Ferragamos’ Creations: una Marilyn in ‘limited edition’

 

A 50 anni dalla scomparsa di Marilyn, la Maison Ferragamo rende omaggio alla più grande star di tutti i tempi proponendo una speciale capsule collection di calzature in limited edition che include alcuni tra i più preziosi esemplari creati da Salvatore Ferragamo appositamente per lei.  La Marilyn Monroe Collection della linea Ferragamo’s Creations rielabora infatti, riattualizzandoli, modelli pregiatissimi e storici indossati dalla diva, sia nella quotidianità che nei suoi film più noti: Marilyn , grande fan delle creazioni Ferragamo, non incontrò mai il couturier, ma acquistava regolarmente le sue scarpe nel grande negozio di Park Avenue a New York o le ordinava direttamente in Italia. Il ‘Calzolaio delle Stelle’ , che nella sua autobiografia sembra quasi parlare di Marilyn quando cita la donna che calza il numero 6 di piede -“La Venere è generalmente molto bella, affascinante e sofisticata, eppure (…) è spesso incompresa” – negli anni ’50 iniziò con la bionda star platinata un rapporto di reciproca stima e ammirazione; Marilyn prediligeva modelli eleganti, dalla linea essenziale e dalla punta affusolata, con tacco rigorosamente a spillo ed alto 11 cm. Il tacco undici, passione smodata e conditio sine qua non di ogni creazione a lei destinata, rappresentava un prezioso alleato per l’andatura sexy e ancheggiante che la diva esibiva, incarnando il valore aggiunto di una squisita, dirompente femminilità: da allora in poi, fu richiestissimo da donne di ogni età e condizione sociale, che svettando sui tacchi ritrovavano una sensualità gioiosa ed esuberante del tutto in linea con il nuovo mood spensierato del dopoguerra. Salvatore Ferragamo interpretò ogni richiesta della diva declinandola in un’ estrema varietà di materiali, colori e modelli che creavano un perfetto pendant con il suo stile e che, a tutt’oggi, rimangono dei classici di un’ eleganza evergreen e dal fascino supremo. Il Museo Ferragamo ne conserva 20 esemplari, che Marilyn indossò dalla seconda metà degli anni ’50 fino alla sua morte: acquistati per la maggior parte ad un’ asta di Christie’s nel 1999, alcuni di essi vengono ora riproposti nella Marilyn Monroe Collection rinnovandone la preziosità. Dieci modelli in tutto, tra cui sono incluse pump e décolletè caratterizzate da una fine lavorazione artigianale e da un’accurata scelta nei materiali e nelle decorazioni, rievocando una allure a metà tra il  bon ton e il sex appeal; in particolare, vengono riproposte la décolletè interamente in coccodrillo (Viatica 2) indossata dalla star in “A qualcuno piace caldo”(1959 ), di Billy Wilder, e la pump dalla punta affilata e completamente ricoperta di Swarowskij (Red) che Ferragamo creò per Marilyn in ‘Facciamo l’amore’ (1960) di George Cukor. Alla capsule collection sono inoltre allegati due incantevoli pendenti raffiguranti, in miniatura, leggendari modelli indossati dall’attrice: Red, come l’ omonima scarpa – ciondolo in oro giallo 18 carati tempestato di diamanti neri – e Honey, in oro giallo 18 carati e smalto nero, arricchito da una spilla in diamanti. A mezzo secolo esatto dalla sua scomparsa, dunque, il mito di Marilyn Monroe non accenna ad affievolire il suo splendore, delineando uno stile dalle coordinate senza tempo che ne ribadisce, a titolo perenne, tutta la iconica unicità.

Felice weekend.

Photos courtesy of Ferragamo Press Office

 

Décolleté con tomaia interamente ricoperta di strass Swarovski rossi. Tacco a spillo. Il modello è indentico a quello che l’attrice indossa nel film di Cukor, Facciamo l’amore, ma in bianco. Etichetta “Ferragamo’s Creations Florence Italy”.

