell’archistar Giancarlo De Carlo, era stata restaurata, ma non era aperta al pubblico perché nessuno ancora se ne era potuto o voluto occupare.  Ho chiesto alla titolare della licenza, Angela Ghezzo (nota imprenditrice lidense), di farmela vedere ed è stato subito colpo di fulmine: ho scoperto la mia location dell’estate.  L’ho chiamata Moody, “lunatica” (ride, ndr.) Tutti gli eventi che organizzerò sulla terrazza saranno un omaggio all’ astro d’argento. Anche perché la prima notte che sono passato da quelle parti, a inizio Giugno, mi ha accolto il sorgere di una luna rossa enorme che mi ha emozionato fino alle lacrime. Ho detto a me stesso: “Io questa estate rimarrò qui”, e così è stato. Mi avvalgo della collaborazione con Venezia Spiagge, società partecipata proprietaria della struttura, di Vela, la partecipata che organizza tutti i grandi eventi della Città di Venezia, e del Comune. Un progetto, quello della riqualificazione di questa importante struttura, fortemente voluto dall’ Assessore Michele Zuin, responsabile al bilancio e alle società partecipate, che ha visto nell’ iniziativa il giusto coronamento degli sforzi della giunta per restituire ai lidensi come lui questo spazio prestigioso. Ho ideato una stagione di riapertura della Moody Terrace Blue Moon – questo il suo nome completo – per testarla in vista del vero rilancio post covid nei prossimi anni. C’è molta curiosità!

 

Chiara Baltieri e le sue acrobazie “lunari”

Abbiamo debuttato il 31 Luglio. La formula è quella di una terrazza lounge dove si bevono ottimi drink: abbiamo barman qualificatissimi che provengono dal Danieli, dal Cipriani…tutti hotel più che prestigiosi. Io mi occupo della direzione artistica per animare gli aperitivi e i dopocena. Il clou della terrazza sono gli spettacoli, immancabilmente dedicati al tema della luna. Venerdì scorso, ad esempio, l’acrobata Chiara Baltieri ci ha lasciati a bocca aperta con le sue evoluzioni all’ interno di una grande “luna luminosa”; sabato è stato il momento di Janet Fischietto, star internazionale del raffinato Burlesque targato VooDoo Deluxe, mentre per il 5 agosto ho organizzato una kermesse dove ho invitato tutti gli artisti che conosco – attori, musicisti, performer…- ad esibirsi in performance-tributo alla luna piena. L’ evento si chiamerà “Blue Full Moon Party” e la musica sarà curata dal sound designer Francesco Trizza; io contribuirò con i miei emotional set e live. Le kermesse più strepitose che inneggiano alla luna piena sono due: come ho già detto la prima avrà luogo il 5 Agosto e la seconda il 2 Settembre, quando inaugurerà la Mostra del Cinema. Per il 7 agosto è poi in programma una serata fashion in collaborazione con Tango Philosophy , un brand fondato dalla bellissima e dinamica Giulia Rosmarini. Le linee semplici, i tessuti di grande qualità e le personalizzazioni con la stampa a batik di formelle create da Chiara sono i cardini del marchio. Secondo me, è una nuova frontiera del lusso discreto! L’ evento,  seguito da una vendita, si svolgerà dalle 17 alle 21. Essendo occupato alla Terrazza soltanto nel weekend, il giovedì mi esibisco, con Francesco Trizza e nell’incredibile ed affascinante cornice dell’Hotel Ausonia Hungaria, in quelli che abbiamo chiamato “Speakeasy, afterdinner ’20.2.0”. La nostra epoca è un po’ proibizionista a livello di comportamenti quotidiani, e noi vogliamo reagire con questi appuntamenti clandestini, segreti, molto raffinati, che negli anni ’20 del ‘900 venivano denominati appunto “speakeasy”. Sono serate eleganti, dannunziane…Mi dà una grande gioia poter contribuire al rilancio del turismo di Venezia in uno stile che davvero potremmo definire “anni ’20 due punto zero”!

 

La locandina dell’ evento fashion del brand Tango Philosophy e, qui sotto, un video in stile VOGUE della patinatissima Moody Terrace

Il sound designer Francesco Trizza

Janet Fischietto, special guest della Moody Terrace Blue Moon

Al Lido sei praticamente in pianta stabile, per quanto riguarda la tua residenza attuale. Stai abbinando il lavoro a una sorta di vacanza?

Assolutamente! Sento la mancanza della mia Palma di Maiorca ma capisco benissimo perché il Lido, all’ epoca, sia diventata una meta turistica d’eccellenza. Ci sono alberghi come l’Excelsior e l’Ausonia Hungaria che sono il top dei top, chi risiede qui ha la spiaggia ma alle spalle ha anche la laguna meravigliosa! E poi, prendendo il battello, in venti minuti si arriva in piazza San Marco. Il Lido può essere raggiunto in auto con il ferryboat, l’isola è ricca di strade…Le strutture di cui prendere nota sono tantissime, in prevalenza edificate dagli inizi del ‘900 fino all’ epoca fascista. Il Covid, fortunatamente, non ha messo KO la Mostra del Cinema: saranno 18 i film in concorso provenienti da tutto il mondo, tra cui 4 italiani. Certo, i toni mondani verranno smorzati un po’…Ma questo non fa che impreziosire la Mostra, che abbandona la “grandeur” a favore di una squisita raffinatezza – garantita dal Direttore Alberto Barbera che ha graziosamente fatto da “padrino” all’apertura ufficiale della Moody Terrace. E’ stato un onore!

 

Alberto Barbera (qui insieme al Principe Maurice), direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto da padrino all’ apertura della Moody Terrace

Una panoramica della Terrazza, la location più glamour dell’ estate

Il Lido di Venezia, anche detto “Isola d’Oro”

Settembre è più vicino di quanto sembri. A quali progetti ti dedicherai il prossimo autunno, se è lecito chiedertelo?

E’ lecito chiedermelo, ma purtroppo è lecito anche risponderti che la situazione Covid, con il probabile ritorno di pandemia che incombe, lascia tutto abbastanza in sospeso. Io fino a metà Settembre sarò impegnato al Lido. Tra l’altro ho avuto anche il sostegno di Red Bull, con cui ho un rapporto di collaborazione che spazia dal Carnevale di Venezia al Life Ball di Vienna: ha creduto nel mio progetto e ne sono entusiasta. Tutta la linea Organics di Red Bull, composta al 100% da ingredienti naturali, sarà promossa sulla Moody Terrace Blue Moon perché è molto in linea con le nuove filosofie di alimentazione. Sono davvero soddisfatto della sinergia che si è creata tra pubblico, privato e aziende che mi hanno dato fiducia nonostante i tempi poco rosei…Sono dei bei segnali. Tornando ai miei progetti, dopo la Mostra del Cinema farò ritorno al dinner show dell’Odissea Fun City e poi, probabilmente, mi rivedrete a teatro con delle repliche di “Eros e Thanatos”. I miei impegni cinematografici sono stati interrotti dal Covid, ma sono sempre nell’aria, e anche i miei impegni televisivi pare che stiano ripartendo. Quello che posso dirti per ora è che la Sala Live dell’Odissea diventerà ancora più spettacolare e che Las Vegas, stavolta, ci farà un baffo!

 

Janet Fischietto davanti al maestoso “Grande Albergo Ausonia Hungaria”: una vera diva

Il vero scoop che ci hai regalato questa estate è quello del tuo matrimonio con Flavia Cavalcanti (rileggi qui la “breaking news” di VALIUM). Naturalmente, vogliamo sapere tutto sull’argomento! Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Flavia?

Volevamo che il matrimonio rimanesse una cosa intima fino alla fine del lockdown, poi i nostri propositi sono svaniti perché il mio testimone, Alessandro Filippi, ha voluto organizzarci a sorpresa il pranzo di nozze con una quarantina di amici. E anche se mi ha fatto piacere, devo dire che mi ha messo un po’ nei pasticci (ride, ndr.)…perché in molti, poi, mi hanno chiesto come mai non erano stati invitati! Come sapete, mi sono sposato a Milano. Ma di recente ho incontrato Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, che scherzosamente mi ha invitato a ri-sposarmi anche qui altrimenti sarà geloso…Ho trovato la sua battuta molto simpatica e penso proprio, quindi, che ripeteremo il matrimonio in quel di Venezia! L’ incontro tra me e Flavia risale alla notte dei tempi. Lei era appena arrivata in Italia e ci siamo visti per la prima volta al Cocoricò circa 27 anni fa. Io mi esibivo in un saliscendi con delle altalene dove avevo fatto montare delle gabbie: era una performance molto forte, molto spaziale, in cui calavo tra il pubblico dal culmine della Piramide per portare pace, amore e luce: un alieno Annunaki, insomma… Flavia è rimasta estremamente impressionata da tutto questo, ha voluto subito conoscermi e da lì, nel corso del tempo, è nata un’amicizia vera e propria.

 

Il Principe e Flavia Cavalcanti a Ibiza dieci anni orsono

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

C’era una grande affinità. Io ho avuto le mie storie e lei le sue, però quando ci trovavamo a tu per tu e affrontavamo argomenti anche molto profondi, filosofici…eravamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Ti posso dire che in tutti questi anni, persino quando abbiamo collaborato professionalmente, non abbiamo mai litigato. Ed è qualcosa di molto raro! Negli ultimi tempi ci siamo frequentati sempre più spesso, quando andavo a trovare mia sorella in Brianza mi fermavo anche da lei a Milano. Finchè un giorno, mentre da Milano mi accingevo a ritornare a casa mia a Venezia, il governo ha messo l’Italia in quarantena. Al che ho detto a Flavia: “Scusa, ma se invece di andarmene da solo a Venezia io mi fermassi qui da te? Sei sola anche tu…”. Lei ha sorriso e mi ha risposto “Si, fermati qui”. Abbiamo trascorso la quarantena insieme e in quel periodo il nostro legame si è consolidato ulteriormente.

 

Maurice e Flavia insieme a FrancescoTrizza e a Massimiliano Armocida. Sullo sfondo, il Grand Hotel Ausonia Hungaria

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei reso conto di amarla?

La scintilla che è scattata tra noi non è quella della passione travolgente dei ragazzini. Il nostro amore è maturato in trent’anni, conclamandosi probabilmente con il fatto di essere obbligati a stare insieme dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. In quella circostanza siamo riusciti a sostenerci, a comprenderci, a consolarci, a sfogarci vicendevolmente. Il lockdown ci ha fatto capire che tra noi c’era qualcosa di più e ci ha fatto decidere di promettercelo per sempre, di voler invecchiare insieme. Avevamo affrontato il discorso anche in passato; a Flavia avevo fatto una proposta un po’ “aerea” dicendole: “Potremmo anche sposarci”, e lei si era emozionata. La prova del nove, però, è stata la quarantena! Le nostre nozze erano già programmate, quando è stato sancito il blocco dei matrimoni a causa del Covid. Abbiamo dovuto aspettare che il Comune ci “recuperasse” e un bel giorno, dal lunedì al mercoledì, ci hanno chiamato dicendoci che avevano una data libera. Il nostro non è il rapporto fuoco e fulmini di una coppietta, ma un rapporto più maturo e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. Sapevo di amare Flavia sin da quando l’ho conosciuta, in realtà. L’ amore è al di sopra di tutto, non ha livelli…Quando si conclama con una convivenza o una condivisione può diventare un rapporto di coppia. Ma va oltre l’attrazione fisica, la carnalità…L’ amore è amore. Io ho sempre amato Flavia: è una creatura speciale, straordinaria.

 

Flavia in un momento di relax all’ Ausonia Hungaria. Di recente, la coppia ha trascorso una mini luna di miele proprio al Lido di Venezia

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Le circostanze legate alla pandemia non ci hanno permesso di inviare partecipazioni, inviti o cose del genere. Per cui, visto che dovevamo rimanere sottotono in quel senso, abbiamo pensato di far calare un velo di riservatezza sulla notizia. Invece è trapelata e va benissimo così! Non ci sembrava il caso di fare le cose in grande in questo difficile momento storico, ma in effetti abbiamo sbagliato perché sarebbe stato un bel messaggio da dare alla gente: il Covid non ha portato solo morte e disperazione, l’amore è riuscito a trionfare ugualmente!

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Mi sono commosso! Ho provato un senso di soddisfazione e di liberazione al tempo stesso, perché il desiderio di sposarci era rimasto inappagato troppo a lungo. In quel momento lì, invece, ha potuto realizzarsi… Quindi ho pianto, anche Flavia ha pianto: entrambi di gioia, naturalmente! E’ stato veramente bello.

 

Maurice e Flavia nel giorno delle loro nozze

Parlaci di tre qualità che adori di lei…

Sono più di tre, mi è difficile sintetizzarle! La prima è la solarità, che abbino al rapporto straordinario che Flavia ha con la natura e la bellezza. Combinerei quindi la solarità con la sensibilità e la creatività: queste tre doti sono un tutt’uno, circolano in lei creando un vortice di energia positiva. Poi certo, adoro anche la sua sensualità…E’ simpatica, ammiccante, maliziosa e questo mi diverte molto. Amo l’ironia di Flavia e il fatto che sia una persona determinata, non si lascia mai andare alla disperazione. Quando abbiamo dovuto indossare le mascherine, tanto per farti un esempio, si è detta “Ok, le faccio a modo mio.”, e insieme a Vassy Longhi ha ideato le Flassy Mask. Ha dunque virato sul creativo, ma anche sull’ ironico e sul funzionale, il disagio associato alle nuove abitudini imposte dal Coronavirus.  Questa capacità di volgere al positivo situazioni negative è una qualità che apprezzo, ma ci sono ancora tante altre doti che ammiro in lei: la profondità, la curiosità. Ama le stesse cose che amo io, come la grande bellezza della nostra meravigliosa Italia. A proposito: non vedo l’ora di andare a vedere la grande bellezza del suo grande paese (il Brasile, ndr.)!

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Fammi pensare…è un po’ difficile trovarli. Un suo difetto potrebbe essere che a volte è troppo passionale: ha un senso della giustizia che la porta ad essere un po’ eccessiva, si scalda molto. Il fatto di essere delusa, tradita, in particolare nei sentimenti ma anche nell’ operatività, non la lascia indifferente. Quando incontra opportunismo e falsità diventa, direi, “aggressiva”, quantomeno verbalmente. E’ qualcosa che mi turba, però che capisco e accetto. Ecco poi un altro difetto: Flavia piange spesso e tanto, anche di gioia…Non è una piagnucolona, ma è assai veemente nei sentimenti. Sebbene non sia un vero e proprio difetto, non voglio vederla piangere. Neanche di gioia! Poi non noto altre lacune: il suo fisico è perfetto, è una donna interessante e affascinante, ha un’eleganza naturale sia quando veste sportiva che chic…Un terzo difetto, forse, è che lei mi crede più ingenuo di quanto io non sia. Perché sa che sono una persona buona e pensa che la mia bontà mi porti, magari, ad essere vittima degli arrivisti. In realtà cerco di dare a tutti delle chance, ma lo faccio anche per mettere alla prova: io ti dò fiducia, vediamo come sai gestirla. Questo Flavia lo vede come un difetto, io invece vedo come un difetto il suo vederlo come un difetto! Come direbbe lei: “siamo d’accordo che non siamo d’accordo!” (ride, ndr.) E’ molto protettiva nei miei confronti. Lo apprezzo, ma so sempre perfettamente con chi ho a che fare.

 

Luna piena sulla spiaggia del ristorante New Blue Moon Rive Gauche, location di una cena romantica di Maurice e Flavia durante la loro mini luna di miele

Tu sei la luna, Flavia il sole. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.

Anche solo da come ci vestiamo si capisce subito che lei è il sole e io la luna. Ci sono momenti in cui i ruoli si invertono, però caratterialmente io sono un po’ più “oscuro” (nel senso buono del termine), più dark: sto parlando dell’oscurità che accompagna il sogno e la fantasia. Invece lei è il sole, è scoppiettante…pura energia. Quando ci vedono insieme, questo contrasto dà adito a aneddoti che divertono noi per primi e chi è con noi in quel momento. Ma in fondo, tutto è relativo. Perché la luna, quando è piena, riflette la luce del sole, mentre il sole è molto affascinante, magico direi, quelle poche volte che viene eclissato dalla luna. E’ quasi un momento esoterico. Per cui, questa complementarietà tra noi esiste ed è bella anche a livello di immagine.

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lei “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonarle?

Il fatto che al mattino lei deve avere i suoi tempi di recupero e la si può giusto salutare. Io sono già tutto pimpante, coccolone, affettuoso, invece Flavia quando si sveglia ha bisogno di almeno mezz’ora per ritornare a poco a poco alla socialità. Ma quando lo impari, lo sai: prevenire è meglio che curare!  Ecco, lei ha bisogno di ingranare. Basta lasciarla in pace e quando poi ha ingranato arriva, sorridente e meravigliosa, e si fa colazione insieme. Quei momenti vanno capiti, è necessario prendere coscienza del suo rito mattutino del silenzio. Ma non c’è nulla che io non possa perdonare a Flavia, anche perché i “difetti” che ho citato sono più che accettabili e diventano delle peculiarità. Abbiamo deciso di sposarci proprio perché ci accettiamo. Anch’io ho i miei momenti cupi, lei se ne accorge…si eclissa un attimo e poi, quando ho sconfitto il malumore, torniamo al nostro ménage sempre gioioso e luminoso. C’è davvero tanta luce attorno a noi!

 

Ancora uno scatto del Lido: qui, il leggendario Hotel Des Bains dove Thomas Mann ambientò “Morte a Venezia”

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Breaking news: Viva gli Sposi!

 

Costantemente sulle tracce del Principe Maurice, VALIUM oggi ha il piacere il regalarvi un vero e proprio scoop: il matrimonio dell’ anno. Ebbene sì, il Principe è convolato a nozze! La data del lieto evento? Il 17 Giugno, una giornata assolata e solcata solo da qualche nuvola. Quel mercoledì, nella Sala Conferenze del Comune di Milano, Maurizio Agosti e Flavia Cavalcanti sono diventati marito e moglie con rito civile. La cerimonia, celebrata da un consigliere comunale incaricato dal sindaco Sala, ha avuto come testimoni l’ hair stylist e make up artist di fama internazionale Alessandro Filippi (per lo sposo) e Massimiliano Armocida (amico di lunga data della sposa). A questo punto, sarete curiosi di conoscere la consorte del Principe: è cosa buona e giusta. Flavia Cavalcanti, costumista di talento che vanta prestigiose collaborazioni, è originaria di Recife, anche detta “la Venezia del Brasile” (un dettaglio, quello “veneziano”, che sembra fungere da romantico trait d’union nelle vite dei due novelli sposi), e vive in Italia da quasi trent’anni. I lettori di VALIUM l’ hanno conosciuta nelle interviste che il Principe mi ha rilasciato durante la quarantena: eh già, si tratta proprio dell’ amica con la quale Maurice ha trascorso il lockdown milanese. Solare, esuberante, radiosa, il giorno delle nozze Flavia è stata immortalata dal fotografo Sandro Brant in uno scatto che coglie la quintessenza della sua personalità. Lei rappresenta il sole, Maurice la luna, e insieme formano una coppia che si completa e si arricchisce a vicenda.

 

(Foto di Sandro Brant)

Durante la cerimonia, gli sposi hanno brillato per la loro eleganza: il Principe si è presentato in un total look Valentino, mentre Flavia indossava un raffinatissimo abito monospalla color cipria – ovviamente, da lei ideato – firmato Flavia Cavalcanti Couture con tanto di Flassy Mask en pendant. Del beauty look si sono incaricati top name del settore quali Vasile Longhi, che ha curato quello dello sposo, e Dante Lamia, che ha creato per la sposa un’ acconciatura movimentata da onde morbide ed un make up focalizzato sugli occhi. Una menzione particolare va ad Efrem Guidi, amico fraterno di Maurice, il designer delle fedi nuziali: splendide e originalissime, non sono passate di certo inosservate. Uscendo dal Municipio, la coppia è stata travolta dai chicchi di riso come da prassi prima di dirigersi al Ristorante Terra & Mare, in via Gluck, dove gli amici – una quarantina, tra cui svariate celebs appartenenti al mondo della moda e dello spettacolo – hanno organizzato un pranzo di nozze a sorpresa proprio nei paraggi della casa di Flavia.

 

Gli sposi con i testimoni di nozze Alessandro Filippi (a sinistra) e Massimiliano Armocida (a destra)

In occasione del grande giorno, ecco la dichiarazione che il Principe Maurice ha rilasciato a VALIUM: ” Questa unione civile è frutto di qualcosa di molto più importante della passione romantica. E’ il risultato di un rapporto coltivato nella fiducia, nella stima , nella comunione di interessi e soprattutto di una complicità maturati nel tempo e conclamati nel lockdown.” Noi, però, vogliamo saperne di più…Vi invito quindi a non mancare l’ appuntamento con la prossima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” per avere tutti, ma proprio tutti i dettagli delle nozze tra il Principe e Flavia Cavalcanti, che conoscerete prestissimo attraverso un’ intervista a lei dedicata. Non mi resta che augurare tanta felicità agli sposi e salutarli con un “a presto” seguito, naturalmente, dalle mie più vive congratulazioni!

 

Al Comune di Milano, dove si è tenuta la cerimonia

Felicità in black & white sotto una pioggia di chicchi di riso (foto di Sandro Brant)

Un ritratto di Flavia Cavalcanti (foto di Sandro Brant)

Al Principe Maurice ridono gli occhi, mentre ci pensa su…

La quarantena milanese di Maurice e Flavia è stata coronata dal matrimonio: non si può dire che l’ emergenza da COVID-19 non abbia portato fortuna alla coppia!

Viva gli Sposi

Flavia, raggiante, in Piazza del Duomo

Friends

Sfoggiando le fedi firmate da Efrem Guidi

Friends

Friends

Maurice in uno scatto dai toni dark. Ma il 17 Giugno, per il Principe del Teatro Notturno, è stata una giornata piena di luce…(foto di Sandro Brant)

 

All photos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Raffaello Bellavista: un 2020 di importanti svolte

 

Per Raffaello Bellavista, ospite fisso di VALIUM, la quarantena non è certo coincisa con uno stop. Mai come in questo periodo la sua vita è stata ricca di novità, progetti, svolte decisive, sia sul versante privato che professionale: lasciatosi alle spalle il Duo Bellavista-Soglia, Raffaello sta consolidando la propria carriera da solista e, al tempo stesso, ha intrecciato ben due nuove collaborazioni. Nonostante il sodalizio con Michele Soglia si sia concluso, porterà avanti il progetto pianoforte-marimba con un nuovo partner musicale, il giovane marimbista Matteo Marabini, ma il vero e proprio scoop riguarda il suo rapporto con Serena Gentilini. Che da rapporto sentimentale, sancito da una convivenza avviata proprio in occasione della quarantena, è diventato un rapporto artistico con tutti i crismi. E se – come disse Antoine de Saint-Exupéry –  “Amore non è guardarci l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”, Raffaello e Serena guardano entrambi verso un unico orizzonte: la passione per la musica. Alternandola, da personalità poliedriche quali sono, ad interessi altrettanto creativi che ruotano attorno alla moda (soprattutto per quanto riguarda Serena) e all’arte. Sono molteplici e sorprendenti le news che Raffaello Bellavista ha in serbo per voi, non ultima quella del suo debutto da solista; si rende quindi necessario un perno, un punto di riferimento ben preciso per iniziare questa conversazione. Al momento di sceglierlo, non ho avuto dubbi. Da dove partire se non da “Eros e Thanatos”, lo straordinario evento veneziano che ha visto affiancare Raffaello, Serena e Matteo Marabini al fantasmagorico Principe Maurice? Ma prima di dare il via alle domande, vi lascio con una ghiotta anticipazione: per farci sapere qualcosa di più sulla sua carriera in bilico tra moda e musica, anche Serena Gentilini sarà presto ospite di VALIUM. Non posso che concludere invitandovi a “rimanere sintonizzati”!

Vorrei iniziare parlando del prestigioso evento a cui hai preso parte al Carnevale di Venezia, “Eros e Thanatos”, diretto e interpretato dal Principe Maurice. Come è andata forgiandosi l’idea di questa collaborazione?

Premetto che l’evento “Eros e Thanatos” ha significato davvero molto per la mia crescita professionale ed é indubbiamente stata una delle esperienze più interessanti e complete. L’idea era nell’aria, avevo già avuto diverse collaborazioni con Maurice nei festival che organizzo in Romagna e c’era sempre stata la massima intesa e voglia di unire più forme d’arte in un’ esperienza sinestetica. Partendo da questi saldi presupposti, il destino ha fatto il resto. Infatti, proprio durante il periodo del celebre Carnevale Veneziano avevo in repertorio il concerto “Magellano” per pianoforte e marimba legato al tema del viaggio, “Lascia ch’io pianga” per pianoforte e voce ed una rielaborazione in chiave crossover di “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode per pianoforte e voce. Proprio queste composizioni si legavano in maniera diretta e simbolica con i monologhi e le interpretazioni del poliedrico Principe Maurice. Dopo alcuni incontri si é capito subito che era nata una perfetta intesa e comunione d’intenti. E proprio da questo é sorto uno spettacolo che sicuramente farà molto parlare di sé.

 

 

Due scatti tratti da “Eros e Thanatos”. L’ evento ha avuto come cornice lo splendido Palazzo Labia, sede di RAI Veneto.

Inizialmente avrebbe dovuto affiancarti Michele Soglia, poi c’è stato un cambio di programma e sono subentrati il marimbista Matteo Marabini e la cantante Serena Gentilini. Su quali elementi ha fatto perno la sintonia immediata che è sorta tra di voi?

