Tornano le Leonidi e ravvivano la notte con una pioggia di stelle cadenti

 

Stasera, tutti con gli occhi rivolti verso il cielo: tornano le Leonidi, e il loro sciame meteorico ci sorprenderà con una pioggia di stelle cadenti. L’evento proseguirà per l’intera notte. Se il cielo sarà sgombro di nuvole, potremo visualizzarle perfettamente; anche perchè la Luna, in fase crescente, non le offuscherà con il suo chiarore. Lo spettacolo si ripete ogni anno, dal 3 Novembre al 2 Dicembre: la pioggia meteorica si verifica quando la cometa 55P/Tempel-Tuttle transita nel punto più vicino al Sole (detto “perielio”). In quel momento, il ghiaccio di cui è composta sublima e da essa si stacca una scia di frammenti chiamati “meteoroidi”. Durante il suo moto di rivoluzione attorno al Sole, la Terra attraversa l’orbita della Tempel-Tuttle incontrando la scia dei meteoridi; il contatto dei frammenti cometari con l’atmosfera terrestre provoca la loro vaporizzazione e, di conseguenza, la formazione dello sciame meteorico delle Leonidi, così battezzate in quanto sembrano provenire dalla costellazione del Leone. Le stelle cadenti, che viaggiano a una velocità di ben 72 km al secondo, penetrano nell’atmosfera con un impatto potentissimo. Sono celebri per la loro brillantezza, e da piogge possono talvolta tramutarsi in tempeste meteoriche con una densità di circa 1000 meteore l’ora.

 

 

Quest’anno, il picco dello sciame avrà luogo nella notte tra il 17 e il 18 Novembre: sarà visibile dalla sera di venerdì fino all’alba di sabato, terminando più o meno alle 6 del mattino. Per ammirare il fenomeno al meglio, è opportuno scegliere un luogo privo di luci artificiali. Lo spettacolo si preannuncia indimenticabile, anche se pare che potremo osservare dalle 10 alle 15 meteore l’ora: non il massimo, secondo gli astronomi. Va considerato, tuttavia, che le tempeste meteoriche (quelle cioè che presentano una maggiore densità di stelle cadenti) si verificano ogni 33 anni, il periodo che la cometa 55P/Tempel-Tuttle impiega per concludere la sua orbita intorno al Sole; gli sciami più memorabili hanno avuto luogo nel 1799, 1833, 1866, 1966 e 2001. Nel 1833 la tempesta meteorica fu talmente intensa da terrorizzare la popolazione della East Coast: sicuri che fosse arrivata l’ Apocalisse, i cittadini corsero a rifugiarsi nelle chiese temendo il peggio. Bisognerà invece attendere il 2032 per assistere alla prossima fitta pioggia di Leonidi.

 

Giorni di cielo sceso in terra

 

” A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo. A dieci anni potevo vedere i gradini squadrati, da poterli risalire cogli occhi. Oggi mi contento di averli visti e di credere che ci sono ancora. Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre e lo spazio di sopra acceso dalla luce. Sulle terrazze gradinate a viti i pescatori fanno i contadini e raccolgono i grappoli nei cesti fatti dalle donne. Prima ancora di spremerli, il giorno di vendemmia ubriaca gli scalzi tra i filari al sole e lo sciame delle vespe assetate. L’isola a settembre è una mucca da vino. E’ il mese della festa del santo, sfila per mare la processione delle barche e di sera sulla spiaggia si sparano i fuochi d’artificio. Nelle altri estati ci andavamo al completo. Mia sorella saltava di gioia dietro a ogni scoppio di colori in aria. Papà la sollevava facendo con la bocca il verso ai botti e lei mimava la ricaduta delle scintille a terra. Ho visto al cinema ripetere a Totò la mimica di un fuoco d’artificio, ma loro due la facevano meglio. Mamma s’incantava, io guardavo le facce di quelli che guardavano gli scoppi in cielo. Gli occhi dei bambini riflettevano le luci colorate. I profili dei grandi, puntati verso l’alto, accoglievano lo spettacolo come fanno i fiori con la pioggia. “