 

Arthur Elgort: un innovatore della fashion photography

 

Nasce a Brookyn nel 1940 Arthur Elgort, l’artista che saprà meglio imprimere un tocco differente, audace, sbarazzino alla fashion photography contemporanea. A New York City studia pittura, ma la trova ben presto una forma d’arte troppo solipsistica per le sue attitudini, e passa dunque alla fotografia. Inizia come assistente di Gus Peterson, il cui stile fatto di naturalezza, e ‘in movimento’, influenzerà non poco quella che diverrà, nel tempo, la caratteristica ‘impronta’ di Elgort, che ne attribuisce tuttavia l’ ascendente al suo amore per la musica e per la danza- il balletto, in particolare. Quando, nel 1971, i suoi scatti appaiono in un numero di VOGUE UK, suscitano clamore: per la prima volta lo shooting si libera delle luci artificiali, prediligendo prevalentemente quelle naturali; alle pose si contrappone il movimento, colto in tutta la sua spontaneità come in un’improvvisa istantanea; le modelle incarnano donne contemporanee in corsa con il tempo, agili, flessuose, raramente immobili e spesso ironiche, ammiccanti, disinvolte: uno stile che, per Elgort, diventa quasi un copyright. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 firma shooting per i fashion magazine più prestigiosi iniziando una fitta collaborazione con VOGUE America, GQ, Glamour, Rolling Stone, Teen VOGUE. Le sue immagini sembrano identificarsi con la moda di allora, che ridisegnava il corpo femminile rendendolo scattante interprete di una nuova plasticità. Oltre che con i glossy, Arthur Elgort collabora alle campagne pubblicitarie di numerosi brand, tra cui colossi del lusso come Yves Saint Laurent, Valentino e Chanel. Negli anni ’80 inizia a pubblicare libri di fotografia,  a cui segue il famoso Model’s manual edito nel 1994, nel pieno boom delle ‘supermodels‘, e si dedica a film e documentari. Oggi, prosegue la sua carriera di fashion photographer per  VOGUE America e molti altri top magazine, curando al tempo stesso le campagne pubblicitarie di importanti realtà della moda internazionale.  I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti dell’ International Center of Photography di New York, del Victoria and Albert Museum di Londra e del Museum of Fine Arts di Houston,

Buon venerdì.

 

Paco Rabanne e la ‘Barbarella age’

 

Nato a San Sebastian nel 1934, la moda è già scritta nel suo destino: sua madre è la prima sarta di Balenciaga, e a casa sua si respira a tempo pieno aria di stile, coniugato in quella concreta e minuziosa manualità che costituisce la complementarità essenziale del processo creativo. Allo scoppio della guerra civile, la  famiglia Rabanne si trasferisce in Francia, dove Francisco -detto Paco – si iscrive agli studi di architettura. Al tempo stesso crea una sua collezione di gioielli e bottoni di plastica che vende alle grandi Maison parigine: Balenciaga, Dior e Givenchy. Sono gli anni della Swinging London, anni di immenso fermento che pervade, di riflesso, anche la Francia. ‘Innovare’ è la parola d’ordine di un periodo che, mai come allora, ha visto legare a doppio filo moda e società, moda e attualità in modo quasi simbiotico; Paco, nel 1965, è fermamente convinto che l’evoluzione debba passare, in primis, per un deciso stravolgimento dei materiali classici. Crea dunque il suo primo abito in plastica, a cui ne aggiunge altri, successivamente, in carta, metallo, nastro adesivo, fibre ottiche. Fonda la sua casa di moda appena un anno dopo, anche in virtù del consenso ricevuto dalle celebrities dell’epoca, occupandosi inoltre di collaborazioni con cinema, teatro e danza. E’ il 1968 quando crea i costumi di scena per Barbarella, ormai entrati nella storia. Interpretato da Jane Fonda, il film di Roger Vadim è una pellicola di fantascienza mutuata dai comics di Jean-Claude Forest che dei comics riflette lo spirito giocoso e a volte sornione, specie quando indugia sui particolari erotici e sulle denotazioni caratteriali dei vari personaggi. Per una Barbarella interpretata da Jane Fonda, Paco Rabanne crea aderenti bustini metalizzati, tutine attillatissime intramezzate da dettagli metallici, corpetti con applicazioni in plexiglas effetto nude look, giubbini argentati in stile astronauta e sexy mise che utilizzano lamè, frange, plastica in abbondanza, sempre rigorosamente abbinate a stivali con risvolto o a sensualissimi ma aggressivi cuissards. Un’anticipazione straordinaria di un trend ispirato dall’atmosfera che aleggia in virtù dell’imminente sbarco dell’uomo sulla luna, spunto che avrebbe creato, nella moda, un nuovissimo filone i cui protagonisti si rinvengono non solo in Rabanne, ma anche in Courrégès, Cardin, tra gli altri. Rimane storica la collezione Space Age di Courrègès: interamente ispirata alla luna, è un trionfo di tubini, miniabiti, body ultraderenti e stivaloni in colori lunari declinata in tessuti sintetici, plastica e vinile.  Rabanne, intanto, con le sue avveniristiche creazioni suscita il disappunto di Coco Chanel che parè lo definisca ‘il metallurgico della moda’. Nel 1968 inizia una collaborazione con la Puig che produce e commercializza i suoi profumi, società alla quale, nel 2000, quando esce di scena, cede il suo brand. Oggi, nonostante l’avvicendarsi di vari direttori creativi – recentissima la nomina di Lydia Maurer, in procinto di esordire con la collezione primavera estate 2013- il mood Rabanne non cessa di aleggiare costantemente su tutte le nuove creazioni.

