‘Hippie’ di Barry Miles: controcultura per immagini

 

Per descrivere adeguatamente la figura di Barry Miles, un solo post non basterebbe. Riassumendo il personaggio in una sintesi incisiva, cercherò di delinearne un breve ritratto: nato a Cirencester nel 1943, Miles è uno scrittore e giornalista del Regno Unito che ha frequentemente trattato, nelle sue opere e nei suoi scritti, i temi dei movimenti giovanili e della cultura underground degli anni ’60. Tra le tappe più significative del suo percorso esplorativo della Swinging London,  l’ apertura della libreria e galleria d’arte Indica Gallery nel 1966, al 6 di Mason Yard, fu una pietra miliare: fondata da Miles insieme a John Dunbar e a Peter Asher (fratello di una girlfriend di Paul Mc Cartney), divenne lo snodo di tutte le pubblicazioni sulla controcultura dell’ epoca ospitando regolarmente tra i propri scaffali stampa, libri e ogni genere letterario relativo al soggetto, con particolare riferimento alla Beat Generation. Miles stesso fondò. nel 1967, il periodico indipendente International Times, per la raccolta di fondi del quale organizzò un memorabile concerto in tandem con John Hopkins: The 14 Hour Technicolor Dream, titolo che si incastra alla perfezione con certe sfaccettature ‘psichedeliche’ del periodo, vide la partecipazione di nomi quali i Pink Floyd, John Lennon, Yoko Ono, i Soft Machine e tutta una serie di poeti, artisti e musicisti. A proposito di John Lennon e Yoko Ono, leggenda vuole che proprio la Indica Gallery fu ‘galeotta’ per il loro incontro. Tornando a Miles, la sua bibliografia annovera noti titoli come London calling (2010), tomo autorevole che traccia la storia della counterculture londinese dal 1945 in poi, oltre ad un’ immensa mole di biografie di letterati, poeti, grandi del rock e del pop delle sue epoche di riferimento. Risale al 2004 la pubblicazione di Hippie, 384 pagine pubblicate per i tipi di Cassell: un voluminoso ‘coffee table book’ in cui sono le immagini -sotto forma di foto e di opere d’arte – ad avere il ruolo di protagoniste. Evitando di focalizzarsi esclusivamente sulla figura degli ‘hippies’, il libro ripercorre la storia di un periodo storico attraverso scatti che ritraggono personaggi simbolo di un’era quali (tra gli altri) Martin Luther King, Timothy Leary, Bob Dylan e i Pink Floyd. Il testo, ridotto all’ osso, lascia spazio più che altro a citazioni, slogan, testi di canzoni affiancati ad immagini atte a descrivere quel particolarissimo movimento che, a cavallo tra il 1965 e il 1971, contribuì a rivoluzionare i valori giovanili di un’ intera generazione e la cultura occidentale in toto. Il libro di Miles si sofferma, anno dopo anno, sui principali avvenimenti che contribuirono a fissarsi nella storia: la formazione delle band psichedeliche (come i Grateful Dead), la nascita degli Hare Krishna, l’ inizio della Summer of Love nello scenario di una San Francisco che, ad Haight Ashbury, ritrovava un nuovo fermento, l’ uscita di Sgt. Pepper Lonely Hearts Band dei Beatles. E mentre dall’ America all’ Europa il 1968 si identificava con l’anno, per eccellenza, delle lotte politiche, nel ’69 il Festival di Woodstock cercò di riportare in auge lo spirito del ‘Peace and Love’ all’ insegna del quale il movimento hippy si era originariamente organizzato. Eventi come i primi Gay Pride e le giornate dedicate alla Terra, nell’ America del 1970, non sarebbero rimasti isolati. Molti altri assiomi derivanti dalla Hippy Culture avrebbero percorso i decenni a venire tramutandosi in ‘must‘ anche per le generazioni successive: la diffusione del cibo organico e vegetariano, la ricerca di sè stessi tramite diverse forme di spiritualità, l’ adesione a nuove religioni o a nuovi credo. In Hippie non mancano le immagini delle copertine di dischi più significative, le testimonianze fotografiche delle proteste ‘No war’, dei sit-in, delle comuni e di quanto caratterizzava gli schemi sociali e i costumi dell’ epoca: il tutto, immortalato in una serie di 600 scatti a colori e in bianco e nero che faranno la gioia di quanti, già ‘iniziati’, vogliono approfondire il fenomeno del Flower Power privilegiandone soprattutto l’aspetto visivo.

Felice weekend.

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