Betelgeuse, il tributo di In Astra alla luminosissima “supergigante rossa” della costellazione di Orione

 

Betelgeuse: un nome che vi ricorda qualcosa? Esatto, è proprio lei…una delle stelle più splendenti della volta celeste, precisamente la decima. La brillantezza della cosiddetta “supergigante rossa” è tale da farla scorgere persino a occhio nudo. Anche perchè appartiene alla costellazione di Orione, famosissima, che per gli antichi era in grado di replicare la luminosità del giorno. E all’interno della nebulosa di Orione, così chiamata poichè rappresentava l’ascesa al cielo dell’omonimo gigante cacciatore della mitologia greca, Betelgeuse si piazza al secondo posto in un’ipotetica classifica del fulgore. La sua luce color rosso vivo appare a Oriente proprio in questo periodo dell’anno, tra Novembre e Dicembre, per poi regnare sulle notti di Gennaio e Febbraio. Betelgeuse è una stella invernale, maestosa e inconfondibile. Risplende di una tonalità vibrante, incastonandosi come un rubino nel firmamento impreziosito da bagliori siderali di diamante. In Astra, la Maison di profumeria artistica fondata dalle sorelle Sofia e Fabiola Bardelli (rileggi qui l’articolo in cui VALIUM parla del brand), non poteva che dedicarle un tributo: il marchio made in Italy, ispirato dall’eterna meraviglia delle stelle, in onore di Betelgeuse ha creato una fragranza che porta lo stesso nome.

 

 

Ogni dettaglio del jus rievoca lo splendore infuocato dell’astro nel gelido cielo d’Inverno. Betelgeuse esordisce con note speziate di coriandolo esaltate da un cuore di iris e osmanto. Il fondo, composto da accordi di muschio di quercia e caffè, avvolge la fragranza in un alone ipnotico. La scia floreale inebria l’olfatto rievocando un tripudio di accenti cipriati: il risultato è una Eau de Parfum seducente, magnetica. Un’ode alla stella che avvampa nell’Universo e lo pervade di tutta la sua magia.

 

 

Betelgeuse è disponibile in versione Eau de Parfum nell’unico formato da 50 ml.

 

 

Photo courtesy of In Astra

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’esotica fiaba contemporanea

 

Il nostro ultimo appuntamento con il Principe Maurice risale al Febbraio scorso: in occasione del Carnevale di Venezia, Maurice ci ha accompagnato nei luoghi ed agli eventi “in maschera” più affascinanti della Serenissima. Sono passati tre mesi, da allora. Un periodo che il nostro eroe ha vissuto tra mille impegni, viaggi di lavoro e di relax, iniziative e date speciali. Ma io non ho demorso. Ho fatto scorta della pazienza di Giobbe e sono rimasta costantemente sulle sue tracce. In un pomeriggio di primavera inoltrata, finalmente, siamo riusciti a fissare un appuntamento telefonico. Non c’è bisogno di dire che la nostra è stata una conversazione fiume: Maurice doveva raccontarci le tappe più salienti di questi mesi di latitanza da VALIUM, un compito piuttosto arduo dati gli innumerevoli progetti a cui ha preso parte. Grazie alla travolgente energia che lo contraddistingue, tuttavia, l’ intervista si è come sempre tramutata in una chiacchierata ipnotica e avvincente. Se dovessi riassumerla con un aggettivo, la definirei “fiabesca”: una fiaba contemporanea che parte da Fabriano, la “città della carta” adagiata in una valle dell’ Appennino umbro-marchigiano, per poi approdare in luoghi da mille e una notte quali Venezia, Dubai e Baku, la capitale dell’ Azerbaigian, senza trascurare Milano e Riccione…Una fiaba esotica che, ve lo assicuro, vi catturerà dal primo istante. Per assaporarne appieno la meraviglia, non vi resta che continuare a leggere.

Rimanere sulle tue tracce per tre mesi non è facile, data la mole di impegni che ti vedono protagonista! Suggerirei di ripercorrere le tappe più importanti. Magari cominciando dalla tua serata al Bohemia Music di Fabriano, dove ti sei esibito il 25 Febbraio scorso…

Senz’altro è stata un’esperienza straordinaria e unica nel suo genere, la prima sperimentazione di un nuovo format che potrebbe avere un successo incredibile: mettere a confronto le due coste (toscana e romagnola) che hanno sempre spadroneggiato nel mondo della musica techno e dell’animazione. Sostanzialmente, la serata era incentrata su un gemellaggio tra il Cocoricò e l’Insomnia. E’ stato magnifico perché ho potuto rincontrare punte di diamante dell’Insomnia come Franchino, Joy Kitikonti e Luca Pechino, mentre a rappresentare il Cocoricò c’eravamo Cirillo ed io. Ci siamo alternati. Hanno cominciato “i toscani” e abbiamo proseguito noi, in un crescendo straordinario che il pubblico ha molto gradito: era come prendere due piccioni con una fava. L’ evento è stato fantastico e dal punto di vista artistico e dal punto di vista emotivo, perché metteva due miti nello stesso contenitore. Tra l’altro il locale, molto bello, si prestava perfettamente all’ iniziativa, e tutto è andato per il meglio. Io ho avuto l’opportunità di coinvolgere due eccezionali acrobati maceratesi che hanno accompagnato le mie performance con acrobazie meravigliose. Il pubblico ha recepito in maniera empatica e gioiosa questa festa doppia. Da parte mia l’ho vissuta con grandissima emozione, e penso che quel format vada implementato e sfruttato di nuovo perché è eccezionale: l’idea del coast to coast, anche se le nostre coste non sono così lontane come quelle degli Stati Uniti, è veramente intrigante! Spero che avremo modo di riproporlo.

 

Il Principe al Bohemia di Fabriano, nelle Marche

Dopo la performance fabrianese non sei di certo stato con le mani in mano. Parlaci ad esempio di “Discorivoluzione”, la mostra sul clubbing ideata dal Politecnico in collaborazione con Le Cannibale che si è tenuta a Milano, dal 3 al 5 Marzo, al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea).

E’ stato bellissimo…Quando le istituzioni si avvicinano al nostro mondo (in questo caso il Politecnico, un’istituzione culturale di importanza internazionale, e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano), il risultato è sempre meraviglioso. Il Comune ha messo a disposizione il PAC, il Padiglione d’Arte Contemporanea adiacente alla Villa Reale di Milano, uno spazio espositivo di grande prestigio. Gli studenti di architettura ed architettura di interni del Politecnico hanno realizzato un progetto di ricerca sull’architettura delle discoteche e sul mondo del clubbing internazionale. Essendo l’iconica Piramide del Cocoricò inclusa nel progetto, hanno voluto incontrarmi per farmi alcune domande. L’ intervista ha evidenziato l’esigenza di dialogare con un testimonial, un portavoce della nightlife, per approfondire il modo in cui lo spazio del club veniva utilizzato dal punto di vista performativo. Questa intervista, carinissima, è stata pubblicata sui social del Politecnico e “Discorivoluzione” l’ha mandata in loop insieme a quelle di altri celebri protagonisti del mondo techno. Il Cocoricò è stato preso in esame sia dal punto di vista della sua struttura che delle sue tendenze, dei suoi tratti identitari. Il PAC proliferava di installazioni, riproduzioni in scala dei locali, eventi, paraphernalia anni ‘90… una maschera del mio volto è stato uno dei feticci più ammirati e concupiti: hanno cercato persino di portarsela via, quasi fosse stata “La Gioconda” del Louvre!

