Il luogo: la Valle della Loira, tra maestosi castelli, vini pregiati e delizie gastronomiche

 

Per iniziare l’ Autunno con un viaggio iper suggestivo, puntate sulla Valle della Loira: situata nel nord ovest della Francia, è stata decretata Patrimonio dell’ Umanità Unesco nel 2000 ed è cosparsa di incantevoli castelli, borghi caratteristici e splendide città storiche. Il fiume Loira (con i suoi 1006 km il più lungo della Francia), fiancheggiato da distese sconfinate di vigneti, attraversa l’ intera Valle fino a sfociare nell’ Oceano Atlantico. Questo favoloso territorio, denominato “Paesaggio Culturale” dall’ Unesco, combina la straordinaria bellezza dei suoi scenari con una serie di vini e pietanze tipiche a dir poco prelibati; i mesi di Settembre e Ottobre sono gli ideali per degustarli e per lasciarsi ammaliare dallo splendore del foliage del territorio. In realtà, la Valle della Loira è composta da due regioni: nel Centro-Valle della Loira, non lontano da Parigi, sorgono le città di Orléans, Chartres, Bourges, Tours e Blois, mentre i Paesi della Loira, nei paraggi dell’ Oceano Atlantico, ospitano centri abitati come Nantes e Angers. La particolarità più nota della Valle della Loira è senz’altro rappresentata dai Castelli che, superbi e maestosi, si succedono l’uno dopo l’altro. Edificati a partire dal X secolo, complessivamente sono oltre trecento. La natura verdeggiante, la terra fertile e il clima temperato della Valle spronarono i Re di Francia a far costruire lì i propri castelli, e un gran numero di aristocratici seguì il loro esempio. A progettarli venivano chiamati i più prestigiosi architetti e le eccellenze del sapere dell’ epoca (basti pensare che Leonardo Da Vinci lavorò per molto tempo al Castello di Ambois): vivere in un castello sulle rive della Loira o di uno dei suoi affluenti era una sorta di status symbol.

 

 

Nel XVI secolo, quando il Re Francesco I si trasferì a Parigi decretandola centro nevralgico del potere, la nobiltà non abbandonò la Valle della Loira. Nuovi castelli furono costruiti durante tutto il Rinascimento, e molti di quelli già esistenti vennero restaurati. Se all’ inizio i manieri erano semplici fortezze, con il passar del tempo raggiunsero l’ apice della magnificenza architettonica; tra i più celebri risaltano il lussuoso Castello di Chambord, con una monumentale scala a doppia spirale, il Castello di Villandry e i suoi giardini a terrazze, il Castello di Chenonceau o “giardino delle donne”, in quanto gli spazi verdi che lo circondano furono sempre ideati dalle gran dame che lì dimoravano, e il Castello di Cheverny, a cui il fumettista Hergé si ispirò per una delle “Avventure di Tintin”. Nel Castello di Angers, un’ antica fortezza medievale ornata da torri alte 50 metri l’una, viene custodito uno scenografico Arazzo dell’ Apocalisse che sfiora i 104 metri di lunghezza, mentre nel parco del Castello di Valençay si può ammirare il labirinto più vasto di tutta la Francia. Ancora oggi, il riflesso delle pietre di tufo e di ardesia sulle acque della Loira rimanda immagini oniriche, senza tempo. Questa magia è diffusa nella totalità della Valle: per esplorare il territorio al meglio ci si sposta a piedi, in bicicletta o in bagarre, la caratteristica barchetta piatta che solca il “fiume dei Re”.

 

 

La natura rigogliosa e le delizie del gusto, nella Valle della Loira, costituiscono un connubio indissolubile. Qui i vigneti sono a perdita d’occhio e le tipicità enologiche si assaporano in caratteristiche caverne trogloditiche scavate nella roccia. Lungo la Strada dei Vigneti, le porte delle case vinicole sono sempre aperte per i turisti: visite ai laboratori e degustazioni sono all’ ordine del giorno. Questo percorso di ben 1000 km è un assoluto must. I vini della Loria sono eccellenze che i viticoltori vi invitano ad assaggiare e a conoscere anche in virtù della loro storia e della rinomata tradizione vinicola della regione. Il Bourgueil, lo Cheverny, lo Chinon, il Sancerre, il Vouvray, rappresentano solo alcuni dei vini più pregiati della Loira. Rossi pastosi e intensi, bianchi inebrianti, rinfrescanti rosé e vibranti bollicine convivono in un’ armoniosa sinfonia alcolica che comprende un buon numero di “Grand Crus”.

