Le 45 primavere di Fiorucci

 

21 Marzo, primo giorno di Primavera. Una Primavera che sancisce una ricorrenza importante: nel maggio del 1967, infatti, esattamente 45 anni fa, a Milano nasce Fiorucci. Uno store nelle adiacenze di Piazza San Babila, in Galleria Passarella, che non è un certo un negozio qualunque bensì luogo celebrativo di un life-style a tutto tondo, omaggio a Carnaby Street e alle nuove suggestioni londinesi e statunitensi, una finestra sul mondo. Pochi anni dopo diventa il punto di ritrovo obbligatorio di tutti i giovani all’avanguardia di Milano, assurge a simbolo l’iconico duo di angioletti  e si ‘sdoppia’ un un negozio ‘gemello’ situato in via Torino che è un paese delle meraviglie su tre piani, ricco di fontane d’acqua e di profumi speziati: Fiorucci non propone solo abbigliamento ma complementi di arredo, libri, musica, spazi dedicati alle performances e al vintage clothing. Unico nel suo genere, si afferma come uno dei primi concept store italiani, offrendo ai suoi clienti un ristorante dove gli hamburger vengono serviti su preziosi piatti di Richard Ginori. Il resto è storia: l’apertura londinese del 1975 in piena King’s Road, quella newyorchese (l’anno dopo) che vedrà Andy Warhol tra i suoi frequentatori più assidui, il party (nel 1977) per il lancio dello Studio 54, in cui il team stilistico Fiorucci si cimenta nella realizzazione degli abiti pensati da Antonio Lopez per l’inaugurazione…E poi ancora, il nuovo store di Los Angeles (1979) nel fulcro di Beverly Hills e l’ ideazione del primo jeans stretch datata 1982, che unisce denim e lycra in un femminile, sensuale mix . Nel corso del tempo, la biografia del brand si arricchisce di date sempre più importanti in cui glamour, nuovi talenti e grandi nomi del jet set si intersecano con un twist unico che non abbandona mai l’attenzione alle nuove tendenze nè l’ ironia. Il party organizzato per celebrare i 15 anni di vita del Marchio, nella location dello Studio 54 di New York, vede esibirsi una sconosciuta cantante dallo stravagante abbigliamento e dalla determinazione d’ acciaio: si tratta di Madonna, che partecipa anche all’inaugurazione parigina del successivo Fiorucci Store. Ci piace ricordare così il brand italiano di ‘moda giovane’ forse più caratterizzato degli anni ’70, riprendendone le immagini, i capi e gli accessori clou: come dimenticare le t-shirt con i personaggi Disney, le maxizeppe in vernice, tutta l’ iconografia che includeva pin up, aereoplani aerodinamici, dischi volanti, le strizzate d’occhio al vintage e l’abbinamento di angeli e cuori in contrasto con accessori-gadget come le manette in pelouche rosa? E ancora, le serigrafie stilose che richiamavano agli anni ’50, la serie di borsette in plexiglas dai colori fluo, l’aria internazionale e cosmopolita degli store che spinse Warhol a pubblicizzare dalle vetrine Fiorucci di New York il suo Interview…Dopo varie evoluzioni e passaggi di testimone (il nome di Elio Fiorucci, dal 1990, non è più legato all’azienda), pur nei cambiamenti e nei nuovi imput di stile, Fiorucci rimane sempre, e per sempre, il punto di riferimento epocale che ha segnato una rotta alternativa nella moda italiana, adeguandosi velocemente al cambiamento dei tempi grazie ad uno sguardo curioso sul mondo e a uno spirito internazionale che non tralasciava di affermare la sua identità ‘made in Italy’. Importanti fattori-chiave che hanno identificato il brand non solo con un modo di vestire, ma di essere a 360° che ha trainato un’ epoca intera.

Buon mercoledì.

 

 

Una risposta a “Le 45 primavere di Fiorucci”

  1. Ciao cara, ti ricordi poco più di 20 anni fa quando Fiorucci imperversava con i paninari e tutte le ragazze indossavano i suoi capi?
    L’ho visto spesso lanciare campagne benefiche e questo fa onore al marchio.

    Un bacione cara

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *