Léa Seydoux per Candy l’eau: storia d’amore in tre spot

 

Léa Seydoux, giovane e radiosa eroina del cinema francese, è la sbarazzina protagonista della serie di tre spot lanciati da Prada per pubblicizzare Candy l’eau, la sua fragranza più recente. Gli spot, affidati al regista Wes Anderson e al suo sceneggiatore Roman Coppola, raccontano in tre mini-film consequenziali la buffa storia di un ménage à trois iniziato quasi per caso e che sembra, nel finale, ormai così consolidato da non trovare vie d’uscita. Lo stile degli spot è giocoso, pieno di ironia, divertente e pervaso di nonsense, ma anche caratterizzato da un tocco glamour che richiama indirettamente all’universo Prada: i due spasimanti, pressochè identici fisicamente, si contendono Candy (Léa Seydoux) a spada tratta ma lei non sceglie, padroneggia divertita la situazione e flirta con entrambi. Gli episodi, cadenzati da un mood vagamente rétro, si snodano tra un bistrot, una festa di compleanno e una seduta dall’estetista, con un finale in esterni che vede il trio passeggiare a braccetto per le vie di Parigi. Un open-end movie? Potrebbe essere. Quel che è certo, è che Candy non ha ancora fatto la sua scelta e per quanto riguarda i suoi pretendenti, dopo le baruffe iniziali sembra che vivano l’inconsueta situazione con la massima serenità (o rassegnazione?).  D’altronde, “Non c’è momento migliore del presente per essere vivi” è la frase che, oltre che riassumere la filosofia di vita di Candy, rappresenta tutto lo spirito del profumo Prada esprimendone la gioia di vivere, la giocosità, l’ imprevedibilità del cogliere l’attimo . Doti che, naturalmente, appartengono alla fascinosa ed enigmatica protagonista degli spot, sensuale ma vivace e spensierata. Léa Seydoux non è un volto nuovo, per la Maison: l’attrice è stata infatti anche l’ interprete principale dello spot girato da Jean-Paul Goude nel 2011 per lo stesso profumo. Nel suo Curriculum cinematografico troviamo film come Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino, Robin Hood (2010) di Ridley Scott e Midnight in Paris (2011) di Woody Allen, più un riconoscimento come miglior rivelazione femminile in occasione del Prix Chopard 2009. Non c’è alcun dubbio: nell’ immaginario collettivo, la fragranza di Prada rimarrà ormai indissolubilmente legata alla figura della spumeggiante Seydoux.

Buon martedì.

Il delicato incanto delle nuance pastello

Mulberry

 

Colori pastello: ormai un trend evergreen che anche questa Primavera/Estate non esita ad accompagnarci. Il rosa confetto, il celeste, il verde pistacchio, il giallo pallido, l’albicocca, il lilla riappaiono, puntuali, ad ogni equinozio di primavera come a riflettere un rifiorire della natura, ricalcando le tonalità di cieli e prati e le prime escrescenze floreali. L’attuale stagione segna una progressiva evoluzione dalle più tipiche nuance bon bon che vuole ora impalpabili, eteree, cangianti, come scaturite da terre mitologiche e fantastiche, accentuandone ancora di più l’aspetto sognante e fiabesco. Proposti da numerosi designer, i colori pastello non esauriranno la loro ondata nello spazio di un’ estate: sono già ai blocchi di partenza, infatti, per essere degni protagonisti della prossima stagione autunnale. Prepariamoci, dunque, ad una full immersion toni pastello di lunga durata, che tingerà con la sua delicata palette anche le giornate più plumbee dei mesi freddi. E intanto, godiamoci una carrellata di outfit ed accessori che le varie collezioni hanno incluso sul tema.

Buon lunedì.