 

 

E la cucina? Un tripudio di leccornie che spaziano dalle andouillettes (caratteristiche salcicce) alle lenticchie verdi, dal pesce della Loira a una squisita selvaggina, da formaggi tipici come il crottin, la pyramide e il formaggio di capra alle tarte Tatin e Pithiviers, con ripieno di mandorle. Gustatele nei pittoreschi bistrot dei villaggi disseminati nella Valle o nei centri storici delle città più famose della regione. Eccone qualcuna da non perdere. A Orléans, dove visse Giovanna D’Arco, la Santa viene omaggiata ogni anno con una sfarzosa festa in stile medievale; imprescindibile anche una visita ai musei e ai suggestivi quartieri antichi della città. Bourges vanta, parimenti, un incantevole intreccio di vicoli su cui si affacciano le tipiche case a graticcio (con la caratteristica intelaiatura in legno, cioè, sulla facciata) risalenti al Medioevo. Tours si contraddistingue per i suoi molti boulevard fiancheggiati da Café di stampo parigino, mentre a Blois sembra che il tempo si sia fermato: sul centro abitato, affacciato sulla Loira ed esaltato dalla magnificenza del suo castello reale, aleggia un’ atmosfera fatata. Ad Amboise Leonardo Da Vinci trascorse i suoi ultimi anni di vita. Chi ama i cavalli adorerà Saumur, patria della Scuola Nazionale di Equitazione Cadre Noir; Angers, la culla degli Angioini, è ricca di monumenti storici e manifestazioni culturali: ospita rinomati festival dedicati al cinema e al teatro. Chinon abbonda invece di vigneti collocati in una cornice idilliaca. Sia Bourges che Chartres, Tours e Orléans, inoltre, sfoggiano le cattedrali gotiche più sublimi dell’ intera Francia.

 

 

Dulcis in fundo, sapevate che dire “Valle della Loira” equivale a dire “jazz”? Se quest’area della Francia potesse avere un sottofondo, sarebbe a base del suddetto genere musicale. I Festival inneggianti all’ arte dei suoni proliferano, in particolare quelli dedicati al Jazz come Jazz en Touraine e Jazz en Val de Cher. Nella zona dei Castelli e laddove svettano le splendide cattedrali gotiche, predominano invece le sonorità classiche: da segnalare manifestazioni di altissimo livello quali il Festival Internazionale d’Organo di Chartres, il Festival di Sully e del Loiret (ma i concerti spaziano anche nel jazz) e il Festival di Musica Rinascimentale del Clos Lucé, un omaggio all’ ultima dimora di Leonardo Da Vinci.

 

 

 

 

La colazione di oggi: frutti esotici per sentirsi ai Tropici

 

L’ Italia è stata invasa dall’ ennesima ondata di calore. Di giorno e di notte le temperature sono bollenti, afose, impregnate di umidità. In una parola, tropicali. Perchè non provare, quindi, ad applicare questo aggettivo anche alla prima colazione? E’ un’ ottima chance per stuzzicare il palato e sperimentare nuovi sapori. La frutta tropicale, ad esempio, rappresenta un must irresistibile. Ci inebria con i suoi colori, ci travolge con il suo gusto insolito, ma non solo: è un’ autentica miniera di benessere ed energia. Anni fa ho viaggiato in America Latina e sono tornata con la mente a quegli aromi dolcissimi, inebrianti al punto tale da sedurti all’ istante. La frutta tropicale, tutta, abbonda di proprietà salutari. E non è difficile reperirla, possiamo trovarla in qualsiasi supermercato. Pensiamo solo all’ ananas, al cocco, all’ avocado, al kiwi, al mango, al platano, alla papaya, al maracujà, al passion fruit e così via. Come gustarli a colazione, oltre che nel ruolo abituale? In innumerevoli modi: sotto forma di macedonie, succhi e frullati, mousse, deliziose marmellate…Oppure tagliati a fettine con cui farcire i toast. C’è solo l’ imbarazzo della scelta. Per darvi un’idea dei benefici dei frutti esotici, mi soffermerò su tre di loro in particolare.

 

 

Cominciamo con l’ avocado. Originario del Messico e del Guatemala, ha la polpa verde o gialla e una forma allungata simile a quella della pera. Al centro risalta un grande seme che può raggiungere anche i 5 cm di diametro. Una curiosità. Gli Aztechi battezzarono l’avocado “ahuacatl”, ossia “testicolo”, proprio per la sua conformazione. L’ avocado è ipercalorico, a 100 grammi di frutto corrispondono 160 calorie, ma contiene una quantità esigua di zuccheri. In compenso è un ottimo antidoto per combattere il colesterolo: abbonda di acidi grassi monoinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni”, nello specifico di acido linoleico e di omega 3; riducendo i livelli di colesterolo, contrasta le patologie cardiache e si rivela un toccasana per l’intero organismo. L’ avocado, grazie a potenti antiossidanti come la vitamina A e la vitamina E, neutralizza l’azione dei radicali liberi e ritarda l’ invecchiamento cellulare; la pelle si mantiene liscia, levigata e ben nutrita. Questo frutto tropicale, inoltre, tiene sotto controllo il metabolismo: è sufficiente gustarne uno per sentirsi sazi e allontanare la fame. Last but not least, all’ avocado vengono attribuite delle speciali doti afrodisiache. Provare per credere!

