L’ abito bianco

 

Durante le sfilate Haute Couture parigine appena concluse, gli abiti eterei e superfemminili -definiti all’unanimità, dalla stampa, “romantici” – di Elie Saab hanno suscitato ammirazione e consensi: colori delicati in palette pastello, applicazioni di lamè e megalunghezze li hanno inseriti a pieno titolo nel filone di un’eleganza chic e sognante che bandisce tonalità chiassose e modelli appariscenti a favore di uno stile evanescente da ninfa, o da fata, dei boschi.  L’esaltazione di questi due diktat, femminilità e romanticismo, non poteva che portare alla massima espressione di entrambi: in passerella, l’ uscita dell’ abito da sposa è risultata l’applauditissima sintesi dei leit motiv ricorrenti del designer libanese. In tessuto rigido il corpetto, ampia e ricca la gonna, la massima sofisticatezza dell’abito si concretizza nell’applicazione di raffinati arabeschi di strass e perline su tutta la sua superficie. Il bianco, classico colore della purezza, viene spezzato da impercettibili tocchi di rosa pastello che riprendono le sfumature del velo, lunghissimo e decorato nell’identica modalità dell’abito, creando delicati giochi luminosi.

Un abito da sposa come ognuna di noi – sin da piccola – lo immaginava, adatto alla principessa di una fiaba. L’abito da sposa per eccellenza, quello che piacerebbe alle nostre mamme: lungo, scenografico e con un ampio velo. Quell’ abito, da bambine, era il simbolo della nostra vita di donne adulte: “plagiate” dai racconti delle fiabe e dalle considerazioni didascaliche di mamme, nonne e zie sulla donna ideale, vedevamo concretizzarsi questo percorso proprio nell’abito bianco: una base di partenza e di arrivo, tappa imprescindibile di vita (pena l’essere tacciata unanimamente da una sottospecie di paria sociale), e soprattutto massimo riconoscimento della nostra femminilità: un uomo ci sceglieva per la vita, dandoci valore come donne, madri, mogli, e l’abito incarnava in assoluto questo privilegio. E poi, naturalmente, c’era l’aspetto romantico: quale mamma non sognava la sua bambina, un giorno, vestita di un candido abito bianco e di un velo di tulle? Gli occhi, in quei momenti, si inumidivano di commozione e un sorriso ispirato incurvava le loro labbra. Ebbene sì, mamme, forse vi abbiamo deluso…rincorrendo chimere di carriera, sbarcando il lunario con lavori improbabili o meno, sbattendoci qua e là allo scopo di realizzare un sogno che coincideva solo con noi stesse, e non con un principe azzurro. E adesso, dopo tanto daffare e rincorsa all’ indipendenza, ci chiediamo se quell’abito, noi, lo indosseremo mai…e se forse eravate voi ad avere ragione, a preferire il percorso vintage di una vita tranquilla. Ma lo sarebbbe poi stata, tranquilla? “O tempora, o mores”…

Buon venerdì.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *