Hello Dolly

 

“Less is less; I go for more.”

Dolly Parton

 

Splendidamente eccessiva, esageratamente formosa, truccata, cotonata, abbigliata: eppure, non la vorremmo in nessun’ altra versione. Dolly Parton nasce a Sevierville, nel Tennessee, a piedi delle Smoky Mountains. Una famiglia povera, la sua: 12 figli da sfamare di cui lei è la quarta. Ma sin da bambina il canto è la sua ancora di salvezza: frequenta ancora le elementari quando prende parte al coro della Chiesa, canta in programmi radiofonici e TV, finchè, a 18 anni, prepara le valigie per Nashville dove tenta la fortuna come interprete di musica Country. Dolly, che ha un talento per scrivere musica oltre che per interpretarla (non tutti sanno che ha firmato la suggestiva I will always love you, il più grande hit di Whitney Houston), inizialmente raggiunge il successo con brani scritti per altri interpreti. Poi, con grande ironia, porta al successo Dumb blonde, che mette alla berlina la sua immagine di bionda giuliva e svampita: quanto basta per lasciarla proseguire lungo la strada del Country tout court. E’ la fine degli anni ’60 quando sviluppa una serie di binomi musicali con interpreti già noti nell’ambiente, come Porter Wagoner, e proprio a quel periodo risale il suo album da solista Coat of many colours, -inserito da Rolling Stone tra i 500 album più belli della storia: un ricordo d’infanzia, un tributo a quei cappotti fatti di più pezze cucite ed assemblate insieme, perchè la sua famiglia non poteva permettersi di comprarle un cappotto tradizionale. Negli anni 70, grazie a una serie di successi a cui dà il via Jolene, Dolly si afferma definitivamente nel panorama della musica Country Pop, un Country contaminato da nuove sonorità più commerciali e accattivanti. Nel 1977, con Here you come again, riceve il suo primo Grammy come miglior interprete donna di Country music: ma le contaminazioni con il Pop non diminuiscono. Infatti, il nome di Dolly compare sempre nelle top charts sia dell’uno che dell’altro genere musicale. Bionda, un’immansa testa di capelli ricci, vistosa, un seno overize – “Certo che sono mie: comprate e pagate a caro prezzo!”-,abiti iperappariscenti che mettono in risalto le forme, unghie lunghissime e affilate tinte dei più incredibili colori, la forza di Dolly sta nel tralasciare ogni divismo apparendo solare, sorridente, maliziosa, costantemente down to earth -è solita dire che sul palco, in concerto, il suo seno le impedisce di vedere le prime file della platea – con gli anni diversifica la propria attività reinventandosi come attrice: memorabile il suo esordio , nel 1980, in Dalle 9 alle 5…orario continuato,  dove recita con Jane Fonda, a cui seguono pellicole tra le quali, nell’89, un’altro film tutto al femminile come Fiori d’acciaio. Sono gli anni in cui Dolly decide di diventare una businesswoman a 360° e fonda Dollywood, un parco di divertimenti nel Tennessee a cui seguono il parco acquatico Dollywood Splash Country ed una catena di teatro-ristoranti. Nel frattempo, la sua musica procede di successo in successo, di Grammy in Grammy, cosi come la sua carriera televisiva: Dolly, il suo varietà, ottiene un enorme gradimento di pubblico. Recentemente, la sua immagine ha subito un sostanziale mutamento: la grande massa di capelli ricci è stata sostituita da un taglio scalato a ciocche lisce che aggiunge sofisticatezza al suo look non esitando, comunque, a mantenere gli outfit tutti lustrini, strizzavita ed evidenziaseno, che l’hanno sempre contraddistinta. Peccato, invece, per quanche ritocchino di troppo alla linea labbra, così drasticamente mutata. Ma voce, grinta e spirito sono gli stessi e i riconoscimenti ottenuti, dopotutto – Dolly è stata inserita nella Songwiters Hall of Fame, ha una stella personale nella Hollywood walk of fame e, un anno fa, ha ricevuto un Grammy Award alla carriera – possono permetterle questo sfizio ed altro. Sono ormai lontani i tempi in cui indossava il ‘coat of many colours’ , in cui il ricordo di sua madre coincideva con una donna con un bambino perennemente in grembo. Sono radici che non ha mai dimenticato, che le hanno insegnato a prendere la vita con filosofia e con saggezza, senza mai lasciare alle spalle l’umanità. Perchè solo una donna che sa di non esserlo, può fare il verso a sè stessa definendosi ‘Dumb blonde’ (letteralmente, bionda stupida’) in uno dei suoi maggiori hit. Ma Dolly è unica. Ed anno dopo anno si riconferma, in un passar del tempo per lei esteticamente cristallizato, vera e suprema icona del Country Pop.

Buon martedì.

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