Marzo e i suoi fiori

 

A Marzo, i fiori sono in boccio. Personalmente amo l’ Inverno, la neve e l’incanto dei paesaggi innevati, però non posso negare che il risveglio primaverile abbia il suo fascino. Intorno al 20 Marzo, con l’Equinozio, lo spettacolo della fioritura raggiunge l’apice. Prati, campi, alberi e giardini si riempiono di un tripudio di corolle colorate. Passeggiare lungo i sentieri di campagna gratifica la vista e l’olfatto, i lunghi tramonti profondono magia nell’atmosfera. Udire il ronzio delle api è rilassante, ma anche un privilegio, dato che sono insetti a rischio di estinzione. Impegnamoci a fondo affinchè questo non succeda. Piantiamo fiori, coltiviamo alberi per garantire loro il nutrimento e per far sì che si dedichino attivamente all’impollinazione: è fondamentale ai fini di assicurare l’ equilibrio degli ecosistemi e la sopravvivenza della specie umana. Quali sono, dunque, i fiori che sono soliti sbocciare a Marzo? Continuate a leggere e ne scoprirete alcuni.

Il Narciso

E’ diffuso in Europa e Asia, appartiene alla famiglia delle Amarillydaceae. Il suo colore è il giallo oppure il bianco, con una paracorolla che spazia invece dal giallo al rosso. Molte specie emanano un profumo inebriante ed hanno ispirato il termine greco nakào, “stordisco”, da cui deriva il nome del fiore.

Il Glicine

Il suo nome scientifico è Wisteria Nutt, appartiene alla famiglia delle Fabacee ed è una pianta rampicante che può raggiungere i 10 metri di altezza. Nell’ antica Cina era chiamato “Vite Blu”, un appellativo affascinante a cui i tedeschi si sono rifatti battezzandolo Blauregen, ovvero “Pioggia Blu”. Il suo punto di forza sono le ricche cascate di grappoli che spaziano tra colori come il lilla, il rosa, il bianco, il violetto e l’azzurrognolo. Ma la nuance che sfoggia più comunemente è diventata essa stessa un colore: il glicine, appunto, un mix di viola e di bianco.

La Magnolia

La sua famiglia è quella delle Magnoliacee, il suo nome un tributo a Pierre Magnol, botanico e medico di Montpellier. Ha origini negli Stati Uniti, nel Sud America, nel Sud-Est Asiatico, ma cresce benissimo anche in Italia poichè ama il clima Mediterraneo. Ne esistono oltre 80 specie, spazia dagli arbusti ad alberi che sfiorano i 30 metri. Profumatissima, esplode in una nuvola di fiori. Tra i suoi colori predominano il rosa, il bianco, il porpora e il viola.

La Mimosa

L’ 8 Marzo è anche la sua festa: il fiore ufficiale della Giornata Internazionale della Donna vanta un’infiorescenza a grappoli composti da fiori sferici e super soffici di colore giallo. Il suo nome scientifico è Acacia dealbata ed appartiene alla famiglia delle Mimosaceae. In Italia, precisamente a Rieti, negli anni ’50 è stata creata una torta che si ispira ai suoi fiori: sono realizzati in pan di Spagna per riprodurne la soavità e il giallo, naturalmente, è la loro tonalità.

Il Nontiscordardimè

Il Myosotis, appartenente alla famiglia delle Borraginaceae, è diffuso pressochè in tutto il mondo. Si presenta in gruppi di piccoli fiori azzurri che non oltrepassano i 25 cm di altezza. Se il nome “Myosotis” deriva dalla fusione di due termini greci, “mys” e “otos”( rispettivamente “topo” e “orecchie”), molto più affascinante è la leggenda legata al Nontiscordardime: nasce in Austria e narra di due innamorati che, mentre passeggiavano lungo la riva del Danubio, si incantarono davanti a quei fiorellini azzurri e si fermarono a raccoglierli. Il ragazzo, purtroppo, scivolò nel fiume proprio mentre ne stava cogliendo uno, e prima che le acque lo travolgessero gridò “Non ti scordar di me!” alla sua fidanzata.

La Margherita

E’ il fiore più caratteristico della Primavera: quando le aiuole si riempiono di margherite, ci rendiamo conto che è arrivata ufficialmente. Il suo nome scientifico è Leucanthemum vulgare, la sua famiglia le Asteraceae. Si trova un po’ ovunque in giro per il globo, continente africano a parte. Anche in questo caso, la denominazione del fiore ha origini greche: deriva da “leukos” (bianco) e “anthemon” (fiore). La corolla, di colore bianco, ruota attorno al “capolino”, il bottone giallo oro al centro, che a sua volta è composto da fiori minuscoli detti flosculi.

Il fiore di Ciliegio

Il ciliegio sboccia in un tripudio di fiori bianchi o nei toni del rosa. Botanicamente appartiene al genere Prunus e alla famiglia delle Rosacee.In Giappone, i fiori del Prunus Serrulata (il ciliegio nipponico) vengono chiamati Sakura e sono un autentico oggetto di culto: all’ apice della loro fioritura si ammirano tramite un rito, l’Hanami, che consiste nel contemplarli. Per saperne di più sull’ Hanami e sulla simbologia associata al Sakura, clicca qui.

La Primula

E’ un altro fiore-emblema della Primavera. Il suo nome deriva da “Primus”, un termine latino che simbolizza lo sbocciare della Primula non appena la neve si scioglie. Appartiene alla famiglia delle Primulaceae ed è ampiamente diffusa in America, Europa e Asia, ma solo laddove il clima temperato lo permette.

