Favolosamente vintage sin dalla scelta del nome: Lana – come Lana Turner – Del Rey – come l’auto Ford Del Rey. Si è definita una bad girl in varie interviste, lasciandoci intuire un passato tormentato e burrascoso: la sua avventura comincia con un trasferimento da Lake Placid a New York, dove appena diciottenne dà sfogo alla sua passione per la musica esibendosi in performances nei club e iniziando a scrivere i suoi pezzi. E’ il 2008 e all’epoca Lana è ancora Lizzy Grant, firma un contratto con un’etichetta indipendente e sforna un album che viene diffuso brevemente su i-Tunes. Tre anni dopo esce Videogames, divulgata in rete e accompagnata da un video autorealizzato: quanto basta per attirare un’ enorme attenzione su di sè che la porta a firmare un contratto con una major discografica come Interscope Records, con cui lancerà il suo primo ‘vero’ album Born to die. Il successo esplode immediato, Born to die raggiunge subito il primo posto in classifica in ben sette nazioni e Lizzy, ormai definitivamente Lana Del Rey, viene consacrata nell’ Olimpo delle star. Intanto, mentre i singoli tratti da Born to die escono a ritmo serrato, Lana annuncia tra i suoi prossimi progetti la riedizione del primo album di cui ha acquistato i diritti in i-Tunes, per farlo debuttare alla grande con la sua nuova etichetta discografica. Il forte impatto mediatico di Lana Del Rey nasce da una musica che è prodotto di influenze particolari, data da contaminazioni con la pop music più tipicamente americana degli anni 50 e 60: non per niente, tra le sue fonti di ispirazionie la new singer cita Elvis Presley e Frank Sinatra affiancandoli a Anthony and the Johnsons, Eminem, Maria Carey e Britney Spears. Ma il look originalissimo di questa star made in USA ormai trapiantata a Londra gioca un ruolo non meno predominante: a metà tra mood anni ’50 e Lolita-oriented, la sua immagine si accosta a quella di una moderna pin up del 2000 rivisitandola di un’inedita femminilità, insolente, languida e grintosa al tempo stesso. Morbide onde alla Veronica Lake, unghie affilate e folte ciglia finte richiamano a una sensualità di altri tempi , riattualizzata grazie a un saldo self-consciousness che evita di finalizzarla esclusivamente al compiacimento maschile.
E se Elvis tanto ha rappresentato nella formazione di Lana Del Rey, moltissimo rappresenta per noi il suo pezzo dedicato a The King: ritmato, ballabile ma anche sottofondo ideale per ogni break della nostra vita quotidiana. Energico e rilassante, in un dualismo che persino il nome di Lana, unendo la più pura tradizione cinematografica americana alle tracce ‘latino’ delle sue frequenti permanenze a Miami, presenta e ostenta con originalità e fierezza.
Buon giovedì.