Buon giovedì.

 

 

 

 

Gucci: New Bamboo Bag

 

Il colore viola regge benissimo, ponendosi di nuovo in top position anche in questa afosa stagione. Lo propone, in una elegante sfumatura violetto, la più nuova riedizione della Gucci Bamboo Bag, un cult della Maison datato nientemeno che 1947,  il cui nome si ispirava al particolare manico di bamboo curvato a ‘u’ issato su una borsa vero capolavoro di maestria artigianale. La Bamboo Bag divenne un prioritario must have soprattutto negli anni ’50 e ’60, quando catturò il gusto di aristocratiche, celebrities e teste coronate tra le quali troviamo i nomi di Vanessa Redgrave, Paola di Liegi e Ingrid Bergman. Una ‘it’ bag, icona del lusso e tuttora identificata con uno degli accessori più marcatamente glamouros della storica Maison fiorentina. Oggi, dopo il restyling di Frida Giannini, la New Bamboo Bag viene riproposta con l’aggiunta di una squisita ricercatezza nel design e nei materiali, ed una cura estrema per i dettagli. Raffinato e prezioso anche il connubio tra colori e pellame: la New Bamboo Bag viola è in vernice, con tracolla staccabile e con il manico interamente di bamboo leit motiv di ogni borsa. Sempre in vernice, la versione black e quella in rosa confetto. Incantevole per eleganza e stile la versione color champagne, in pelle metallizzata, mentre spicca per estrosità il modello in stampa zebrata con rifiniture in pelle color cipria. I prezzi delle New Bamboo Bag si aggirano tra i 1500 e i 2000 euro. Le borse sono acquistabili anche on line, presso l’e-shop Gucci.

 

Buon mercoledì.

‘Infinetely Kusama’: Yayoi Kusama per Louis Vuitton

 