 

 

Questa mostra-evento mi ha entusiasmato enormemente. Da parte degli studenti ho ricevuto un’accoglienza calorosissima, addirittura reverenziale. Ho incontrato un professore che mi ha detto di essere stato un habitué del Cocoricò, per cui mi ritrovo a interloquire con svariate fasce sociali e d’età: i ragazzi di un tempo oggi sono professori, assessori, manager, imprenditori, artisti… altro che generazione “X” perduta e perdente!…E’ bellissimo, veramente incredibile! “Discorivoluzione” esplorava la club culture a 360 gradi, musica compresa naturalmente. Tantevvero che Daniele Baldelli si è esibito in un dj set pazzesco…Questa tre giorni ha ottenuto un successo tale che penso  debba essere riproposta assolutamente. E’ una mostra che merita di essere divulgata, un esempio di come il mondo del clubbing possa essere cultura in tutti i sensi. La cosa interessante è che si è partiti dal concetto di architettura di interni e di esterni per poi esplorare il modo in cui la struttura di una discoteca viene sfruttata, rendendola mitica. Ti confesso che essere stati affiancati a giganti del clubbing mondiale come il Ministry of Sound di Londra o lo Studio 54 di New York è stata una grandissima soddisfazione, anche a livello morale: la celebrazione (e la rivincita) di un settore che ultimamente è stato messo in crisi da tanti fattori. I club possono essere dei contenitori sociali, dove trasmettere valori oltre che fare divertimento. Noi del Cocoricò la cultura l’abbiamo già fatta, possiamo continuare a farla. E sempre meglio!

 

Estasiato e stupefatto accanto alla sua maschera esposta al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano

Special Guest della kermesse “Discorivoluzione”, la mostra-evento organizzata dal Politecnico di Milano

Poi sei volato a Dubai con il Grand Bal di Monte Carlo. Che ci racconti di questa esperienza?

Tutti sapete che io ho da sempre una doppia vita. Sin dalla gloriosa epoca del Cocoricò, al mio lato “trasgressivo” e avanguardista alternavo quello più serioso e filologico di Maestro di Cerimonie del Carnevale di Venezia. L’essermi fatto conoscere al Carnevale è stata per me una vetrina importante: mi ha consentito di fare animazione, direzione artistica, partecipare al mondo prestigioso dei grandi balli anche grazie alla società denominata Noble Monte-Carlo. La dirige Delia Grace Noble, un’affascinante signora rumena, cantante lirica straordinaria e ambasciatrice dell’Unicef trasferitasi nel Principato di Monaco ormai da tempo. All’attività di soprano Delia affianca quella di organizzatrice di eventi mondani e culturali. Io a Monte Carlo organizzavo eventi per la SBM, la Société des Bains de Mer, e lei mi ha contattato anche in virtù di questo mio ruolo. Tra noi si è subito instaurata un’intesa umana e professionale. Sotto la sua direzione artistica, l’anno scorso, mi sono esibito nel gala ufficiale di chiusura del padiglione del Principato di Monaco all’ Expo di Dubai. E’ stato qualcosa di grandioso: la famiglia reale ha desiderato e patrocinato un ballo al Burj al- Arab, il rinomato e iconico hotel a sette stelle a forma di vela, dove ci hanno onorato della loro presenza ben sette sceicchi e le loro corti. Lo considero a tutt’oggi uno degli eventi più lussuosi e prestigiosi a cui abbia preso parte nella mia vita, un’esperienza molto emozionante perché abbiamo portato le atmosfere delle corti europee, dei grandi balli dell’800, negli Emirati Arabi. Gli sceicchi, seduti in prima fila, per protocollo sarebbero dovuti rimanere un’oretta, invece hanno gradito lo spettacolo al punto tale da decidere di godersi tutta la serata. Uno sceicco, anche a nome anche degli altri membri delle famiglie reali, mi ha voluto  ricevere nel suo ufficio al World Trade Center perché era interessato a saperne di più su alcuni dettagli del ballo. Per me è stata un’enorme soddisfazione, ho avuto una conferma del successo ottenuto e del fascino che ha sprigionato il nostro evento. Per Dubai, una città abituata al lusso sfrenato e al divertimento ma poco ricca di storia, siamo stati una bella novità!

 

La straordinaria performance di Dubai con il Grand Bal di Monte Carlo: in prima fila, gli sceicchi ospiti dell’ evento

Hai anche avuto modo di visitare Dubai, una città nota per il suo lusso opulento e per la vita notturna vibrante? Se sì, che impressione ti sei fatto di questo luogo talmente sfarzoso da sembrare irreale?

Quel territorio non ha una grande storia alle spalle, e proprio per questo si è proiettato in una dimensione futura e futuristica. Ho visitato il Museo del Futuro, dove ci sono progetti che verranno ultimati nel 2060 e nel 2070 ma sono già partiti… sembrano usciti da un libro di fantascienza! Questo Museo è interessantissimo, ma la cosa che mi ha emozionato di più è stato il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: misura 828,28 metri di altezza! E’ completamente ricoperto di led e di notte, quando è illuminato, appare altamente scenografico. Ma quando è spento è talmente imponente da diventare quasi inquietante, una torre di babele pazzesca! Il giorno in cui l’ho visitato (ero al 145mo piano, dove sembrava di stare in un aereo stazionato sopra la città), mi sono messo alla ricerca di un rifugio che facesse da contrappeso a tanta maestosità: sono andato a bere un caffè all’Armani Hotel. Mi sono subito sentito a casa. Lo sfarzo arabo è fatto di molto oro affiancato ai tradizionali colori religiosi, quindi il turchese, lo smeraldo, il blu cobalto…ma a volte si rivela lontano dal nostro gusto. Invece il Burj Khalifa sfoggia un’eleganza tecnologica, avveniristica e di design molto particolare. All’ Armani Hotel, un fiore all’ occhiello del Made in Italy all’ interno di questo capolavoro di ingegneria e architettura che è il Burj Khalifa, sono dedicati ben sette piani. E poi, in giro per la città, ho notato un canale che mi ha fatto pensare a una sorta di Venezia del quarto millennio: era solcato da imbarcazioni, anche turistiche, c’erano molti ristoranti e grattacieli dal lusso ridondante. A Dubai c’è la voglia di creare il tutto dal nulla. Il futuro è il valore aggiunto della città. Non ho trovato troppo invitanti le spiagge, l’acqua non è così limpida e trasparente come la nostra, però si può fare dello sport acquatico. Quello che attira di più, indubbiamente, è l’ostentazione dello sfarzo, della ricchezza e dell’esclusività.

