Il nuovo mese arriva in uno scenario gelido e ammantato di neve come quello di una fiaba del nord. Fiocchi minuscoli e fitti, che scendono senza smettere e vanno ad ispessire una coltre bianca che oltrepassa già i 20 cm…Tutto è silenzio, incanto: i rumori sono attutiti e tetti, lampioni, alberi del parco hanno già assunto un altro aspetto, sulla scia di quei ‘giorni della merla’ coincisi con le temperature più fredde dell’anno. La moda, adattandosi al clima polare, ci avvolge in caldi e morbidi indumenti: accessori che, oltre a proteggerci dal freddo, ci donano una rinnovata allure dai connotati decisamente sofisticati, soprattutto quando si parla di capi in pelo. La pelliccia, quest’ anno, nonostante i diktat contrari degli animalisti, è stata una delle protagoniste più assidue delle passerelle: proposta da brand come Gucci, Fendi, Blugirl, Dolce & Gabbana e Armani -tra gli altri, è stata colorata, trattata, personalizzata (memorabile la pelliccia a pelo lungo di Dolce & Gabbana, in full color rosa shocking). Ma anche la moda low cost e lo street style hanno presentato una gran varietà di capi in pelo, con prevalenza di ecopelliccie dalle più svariate forme e modelli (originalissimo l’effetto ‘dalmata’ della fake fur di Topshop). Tra gli accessori, spicca su tutti la superglamorous Skull-Clasp clutch rivestita di pelliccia viola, o nera, firmata Alexander McQueen. Non resta, ora, che dare una risposta all’ annale questione: ‘Vera o falsa’?, scegliendo la pelliccia in base ai nostri credo e alle nostre esigenze, tenendo presente che, a tutt’oggi, la moda offre soluzioni per tutti i gusti e tutte le tasche. E che, in quanto a tendenze, per l’ inverno attuale i trend di punta decretano una decisa vittoria della pelliccia – o ecopelliccia – sul classico piumino. Smentendo, evidentemente, la pur eticamente corretta dichiarazione di Trish Donnally che affermò: “Il sogno americano anni ’50 di possedere una pelliccia di visone è morto proprio come quei 60 visoni uccisi per realizzarla.”
(Nella foto: Veruschka, fotografata da Franco Rubertelli nel 1968.)
Buon mercoledì.