I grandi occhi, un ovale perfetto, la bocca a cuore e un corpo flessuoso: la sua descrizione potrebbe apparire come un inno alla perfezione. Niente di più lontano. Penelope Tree, una delle modelle più famose e richieste della Swinging London, aveva un quid talmente particolare da rendere la sua bellezza unica, speciale e iconica proprio perchè non rientrante nei canoni standard della perfezione. Nata a New York nel 1950, proveniva da una ricca famiglia altoborghese originaria del Regno Unito: suo padre era un giornalista ed ex deputato, sua madre un’attivista e nota socialite newyorchese. Ma anche la sua parentela annovera nomi di prestigio: tra i prozii troviamo noti imprenditori, reverendi ed un ex governatore del Massachusetts, mentre la sorellastra, Frances FitzGerald, era una celebre autrice di libri sulla guerra del Vietnam. Penelope fu fotografata per la prima volta a 16 anni da Diane Arbus, scatenando una reazione profondamente ostile da parte della sua famiglia: suo padre minacciò addirittura di intraprendere azioni legali se le foto della Arbus fossero state pubblicate, ma non riuscì a limitare il gusto di Penelope per lo stile, per un’ eccentricità perfettamente aderente al suo personaggio che anno dopo anno la rendeva già icona. Al ballo in Black and White di Truman Capote, la sua prima apparizione pubblica in total black fece sensazione: indossava un lungo abito dalla profonda scollatura a V con due spacchi vertiginosi sul retro, portato su calze nere, che colpì l’attenzione generale. Su di lei, si puntarono quei riflettori che non si sarebbero più spenti. Il ballo di Capote rappresentò un evento di svolta nella vita di Penelope: notata da Cecil Beaton e Richard Avedon, entrò subito nelle grazie dei due famosi fashion photographers che si impegnarono fortissimamente a fare di lei una supermodel. All’ epoca, Tree, appena sedicenne, si trasferì immediatamente a Londra dove, in breve tempo, intrecciò una relazione con David Bailey andando ad abitare nel suo appartamento di Primrose Hill. Suo padre fu costretto a cedere,lasciando alla figlia la facoltà di decidere per la sua vita. Intanto, la dimora di Bailey si andava tramutando sempre più in un ritrovo per hippies, dove circolava e si incontrava la fauna più tipica e caratteristica di tutta la Swinging London. Era il 1967 e la fama di Penelope Tree aveva già raggiunto altissimi livelli: originale nel look e nell’ aspetto, testa pensante, John Lennon la definì ‘Sexy e intelligente’ ed alcuni paragonarono il suo ruolo nella società dei Sixties a quello dei Beatles e dei Rolling Stones per la forte carica rivoluzionaria che avevano apportato ai costumi ed alla loro professione. A Penelope, spettava anche il merito di aver imposto un nuovo tipo di bellezza. Ma la sua fu una carriera breve: nel 1970, apparvero i primi intoppi sotto forma di un’ insorgenza tardiva di acne che la costrinse a dare lo stop ad ogni shooting, e nel 1974 la sua rottura con Bailey la spinse a trasferirsi in Australia. Da quel momento in poi, le sue apparizioni fuono solo sporadiche: nel 1978 prese parte a The Rustles, un film parodistico sui Beatles, per poi ritirarsi a vita privata sposando il musicista sudafricano Ricky Fataar, da cui ebbe Paloma, e legandosi in seguito allo psicanalista australiano Stuart MacFarlane, padre di suo figlio Michael. Oggi, Penelope Tree patrocina l’associazione Lotus Outreach, che si occupa di beneficenza in Cambogia e fornisce gli strumenti, in partnership con altre organizzazioni locali, affinchè anche le bambine provenienti dalle famiglie più disagiate abbiano un sostegno e tutti gli strumenti per ricevere un’ educazione. Nonostante il suo precoce allontanamento dalla scena della moda, la figura di Penelope Tree rimane ben salda nell’ immaginario collettivo internazionale: anche in pochi anni di carriera, la newyorchese dai grandi occhi e dall’ altissimo corpo slanciato era decisamente troppo ‘sexy, intelligente’ , ma soprattutto ‘unica’ per non raggiungere lo status di icona, mantenendolo tuttora e a titolo perenne. Un riconoscimento supremo che è un inno all’ originalità, alla personalità e allo stile, requisiti altamente valorizzati in un’ epoca che guardava all’ omologazione come al ‘male assoluto’ e alla banalità del non aver nulla da dire.
Felice weekend.
(Photo by David Bailey)