Il fiore di Mandorlo

Quando fiorisce, dà origine a una magnifica nuvola di fiori bianchi. Non è difficile capire perchè al Mandorlo (il cui nome scientifico è Prunus Amygdalus) siano state dedicate innumerevoli leggende: come quella, di origine greca, di Fillide e Acamante. Ma i fiori di Mandorlo appaiono persino nella Bibbia, dove sono identificati come un simbolo di rinascita dal profeta Geremia.

L’Anemone

L’ Anemone, appartenente al genere Euanemona e alla famiglia delle Ranunculaceae, include oltre 100 specie che hanno caratteristiche tutte proprie. Vanta tepali coloratissimi (rosso, rosa, azzurro, bianco, giallo sono le cromie più diffuse) e la sua pianta può raggiungere persino 1 metro di altezza. A idearne  il nome fu il filosofo e botanico greco Eufrasto: lo chiamò “fiore del vento” perchè le sue corolle impalpabili sembravano poter librarsi nell’aria da un momento all’altro.

La Camelia

Ha origine nell’ Asia Tropicale e prende il nome dal botanico e missionario Georg Joseph Carmel: fu il primo ad importarla in Europa dal Giappone. Le sue due specie più note sono la Camelia Sinensis, dalle cui foglie si ricava il tè, e la Camelia Japonica, una pianta ornamentale che decora giardini pubblici e privati. I colori spaziano dal bianco al rosso passando per il rosa, la corolla somiglia vagamente a quella della “regina dei fiori”.

Il Giacinto

Il suo nome ha origini nella mitologia greca: si ispira a Giacinto, Principe di Sparta, di cui il dio Apollo si innamorò. Il loro amore fu spezzato però da Zefiro che, geloso, uccise Giacinto. Questo fiore, nome scientifico Hyacinthus e famiglia di appartenenza Asparagacee, proviene dal Medio Oriente e dall’ Africa Tropicale. Le sue specie sono innumerevoli, tutte bulbose. Ogni infiorescenza comprende circa 15 fiori profumatissimi e coloratissimi: le tonalità più comuni sono l’azzurro, il blu, il rosa, il giallo e il bianco.

La Viola Mammola

Appartenente alla famiglia delle Violaceae, è uno dei primi fiori a sbocciare  a fine Inverno. Cresce prevalentemente in Europa, America, Asia, Australia e Nuova Zelanda. Non supera i 15 cm di altezza e i suoi petali sono tinti di un profondo viola.

La Rosa

La “regina dei fiori” appartiene alla famiglia delle Rosacee e conta a tutt’oggi circa 3000 specie. Tra quelle spontanee, in Italia prevalgono la Rosa Canina, la Rosa Gallica, la Rosa Glauca e la Rosa Alpina. E’ diffusa in quasi tutto il mondo. Il suo nome ha origini latine, la sua bellezza viene celebrata da poeti e scrittori sin da tempi remotissimi (William Shakespeare la citò in “Romeo e Giulietta”). La corolla, ricca e preziosa, sprigiona un profumo irresistibile ed è tinta di innumerevoli colori: predominano il rosa, il rosso, il bianco, il giallo e l’arancio.

 

 

San Martino

 

“A San Martino, castagne e vino.”

 

Da dove nasce esattamente questo proverbio? Anche se l’ 11 Novembre si celebra San Martino (narra la leggenda che, durante una tempesta, donò metà del suo mantello a un mendicante infreddolito, e che subito dopo il sole tornò a splendere), il detto ha poco a che vedere con il vescovo cristiano sepolto a Tours nel 397. Si ricollega invece agli antichi contratti di mezzadria e alle fasi dell’ attività agricola. In autunno, con l’ ultimo raccolto, i mezzadri concludevano il loro operato e rimanevano in attesa della buonuscita. Ma non ricevevano denaro: venivano pagati in natura. Il signore proprietario dei terreni li congedava con castagne e vino a volontà, perchè erano i prodotti più preziosi che la stagione potesse offrire. Il castagno, non a caso, veniva chiamato “l’albero del pane”, perchè i suoi frutti rappresentavano un alimento indispensabile per la sopravvivenza: essiccati e macinati a dovere, davano origine a una farina dall’ elevato valore nutrizionale e più economica rispetto a quella di frumento. Con questa farina si preparavano il pane e i dolci, ma le castagne venivano gustate anche bollite oppure arrosto. Il vino era la bevanda ideale da abbinare a un cibo tanto succulento. Entro il mese di Novembre, quindi, doveva essere assolutamente pronto per destinarlo ai mezzadri.

 

 

Nacque così il vino Novello, fruttato, avvolgente e ottenuto con una speciale tecnica di vinificazione.  La tradizione del vino Novello di San Martino è giunta fino a noi, sebbene con modalità diverse: oggi, non è legata alla scadenza di alcun tipo di contratto. In Italia, il vino Novello viene immesso al consumo a partire dal 30 Ottobre. Per mantenere inalterate le sue doti, tuttavia, rimane in vendita solo fino al 31 Dicembre: questo vino non migliora con l’ invecchiamento. A San Martino, usanza vuole che lo si accompagni alle castagne arrosto; un rituale che, come abbiamo visto, ha radici antiche e fa parte del nostro retaggio storico-culturale.