La giostra

Basta poco, a volte…una musica, un dettaglio, persino un odore particolare, per rievocare momenti e sensazioni del passato. Per ricercare, tra le immagini archiviate nella mente, luoghi, persone, situazioni accuratamente impressi in fotogrammi flou e dai colori incerti, deformati dallo sguardo di bambino che li immagazzinava…e basta un carillon che a manovella mette in moto gli ingranaggi dei ricordi, diffondendo una melodia  semplice, ripetuta all’infinito ad ogni giro, per riaffondare nel passato. La giostrina del carillon affida ai suoi cavalli in miniatura e a decorazioni come glassa di zucchero il ritornello di giorni lontani: giorni di festa, quando le giostre arrivavano in città! Ancora mano nella mano della mamma avanzavi incerta, quando si spargeva la voce…ed erano capricci e suppliche, per arrivare in quei campi densi di ghiaia e di erba che ospitavano giostrine variopinte come enormi carillon, autoscontri e ottovolanti che non vedevi e non ti interessavano…Cercavi solo le decorazioni di perle, i cavallucci che si muovevano a suon di musica, il dolce movimento ondulante della rotonda pedana. Ed erano aspri rimproveri dei vecchi quando ammonivano imperiosi di stare attenti, perchè gli zingari  rapivano i bambini: la manina stretta più forte in quella della mamma non appena i tuoi occhi , ancora intrisi solo del tuo piccolo mondo, scorgevano le roulotte sparse attorno, il fumo che ne usciva, donne scure come tronchi d’albero in trecce lunghissime ed ampi gonnoni. Ma il sogno tornava, su quella pedana. E mentre roteava a suon di musica cullandoti sui suoi cavallucci incantati, nulla poteva succederti: ti accingevi a varcare i confini di un mondo fatato che ti avrebbe condotto, giro dopo giro, verso il magico scenario di una favola surreale, in un Regno della fantasia dove non esistevano vecchi apprensivi nè pittoreschi ladri di bambini..

Buon venerdì.

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