Erri De Luca, da “I pesci non chiudono gli occhi”

 

 

Fellini e “La strada”

 

” In quel nostro primo incontro sulla terrazza del Lido, a un certo punto Fellini s’inoltrò nel racconto di La strada. Fu un momento sospeso tra la magia e l’ imbarazzo. L’idea che stesse progettando un film-favola, sia pure d’ispirazione neorealista, mi preoccupò per lui. Tanto che mi proposi, alla prima occasione, di sconsigliarlo vivamente, cosa che poi ebbi l’ opportunità di fare. Nello stesso tempo, però, mi rendevo conto che il narratore ci andava schiudendo dei panorami tali da consentire prospettive nuove su realtà antichissime: l’ Italia povera, i campi fangosi e freddi attraversati dai sottoproletari dello spettacolo, il rapporto brutale e primitivo fra l’uomo e la donna, ovvero il mondo contadino sopravvissuto ai margini delle vie consolari, i linguaggi perduti, i riti magici, i ricordi infantili e ancestrali. Senza rendersene conto, con perfetta naturalezza, quel cineasta di tipo nuovo si preparava a buttar giù i muri della cultura piccolo borghese dentro i quali la crescita dell’ Italia unita, in una regione come la sua Romagna fortemente segnata dal potere temporale, aveva cancellato i segni delle culture precedenti. Apprezzato o tollerato al tempo dei primi film come bozzettista crepuscolare, Fellini finì infatti per suscitare un’alzata di scudi con la triste odissea di Gelsomina, considerata elusiva e criptocattolica. Per anni nei caffè di via Veneto, nei saggi e nei dibattiti si andò proclamando che Fellini, con la sua formazione spavaldamente antintellettuale, era “fuori della cultura”. Solo dopo la svolta degli anni sessanta la sinistra pensante restituì legittimità alla forma della favola, riconoscendone il carattere mitografico, simbolico e perfino eversivo. E dovettero scomparire Stalin, Benedetto Croce e Pio XII perchè gli orizzonti si allargassero; sicchè quando i sapienti si avventurarono nel territorio inesplorato delle scienze dell’ uomo, fu per molti una sorpresa constatare che il regista di La strada era già là.”

Tullio Kezich, da “Federico. Fellini, la vita e i film”

 

Nella foto: una scena tratta dal film “La strada” con Zampanò (Anthony Quinn) e Gelsomina (Giulietta Masina). Immagine di Bucherwiliam, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 

Aurora Borealis

 

“E nella notte giovinetto insonne
vidi la luce postuma, lo spettro
dell’alba: tremole colonne
d’opale, ondanti archi d’elettro.”

(Giovanni Pascoli, da “L’ Aurora Boreale”)

 

E’ meraviglia, stupore, magia pura: colori che danzano e si intrecciano nel cielo notturno, bagliori variopinti che prendono vita dove il suolo, le case e le foreste sono perennemente ricoperti di neve. L’aurora boreale non è che un fenomeno ottico, eppure affascina e ispira l’ uomo sin da tempi remotissimi. Il cielo buio che all’ improvviso si addensa di multiformi scie viola, rosse, gialle e rosa è uno spettacolo straordinario e incomparabile. A prevalere, comunque, sono le tonalità del verde e dell’azzurro: si librano splendenti nell’ oscurità e la squarciano con le loro cromie mozzafiato. Se visitate il Grande Nord, l’aurora boreale è un evento da non perdere per niente al mondo. Gli antichi popoli la consideravano un fenomeno magico, originato dagli spiriti, e su di essa hanno imbastito innumerevoli leggende. Oggi, sappiamo che i cosiddetti “archi aurorali” (le scie fosforescenti che invadono la notte) vengono generati dall’ incontro tra i protoni e gli elettroni del vento solare con la ionosfera terrestre. Quando cessa la stimolazione a cui sono sottoposti, gli atomi atmosferici sprigionano fasci di luce che coinvolgono svariate lunghezze d’onda. Si definisce aurora boreale il fenomeno che si verifica nell’ emisfero Nord, per quanto riguarda quello Sud si parla di aurora astrale.

