Può essere, un intero secolo di moda, riassunto in cento significativi abiti? La risposta è sì: l’ impresa, a prima vista impossibile, è stata portata a compimento da Valerie Steele, direttrice del Fashion Institute of Technology di New York seguendo un progetto che si proponeva di raccontare, tramite una serie rappresentativa di capi, il ‘900 della moda. Grazie a un accurato e approfondito lavoro di ricerca, Steele ha tracciato una storia per immagini dell’evoluzione dello stile che maggiormente ha riflettuto l’andamento della società e i mutamenti nella creatività del secolo scorso. Un compito arduo, vista l’enorme mole di materiale che chiedeva di essere riassunta in soli cento pezzi: eppure, forse proprio in virtù della stringatezza, il riuscitissimo risultato ha evidenziato stili, ispirazioni e collegamenti tra essi focalizzandoli con efficacia e lungimiranza. Tra i designer inclusi, non potevano mancare Chanel con il suo tubino nero creato nel 1920, Jacques Fath che ispirò il New Look di Dior, Emilio Pucci che lanciò i famosi pantaloni capresi adorati da Marilyn e BB, Yves Saint-Laurent, che dai pantaloni prese spunto per rielaborare il guardaroba maschile in versione femminile (chi non ricorda il suo smoking ‘per signora’?): un concetto, poi, ripreso e stravolto all’ inverso da Jean-Paul Gaultier, che confuse i ruoli facendo sfilare uomini in gonna. Lo stesso Jean-Paul Gaultier, inoltre, appare nel libro grazie all’ iconico corsetto a coppe appuntite che creò per Madonna. Agli anni ’80, la curatrice Steele ha dedicato ampio spazio: alcuni lo ricordano come uno dei decenni meno interessanti della moda, dimenticando però grandi stilisti come Montana, Gigli, Lacroix, Sybilla, Mugler, per non parlare della cosiddetta scuola giapponese ( Yamamoto, Miyake, Kawawubo, Comme des Garçons) che proprio negli anni ’80 vide applicare alla moda una poetica e un concetto ‘filosofico’ completamente innovativi. La collezione dei cento abiti punta su una regola fondamentale: la maggior parte di essi è costituita da abiti da sera, in quanto renderebbero al meglio l’idea di una collezione. Appaiono dunque tra le altre, nella parte finale del libro, creazioni di tre grandi Maestri come Hussein Chalayan, John Galliano e Alexander Mac Queen. Ed è proprio firmato Mac Queen l’abito che Valerie Steele dichiara di preferire su tutti: il n. 99, una spettacolare composizione in listelli di lastre radiografiche tinte in rosso a formare un corpetto, e scenografiche piume declinate nei toni del viola e del rosa configurate in un’ampia gonna. Un abito che unisce uno straordinario impatto alle coordinate di un sogno: splendido sunto di tutto ciò che identifica la moda nella sua quintessenza.
The impossible collection of Fashion,
di Valerie Steele, ed. Assouline.
Pp. 144, Euro 450.
Yves Saint-Laurent per Christian Dior
Jean-Paul Gaultier
Buona domenica.