La tempesta di neve

 

Un treno che si allontana…un treno in partenza nella nevicata fitta. Lui è al finestrino ma forse non la vede, confusa tra i vorticosi fiocchi…Lei è rimasta ferma sul marciapiede, a guardarlo da lontano…finchè ha tentato di avvicinarsi a lui seguendo la messa in moto del treno, lasciando impronte sulla neve. Ma la tempesta di fiocchi cela e confonde la vista, il freddo glaciale innalza già una rigorosa distanza destinata a cristallizarsi in ghiaccio. Forse è meglio così…Guardarsi negli occhi per l’ultima volta, prima che il treno allontani definitivamente due vite, sarebbe stato doloroso o chissà…magari solo imbarazzante. Perchè gli sguardi indugiano sulle espressioni, sembrano spenti, a disagio…si agganciano l’uno nell’ altro cercando un linguaggio muto con cui comunicare, con cui dirsi tutto quel che non è stato detto…Ma è troppo tardi, il treno è già in partenza e con un fischio si allontana. Lui si affaccia al finestrino e non staccherà gli occhi da lei finchè rimarrà visibile…Lei resta immobile nella bufera con lo sguardo incollato a quel treno in movimento. Neppure una parola, neppure un sorriso…un saluto con la mano quando il motore inizia a prendere il via, ad allontanare lui da lei. Perchè, all’improvviso, cala un’aria densa e immobile di tristezza?  Mentre il treno procede sempre più veloce, il senso di abbandono diventa fisico, tracciato da quel tragitto sui binari che lo allontana…Poi, il treno sparisce del tutto, divenendo solo un lontano puntino. Lei, come una statua nella neve, lo fissa ancora e non sembra temere il gelo. E’ desolazione, quella che prova? Rimpianto? Un sentimento inespresso? Eppure, i patti erano chiari…un weekend incontrati per caso, lui turista, lei autoctona, e poi lei cicerone, lei consigliera di shopping finchè la sua piccola mansarda sui tetti si era tramutata in alcova. Due sconosciuti, due giorni e due notti passati a letto mentre la neve scendeva copiosa e immacolava un peccato innocente. A malapena, entrambi conoscevano mutuamente i loro nomi. E poi, la partenza obbligata di lui, una ragazza a 300 km, le valigie, la stazione, il distacco. I patti erano chiari…un intrigante weekend insieme, poi ognuno di nuovo alla sua vita…E allora, cos’era quella fitta sul cuore che provava mentre il treno diventava un puntino nero nella neve? Cos’era quella morsa lancinante che sembrava quasi una ferita dell’anima? La tempesta impazzava in un crescendo continuo, vorticoso…Ma lei era felice: erano stati il freddo e il vento, disse, quando le chiesero il motivo dei suoi occhi gonfi di lacrime.

 

Buon giovedì.

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