 

 

Ma dove è visibile l’aurora boreale, esattamente? Senza dubbio in Scandinavia, in particolare nella Lapponia svedese, norvegese e finlandese. Ma anche in Canada, Groenlandia, Islanda, Alaska, negli arcipelagi scozzesi delle Shetland e delle Orcadi, nella Russia del nord. Questa specifica area del mondo, non a caso, è stata ribattezzata “ovale aurorale”. Tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo, le “northern lights” (come le chiamano gli anglosassoni) sono numerosissime. Il periodo migliore per ammirarle è proprio adesso, anche perchè le interminabili notti polari permettono alle luci e ai colori di rifulgere più intensamente. Gli orari preferibili per restare estasiati davanti a questo spettacolo vanno dalle 18 all’ 1. Nell’arco dell’ anno, il fenomeno in genere è visibile da Settembre a fine Marzo.

 

 

Fa eccezione l’Islanda, dove l’aurora boreale appare 12 mesi su 12. In Estate, tuttavia, è scarsamente visibile a causa del chiarore del cielo. Se volete ammirarla è più facile che possiate farlo da Settembre a circa metà Aprile: le luci risplendono in modo tale da renderla distinguibile anche a Reykjavik, la capitale del paese. A pochi chilometri da lì, in mezzo alla natura incontaminata, sorge un osservatorio d’eccezione, l’ Aurora Basecamp. Al suo interno è possibile godere di una visuale del fenomeno in tutto comfort, in un ambiente riscaldato e sorseggiando una cioccolata calda. L’alternativa all’ Aurora Lounge (questo il nome dello spazio) è rappresentata dal Dark Park, una cupola avveniristica collocata all’esterno dove viene simulato, tramite uno sbalorditivo gioco di luci e di effetti speciali, lo spettacolo dell’aurora boreale.

 

 

Per prevedere quando si verificherà il fenomeno reale, invece, basta affidarsi alle notti limpide (quando le luci sono maggiormente visibili) o a siti come il finlandese Auroras Now. C’è un altro aspetto che accresce l’enorme fascino dell’aurora boreale, ovvero le leggende che nei secoli sono sorte attorno ad essa. Non riuscendo a spiegarsi  il perchè di questo evento, gli antichi popoli nordici l’hanno associato di volta in volta a miti, rituali e avvenimenti misteriosi. Secondo una leggenda finlandese, ad esempio, l’aurora boreale fu originata da una volpe: non è un caso che nella terra dei Finni sia chiamata “revontulet”, cioè “fuochi della volpe”. La leggenda racconta che una volpe fatata, dirigendosi al festival d’inverno come ogni anno, si accorse di essere incredibilmente in ritardo. Allungò il passo e prese a correre, ma non riuscì più a mantenere la coda alzata. La coda cominciò così a cozzare sulla neve che ammantava il tragitto. Da ogni urto scaturivano scintille che, raggiungendo la volta celeste, esplodevano in un’aurora boreale.

 

 

Sempre in Finlandia, mentre le luci boreali volteggiavano nel cielo erano severamente proibiti gli applausi o qualsiasi altra manifestazione di giubilo: in caso contrario, gli spiriti sarebbero calati sulla terra per rapire i violatori della norma. A proposito di spiriti, in moltissime tribù eschimesi si credeva che durante l’aurora boreale giocassero a calcio nel firmamento utilizzando un teschio di tricheco. Non di rado, inoltre, le “northern lights” venivano identificate con dei presagi di buona o di cattiva sorte:  si pensava che concepire un bambino nel corso del fenomeno gli avrebbe portato fortuna per tutta la vita. Alle aurore nei toni del rosso, invece, si associavano premonizioni decisamente inquietanti. Nel ‘700, in Scozia e in Inghilterra il fenomeno si presentò tramite luci rosso fuoco; qualche settimana dopo, a Parigi scoppiò la Rivoluzione Francese. Le aurore fiammeggianti divennero quindi un presagio di guerra e di sangue, terrificando il popolo pur essendo eventi molto rari.

