Tendenze PE 2024 – Rosa, rosae, rosam

Antonio Marras

Rose, rose a profusione si posano sugli abiti della Primavera Estate 2024: delineano ricami, danno vita ad applicazioni in 3D, si tramutano in stampe che un velo di chiffon rende oniricamente eteree…Le rose, nella moda, sono il must della nuova stagione. E ogni designer le interpreta in modo peculiare, consono alla propria cifra stilistica e alla propria collezione. In questo post trovate una selezione di look dove è la regina dei fiori a fare da leitmotiv.

 

Undercover

Moschino

Sportmax

Simone Rocha

Balmain

Vivetta

Carolina Herrera

Giambattista Valli

Ulla Johnson

Palomo Spain

 

L’accessorio che ci piace

 

Niente si sa, tutto si immagina.
Circondati di rose, ama, bevi,
e taci. Il resto è niente.
(Fernando Pessoa)

 

In tema di fiori è anche l’accessorio che ci piace: rose su rose, voluminose, ricercate e scenografiche a formare un copricapo che inneggia alla Primavera. Lo propone Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood, che nella collezione Primavera Estate 2024 include anche un altro cappello floreale. Questo, torreggiante e mozzafiato, ostenta i colori più romantici e tipici della rosa: bianco, amaranto, avorio, rosa tenue…I petali, innumerevoli, compongono una corolla ricca. L’ensemble di rose si sviluppa in altezza ed è agghindato di diversi nastri che alternano la tonalità del rosso a quella del beige. Due di essi, annodati sotto il mento, assicurano la buona tenuta del copricapo, mentre i rimanenti scendono sulle spalle a scopo ornamentale.

 

 

Abbinato a un abito t-shirt dal gusto vintage-sporty, il rose hat spicca in tutto il suo splendore: ha un fascino che rimanda vagamente alle parrucche Rococò, stravaganti, altissime e preziosamente decorate, ed ammanta il look casual di un’eccentrica sontuosità.

 

Rose rosse a San Valentino

 

Il mio bacio ha il fiato delle rose rosse,
petalo che si scioglie sulla bocca.
(Sergej Esenin)

 

Se pensiamo ai simboli di San Valentino, quelli che ci vengono in mente per primi sono il cuore e le rose rosse. Già, ma perchè le rose, e perchè proprio le rose rosse? Il motivo affonda le sue radici nella notte dei tempi. La rosa rossa era il fiore prediletto da Venere, per i Greci Afrodite, la dea della bellezza, della fecondità, dell’amore e della potenza dell’eros. Già in epoche antichissime, quindi, la rosa rossa veniva associata agli innamorati e considerata un loro emblema. Ma il fiore tanto amato dalla dea, molti secoli dopo, entra anche a far parte di una leggenda che ha come protagonista San Valentino. Si narra che, mentre il Santo era impegnato nella cura del suo giardino, udì una coppia litigare furiosamente. Questo fatto lo colpì a tal punto che decise di intervenire: colse una rosa rossa e la posò tra le mani dei due innamorati, stando molto attento affinchè non fossero punti dalle sue spine. I fidanzati smisero immediatamente di bisticciare e pregarono San Valentino di benedire la loro coppia. Da allora, vissero in armonia per tutta la vita.

 

 

Il galateo dei fiori prevede per le rose delle regole ben precise; a seconda del loro colore e del numero compreso nel bouquet, infatti, trasmettono un messaggio completamente diverso. Cominciamo col dire che la rosa rossa rappresenta l’amore romantico e la passione.  Innanzitutto, il numero di rose che compone il bouquet dev’essere rigorosamente dispari. Esiste un’eccezione: il mazzo di dodici rose è perfetto così com’è, dato che ognuna è l’emblema di un mese dell’anno e svela il desiderio di passare il resto della vita insieme. Il linguaggio dei fiori stabilisce poi che regalare un’unica rosa rossa (ma priva di spine) indica un colpo di fulmine, e scongiura l’eventualità di spezzare il cuore.  Donare tre rose è un modo per comunicare il proprio amore, mentre un mazzo di cinque denota un amore all’apice della sua intensità. Sette rose sono un simbolo di possesso, dicono “ti voglio tutt* per me”. Nove rose rappresentano una coppia che basta a se stessa, dichiarano “io e te siamo il mondo intero”, undici sottolineano l’amabilità del partner. Dopo un litigio, si regalano quindici rose rosse per chiedere perdono; trentatré rose o, ancor meglio, centouno, significano che l’amore è ben saldo e rimarrà eterno.