 

Ori e opulenze in quel di Dubai. Qui sopra, il Burj Khalifa: è il grattacielo più alto del mondo

Il 2 Aprile, per te, è stata una data importante: ricorreva il compleanno di Giacomo Casanova, il seduttore veneziano di cui sei ormai l’alter ego. So che nella Serenissima svariate iniziative ti hanno visto protagonista…

L’iniziativa più importante – Casanova nacque esattamente il 2 aprile del 1725 – è stata l’inaugurazione della Fondazione Giacomo Casanova, che fa ricerche a livello culturale e filologico per divulgare non solo l’immagine dell’avventuriero e libertino, ma soprattutto quella del Giacomo intellettuale, del grande testimone del suo tempo. Casanova è stato protagonista autentico ed appassionato dell’Illuminismo pur subendo il fascino dell’ancien régime e delle splendide Corti europee. Di questa Fondazione fanno parte studiosi casanoviani provenienti da tutta Italia e tutta Europa. Essendo io il suo testimonial, ho potuto inaugurare l’Infopoint a Palazzo Zaguri che tra due anni ospiterà il Museo Ufficiale di Giacomo Casanova. In questo bellissimo Palazzo in Campo San Maurizio, infatti, nel 2025 verrà collocato il Museo dedicato al grande seduttore. E’ giusto che Casanova “ritorni” a Venezia, la sua città natale. Le sue spoglie, purtroppo, sono irrintracciabili perché era finito in miseria e fu seppellito in una fossa comune. Ma le sue gesta, non solo quelle erotiche bensì le sue temerarie avventure e disavventure, le sue invenzioni (basti pensare al gioco del lotto), la sua attività di letterato, musicista, collaboratore a libretti d’opera quali il “Don Giovanni” di Mozart, a cui lavorò con Lorenzo Da Ponte…rimarranno eternamente impresse nella nostra memoria.

 

La Casanova Foundation di Venezia

C’è ancora tanto da scoprire su di lui, e questa Fondazione ha proprio lo scopo di aiutare tutti a conoscere un Casanova più completo, nella sua città, con la sua Fondazione e il suo Museo Ufficiale. E’ il veneziano più famoso al mondo insieme a Marco Polo, ma nell’ immaginario mondiale viene per primo. Una vita teatrale come la sua ha fatto sì che il personaggio storico diventasse una maschera da Commedia dell’Arte, il suo nome è diventato addirittura un aggettivo: “E’ un Casanova”, come si suol dire!

 

Abbandoniamo per un attimo la tua vita professionale per passare al privato. Come hai trascorso il weekend pasquale? Dopo tanto girare hai deciso di rimanere in famiglia o ti sei spostato nuovamente?

Mi sono spostato: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”! Sono stato qui nel Veneto con la mia seconda famiglia, la famiglia Venerandi. Ho trascorso queste festività sia esibendomi nel dinner show dedicato che partecipando al pranzo pasquale ricco di ospiti organizzato all’Hotel Spresiano adiacente all’Odissea Fun City (mega club di cui quest’anno ricorre il 30mo anniversario). Grazie ai miei cari amici del trevigiano ho potuto godermi questa bella festa, per me supremo simbolo di rinascita e speranza.

Una manciata di giorni dopo, comunque, eri già in volo per una destinazione estremamente affascinante: Baku, la capitale dell’Azerbaigian. Posso chiederti cosa ti ha riportato nell’ esotica “città dei venti” affacciata sul mar Caspio?

Intanto, l’Azerbaigian per me è una terra magica. Una terra dove gli elementi sono potenti, e non solo il vento che spira forte, ma anche l’acqua, perché si affaccia sul mare; la terra, perché è una terra fertile: gli azeri producono verdure deliziose, e poi sapessi la bontà dei loro vini rossi! Le tre fiamme in prossimità di Baku bruciano da millenni. Probabilmente sono pozze di petrolio, e sono diventate il simbolo della città. Le riproducono anche i bei grattacieli che di giorno hanno una forma un po’ particolare, sembrano proprio delle fiamme, ma di notte si infiammano letteralmente grazie a un tripudio di led. Ammirarli è uno degli spettacoli più belli che possa offrire la città! Sono andato a Baku con molto piacere perché la adoro, adoro la sua gente, e per chiudere il cerchio sull’ iniziativa del Museo Mocenigo: la presentazione di un profumo, prodotto da Mugham, che celebra la riconquista di Shusha. Shusha, la capitale culturale del Caucaso, è stata infatti riannessa al territorio dell’Azerbaigian dopo essere stata presa da potenze esterne. La fondazione di Shusha risale al 1752, non a caso questo profumo si chiama 1752 Karabakh Bouquet. Il mio viaggio a Baku aveva uno scopo ben preciso: consegnare un’ importante lettera della Presidenza della Fondazione dei Musei Civici di Venezia alla Mugham, una casa di produzione che si impegna non solo nella produzione dei profumi, ma anche a livello di divulgazione culturale e musicale. Mugham in azero è una parola magica che significa “musica, tradizione, retaggio”. Sono state create sette note di profumo che diventano una sinfonia nella fragranza celebrativa 1752 Karabakh Bouquet. Musica e profumo si fondono quindi all’insegna del “mugham”: un termine simbolico, iconico, importantissimo in Azerbaigian. Considero l’iniziativa di Palazzo Mocenigo di accogliere questa fragranza nella collezione/archivio del Centro Studi del Profumo, parte preziosa del Museo, l’evento forse più bello, prestigioso ed esclusivo del Carnevale di Venezia 2023, celebrato con un Gala dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia al Museo Correr il Venerdì Grasso.

 

Le meraviglie esotiche di Baku, capitale dell’ Azerbaigian

Tu viaggi molto all’estero, per lavoro ma – come ben sanno tutti i lettori di VALIUM – anche per diletto. Hai mai pensato di trasferirti all’ estero in pianta stabile, buen retiro di Palma di Maiorca a parte?

No. Voglio restare in Italia, anche se è tanto difficile per una serie di motivi. Ma l’Italia appartiene troppo al mio Dna perché io possa lasciarla per trasferirmi altrove. Espatriare, poi, per me sarebbe una sofferenza. Io voglio essere italiano e portare la cultura italiana nel mondo più che posso, in particolare la cultura veneziana perché Venezia è la mia città di adozione. Non credo che mi trasferirò mai, anche se ho in programma di andare tra tre giorni a Palma di Maiorca! Lì trovo un ambiente tranquillo, ho un’empatia totale con la natura…E’ l’isola delle Baleari che preferisco. Poi credo che farò una puntata a Ibiza, in questi giorni riaprono i locali…andrò a curiosare un po’. Maiorca mi piace moltissimo e sono contento di avere un buen retiro là, ma l’Italia non la lascerò mai. Per turismo o per lavoro l’estero ci sta, ma il Bel Paese è la mia terra natia.

 

Altre immagini di Baku. Qui sopra, il sontuoso Museo Nazionale di Storia dell’ Azerbaigian

A proposito di viaggi, quali aggiornamenti puoi darci sul tuo Grand Tour?