L’evento veneziano ha avuto un’importante carica simbolica per me. Infatti ha sancito due nuove collaborazioni: da un lato ha dato il via al mio sodalizio artistico con il marimbista Matteo Marabini, giovanissimo talento che é divenuto l’artista con il quale porto avanti il progetto pianoforte e marimba. E’ stato incredibile come si sono sviluppate le cose, avevamo solo dieci giorni per preparare un programma davvero complesso e variegato che andava dal trascendentale concerto “Magellano” a brani conosciuti al grande pubblico di Sakamoto, Piazzolla…che avevo arrangiato proprio per l’occasione per pianoforte e marimba. Questa situazione di estrema difficoltà ha fatto sì che durante le poche prove intercorse sia nata una grandissima complicità e una determinazione che mai avevo visto prima. Ed il successo riscosso é stato un ottimo battesimo di questa collaborazione artistica. L’altra grande soddisfazione é stato inaugurare il mio rapporto artistico con la mia fidanzata: la cantante Serena Gentilini. Una giovanissima promessa del canto che il Principe Maurice ha deciso di inserire in maniera geniale nello spettacolo con una duplice connotazione artistica. Infatti, nella prima parte dello spettacolo il dialogo avveniva tra monologhi e citazioni di grandi figure femminili del passato in alternanza a brani ad essi correlati per pianoforte e marimba.Parallelamente Serena era seduta su questo trono al centro del palco, con un velo che le copriva il volto ponendola in una dimensione di sospensione metafisica, tanto che molti pensavano, all’inizio, che si trattasse di una statua. Nella parte finale invece, in un momento di grande phatos, con un gesto pregno di carica evocativa il Principe Maurice ha sollevato quel velo nello stupore generale, facendo risorgere una ninfa che ha concluso lo spettacolo cantando la celebre e difficile aria di Haendel “Lascia ch’io pianga”.

 

Raffaello Bellavista e Matteo Marabini. Sullo sfondo, la “donna velata” Serena Gentilini

Serena Gentilini insieme al Principe Maurice durante la performance

In “Eros e Thatanos” il Principe ha totalmente improvvisato il suo monologo, mentre l’accompagnamento musicale aveva una scaletta predefinita. E’ stato facile “scandire” la vostra colonna sonora sui ritmi recitativi imprevedibili di Maurice?

E’ stato molto semplice per quanto fino al momento dello spettacolo c’era molta emozione. Infatti “Eros e Thanatos” aveva una scaletta di massima divisa per brani e significato di quest’ultimi, sui quali il Principe si inseriva. Proprio la maestria di Maurice ha saputo tradurre in beneficio il fatto di non aver provato in maniera forzata ogni parte dello spettacolo, determinandone la naturalezza e la freschezza. Quando finivamo i brani danzava, e con le sue movenze e la sua dialettica sembrava quasi proseguire le melodie terminate da poco traducendole in parola. Il Principe Maurice é una figura geniale, sono in pochi a saper condurre con efficacia uno spettacolo così equilibrato. Molto spesso ci sono concerti con qualche intervento letterario, oppure spettacoli teatrali con qualche intervento musicale. Ma qui é tutto diverso, é una cosa a sé stante dove suoni, profumi, parole, sensazioni si uniscono dando vita al primo spettacolo multisinestetico al mondo.

 

Serena Gentilini

Come si sono incrociati il tuo percorso e quello di Matteo Marabini?

Oggi il Conservatorio é proprio come un’ Università, quindi abbiamo una laurea triennale, un biennio ed eventualmente un dottorato. Il mio biennio di Pianoforte l’ho conseguito presso il Conservatorio di Cesena, proprio dove ora sta per diplomarsi Matteo Marabini. Avevamo sentito parlare l’uno dell’altro ed avevo visto il suo nome molte volte, inserito in varie rassegne concertistiche. E così, attraverso il suo professore, ho avuto un primo incontro dove abbiamo eseguito una prima parte del concerto “Magellano” con grande trasporto e senza alcuna indecisione. Infatti una decina di giorni prima del concerto c’è stato il cambio di programma del mio ex collega, e Matteo Marabini é subentrato con sicurezza e grande preparazione. Tutto ciò é stato davvero incredibile. La musica mi ha dato degli insegnamenti importanti, ha fortificato la mia caparbietà. In un momento di drammatici cambiamenti, il fatto di resistere nella tempesta ha fatto nascere un grande collaborazione.

La presenza di Serena Gentilini è stata una sorpresa del tutto inaspettata. Raccontaci la genesi della sua partecipazione e il motivo della scelta del brano “Lascia ch’io pianga”, tratto dal “Rinaldo” di Händel.

Come anticipato prima, la partecipazione di Serena Gentilini si deve ad una acuta scelta del Principe Maurice, che ha deciso di valorizzare le sue qualità sia di cantante che di modella inserendola nella prima parte al centro del palco con un magnifico costume veneziano coperta da un velo, e nella seconda parte di resuscitarla per farle cantare questa magnifica aria di Haendel. Scelta ancor più geniale, se si pensa al brano selezionato. Infatti in uno spettacolo dove convivono pulsioni di morte e amore nulla si sarebbe potuto associare meglio a quest’aria che é un emblema sia della sofferenza che della morte, ma anche della rinascita e della potenza dell’amore. Ed è proprio qui che mi viene da fare una riflessione molto profonda. Pochissimi giorni dopo questa prima rappresentazione é scoppiato il dramma del Coronavirus, che ha sprofondato il paese e il mondo intero in una dimensione oscura e di grande oppressione. Nei mesi bui della quarantena sono tornato più volte con la mente a questa esperienza veneziana, ed ora che il cielo sembra rischiararsi sento schiudersi in me la potenza dell’amore. Faccio proprio ai lettori di VALIUM questa confidenza perché é forse la prima volta che mi sento di vivere in un’opera d’arte.

 

Serena Gentilini e Raffaello Bellavista

Serena, Raffaello e il Principe, intervistato da RAI Veneto

Il successo di “Eros e Thanatos” è stato incredibile: Palazzo Labia era gremito e l’evento è stato addirittura ripreso da RAI Veneto. Pensate di replicare la performance o comunque di tornare ad esibirvi, come duo (tu e Serena Gentilini) o come trio, insieme al Principe Maurizio Agosti?

Sicuramente lo spettacolo “Eros e Thanatos” ha significato qualcosa di grande per tutti noi. Perché sia la situazione che si era creata prima del concerto che il successo riscosso ci hanno fatto capire molte cose. Inoltre, tutto ciò ha rafforzato il mio sodalizio artistico con il Principe Maurice. La scelta é quella di portare nei principali teatri italiani e stranieri questo spettacolo, integrando ulteriori aspetti e continuando il lavoro di ricerca costante. Ovviamente sto proseguendo i miei progetti sia in solo che in duo, ma sicuramente lo spettacolo “Eros e Thanatos” é inscindibilmente legato alla figura di Maurice che funge da maestro delle cerimonie per questo rituale musicale e letterario. Penso che il mondo culturale e non solo abbia bisogno di questo spettacolo, per dare nuova linfa ad un sistema che già da diversi anni non sta funzionando più come dovrebbe. Non voglio aprire polemiche, ma sicuramente questo progetto artistico lascerà un segno anche per la capacità di integrare l’arte su più livelli, con argomenti a noi vicini ed attuali. Coniugando un linguaggio fruibile con aspetti simbolici.

 

Il Principe Maurice in “Eros e Thanatos”

Un flashback: il 7 Dicembre scorso, ti sei esibito da solista nel concerto “Tra apollineo e dionisiaco” (con musiche di Chopin e di Liszt) al Goethe-Zentrum di Bologna. Quell’ evento, oltre a ribadire il tuo talento musicale, ha sancito un importante punto di svolta nella tua carriera. Potresti dirci qualcosa di più?

Sì, esattamente, la fine del 2019 e l’inizio del 2020 hanno rappresentato un grande periodo di svolta, probabilmente quello di maggiore portata nei miei 28 anni. E’ stato infatti il mio primo recital nel prestigioso Istituto di Cultura Tedesca di Bologna, sede di numerosi concorsi musicali e stagioni concertistiche nel quale ho scelto di valorizzare le mie due dimensioni artistiche: quella del pianista e del cantante lirico. Nella prima parte ho eseguito celebri e difficili brani per pianoforte solista come la “Dante Sonata” di Liszt, la “Prima ballata” di Chopin e le “Variazioni KV 265” di Mozart. Nella seconda parte, invece, accompagnato dalla docente e pianista Nicoletta Riccibitti ho interpretato celebri arie d’opera tratte dalle “Nozze di Figaro”, ”Don Giovanni”, “Carmen”. E’ stata una scelta coraggiosa, perché mi ha dato finalmente la possibilità di imporre il mio punto di vista dopo anni di studio ed attività concertistica. In un ambiente musicale in cui si predilige di perseguire una sola strada volevo dire la mia e proprio a partire da questo concerto. Forte anche del sostegno di vari esponenti della cultura italiana, porterò in tour questo mio progetto artistico che sarà focalizzato attorno alla figura di Dante Alighieri, del quale nel 2021 ricorre il VII centenario della morte.

Il Carnevale di Venezia era ancora in corso quando è esplosa l’emergenza Coronavirus. Il periodo della quarantena è iniziato poco dopo e segnerà, penso, una tappa indelebile nell’esistenza di ognuno. Come hai vissuto quell’ esperienza?

Come accennato in precedenza, é stato un periodo denso di significato per me. Infatti poco prima dello scoppio del Coronavirus avevo concluso diversi accordi per i miei debutti sia da solista, sia in duo con Serena Gentilini, in diversi teatri italiani ed esteri. Tutto ciò é stato spazzato via e il danno personale si é sommato alle immagini drammatiche che ognuno di noi ha visto sui mass media, unitamente al fatto che molti dicevano che le attività culturali sarebbero state sospese addirittura per anni e che l’artista si sarebbe estinto. Dopo un primo periodo di grande meditazione interiore ho capito che le cose dovevano andare avanti, e grazie anche al grandissimo e prezioso aiuto della mia fidanzata ho scelto di incidere un disco intitolato “Trinus” (che significa viaggio in latino), dove ho inserito brani per pianoforte solista ed arie d’opera tutte legate al tema del viaggio ed alla figura di Dante Alighieri, che viaggerà dagli Inferi all’ascesa in Paradiso. Un disco che è il risultato di un concerto live tenuto in una notte oscura durante il periodo di quarantena. Parallelamente a questo primo disco ho registrato assieme a Serena Gentilini un video per la Regione Emilia-Romagna che é stato trasmesso su Lepida TV, dove ho reinterpretato assieme a lei celebri brani conosciuti al grande pubblico come “Billie Jean”, “Heroes”, “Enjoy the Silence” e “Arrivederci” in chiave colta. Abbiamo anche registrato diversi brani per progetti di raccolta fondi nella lotta al Coronavirus che hanno fatto sì che decine di migliaia di euro potessero andare in beneficenza in svariate iniziative, molte delle quali organizzate dal MEI. Infine, grazie alla mentalità illuminata e poliedrica della mia compagna, ho deciso di allargare i miei orizzonti artistici ponendo la mia attenzione sull’arte figurativa: realizzando, cioè, una scultura in ceramica con precisi riferimenti simbolici legati al complesso momento che sta vivendo la nostra umanità ma anche alla grande energia creativa che dà la vita.

 

Le sculture in ceramica, un’ ennesima sfaccettatura dell’ eclettismo di Raffaello Bellavista e Serena Gentilini

Se per molti la quarantena ha rappresentato un “periodo di fermo”, per te è coincisa con l’ apice della fertilità creativa: il video e il disco live che omaggiano Dante Alighieri (del quale nel 2021 ricorreranno i 700 anni dalla morte) sono nati allora. Cosa ci racconti, al riguardo?

Il periodo della quarantena é stato molto complesso. In un primo momento è prevalso uno sconforto sia su un piano globale, perché le immagini alle quali eravamo sottoposti erano drammatiche, sia su un piano soggettivo, perché la mia attività concertistica era stata totalmente bloccata per via delle disposizioni relative alla chiusura dei teatri. Dopo questo  periodo di demoralizzazione, la voglia di rinascere ha fatto sì che la mia attenzione si ponesse sul sommo poeta fiorentino Dante Alighieri, sepolto a Ravenna e del quale nel 2021 ricorre il VII centenario della morte. E’ stato quindi un omaggio simbolico, dove nei brani registrati nell’Auditorium Pagliaccine all’interno di casa mia, immerso nella natura, ha preso vita questo viaggio musicale tra brani della grande tradizione pianistica ed arie d’opera che si snodano attraverso un percorso che parte dagli Inferi e giunge all’ascesa in Paradiso. Senza scendere troppo in particolari complessi il primo brano é la trascendentale “Dante Sonata” di Liszt, che rappresenta l’ingresso nell’inferno dantesco, si passa poi per l’aria tratta dal “Don Giovanni” “Deh vieni alla finestra”. C’è un momento di Purgatorio con la “Prima ballata” di Chopin scritta in un periodo di chiaroscuri sentimenti ed avverse difficoltà, il passaggio poi dal Purgatorio al Paradiso é sancito dalla “Sonata al chiaro di Luna” di Beethoven, dove nel primo tempo c’è un riferimento al “Don Giovanni” di Mozart che si tramuta nell’ultimo tempo in una ascesa. La vetta del Paradiso é rappresentata dalle variazioni su “Ah, vous dirai je maman” di Mozart in DO maggiore che simbolizzano l’apollineo tradotto in musica. Quasi una sorta di rituale musicale per auspicare l’arrivo di una nuova era lontana dai dolori del periodo della quarantena. L’artista, secondo il mio pensiero, deve essere questo: un mago dei suoni che attraverso lo specchio della coscienza si rapporta con l’esterno analizzando ciò che sta accadendo e proponendo un via di ascesa e di estasi per l’essere umano, ormai gettato in una prigione senza mura e senza odore.