 

Blugirl

Loewe

Blumarine

Jil Sander

Yamamay

Butter London

Valentino

Oscar de la Renta

Fixdesign

Ballin

Roberto Cavalli

Maison Olivia

Valentino

Emporio Armani

Antonio Marras

Alexis Mabille

Blumarine

Alberta Ferretti

Valentino

Ballin

Blumarine

Dolce & Gabbana

Prada

RED Valentino

Miu Miu

Cacharel

Giuseppe Zanotti

Zara

Cambridge bag

Valentino

Casadei

Macarons Ladurée

Ballin

 

Deborah Harry per Victor Demarchelier: un’anima Rock

 

Lui è un “figlio d’arte”: Victor Demarchelier, nato, cresciuto a New York e calato sin da bambino nelle immaginifiche location degli shooting di moda. Nel 2006, dopo essersi laureato in Economia e Arte al Vassar College inizia a lavorare nello studio di suo padre Patrick, dove apprende e affina le sue competenze nella fashion photography. Quando decide di lanciarsi a sua volta come fotografo, i suoi clienti hanno i nomi prestigiosi di Saks Fifth Avenue, Victoria’s Secret, Avon e le sue collaborazioni annoverano patinati ed autorevoli fashion magazine come VOGUE, VOGUE Paris, VOGUE Giappone, VOGUE Spagna, VOGUE Cina, VOGUE Germania, VOGUE Russia, Teen VOGUE ma anche Interview, Harper’s Bazaar USA, GQ, Harper’s Bazaar UK, V, 25 Mag, Harper’s Bazaar Australia e Wonderland.

Lei è un’icona che ha eccelso in plurimi ruoli: cantante, attrice, cantautrice, Coniglietta di Playboy. Deborah Harry, figura ormai mitica dell’ era Punk e fondatrice, insieme a Chris Stein, del gruppo dei Blondie nel lontano 1975,  è ed è stata forse la lead singer più rappresentativa all’ interno di una band, tanto da venir personalmente identificata con il nome del suo gruppo. Grintosa, estrosa, una personalità travolgente, nel suo elenco di successi annovera storici hit quali Heart of Glass, Call me, Atomic, The tide is high, Rapture e molti altri ancora. La sua apparizione al MET Gala lo scorso 6 Maggio, in occasione dell’ inaugurazione della mostra Punk: Chaos to Couture, ha suscitato clamore per la mise quanto mai vicina allo stile celebrato, un look che le è valsa la definizione di “Punk who still rocks”.

Victor e Debbie hanno recentemente intersecato le loro vite in occasione di uno shooting per il numero di Maggio di VOGUE Spagna, dove l’iconica bionda del Punk made in USA è stata immortalata da Demarchelier in due splendidi ritratti, a colori e in bianco e nero. Nel primo, ‘Blondie‘ sfoggia un look da Lady in cui risalta l’eleganza, accentuata da un notevole cappello color tortora a falda larga. Pendenti in argento, un abito color grigio antracite ornato di un ampio colletto e polsini bianchi completano il suo look. Ma è lo sguardo, la postura, il modo di fissare l’obiettivo con la testa reclinata che ci parlano dell’ immensa grinta, del carisma di questa donna, sicura di sè e consapevole del suo valore senza mai ostentare atteggiamenti da diva.

 

 

Nel secondo ritratto, in bianco e nero, Debbie rivolge all’obiettivo il medesimo sguardo obliquo, ma vagamente languido, che emana eppure forza a piene mani Il suo volto intenso, le sopracciglia accuratamente delineate, gli zigomi scolpiti rendono difficile presagire che dalla fondazione dei Blondie ad oggi siano trascorsi quasi 40 anni, e senza tirare in ballo artificiali quanto ormai iperabusate ‘iniezioni’ di eterna giovinezza: non è decisamente il caso di Debbie, fortunatamente e saggiamente lontana da qualsiasi ‘metamorfosi’ chimica. Nel ritratto, a sottolinearne la determinazione, anche i gioielli: un alto bracciale, un ampio girocollo, un anello tubolare che ricopre quasi interamente il mignolo, con le loro dimensioni importanti e lo stile essenziale accentuano la sua allure da leader, ruolo che Debbie ricopre con una naturalezza tale quasi fosse un dono genetico. Complessivamente, i due suggestivi ritratti di Demarchelier hanno perfettamente perseguito il loro scopo: quello di mostrarci non solo il volto, ma l’anima di una delle icone storiche della music scene contemporanea. E di una cosa possiamo esser certi: quella di Deborah Harry è un’ anima Rock. Con la maiuscola.

Buona domenica.