 

 

 

I “Fab Four” e i Beatles boots, un must della Swinging London

 

” Ottobre 1961. Mentre vagavano per le strade di Londra, due ragazzi un po’ trasandati vennero attratti da una vetrina dov’erano esposti un paio di stivaletti alla caviglia con elastici laterali. Si trattava di una rivisitazione dei classici stivali ottocenteschi, in versione un po’ più affusolata. La vetrina apparteneva ad Anello & Davide, un negozio fondato nel 1922 da due fratelli italiani che nel tempo si erano specializzati nella realizzazione di calzature per lo spettacolo. I tipi entrarono, li provarono, se ne innamorarono, chiesero che venissero “corretti” con un tacco un po’ più alto, ispirato agli stivali da flamenco, e ne ordinarono quattro paia. I due si chiamavano John Lennon e Paul McCartney e avevano da poco fondato i Beatles, un gruppo di musica pop, con George Harrison e Ringo Starr. Prima ancora che raggiungessero la notorietà internazionale e che facessero scalpore con il look mod (moderno), orchestrato dal loro manager Brian Epstein, erano nati i Beatles boots. (…) Era il 23 novembre quando i “Fab Four” vennero invitati a Ready Steady Go, popolare programma TV condotto da  Cathy McGowan (…). In quell’ occasione, con un look fatto di capelli a caschetto, pantaloni affusolati, corte giacche a sacchetto firmate Dougie Millings – da cui spuntavano camicie immacolate e cravatte sottili come nastri – ma soprattutto di stivaletti alla caviglia, incarnarono per 15 milioni di spettatori televisivi l’ immagine dei ragazzi più fighi del momento. Fu allora che, con un look che sarebbe diventato l’ epitome della Swinging London, i Beatles si imposero come un modello da imitare. E, indipendentemente dalle loro “reincarnazioni” estetiche che – passando attraverso il mod arrivarono alle suggestioni psichedeliche della cover di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967) – gli stivaletti sono rimasti la cifra del loro imitatissimo stile. Nè più nè meno delle platform disco-glam di David Bowie o degli occhiali caleidoscopici di Elton John. “

Sofia Gnoli, da “L’alfabeto della moda”, alla voce “Beatles boot”

 

 

Il luogo: Venezia, un Carnevale tra passato e futuro

 