Ho dovuto abbandonare un po’ l’idea a causa degli impegni. Però mi rendo conto che il Grand Tour, più che essere composto da tappe prestabilite come dettò a suo tempo la regina Elisabetta I d’Inghilterra per istruire la giovane nobiltà inglese, oggi abbraccia in realtà un concetto molto più vasto, nel senso che si possono trovare suggestioni e riferimenti a valori importanti in tutto il mondo. Per me anche Baku, per esempio, appartiene alla mia idea di Grand Tour. Nei viaggi che faccio cerco sempre di abbracciare il senso filosofico del Grand Tour, di rinnovare quindi conoscenze antiche o di intrigarmi con nuove esperienze. Anche Dubai fa parte del Grand Tour, perché è un aggiornamento su ciò che accade nel mondo. Tutto quel che c’è in giro di iconico, di suggestivo, per me è Grand Tour. Il mio Grand Tour filosofico, perciò, è sempre attivo.

Tornando in Italia, il 29 Aprile per te è stata un’altra data clou: ti sei esibito in un Memorabilia proprio nella leggendaria location del Cocoricò. Con te c’erano, per fare solo qualche nome, dj del calibro di Cirillo, Saccoman e Ricci jr . Come spiegheresti lo strepitoso successo che questo appuntamento riscuote presso le nuove generazioni? Il Memorabilia è un must anche per chi non ha vissuto la gloriosa era dei ’90…

Ormai, nell’immaginario dei giovanissimi, è diventato una sorta di Grand Tour emotivo e musicale. Quest’ anno abbiamo avuto come special guest Darren Emerson, musicista, dj, produttore di fama internazionale e membro degli Underworld, la band che ha firmato “Born Slippy” e alcuni brani della colonna sonora di “Trainspotting” (il film visionario e un po’ inquietante che è stato un baluardo della gioventù anni’90). I giovanissimi sono attratti da quelle sonorità, oggi inesistenti. Non c’è più niente di nuovo che sia potente e suggestivo come la musica fatta e prodotta dai nostri dj, che si sono fatti conoscere in tutto il mondo con le loro produzioni techno, techno trance ecc. Ma il Memorabilia si è imposto anche per la riproposta del Teatro Notturno, una mia esclusiva. Un particolare molto importante: il 30 aprile di 60 anni fa nasceva il compianto Riccardo Testoni aka RicciDj, per cui allo scoccare della mezzanotte tutti noi della crew abbiamo realizzato un breve ed emozionale evento per onorare la memoria di questo notevole dj e produttore, ma soprattutto meraviglioso amico. Per me, la commemorazione di Ricci Dj è stata la cosa più importante di questo Memorabilia. Avevo deciso che avrei parlato col cuore come feci in occasione del suo elogio funebre, perché avevo visto Ricci solo un paio di giorni prima e mi aveva colpito il fatto che una persona così straordinaria potesse venire a mancare all’ improvviso. All’ epoca, ricordo che al microfono della chiesa dissi: “Questa volta il microfono invece di accompagnarti a una serata ti accompagnerà nel tuo ultimo viaggio, ma l’emozione è la stessa. La passione, l’amore, il rispetto per te è lo stesso, se non di più, perché da oggi rimarrai per sempre nella nostra memoria”. E questo è anche uno dei compiti del Memorabilia.

 

Il Memorabilia al Cocoricò: il costume incontra la moda originando una fusione teatrale (gli abiti del Principe, in rosa Valentino, sono dell’ Atelier La Bauta)

L’ estate si avvicina. Potresti darci qualche anticipazione a grandi linee su come sarà la tua?

Senz’altro ho dei progetti di lavoro in ballo, anche se dopo il Covid tutto si conclama un po’ last minute. Per cui ci sono tante cose in vista; lavorerò in giro per l’Europa, ma voglio anche godermi le vacanze. Sicuramente effettuerò un tour di spiagge mediterranee prima di volare in Giamaica per andare a trovare Grace Jones. Vorrei assistere a diversi suoi concerti tra l’America e l’Europa, per esempio ce n’è uno a New York a fine Maggio, un altro a Giugno in InghilterraGrace è l’artista che seguo di più, vuoi per amore, vuoi perché adoro la sua musica. In più, sta per uscire una sua nuova produzione discografica intrigantissima, dall’atmosfera “afro-tecnologica”…Riassumendo: la mia sarà un’ estate di lavoro, ma sarò anche impegnato a seguire Grace nel suo tour e, last but not least, a godermi questo mondo…almeno finchè c’è!

 

Tableau Vivant al Memorabilia con la Contessa Pinina Garavaglia

Dettagli del look del Principe all’ appuntamento riccionese del 29 Aprile

Il concerto di Grace Jones che Maurice ha già incluso tra gli eventi a cui non ha intenzione di mancare

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

The Christmas I Love

 

Il Natale è terminato, ma solo cronologicamente: la sua magica scia ci accompagnerà per molti altri giorni ancora, almeno fino al 6 Gennaio. Prima che inizi la settimana di Capodanno e arrivi l’attesissimo 2021, quindi, è doveroso dedicargli un tributo. Ho pensato di omaggiare la festa più incantata dell’ anno tramite una serie di immagini che raffigurano la mia idea di Natale: come nel caso del post sul Solstizio di Inverno non si tratta di foto, bensì di illustrazioni. Nessun’ altra espressione artistica, infatti, potrebbe descrivere meglio il Natale che amo. E’ un Natale d’altri tempi, collocato all’ incirca nell’ era vittoriana, quando dire “Natale” voleva anche dire “neve abbondante”, e tutto, nei villaggi nordici dai tetti spioventi, evocava le ammalianti atmosfere della Natività: dalle case adornate di un tripudio di luci agli abeti addobbati persino in aperta campagna, nei boschi, sui lungofiumi. Si viaggiava ancora in carrozza, con gli zoccoli dei cavalli che scalpitavano sui sentieri imbiancati, ma già cominciavano a far capolino le prime auto. Babbo Natale era una figura mitica che nessun bimbo osava mettere in discussione, esisteva e basta. I regali, giocattoli d’ogni specie, venivano portati da lui dopo un lungo viaggio in slitta; su questo non c’erano dubbi. Testimonianze di un’autentica venerazione nei suoi confronti sono le deliziose Christmas card dell’ epoca, che lo ritraggono spesso sullo sfondo di paesaggi fiabeschi. Che Babbo Natale sia reale o meno, persiste sempre una certezza: il Natale è il periodo più magico dell’ anno, e neppure il Covid, la quarantena, la zona rossa potranno mai scalfire questo assioma. Perchè il Natale vive in noi, è un miscuglio di ricordi e sensazioni che ci portiamo dentro sin dall’ infanzia. Il suo spirito riaffiora automaticamente. Basta cercarlo nel cuore, nelle reminiscenze, nei cinque sensi…e con un pizzico di fantasia.

 

 

 

“Iconic”: il ritorno in versi e musica della Contessa Pinina Garavaglia

 

Nello spettacolare panorama cosmico di Ottobre (che l’ altroieri VALIUM ha approfondito in un post) si inserisce idealmente una stella che non smetterà mai di brillare: la Contessa Pinina Garavaglia, un’ autentica icona della movida notturna. Una movida fatta di sperimentazione artistica, eccentrica eleganza, poesia dinamica ed evocativa. Poliedrica al pari dei suoi interessi, Pinina Garavaglia annovera nel proprio Curriculum esperienze come autrice teatrale d’avanguardia e studi di danza classica (è stata allieva nientemeno che della Maestra Maria Cumani, seguace della scuola di Isadora Duncan e moglie di Salvatore Quasimodo), ma in seguito ha messo a frutto il suo estro nelle vesti di autrice di inconfondibili versi in rima e di art director. Organizzatrice di eventi, di epiche feste nei club più cool, PR, image maker, raffinata conoscitrice della fenomenologia della vita notturna ma anche di poesia, arte, antiquariato, lirica  e balletto…la Contessa è tutto questo e molto altro ancora. Incasellarla in definizioni è riduttivo, preferisco prendere in prestito le parole con cui si è descritta durante un’ intervista rilasciata a Sipario.it: “una Regina dell’ Effimero Apparente”. Ma – come afferma la stessa Garavaglia – “nulla è apparente più dell’ effimero”, che riflette l’essenza dell’ uomo e del suo tempo nei momenti dello svago, quando ogni sovrastruttura viene abbandonata. Colta e brillante, la Contessa ha sempre ostentato look stravaganti (i suoi eclatanti cappelli sono leggendari) dimostrando come un’ esteriorità eccentrica e ostentatamente frivola possa convivere con un’ interiorità profonda. Gli spettatori della TV l’hanno conosciuta grazie a programmi quali il “Maurizio Costanzo Show”, “Pronti a tutto”, “Mattino 5”, il popolo della notte la venera come una dea: non è un caso che Pinina Garavaglia abbia voluto mettersi in gioco anche nel ruolo di vocalist. Il suo genere musicale? Un sound elettronico di matrice trance rivolto, of course, al mondo delle discoteche. Tra i brani che ha reso famosi, “L’ Occhio del Pensiero” rimane un cult. Pinina declama i suoi versi su un tappeto di note incalzantI che invitano a lasciarsi andare, a scatenarsi, a immergersi nelle atmosfere incantate e fiabesche evocate dalla “Contessa Rock”.

 

L’ artwork di “Iconic”

Oggi Pinina Garavaglia torna con “Iconic”, un pezzo travolgente firmato da Bitinjuice e curato da Sergei Antonov per quanto riguarda il video concept. Significativamente introdotto da una frase di Samuel Beckett che recita “Dance first. Think later. It’s the natural order”, il brano nasce come un tributo che la Contessa rivolge alla sua carriera di vocalist e si snoda su un ritmo martellante irresistibile. E’ un sound che rievoca gli anni ’90, quello di “Iconic”, il periodo di maggior splendore della nightlife italiana: trasmette vibrazioni positive, fa rivivere l’incredibile mood underground dell’ epoca, rimanda ai tempi in cui esprimersi attraverso il look, essere unici e irripetibili era un must assoluto. Pinina Garavaglia ci guida in questo viaggio a ritroso declamando un’ ipnotica filastrocca in rima. Il tema? Una festa liberatoria e palpitante dove la “polvere di stelle sfavilla sulla pelle” e le “gocce di cristallo” trasudano dagli “astri blu cobalto”. I versi della Contessa Garavaglia hanno il potere di trascinarci in un vortice di suggestioni: “nessuno ti può fermare, con le tue ali devi volare, in alto, in un cielo nero, ma con le stelle nel tuo pensiero”…E’ come un rituale collettivo al quale abbandonarsi tutti insieme, con gioia e con un pizzico di nostalgia per un periodo in cui eravamo liberi di incontrarci, di ballare, di ritrovarci senza rischiare assembramenti nè contagi. Una realtà che “Iconic”, peraltro, non tralascia di menzionare. Il brano si conclude infatti con un sibillino “e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà”. Proprio così: chissà quale sarà il mondo del futuro. L’importante è non perdere mai la cognizione di tutto ciò che ruota attorno al concetto di “ballo”: la convivialità, l’ armonia, l’ espressione di sé, la rappresentazione artistica, l’ interazione, la seduzione e, last but not least, l’audacia creativa. Perchè “audace ci piace”, citando il noto motto della Contessa Garavaglia.

 

 

 

“Andrà tutto bene”: il flash mob di VALIUM

 

In questi giorni, l’ Italia che “resta a casa” si fa protagonista di un nuovo fenomeno: il flash mob. Viene annunciato tramite i messaggi di WhatsApp o sui social, innescando un passaparola interminabile. Ci si dà appuntamento per un dato giorno, ad una data ora, con l’ intento di ritrovarsi tutti affacciati alla finestra o sul balcone. Lo scopo? Superare l’isolamento, farsi coraggio, sentirsi uniti nella lotta contro il COVID-19. Prende vita, quindi, un’ autentica performance collettiva. Si canta la stessa canzone, si accendono candele, si “spara” l’inno di Mameli a tutto volume, o magari si esplode in un fragoroso applauso rivolto a chi ogni giorno è in prima linea per sconfiggere il virus. Tra gli elementi ricorrenti del flash mob, ne spicca uno: un grande lenzuolo bianco su cui campeggiano un disegno dell’ arcobaleno e la scritta “Andrà tutto bene”. Perchè non poteva essere che l’iride, lo spettacolare arco che spunta dopo la tempesta, a simboleggiare la situazione attuale. I suoi colori incantevoli, la sua perenne meraviglia, sono un invito alla speranza  corroborato da uno slogan che è un concentrato di ottimismo e positività. E se è innegabile che il Coronavirus sia una tragedia di portata mondiale, nel nostro piccolo possiamo unire le forze per instaurare una vigorosa sinergia sia tra di noi che con chi combatte quotidianamente contro il “nemico invisibile”. Oggi anche VALIUM lancia un flash mob: questa parata di arcobaleni vuol essere un tributo a tutti coloro che, incentivando una nuova solidarietà, non smettono mai di credere che “andrà tutto bene”.

 

 

 

Andy, Morgan & The White Dukes: tributo veneziano a David Bowie insieme al Principe Maurice

 

Chi segue la rubrica “Sulle tracce del Principe Maurice” avrà già preso nota di questo straordinario evento anticipato dal Principe in occasione dei suoi Auguri di Buone Feste ai lettori. Oggi, il countdown è agli sgoccioli e VALIUM ritiene imprescindibile dedicare un approfondimento extra alla serata Andy, Morgan & The White Dukes eseguono David Bowie” in programma il 9 Gennaio presso il Teatro Goldoni di Venezia. Si tratta di un tributo d’eccezione a David Bowie che vedrà protagonisti Andy e Morgan, entrambi ex Bluvertigo, insieme alla band dei White Dukes e con la presenza speciale del Principe Maurice nelle vesti di narratore: uno show imperdibile, un autentico must per iniziare il nuovo anno all’ insegna della suggestività pura. A partire dalla location – il più antico teatro tuttora attivo dell’ incantevole Venezia – proseguendo con i prestigiosi nomi degli artisti coinvolti, infatti, il tributo a Bowie si configura come un evento spettacolare ed impregnato di magia. Per conferirgli  la solennità che merita riporto quindi il comunicato stampa ufficiale, dove le info relative allo show si intrecciano ad un’ affascinante descrizione del concept da cui prende vita.