Flash su una collezione: le preziose reminescenze anni ’40 di Bottega Veneta

 

Una collezione che cita gli anni ’40, quella creata da Tomas Maier per la Primavera/Estate 2013 di Bottega Veneta: ricercatezza e preziosità sono i suoi motivi-base. Ricercatezza nel dar vita a un’eleganza che attribuisce una fondamentale importanza ai materiali ed alla loro lavorazione, concorrendo entrambi a sviluppare forme e volumi sofisticatamente elaborati, il compendio di uno stile pervaso da una femminilità d’antan. I tessuti – la crepe de Chine, la seta, la lana, il cachemire, il nylon, il jais, il lino e il cotone, affiancati dalla popeline di cotone, dallo chiffon e dalla georgette di seta – si mescolano e raffinano rinnovandosi e dando luogo, insieme a stampe o patchwork di stampe e a dettagli come le paillettes e i cristalli, a drappeggi, increspature, effetti tridimensionali. Il lavoro che compie Maier sulla silhouette parte proprio da qui, da una meticolosa ricerca sul materiale che si tramuta poi, conseguetemente, in un lavoro sulla forma: è così che l’artigianalità diventa un must, un imprescindibile valore aggiunto e modella abiti che esaltano il corpo femminile cingendolo morbidamente e rinforzando la spalla, nella rivisitazione di un sex appeal discreto ma caratterizzato da un intenso fascino. I numerosi abiti  della collezione, possiedono invariabilmente quel twist anni 40 che viene impreziosito da fantasie floreali, bordature in pizzo, linee a tubino, e si accostano alla contemporaneità di bluse trasparenti con reggiseno portato a vista, a tailleur con inserti di pitone, ad abiti interamente costruiti su frange che aderiscono al busto simulando un corpetto, a gilet profusi di cristalli, a camicie con ricami ‘effetto-scaglie’ . Maier insiste sulla ‘complessità’ di questa collezione, auspicando a una visione  ‘pluridimensionale’ della donna a cui fa riferimento: “Esistono abiti da donna che non possono essere riassunti in due parole”, afferma. Un concetto che non esula dagli accessori, specificamente pensati per ricreare una allure coerente con la sua filosofia: di ispirazione anni ’40, dunque, anche le scarpe – che sono altissime ma dal tacco massiccio, con la punta squadrata, cinturino alla caviglia e plateau – i gioielli dalle linee geometriche, le lunghe pochette. La palette colore è in perfetta sintonia con lo stile rétro predominante ed utilizza il rosso, il pesca, il nero, l’azzurro, il burgundy, il giallo chiaro, il bianco e il bianco gesso. Tonalità molteplici, mai squillanti e sempre in linea con l’eleganza raffinata che esprime l’ intera collezione, pervasa da un vintage mood che in preziosi tocchi di contemporaneità e nella eccelsa maestria artigianale rivela i suoi principali atout. Il nostri riflettori sono puntati su uno degli abiti più rappresentativi della ricerca creativa di Maier, l’abito rosso con stampe floreali che ha inaugurato, come primo scatto, la suggestiva campagna pubblicitaria affidata da Bottega Veneta a Peter Lindbergh. Ambientata agli Universal Studio di Los Angeles, è stata commentata con parole entusiaste dallo stesso Maier : “Peter è stato in grado di arrivare all’essenza, creando immagini magnifiche che esprimono ciò che più conta.”

Felice weekend.

L’ accessorio che ci piace

 