 

 

La papaya, che in Venezuela chiamano “lechosa”, è un frutto dalla forma oblunga e dalla polpa di un inconfondibile color arancio; in una cavità centrale racchiude semi grandi quanto chicchi di caffè. La polpa, ultra soffice, vanta un sapore delizioso e ricco di dolcezza. Originaria del Messico e del Brasile, la papaya è diffusissima negli habitat tropicali: in America Latina, nell’ America Centrale e nell’Asia del Pacifico viene massicciamente coltivata, ma è ormai reperibile in moltissimi paesi del mondo. In Europa, piantagioni di papaya sono presenti in Spagna – soprattutto nelle Isole Canarie – in Sicilia e sulle coste calabre, dove generalmente si coltiva in serra. Per sondarne i benefici basta citare i suoi componenti: acqua in dosi massicce, vitamina C, A, E e K, flavonoidi, fibre, carotenoidi, sali minerali…I vantaggi che apporta questo frutto sono incalcolabili, perciò non mi resta che sintetizzarli. E’ un potente antinfiammatorio e antibiotico naturale, in particolare un ottimo mucolitico. La papaina, un enzima che si estrae dalla papaya, possiede una spiccata azione digestiva, antimicrobica e antiossidante: favorisce (tra l’altro) il processo di cicatrizzazione, rallenta la ricrescita dei peli e regolarizza il ciclo mestruale. La vitamina C e le fibre sono degli efficaci antidoti contro il colesterolo “cattivo”; contenendo poi arginina, un aminoacido essenziale, la papaya contribuisce a mantenere in salute l’apparato cardiovascolare, stimola l’ ormone della crescita e svolge una funzione immunomodulante. Le maschere a base di papaya combattono l’acne e levigano il viso. Gli impacchi alla papaya sui capelli, invece, li rendono splendenti eliminando ogni traccia di forfora. In questa stagione dell’ anno, da questo miracoloso frutto esotico si ricavano anche dei validi doposole.

 

 

Il mango è un frutto succosissimo, dal gusto dolce e ammaliante. Lo caratterizza un sapore simile a quelli dell’arancia, dell’ ananas e della pesca mixati insieme. Originario dell’ Asia meridionale, è diventato il frutto dei Tropici per eccellenza; la forma ovale, la buccia rossa e il giallo oro della polpa sono i suoi tratti distintivi. Riassumendo i benefici del mango (proclamato frutto nazionale dell’ India, del Pakistan e delle Filippine), possono essere adoperate due definizioni: è nutriente e super energizzante. Approfondendo le sue proprietà, notiamo che è una bomba di vitamine. Contiene vitamina C, A, B, D, E, K, e possiede, quindi, spiccate doti antiossidanti; gli oligominerali di cui abbonda neutralizzano la stanchezza, reintegrando anche i sali minerali che perdiamo con l’ afa estiva; il mango è ricco di lupeolo, una sostanza che svolge una potente azione antinfiammatoria e, in primis, antitumorale; favorisce il benessere del cuore, della cute, dei denti e delle ossa; incentiva la memoria e contrasta l’ anemia, poichè contiene un’ elevata quantità di ferro; è un efficace antidoto contro l’ insonnia; regolarizza l’ intestino grazie alle sue proprietà lassative e diuretiche. Come l’avocado, ha la capacità di saziare immediatamente e di annullare lo stimolo della fame. Alla buccia del mango, dulcis in fundo, vengono attribuite virtù dimagranti e anticellulite.

 

Dolci d’Autunno

 

 

Dolci d’ Autunno: la scelta è illimitata. I sapori intensi, la qualità e la varietà dei frutti di questa stagione fanno sì che ci si possa sbizzarrire nella realizzazione (o nell’ assaggio) di torte, biscotti e dolcetti di ogni tipo. Accanto alle zucche, alle castagne, ai fichi, all’uva, alle noci, alle mandorle, alle more e ai melograni fa la sua ricomparsa il cioccolato, che con i primi freddi si tramuta in una bomba di energia, e il miele spadroneggia insieme alle marmellate; ma quelli appena citati rappresentano solo alcuni degli ingredienti ricorrenti nei mesi che seguono all’ Estate e precedono il Natale. Autunno e dolci sono un binomio inscindibile. Perchè le temperature che calano incentivano il consumo degli zuccheri, ma anche perchè c’è più voglia sia di prepararli, che di consumarli. Dedicare un pomeriggio di pioggia all’ impasto di una torta è un’ occupazione allettante, così come gustare un delizioso dessert davanti al camino. Date un’ occhiata a questa gallery e fatevi venire qualche spunto…ne varrà la pena! Buon weekend a tutti.

 

 

 

 

 

Da Nialtri, un’ oasi marinara sulle rive dell’ Adriatico

 

Chiudete gli occhi per un istante. Adesso riapriteli: davanti a voi c’è il mare, una distesa azzurra e piatta. Le onde si infrangono sulla riva con cadenza rilassata ma incessante, il cielo viene invaso dal colore rosa-arancio del tramonto. All’ odore di salsedine si mescola un aroma di pesce appena cucinato che la brezza contribuisce a diffondere. Voci e risa  sono un tutt’ uno, si librano nell’ aria effervescenti come le bollicine del calice che avete di fronte. No, non è un sogno: siete Da Nialtri (“da noi” nel dialetto dell’ anconetano), a Marina di Montemarciano, e vi trovate a un metro di distanza dal mare Adriatico. Un ristorante, un wine bar, un bistrot pieds dans l’eau? Buona la prima, ma non solo. Da Nialtri è molto di più: lì, si sperimenta un’ esperienza esistenziale e sensoriale a tutto campo. Quella di Nialtri è come una famiglia. Nel locale, dalla struttura che rievoca una barca o le capanne in legno dei pescatori, l’ estate si vive appieno. Ci si incontra con gli amici, si chiacchiera, si ride e ci si innamora respirando l’inebriante atmosfera di momenti suggestivamente “fronte mare”. Il pranzo, la cena e l’aperitivo diventano una pausa conviviale impregnata di pura magia. Il panorama, senza dubbio, fa la sua parte, così come il décor del ristorante: reti da pesca sul soffitto, fila di conchiglie penzolanti che sembrano campane a vento, pesci ornamentali nelle più svariate forme, ciambelle di salvataggio, ancore, lampade esterne che ricordano le tipiche lampare.

 

 

Dire “esterne” è fuorviante, perchè Da Nialtri è un locale quasi completamente all’ aperto. La zona che potremmo definire interna è una veranda affacciata sul mare, dove la brezza si inoltra indisturbata e il tramonto è uno spettacolo da godere in tutto il suo incanto. Moltissimi tavoli, poi, sono collocati lungo la striscia di spiaggia che separa il ristorante dal bagnasciuga. Ma qual è l’ ispirazione da cui nasce quest’autentico paradiso del litorale? Le storie raccontate dai vecchi pescatori, la cultura marinara, la tradizione della cucina di pesce, il desiderio di coniugare un’atmosfera vivace con i sapori del territorio e con prodotti genuini, di ottima qualità.

 

 

In linea con i suoi riferimenti, l’ eccellenza di Da Nialtri non poteva che essere, appunto, il pesce:  protagonista assoluto è il mosciolo selvatico di Portonovo, un mollusco tipico del mar Adriatico. Si riproduce in modo spontaneo ed è rintracciabile nella zona del Conero, dove vive attaccato alle pendici del monte omonimo o sugli scogli, a partire da quello del Trave fino a quelli delle Due Sorelle. I moscioli, che a differenza dalle cozze non vengono allevati ma pescati direttamente, vantano un sapore unico, sono gustosissimi e ricchi di Omega3 (un elemento nutrizionale dai benefici innumerevoli). Omaggiando la tradizione locale, Da Nialtri si degustano appena pescati, quando ancora sprigionano l’ inconfondibile aroma del mare e delle sue alghe.

 

 

Gli altri piatti – sempre basati sul criterio della stagionalità del pesce – includono prelibatezze dell’ antica cucina dei pescatori: un menu solo all’ apparenza semplice, in realtà saporito e accuratissimo, che si accompagna a vini provenienti dalle migliori cantine delle Marche. Su tutti regna il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un vino DOC ideale per gli abbinamenti con la gastronomia marittima. Anche alla qualità dell’ olio (come d’altronde a quella di tutti prodotti) viene dedicata una particolare attenzione. Da Nialtri ha scelto l’ Olio Flaminio Fruttato, corposo, leggermente piccante e dal retrogusto amaro. Quest’ olio aromatico si contraddistingue per il sapore delle olive fresche, raccolte a mano appena inizia la maturazione e molite entro 12 ore dal prelevamento.

 

 

Non so cosa ne pensiate voi, ma per me che sono innamorata del mare e dei tramonti sul suo sconfinato orizzonte, Da Nialtri è una vera e propria oasi che rinfranca lo spirito oltre che i sensi (palato e vista su tutti, naturalmente…).

Lo trovate a Marina di Montemarciano (AN) in via Lungomare 131. Per i contatti, vi rimando al sito web del locale: www.danialtri.it