Dress code: in maschera. Dove? A Venezia. Quando? Tutti i giorni fino al 1 Marzo, giorno in cui Martedì Grasso sancirà la conclusione di un Carnevale ritornato in presenza e impregnato di un nuovo fascino. Come ci ha anticipato il Principe Maurice nella sua ultima intervista (rileggila qui), questa edizione è declinata in una formula completamente inedita: eventi a rischio assembramenti come la Festa Veneziana di Cannaregio, gli show in Piazza San Marco e Piazza Ferretto, il corteo delle Marie e del Toro, i voli dell’ Angelo, dell’ Aquila e lo svolo del Leon, le sfilate di carri allegorici del Lido e di varie località della laguna sono stati eliminati, privilegiando l’ arte di strada e le feste negli antichi Palazzi. Venezia si svela attraverso i percorsi pedestri nelle calli e nei campielli, dove palesa la sua essenza più autentica; tutti i giorni, dalle 11 alle 19, l’ iniziativa Venezia Wonder Time! prevede spettacoli di circo-teatro, clownerie, teatro dei burattini, esibizioni acrobatiche e piccoli concerti diffusi nei Wonder Points, gli angoli più suggestivi della città. Vale a dire che a Campo Santa Margherita, Campo San Giacomo, Esedra-Castello, Campo Geremia, Campo San Cassiano, Campo dei Gesuiti, Campo Santa Maria Formosa e Campo Sant’Elena potrete imbattervi in street show che sprigionano pura magia. Chi invece preferisce assaporare la sontuosità dei party, questo weekend può contare su un appuntamento speciale: il Dinner Show del Carnevale a Ca’ Vendramin Calergi – prezioso Palazzo cinquecentesco affacciato sul Canal Grande – verrà arricchito da Venezia Imaginarium, tre ore di spettacolo che omaggiano la Serenissima tramite performance, sonorità, abiti, danze e allegorie da sogno. In attesa della XXIX edizione del Ballo del Doge, che si terrà il 26 Febbraio a Palazzo Pisani Moretta e avrà per titolo “Time for a New Renaissance”, Antonia Sautter (rileggi qui la sua intervista con VALIUM) ne anticipa il proverbiale splendore. Di Venezia Imaginarium è il Direttore Artistico e non c’è bisogno di dire che le scenografie, gli artisti e le esibizioni  saranno all’ insegna dell’ incanto onirico, della meraviglia nella sua quintessenza. Il Dinner Show si avvale di un Maestro di Cerimonie acclamatissimo, un’icona del Carnevale veneziano: il Principe Maurice. La cena di gala e Venezia Imaginarium sono in programma per il 19 e il 20 Febbraio alle ore 21, ma verranno riproposti anche dal 24 Febbraio al 1 Marzo. Last but not least, sapete qual è il tema del Carnevale di Venezia 2022? “Remember the Future”, un titolo ispirato alla celebre frase “E più di tutto mi ricordo il futuro” pronunciata da Salvador Dalì. Surrealismo, gioco, sovvertimento dei ruoli, esplorazione di nuovi scenari urbani ed interiori, maschere che regalano la libertà dell’ anonimato, sorprese e scoperte inaspettate si fondono in un mix immaginifico che connette passato e futuro. Il concetto viene mirabilmente spiegato dal Direttore Artistico Massimo Checchetto nel sito web del Carnevale: “Camminando per Venezia, sebbene con una meta precisa, si è costretti a continui cambi di direzione, le calli terminano in una svolta; dietro ad una svolta una sorpresa, spesso una meraviglia, quasi sempre un futuro. Per il tema del Carnevale di Venezia di quest’anno ho pensato proprio al nostro futuro, quel futuro che questa Città piena di passato scatena in chi la vive. Proprio un luogo in perenne contraddizione, dove si fondono sogno e realtà”.

 

Occhi puntati su Marte: stasera, due eventi imperdibili riguardano il Pianeta Rosso

 

Marte è, senza dubbio, il pianeta più mitico del sistema solare. Affascina l’ uomo sin dalla notte dei tempi, forse perchè – dopo Venere e Giove – è uno dei corpi celesti maggiormente visibili anche a occhio nudo. Chiamato “pianeta rosso” per il colore della sua superficie desertica, pare che 4 miliardi di anni orsono ospitasse mari, fiumi e laghi. Se oggi, infatti, la sua atmosfera è gelida e sottile, un tempo era molto più spessa, e si è sovente pensato che avesse permesso lo sviluppo di qualche forma di vita. I Greci e i Romani, attratti dalla sua tonalità rutilante, associarono subito il pianeta ad Ares e a Marte, il dio della Guerra, mentre ad Aristotele bastò notare un suo transito alle spalle della luna per confutare i cardini del geocentrismo. Galileo Galilei, nel 1609, fu il primo ad osservarlo attraverso un telescopio, e Giovanni Schiaparelli (lo zio astronomo della stilista Elsa) creò una sua accurata mappa alla fine dell’ 800. Dagli anni ’60 del XX secolo, svariate sonde hanno raggiunto Marte con l’ intento di esplorarne il terrirorio. Mariner 4 della NASA, nel 1965, fornì le prime immagini ravvicinate del “pianeta rosso”: mostravano crateri frequentemente ricoperti di ghiaccio a causa delle temperature sottozero. L’ ipotesi che ci fosse vita su Marte, quindi,  cominciò a sfumare con delusione unanime.