Le abbiamo viste ai piedi di una celebrity d’ eccezione, la sera del MET Gala di New York: Madonna, in tenuta “pulp-punk”, indossava il modello Valentina di Casadei in una vivida nuance color lampone virante al fucsia rendendo omaggio a un Made in Italy dalla lunga e prestigiosa tradizione.  Casadei, brand fondato nel lontano 1958 a San Mauro Pascoli da Quinto e Flora, nacque infatti come piccolo laboratorio artigiano in cui venivano creati sandali per i turisti della riviera romagnola. In neppure dieci anni, il laboratorio diventò un’azienda che cominciò, con le esportazioni in Germania e negli USA, un’espansione internazionale attiva tuttora che ha reso il brand uno dei più riveriti al mondo. La collezione Blade, creata da Cesare Casadei (figlio di Quinto e Flora) con l’ intento di operare un ideale connubio tra femminilità e design,  è così chiamata a causa del tacco in acciaio, alto e affilato “come una lama”, fissato alla tomaia da un rivestimento in pelle. I modelli hanno immediatamente riscosso un incredibile successo, tramutandosi in cult della Maison e declinandosi ,di anno in anno, in versioni sempre più glamourous, raffinate e preziose: in vernice, raso, suede, pelle, ayers sono stati proposti in versione maculata, fluo e nell’attuale modello in colori chiarissimi o pastello, con profilatura e tacco ton sur ton. Denominatore comune di tutta la collezione, la raffinata artigianalità ed il twist innovativo che da sempre caratterizzano ogni creazione del brand, motivi che ormai da tempo hanno fatto presa su un’incalcolabile numero di  star: abbiamo visto calzare le Blade da Kim Kardashian, Jennifer Lopez, Anne Hathaway, Selena Gomez, Penelope Cruz, Cameron Diaz, e abbiamo nominato solo alcune delle dive aficionadas al loro incredibile design. Ma torniamo a Valentina, il modello prescelto da Madonna e nostro “accessorio della settimana”: la décolletè, in morbido suede, è disponibile in tre colori – lampone, nero, anice – con tacco a contrasto color crema e cinturino in nappa perlata della stessa tonalità. Il tacco “blade”, in acciaio laccato, è alto 125 mm ed ha un plateau interno di 12 mm. Una scarpa squisitamente sensuale, dai connotati fetiche che attraggono inesorabilmente e che vengono valorizzati, oltre che vivacizzati, dalla loro  palette cromatica brillante. Il cinturino, sottolineando la caviglia, costituisce un ulteriore dettaglio di stile che ne esalta la preziosità. Non ci resta che dedicare un plauso a Cesare Casadei, creatore di Valentina e di una miriade di meravigliosi modelli che contribuiscono, di collezione in collezione, a tenere alto l’onore del brand e del Made in Italy in tutto il mondo.

Buon venerdì.

 

Vintage & contemporary trends: la minigonna compie 50 anni

 

Negli anni della Swinging London e della rivoluzione giovanile, l’esplosivo mutamento dei costumi va di pari passo con  l’evoluzione del look e dello stile creando una fenomenologia del vestire che rimarrà storica per tutti gli anni futuri. Un capo, in particolare, simbolizza tutto l’ ‘humus‘ di temi che spaziano dall’ emancipazione sessuale a quella femminile, passando per la ricerca di una nuova indipendenza: la minigonna. Sono trascorsi 50 anni esatti quando Mary Quant, a Londra, nella sua boutique Bazaar di King’s Road, espose la prima mini-skirt. A tutt’oggi, l’ invasione delle minilunghezze non accenna a diminuire. Nonostante la paternità della mini sia una questione eternamente dibattuta, una frase proferita dalla Quant ne chiarisce con estrema linearità le origini ponendo fine ad ogni discussione: “Nè io, nè Courregès, abbiamo avuto l’idea della minigonna. E’ stata la strada ad inventarla.” Pare che a monte di tutto ci fosse comunque l’avvento di un’auto che, nei magnifici 60s, diverrà un cult per le giovani generazioni: la Mini Minor,  con le sue dimensioni ridotte, la sua originalità, il suo stile scattante, ispira un transfert di queste caratteristiche anche al fashion design. La minigonna di Mary Quant nasce con una regola: mantenere la lunghezza di due dita sopra il ginocchio, ma il suo successo è tale che conoscerà un accorciamento progressivo fino ad arrivare, letteralmente, ai minimi termini. Soltanto un anno dopo, la mini diventa un palmo più corta per poi ridursi ulteriormente, secondo un dettame di stile che la vuole così supertrendy. Sono molteplici i fattori che contribuiscono al suo boom: la discontinuità ricercata dai giovani nei confronti delle precedenti generazioni, il sex appeal che favorisce, il basso costo e una maggiore libertà nei movimenti e nel way of life. Non passa molto tempo, da quel lontano 1963, all’ ingresso della minigonna nel mondo della Haute Couture: André Courrèges due anni dopo  la propone insieme ai go-go boots e Pierre Cardin sarà il primo a farla sfilare in passerella, organizzando défilès con mannequin tutte in mini vestite. Le modelle più famose degli Swinging Sixties, come Twiggy e Jean Shrimpton, vengono costantemente immortalate in mini da fotografi prestigiosi quali David Bailey, Richard Avedon, Helmut Newton, la mini entra nel cinema e nel 1965 Mary Quant riceve il titolo di Ufficiale dell’ Ordine dell’ Impero Britannico per aver creato una vera e propria pietra miliare della moda. Di pari passo, intanto, si diffonde l’utilizzo dei collant, che si rivelano più pratici e comodi di reggicalze e giarrettiere. La lunghezza mini si estende anche agli abiti, dando origine a deliziose creazioni a cui fanno tuttora riferimento le collezioni di numerosi designer. Twiggy diventa la testimonial ufficiale di Mary Quant incarnando il nuovo tipo di donna, dalla magrezza esasperata e dai tratti adolescenziali. E, last but not least, nei primissimi anni ’70 si registra l’avvento degli hot pants, una versione ultramini dei classici shorts. Solo durante gli anni del femminismo la minigonna conosce un black out che va di pari passo con le nuove ideologie, per riapparire trionfalmente negli anni ’80 e rimanere, ormai in pianta stabile, uno dei capisaldi del nostro guardaroba. Oggi, la mini può considerarsi decisamente un evergreen: declinata in vari materiali, forme e modelli, non raggiunge più le ‘cortezze’ vertiginose degli esordi ma mantiene fermamente intatto il suo appeal. Sono molteplici i designer che che l’hanno introdotta nelle loro collezioni Primavera/Estate, spesso ispirandosi abbondantemente allo stile ed alle suggestioni 60s: ne pubblichiamo una breve photogallery.

Buon giovedì.

 

Dsquared2

Michael Kors

Fay

Roberto Cavalli

Moschino

Dolce & Gabbana

Versus

Prada

 

 

Tuttifrutti bag: la svolta a tutto colore di Alviero Martini 1a Classe

 

Coloratissime, vivaci e “polpose”: sì, proprio così. Alviero Martini 1aClasse, infatti, lasciando per un momento da parte le caratteristiche Geo Bag, per la Primavera Estate lancia una collezione di borse completamente dedicata alla frutta e alle sue nuance. Si chiama, appunto, Tuttifrutti ed è disponibile nei modelli handbag, shopping e in sfiziose tracolline glossy che riprendono una serie di colori brillanti e accesi come il rosso vivo, il ciclamino, il turchese, il giallo limone e l’arancio. La famosa stampa Geo, nella collezione ha un unico richiamo: una cartina geografica in rilievo che va a rivestire borse in vernice lucida, cangianti e dal finish essenziale, con la classica targhetta argentata al centro. Ricreando un mood fresco e sbarazzino tipicamente estivo, le Tuttifrutti bag sono già pronte a tramutarsi in uno degli accessori cult della bella stagione, accingendosi a rendere frizzante e audacemente d’impatto qualsiasi outfit a cui vengano abbinate. Le borse sono promosse in rete tramite un viral video, diffuso nei principali social network, che utilizza la tenica della stop motion: singoli scatti fotografici vengono montati, cioè, in sequenza creando un effetto di animazione. Una geniale e divertente iniziativa che contribuirà non poco a diffondere questa colorata ‘svolta’ nella produzione di Alviero Martini 1a Classe, accattivandosi molteplici consensi. E voi, avete già deciso in quale tonalità acquisterete la vostra Tuttifrutti Bag?

Buon mercoledì.

 

 

Red Valentino: due trench per un maggio piovoso

Siamo già a metà maggio ma la Primavera è ancora prevalentemente uggiosa, variabile, caratterizzata da piogge e temporali improvvisi. Parlare di trench – e, soprattutto, dei trench più stilosi in circolazione – diventa quasi un obbligo, un tema fisso  in cui mescoliamo considerazioni sui dettagli di stile a disquisizioni   relative alla praticità. Perchè oggi parlare di trench è parlare di un capo di abbigliamento che, a partire dal modello classico sfoggiato da icone quali Humphrey Bogart, Audrey Hepburn e Lauren Bacall, ha recentemente conosciuto un’evoluzione costante contraddistinta da un estro e da un’ inventiva sempre più spiccati. Il trench, non mero capospalla, ma ormai outfit a tutti gli effetti con un fisionomia e un glamour a sè stante, brilla di luce propria rientrando di diritto nelle collezioni dei più rinomati designer. In questo post, ho voluto focalizzare l’attenzione su un trench ‘sfizioso’, connotato da femminilità e bon ton. Non potevo che optare per due modelli di Red Valentino, perfettamente in linea con una collezione Primavera/Estate dal mood romantico e stilisticamente a metà tra il classico e il moderno: un trionfo di colori pastello, volant, balze e fiocchi e di sofisticata, giovanile ricercatezza. Caratterizzati dal leit-motiv delle minilunghezze, ormai  fil rouge delle creazioni del brand, i due trench sono ‘a contrasto’ ma complementari: il primo, in pvc, presenta un connubio tra toni rosati e trasparenze ed è sottolineato da profilature in nero contrastanti con la tonalità pastello del capo, stretto in vita da una cintura da annodare a fiocco.

 

 

Il secondo, in pelle nera, caratterizzato da un’ increspatura laterale che coincide con una bordatura a ruche, è concepito sui dettami stilistici di un ‘chiodo’ che evidenziano un twist grintoso, sensuale ma profondamente femminile al tempo stesso. Dettagli come la cintura che cinge la vita e le cerniere lo rendono sfrontatamente ad hoc per le giornate – e serate – di pioggia urbane. Da notare che entrambi i trench, nel lookbook della collezione, sono stati abbinati a calzini alla caviglia color cipria e a pumps dello stesso colore con un fiocco applicato sulla tomaia: la allure tipicamente girly, ‘pretty in pink’ di Red Valentino ribadisce i suoi connotati, rendendosi ancora una volta prezioso ed esclusivo trademark del brand.

Buon martedì.

Glitter People

 

” Mi piace mantenere certi limiti. Non vorrei una libertà assoluta, eccessiva. Preferisco librarmi in volo all’ interno delle imposizioni. Gli ostacoli possono risultare molto creativi. “

Carla Bruni

 

Buon lunedì.

Chanel Rouge Coco Shine: seduttiva preziosità

 

Chanel, collezione Avant-Première: una linea che, attingendo all’ universo personale di M.lle Coco, ne esprime tutta l’essenza e la femminilità amalgamandone la leggenda alla più pura contemporaneità.  Ispirata al mondo del cinema, dove tra gli sfarzi di Hollywood e gli intimismi della Nouvelle Vague Gabrielle Chanel profuse il proprio talento lasciando impronte del suo inconfondibile stile, Avant-Première cattura tutto il glamour delle pellicole d’antan grazie a una palette colore che Peter Philips, direttore di Creazione del Maquillage Chanel, ha creato ad hoc. Rouge Coco Shine, linea di rossetti inclusa nella collezione, possiede le caratteristiche di una strepitosa brillantezza e di una texture ‘fondente’ che è un vero e proprio concentrato di idratazione per le labbra, a cui conferisce un effetto setoso e soffice. Il complesso Hydratendre rappresenta un elemento essenziale a questo fine, grazie alla capacità di ottenere – tramite tre ingredienti come i fitoceramidi di origine vegetale, i componenti naturali degli NMF e il derivato dell’ olio di meadwfoam – un’ idratazione prolungata che mantiene i suoi benefici per ben otto ore. Disponibile in 18 tonalità – tra le quali è inclusa la nota nuance Boy,così chiamata in onore della passione travolgente di M.lle Coco per Boy Capel– in occasione dell’ estate Rouge Coco Shine si arricchisce di una nuova formula che contiene il 30% di pigmenti in più, rendendo il colore più intenso senza venir meno alla consistenza idratante, al wet look ed alla brillantezza che rappresentano gli atout del prodotto. Ma non è l’unica novità: Rouge Coco Shine si declina infatti, in concomitanza con la bella stagione, in otto nuove nuance ad alto tasso di glamour e seduttività:  77-Ingenue (un beige dorato), 78-Interlude (un pesca corallo), 79-Saga (un rosa azzurrato), 80-Suspense (un fucsia madreperlato), 81-Fiction (un viola granata), 82-Synopsis (un marrone rosato), 83-Scenario (un rosso che vira al marrone) 84-Dialogue (un rosso intenso e profondo). Non c’è dunque che l’ imbarazzo della scelta nel decidere la propria tonalità preferita, ma si può anche optare per molteplici e differenti colori alternandoli abilmente a seconda del momento, dello stato d’animo e dell’ occasione. Tutte caratteristiche che rendono Rouge Coco Shine anche il regalo ideale in una giornata speciale come quella odierna: il prezioso pensiero per una Festa della Mamma all’ insegna della sofisticatezza.

Buona domenica.