La passione per l’arte e il lavoro ‘à deux’ con alcuni dei suoi protagonisti principali non sono una novità, quando ci si riferisce a Marc Jacobs: dopo Takashi Murakami, sono ancora vivi gli echi della sua collaborazione con Yayoi Kusama, l’artista giapponese ‘dei polka dots’ con la quale nacque una splendida collezione tutta all’ insegna del ritmo ossessivo e ridondante dei pois. Non è da meno, in quanto a ispirazione e a pattern ‘seriali’, la collezione Spring Summer 2013 che Jacobs ha creato per Louis Vuitton: stavolta l’artista di riferimento ha il nome di Daniel Buren, la cui produzione concettuale è caratterizzata da geometrie, grafismi, linearità e alternanza nei colori. Un’ opera, in particolare, chiamata Les deux plateaux – commissionata a Buren nel 1985 dall’ allora Ministro della Cultura francese Jack Lang – ha ispirato il leit motiv della bella stagione firmata Vuitton: essenziali, puliti, geometrici potrebbero essere i primi tre aggettivi usati per descrivere gli outfit pensati da Jacobs. Il richiamo a Buren non è casuale, ma a sua volta omaggio ad uno dei motivi iconici della Maison stessa; il Damier, ‘ la caratteristica stampa optical ‘a scacchiera’ antecedente, pare, persino al famoso monogram, gioca in questa collezione tutti i suoi atout. L’allestimento della sfilata (ideato in collaborazione con Buren) non poteva evidenziare in modo migliore il mood suggestivo e le geometriche alternanze: due enormi scale mobili introducevano le modelle immettendole su una passerella in total style Damier per ricondurle, poi, al backstage. La collezione presentata da Jacobs è prevalentemente incentrata sul Damier, che coinvolge colori, tecniche e applicazioni. Crea un’ alternanza Optical tra bianco e giallo, bianco e verde, bianco e marrone, bianco e nudo, bianco e nero stampati su abiti, giacche e gonne. Si declina in contrasti tra opacità e trasparenze grazie a una tecnica di devoré. Delinea- come avveniva per i polka dots di Yayoi Kusama – un ritmo ossessivo e ‘seriale’ che cattura e ipnotizza lo sguardo. Laddove il Damier non si profonde a piene mani, le stampe si stilizzano e riassumono nella forma di un fiore che risalta su un full total color di sfondo, mentre la tecnica del tuffettage, ripresa dalla lavorazione dei tappeti, funge da ricamo. I molteplici abitini stilizzati e cortissimi che rimandano agli anni ’60, e che non sfigurerebbero addosso a Twiggy, sono solo una sfaccettatura di una collezione che non si ferma alle lunghezze mini esplorando anche le maxi e le midi, ed utilizza materiali variegati come il taffetà, la nappa, l’organza, il crepe di seta, il gabardine e il duchesse coniugandoli con tubini, tuniche, insiemi di giacchina e gonna e minisoprabiti. L’ outfit sul quale VALIUM ha acceso i suoi riflettori, stavolta, riguarda più esemplari: in particolare, tutti quelli in cui il Damier mette a contrasto giallo e bianco, due colori all’ apparenza incompatibili ma che proprio il leit motiv ‘geometrico’ che li affianca riesce a rendere ideali. L’ effetto è luminoso e solare: un inno all’ estate che riprende la tonalità del sole e dei ranuncoli in boccio. Il Damier di Marc Jacobs regge benissimo il total look. Il gioco a scacchiera di bianco e giallo si estende senza ridondanze, dunque, anche agli accessori: il clou è rappresentato dalle décolletè e dalle slingback caratterizzate dalla punta lunghissima e da un sottile tacco rettangolare, coadiuvate da borse Damier dalla forma allungata e con rigidi manici in nappa.
Buon mercoledì.