Gucci Aria, la collezione che celebra il 100simo del brand fiorentino

 

Gucci: compie 100 anni: è passato un secolo da quando Guccio Gucci, durante un’ esperienza lavorativa all’ Hotel Savoy di Londra, rimase talmente colpito dai lussuosi bagagli degli avventori da decidere di tornare a Firenze per aprire un negozio di guanti, valigie e articoli di pelletteria. Da allora, il marchio fiorentino è diventato uno dei più celebri al mondo e un’ icona indiscussa del Made in Italy. Alessandro Michele, l’ attuale direttore creativo del brand, ne ripercorre la storia in occasione di questo specialissimo anniversario: la collezione Autunno Inverno 2021/22, “Aria”, rappresenta un pregnante excursus sul percorso della Maison e sul suo heritage. Michele approfondisce svariate tappe, le più iconiche, associate all’ evoluzione di Gucci; il designer se ne appropria, le reinterpreta, le rielabora attraverso un mix and match denso di contaminazioni. La sua cifra eccentrica e inconfondibile funge da leitmotiv a look e a stili che rivisita senza un preciso ordine cronologico. E’ il concetto di “appeal” a governare questa rilettura, una sorta di indagine sulle suggestioni sprigionate da certi cult, su un’ estetica irresistibile che si è saldamente imposta nell’ immaginario collettivo. Alessandro Michele riflette sul centenario successo di Gucci e sui suoi “perchè”. Le risposte sorgono immediate: Gucci è un marchio che esercita un’ attrazione potente, un fascino quasi di tipo erotico sulle persone. Da queste considerazioni scaturiscono le rielaborazioni operate dal designer. Se dovessimo rintracciarne un fil rouge, potrebbe essere l’ iconicità: quella del passato e quella del futuro, declinata in capi, stampe, stili e accessori che hanno fatto la storia, e che continueranno a farla, in un moto inarrestabile. E’ un omaggio e un intento al tempo stesso, quello che Michele attua nei confronti di Gucci. L’ intento, concretizzatosi sin dal suo debutto alla direzione creativa, riguarda la prosecuzione del percorso che ha fatto proprio dell’iconicità uno dei punti di forza della Maison. “Aria” lo dimostra rivisitando ampiamente il tema equestre, supremo emblema dell’ heritage di Gucci, che acquista un tocco fetish (per riallacciarsi, forse, al concetto di “appeal erotico”) arricchito com’è da cinghie, frustini sadomaso, imbracature in pelle. Sui cappelli da fantino appare la scritta “Savoy Club”: un richiamo all’ Hotel Savoy, dove il brand fu “concepito”, che viene declinato in una location più squisitamente contemporanea.

 

 

I look di “Aria” sfilano in un tripudio di citazioni (anche inerenti alla cifra stilistica dello stesso Michele): piume di marabù, “luccicanza” a profusione, colletti appuntiti e inamidati, stampe iconiche come la Flora e la GG Supreme, bustier in bella vista, sensuali abiti in rete da cui traspare un’ altrettanto sensuale lingerie, e poi mantelle, capi cult di Balenciaga (uno su tutti? I leggins della Primavera Estate 2017) per celebrare il recente ingresso del brand nel gruppo Kering, il tailleur in velluto rosso con camicia sbottonata sfoggiato da Gwyneth Paltrow alcuni anni fa insieme ad ulteriori, numerosi tributi all’ estetica di Tom Ford rivisitati in stile Michele; risaltano, tra queste riletture, le spalline amplificate e i choker fetish con catena. La sartorialità è ricercatissima, la portabilità marcata; un cappotto doppiopetto color Blue Klein con cappello nella stessa nuance è uno dei look passe-partout per ogni occasione. Ma Gucci, oggi, è anche un marchio che ha nutrito la cultura pop, e proprio a questo si riferiscono le lyrics con cui lo omaggiano note hit impresse su una gran quantità di capi ed accessori.

 

 

Già, gli accessori. Ne spicca uno, una minaudière che riproduce un cuore anatomico completamente rivestito di cristalli, dalla forte valenza simbolica: sprigiona luce ed è simbolo di vita, di amore, di emozioni pulsanti. E’ un accessorio-feticcio che concentra in sè due emblemi fondamentali, la luce e, appunto, il cuore. Perchè grazie ad entrambi la mitologia di Gucci rinasce a nuova vita, instaurando un fil rouge tra la sua leggendaria fondazione, la luminosità dell’ oggi che perpetua la storia del brand, e l’ amore: il motivo conduttore che l’ha accompagnato, con successo, lungo il centenario percorso commemorato da “Aria”.