 

 

Attualmente, sono ben tre le sonde in volo verso Marte: Tianwen-1 proviene dalla Cina, Hope dagli Emirati Arabi e Mars2020 dagli Stati Uniti. Con Mars2020 atterrerà Perseverance, il quinto rover lanciato dalla NASA, partito dalla base di Cape Canaveral lo scorso giugno. Il suo arrivo sul suolo marziano è previsto per le 21.55 (ora italiana) di stasera, un evento che verrà preceduto dall’ impatto di Perseverance con la rarefatta atmosfera del pianeta (pare che innalzerà la temperatura del suo scudo termico fino a 1300°C). Lo sbarco del rover, comunque, non sarà l’unico fenomeno a cui potremo assistere in serata. Marte, che per tutto il mese di Febbraio è osservabile a occhio nudo al calar del buio (basta seguire la sua rotta da Sud Ovest verso Ovest prima che tramonti a notte fonda), darà vita a una favolosa congiunzione con la Luna intorno alle 19. La Luna crescente, a un giorno del primo quarto, stazionerà insieme a Marte nella costellazione dell’ Ariete: l’ astro d’argento e il pianeta rosso si accingono a regalarci uno spettacolo assolutamente imperdibile. L’ atteraggio di Perseverance, altra news di spicco di questo 18 Febbraio, potrà essere seguito alle 20.45  in diretta streaming sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della UAI (Unione Astrofili Italiani) grazie all’ iniziativa Mars Nights. Cliccate qui per avere maggiori informazioni sull’ evento on line. Rimarrete piacevolmente sorpresi leggendo che persino Dante Alighieri e David Bowie parteciperanno all’ appuntamento!

 

 

 

Ricordi di un’ estate che fu

 

Molti, in questa stagione segnata dal Covid, adorano ricordare gli episodi felici delle estati che furono. Rifugiarsi nel passato, in effetti, conforta e rigenera, seppure per pochi istanti…Anche se penso che la vita vada vissuta nel presente, oggi mi unisco al coro di chi ama ritornare con la mente ai “bei tempi andati”. E lo farò rievocando un luogo. Troppo scontato parlare del mare, delle spiagge tropicali, dei viaggi all’estero, dei locali bazzicati durante le vacanze. Voglio ricordare una location dell’ estate in città, così, semplicemente: una location associata a tanti anni fa, ma altrettanto suggestiva dei posti e delle situazioni che ho citato qualche riga addietro. Per me è stato e rimarrà sempre un luogo da sogno, emblema di bellezza e convivialità. Immaginate un monte a ridosso delle storiche Cartiere (chi segue VALIUM sa che abito a Fabriano, la “città della carta”), dove anticamente sorgeva un borgo romano. Civita, questo il nome  dell’ abitato,  nel tempo è diventata un’ area cosparsa di ville e case di campagna ombreggiate dalla fitta vegetazione. Tuttora rimane una traccia di quel remoto insediamento, la chiesa di Santa Maria di Civita: tra il XII e il XIII secolo ospitò Francesco di Assisi quando si recava in visita al suo confessore, il pievano Beato Ranieri. Nel corso dei secoli, il colle ha perso l’aura mistica ma non l’atmosfera idilliaca, e resta il luogo ideale in cui vivere per chi ama la privacy e il contatto con la natura.

 

 