Mancano ormai pochi giorni alla sua inaugurazione ufficiale: dopodichè, l’ iconico brand del lusso Louis Vuitton verrà letteralmente invaso da pois di ogni forma , colore e dimensione. Quando si fa il nome di Yayoi Kusama, d’altronde, non può essere altrimenti: è all’ istrionica artista giapponese, infatti, che la Maison si è rivolta allo scopo di creare una particolarissima capsule collection interamente tempestata di ‘polka dots’. Tutto è nato quando Marc Jacobs, direttore creativo per Louis Vuitton, colpito dalle opere della Kusama – alcune delle quali sono esposte a titolo permanente al MOMA di New York ed alla Tate Modern di Londra – ha rinvenuto un tale potenziale nella ricorrente e quasi ossessiva ripetizione di bolli, leit motiv identificativo dell’artista, da proporre all’ eccentrica Kusama una futura collaborazione. Oggi, la proposta di Jacobs si è tradotta in realtà e il 10 luglio – data che coincide con la sua retrospettiva al Whitney Museum di New York – ‘Infinitely Kusama’, questo il nome della collection firmata dalla ‘Princess of polka dots‘, verrà lanciata con tutti gli onori. La capsule includerà abiti ed accessori giostrati in quattro colori: giallo, rosso, nero e bianco, e sarà naturalmente caratterizzata dal trademark dell’  artista in una moltitudine confusa, continua, caotica e divertente di  pois in differenti dimensioni, ma decisamente preponderanti. Tra gli accessori sono incluse scarpe, borse, occhiali, portamonete, bracciali, un orologio e un very glamourous foulard carrè in seta interamente stampato di polka dots neri. Un mondo decorativo che esprime giocosità, reminescenze infantili, ironia a sfondo naif , tutto perfettamente giocato entro precise e ben delineate regole grafiche assimilate al design. The Princess of Polka Dots, il cui soprannome venne coniato per lei quando, negli anni ’60, si trasferì a New York e gareggiava con Andy Warhol in fatto di notorietà, fornisce un contributo artistico di essenziale importanza a una Maison di cui ricordiamo, in anni recenti, i riuscitissimi connubi con nomi di spicco dell’arte contemporanea quali Takashi Murakami, Stephen Sprouse e Richard Prince. Non resta che attendere il 10 luglio per  apprezzare il mondo colorato e visionario, declinato in versione fashion, della più rappresentativa tra le artiste giapponesi viventi.

Buon martedì.

La moda e le epoche

 

 

” La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo. “

Coco Chanel

 

Buon lunedì.

Il colore del mese

 

Colore del mese è l’azzurro, qual miglior scelta? In agglomerati urbani oppressi dall’afa, niente di più perfetto che eleggere a tonalità cromatica number one la sfumatura del mare, una nuance che richiama all’ acqua in tutte le sue forme e appare rinfrescante al solo sguardo. Mai come in questi giorni l’azzurro ci richiama alla frescura dei fondali marini, alle onde increspate dal passaggio di una barca a vela sospinta dalla brezza, a rigeneranti bagni in mare come ancore di salvezza contro temperature che raggiungono il picco dei 40°, al cielo estivo che in diversi momenti del giorno si tinge di innumerevoli riflessi ribadendo la sua spettacolarità. Giuseppe Zanotti si è reso protagonista di questo dono e fatto interprete di questa tendenza, proponendoci zeppe in un marcato mood 2012: la zeppa, un leit motiv della femminilità sin da epoche lontane e cavallo di battaglia di Ferragamo, ha la dote di potenziare la sensualità femminile semplicemente issando una donna sui suoi vertiginosi tacchi. La gamba si affusola e tornisce naturalmente, l’andatura si fa flessuosa, le pose assumono caratteri istintivamente sexy senza sforzo nè posa. Zanotti non tralascia di delineare la sua ricercata sofisticatezza, che in queste zeppe si traduce nella scelta del raffinato pellame metallizzato, del colore e di una fine lavorazione a corda per il tacco e il plateau, reclinando il primo leggermente in avanti in uno stile vagamente Lady Gaga. Un unico ma eloquente, ulteriore commento: meravigliose.

Felice weekend.

Glitter People

 

” Non esco mai senza sembrare Joan Crawford, la star del cinema. Se volete vedere la ragazza della porta accanto, andate nella porta accanto.”

 

Joan Crawford

 

Buon venerdì.