Sempre durante il lockdown, aderendo all’ iniziativa #laculturanonsiferma dell’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, tu e Serena Gentilini avete girato un video dove vi esibite insieme in alcune cover rivisitate in versione crossover. Introducendole, hai annunciato la creazione di un vostro duo: che tipo di sonorità lo caratterizzano e come avete intenzione di battezzarlo?

Il progetto era già nell’aria da alcuni mesi, in quanto a mio avviso manca un artista che porti sonorità e stilemi classici nella musica conosciuta al grande pubblico e che in qualche modo svolga un’azione di nobilitazione dei brani pop. Proprio da questa mia idea é scoccata la scintilla quando ho sentito la cantante Serena Gentilini. Infatti da una parte ci sono le mie conoscenze in ambito classico e crossover, e dall’altro c’è l’esperienza di questo giovanissimo talento in ambito jazz, pop che come detto in precedenza ha avuto modo di esibirsi già su palchi prestigiosi a New York oltre che in Italia. E’ una geometria che si completa e che risulta estremamente vincente. Infatti, il video che abbiamo realizzato per la Regione Emilia-Romagna e che é stato trasmesso su Lepida TV é in poco tempo divenuto il video più visto su tutta la piattaforma con oltre 11. 000 visualizzazioni. Questo ovviamente é solo l’inizio, stanno bollendo in pentola numerosi progetti che avranno molta risonanza.

 

Serena e Raffaello circondati dal verde della loro Romagna

Una domanda che scava un po’ nel personale. Come vivi il fatto di condividere una carriera nella musica con la donna che ami? E’ più probabile che, con il tempo, possa incrementarsi la complicità oppure sorgere una sottile (ed eventuale, ovvio) vena competitiva? Penso a film come “A Star is Born” con Lady Gaga…

In realtà il mio rapporto con Serena si é ulteriormente rafforzato grazie ad una reciproca stima e ad un sodalizio artistico che non conosce rottura. Personalmente siamo dell’ idea che non c’è nulla di più bello del condividere con la persona che si ama la passione ed il lavoro, senza prevaricare in alcun modo le scelte che ognuno vuole intraprendere. Certamente non é un ambiente semplice, a volte i ritmi di lavoro possono essere molto duri, però la voglia di comunicare sia in solo che con lei il mio messaggio artistico mi dà la forza di non arrendermi mai. Inoltre, Serena ha una grandissima disciplina e una conoscenza delle lingue straniere che le permettono di essere molto reattiva nell’affrontare ogni tipo di difficoltà.

 

Un’ altra immagine di Serena mentre si esibisce a Palazzo Labia

A proposito di competitività, in una tua intervista sul blog on line “Brisighella by Night” hai dichiarato che hai trovato certi aspetti dell’ambiente musicale molto ostici da affrontare. A che ti riferivi esattamente, e qual è l’antidoto per non lasciarsi sopraffare?

L’intervista a “Brisighella by Night” é stata una piacevole sorpresa, in quanto era un’iniziativa che partiva da giovani del territorio volta a far conoscere i talenti di maggiore spicco con base a Brisighella. Infatti, a differenze delle interviste che solitamente rilascio per varie testate giornalistiche, c’è stata la voglia di portare il colloquio su un piano più profondo tramite un dialogo che si é snodato per oltre un’ora e che ha visto centinaia di spettatori, anche di giovane età, interessarsi ad argomenti legati all’ambito classico. Tornando alla domanda in questione, l’ambito musicale e quello classico in particolare hanno sviluppato nel corso dei decenni delle dinamiche sociali a mio avviso molto brutte e dannose. Infatti, a differenza dei valori alti che l’artista é tenuto a trasmettere quando si fregia di tale titolo, nel comportamento sociale spesso ci sono grandi scorrettezze da parte dei colleghi e la voglia di indottrinare creando dei manichini da parte dei docenti. Io dopo aver terminato il mio percorso con il massimo dei voti ho scelto nell’ultimo periodo di fortificare la mia visione e di non scendere più a nessun tipo di compromesso per cercare di compiacere qualche docente o collega. Bisogna rendersi conto che la vita é una sola, e che se si sceglie di seguire una vocazione artistica affrontando mille difficoltà bisogna e si deve andare fino in fondo. Perché il rischio é quello di fare una musica che non é veramente propria e rendersi conto di aver magari per anni vissuto una vita che non é la propria. Quindi, in conclusione, il mio antidoto che posso dire anche essere la mia arma più letale é la caparbietà totale e la fiducia totale, anche a costo di sembrare arroganti in quello che si fa.

In quarantena, oltre che a dedicarvi alla musica, tu e Serena avete dato il via alla creazione di bellissime opere in ceramica. Pensate che l’arte possa diventare una vostra ulteriore modalità di espressione?

Serena Gentilini ha davvero molte abilità artistiche, infatti oltre al canto nel quale eccelle ha coltivato nel tempo il talento per la pittura, l’abilità nel creare vestiti d’alta moda e la capacità di realizzare opere in ceramica. Diciamo che rappresenta la figura di donna per me ideale e di artista a tutto tondo. L’idea della ceramica era quella di imprimere in materia sensazioni, tensioni e idee a quattro mani cercando equilibrio, ideali e rilassatezza. Così sono nate diverse opere, l’ultima delle quali di grande impatto emotivo. In questo caso ci siamo dedicati alla realizzazione di un’opera astratta legata al simbolo della spirale che abbiamo applicato su tre strutture, ognuna delle quali con una diversa connotazione simbolica. Il concetto di spirale é legato al concetto di vita e morte, di creazione e distruzione ed al concetto di rigenerazione. A completamento del tutto, abbiamo inserito due figure geometriche per collocare questo passaggio surreale in una dimensione metafisica.

 

 

 

 

Alcune opere in ceramica firmate Bellavista-Gentilini

Per concludere, Raffaello, vorrei chiederti cosa puoi anticiparci rispetto ai tuoi progetti più imminenti.

Ho deciso di riprendere la mia attività concertistica ad agosto e per farlo ho scelto uno dei luoghi più suggestivi ed esclusivi della Romagna. La Tenuta Mara, costruita e concepita dall’imprenditore Giordano Emendatori e seguita dalla figlia Elena: una tenuta di vino biodinamica sui colli del riminese dove la vite viene fatta crescere cullata dal suono della musica classica. Infatti, la tenuta é completamente amplificata con un impianto di diffusione di ultima generazione. Il rapporto con la musica continua anche durante il riposo in botte del vino. All’interno di questa tenuta tutto é in armonia e ci sono opere d’arte sia all’aperto che all’interno della cantina. Un aspetto incredibile é riservato all’auditorium realizzato sulla sommità di quest’ultima e che ha un’acustica davvero incredibile. Qui a fine agosto terrò un mio concerto unico nel suo genere, in quanto presenterò i miei tre progetti al pubblico in un concerto diviso nel seguente modo: nella prima parte suonerò la “Dante sonata” di Liszt per pianoforte solo presentando il mio progetto solista, poi sarà il momento del “concerto Magellano” di Sejourneè che farò assieme al marimbista Matteo Marabini,  infine ci sarà la magnifica voce di Serena con la quale presenterò 5 brani celebri rielaborati in chiave colta. Il tutto, durante una serata esclusiva con una degustazione di vini finale. A fine settembre sarò tra gli ospiti di un evento molto esclusivo a Merano, del quale in futuro renderò noti i dettagli ed al quale parteciperanno diverse personalità dello spettacolo. In autunno porterò a Ravenna il mio progetto su Dante ed a dicembre debutterò in uno dei templi della musica a Milano. Prossimamente debutterò anche a Bolzano e non é escluso un ritorno in un grande evento a Venezia. Ovviamente, tutti i progetti citati in questo nostro dialogo saranno sviluppati a lungo termine attraverso concerti in luoghi prestigiosi e rientreranno in una produzione discografica.

 

 

 

 

 

 

Diversi scorci della Tenuta Mara, splendido Relais panoramico sui colli nei dintorni di Rimini

Raffaello e Serena, la coppia d’oro emergente della musica italiana

 

 

Photo courtesy of Raffaello Bellavista

 

 

Il ritorno di Jack Paps, carismatico cantastorie

(Photo by Luca Zizioli)

Questo weekend inizia con un bell’ incontro. Ricordate Jack Paps, già ospite di VALIUM nel 2017? Bene, è tornato a trovarci. E siccome detesto perdere di vista gli amici, lo accolgo molto volentieri. Negli ultimi tre anni, per lui, si sono succeduti eventi che l’hanno coinvolto sia sul piano privato che professionale, ma ha sempre mantenuto il proprio imprinting: quello di artista eclettico e felicemente underground. Prima del lockdown, Jack si suddivideva tra sporadiche puntate in Veneto e Milano, dove si è trasferito in pianta stabile. La musica ha continuato ad appassionarlo sotto forma di sperimentazioni e collaborazioni con amici di lunga data, sebbene i suoi interessi siano innumerevoli.  Ne parliamo in una chiacchierata dove – carriera nelle sette note a parte – toccheremo temi come le discipline orientali, i ricordi associati all’ arte di strada, le aspirazioni, Venezia ai tempi della pandemia, l’ ispirazione e molto, molto altro ancora. Una chicca in anteprima? Per ammazzare il tempo durante la quarantena, Jack ha aperto un profilo Instagram dove posta le sue “canzoni della domenica” ogni settimana: un appuntamento imperdibile in cui rivisita, nel giocoso e onirico stile Paps, brani noti e meno noti del passato. Se volete saperne di più su questo immaginifico cantastorie contemporaneo, godetevi il botta e risposta qui di seguito. Ah, vi avverto: parecchi dettagli sono rimasti invariati, rispetto al nostro primo incontro. L’ alone di mistero che circonda l’artista è sempre lo stesso, così come il look bohémien e pittorescamente “fin de siècle”. Ma soprattutto permane il carisma di una personalità ipnotica, del tutto sui generis, che cattura all’ istante. Sarà solo una mia impressione, però non riesco a immaginare Jack Paps mentre lotta con le unghie e con i denti per catapultarsi nel mainstream musicale…

Una domanda semiseria. Jack, riannodiamo il filo: nel 2017, quando ti ho chiesto che progetti avevi dopo la tua esperienza al Summer Jamboree di Senigallia, mi hai risposto che pensavi di mollare tutto per insegnare yoga. Com’è andata, invece?

E’ stato così in parte, con l’eccezione che non ho abbandonato il lavoro di artista, ma non dubito che in futuro potrei farlo. In parallelo alla mia vita di musicista c’è un’ossessione e uno studio continuo per le pratiche e le discipline che arrivano dall’ Oriente, soprattutto per ciò che riguarda l’ascetismo.

 

 

Il tuo percorso professionale è intriso di un mistero che lo carica di fascino: potremmo tornare sull’argomento per ricapitolare? Come ti racconteresti a chi non ha letto la tua prima intervista per VALIUM?

Questa professione è capitata per caso in verità, in un susseguirsi di situazioni concatenate. Sono un solitario con una pervasiva malinconia e durante la mia infanzia e la mia adolescenza ho saziato questa mia emozione predominante con le note di una piccola pianola trovata tra le cianfrusaglie. Passavo molto tempo, in uno stato di raccoglimento, a cullarmi col volto disteso sulla tastiera mentre suonavo. Fatto sta che gli anni passavano e ho imparato a suonare. La musica è rimasta di fatto una voce intima nella mia vita, finché a 24 anni circa, disilluso dalle aspettative di una vita ordinaria e con l’incoscienza e l’audacia che contraddistinguono quella età, mi sono gettato tra le calli e i campielli Veneziani con una piccola fisarmonica blu, suonando e cantando a squarciagola. Da cantastorie squattrinato per le strade a performer professionista per eventi di prestigio, nel giro di pochi anni mi sono perfezionato e ho fatto della musica il mio mestiere. Agli inizi ero persuaso che la musica e le mie espressioni artistiche fossero il fine e che la mia passione, le mie aspirazioni fossero il carburante per raggiungere questo traguardo. Oggi invece, a distanza di qualche anno, penso che la musica sia stato il mezzo, e che il fine fossero le relazioni e le connessioni che potevo creare attraverso di essa.

In questi anni hai alternato le esibizioni nelle location più esclusive alle performance in strada. Qual è il trucco per trovarsi a proprio agio in entrambi gli ambienti?

Cerco disperatamente il trucco. Ho chiesto anche al mio amico mago che lavora ogni tanto con me, molto abile nei trucchi, ma anche lui non ha saputo dare una risposta. Vivo una perenne dicotomia, anche quella interiore tra me e Jack Paps.

 

(Photo by Elisa Cuneo)

A proposito di arte di strada, quali ricordi hai dei tuoi esordi nelle calli di Venezia? E cosa pensi della Laguna in quarantena, della sua trasformazione sbalorditiva?

Venezia è stata il teatro della mia crescita. L’ho vista vestirsi a festa durante il Carnevale, l’ho accompagnata con la mia musica e l’ho vista ballare, l’ho vista piangere lacrime amare durante le inondazioni che l’hanno ferita, l’ho vista assediata di turisti che l’animavano e la tormentavano e l’ho vista oscillare davanti ai miei occhi alla fine dei Bacaro tour con gli amici (il Bacaro tour è una forma tutta veneziana che prevede il giro delle locande bevendo almeno un bicchiere in ognuna di esse). Poi è arrivato il COVID-19 e pochi giorni prima che cominciasse la quarantena l’ho vista per la prima volta deserta, affascinante e silenziosa, riprendere il respiro. L’ho salutata commosso e sono ritornato a Milano.