 

 

Per presentare la collezione, Alessandro Michele si è avvalso di un corto che ha co-diretto con la regista e fotografa Floria Sigismondi. La prima sequenza,  in esterno notte, evidenzia un tipico scenario metropolitano: ci troviamo all’ ingresso di un locale su cui lampeggia la scritta al neon “Savoy Club”. Uno dopo l’altro, i modelli e le modelle accedono al suo interno ed è lì che ha inizio la sfilata. La passerella è un lungo corridoio di un bianco abbagliante, pieno di vecchi strumenti di ripresa attaccati ai muri. I modelli si avvicendano, flash e obiettivi puntati addosso come su un red carpet, prima di raggiungere una dark room dove piombano nel buio per alcuni minuti. Poi qualcuno apre una porta, e…con meraviglia unanime, un sorprendente giardino incantato si para davanti ai loro occhi. E’ immerso nella natura e popolato da cavalli, pavoni, conigli, cacatua, tutti rigorosamente bianchi. Dal buio alla luce, allo splendore, alla rinascita. Nel giardino, la luminosità naturale del sole si sostituisce a quella artificiale del club. Spira una brezza che propaga serenità e leggerezza: una levità tale da spronare i modelli a saltare, a piroettare, a librare il proprio corpo nell’ aria fin quasi a spiccare il volo. Non sfuggono i riferimenti al periodo della pandemia, il desiderio di tornare a respirare dopo il lockdown, di intrecciare un nuovo rapporto con la natura. Di riscoprire l’ aria, la libertà, il valore delle relazioni. Non è un caso che il corto si concluda con il lancio verso il cielo della sfavillante minaudière a forma di cuore. In un tripudio di luce, il cuore galleggia nell’ aria prima di raggiungere il cosmo: possiamo immaginarlo mentre sovrasta le terre e i popoli del nostro pianeta veicolando il suo potente inno alla vita, all’ inclusività….all’ amore.

 

 

 

 

Il mondo come incontro di culture e fucina di esperienze: Giorgio Armani presenta My Way, la sua nuova fragranza

 

Su Giorgio Armani, in questi giorni, i riflettori sono accesi full time: alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia una miriade di star indossa le sue creazioni (la presidente della Giuria Cate Blanchett, la madrina della kermesse Anna Foglietta e il visionario regista Pedro Almodòvar, per citare solo qualche nome) e per il 26 Settembre è prevista nientemeno che una diretta TV (su La7) delle sue collezioni Primavera/Estate 2021 Uomo e Donna. Intanto, Re Giorgio non trascura il Beauty e ci regala un’ eau de parfum destinata a lasciare il segno. Si chiama My Way, come la celebre canzone di Frank Sinatra, ma ha uno spirito profondamente contemporaneo. La meta a cui guarda è il mondo e le infinite possibilità di conoscenza che ci offre: culture, paesaggi, popoli, colori, tradizioni, compongono lo straordinario mix di esperienze scaturite dalla sua esplorazione. Non è un caso che la donna a cui la fragranza si rivolge sia curiosa e sempre animata dal desiderio di apprendere, di ampliare i propri orizzonti. Il flacone rosa di My Way, sormontato da un tappo bluette di forma ellittica, somiglia a un talismano da portare con sè lungo il cammino. Evoca culture esotiche, saperi intrisi di mistero, terre millenarie, tutti elementi che invitano alla scoperta e all’ approfondimento. Perchè scoprire, conoscere e incontrare rappresentano i cardini di un’ esistenza irripetibile, che possiede un senso autentico. Per un profumo che inneggia a una simile filosofia, “Io sono ciò che vivo” non può che essere lo slogan ideale!

 

 

A prestare il volto alla fragranza è la modella e attrice Adria Arjona, le cui origini riflettono l’ imprinting multiculturale di My Way alla perfezione. Per metà portoricana e per metà guatemalteca, Adria ha un’ anima da globetrotter e, prima di approdare a New York, è vissuta tra Porto Rico, Città del Messico e Miami. Nello spot del profumo i suoi ricordi di viaggio si alternano a ritmo serrato: i fotogrammi la ritraggono in India, in Thailandia, in Giappone, in Italia, in Spagna…Ovunque si trovi intreccia amicizie con gli autoctoni e vive esperienze indimenticabili, ma soprattutto altamente significative.

 

Adria Arjona

Gli incontri, le connessioni, le relazioni intessute nel mondo sono alla base della conoscenza e dell’ apertura mentale. Olfattivamente, questo concetto si esprime in un jus floreale al tempo stesso sensuale e intenso: le note di testa emanano luminosità grazie al connubio tra il Bergamotto di Calabria e i Fiori d’Arancio dell’ Egitto; il cuore è un’ode ai fiori composta da accordi di Tuberosa e Gelsomino indiani, mentre il fondo, deliziosamente avvolgente, combina il Legno di Cedro della Virginia con i finissimi Muschi Bianchi e la magnetica Vaniglia Bourbon Premium del Madagascar.