 

 

E chi sceglie di trasmettere un messaggio pur senza buttarsi a capofitto in una relazione amorosa, quali possibilità ha? Può senza dubbio optare per rose in colori diversi dal rosso. Ad esempio, la rosa bianca simboleggia l’amore platonico; la rosa gialla la volontà di tramutare un’amicizia in amore, oppure rappresenta la gelosia; la rosa blu è un invito a scoprire il messaggio che si cela dietro il suo dono, la rosa rosa esprime ammirazione, omaggia il fascino di qualcuno. E voi, avete già pensato alle rose che vi piacerebbe ricevere o regalare a San Valentino?

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Un San Valentino in total red

Balmain

Quale colore per San Valentino, se non il rosso? Rosso come il simbolo del cuore, come le rose che si regalano alla propria innamorata…A proposito di rose rosse, vi anticipo che ritorneremo sull’argomento proprio il 14 Febbraio. Intanto concentriamoci sul look, rigorosamente all’insegna del rosso passione. E se l’anno scorso la moda decretava il predominio del cuore, sia sotto forma di dettagli che di elementi ornamentali, stavolta le rose trionfano. Basti pensare alle rose in vernice, tridimensionali, disseminate su uno spolverino di Balmain, un capo già incluso tra i più iconici della Primavera Estate 2024. Oppure alle rose ricamate, tra ruche e drappeggi, su una serie di abiti impalpabili griffati Cecilie Bahnsen. Ma gli esempi non finiscono qui. I look, però, è molto meglio ammirarli piuttosto che descriverli: è il momento di lasciar spazio alla gallery, un omaggio e al tempo stesso un preludio al San Valentino in total red di VALIUM.

 

Lebor Gabala

Cecilie Bahnsen

Son Jung Wan

Cherry Massia

Comme des Garçons

Simone Rocha

Alberta Ferretti

Zimmermann

Elie Saab

Christopher Erber

Rick Owens

Habey Club

Hermès

Peter Do

 

La notte di San Giovanni

 

“Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull’orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s’avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po’ obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava strisce di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d’asfodelo da cogliere l’indomani all’alba per farne medicinali ed amuleti. D’altronde Olì pensava che anche non segnando i cespugli che voleva cogliere, nessuno glieli avrebbe toccati: i campi intorno alla cantoniera dove ella viveva col padre ed i fratellini, erano completamente deserti. Solo in lontananza una casa campestre in rovina emergeva da un campo di grano, come uno scoglio in un lago verde. Nella campagna intorno moriva la selvaggia primavera sarda: si sfogliavano i fiori dell’asfodelo e i grappoli d’oro della ginestra; le rose impallidivano nelle macchie, l’erba ingialliva, un caldo odore di fieno profumava l’aria grave. La via lattea e l’ultimo splendore dell’ orizzonte, fasciato da una striscia verdastra e rosea che pareva il mare lontano, rendevano la notte chiara come un crepuscolo. Vicino al fiume, la cui acqua scarsissima rifletteva le stelle e il cielo violaceo, Olì trovò due dei suoi fratellini che cercavano grilli. (…) Olì andò oltre: oltre l’alveo del fiume, oltre il sentiero, oltre le macchie di olivastro: qua e là si curvava e legava con un nastro le cime di qualche cespuglio, poi si rizzava e scrutava la notte con lo sguardo acuto dei suoi occhi felini. “

Grazia Deledda, da “Cenere”

 

 

Buon San Valentino

 

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

(William Shakespeare, “Sonetto 116”)

 

 

 

Nel cielo color di rose

 

” Quando risuonarono le sette alla cattedrale, c’era una stella sola e limpida nel cielo color di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati. Non sopportai oltre. Presi il telefono col cuore in gola, composi i quattro numeri molto lentamente per non sbagliarmi, e al terzo squillo riconobbi la voce. “