Prima notte d’ estate

 

Ed è l’istante in cui cala il sole, il momento più bello. Attimi carichi di incanto, l’afa  sferzata da una leggera brezza…Il tramonto si offre allo sguardo in spettacolari colori, tingendo il cielo di sfumature suggestive e cangianti prima che il buio cali, come un sipario, sulla notte d’ estate. In quel momento è completo silenzio, eppure la vita continua a brulicare attraverso le finestre aperte, negli echi di televisori accesi, nei toni più alti delle voci che i finestroni spalancati amplificano a dismisura ma con naturalezza, senza stonature. E’ quieta l’atmosfera al pub, sotto la veranda che lascia intravedere sprazzi di cielo rosa con pennelate di bluette,: l’aria immobile e liquefatta della sera sembra sospendere lo spazio, delimitato da contorni di siepi, in un’atmosfera rarefatta, in un’oasi ideale. Il chiacchiericcio degli avventori, la tiepida brezza, le zanzare ossessionate dai lampioni di design ritagliano quella pausa di assoluto relax che la meraviglia di un altro giorno sfumato nel calar del sole rende ancora più carica di emozioni e suggestività. E all’ improvviso, leggere folate di brezza trasportano tutti gli odori, creando scie di effluvi che serpeggiano tra i tavolinetti. Che profumo ha, una notte d’estate? L’odore di frittura che assaggia una coppia, la fragranza speziata che mi sono spruzzata addosso, una sigaretta accesa fumata approfittando della veranda all’aperto…La sera di estate ha il sapore della convivialità, di una riconciliazione con un clima non più minaccioso, di fragole con panna e di esotici cocktail. Delizia lo sguardo dei colori al neon che , ultimo fashion trend, si ‘accendono con il buio. E in quella pausa, davanti a un drink su cui si tuffano rinfrescanti cubetti di ghiaccio, godi del nuovo scenario che anima la città in compagnia del tuo fedele glossy, più patinato ancora sotto il riflesso dei lampioni:  in comunione totale con la natura, mentre le lucciole profondono magia a intermittenza, ritrovi attimi di intenso relax e di profuso benessere.

Felice Solstizio d’Estate.

BB, tra vintage e ‘non vintage’

 

Quale atmosfera più estiva della Cote d’Azur? E quale diva, più legata indissolubilmente all’estate, di Brigitte Bardot? Il suo nome, a Saint Tropez, è tuttora un mito: a noi piace andare a ritroso nel tempo e ricordarla così, nel pieno del suo charme folgorante: quando, creatura estiva per eccellenza, i suoi hot pants, i suoi top a quadretti Vichy, gli abitini dal bustino attillato e i piedi nudi esibiti alla Madrague (e qualche volta, anche Chez Maxim’), spopolavano e creavano schiere di proseliti. E che dire della famosa ‘choucrute’, lo chignon supercotonato che diventò suo imitatissimo segno distintivo? O dei grandi cerchi in stile gipsy che sfoggiava all’ epoca in cui Et Dieu crea la femme stava sbancando i botteghini dei cinema di tutto il mondo? Il suo stile, ‘vintage ma non più vintage‘,è la quintessenza di una moda slegata da ogni coordinata temporale. Qualsiasi capo indossasse, si tramutava come per magia in trend per eccellenza: pantaloni Capri, ballerine in tinta e magliettina a righe una delle sue divise estive più cool. Una frangetta sbarazzina, aria sfrontata e cabriolet sfrecciante lungo i tornanti della Cote d’ Azur facevano il resto. L’icona a venire era già ‘nata’, convogliando tutti suoi caratteri in un mélange dall’ alto tasso di glamour ,unico e personalissimo. Il make up e l’hair styling ricoprivano ugualmente una funzione connotativa, per Bardot, passata dalle trecce e dalle code di cavallo agli chignon finto-spettinati fino a lasciare la sua chioma biondissima libera, sciolta e selvaggia, Agli inizi degli anni ’70, tuttavia, anche BB subì il fascino del cotonato e la ritroviamo, splendida leonessa, in alcuni scatti che ci mostrano una Bardot diversa, più aggressiva ma sempre ricca di infinito charme. Il make up, nel frattempo, si accentuava a livello degli occhi rimarcandoli con un deciso strato di eye-liner e di vellutato ombretto dalle tonalità scure, delegando alle labbra le nuance pastello o naturali: reminescenze di una diva saldamente ancorata nell’ immaginario colletivo a titolo permanente, il cui fascino e stile hanno svolto un ruolo decisivo e di straordinaria importanza non solo nel suo contesto epocale, ma in tutti gli anni a venire.

 

 

Buon mercoledì.