Avrò avuto 15 o 16 anni quando un amico di mio padre ha iniziato ad invitarci a cena sulla splendida terrazza della sua casa di Civita. Era una grande terrazza, all’ ombra di una quercia e affacciata sulla valle dove si adagia Fabriano: per raggiungerla bisognava farsi strada tra stanze in stile bohémien dove spiccavano i quadri dipinti dal nostro anfitrione. Eh già, perchè l’ amico di mio padre era un pittore, reduce degli anni della Swingin’ London e molto sul genere “bello e dannato”. Anzi, dovrei dire bellissimo: fisicamente ricordava il Warren Beatty di “Shampoo”, le donne andavano pazze per lui. Originario della Mitteleuropa, poliglotta, arrivava al metro e 90 e i capelli gli sfioravano le spalle. In quella casa immersa nel verde viveva con la sua compagna ungherese e un cane enorme, tutto nero, che aveva chiamato Golia. Le cene d’estate con loro e la mia famiglia – nonostante fosse diversissima in quanto a “imprinting”, c’era una notevole sintonia reciproca – erano una meraviglia. Tra chiacchiere in libertà, calici di vino e il panorama delle mille luci della città di fronte, la terrazza diventava uno scenario mozzafiato con il canto dei grilli in sottofondo. Nel cielo brillavano miriadi di stelle, l’afa si stemperava con l’altura, di tanto in tanto le nostre voci venivano inframezzate dal motore delle macchine che si inerpicavano lungo i tornanti di Civita…e poi, l’autentico spettacolo della Fabriano tutta illuminata, maestosa e antica, distesa ai piedi del colle. Non so se per la compagnia, per la location o per la sensazione di dominare il paesaggio dall’ alto, ma respiravo un’ aria di pura libertà. Quelle serate estive sono rimaste impresse nella mia memoria, indelebili anche dopo svariati anni. Tantevvero che poco tempo fa, incontrando il proprietario della casa con terrazza dove viveva il nostro amico pittore, gli ho chiesto se per caso era in affitto o in vendita…

 

 

 

Alba e rinascita

 

Nessun sole sopravvive al tramonto, ma risorgerà e porterà l’alba.
(Maya Angelou)

Avete cominciato la giornata (o magari siete andati a dormire) ammirando lo scenario mozzafiato della foto qui sopra? Siete fortunati. Oggi, 1 Agosto, inizia il mese più torrido dell’ anno, e nella mente riaffiora subito l’ immagine del mare. Perchè si associa alle vacanze, certo, e al tempo stesso ai viaggi che ci permettono di esplorare nuovi orizzonti. Ma anche perchè il relax, la vita di spiaggia, ci consentono di staccare completamente la spina e di calarci in una dimensione meno condizionata dai rituali quotidiani. Quando si ha il mare di fronte è come avere di fronte l’infinito, possibilità inesauribili di vivere il futuro. Che cosa c’è oltre il mare? Dove si approda, attraversandolo? Non servono nozioni di geografia per avere una risposta, soltanto un pizzico di fantasia e le sensazioni. Perchè il mare, così a pelle, sembra metterci in contatto con l’universo. E veder nascere il sole proprio lì, sulla linea dell’ orizzonte, è uno spettacolo indescrivibile a parole: i colori meravigliosi che a poco a poco rischiarano il cielo è come se sorgessero dal mare. L’ atmosfera si impregna di un silenzio magico, spirituale. Il giorno che nasce si tramuta nell’ emblema di un nuovo inizio, della vita che ricomincia dopo ogni notte. Le ore di buio, sebbene dirlo appaia scontato, si dissolvono sempre con la luce. E’ un dato di fatto, ma anche una metafora. Forse il bello della vita sta proprio qui: nella possibilità di rinascere, di avere infinite opportunità da perlustrare.  Ecco perchè l’ alba e il mare, soprattutto in estate quando li si vive appieno, instaurano puntualmente un connubio che ci imbeve di energia cosmica. Fateci caso: molti di noi fanno nuovi progetti o decidono di dare una svolta all’ esistenza durante le vacanze. Agosto è il mese in cui si formulano più “buoni propositi” che a Capodanno. Possiamo esser certi che a fare da sfondo a questo desiderio di cambiare ci sia stato, ebbene sì, tutto l’ incanto di un’alba sul mare.

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Breaking news: Viva gli Sposi!

 