Gabriel Garcìa Màrquez, da “Memoria delle mie puttane tristi”

La colazione di oggi: a San Valentino, il cupcake è il dolcetto perfetto

 

Febbraio non è certo un mese che difetta di dolci tipici: a quelli “carnascialeschi” come le castagnole, le frappe, le frittelle, le chiacchiere, le zeppole, la cicerchiata, si affiancano le prelibatezze di San Valentino. Non si tratta di dessert tradizionali o ben precisi, poichè spaziano dai biscotti alle torte a forma di cuore. La colazione di oggi è un’ anticipazione del mood che, ogni 14 Febbraio, coniuga l’amore con le delizie di pasticceria; ma quale dolce scegliere, tra i tanti proposti a San Valentino? I cupcakes mi sembrano perfetti: sono autentiche minitorte, e le guarnizioni che li adornano li tramutano in piccoli capolavori artistici. Il loro punto di forza è la glassatura, detta “frosting”, che viene impreziosita dalle forme, dai colori, dagli elementi più disparati.  In questo articolo, quindi, non mi soffermerò tanto sui benefici dei cupcakes quanto sulla storia e sulle curiosità relative ai dolcetti che gli inglesi e gli irlandesi sono soliti chiamare “fairy cake”, “torte di fata”. Il che è tutto dire…

 

 

Le radici dei cupcakes affondano in terra statunitense, e sono radici antiche. Il termine “cupcake” appare per la prima volta nel 1826, ma il libro “American Cookery” di Amelia Simmons riporta la ricetta di uno speciale dolce cotto in tazza (da qui il nome “cupcake”) già nel 1796. E’ più o meno a quell’ epoca che i cupcakes fanno la loro comparsa. L’ origine del nome si basa su una doppia teoria: non esistendo ancora gli stampini, è probabile che i dolci si lasciassero cuocere in una tazza (“cup”) o in delle scodelle apposite. La seconda teoria prevede invece che la tazza fosse un’ unità di misura per gli ingredienti indicati nella ricetta. La prima ipotesi, tuttavia, appare più credibile. Le piccole dimensioni del dolce e la cottura nelle tazze di coccio, infatti, comportavano dei tempi di cottura velocissimi e permettevano di preparare cupcakes in quantità con il minimo sforzo. A proposito di preparazione, quella del cupcake è molto semplice: la glassatura o “frosting”, la farcitura e la decorazione sono i cardini della sua ricetta. La decorazione, senza dubbio, rappresenta lo step più creativo del processo di realizzazione. Si effettua sulla glassa, essa stessa un prezioso elemento ornamentale: di solito è coloratissima e sfoggia innumerevoli forme e aromi. Le decorazioni spaziano dalla tradizionale ciliegia agli ornamenti in pasta da zucchero, che viene plasmata nelle fogge più disparate: fiori, unicorni, arcobaleni, stelle, fiocchi di neve…e dato che il cupcake è ampiamente servito in occasione delle ricorrenze, abbondano l’ iconografia natalizia, pasquale, halloweeniana e via dicendo.

 

 

Perfettamente glassato e decorato, il cupcake è pronto per essere presentato nel suo pirottino di carta pieghettata. A San Valentino potrete sbizzarrirvi ornandolo con un tripudio di rose e cuori in pasta di zucchero; ho anche notato cupcakes bellissimi su cui troneggiano la scritta “Love”, “I love you” o la più nostrana “Ti amo”. Un assoluto must è il colore, rigorosamente vibrante per potenziare l’ impatto visivo. Il frosting perfetto, invece, viene ottenuto con un mix di mascarpone, panna e zucchero a velo. Dopo averlo realizzato, si passa alla colorazione e all’ aromatizzazione; non esistono limiti alla fantasia, l’ importante è che la glassatura sia profumata e catturi cromaticamente. La diffusione commerciale del cupcake risale al primo dopoguerra. Con il passar del tempo, questo dolcetto ha cominciato ad andare a ruba nelle pasticcerie e sono state aperte addirittura delle “bakeries”, negozi che vendono eclusivamente cupcakes: lì, le golose minitorte diventano opere d’arte vere e proprie. Per iniziare – ma anche concludere – il giorno di San Valentino, gustare dei cupcakes è imprescindibile. Garantisce un alto tasso di dolcezza 24 ore su 24!