 

 

Citare gli ingredienti di My Way, oltre a descriverlo, significa evidenziare un particolare importante: l’ ecosostenibiltà del profumo. Da sempre in prima linea nell’ impegno a favore della protezione ambientale, Giorgio Armani ha concepito la sua nuova fragranza come un vero e proprio “prodotto responsabile”. Gli ingredienti che la compongono sono rigorosamente naturali e raccolti (o estratti) manualmente. E’ il caso della Tuberosa di Mysore, in India, e dei Fiori di Arancio, la cui essenza è stata “catturata” tramite la tecnica dell’ enfleurage. Oppure della Vaniglia del Madagascar, rielaborata grazie al sostegno di programmi ad hoc per le comunità in difficoltà. Le scelte eco-friendly di Armani mirano a ridurre le emissioni di carbonio, uno dei fattori scatenanti dei cambiamenti climatici. Il flacone ricaricabile di My Way è un altro esempio dell’ attenzione di Re Giorgio per l’ ambiente: incentivando il riciclo, si eliminano gli sprechi. Ecco un profumo, quindi, che celebra il mondo sia a livello di incontro di culture che come pianeta da salvaguardare; un concept ad ampio spettro che merita un sincero applauso.

My Way è disponibile in versione Eau de Parfum nei formati da 30, 50 e 90 ml

 

 

 

Per la Festa della Mamma, regala un bouquet virtuale

 

Con l’ emergenza Coronavirus, l’universo fashion si interseca sempre più di frequente con le tematiche inerenti al lifestyle. Il profondo cambiamento che sta sperimentando la moda rivoluziona il suo concetto in senso stretto: la visione si amplia a 360 gradi e si cala in full immersion nella quotidianità, aderendo a nuove cause e a nuovi modelli di vita. Jonathan Cohen, fondatore dell’ omonimo luxury brand newyorchese, ha scelto di utilizzare la comunicazione virtuale tipica del lockdown per veicolare “gentilezza”. Nel coloratissimo Flower Shop presente nel suo sito è possibile acquistare, dedicare e far recapitare via web dei deliziosi bouquet digitali disegnati personalmente dal designer. La gamma delle composizioni floreali è vasta, così come la selezione di fiori: rose declinate in ogni nuance, ortensie, anemoni, peonie, narcisi, tulipani, crisantemi (che al di là dei confini italiani non sono associati al giorno dei morti) si alternano alle opzioni personalizzate e “su misura”. Ma come nasce questa idea? E’ molto semplice, si ispira alle modalità di relazione nell’ era del Coronavirus. Asseconda innanzitutto il desiderio di inviare un pensiero, un omaggio affettuoso in pochi semplici passi, avvalendosi però di un gesto di sicuro impatto. E poi, la virtualità dei bouquet elimina la consegna “in carne ed ossa”, che per alcuni – di questi tempi – rappresenta una fonte d’ansia. Lo scopo è quello di rimanere connessi seppure a distanza, di scambiarsi attenzioni. L’alta qualità artistica dei bouquet, inoltre, li rende dei piccoli capolavori. Lo spunto si è rivelato perfetto per la Festa della Mamma: esplorate il Flower Shop di Jonathan Cohen per selezionare i fiori che più vi aggradano. Troverete rose a volontà e specie che vi cattureranno con le loro cromie mozzafiato, un tripudio floreale contraddistinto dall’ inconfondibile tratto dello stilista. I prezzi sono contenuti: si va dai 35 dollari per un bouquet di rose miste ai 20 di un mazzo di narcisi gialli, mentre il bouquet personalizzato (con fiori, cioè, da voi richiesti) costa 45 dollari. Ogni bouquet è abbinato a un biglietto che potrete riempire con una dedica o una frase a vostra scelta, proprio come quando regalate un mazzo di fiori “reale”.

 

 

 

E non è finita qui. Se il Flower Shop incentiva i gesti d’ amore nei confronti del prossimo, li compie anche su vasta scala. Il 30% di ogni acquisto, infatti, viene devoluto in beneficenza a favore di quattro charity: A Common Thread , The Bowery Mission, Feed the Frontlines NYC e No Kid Hungry. In occasione della Festa della Mamma, invece, se deciderete di regalare un bouquet del Flower Shop di Jonathan Cohen sappiate che il 30% della vostra spesa sarà destinato a Future Without Violence, un’ associazione non profit che offre sostegno a tutte le vittime di violenza, maltrattamenti e abusi. Donare un bouquet può rivelarsi, dunque, una  dimostrazione d’affetto che spazia dal puro amore filiale alla lotta contro la sofferenza, sia fisica che morale. (Le immagini mostrano alcuni dei bouquet firmati Cohen)