Chi non la ricorda, nella memorabile sequenza in cui si abbandona a coreografiche pose ad effetto durante uno shooting in interni del fashion photographer Thomas, in Blow up di Michelangelo Antonioni? Altissima, un corpo filiforme, i lunghi capelli biondi e sciolti, quelle scene sono rimaste nell’ iconografia cinematografica di tutta un’epoca. Vera Grafin von Lehndorff-Steinort, nata nella Prussia dell’ Est nel 1939, ha nobili natali: è figlia del conte Heinrich von Lehndorff-Steinort e della contessa Gottliebe von Kalnein. Studia ad Amburgo, ma ben presto lascia la Germania approdando a Firenze: è lì che conosce il fotografo Ugo Mulas, che le rivela le sue enormi potenzialità come modella. A Parigi incontra Eileen Ford e viene tentata da una carriera americana, trasferendosi a New York. E’ il 1961, un’ epoca di transizione verso il modello della ‘donna grissino’: Vera viene considerata eccessivamente ‘statuaria’, non sfonda e decide di ritornare nel Vecchio Continente dove inizia a crearsi un personaggio adottando un perenne look total black. Cambiando il suo nome in ‘Veruschka‘, ostenta origini russe e un alone di fascinoso distacco. Da quel momento, è il boom: tutti la vogliono, tutti la richiedono, Ottiene un immediato riconoscimento internazionale grazie a Blow Up, nel 1966, dove appare solo per pochi – ma indimenticabili – minuti. In piena Swinging London, il look sofisticato ma al tempo stesso ‘selvaggio’ di Veruschka ha un appeal fenomenale, incarna non solo un tipo, ma tutto un mood: Peter Beard ne rimane incantato e la porta in Africa, nel Kenya, dove effettua una serie di scatti tra cui quello, famosissimo, che la ritrae trionfante su un rinoceronte. E’ l’ inizio degli anni ’70 e Veruschka replica la sua incursione del mondo del cinema con Salomè, di Carmelo Bene. Il sodalizio sentimentale e professionale con Franco Rubartelli, intanto, incentiva ulteriormente la sua carriera; ma Veruschka mira ad abbracciare l’arte, a rendere il suo corpo stesso arte a tutto tondo, ed inizia così l’esperienza del body-painting, Il suo corpo nudo viene usato come tavolozza dove si delineano le forme di diversi animali o immeginarie creature, o, ancora, dove un impeccabile trompe-l’oeil le permette di mimetizzarsi completamente con lo sfondo e lo scenario circostante. Sono gli anni della sua consacrazione come modella: ora, guadagna ben $10.000 in un giorno e viene annoverata tra la schiera delle top. Eppure, nel 1975, a causa di un presunto contrasto con l’allora editor-in-chief di VOGUE Grace Mirabella, abbandona per sempre copertine e passerelle. Dirà che Mirabella la voleva ‘borghese, troppo vicina agli standard della donna media dell’epoca, e per anni non parteciperà ad un fashion show. Appare, molti anni dopo, come special guest al Melbourne Fashion Festival del 2000 e, due anni fa, sfila in passerella per Giles Deacon durante la London Fashion Week: ha 71 anni, ma gli stessi splendidi occhi di ghiaccio prussiani e la stessa straordinaria, fortissima presenza scenica, Oggi, Veruschka ha raccontato la sua vita e le sue esperienze – l’ infanzia drammatica, il glamour degli anni del fashion-biz – in un’autobiografia: ‘Veruschka. La mia vita.‘, dove ripercorre fatti ed emozioni narrandoli a Jorn Jabob Rohwer, scrittore e giornalista berlinese. La data di uscita dell’ autobiografia è prevista per il 19 settembre, ed è in programma un evento d’ eccezione che si inserisce nel corpo delle manifestazioni organizzate in occasione della Settimana della Moda: in quella stessa data, Veruschka sarà a Milano dove presenterà il suo libro, insieme a Natalia Aspesi, nella splendida cornice del Museo del Novecento: per tutti i fan di questo grande mito della moda, affascinante icona di una bellezza unica dall’ eccezionale impatto, una chance imperdibile e un save the date obbligatorio.
Buon martedì.