 

 

Il luogo

 

” Vorrei essere te, così violenta così aspra d’amore, così accesa di vene di bellezza e così castigata.”

Alda Merini, “Per Una Rosa”

 

Un angolo magico di campagna, un’ esplosione di bellezza accentuata dal profumo inebriante delle rose: ti si apre davanti inaspettato e subito cattura il tuo sguardo. E’ un sentiero di cui non riesci a calcolare la lunghezza, immerso nel verde e completamente fiancheggiato da rose che lo sovrastano formando un rigoglioso arco. I colori di questo scenario ammaliano al pari dell’ incanto che sprigiona: un etereo connubio di rosa, verde e azzurro a cui si aggiunge il beige/grezzo della terra, tonalità imprescindibile di una cornice naturale da mozzare il fiato. Siamo nel Paese delle Meraviglie? Forse. Oppure no…Quel che è certo, è che solo il mese di Maggio può offrire simili paesaggi da sogno. Ti addentri in quel sentiero con stupore, senza sapere neppure dove ti condurrà. L’azzurro del cielo, nel frattempo, si tinge delle caleidoscopiche cromie del tramonto prima di sfumare in un crepuscolo color indaco. Tutto intorno è quiete, intervallata dal cinguettio degli uccelli e dal ronzio delle api. Farfalle variopinte svolazzano leggere tra le rose, un vento tiepido veicola  profumi a miriadi. Continuo ad avanzare mentre l’ ambiente che mi circonda si fa sempre più onirico. “Rosa, Rosae, Rosam”, recito mentalmente. E’ come un mantra, una cantilena ipnotica che mi accompagna lungo il tragitto…Non ho idea di dove il sentiero mi stia portando, ma voglio immaginare che proprio in questo momento, nel qui e ora, Maggio mi abbia dischiuso l’ accesso ad un mondo da fiaba.

 

 

 

Elan Cafe: un tripudio di rose per il bar più stylish di Londra

 

“Io, tu e le rose”, parafrasando il titolo di una nota hit di Orietta Berti: pensare a Elan Cafe e alle rose, infatti, è un tutt’uno. Perchè in questo locale di Londra le rose sono un “trademark” declinato in ogni nuance della loro tonalità più romantica. Quale? Il rosa, naturalmente, che nel linguaggio del fiore omonimo simboleggia l’affetto. La scenografia che Elan Cafe offre allo sguardo del suo visitatore è di un impatto visivo tale da risultare mozzafiato. Miriadi di rose campeggiano tra gli arredi di design, uno stile ultrachic a metà tra il vintage e il moderno. Cromie pastello prevalgono: il rosa baby, il lilla, l’ azzurro polvere si alternano al color perla ed evidenziano l’ angolo clou del locale, una parete completamente rivestita di rose. Non c’è da stupirsi che Elan Cafe e il suo #wall siano instagrammatissimi. Quando Alexandra Miller lo fondò nel 2017, d’altronde, ad ispirarla fu proprio l’ assenza sul mercato di un bar che sembrasse creato apposta per essere ammirato sui social media. E i fatti le hanno dato ragione. Oggi, Elan Cafe viene considerato un locale top di Londra, un must assoluto per la degustazione del caffè e non solo: il suo menu, di ispirazione mediterranea, è appetitoso e raffinato quanto i suoi interni, orientato rigorosamente alla qualità. Contemporaneità e eleganza sono i leitmotiv di questa meta imperdibile per i londinesi oltre che per migliaia di avventori internazionali.Non è un caso che, in appena un anno, Elan Cafe si sia dislocato in quattro diversi indirizzi di Londra e che una prossima apertura sia prevista per Dicembre a Knightsbrige. Se avete in programma un viaggio in loco, non perdetevi il suo décor natalizio: un abete e ghirlande composti interamente di rose donano un ulteriore tocco stylish ad un locale che, come dicono gli inglesi, “is making its mark”. Eh già, a Londra Elan Cafe sta decisamente lasciando il segno!

DOVE:

48 Park Lane W1K
239 Brompton Road SW3
9 Market Place, Oxford Circus W1W 8AQ
4th Floor, Selfridges London