“Non sa cantare, non sa recitare, non sa parlare. E’ straordinaria!” Così pare che Louis B.Mayer, head e fondatore della Metro Goldwyn Mayer, commentò il provino della diciottenne Ava Gardner dopo averlo visionato sullo schermo: Ava non sapeva far nulla di tutto ciò e il suo pesante accento del sud (era nata in North Carolina, ultima di sette fratelli, da una famiglia di coltivatori di tabacco e cotone) le rendeva quasi incomprensibile essere capita, ma un grande dirigente come Mayer seppe immediatamente cogliere l’ immenso magnetismo che emanava di fronte alla cinepresa. Trasferitasi subito a Hollywood, iniziò la sua carriera recitando in piccoli ruoli fino a porsi all’attenzione del pubblico con I gangsters (1946), dove affiancava Burt Lancaster: fu il primo di una lunga serie di film che, tra gli anni ’40 e gli anni ’70, la consacrarono una delle più grandi e venerate star di Hollywood. I ’40 la videro co-protagonista di pellicole insieme a partner di rilievo quali Clark Gable (I Trafficanti, 1947) e Gregory Peck (Il grande peccatore, 1949), e fu proprio in quel periodo che iniziò il suo fidanzamento con Frank Sinatra. Nel decennio successivo, proseguì per Ava una serie di ruoli accanto a colleghe e colleghi prestigiosi: con Robert Mitchum recitò in Voglio essere tua (1951), e per Mogambo (1953), girato accanto a Grace Kelly e a Robert Mitchum, ricevette la sua prima candidatura agli Oscar. Intanto, nel 1951, Ava aveva sposato Frank Sinatra ed era già considerata una delle donne più belle del mondo. La contessa scalza (1954), dove recita affiancata da Rossano Brazzi e Humphrey Bogart, evidenzia una delle sue migliori interpretazioni. Nel 1956 venne scritturata da Cukor , rivelatosi poi uno dei registi che seppero meglio valorizzarla: per la sua regia girò Sangue Misto e subito dopo si fiondò in Italia, impegnata sul set del film La capannina. Il divorzio da Sinatra, intanto, impazzava sui tabloid tramutandosi in succulente materiale per i paparazzi, che in Italia seguivano avidamente il neonato flirt di Ava con Walter Chiari. Ma il soggiorno europeo lasciò alla star anche dei brutti ricordi: in Spagna, infatti, durante una corrida venne colpita dal calcio di un toro che le lasciò in eredità un segno indelebile su una guancia. A fine anni ’50 apparve in due film: La maya desnuda (1958) e L’ ultima spiaggia (1959). Ma è nel 1964 che la sua interpretazione di alto livello ne I giorni dell’ iguana le valse una nomina ai Golden Globes. Sempre nei ’60, la Gardner prese parte al kolossal La Bibbia e, qualche anno dopo, a Il giardino della felicità (1976). Nel 1976 recitò con Sophia Loren e Alida Valli in Cassandra Crossing. A partire dal decennio degli ’80, Ava si dedicò prevalentemente alla TV e alle soap operas, ma la sua salute cominciava a vacillare pericolosamente (fumo ed alcol i suoi nemici principali): morì nel 1990 a Londra, dove si era trasferita oltre venti anni prima, a causa di una polmonite. Di Ava Gardner – un tipo di bellezza particolare, dai canoni extra rispetto a quelli americani, vagamente esotici – sono rimaste celebri le grandi amicizie e le storie d’amore: con Sinatra, ma anche con il multimiliardario Howard Hughes, con cui ebbe una relazione di oltre vent’anni, o con Luis Miguel Dominguin, celebre torero spagnolo che le venne presentato dal suo grande amico Ernest Hemingway. Gli atout della Gardner provenivano probabilmente da un’ immensa bellezza che non incuteva soggezione: mai vamp se non sullo schermo, la consapevolezza della propria carta vincente dava ad Ava una sicurezza in sè stessa naturale, compensata da una spiccata autoironia ed arguzia. L’ immagine natalizia con cui gli Studios la ritraggono, infatti, ne riflette lo spirito ispirando simpatia: potrebbe essere una di quelle foto di propaganda in cui gli attori invitano a non abbandonare gli animali domestici durante le feste, di certo più in voga oggi che allora. Ava, mai stata madre, stimola l’empatia del pubblico natalizio familiare puntando sul sorriso e su un cucciolo che stringe tra le braccia: d’altronde, quale anglosassone non ama i pets? Una posa sentita, affatto artificiosa in stile ‘diva in mostra con il suo cagnolino’. Basta notare lo sguardo dell’attrice: non è lei a fissare l’obiettivo, ma invita il cane a farlo spingendolo in primo piano. E basterebbe questo dettaglio per far sgretolare tutte le teorie sul presunto egocentrismo delle star. Un particolare unito al fatto che, la stratosferica bellezza della Gardner, viene percepita come una bellezza ‘a portata di mano’ non perchè dozzinale, bensì perchè dai suoi lineamenti trapela umanità, una persona vera, nè algida nè irraggiungibile. Ava Gardner, la ‘donna più bella del mondo’, era una bellezza amata dal pubblico, dai tratti mediterranei del profondo sud e dagli occhi dal taglio vagamente orientale, nata da famiglia umile e tutt’altro che benestante. E si sa, i favori del pubblico vanno spesso a tutte quelle star che, stimolando l’identificazione, si sono fatte da sè, mai rinchiudendosi in una torre d’avorio con chiavistelli a tripla mandata. Il Natale ‘animalista’ della Gardner non fa altro che mettere in evidenza, dunque, un ennesimo tassello della genuina personalità della star. Con scrosciante plauso da parte dell’ audience, of course.
Felice weekend.