 

(Photo by Serena Rose Zerri)

Dopo il trasferimento a Milano, hai deciso di tornare in Veneto di tanto in tanto per riannodare le collaborazioni che avevi già avviato con svariati musicisti: penso a Damien McFly o a Gabriele Fassina, in arte FACS. In che modo si intersecano i vostri talenti?

Dopo sei anni di vita a Milano, ho voluto ritrovare gli amici che avevo perso di vista, specialmente nel Veneto. Mi sono messo in testa che fosse una cosa importante e alla quale dare priorità. Questa scelta è stata importante sia a livello umano che lavorativo. E così per prima cosa sono andato a trovare un vecchio amico e la sua band della quale facevo parte prima di diventare solista, Damien McFly. Un cantautore a cui voglio bene e che stimo profondamente come professionista, un ragazzo che da una città di provincia è riuscito con la sua musica e i suoi testi a farsi sentire internazionalmente, e in un certo senso il primo con cui ho potuto imparare il mestiere. Trovare una formazione musicale con cui si è in sintonia non è una cosa scontata, e dopo anni ho avuto l’occasione di poter suonare di nuovo con loro. Tra le altre buone occasioni ho potuto risuonare e confrontarmi con un altra persona speciale nel mio cuore, un musicista che personalmente reputo il più talentuoso tra tutti quelli incontrati fino a oggi, Gabriele Fassina in arte FACS. Con lui ho condiviso tante avventure e musicalmente c’è un intesa molto forte. Quando suoniamo insieme non c’è bisogno di parole o gesti, a volte penso che non ci sia neanche bisogno di comunicare, tanto siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Pensi che qualcuno di questi connubi possa sfociare in una collaborazione duratura?

Penso che le collaborazioni non verranno a mancare con entrambi, ma l’aspetto dell’amicizia per me è molto più importante. Le collaborazioni verranno da sé.

 

Jack e Damien McFly (photo by Massimiliano Berto)

FACS e Jack

Ultimamente hai aperto un profilo Instagram che, ogni settimana, propone una splendida chicca: la “canzone della domenica”, ovvero brani del passato che rivisiti con il tuo magico estro. Come nascono questi piccoli gioielli?

Sono appassionato di musica “tamarra” anni ’90, e trovo che i tormentoni dance di quegli anni abbiano un grande potenziale: si possono trasformare in versioni anche distanti e diverse tra loro, per esempio in versioni orchestrali o motivetti, come nel mio caso, da cantastorie. E’ uno spensierato passatempo in questi giorni di reclusione.

 

La Damien McFly Band (photo by Massimiliano Berto)

Parlando invece in generale, cosa fa scoccare la scintilla tra te e l’ispirazione?

La musica in sè è per me fonte di ispirazione. Spesso ho la necessità di comporre o di trasformare partendo da una musica che ho sentito e che mi ha colpito.

L’ era del Coronavirus sta rivoluzionando gli stili di vita. Che ci racconti della tua quarantena?

Come già si è capito dalle mie risposte, io non soffro nell’isolamento perché spesso la solitudine placa le mie paure. Sono quindi forse uno dei pochi ad aver ritrovato un armonico equilibrio con me stesso. Il fatto che la città si sia fermata ci ha regalato un insolito silenzio nel quale le nostre riflessioni hanno fatto eco.

 

(Photo by Elisa Cuneo)

Per un artista che, come te, privilegia la dimensione live, il Covid-19 rappresenta un fattore penalizzante. In quale direzione potrebbe evolvere l’esibizione musicale?

Penso semplicemente che si debba aspettare. Esistono dei mestieri che vivono del contatto diretto col pubblico, si possono utilizzare delle piattaforme Internet ma personalmente lo trovo un rattoppo in attesa di tempi migliori.

 

(Photo by Elisa Cuneo)

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Fase 2: tra bilanci, Flassy Mask e doverose considerazioni

Il Principe “au naturel”, baciato dal sole e immerso nel verde

La Fase 2 dell’ emergenza Coronavirus è appena cominciata, e VALIUM prosegue il suo percorso sulle tracce del Principe Maurice. E’ un percorso ricco di sorprese, dove profonde riflessioni e un’ incisiva vis critica si alternano al mood giocoso di Maurice: a fine lockdown (o quasi), la nostra conversazione telefonica straborda di sprint e spirito propositivo. La quarantena, con i suoi tempi dilatati e l’azzeramento di ogni precedente stile di di vita, ha accentuato più che mai la voglia di reinventarsi del Principe. Nella casa-atelier della costumista Flavia Cavalcanti ha trovato il modo di continuare a fare, a creare, lasciando un doveroso spazio alle considerazioni sulle professioni del mondo della notte e al loro futuro. Intanto, l’ “icona notturna” per eccellenza vive di giorno e lancia già nuovi progetti e iniziative: li scoprirete qui di seguito, leggendo l’ intervista. Posso anticiparvi che non cessa mai di rimanere accanto ai fan, anche solo con il pensiero. E che i limiti imposti dalla pandemia non scalfiscono la sua indole costruttiva, perchè tutto ciò che fa lo fa con passione. Mettendoci il cuore sempre. Ormai lo conosciamo bene…Al punto che potremmo dire, con Stendhal, che “la passione non è cieca, è visionaria”: nessun aforisma sembra più adatto a descrivere il Principe Maurice e il motore che lo anima.

La tanto attesa Fase 2 è appena cominciata: qual è il bilancio della tua quarantena in quel di Milano?

La mia quarantena è stata tutto sommato piacevole, con i limiti e le angosce di chiunque. Come vi ho detto nella puntata scorsa sono ospite di Flavia Cavalcanti e stiamo procedendo nella sistemazione dei suoi archivi, della sua casa atelier, abbiamo addirittura fatto dei lavori di decorazione…Diciamo che in due, tutti e due creativi, il tempo passa e si riesce ad investirlo bene. Poi, sto implementando i miei studi musicali: mi sono procurato una piccola consolle con la quale sto prendendo confidenza per gestire in modo ancora più professionale il mio ruolo di emotional dj. E’ un’ottima consolle virtuale della Pioneer che si collega al computer e mi dà la possibilità di lavorare meglio. Mi sto divertendo molto! Ho anche fatto un piccolo corso con un dj e produttore discografico mio amico, Alessandro Panicciari , che mi ha dato delle dritte per poter utilizzare al meglio questo strumento. Flavia aveva comprato la consolle tempo fa perchè era ne rimasta intrigata, poi me l’ha regalata perchè era sempre molto presa dai suoi costumi! Per cui, ora sarò un po’ più attrezzato nel mio ruolo di dj per dinner show, cocktail e vernissage. Voglio precisare, non sono un dj vero e proprio. Mi definisco, piuttosto, un emotional selector: è la visione che sto implementando in questo periodo in cui abbiamo tempo a sufficienza per organizzare, per pensare…Il mio futuro, molto probabilmente, mi vedrà vestire anche quei panni. Dal punto di vista umano, invece, le sofferenze della quarantena sono tante, perché io sono un animale sociale e detesto la solitudine. Ma il fatto di essere in due, con quella persona straordinaria che è Flavia, è positivo di gran lunga. Anche se la visione un po’ fumosa di questa Fase 2 sta inquietando tutti e ha cominciato ad inquietare anche me. Ho notato che negli ultimi periodi, purtroppo, non ho più ritmi: mi sveglio frequentemente di notte, mi addormento di giorno, comincio a essere stufo…è un fenomeno che mi dà un po’ fastidio. Se consciamente sto passando bene la quarantena per i motivi che già ti ho detto, dal punto di vista inconscio certe paure che ci instillano continuamente, certe insicurezze stanno iniziando a logorarmi: questa preoccupazione nelle retrovie del cervello sfasa la gestione dell’ansia.

 

La nuova consolle del Principe

Balou, ospite fisso di casa Cavalcanti

Cosa hai imparato su te stesso, in questi giorni?           

Posso dirti che, in realtà, non ho fatto altro che avere la conferma di quello che sapevo di me: mi conosco bene. La circostanza indubbiamente è particolare, però io sono già passato attraverso fasi di dolore, senso di perdita, cambiamento dal punto di vista professionale, per cui so bene come mi comporto. Cerco di rendere positive tutte le esperienze, anche quelle più drammatiche. Non ho scoperto tante cose nuove su di me, però ho scoperto che mi manca il mio lavoro! Soprattutto dal punto di vista dell’incontro con il pubblico. Come sai ho fatto una live su Facebook che mi è piaciuta, dove ho parlato con il cuore…Però mi sentivo un imbecille: mi sembrava una masturbazione mentale l’esibirmi davanti a uno schermo, distratto dai commenti – tantissimi devo dire, voglio ringraziare gli spettatori anche attraverso il tuo blog – che ho letto tutti e ai quali ho risposto. Questo feedback sì, è stato bellissimo, perché essendo assolutamente vergine delle live non ho fatto altro che essere me stesso in quel momento, così come mi sentivo. Non volevo fare qualcosa di roboante con costumi, travestimenti vari…Ho parlato con il cuore in mano, senza filtri. E poi ho individuato una canzone straordinaria, “Because the night” di Patti Smith, e l’ho voluta interpretare in una maniera molto intima, proprio in base al senso profondo che può avere per il mondo della notte, per chi ama la notte, quella canzone lì. Le dirette, in ogni caso, non diventeranno un mio modo alternativo di fare spettacolo: ne sono sicuro! Ogni tanto apparirò, perché queste iniezioni di umanità fanno bene. Sono stato me stesso come lo sono sempre, però in una dimensione più intima ed anche colpita da tutto quello che ci sta succedendo…che è qualcosa di veramente allucinante.

 

In versione “Silver Devil” durante la live con i Datura e Rexanthony

Una domanda quasi scontata: parlami della prima cosa che farai ora, in linea con le nuove misure precauzionali.

Purtroppo, come sai, non ci si può ancora abbracciare o stringere la mano, però ci si può almeno vedere di persona…grazie alle nuove norme sulle visite ai congiunti. Quindi, senza dubbio, presto andrò a trovare mia sorella che abita a pochi passi da Milano. Anche se non posso abbracciarla o stringerla voglio vederla con i miei occhi, guardarla negli occhi davvero e non attraverso lo schermo del telefono o del computer! Voglio ridere e piangere con lei del fatto che siamo ancora qui e che possiamo farcela. Questa è la prima cosa che voglio fare! Metto innanzi a tutto i rapporti più forti, gli affetti più intimi e familiari. Dopodichè, mi piacerebbe ricominciare a diventare progettuale e operativo riguardo alla mia nuova professionalità proiettata per la contingenza sul concetto di dinner show. Aggiungo che il 5 Maggio ho un appuntamento importante: andare alla libreria Mondadori, qui a Milano, per comprare l’ ultima fatica letteraria – “Caffè Voltaire” – della mia cara amica Laura Campiglio. Un libro che doveva uscire a Marzo, ma si è arenato nel limbo delle restrizioni.

 

On stage insieme a Grace Jones, amore mai dimenticato e amica di sempre

A livello di fantasia, invece, qual è la prima cosa che vorresti fortissimamente fare? Cosa ti è mancato di più, durante questa interminabile clausura?              

Vorrei abbracciare chiunque, a diversi livelli a seconda dell’attrazione fisica! A parte questo, una cosa che vorrei fare tantissimo coinciderebbe con due desideri, non con uno solo: prendere l’aereo, andare in Giamaica e abbracciare Grace (Jones, ndr.), che da lontano mi è stata molto vicina così come io sono stato molto vicino a lei. Ho un grande desiderio di viaggiare, di ritrovare i miei amici sparsi in tutto il mondo, ma in particolare di rivedere la mia amica di sempre che è Grace. L’ idea di riuscire a raggiungerla, anzi, mi ispira anche qualcosa di più di un abbraccio! E poi c’è un’ altra cosa, naturalmente: vorrei tanto ritornare nella mia Venezia! Vorrei riuscire a vederla così surreale, così meravigliosamente e drammaticamente surreale. Mi catapulterei nel mio delizioso boudoir, Ca’ Pier, dove c’è un giardino segreto sicuramente fiorito e un pianoforte da suonare fino allo sfinimento…Molte città (compresa Milano), in questo silenzio e nell’ essere così vuote, hanno recuperato una purezza nella loro bellezza.

