Un solo aggettivo, per descrivere questo look: iconico. Iconico nello stile, nei dettagli e persino nell’ ispirazione, dato che nasce come tributo ad una musa 80s del calibro di Tina Chow. La collezione Primavera/Estate di Philosophy ruota interamente attorno alla sua figura e ne celebra il look inconfondibile, un concentrato di suggestioni “tomboy” e puro chic. Modella, designer di gioielli e fashion icon, Tina Chow nacque in Ohio da padre americano di origini tedesche e madre giapponese. Cominciò a posare come volto di Shiseido e, da allora, venne immortalata da top names della fotografia mondiale quali Helmut Newton, Arthur Elgort e Cecil Beaton: in lei, una femminilità squisitamente orientale si contrapponeva, per contrasto, a un pixie cut androgino che esaltava i suoi lineamenti perfetti. L’ unicità è sempre stato l’ atout di questa regina di stile – ben presto divenuta musa di Yves Saint Laurent e Issey Miyake – che collezionava abiti di Mariano Fortuny e adorava mixare capi couture ai suoi acquisti nei mercatini. Anche quando iniziò a trascurare i folli party newyorchesi per dedicarsi al design del gioiello, le sue creazioni in oro, argento, bambù, cristallo di rocca, seta e legno rivelarono un’ estrosità e doti da trendsetter indiscussa: era la fine degli anni ’80 e poco tempo dopo, nel 1992, Tina Chow sarebbe morta a causa di complicanze associate all’ Aids. Questo look, ideato da Lorenzo Serafini per Philosophy, evoca mirabilmente il fascino di un’ icona che, a tutt’ oggi, rimane un punto di riferimento supremo. Un lungo abito di pizzo in total black alterna trasparenze e bande di geometrici ricami. Il top, fasciante, si adorna di dettagli a contrasto come i polsini e un foularino dal gusto sporty, mentre una vistosa cintura obi interrompe la sofisticatezza del nero con un tocco di rosso passione. Ai piedi, sandali alla schiava infradito accentuano la sensualità della mise ricordando i tradizionali okobo, le calzature indossate dalle maiko (apprendiste geisha) giapponesi.