Proprio ieri, il 12 febbraio, Franco Zeffirelli ha festeggiato il suo novantesimo compleanno. Un traguardo esistenziale e professionale d’eccezione, che i giornalisti del Sngi hanno voluto omaggiare dedicando al regista fiorentino un Nastro d’Argento alla Carriera. Zeffirelli, uno dei Maestri del cinema italiano, debuttò come scenografo teatrale affiancando Luchino Visconti. In seguito, dopo un’ esperienza come suo aiuto regista, esordì nella regia nel 1957 diventando l’artefice di spicco di un cinema che pone le sue basi sui grandi, ‘epici’ sentimenti rendendo l’amore, in senso lato, una delle sue colonne portanti. Un amore che sconfina dai meri elementi carnali per abbracciare un’ accezione più ampia, toccando ogni sfumatura della passione e tramutandosi in ossessione, spiritualità, tragedia ma – sempre – elevazione dell’ animo. Partendo da questi presupposti, non poteva che essere da lui diretto una delle più belle e storicamente famose trasposizioni del dramma shakespereano di Romeo e Giulietta, film cult girato nel 1968 e considerato tra i più fedeli rispetto al riadattamento del testo originale di Shakespeare e alle figure dei personaggi, che – poco più che adolescenti – coincidevano anagraficamente con i due protagonisti principali. Zeffirelli, per Romeo e Giulietta, si è avvalso delle più straordinarie location italiane in quanto a scenari e palazzi medievali: per le scene dei duelli, ad esempio, ha fatto da sfondo il centro storico di Gubbio, mentre il Lazio – dove ad Artenia è stato ‘rinvenuto’ il balcone dal quale si affacciava Giulietta – e la Toscana, selezionata per molte scene in esterni, sono state le due regioni principali in cui è stato ambientato il film. Alla Verona shakespereana, storica città dei Montecchi e dei Capuleti, spetta unicamente la panoramica iniziale della pellicola. La scelta degli attori ebbe un iter abbastanza travagliato, ma che si risolse ottimamente confermando Olivia Hussey – inizialmente scartata dal regista perchè, pare, troppo ‘in carne’ – nel ruolo di Giulietta e Leonard Whiting in quello di Romeo, dopo il presunto forfait di Paul Mc Cartney. Fu così che si avviò al primo ciak la lavorazione di un film incentrato su una delle coppie che, nei secoli, vengono identificate con il concetto più sublime di amore: con il sottofondo incombente dell’ odio tra Capuleti e Montecchi che insanguina la Verona cinquecentesca, la pellicola esordisce con le scene del ballo in maschera in cui, per la prima volta, Romeo Montecchi nota Giulietta Capuleti e si innamora perdutamente di lei. Il resto è noto: i dialoghi dal balcone, le promesse di amore eterno, la decisione di sposarsi in segreto e il matrimonio celebrato da Padre Lorenzo, subito seguito dai tafferugli che porteranno Romeo ad uccidere incidentalmente Tebaldo e alla sua successiva messa al bando da parte del Principe di Verona. La vera tragedia è però ancora in agguato: mentre Romeo fugge a Mantova, i Capuleti decidono di dare la loro figlia in sposa al conte Paride e Giulietta, disperata, concorda con Padre Lorenzo una morte apparente per evitare il matrimonio. La pozione che beve dovrebbe garantirle un finto sonno eterno dalla durata di due giorni, dopodichè Giulietta e Romeo sarebbero fuggiti insieme. Un piano che fallisce completamente per un imprevisto: un servitore, infatti, metterà Romeo al corrente della morte di Giulietta prima che un frate arrivi in tempo per informarlo della messinscena, e quando giunge alla cripta dove Giulietta giace, addolorato, Romeo si suicida bevendo una pozione mortale. Al risveglio, Giulietta, scoprendo accanto a sè il cadavere di suo marito, tenta di avvelenarsi dapprima bevendo la sua fiala avvelenata e poi baciandogli le labbra, ma dopo aver fallito entrambi i tentativi si impossessa del pugnale di Romeo e se lo conficca nel petto. Il film si conclude con il funerale dei due sposi: un amore tragico e infelice che soltanto nel suo dramma porterà Montecchi e Capuleti a riconciliarsi. Un amore destinato, proprio in virtù della sua tragedia, a rimanere immortale e simbolo della passione più pura nella sua quintessenza. Romeo e Giulietta, capolavoro di Zeffirelli, nel 1969 ricevette numerosi premi e riconoscimenti prestigiosi: un Oscar per la fotografia e i costumi, la qualifica di miglior film straniero e migliori attori per i due debuttanti Olivia Hussey e Leonard Whiting ai Golden Globe, un premio BAFTA per i migliori costumi, un David di Donatello per la miglior regia e un Nastro d’Argento per la miglior regia, scenografia, costumi, fotografia e colonna sonora. L’ anno precedente, la pellicola era valsa a Franco Zeffirelli un National Board of Review Award sempre per la miglior regia. Oggi, a quasi mezzo secolo dall’ uscita del film, Romeo e Giulietta rimane uno dei titoli imprescindibili in tema di amore e passione. E a buon ragione!
Buon mercoledì.