 

Il libro (freschissimo di stampa) “Caffè Voltaire”…

…e la sua autrice: la scrittrice, giornalista e conduttrice Laura Campiglio

In questi due mesi, comunque, mi giunge voce che tu non sia rimasto con le mani in mano…

Con Flavia abbiamo dato il via a una bellissima iniziativa. Avendo tanto tempo a nostra disposizione, abbiamo fatto questa considerazione anche per il fatto che sono soprattutto io, tra i due, quello che esce a fare la spesa e deve quindi indossare la mascherina chirurgica. Funzionale, per carità, ma brutta! Siccome il senso dell’estetica in noi è potente, sono nati degli input anche da fuori: perché Flavia Cavalcanti, così brava, non si inventa delle mascherine belle, particolari? Tra l’altro, non dimentichiamo che le mascherine dovremo indossarle ancora per un bel po’. Non solo, ormai saranno obbligatorie. Così abbiamo creato una nostra linea. Non sono un presidio medico ma abbiamo fatto in modo che una tasca interna possa far passare dei filtri migliori, chirurgici e via dicendo, però diciamo che dal punto di vista del droplet sono funzionali. Sono molto belle, realizzate con dei meravigliosi tessuti a fantasia, applicazioni speciali…Alcune sono più di largo consumo, ma sempre fashion, altre sono pezzi in edizione limitata ed altre ancora pezzi unici che ci hanno già richiesto alcuni VIP. Vengono usati materiali preziosi quali cristalli Swarovski, perle coltivate, paillettes, strass, ricami fatti a mano e pietre dure… E’ stata un’idea straordinaria! Flavia e un suo collaboratore stanno procedendo nella produzione, io intervengo con un mio tocco creativo (mi è sempre piaciuta la moda, quindi ci metto anch’io del mio) per cui ci sarà anche una limited edition a me dedicata…Siamo molto felici! Accettiamo ordini piccoli o singoli e verrà presto creato un sito apposito. Potete ricevere informazioni, dettagli e ordinarle via e-mail (flassymask@gmail.com), acquistarle on line e farvele consegnare a casa, non c’è nessun problema. Nel frattempo, abbiamo già battezzato la nostre creazioni: si chiamano Flassy Mask, l’ acronimo dei nomi dei due creatori Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi – un giovane hair stylist e makeup artist (già consulente per Dolce & Gabbana e altri brand di prestigio) che ha collaborato con Flavia ai costumi teatrali del musical “Pinocchio”. L’idea è piaciuta moltissimo e svariati cantanti, attori, attrici e soubrette sono pronti ad acquistarle. Riassumendo, le nostre mascherine sono di tre tipi: alcune sfoggiano stampe animalier, tessuti pregiati e di marca (Cavalli, Philipp Plein e altri… è una serie riprodotta, anche se in un numero limitatissimo). Altre sono tutte fatte a mano e adornate con delle belle applicazioni, altre ancora sono dei preziosi pezzi unici. La nostra è un po’un’ ”Haute Couture” della mascherina! Quando il dramma del Coronavirus sarà finito, secondo me, la mascherina diventerà un feticcio ricordo con cui farsi immortalare. L’emblema di questo momento storico. Quindi averlo bello, averlo griffato Flassy sarebbe un bel cimelio da lasciare alle prossime generazioni. Non è da trascurare!

 

Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi con le Flassy Mask

 

Alcuni esemplari di Flassy Mask, mascherine ultrafashion

Hai esordito con una live su Facebook la sera del lunedì di Pasqua. E’ stata, non c’è bisogno di dirlo, apprezzatissima: l’affetto dei fan nei tuoi confronti si percepiva a pelle. Come hai vissuto quel debutto virtuale?

Mentre la giravo ero un po’ imbarazzato. Ho dovuto far forza su me stesso, ma ciò era anche dovuto al fatto che durante la diretta stavo cercando di capire come funzionasse la parte tecnica. Poi, però, mi sono sentito sempre più a mio agio e mi sono lasciato andare. Ho parlato a ruota libera di quello che provavo, messo e descritto la musica che ho scelto al momento, incastonata perfettamente in quell’occasione: proprio come una colonna sonora dei miei sentimenti. E’ per questo che la chiamo “musica emozionale”. Mi è piaciuto, esibirmi in una live. Non riuscivo a capire quanta gente mi stesse seguendo, non capisco una mazza di quella roba lì, però vedevo parecchi commenti il che mi incoraggiava…Sono riuscito ad arrivare indenne alla fine. Successivamente, altri artisti mi hanno proposto di fare delle live insieme e i primi a cui ho detto di sì sono stati i Datura e Rexanthony: sabato 25 Aprile, infatti, ci siamo riuniti virtualmente per una diretta ispirata alla trasmissione che avevamo su M2O, “Rememo”, di musica e di interventi vocali. Il pubblico ha potuto seguirci sia su Facebook che su Instagram. Un’ altra live che ho in programma mi vedrà con Francesca Faggella, lei da Palma di Maiorca e io da Milano, dove riproporremo la New Disco con un intervento “Gloss’n’Glitter”. Cerchiamo di mantenere vivo l’interesse sulle cose belle che facciamo e queste live possono essere degli spot, ma non diventeranno la mia forma alternativa di esibirmi. Io ho bisogno di esibirmi davanti a un pubblico, folto o esiguo che sia.

 

 

Due Flassy Mask della special edition “Principe Maurice”: preziose, notturne e vagamente esoteriche (soprattutto il modello che vedete qui sopra)

Quindi, riguardo alle live, non si può parlare di un vero e proprio progetto che ti manterrà connesso con i tuoi ammiratori…

No. Non è un progetto vero e proprio: lo farò soltanto quando avrò gli inviti simpatici e adeguati. O il desiderio di apparire, perché ogni tanto apparire è anche un’esigenza. Però non diventerà un appuntamento fisso. Me l’hanno chiesto in molti, ma non lo diventerà perché non è nelle mie corde. Potrebbe saturarmi. Di tanto in tanto mi farò vivo molto volentieri, magari anche in compagnia di artisti con cui collaboro, però sempre con la speranza di ricominciare presto ad esibirmi. Sto pensando ad un’ ironica diretta con ospiti qualificati per affrontare l’argomento “sesso” in quarantena: “Fallo a casa (se non hai un congiunto)”, sfruttando il palese doppio senso (ahahahah!) e ispirandomi al personaggio della sessuologa della mitica Anna Marchesini!

 

Alcuni screenshot della live del 25 Aprile con i Datura e Rexanthony

Il futuro dei lavoratori dello spettacolo dopo il lockdown, purtroppo, è ancora nebuloso: gli assembramenti dovuti a serate e concerti rendono difficile una riapertura dei locali a breve. Molti artisti hanno lanciato appelli al Governo, suggerimenti per ovviare allo stand by (penso al teatro in TV di Monica Guerritore). Hai elaborato anche tu una proposta che vorresti divulgare?

Intanto è scandaloso che i lavoratori del mondo dell’entertainment non siano mai stati mai nemmeno citati. Parlo di dj, vocalist, perfomer, ballerini, tecnici vari, camerieri, baristi, manutentori…di tutta quella popolazione che mantiene le famiglie con questo tipo di lavoro nei club della notte. Non sono stati mai menzionati e non è stato pensato alcunchè per quanto riguarda la loro ripartenza. Noi siamo stati i primi ad essere chiusi, saremo sicuramente gli ultimi a riaprire, ma non c’è alcuna forma di sostegno per le famiglie che vivono dei proventi del nostro settore. Penso, che so, anche agli addetti alla sicurezza, alle donne delle pulizie, a chiunque…Tutte persone che con il loro reddito contribuivano al ménage familiare. Nei loro confronti, al momento, non c’è in programma una tutela ufficiale. Ora il sindacato (Silb) sta cercando di muoversi, si stanno organizzando delle raccolte di firme, però la cosa scandalosa è che da parte del Governo o del Ministero non esiste la minima attenzione nei nostri confronti. Ma che a loro piaccia o meno, noi esistiamo. Non ci sembra giusto sentirci dei paria! Io mi occupo anche di altre cose, per carità, però l’industria degli eventi in toto – anche solo i matrimoni, per dire, piuttosto che i congressi aziendali o celebrazioni varie- non è stata mai presa in considerazione. Lo trovo inquietante. Non possiamo fare degli eventi in streaming! La Guerritore è un’attrice, peraltro bravissima, ma io non è che potrei mettermi a recitare con una telecamera davanti. Il mio tipo di lavoro non potrà essere realizzato se non quando ci sarà la possibilità di riunirsi di nuovo. E non c’è alcun accenno a tutto questo, sotto nessun punto di vista. C’è solo il divieto. Però il divieto significa anche che non si lavora, non si guadagna, in certi casi non si mangia! Io ringrazio il cielo, la mia situazione non è così drammatica, ma è una tragedia che stanno sperimentando in molti. L’ industria del divertimento ha un suo valore, e non è un valore così relativo. Ha un suo fatturato, tasse pagate, stipendi, tutto l’indotto che vive intorno…Pensa, che so, alla Riviera Romagnola. Per quanto mi riguarda, investirò sicuramente nel dinner show. Non esiste alternativa alla discoteca, la discoteca non può essere fatta in altro modo se non quello di ballare insieme. Il problema è anche quello di riaprire in maniera economicamente conforme, e con poca gente non si può. Non so neanche se alcuni ristoranti riusciranno a essere di nuovo attivi, perché se un locale da 60 coperti ne può contenere 10 non ce la fa a pagare neppure le spese. Mi chiedo: esistono enti statali appositi, perchè non vengono consultati? Ad esempio c’è il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia del Lavoro), che da sempre dovrebbe essere di sostegno in caso di necessità perché è composto da operatori del mondo dell’industria, dell’economia, del commercio, eccetera…però non è stato consultato. Invece hanno istituito questo “Comitatone” di esperti (?) che ci sta di fatto governando, perché se il Governo pende dalle loro labbra lo facciamo anche noi. Ma si può sapere chi sono questi signori? Che competenze hanno, che esperienze hanno, soprattutto, della vita reale?  Con l’Europa, poi, dovremmo essere tutti uniti: secondo me qui o diventiamo Stati Uniti d’Europa o l’Europa si sfascia, e sarebbe un peccato perché a me piacerebbe l’idea di un’unione salda e reale. L’ unico neo che ho notato all’ interno del mondo della notte è che, purtroppo, non siamo coesi. Ognuno pensa alle proprie iniziative. Invece, siccome l’unione fa la forza, dovremmo farci sentire tutti insieme. Bisogna trovare un modo per far valere i nostri diritti, anche quelli di semplici cittadini che lavorano. Ci stiamo ragionando, purtroppo ne avremo di tempo per ragionare! Però, per far fronte all’ emergenza, auspico che proprio dal punto di vista sociale e politico si prenda atto che esistono anche delle figure professionali che in questo momento sono ferme e lo saranno per molto più tempo degli altri: sono una forza lavoro che va aiutata con un sostegno monetario immediato.

 

 

Nel video, il Principe al pianoforte nel suo boudoir veneziano “Ca’ Pier” e (di seguito) uno scatto dello stesso

Lo stile di vita che ci aspetta non sarà più quello di prima. Come cambierà in meglio e come in peggio, a tuo parere?

Di positivo direi che ci sarà che avremo voglia di fare. Anche chi si era un po’ assopito, adesso, vuoi per necessità o per il fatto di essere obbligato a non far niente, avrà voglia di ricominciare in qualche modo. Sarà sicuramente tutto molto diverso, ancora molto frustrante…In ogni caso darà un’apertura alla speranza il fatto di poter ricominciare a scendere per le strade (sempre con le dovute precauzioni, per carità), poter andare al ristorante o anche solo a lavorare, per dire. Farà ricominciare ad apprezzare quel poco o quel tanto che ognuno di noi aveva. Di certo aumenteranno la coscienza, l’apprezzamento nei confronti di ciò che consideravamo routine o normalità, che davamo per scontato. Però il percorso per tornare a una normalità “vera” sarà ancora lungo e difficile. Probabilmente il fatto di essere isolati, con molto tempo a disposizione, ha aguzzato l’ingegno di chi è propositivo per natura. Penso che potrebbero esserci dei cambiamenti positivi e belli anche per quanto riguarda la gestione dell’ecologia, ma la cosa più inquietante sarà che molte famiglie faranno fatica a mettere insieme persino i pasti giornalieri. La crisi economica è paragonabile a quella di una guerra. E’ di fondamentale importanza, adesso, nell’urgenza, che vengano dati immediatamente degli aiuti a fondo perduto a chi deve pagare l’affitto, le bollette…L’unico modo che vedo possibile sarebbe poter avere a disposizione dei finanziamenti – a fondo perduto, ribadisco –  erogati dalla Comunità Europea, proprio come se fosse scoppiata una guerra mondiale. Con il Piano Marshall, dopotutto, noi non abbiamo dovuto restituire i soldi all’ America quando ce li ha dati per ricostruire. Quel che è certo è che il mondo non sarà più quello di prima. Sotto alcuni punti di vista, soprattutto quello filosofico, sarà migliore: ritroveremo una coscienza oltre che individuale anche comune. Per quanto riguarda l’edonismo e tutto il resto, invece, sarà peggiore perché non saremo più in grado di riavere il nostro stile di vita. Però, dato che si è resettato tutto, si può creare qualcosa di nuovo se ce ne danno la possibilità materiale. Potrebbe venirne fuori una nuova società, una forma nuova di fruire tutto: le bellezze naturali, le bellezze artistiche, musicali…anche il divertimento, che magari sarà molto più intenso, intelligente e di qualità. Ci sarà meno massificazione, forse è così che dev’ essere. Quello che mi auguro è che questa pausa, questo poter tanto riflettere, possa creare dei nuovi fermenti. Sto cercando anch’io di capire come e quando “rinascere” in maniera inedita e interessante…Il primo passo sarà quello di inserire il mio personaggio nell’ambito delle cene spettacolo, quindi dell’intrattenimento durante il pasto. Per il momento, sarà l’unico modo: le strutture di ristorazione che hanno spazio e capienza a sufficienza hanno anche la possibilità di rendere la cena un’occasione non più soltanto conviviale, ma anche in cui ricominciare a fruire di spettacoli speciali, artistici, ben curati, divertenti, leggeri e pregni al tempo stesso. Come quelli che io avevo già iniziato a fare. Questo è il primo modo di esibirmi che vedo realizzabile. Esistono strutture ben dotate e organizzate dove, se la gente vorrà recepire questo nuovo inizio, il dinner show potrebbe avere un buon successo. Immagino che non sia possibile ballare, però se mentre ceni sei circondato da pochi artisti sul palco, qual è il problema? Non potremmo certo esibirci in mascherina, o magari sì se fosse una Flassy Mask! La maschera, dopotutto, appartiene al teatro: stavolta, invece di metterla sugli occhi la metteremmo sulla bocca!