 

Il Teatro Goldoni, inaugurato a Venezia nel 1622

Eseguire la musica di David Bowie a Venezia ha un senso, è quasi dovuto. Li accomunano la bellezza immortale, la “creatività libera ed estrema”, la teatralità intrinseca e quell’essenza tra Eros e Thanatos che li mitizza. Lo sanno bene Andy e Morgan, sin dai tempi dei Bluvertigo, che con i White Dukes mercoledì 9 gennaio interpreteranno al Teatro Carlo Goldoni il repertorio tratto dal periodo più fecondo e poliedrico: 1971 – 1997. Bowie amava questa città così surreale e unica, potente eppure fragile, decadente e sperimentale; la capiva, la godeva, la assorbiva. L’esibizione di Andy, Morgan e i White Dukes vuole essere un suo ritorno, una condivisione da parte di due artisti che si riconoscono con lui in una forma d’arte contaminata che si può definire “teatro del rock”. A sottolineare questa visione particolare, Il Principe Maurice, visionario e qualificato narratore, accompagnerà il viaggio musicale attraverso le tante anime di uno degli artisti più iconici, controversi e affascinanti degli ultimi 50 anni: David (Jones) Bowie.

“Andy, Morgan & The White Dukes eseguono David Bowie” –  9 Gennaio ore 21 al Teatro Goldoni (San Marco, 4650/B) di Venezia

Per ulteriori informazioni, potete far riferimento al sito web del Teatro Stabile del Veneto: www.teatrostabileveneto.it

 

 

 

Immagini del Teatro Goldoni, dall’ alto:

Foto di giomodica [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)] via Wikimedia Commons

Foto di Andrzej Otrębski [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], da Wikimedia Commons

 

Il close-up della settimana

Photo by © User:Colin / Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0 )

Vittoria tricolore ai British Fashion Awards 2018. Gli Oscar britannici della Moda, svoltisi il 10 dicembre scorso, hanno sancito il trionfo dell’ Italia: durante la cerimonia all’ iconica Royal Albert Hall di Londra, i top name della moda nostrana si sono aggiudicati ben quattro premi. Ad ottenere il prestigioso riconoscimento di Designer of the Year è stato Pierpaolo Piccioli di Valentino, che ha ricevuto la statuetta dalle mani di Brooke Shields. Gucci ha portato a casa il titolo di Brand of the Year, mentre Marco Bizzarri, presidente e CEO del marchio, è stato nominato – per il terzo anno di seguito – Business Leader. A Miuccia Prada è andato, invece, l’ Oustanding Achievement Award alla carriera, tributo a un’ inventiva poliedrica che coniuga da sempre moda ed arte. Standing ovation, dunque, per i quattro premiati eccellenti, che hanno saputo affermare e soprattutto ribadire il valore dello stile Made in Italy nel mondo. Tra gli altri insigniti degli ambitissimi Awards, omaggi ad una creatività e ad un’ innovazione che incidono significativamente sul fashion business mondiale, troviamo Clare Waight Keller di Givenchy (Designer of the Year per l’ abbigliamento donna), attesa sul palco da una Meghan Markle radiosa, Demna Gvisalia di Balenciaga (Accessories Designer of the Year), Virgil Abloh (premio Urban Luxe per la sua label Off-White), Kaia Gerber (Model of the Year), Kim Jones (che per il menswear Dior di cui è direttore creativo ha ricevuto il Trailblazer Award), e i fotografi di moda Mert & Marcus, che hanno ottenuto l’ Isabella Blow Award for Fashion. L’ impegno eco-friendly è valso a Vivienne Westwood lo Swarovski Award for Positive Change, il riconoscimento che la “Maison del cristallo” assegna a coloro che promuovono un cambiamento rilevante, ed orientato alla sostenibilità, per la società e per l’habitat. Vincitori britannici degli Awards sono stati invece, oltre che la stilista Clare Waight Keller, Craig Green (British Designer of the Year per l’ abbigliamento uomo) e – last but not least – Samuel Ross e Richard Quinn (rispettivamente insigniti del premio British Emerging Talent per il menswear e per il womenswear).

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: suggestioni di viaggio e note d’incanto tra Kiev e il Bel Paese

 

Dal nostro ultimo incontro (rivivilo qui), lo scenario è mutato radicalmente: alla Rotonda a Mare di Senigallia si sostituiscono le cromie rosso-oro del foliage, ma nel Principe non c’è certo traccia di spleen autunnale. Rinvigorito da affascinanti trasferte all’estero, deliziato dalle scoperte che gli riserva una quotidianità colta nel suo lato magico, racconta a ruota libera episodi, progetti e aneddoti trascinandoti in un vortice di energia. L’ estate si è conclusa con una nota di tristezza: la morte del suo mentore Lindsay Kemp ha toccato profondamente il Principe. Eppure, questa malinconia è stata presto sublimata da accenti di creatività pura. Il tributo a Kemp che ha organizzato a Venezia, durante la Biennale del Cinema, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico. Ma soprattutto, ha evidenziato ancora una volta la potenza incredibile di un’ Arte che scaturisce dal cuore: è qui che confluiscono il genio, la verve istrionica e il travolgente carisma del Principe Maurice.

Lascio a te la parola affinché possa descriverci questa splendida esperienza veneziana.

Alla 75ma Mostra del Cinema ho fatto un red carpet con la mia amica Guia Zapponi, bravissima attrice. E’ stato divertente, ma la cosa più importante per me è stato l’esser riuscito a organizzare un “flash mob” in omaggio a Lindsay Kemp. Da solo non avrei mai potuto farlo, ero troppo coinvolto emozionalmente. Ho quindi chiesto aiuto a Andy dei Bluvertigo. Ci siamo detti, “Perché non ripercorriamo l’incontro tra Kemp e David Bowie?”, dove io avrei interpretato Lindsay e Andy, David. A lui l’idea è piaciuta tantissimo e l’abbiamo messa in atto. Senza invito esclusivo, senza pass, senza registrazione…L’abbiamo messa in atto e basta, sulla Terrazza della Biennale che ha cominciato subito ad affollarsi: la gente sentiva che stava succedendo qualcosa. Ho esordito con un djset, poi mi sono trasformato in Lindsay Kemp ed intonando insieme a Andy “The man who sold the world” è partito questo set glam rock. E’ stato un successo, non mi aspettavo che arrivasse così tanta gente! Poter ricordare Lindsay e David, per me, è stata una grande consolazione. Non abbiamo fatto tanta pubblicità, il che ha richiamato il pubblico giusto: a quanti realmente interessa essere toccati nell’ anima, quanti partecipano solo per esibirsi? Il nostro è stato un anti-red carpet party fatto col cuore.

 

 

 

Il Principe con Andy Fluon in “Stardust – Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie” alla Biennale del Cinema

Abbandonate le atmosfere vacanziere, ci ritroviamo in un Autunno già inoltrato. Come hai inaugurato la nuova stagione?            