Costantemente sulle tracce del Principe Maurice, VALIUM oggi ha il piacere il regalarvi un vero e proprio scoop: il matrimonio dell’ anno. Ebbene sì, il Principe è convolato a nozze! La data del lieto evento? Il 17 Giugno, una giornata assolata e solcata solo da qualche nuvola. Quel mercoledì, nella Sala Conferenze del Comune di Milano, Maurizio Agosti e Flavia Cavalcanti sono diventati marito e moglie con rito civile. La cerimonia, celebrata da un consigliere comunale incaricato dal sindaco Sala, ha avuto come testimoni l’ hair stylist e make up artist di fama internazionale Alessandro Filippi (per lo sposo) e Massimiliano Armocida (amico di lunga data della sposa). A questo punto, sarete curiosi di conoscere la consorte del Principe: è cosa buona e giusta. Flavia Cavalcanti, costumista di talento che vanta prestigiose collaborazioni, è originaria di Recife, anche detta “la Venezia del Brasile” (un dettaglio, quello “veneziano”, che sembra fungere da romantico trait d’union nelle vite dei due novelli sposi), e vive in Italia da quasi trent’anni. I lettori di VALIUM l’ hanno conosciuta nelle interviste che il Principe mi ha rilasciato durante la quarantena: eh già, si tratta proprio dell’ amica con la quale Maurice ha trascorso il lockdown milanese. Solare, esuberante, radiosa, il giorno delle nozze Flavia è stata immortalata dal fotografo Sandro Brant in uno scatto che coglie la quintessenza della sua personalità. Lei rappresenta il sole, Maurice la luna, e insieme formano una coppia che si completa e si arricchisce a vicenda.

 

(Foto di Sandro Brant)

Durante la cerimonia, gli sposi hanno brillato per la loro eleganza: il Principe si è presentato in un total look Valentino, mentre Flavia indossava un raffinatissimo abito monospalla color cipria – ovviamente, da lei ideato – firmato Flavia Cavalcanti Couture con tanto di Flassy Mask en pendant. Del beauty look si sono incaricati top name del settore quali Vasile Longhi, che ha curato quello dello sposo, e Dante Lamia, che ha creato per la sposa un’ acconciatura movimentata da onde morbide ed un make up focalizzato sugli occhi. Una menzione particolare va ad Efrem Guidi, amico fraterno di Maurice, il designer delle fedi nuziali: splendide e originalissime, non sono passate di certo inosservate. Uscendo dal Municipio, la coppia è stata travolta dai chicchi di riso come da prassi prima di dirigersi al Ristorante Terra & Mare, in via Gluck, dove gli amici – una quarantina, tra cui svariate celebs appartenenti al mondo della moda e dello spettacolo – hanno organizzato un pranzo di nozze a sorpresa proprio nei paraggi della casa di Flavia.

 

Gli sposi con i testimoni di nozze Alessandro Filippi (a sinistra) e Massimiliano Armocida (a destra)

In occasione del grande giorno, ecco la dichiarazione che il Principe Maurice ha rilasciato a VALIUM: ” Questa unione civile è frutto di qualcosa di molto più importante della passione romantica. E’ il risultato di un rapporto coltivato nella fiducia, nella stima , nella comunione di interessi e soprattutto di una complicità maturati nel tempo e conclamati nel lockdown.” Noi, però, vogliamo saperne di più…Vi invito quindi a non mancare l’ appuntamento con la prossima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” per avere tutti, ma proprio tutti i dettagli delle nozze tra il Principe e Flavia Cavalcanti, che conoscerete prestissimo attraverso un’ intervista a lei dedicata. Non mi resta che augurare tanta felicità agli sposi e salutarli con un “a presto” seguito, naturalmente, dalle mie più vive congratulazioni!

 

Al Comune di Milano, dove si è tenuta la cerimonia

Felicità in black & white sotto una pioggia di chicchi di riso (foto di Sandro Brant)

Un ritratto di Flavia Cavalcanti (foto di Sandro Brant)

Al Principe Maurice ridono gli occhi, mentre ci pensa su…

La quarantena milanese di Maurice e Flavia è stata coronata dal matrimonio: non si può dire che l’ emergenza da COVID-19 non abbia portato fortuna alla coppia!

Viva gli Sposi

Flavia, raggiante, in Piazza del Duomo

Friends

Sfoggiando le fedi firmate da Efrem Guidi

Friends

Friends

Maurice in uno scatto dai toni dark. Ma il 17 Giugno, per il Principe del Teatro Notturno, è stata una giornata piena di luce…(foto di Sandro Brant)

 

All photos courtesy of Maurizio Agosti