 

Flavia Cavalcanti immortalata durante la creazione di una Flassy Mask

Il Principe con una Flassy Mask dalle suggestioni neon

Vorrei concludere con un tuo messaggio per i fan del mondo della notte, che vedono avvicinarsi un’estate tristemente priva dei loro templi. Cosa diresti per rinvigorire l’animo di tutti quei giovani che amano tirare l’alba a suon di musica o – nel caso del tuo pubblico – al potente ritmo della techno?

Se si potrà uscire sarebbe bello che magari andassero in luoghi anche isolati o particolari, dove ci sono dei bei paesaggi, ad aspettare l’alba (soli o con pochi amici più intimi) o a godere del tramonto mettendo in macchina le cassette, i cd o le chiavette con la musica che amano di più. La ascolteranno chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ai loro balli, tornando con la mente ai momenti in cui sono state registrate quelle performance. Per ora, bisogna avere pazienza. Da parte nostra stiamo cercando di fare il possibile perché si possa di nuovo riuscire a stare insieme, ma non dipende da noi. Siamo tutti in sospeso e dobbiamo muoverci in base a come si svilupperà la situazione. Però vorrei dire ai giovani: non rinunciate mai alle vostre passioni, fanno parte del vostro DNA…Non rinunciate alle vostre passioni perché in questo modo tenete vivi anche noi che siamo pronti, prontissimi – appena si potrà – a ritrovarvi e ad amarvi come sempre per essere riamati. Quando sarà possibile uscire, visto che in molti avete un’automobile con un bell’ impianto stereo, raggiungete una spiaggia deserta, un posto ameno. Godete della bellezza della natura, che in questo periodo ha potuto riprendere fiato visto che non l’abbiamo più deturpata né inquinata. Oppure ecco, potreste organizzare dei silent party con le cuffie: magari vi ritrovereste, sempre nel rispetto delle distanze, ascoltando la stessa musica. Perché anche il discorso dell’inquinamento acustico può dar fastidio, quantomeno ai vicini non affini… E questa estate, nel caso non potessimo uscire dalle nostre regioni di residenza, noi italiani siamo talmente fortunati da avere ovunque un patrimonio meraviglioso di cui godere. In ogni regione, in ogni città, anche nel più piccolo borgo esistono delle ricchezze indescrivibili. Quindi vi raccomando di andare alla scoperta della nostra bellezza, del nostro valore, e ve lo dico forte e chiaro: italiani, riscoprite l’Italia, perché è il posto più bello del mondo! Credo che non ci mancherà niente. La nostra estate non sarà un adattarsi ma un riscoprire, un ricominciare ad amare la nostra straordinaria terra.

 

 

Altre due immagini del boudoir del Principe a Venezia

“Andrà tutto bene”…e se indosserete una Flassy Mask, ancora meglio!

 

 

Photos courtesy of Maurizio Agosti

 

Eve delle meraviglie

 

Eve La Plume è un’ amica di VALIUM ormai da un lustro, quando debuttò come conduttrice al Summer Jamboree del 2015. Ho avuto modo di ospitarla nel mio blog in svariate occasioni e desideravo fortissimamente rincontrarla. Il destino ha voluto che la contattassi in uno dei periodi più drammatici della storia dell’ umanità, l’era del Coronavirus; questo tema, quindi, è diventato il nostro argomento di conversazione principale, inglobando anche racconti sulla quotidianità di Eve e sulla sua attività di Burlesque performer. La quarantena a cui siamo confinati va avanti da oltre un mese, è una condizione che spegnerebbe l’entusiasmo di chiunque. Fedele alla sua personalità propositiva, invece, Eve La Plume ha mantenuto la grazia, il sorriso e la raffinata ironia che la contraddistinguono. Con lei la conversazione raggiunge le più alte vette di profondità senza mai perdere la leggerezza: potrei dire che si snoda volteggiando con la soavità di una piuma, parafrasando il nome d’arte che ha scelto. In questa intervista, posso assicurarvelo, Eve ci è vicina con il cuore. Lo dimostra anche il fatto che ha voluto farci un magnifico regalo: il “making of” dell’iconico abito che indossa durante uno dei suoi act più applauditi, la performance sul cavallo a dondolo. L’ artista del Burlesque (cosa sono se non arte, gli eterei e sofisticati spettacoli in cui si esibisce?) ha pensato di crearne una nuova versione per sostituire l’originale, e in una serie di scatti ci illustra l’intero processo di creazione. Eh già, perchè Eve La Plume inventa e cuce personalmente tutti i suoi costumi di scena, ha una fantasia inesauribile. Non è un caso che i capi che sfoggia siano veri e propri gioielli rétro, preziose chicche che ci trasportano nelle atmosfere della Belle Epoque e in un mondo dove la meraviglia regna sovrana. Le foto numerate inserite qui di seguito delineano il percorso che potete compiere per addentrarvi in quell’ universo: ognuna cattura una tappa del “work in progress” di Eve fino ad arrivare all’ abito finito. A voi commentare il risultato!

Ci rincontriamo dopo tre anni e stavolta, purtroppo, in piena pandemia di Coronavirus. Come stai trascorrendo la quarantena?

Me la cavo molto bene: a casa ho un piccolo laboratorio dove realizzo i miei costumi, e sta andando a pieno regime! Quindi, in quel senso, io continuo a lavorare. Non posso fare spettacoli ma proseguo nella preparazione, metto a posto le mie cose e così via…Per me questo è un periodo anche lavorativo, nonostante tutto. Poi c’è da dire che ho una casa carina, esposta al sole.  Apro le finestre e viene inondata dalla luce! Mi considero fortunata, qui sono nel mio habitat, altrimenti la quarantena sarebbe stata decisamente più dura. E poi, sono impegnata in un’impresa titanica: da anni sto cercando di creare un nuovo costume per la mia performance con il cavallo a dondolo, ma ho sempre posticipato perché l’abito che ho cucito tempo fa era davvero speciale, e rifare qualcosa di altrettanto speciale è molto difficile. Allora rimandavo e rimandavo…Ma adesso quel costume sta soffrendo, mi guarda con occhi imploranti perché vuole andare in pensione! Alla fine ho deciso di accontentarlo, così dovrò sostituirlo. Non ne voglio cucire uno identico, però: manterrò solo il genere e i colori. Il mio obiettivo è quello di riuscire a battere il precedente, che era venuto una meraviglia. In questi giorni sono in piena opera di ricostruzione, speriamo che vada tutto bene.

 

L’ ABITO ORIGINALE dell’ act con il cavallo a dondolo

Prima che scoppiasse l’emergenza, amavi passare molto tempo in casa?

Guarda, dal momento che per lavoro sono spesso fuori, per me la vacanza è stata sempre stare in casa. Forse anche perchè mi sento un po’ sovraesposta. Già solo quando esco mi si nota per come vesto, per tutto un insieme di cose… sono sotto i riflettori di continuo. Dipende senza dubbio anche dal lavoro che faccio, che mi mette costantemente al centro dell’attenzione. Quindi, per me stare in casa è il relax totale. Adesso che siamo in quarantena, per esempio, mi mancano cose come le chiacchiere quotidiane con le vecchiette del quartiere: io esco e mi fermano, mi raccontano della loro giovinezza, di come erano, perché esteticamente rimando molto alla loro epoca. Ecco, questo tipo di contatto semplice, carino e delicato a me sta mancando parecchio. Comunque, in genere, rimanere in casa mi fa sentire a mio agio.

Tu sei un’artista del Burlesque: ti esibisci su un palco, davanti a un pubblico che ipnotizzi con performance di una raffinatezza rara. Cosa ti manca di più, di quelle serate?

Mi mancano proprio le serate. Oltre che stare sul palco, il clou di tutto il mio lavoro, a me manca molto il contatto con i miei assistenti. E poi caricare il furgone, il viaggio, la fatica anche. Il fatto di condividere dei momenti istruttivi e stancanti, perché la mia attività è fatta di traslochi: montare le scenografie, smontarle, fare le prove è impegnativo, ha tempi lunghi. Mi manca proprio l’avventura. Quel tipo di esperienza che, comunque, rivivrò in futuro. Però c’è da dire che io mi esibisco in prevalenza nel fine settimana, non vado al lavoro tutti i giorni. In questo caso, forse, le persone sentono maggiormente la mancanza della loro quotidianità. Per quanto mi riguarda, ripeto, l’avventura del viaggio e lo stare insieme ai miei assistenti sono le cose per cui provo più nostalgia in questo periodo.

 

 

Quando il lockdown terminerà, quanto ci avrà cambiato questa drammatica esperienza?

Sai che ci sto pensando molto? Perché trovo che ultimamente predominasse un po’ l’elogio della stupidità, il continuo estraniarsi per essere presenti solo sui social network…I miei, per ora, sono solo interrogativi, ma anche speranze. Potrebbe essere che scopriamo quali sono i nostri veri amici, che cominciamo a essere più professionali e seri, ad applaudire di meno all’ idiozia. Sarebbe un grande insegnamento, in questo senso: essere più seri, ma nel senso positivo del termine. Io, per esempio, a volte mi sono sentita la “rompiscatole di turno” per il semplice fatto di essere molto professionale, perché la tendenza era dire “Ma sì, ma dai, ma chi se ne importa…”. Spero che un simile modo di fare cambierà. Abbiamo visto delle persone parlare con cognizione di causa per la prima volta, abbiamo visto figure istituzionali dire cose serie, che avrebbero cambiato il corso delle nostre vite: secondo me è un ritorno alla consapevolezza, al fatto stesso di essere più comprensibili ed anche più precisi nell’ esprimersi. Probabilmente tutto questo apporterà un importante miglioramento alla società. O magari ci dimenticheremo tutto, diremo “Per fortuna è finita” e saremo ancora più stupidi…Non so. Le mie riflessioni non troveranno risposta finchè non vedremo che succederà. D’altronde, né la nostra generazione né quelle immediatamente precedenti hanno mai vissuto drammi del genere. E’ una situazione completamente nuova.

 

1. Il “MAKING OF” della creazione del nuovo abito. Seguite il percorso delle foto numerate per ammirare il risultato finale…

Sei un’ospite ricorrente nei programmi di Piero Chiambretti, peraltro appena guarito dal Coronavirus. Hai avuto modo di sentirlo, di recente?

Questa, per me, è la storia più triste del momento. Io sarei dovuta essere l’ospite della puntata in cui a “La Repubblica delle Donne” hanno fermato tutto, ma già dalla domenica prima vedevo che c’era aria di chiusura generale. Stavo preparando una performance ispirata a uno dei miei spettacoli, che per i tempi televisivi sono molto lunghi. Quindi lavoravo a una nuova coreografia, a un sottofondo musicale abbreviato, mi impegnavo nelle prove e così via… Quella domenica, intuendo che avrebbero potuto sospendere la trasmissione, ho fatto qualche telefonata e alla fine ho scoperto che Piero non stava bene, per cui hanno deciso di stoppare tutto e la puntata che dovevo fare è saltata. Ho pensato che fosse giusto, data la situazione. Di lì a poco, Piero è stato ricoverato in ospedale insieme alla madre perché accusavano dei sintomi sempre più gravi. Sono risultati entrambi positivi al Coronavirus, sua mamma tra l’altro era anziana…e qualche giorno dopo è morta. Piero, è risaputo, era legatissimo alla madre. Mi sono immedesimata in quella circostanza: immaginavo Chiambretti sotto respiratore, la madre morta a cui non poteva neanche dire addio…E’ stata una cosa che mi ha turbato moltissimo. Ecco, l’aspetto più terribile di questa malattia è il fatto che le persone che muoiono non possono neppure essere salutate in modo degno. E pensare a una persona a me cara come Piero, che stimo molto, in quell’ orrendo frangente, mi ha fatto soffrire davvero. Adesso è uscito dall’ ospedale, si sta riprendendo, ha il tampone negativo, per cui gli è andata bene. Però ha perso la madre…

 

2.

Quando ti rivedremo in TV? Se “andrà tutto bene” come ci auguriamo, qual è l’appuntamento futuro con Eve La Plume che non potremmo mai mancare?