Andando verso est, e la prima tappa è stata Kiev in compagnia della mia amica e manager Oksana Kuzmenko. A Kiev sono andato per relazioni pubbliche, più che per lavoro, e ho avuto modo di incontrare Aleksandr Lobortas: un gioielliere straordinario entrato nel Guinness dei Primati. Con Oksana, nel suo atelier bunker, abbiamo ammirato dei gioielli stupendi per un pomeriggio intero. E’ stato un incontro stupefacente, per la preziosità e la bellezza di quel che ho visto! Sono riuscito ad ispirare, a mia volta, Lobortas, che presto creerà una serie di stilografiche gioiello “forgiate” sul mio personaggio. Quei momenti sono stati da sogno: mi hanno impressionato la passione, l’entusiasmo, la creatività. I monili che ho ammirato rievocavano Fabergé, gli zar, sono creazioni stratosferiche valorizzate da un’accurata ricerca sulla sfaccettatura delle pietre. In quei giorni, poi, a Kiev ricorreva San Michele e abbiamo visitato un luogo sacro ed incredibile. Pecherska Lavra è un monumentale complesso di monasteri in stile ortodosso (quindi architettonicamente molto ricco), uno dei quali è costruito su una rete di catacombe e di cunicoli.

 

Pecherska Lavra, a Kiev

L’ atmosfera di grande spiritualità al suo interno viene esternata da una solennità che incarna il senso della devozione. Ho vissuto una sorta di estasi mistica scaturita dalle sonorità, da ciò che vedevo, dai rituali monastici…Rimango sempre molto colpito da queste espressioni. Di Kiev mi porto dentro, quindi, due episodi speciali. Quello con Lobortas è stato un incontro di anime, ma la preziosità che ci circondava era tale da renderlo surreale. A Pecherska Lavra, invece, la spiritualità era talmente intensa da risultare struggente. Dall’ Ucraina ci siamo poi diretti verso Baku, dove avevo in programma una performance in un importante locale.

 

Il Principe insieme a Oksana Kuzmenko e al grande gioielliere Aleksandr Lobortas

Approfitto di questo suggestivo spunto per chiederti: che rapporto hai con il divino?

Non posso non credere in un’entità superiore che potrei definire con la natura stessa: l’espressione massima della divinità per me è già visibile nell’ erba che cresce, nel fiore che sboccia, perché è tutto grande e meraviglioso. Questa energia potente, che crea la vita e la distrugge, è sicuramente identificabile con un senso del divino che mi porto dentro. Mi affascinano le storie, i messaggi, le filosofie orientali, però sostanzialmente credo che Dio sia in ognuno di noi e in ogni cosa bella o drammatica che vediamo quotidianamente. Mi affascinano i riti: anche quello che compivamo noi nelle discoteche, in fondo, era una sorta di rituale. Naturalmente, nel rito religioso il livello filosofico e spirituale è molto diverso. Più alto e radicato nelle tradizioni.

 

Una delle cupole dorate di Pecherska Lavra

Baku è famosissima per il suo circuito di Formula 1. Come la trovi a livello di “movida” e di pubblico della notte?

Ho preferito Baku al di fuori del circuito della Formula 1 perché l’ho trovata molto più gradevole, meno caotica. Questa volta me la sono goduta perfettamente e ho notato che c’è gente bella, elegante, che ad ogni età ama vivere la città. Per il compleanno del Jack Daniel’s mi sono esibito in una sorta di area “dei docks”, piena di movida: un locale attaccato all’ altro e tutti ispirati a diverse nazioni. La mia performance si è tenuta al Madrid Bar, che in realtà è un bellissimo locale all’aperto. A Baku adorano il dinner show, mangiare e poi ballare è una formula che funziona! Quindi, ho cantato durante una cena spettacolo: è stata una serata un po’ in stile America anni ’20 del proibizionismo, dato che inneggiava al whiskey, ed io mi sono esibito con gran divertimento in uno dei personaggi che ogni tanto mi saltan fuori. Il successo è stato enorme, ma la cosa più bella è stata aver potuto godere della città. A Baku la gente, di sera, esce anche solo per passeggiare. C’è voglia di incontrarsi, di girare, molta vivacità. Nei parchi trovi chi chiacchiera sulle panchine fino a tardi…C’è voglia di comunicare e di sedursi. Questo mi è piaciuto proprio tanto!

 

Il compleanno del Jack Daniel’s al Madrid Bar di Baku

Tornato in Italia, poi, sono stato coinvolto nelle celebrazioni del 50nario di un’azienda di tecnologia molto importante del senese. E’ nata dall’ intuizione di due meccanici che hanno elaborato una teoria per la lavorazione del legno ora esportata in tutto il mondo: una di quelle belle realtà che danno lustro alla nostra creatività anche nel campo della tecnologia. E’ stato bello festeggiare in questa azienda familiare, con il suo patriarca, tutta riunita attorno a quel successo. Nel senese ho anche scoperto una tenuta, “La Fratta”, che dal 1208 appartiene alla stessa casata. E’ un mondo incantato, un’ oasi d’eccellenza da godere con tutti i cinque sensi. Il mio ritorno in Toscana mi ha fatto riscoprire come il senso della famiglia sia ancora fondamentale, nella società italiana, per creare delle cose belle. E per “famiglia”, bada bene, io intendo anche il gruppo di amici e collaboratori storici che diventano tali. “Famiglia” come confidenza, stima, fiducia reciproca…Questo legame fatto di sogni e di speranze condivise è ciò che mi è più rimasto impresso nel mio vagare tra Kiev e il Bel Paese.

 

 

Stai diventando sempre più internazionale, a livello di performance. Qual è l’atout del tuo successo oltreconfine?

Il mio è il linguaggio universale dell’arte vera, quella vissuta con il cuore, dove la magia e la fantasia sono importanti ma lo è soprattutto un animo sincero. Io non fingo, le mie emozioni sono autentiche. Mi piace l’idea di riuscire ad arrivare con uno sguardo dentro qualcuno e di rapirlo, di portarlo nel mio mondo: con la grande convinzione di essere esattamente quello che desideravo essere in quel momento lì per quella persona.

Torniamo in Italia, e più precisamente alla Villa delle Rose di Riccione. Dove so che ti sei esibito, il 15 Settembre scorso, insieme alla Contessa Pinina Garavaglia…Che ci racconti di quella serata?

In realtà ho fatto semplicemente da chevalier a Pinina, la nostra è un’amicizia che risale addirittura agli anni ‘80. Quella serata è stata un’occasione per rivedere vecchi amici fuori dall’ ambiente del Cocoricò, fuori dall’ ambiente della techno ma più orientati verso l’house. Durante la cena mi sono esibito a livello canoro: il dinner show è un mio must, ultimamente!

 

 

Tu e Pinina Garavaglia: cosa pensi del suo look e del suo lifestyle iper flamboyant?

