Il focus

 

VALIUM loves pink: e chi mi segue lo sa bene. Ma quando il rosa si abbina a una stupefacente creazione di Haute Couture, è allora che prende vita il sogno. Lo dimostra questo look di Valentino, un’ autentica nuvola di piume rosa che Kaia Gerber ha indossato al défilé della collezione di alta moda Autunno/Inverno 2018/19. Un défilé ambientato nel “secret garden” dell’ Hotel parigino Salomon de Rothschild ed esaltato dal suo incanto, dalla sua magica atmosfera; non poteva esistere location migliore per le mise mozzafiato ideate da Pierpaolo Piccioli. Un unico leitmotiv ad ispirarle, il “tempo”. Il tempo inteso nella duplice accezione della Grecia antica, laddove il “Kairòs” si identifica con l’ immaginazione e il “Kronòs” con il suo divenire tangibile e concreta. Nel processo creativo, allo stesso modo, fantasia e ispirazione prendono forma attraverso la realizzazione. E’ la loro messa in atto nel reale a plasmarle, la traduzione delle idee in materia. Il dualismo mitico del tempo confluisce quindi in una dimensione intima, atemporale, che sancisce il predominio dei sogni e delle emozioni: lo spazio della creazione. Da questi presupposti scaturisce una collezione a dir poco sbalorditiva. Piccioli segue l’ istinto senza riserve, orientato a una bellezza che è espressione delle sue personali suggestioni oniriche. Ecco allora il lungo abito rosa confetto, vaporoso, completamente cosparso di piume. Scopre le spalle e si svasa nel fondo amplificando armonicamente il suo volume. Regale e ricco, l’ abito viene sdrammatizzato e movimentato, al tempo stesso, dall’ impalpabile leggerezza delle piume: il look è ammaliante, di straordinario impatto visivo. Sembra uscito da una fiaba o – a scelta – da uno scatto che immortala un party del jet set anni ’60 in tutto il suo glamour. Ad avvalorare quest’ opzione contribuisce anche lo scenografico hairstyle “firmato” da Guido Palau insieme a Josh Wood: in passerella, le modelle hanno sfilato con parrucche di lunghi capelli lisci, ma cotonatissimi alla radice. Un omaggio ai Sixties che il cat-eye iper grafico pensato dalla make-up artist Pat McGrath ha ulteriormente enfatizzato. Il risultato? Una mise che si addentra a nei meandri del sogno a trecentosessanta gradi.

 

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