(Photo by Pasquale de Antonis)
La vita di Ivy Nicholson potrebbe essere paragonata a una saga, a un romanzo ricco di colpi di scena di cui la suspence e l’ imprevedibilità sono gli ingredienti fondamentali, Nata a Brooklyn da una famiglia della working class di origini irlandesi, a soli 16 anni inizia una carriera di modella che la introduce ben presto nell’ universo delle top internazionali più quotate , più richieste e più conosciute al mondo. Occhi verdi, capelli castano scuro, sopracciglia ben delineate, raggiunge l’ apice della fama negli anni ’50. Una classe inconfondibile, altera come la figura della mannequin richiede all’epoca, che lascia però intravedere, nell’ incredibile espressività del suo sguardo, una febbrile vitalità , un humus passionale che percorreranno tutta la sua vita. Ivy è protagonista delle copertine dei più importanti glossy di moda dell’epoca: VOGUE, ELLE, Harper’s Bazaar su tutti. Tra le tappe più importanti della sua carriera non può mancare l’Europa, dove intraprende anche la carriera di attrice apparendo in alcuni films. In Italia partecipa a Un americano a Roma , di Steno, con Alberto Sordi; inoltre prende parte alla lavorazione di Senso di Luchino Visconti, de Gli sbandati di Citto Maselli e a Le avventure di Giacomo Casanova, sempre di Steno, Frequenta tutta la crème dell’aristocrazia e del jet-set, è considerata una delle più sofisticate e eleganti modelle al mondo. Nel 1970 si trasferisce in pianta stabile a Parigi dove inizia a dipingere e dove cresce i suoi quattro figli, due dei quali – i gemelli Penelope e Gunter – sono figli di John Palmer, regista e cameraman della Factory di Andy Warhol: girata la boa dei ‘trenta’, infatti, e con una rivoluzione nei costumi e nei modelli estetici che ha apportato sostanziali cambiamenti, Ivy decide di dare uno stop alla sua carriera di modella legandosi sempre più alla Factory warholiana, divenendo una delle muse e confidenti di Andy e recitando in piccoli ruoli in tutta una serie di film dalla Factory prodotti. Poi, all’ improvviso, la favola della sua vita prende una direzione inaspettata: gli eventi precipitano,e Ivy scompare dalle scene. In molti, ricordando la sua sfolgorante bellezza, si chiedono dove sia finita. La risposta arriva del tutto inaspettata, brutale, shockante, dalle strade di San Francisco: sono gli anni ’80 e un fotografo del San Francisco Chronicle riconosce Ivy nelle foto che ha scattato a una homeless dai gesti e dalle movenze singolari. Da allora, sono passati ormai più di trent’anni e Ivy ha ripreso perfettamente in mano le redini della sua vita: ha girato un film, The dead life, in puro stile Factory, e sta lanciando la sua biografia, Warhol’s bride, curata da Catherine Grant Matta. Una rinascita totale, un’ ennesima radicale svolta nella vita erratica e piena di colpi di scena di una donna che non si è risparmiata nulla e ha attraversato continenti, conosciuto l’esistenza in ogni sua angolatura, frequentato dai principi ai senzatetto in una serie di tortuosi e sorprendenti avvenimenti. Il guizzo nello sguardo di Ivy la diceva lunga, rivelando la personalità di una donna che ha alternato mondi dorati e abissi con la stessa, brulicante, fame di vita senza calcoli. Senza regola alcuna se non quella di vivere, rigorosamente, to the fullest.
Ivy Nicholson insieme a Viva della Factory