Ti racconto qualcosa di buffo. Ho in programma degli show previsti a Novembre del 2020 e a Febbraio e Marzo del 2021. Siccome ho firmato i contratti a Gennaio, all’ epoca mi sembrava una cosa un po’ strana. Mi dicevo: ho un lavoro importantissimo per l’anno prossimo, ma quest’ anno che succederà? In realtà, poi è andata benissimo. Tutte le date previste finora sono saltate, però non avevo impegni rilevanti come quello che ho sottoscritto per il 2021. Si tratta di un tour della Germania in cui girerò i teatri insieme a un gruppo che fa musica swing e rockabilly. Con noi ci saranno altri artisti –  non di Burlesque – e faremo uno spettacolo itinerante che durerà due mesi. Sono molto felice, non vedo l’ora di iniziare! L’ impegno del prossimo Novembre non so se ci sarà, essendo al momento tutto bloccato. Ma se andasse in porto, posso anticiparti che si tratta di una mostra interattiva all’ interno di un contesto molto importante del mondo dell’arte. Di più non posso dire perché, se saltasse, perlomeno non ho dato troppe informazioni! In realtà credo che io ripartirò nella fase 35, perché facendo spettacoli che prevedono assembramenti probabilmente sarò l’ultima a ricominciare a lavorare. Magari, se tornassi in TV, i tempi potrebbero accorciarsi un po’. Quella puntata di “La Repubblica delle Donne” è ancora in ballo, non so se la rifaremo. Sarebbe un peccato, perché era tutto pronto. Però la situazione è ancora così incerta che fare previsioni è molto difficile.

Teatri e locali sono chiusi, a tutt’oggi è impossibile prevedere i tempi della loro riapertura. Hai qualche progetto alternativo per mantenerti in contatto con i tuoi fan, con il tuo pubblico?

Per la prima volta nella mia vita sto curando i social, nello specifico Instagram (clicca qui per seguire il profilo di Eve), dove aggiorno i miei fan quasi quotidianamente. Devo dire che è più nelle mie corde rispetto a Facebook: privilegiando le immagini esalta l’aspetto estetico e a me piace proprio per questo. Io sono molto indietro rispetto all’uso dei social, ma in questo momento trovo carino rimanere in contatto con il mio pubblico. Più che altro inserisco le immagini dei costumi che sto realizzando durante la quarantena, vestiti che indosso e poi fotografo nel cortile, però sto anche mettendo on line il mio archivio fotografico e parecchi contenuti inediti. Non è un modo per avere un guadagno, per lavorare davvero. Sebbene io abbia un numero ancora abbastanza ristretto di follower, trovo che Instagram sia uno strumento che dia la possibilità di seguirmi a chiunque lo desideri.

 

3.

Immagino che non ti vedremmo mai in vestaglia e pantofole neppure se dovessi apparire in una live tra le pareti di casa…Giusto?

Guarda, è una cosa che fa ridere i più. Perchè ogni mattina, anche se non devo far niente, io mi sveglio, mi faccio la doccia, mi trucco di tutto punto, mi faccio i capelli come una diva degli anni ’40, mi vesto come per una copertina di Vogue e poi rimango in casa! In questo momento, mentre parliamo al telefono, sono vestita, truccata e pettinata come se fossimo in videochiamata (ride, ndr). A proposito, un amico un giorno mi ha fatto una videochiamata a sorpresa. Nei primi giorni di lockdown si divertiva a chiamare tutti per sorprendere chi in pigiama, chi in maglietta, chi con le scarpe rotte e via dicendo, ma quando ha chiamato me sembrava che fossi uscita da un ricevimento di gala. Ero perfetta, non è riuscito a prendermi in fallo! E’ proprio una mia caratteristica, una routine da cui non derogo per niente al mondo. Io la mattina mi sveglio, mi trucco, mi prendo cura di me stessa e soltanto dopo comincio la giornata.

 

4.

Che futuro prevedi per il mondo degli eventi, nel post-Coronavirus? Le restrizioni per arginare il contagio potrebbero dar vita a dei format inediti di spettacolo?

Vedo che in molti si stanno organizzando on line, pubblicano video su YouTube eccetera, però io penso che il contatto umano dia un’emozione diversa. Ci sono delle cose, secondo me, che vale la pena di aspettare per poi viverle tradizionalmente. Diciamo che tutto quello che si sta facendo a livello virtuale è di grande aiuto. Esistono iniziative molto belle, molto interessanti, che possono essere efficaci in questo momento di chiusura. Però spero che dopo si ricominci a condurre una vita reale, con un contatto umano che dà un piacere ben diverso da quello di un video. Io mi auguro che tutto possa riprendere così come era prima. Probabilmente, come ti dicevo, nel mio settore si ripartirà tardissimo, ma spero che il contatto umano continui ad essere il perno e il punto di forza del mondo degli eventi.

Quale messaggio rivolgi ai lettori di VALIUM in questo momento così difficile?

Vorrei fare una riflessione. E’ vero, questa è una situazione tragica, stiamo piangendo tantissime vittime. Ma c’è una cosa che mi ha stupito, anche se sarò banale: il fatto che sia stato messo da parte l’aspetto economico per salvare la salute di un popolo. Per me è qualcosa di meraviglioso. Se tempo fa mi avessero chiesto “Cosa farà l’Italia, salverà prima l’economia o gli esseri umani?”, io il dubbio che avrebbe salvato l’economia lo avrei avuto. Quindi per me è stato un gran sollievo constatare che, sebbene il denaro sia al primo posto nella nostra società, per una volta viene messo un po’ da parte. Con tutte le problematiche che ciò comporta. Non sto dicendo che siano tutte rose e fiori, anzi: le conseguenze economiche del Coronavirus sono drammatiche. Però si è pensato alla salute, si è pensato alla vita delle persone. Sentiamo dire “Prima la vita” anche nei discorsi. Secondo me è molto importante. Per cui quello che voglio dirvi è di riacquistare la fiducia. Nelle persone, nel governo, nella nazione…E quando tutto finirà, andiamo avanti con un po’ di fiducia in più. Certo, in un contesto così terribile gli errori sono stati fatti, ma stavamo vivendo una situazione caotica che non si era mai presentata prima. Non è andato tutto liscio, in modo perfetto, però le scelte che sono state fatte sono state forti, giuste e a favore della vita, e questo è un dato positivo. Aver dato la precedenza alla vita è un’ottima cosa, secondo me. E’ un bell’ incoraggiamento. Prima regnava il culto del denaro, io vedo fare cose tremende in nome dei soldi…Quotidianamente e senza troppi rimorsi. Questa volta non è andata così, questa volta l’economia è crollata ma sono state salvate le nostre vite: lo trovo altamente positivo.

 

5.

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12.

13.

14.

15.

GRAN FINALE.  Ecco il costume rivisitato in versione 2020: spettacolare a dir poco!

 

 

Le foto di Eve La Plume sono di Marielise Goulene: https://marielisegoulene.com/

 

 

 

Spazi Aperti

Voglia di spazi aperti, di orizzonti sconfinati. Perchè da un mese ci circondano solo quattro mura e perchè la Primavera, con le sue splendide giornate di sole, ci tenta inesorabilmente al di là dei vetri della finestra. Per il momento, quegli spazi possiamo solo sognarli: come farfalle ci libriamo in volo inebriandoci di tutti i colori, di tutti i profumi del creato. Ripercorriamo mentalmente la vastità di un prato fiorito, di una spiaggia sull’ oceano o di un campo di lavanda. Il nostro è un viaggio onirico che ci permette di guardare alla natura con nuovi occhi, assaporando la meraviglia di ciò che ci circonda. Poi, una volta raggiunto il mare, decidiamo di concludere il percorso: e proprio lì, dove lo sguardo ingloba acqua e cielo nello stesso azzurro etereo, veniamo invasi da un sentimento quasi mistico. Perchè, come disse Victor Hugo, “L’ orizzonte è la linea che sottolinea l’infinito”. E di infinito – soprattutto in questi giorni – abbiamo tutti un estremo bisogno.

IL GIARDINO

Il giardino (per chi ne ha uno) è lo spazio aperto al momento più abbordabile, più a portata di mano. In Primavera, inoltre, diventa magico: i fiori sbocciano l’uno dopo l’altro e nell’aria si diffonde il loro profumo. E’ il nostro giardino segreto, sia in senso metaforico che letterale. Un angolo d’incanto dove ci rifugiamo in cerca di bellezza e di conforto.

UNA DISTESA DI MARGHERITE

Quando arriva la Primavera, sono le margherite ad annunciarcelo. Simbolo di purezza e di semplicità, la margherita, anticamente, era il fiore che le giovani preferivano intrecciarsi tra i capelli, mentre se veniva ricevuta in dono denotava una devozione incondizionata. Le distese di margherite nei prati, nei parchi e nei giardini pubblici rientrano tra i ricordi d’infanzia che quasi ognuno di noi associa alla bella stagione.

UN PRATO FIORITO

Pensatelo mentre siete circondati dal silenzio: vi sembrerà di ascoltare il soffio di una leggera brezza e il ronzio delle api. Nel frattempo, perderete lo sguardo nella sua straordinaria varietà di colori. Un prato fiorito è lo spazio che si affaccia direttamente sul sogno, un’area eterea dove il tempo sembra sospeso e i passi avanzano leggeri, quasi impalpabili. In luoghi come questo, realizziamo che la natura non cessa mai di stupirci con il suo splendore mozzafiato.

IL BOSCO

E’ uno spazio aperto, ma fitto di alberi che accentuano il suo mistero. Non è un caso che il bosco sia, da sempre, il luogo in cui vengono ambientate le fiabe. Inoltrarsi nei suoi sentieri, nelle sue radure, è penetrare in una dimensione dove le coordinate di tempo si azzerano e fantasia e realtà si intrecciano immancabilmente. Perchè chi si addentra in un bosco, oltre a percorrere uno spazio fisico, compie un viaggio all’ interno di se stesso.

UN CAMPO DI LAVANDA

Ma sì, viaggiamo con la mente anche oltre confine…Ed approdiamo in Provenza, dove resteremo a bocca aperta davanti ai campi di lavanda in fiore. Sconfinate distese viola ci inebrieranno con il loro profumo inconfondibile, una vegetazione rigogliosa e il cielo azzurro provenzale ci trasporteranno in una realtà paradisiaca. Se poi – concretamente parlando, quando la fine dell’ emergenza lo permetterà – deciderete di raggiungere questa meta a Luglio o Agosto, dopo la raccolta del fiore, verrete presi nel vortice di Feste della Lavanda pittoresche e iper suggestive.

IL DESERTO

“The desert, a universe in one body”, recitano i versi di una poesia di Jim Morrison. Il deserto è uno spazio apparentemente infinito, dove si succedono solo dune e il silenzio ci mette in contatto con noi stessi. Colpiscono i suoi colori incredibili, che cambiano a seconda del vento e della luce, e fenomeni come il tramonto possiedono un fascino irresistibile. Affrontare il deserto è fare piazza pulita del superfluo e tornare all’ essenziale. E’ rimanere incantati mentre la notte scende e, all’ improvviso,  posa su di noi il suo manto di stelle.

UNA MIRIADE DI CILIEGI IN FIORE

Nel nostro tour sulle ali della fantasia non possiamo mancare di fare tappa nel Sol Levante, dove i ciliegi in fiore adornano il paesaggio come tante nuvole rosa. La fioritura dei ciliegi è un evento talmente atteso da aver originato il rito dell’ Hanami, letteralmente “ammirare i fiori”: i sakura si contemplano come in estasi. Sotto le loro fronde si ascolta musica, si organizzano picnic e si discute amabilmente, con la leggerezza tipica del risveglio primaverile.

LE MONTAGNE INNEVATE

Siamo quasi alla metà di Aprile, ma le catene montuose più imponenti sono ancora innevate. Osservare il panorama dalle alte vette ci riporta un po’ di magia invernale, quando l’aria è frizzante e predomina il candore.  Esplorare questi luoghi è addentrarsi nelle leggende di montagna: gnomi, fate, streghe e ninfe dei laghi potrebbero manifestarsi ad ogni passo, tra i boschi di conifere e sentieri nascosti. D’altronde, uno scenario così spettacolare non è forse un incantesimo di per sè?

UNA SPIAGGIA TROPICALE

La sabbia è finissima, bianca, bollente. La spiaggia, talmente ampia da confondersi con il mare. E’ così che immaginiamo un litorale tropicale. Sole à gogo, piedi nudi e libertà totale sono un invito alla vita selvaggia, completamente a contatto con la natura: una pausa necessaria, di tanto in tanto. Anche solo per staccare.

IL MARE

Ed eccoci al capolinea del nostro percorso: il mare, lo spazio illimitato per eccellenza. Arriviamo al tramonto, quando il sole tinge il cielo di meravigliosi colori e il silenzio viene rotto solo dallo stridio dei gabbiani. Le onde si infrangono ritmicamente sulla riva, qualche barca veleggia in lontananza. Il mare non ha confini: guardi all’ orizzonte e trovi l’infinito. Da bambini ci incantavamo ad ammirarlo, e provavamo a immaginare cosa ci fosse al di là di quell’ enorme distesa d’acqua. Oggi preferiamo lasciare la risposta alla fantasia, o più semplicemente pensiamo – come lo penso anch’io – che contemplare l’immensità del mare sia una pratica perfetta per sentirsi in totale armonia con il cosmo.

Foto dei ciliegi in fiore: Kakidai / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)