Ho conosciuto Pinina Garavaglia nella “Milano da bere” degli anni ‘80, quando lei lavorava come PR di locali importanti come l’Amnesie e la Belle Epoque. Pinina intuì subito le mie potenzialità nel mondo della notte, nonostante all’ epoca lavorassi in banca: cominciò a “utilizzarmi” nelle sue serate in maniera simpatica, non certo per lavoro ma più per divertimento. E’ stata lei a darmi un imprinting. Il suo motto “Audace ci piace” è senza dubbio la sintesi di come siamo entrambi, anche se poi io ho virato su una teatralità più dark, più riferita al mondo di Lindsay Kemp. Adoro Pinina, la stimo moltissimo: ha un’immensa cultura, una grande ironia e soprattutto una potente inventiva. E’ appassionata di antiquariato, musica, letteratura…Con lei, insomma, non posso che andare d’accordo sotto tutti i punti di vista. Il suo look è sempre “esagerato”, ma curato, quindi ci sta! Ed è tutt’altro che effimera: l’effimero è un concentrato di emozioni fugaci che resta nelle retrovie dell’anima, se intriso di preparazione e di eleganza.

 

Il Principe Maurice e la Contessa Pinina Garavaglia

Due personaggi come voi, accomunati dal gusto barocco e dall’ amore per la notte, ne avranno vissuti, insieme, di aneddoti! Puoi raccontarcene uno?

Sicuramente lo straordinario incontro con Andy Warhol, che nell’ ’87 Pinina ospitò a Milano dopo il vernissage dell’esposizione del suo Cenacolo. Famosa in tutto il mondo come “contessa rock”, Pinina diede un ricevimento a casa sua: ricordo questo bellissimo divano di velluto rosa di fronte a un camino barocco. Andy Warhol se ne stava seduto lì da solo, silenzioso, quasi imbambolato. Chiesi a Pinina se potevo avvicinarlo, mi disse che potevo. Così andai e mi sedetti accanto a Warhol: lo ringraziai di essere venuto a Milano, gli espressi la mia gioia per incontrarlo di persona…Lui non rispose nulla, girò la testa lentamente e mi guardò. La sua espressione era un po’ infastidita, del tipo “Che vuoi? Lasciami nel mio torpore!”, però per me fu un grande onore. Il suo sguardo era sempre nel vuoto, ma a me guardò negli occhi e io fui felice! Mi sembrò anche di percepire una leggera curva sul suo labbro, come a dire “Guarda questo, che faccia tosta!”…Credo che avesse apprezzato il mio coraggio. Quell’ impercettibile confidenza nei miei confronti mi diede potere, mi diede lustro quella sera: fu proprio divertente!

 

 

Per concludere, una domanda sui tuoi progetti non può mancare…

Il 13 Ottobre è in programma un evento dedicato alla presentazione di un progetto cinematografico di cui parlerò più avanti. Il mio autunno sarà incentrato sugli sviluppi di questa pellicola, che mi vedrà protagonista per la prima volta nonché coautore della sceneggiatura. Vi darò tutti i dettagli al momento giusto: è un progetto a cui tengo tantissimo, che darà una svolta alla mia carriera. Sarà una bella prova! E io ci sto dentro, ho voglia…Il film verrà realizzato completamente in Veneto – con sottotitoli in italiano ma anche in inglese, perché la produzione sarà internazionale – e questo valorizzerà il territorio, la storia, le tradizioni, addirittura l’enogastronomia della regione straordinaria nella quale vivo e che tanto amo.

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

“Stardust”, il tributo a Lindsay Kemp del Principe Maurice e Andy Bluvertigo

 

Oggi VALIUM torna sulle tracce del Principe Maurice per segnalare un evento-tributo imperdibile. Prendete subito nota, che per gli amanti degli anglicismi equivale a un “save the date” a caratteri cubitali:

Domenica 2 settembre, a Venezia, dalle ore 22.00 la Terrazza Biennale di Tino Vettorello si trasformerà in un palcoscenico speciale. A pochi giorni dalla scomparsa di Lindsay Kemp, creatore con David Bowie del personaggio Ziggy Stardust e del fenomeno “GlamRock”, il Principe Maurice Agosti, devoto discepolo della sua arte, ed Andy Fumagalli (Bluvertigo), eccellente interprete bowiano in tournée con i suoi White Dukes, porgeranno un tributo musicale e teatrale suggestivo, emozionale, assolutamente glamour al noto danzatore e coreografo inglese.

Lindsay, mio Maestro e Mentore, cui devo tutti gli strumenti espressivi che mi distinguono, è stato un genio unico ed irripetibile con la sua originale vena artistica di elegante rottura, totale libertà creativa, indiscutibile potenza lirica frutto di una sapiente contaminazione tra pantomima classica, teatro Butoh giapponese e un ironico tocco glam”, dice Maurice. “Venezia e la Biennale Danza gli sono grate di aver portato le sue magiche suggestioni in Laguna nel ’97. Questo accorato omaggio mio e di Andy, che pure era stato suo allievo, vuole ricordare lo straordinario connubio umano ed artistico tra Kemp e Bowie, che ha segnato un’epoca e rimarrà nella storia dello spettacolo”.

Lo show del 2 settembre, che avrà per titolo “Stardust – Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie”, sarà strutturato come un’improvvisazione di live, proiezioni, dj set e performing art nel dopocena, in totale libertà e ricordando con gioia, ironia e pura poesia un periodo musicale e di costume caratterizzato dalla gioia di vivere e da tutti i colori della trasgressione giocosa.

STARDUST

Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie

By Principe Maurice and Andy Bluvertigo

Alle ore 22 del 2 Settembre presso la Terrazza Biennale della 75esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

 

 

 

 

 

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

“Tied Up in Knits”: Pier Fioraso e il suo editoriale per Vanity Teen

 

Un mood giocoso e rilassato, un modello dalle forme plastiche su uno sfondo “pulito”, grafico e netto che il total white rende quasi abbagliante. Ma a risaltare su tutto è il knitwear, un tripudio di maglioni che coniugano perfettamente le atmosfere playful ed uno stile che sembra fatto apposta per assaporarle. A una palette che esalta il blu Klein, il grigio e il nero si abbinano pattern geometrici a righe o a stelle stilizzate; non mancano i decori tipici del “giardiniere alchimista” di Gucci nè cuori ed ancore simili a tatuaggi “Old School”. Il focus a 360° sui maglioni è favorito anche dal fatto che il modello, oltre a loro, non indossa altro. Artefice del  brillante escamotage è Pier Fioraso, designer di Emilio Cavallini convertito in stylist e direttore creativo per un editoriale che si avvale degli scatti di  Ira Giorgetti. Il photo-shoot, destinato alla versione on line di Vanity Teen (guarda qui la sua versione integrale), vede protagonista Michele Pezzoni ed offre una panoramica sulle ultime tendenze knitwear tratte dalle collezioni AI 2017/18 di griffe del calibro di Gucci, Valentino, Saint Laurent e Givenchy: un quartetto d’eccezione che Pier Fioraso riunisce  in vero e proprio tributo all’ insegna dello stile.

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Styling and Direction: Pier Fioraso

Photos: Ira Giorgetti

Model: Michele Pezzoni (Urban Models)

Hair & Make Up: Luigi Morino

All looks available at Luisa Via Roma